16-3-19
In questo articolo confrontiamo i migliori incrociatori leggeri prebellici. Tanto, l'argomento incrociatori è talmente ampio, che è impossibile stare a discutere su ogni singola classe contro ogni altra. Così ho iniziato questo discorso confrontando i Brooklyn americani, contro i nostri famosi Abruzzi/Garibaldi.
Come andrà? Beh, proviamo a vedere in base ai dati a nostra disposizione.
Anzitutto i Brooklyn, come tante altre navi americane, hanno fatto un notevole affidamento sulla potenza di fuoco, le dimensioni sono considerevoli, il look a mio avviso è un pò trasandato e poco compatto rispetto alle forme austere e esemplarmente semplici dei nostri incrociatori, dagli Montecuccoli in poi, con quella loro assurdamente piccola e bassa torretta di comando, che stranamente nessuno ha mai replicato altrove (anzi, la tendenza è stata quella di un progressivo aumento delle sovrastrutture).
Ma questo non è certo il punto della nostra questione, non è una sfilata di moda e in ogni caso non è detto che i Brooklyn ci facciano una brutta figura, anche se la torre N.3 (che punta verso il torrione di comando...) è alquanto stravagante vista di profilo. Ma all'epoca capitava anche questo.
Gli incrociatori tipo Brooklyn erano la prima classe di unità 'leggere' realizzate dagli Stati Uniti con i criteri dettati dai trattati internazionali, infatti in precedenza avevano preferito di realizzare soltanto navi pesanti con grossi calibri (203 mm). Gli unici esempi di incrociatori leggeri 'moderni' restavano così i vecchi Omaha, oramai obsoleti e quindi, necessitanti di un sostituto.
La conferenza di Londra del 1930 limitò infatti il numero di incrociatori pesanti con il 203 mm e quindi quelli leggeri (entro i 155 mm) vennero considerati notevolmente più importanti. E un gran numero di cannoni da 152 mm poteva essere vantaggioso contro gli incrociatori Washington di prima generazione, anche se molto meno di quelli della 2a. La situazione comunque fu ben presto cambiata in maniera bilanciata tra incrociatori pesanti e leggeri. Fu in questa conferenza che si stabilì una netta distinzione tra incrociatori pesanti e leggeri, ma soltanto in relazione al calibro. Il limite per ciascuna nazione era di 180.000 tons e 18 incrociatori pesanti per gli USA, 147.000 e 15 navi per la RN, 108.000 e 12 navi per il Giappone. Notare come Italia e Francia non fossero menzionate. Gli incrociatori leggeri: 143.500 tons per l'USN, 192.200 per la RN e 10.450 tons per la marina giapponese. Il guaio maggiore per l'USN, malgrado la sua predilezione per gli incrociatori pesanti, era che le restavano solo due altri scafi da ordinare, essendo la sua quota pressoché completa. Ecco perché ci si decise a valutare seriamente le navi 'leggere'.
Con ancora circa 100.000 tonnellate di dislocamento disponibile si mirava a costruire fino a 12 incrociatori leggeri capaci di sconfiggere anche le navi con calibri maggiori, ergo gli incrociatori pesanti. Ma questi diventarono più robusti e meno facilmente eliminabili dal tiro dei calibri minori. Tutto fu alla fine risolto perché il nuovo cannone da 152 Mk 16 era capace di perforare quasi il doppio del vecchio tipo degli Omaha, e questo indubbiamente rese possibile la realizzazione dei Brooklyn, visto che queste loro artiglierie sembravano sufficientemente pericolose anche per un qualsiasi altro incrociatore da 10.000 tonnellate. Oltretutto la marina americana voleva anche un raggio oceanico e velocità simili agli incrociatori pesanti. Alla fine vennero realizzati nove Brooklyn, come risposta ai soli quattro Mogami giapponesi (15x155 mm), che poi diventeranno pesanti (10x203 mm) lasciando la categoria per la quale le navi americane erano state costruite.
La realizzazione dei Brooklyn, però, fu tutt'altro che leggera. Concepiti per rispondere ai Mogami giapponesi, erano direttamente derivati dai New Orleans e quindi grandi, pesanti, ben corazzati e ben costruiti. Come le navi giapponesi, ebbero ben 15 cannoni principali in cinque torri trinate, così tanti che la terza torre aveva giocoforza un brandeggio limitato e come le navi giapponesi, in pratica utilizzabili solo per sparare bordate sui fianchi. Non era un granché come disposizione e probabilmente anche gli americani se ne resero conto, tanto che i successivi Cleveland ebbero una torre in meno, ma in compenso quattro cannoni antiaerei in più nella loro batteria secondaria. Tutt'altra cosa, anche se purtroppo i Cleveland finiranno per subire una certa instabilità a causa dei pesi in alto. Peraltro, nessuno dubita che fossero migliori dei Brooklyn come macchine belliche. Del resto, non poteva che essere così vista la loro più recente progettazione.
La classe Brooklyn venne realizzata in numerosi esemplari, nove per la precisione. Essi erano del tutto coevi con i due Abruzzi.
Ma gli ultimi due erano diversi dai primi, proprio come accadde con i Town inglesi (Edinbourgh e Belfast) e con gli Abruzzi italiani (ultimi dei dodici Condottieri). Essi erano infatti provvisti di motori con caldaie ad alta pressione più compatte, che permise di ridistribuire meglio i locali macchine all'interno della nave, rendendola più sicura ai colpi subiti. Inoltre, per la prima volta in un incrociatore americano, essi avevano 8 cannoni da 127 antiaerei in torretta. Ma non come quelli precedenti: questi erano pezzi da 127/38 e in torri binate, tutt'altra cosa dunque, sia in termini antiaerei che antinave. Queste armi diventeranno le migliori DP (dual purpuse) dell'intero conflitto. Forse anche la protezione balistica era leggeremente superiore, ma comunque non di molto.
I due St. Louis entrarono in servizio il 19-5 e il 18-9-39, questo significa che entrambi erano in servizio già nel giugno 1940, anche se uno soltanto lo era al 1 settembre 1939, quando comunque gli USA non erano in guerra (ma già fornivano armi agli alleati europei).
Erano quindi di qualche anno successivi ai due Abruzzi, ma la sostanza non cambia: entrambi erano espressione degli ultimi anni prebellici nella categoria incrociatori (anzi, i primi Brooklyn erano arrivati un pò antecedentemente agli Abruzzi) e quindi, funzionalmente e cronologicamente equivalenti, oltretutto per quando entrò in guerra l'Italia entrambi esistevano ed erano in servizio. Tanto più questo era vero, quando gli USA entrarono in guerra.
Caratteristiche tipiche dei Brooklyn:
Dislocamento: 10.000-13.327 long tons
185,4 m x 18,8 m x 6 m
Potenza: 4 turbine, 4 assi, 100.000 hp
Armi: 15x152 mm; 8x127 mm; varie armi minori; 4 aerei.
A differenza di tanti altri incrociatori americani prebellici, questi bastimenti ebbero un grande successo e attività, sopravvivendo anche a punizioni che avrebbero facilmente mandato a picco qualsiasi altra nave della categoria e non solo. Inoltre diedero origine al Whichita e ai Cleveland/Fargo bellici.
Quanto agli Abruzzi, erano il 5o gruppo della classe Condottieri, progressivamente evolutasi dagli 'incrociatori di carta' delle prime due sottoclassi, a navi ben equilibrate (le altre due), e infine a degli ottimi incrociatori leggeri meglio armati e protetti di qualsiasi altro nella R.M., a parte gli Zara.
I due Abruzzi, rispetto ai precedenti Aosta, avevano uno scafo più largo di quasi 1,5 metri, macchinari più compatti e due catapulte anziché una, con un massimo teorico di 4 aerei complessivi. Ma non c'era hangar (a differenza dei Brooklyn). La protezione era aumentata da 1.700 a 2.131 tonnellate (o long tons?). In tutto il dislocamento standard era passato a valori molto maggiori, visto che i Montecuccoli erano 7.523 t standard e gli Aosta 8.994 t a pieno carico. La potenza era leggermente inferiore, l'autonomia un pò migliore e sopratutto c'era una IZ molto più ampia verso i 152 mm e persino, limitatamente, contro i 203 mm (ma quest'ultimo è un dato alquanto discutibile, visto che il margine, dato il ponte molto sottile, non era comunque elevato).
Corazze vs cannoni
Nel caso dei Brooklyn, la loro protezione era in larga parte una ripetizione dei New Orleans, da cui derivavano largamente anche come progetto di base. I Brooklyn erano protetti a sufficienza contro il 152 mm. Con un massimo di circa 130 mm sulla cintura corazzata, a seconda di dove si prendeva l'esempio, e un ponte di almeno 51 mm, ottima corazzatura (omogenea Class B, STS oppure, per le corazze almeno delle barbette, la Class A indurita tipo KC), era sufficiente per ridurre il rischio ai punti vitali della nave dati da cannoni di medio calibro a quasi tutte le distanze tattiche.
La corazza della cintura era alta ben 4,2 metri sui fianchi della sala macchine ed era spessa nondimeno ben 127 mm su piastra da 16 mm tipo STS (special treatment steel). Era meno alta sui depositi di munizioni e di spessore minore, ma questi depositi erano subacquei. Il ponte era di 51 mm e posizionato al bordo superiore della cintura principale.
Questi spessori erano abbastanza elevati da rendere la vita dura a qualsiasi pezzo da 152 mm: se la corazza usata dagli italiani non è apprezzabilmente superiore, dobbiamo dedurre che 2 pollici di ponte e 5 di cintura siano sufficienti per la protezione dal tiro del 152 delle navi italiane.
Purtroppo non abbiamo dati sulla perforazione a distanze inferiori, ma a 14 km la penetrazione (corazza omogenea!) dei 152 italiani (proiettile da 50 kg) è di 86 mm/0° oppure di soli 70 mm/30°. Corazza ponte: 18 mm.
A 16 km: 74 mm (60 a 30°) e 25 mm ponte. -12/+7 mm
A 18 km: 65 mm (53 a 30°) e 30 (??) ponte. - 9 /+ 5 mm
A 20 km: 58 mm (47 a 30°) e 43 mm (??) ponte (NB o è troppo questo valore, oppure è troppo poco quello a 18 km, a mio avviso...) -7/+13 mm
Per superare i 130 mm dovremmo scendere probabilmente a circa 8 km oppure meno di 6 km a 30°, effettivamente non molto, almeno non di giorno e in buone condizioni meteo, che nemmeno a dirlo, sono condizioni indispensabili per parlare di questa battaglia.
Mentre il ponte è probabilmente impenetrabile a tutte le distanze tattiche, visto che ancora a 20 km la penetrazione è di soli 43 mm e per arrivare a 51 mm la distanza è probabilmente superiore ai 21 km. Se si considera che prima il proiettile deve comunque attraversare il fianco o lo scafo della nave (spessori probabilmente 13-16 mm), la distanza effettiva di penetrazione è ancora maggiore anche senza considerare le sovrastrutture e quant'altro.
Quindi la IZ dei Brooklyn vs gli Abruzzi è probabilmente tra 6/8 e 22 km, in miglia sarebbe sulle 4-12 NM. Questo è sufficiente contro qualsiasi problema pratico dato dai 152 mm nemici.
Dal canto loro gli Abruzzi sono pressoché inespugnabili ai 152 americani sulla cintura, ma non è così anche per il ponte, limitato a soli 40 mm. Il ponte di coperta, con 15 (o 20?) mm è pressoché inesistente come protezione e non capisco come mai venga conteggiato in tal senso (oltretutto non penso che esso fosse di corazze speciali, a che pro con tali modesti spessori? Al centro, sotto le sovrastrutture, si riduceva a soli 10 mm!). Caso mai le fiancate superiori sopra la cintura, con 20 mm di spessore (probabilmente senza contare anche lo scafo di per sé), sarebbero una buona garanzia di protezione in caso il proiettile passi per lo scafo.
Ora, il proiettile americano è pesante e lento, il che implica una traiettoria di caduta molto più accentuata di quella dell'arma italiana. Considerando la massa dell'arma americana, è ragionevole pensare che la sua capacità di penetrazione dei ponti corazzati sia molto superiore, così come è probabilmente inferiore (almeno nelle distanze medio-corte) contro le cinture corazzate. Incrociatori americani con 57 mm di ponte corazzato erano considerati invulnerabili fino a 18,3 km (10 NM).
Per cui è facile immaginare come gli Abruzzi fossero immuni da distanze che potrebbero essere tra 3-5 e 17 km a far tanto. La cintura corazzata a 'doppia azione' scappuccia il proiettile americano con la fascia esterna da 30 mm, e poi lo ferma con la piastra interna indurita da 100 mm a circa 12° di inclinazione, uno schema perfetto perché toglie al proiettile il cappuccio balistico e poi lo frantuma all'impatto con la corazza più dura. C'é anche una piastra di supporto posteriore e una di protezione antischegge/anti-allagamento interna.
Ma questo schema di protezione, elaborato e potente, era pesante e proprio per questo, lasciava poco margine per la protezione orizzontale; e per questo e non solo, non ha molto a che vedere con la resistenza del ponte, che risulta piuttosto limitata. L'unico vantaggio dalla protezione verticale è quella della cintura superiore, ma senza impatto contro quest'ultima ben poco è possibile fare e dato l'angolo di caduta molto accentuato, è facile che non sia possibile affidarsi più di tanto a questo tipo di protezione, ergo il proiettile facilmente atterrerà sulla coperta piuttosto che passare dai fianchi.
Quanto al resto della protezione, le torri e il torrione sono ben protetti. Le torri delle navi italiane da ben 135 mm, con le barbette da 100 mm e il torrione da 140 mm nella parte più spessa, 40-50 mm nel resto della struttura che come è noto, nelle navi italiane più moderne era integralmente costituita da una specie di cilindro tronco-conico con le pareti esterne corazzate. Ma questa protezione da un lato non era sufficiente per proteggere l'intera struttura dalle cannonate da 152 mm, e dall'altra rendeva necessariamente il torrione un pò troppo basso e angusto per sistemare tutto quanto, tanto che molta attrezzatura era sistemata fuori o sopra di esso. Quanto alle barbette, esse avevano uno spessore adeguato, ma non strabiliante.
Infine, il torrione dei Brooklyn, sebbene di foggia standard, era spesso sui 127 mm (5 in), abbastanza per resistere affidabilmente contro il 152 mm, almeno oltre i 6-8 km circa, un pò meno comunque che nel confronto con il torrione degli Abruzzi (ma solo nella parte più spessa) vs il 152 americano.
Vulnerabilità dell'armamento
Non di rado accadde che gli incrociatori, anche con buona protezione, rimasero senza sufficiente acciaio per proteggere le torri (e il torrione). E' il caso delle navi giapponesi (che erano invece molto forti come cintura, diciamo pure, 'nera'...) e inglesi (fino al secondo lotto dei Town, per le altre c'era il filtro del the). Non era invece il caso dei nostri due contendenti.
Le torri americane avevano fianchi, pare, da appena 32 mm (1,25 in), così come il retro. Però questi lati erano, sebbene un pò troppo sottili, quasi mai esposti al tiro delle navi nemiche visto che si suppone che le torri fossero dirette contro di esse. Quel che contava maggiormente era quindi la corazza anteriore e ovviamente, visto che è sempre esposta, quella superiore del tetto. In questo senso i Brooklyn hanno poco da temere: ben 165 mm frontali e 51 mm superiori (6,5 e 2 in). Uno spessore addirittura esorbitante nel primo caso, e sufficiente nel secondo. Le barbette erano impossibili da 'orientare' ma poco male: proprio per questo erano spesse, almeno sopra il ponte di coperta, ben 152 mm (6 in), che rendevano le torri poco meno che invulnerabili al tiro dei 152 mm, persino a distanze molto ridotte e che nel mondo reale dimostrarono di valere il loro peso, visto che l'USS Boise incassò un proiettile da 203 giapponese AP da breve distanza su di una barbetta e anche se la torre rimase bloccata (mi pare il minimo...), il proiettile non riuscì a passare.
E' difficile dire se gli Abruzzi sarebbero stati altrettanto resistenti, ma certo non nelle barbette, comunque assai spesse: fino a 100 mm sopra il ponte, 90 tra il castello e la coperta, e 80 (?) sotto di essa e sopra il ponte corazzato principale. Le torri italiane erano spessse fino a 135 mm frontalmente (circa 5,3 in) ma erano ben protette anche negli altri lati, sebbene non sia chiaro quanto protette. Una delle ragioni era che le torri di per sé erano molto piccole, con le artiglierie molto ravvicinate. In questo caso meno del solito, ma comunque solo 8 calibri, mentre il minimo sarebbe stato di dieci, come nel caso delle torri americane (che peraltro avevano culle uniche per i cannoni, anziché singole come per gli Abruzzi).
Potenza di fuoco effettiva
Difficile dire se i cannoni italiani fossero superiori ai tipi americani, ma ne dubito fortemente. Da un lato, questo potrebbe essere vero se si considera che le armi italiane tiravano proiettili da quasi 50 kg (AP) a oltre 900 m/sec, e potevano arrivare a ben 25,7 km alla massima elevazione. La gittata superava quella dei pezzi americani di circa il 10%, ovvero circa 2 km (25,7 vs 23,7 km o, se le torri erano quelle originali, circa 23,5 km a 41°). La capacità di perforazione era eccellente, con 86 mm a 14 km a 0°. Inoltre il tempo di volo era molto ridotto (non si sa quanto di preciso, però), e la zona di pericolo, dovuta al rientro a terra con ridotta inclinazione, era elevata (quella cioé, di 'incocciare' qualche nave nemica avvicinandosi alla superficie). Inoltre, il ridotto tempo di volo dava poco tempo per evitare la salva nemica in arrivo. Quanto alla precisione, la maggiore spaziatura e le culle uniche davano al 152/55 una migliore accuratezza dei vecchi cannoni, stando a navweaps addirittura meno di 100 metri con le AP a 17,5 km, che sarebbe davvero un eccellente valore. Peraltro, le HE erano date come oltre i 150-200 m di dispersione.
Ad ogni modo, non so da dove abbiano preso queste cifre, visto che a me risulta, dati di Storia Militare, un altro tipo di risultati, meno incoraggianti.
Eccoli in dettaglio: (da G. Colliva, Storia Militare apr 2010)
1938: raggio 16,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 228 (A) x 342 m (L)
1939: raggio 15,5 km, 2,1% centri, 40,5 sec (1,5 RPM); dispersione 278 x 405 m
1940: raggio 17,6 km, 5,6% centri, 31 sec (2 RPM); dispersione 303 x 462 m
Anche più strano è che i vecchi 152/53, malgrado tutto, erano più precisi (dopo le riduzioni delle cariche):
1938: raggio 15,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 178 x 263 m
1938: raggio 16,5 km ?% centri, ? rateo medio, dispersione 169 x 230 m
1939: raggio 16,8 km 4,5% centri, 44,4 sec (1,3), dispersione 168 x 226 m
1939: raggio 15,9 km 1,7% centri, 41,6 sec (1,5), dispersione 194 x 253 m
1940: raggio 16,2 km 7,8% centri, 33 sec (1,9), dispersione 149 x 214 m
Purtroppo non è riportato il tipo di munizioni con cui sparavano, se erano AP oppure HE. Ma è chiaro che da quel che si vede sopra, la precisione era a favore dei 152/53, sia Ansaldo che OTO (più precisi degli Ansaldo, è la 2a prova sia del 1938 che del 1939).
Ancora più stravagante che la precisione andasse migliorando per i vecchi cannoni da 152/53, mentre andava peggiorando, con il passare degli anni, per i nuovissimi 152/55. Strano, strano, strano.
La cadenza di tiro, oltretutto, non era certo messa a dura prova: come si vede sopra, di fatto non si arrivava a 2 RPM e parliamo di gittate tutt'altro che assurde, anzi, quelle giuste per sparare (16-20 km erano più o meno tra l'ottimale e il massimo per i 152 mm).
Altrettanto chiaro è che i cannoni da 152/55 delle prime prove, erano (e non poteva essere altrimenti) dei due Abruzzi, visto che le Littorio arrivarono solo nel 1940 inoltrato.
Non so quale dispersione avessero i 152 americani, ma non penso fosse peggiore, certo non di quella dei 152/55.
Ad ogni modo già da questi risultati si capisce quanto fosse improponibile combattere oltre i 20 km di distanza con i 152 mm. Eppure, l'HMS Neptune riuscì a centrare ben 3 volte il Bolzano a Punta Stilo con angoli di caduta dei colpi che arrivavano a circa 57-58°, il che significa teoricamente oltre 22 km di distanza!!! Strano, no? In pratica, il Bolzano fu messo in chiara difficoltà da una nave ben meno potente e armata, scarsa persino per la categoria degli incrociatori leggeri.
So the world goes around. O qualcosa del genere.
Quindi, se qualcuno pensa semplificando che A) gli Abruzzi tengono a bada i Brooklyn/St. Louis grazie ai 2 nodi di vantaggio velocistico e B) li demoliscono alla lunga distanza con i loro pezzi che hanno 2 km di raggio di tiro maggiore... beh, quel qualcuno non c'ha capito gnente. Ma proprio gnente gnente.
Anche perché la velocità effettiva degli Abruzzi era di poco superiore ai 33 nodi. Non era più di 1 nodo a parità di condizioni (% di stazza rispetto al pieno carico e % di potenza nominale dei motori). Era un vantaggio, sì, ma pensate di trovarvi a ritirarvi da un nemico che vi ha sopraffatto e vi tira da 15 km e voi dovete arrivare oltre i 24 per starvene al sicuro. Difficilino, visto che con 1 nodo ci mettereste 4 ore come minimo... e senza zig-zagare sennò perdete sia velocità (attrito) sia la rotta ottimale (allungandola).
E' più facile che il Brooklyn finisca i suoi 3.000 proiettili prima di scappare da esso, con questi presupposti...
Il vantaggio di una nave come gli Abruzzi potrebbe essere soltanto nettamente contro un vecchio incrociatore, come i Danae o gli Omaha, incapaci di fatto di combattere bene oltre i 12-14 km. Certo non contro una nave analoga, dove il raggio di tiro sarebbe stato equivalente.
E ricordate: all'inizio della guerra non c'era il radar per nessuna di queste navi (poi le cose cambiarono), e il tempo di volo di un proiettile da 152 è di circa 70 sec per i 20 km, mentre un 203 mm ci mette meno di 50 secondi per fare lo stesso percorso. Un'altra cosa era la cadenza di tiro: al massimo gli Abruzzi tiravano 5 RPM, ma per le navi americane, era tutt'altra storia.
I Brooklyn erano concepiti ESPLICITAMENTE per sparare fino a circa 150 colpi al minuto; il Savannah ne dimostrò 138 in appena 60 secondi. Qualunque fosse il modo per battere i Brooklyn, non sarebbe stato certo quello di superarli in potenza di fuoco! I giapponesi li consideravano armati di mitragliatrici calibro 6 pollici, tanto per dire. E la maggiore gittata di circa 2 km non sarebbe servita a niente, essendo semplicemente eccessiva per essere usata davvero. Caso mai era indice di una traiettoria più tesa, veloce e di maggiore capacità perforante contro superfici verticali, ma sono tutte cose che potevano benissimo non essere sufficienti per superare in gittata effettiva i Brooklyn. I quali, dal canto loro, potevano tirare con il 50% in più di cannoni capaci di sparare il 50% in più di munizioni al minuto, un doppio e micidiale vantaggio che dava a ciascun singolo incrociatore americano una potenza di fuoco superiore a quella dei due Abruzzi messi insieme: circa 120 RPM contro 50-60. Inoltre, il peso complessivo delle munizioni e la rapidità di tiro erano impressionanti anche in poco tempo: oltre 7 tonnellate di munizioni in un minuto, contro circa 2,5, parlavano da sole quanto a differenza rilevabile tra le due classi. Quindi, la superiorità di fuoco dei Brooklyn per via dei loro numerosi cannoni, non era affatto solo teorica, come in tanti altri casi accade, ma al contrario, era una realtà difficilmente superabile da qualsiasi altro incrociatore leggero.
L'unica cosa che si può ipotizzare in caso di scontro tra Brooklyn e Abruzzi. Ipotizzo: le legnate si sommano da una parte e l'altra, ma i Brooklyn menano di più. L'Abruzzi ne ha abbastanza e fugge via sfruttando una velocità probabilmente (sperando per lui) leggermente maggiore, mentre il Brooklyn finisce le munizioni e rinuncia all'inseguimento ad un certo punto.
Se l'Abruzzi è rimasto danneggiato, potrebbe non essere in grado di reggere l'inseguimento (per esempio danni al locale timone).
Comparazione corazze:
Brooklyn Abruzzi
-Cintura: 127 mm__________30+100 mm (a 12°)
-Cintura sup: NdA____________20 mm
-Ponte principale: 51 mm_________40 mm
-Torrione lati: 127 mm_________140 mm (70 tetto, 25 fondo; resto 50-40 mm)
-Torretta ant: 165 mm_________135 mm
-Torretta lati: 32 mm_________ ? mm
-Torretta retro: 32 mm________ ? mm
-Torretta sup: 51 mm _________? mm
-Barbetta: 152 mm_______100 mm (sopra ponte castello; 90 intermedia, 50-30 sotto ponte coperta)
-Paratie trasvers: 127-51 mm_____30-100 mm (est-int cintura oppure addirittura 30+100 mm composta)
-Paratie interne: 93 mm_________NdA
-Peso corazza: 1.798 tons* _____2.131
*se è correttamente stimato, tons significa 1,016 MT quindi 1.826 e 2.165 t. Per il Brooklyn si parla del 15% del dislocamento, evidentemente però di quello a pieno carico
Comparazione generale:
Brooklyn Abruzzi
-Anno servizio 1a unità: 30-9-37______________1-12-37
-Dislocamento normale: 9.923 t_______________9.591 t (Garibaldi c.a -400 t)
-Dislocamento max: 12.403 t______________11.760 t
-Peso corazza: 1.826 t_______________2.165 t
-Carburante: 2.013 t______________1.676 t
-Lunghezza: 183-185 m____________172-187 m
-Larghezza: 18,8 m_______________18,9 m
-Pescaggio: 6,93 m______________ 6,1 m
-Potenza: 100.000 shp (4A)________100.000 shp (2A)
-Velocità normale: 32,5 kt ______________33 kt*
-Autonomia: 10.000 NM a 15 kt________4.125 NM a 12,7 kt
-Cat/Aerei: 2-4 _______________ 2-4
-Equipaggio: 868 ________________640-692
-Armi principali: 15x152______________15x152
-Armi secondarie: 8x127_____________8x100
-Armi a.a.: 8x12,7_____________8x37+8x13 (sostituiti solo nel 1943? con 10x20 mm)
-Siluri: No_________________ 6x533, 12 cariche prof e predisposizione mine
Brooklyn:
*secondo Navypedia: 9475-9800 t oppure, gli ulitimi due, 10560 t; a p.c. 12243-12700 t (ultimi due: 13327 t)
**secondo Navypedia: 1321-1982 t, ma comunque 10.000 NM a 15 kt.
***corazze nel dettaglio secondo Navypedia: cintura alta 4,2 metri sulla zona macchine, spessa 127 mm su 16 STS (totale 143 mm, ma penso sia incluso anche lo scafo); le due cinture sulla zona macchine erano più basse e più strette, spesse appena 51 mm quella anteriore, 120 quella posteriore. La ragione per una tale riduzione era che queste cinture proteggevano dei depositi sistemati ben sotto il livello del mare anche se questo li rendeva ovviamente vulnerabili al lancio dei siluri. Il box corazzato entro cui erano di fatto sistemati i depositi era quindi di 51 o 120 mm (curiosamente più quello posteriore che quello, più esposto, anteriore) sui lati, 51 mm sulla parte superiore, 93 mm paratia trasversale interna, ma anche una paratia interna di separazione tra magazzini e macchine di 127-51 mm.
Abruzzi:
*dislocamento standard 9.194 t (Garibaldi), 9.440 (Abruzzi); massimo 11294-11760 t.
**carburante 1700 t.
***Autonomia 4125 NM a 17 kt
***Alle prove gli Abruzzi hanno ottenuto fino a quasi 35 nodi, ma con dislocamento addirittura inferiore a quello standard; superando le 10.000 t si arrivava a circa 33,6 nodi forzando leggermente le macchine a 104.000 hp, pur essendo ancora sotto di oltre 1.000 t rispetto al dislocamento a pieno carico, per cui è probabile che con dislocamento maggiore e potenza normale la velocità fosse di circa 33 nodi effettivi, o anche di più forzando le macchine; ma chiaramente, la comparazione va fatta con criteri omogenei sennò si finisce per fare i paragoni addirittura con le navi in superpotenza e con dislocamenti del tutto minimalisti rispetto a quelli reali, come in effetti era praticamente la regola per la RM nel periodo interguerra.
Abruzzi: 8.773 t (-780 rispetto al dislocamento standard) ottenne 34,78 kt aumentando la potenza a 103.991 shp (quasi il 4% oltre la potenza nominale); il Garibaldi, benché più leggero di circa 400 tonnellate, eseguì le prove a 104.030 shp ma con 10.445 t, ottenendo (nel 1938) appena 33,62 kt. Il dislocamento massimo era di circa 700 tonnellate maggiore, per cui al massimo si può dire che il Garibaldi, con i 2/3 del carburante e tutto l'armamento a bordo, potesse viaggiare, a potenza nominale, sui 33 kt, e qualcosa di più (33,2-33,5) a piena potenza.
Sopravvivenza ai danni (combat proof)
Per capire i danni che questi incrociatori potevano subire, si pensi che ben due dei nove Brooklyn subirono esplosioni dentro i loro depositi munizioni eppure sopravvissero.
Lo stesso Brooklyn venne danneggiato da una mina nel luglio 1943 (Sicilia), riparato fino al dicembre successivo; l'11 settembre toccò al Savannah a causa di una Fritz-X (come già detto sopra), restando fuori uso per un anno. Il Nashville venne danneggiato da un'esplosione interna (torre N.1) il 25 maggio 1943, rientrò in servizio ad agosto; nel dicembre 1944 venne colpito da un Kamikaze e rimase fuori uso fino ad aprile 1945.
L'Helena venne affondato nella notte del 5-6 luglio 1943 da siluri giapponesi.
Il St. Louis venne danneggiato a prua da un siluro giapponese il 13 luglio 1943 (appena il giorno prima che il Brooklyn prendesse una mina dall'altra parte del mondo), colpito da una bomba il 14-2-44 e il 27-11 colpito da diversi kamikaze, ma rientrò in servizio in entrambi i casi entro pochi mesi (marzo 1945).
L'Honolulu venne invece silurato sempre il 13 luglio 1943 anche in questo caso, a prua (riparato entro novembre); venne danneggiato ancora da un siluro il 20 ottobre 1944 e questo lo mise KO per il resto della guerra.
Il 1943, dunque, fu curiosamente, il peggior anno per questa classe, in particolare a metà di quell'anno vennero messe fuori uso o affondate ben 6 navi su 9! Addirittura, nella sola prima metà di luglio, ben 4 navi della classe vennero colpite e questo con almeno un'altra che non era ancora non era rientrato in servizio.
E adesso vediamo in dettaglio alcuni di questi disastri...
Nella battaglia dell'11-12 ottobre a Guadalcanal (Battaglia di Cap Esperance, una rara vittoria americana in uno scontro diretto). In quello scontro gli americani sorpresero i giapponesi che li scambiarono per navi della loro flotta, usando il radar e avvicinandosi sino a 4.500 metri scarsi. Entrambe le parti rivendicarono grossolanamente: gli USA in particolare, con 2 incrociatori pesanti, 1 leggero e 3 cacciatorpediniere, solo che le perdite furono solo di un incrociatore pesante e un caccia (dei più famosi ovvero il Fubuki, capoclasse dei rivoluzionari super-cacciatorpediniere nipponici).
L'USS Boise a cui vennero attribuiti i tre caccia nipponici affondati, venne invece sicuramente colpito da 2 proiettili da 203 mm da parte molto probabilmente del Kinugasa, oltre che ulteriori proiettili.
Un proiettile colpì la cintura class A (NB: a quanto pare, i Brooklyn avevano corazze indurite e non omogenee, il che significa che essi erano notevolmente più resistenti che se avessero avuto corazze di tipo omogeneo, specie considerando che la class A americana, all'opposto di quella inglese analoga, era molto buona proprio in spessori ridotti). L'impatto lasciò una traccia nella corazzatura profonda circa 5 cm, ma siccome il proiettile era esploso all'impatto, e la cintura fu colpita proprio all'estremità superiore, il proiettile non mancò di fare un buco nella fiancata, spessa comunque ben 16 mm, di circa 60x80 cm e danno posteriore per circa 1,5 metri. Probabilmente si trattava di un proiettile 'common' che dovrebbe essere il normale HE, tirato beninteso da distanze inferiori a 7 km di distanza. Il proiettile tagliò il cavo di degaussing (per ridurre la traccia con le mine magnetiche) più danni minori tra cui al sistema di ventilazione. Meno male che il proiettile non era penetrato appena sopra, prima di esplodere!
Colpo N.2 (o forse addirittura 2 proiettili): sulla paratia della cabina del capitano, con un buco aperto dall'esplosione di 1,2x1,5 metri in una piastra da circa 8 mm più altri danni tutt'attorno e all'interno, distruggendo la cabina e provocando un piccolo incendio. Anche il cannone da 5 pollici N.3 venne danneggiato con 3 feriti, rischiando anche di causare un'esplosione tra le munizioni. Il N.1 ebbe invece il taglio dei cavi elettrici e comunicazioni. Il colpo andò a segno circa 80 cm sopra il ponte principale, ma la piastra da circa 20 mm sotto la stazione comunicazioni fermò tutti i frammenti.
Colpo N.3 (due in realtà): poco sopra il terzo ponte, passati attraverso la nave senza esplodere, uno dei quali rimbalzato sopra il ponte blindato da 80 lb (51 mm) STS con un solco di 10 cm di profondità e 8 di lunghezza. Un ferito da frammenti del pavimento di linoleum, piccolo incendio e poco allagamento dai buchi sui lati che erano poco sopra la linea d'acqua. Una linea di vapore venne spezzata.
Colpo N.4 un altro centrò la torre III sul lato sinistro, ma esplose all'impatto con la corazza da 6,5 pollici class A con angolo d'impatto sui 10°; si suppone che fosse un colpo HE di calibro non noto (203 mm?) ma che riuscì comunque a frammentarsi ampiamente e scheggiò diverse strutture sottoponte, infatti quello di coperta venne rotto attorno alla barbetta. Le schegge riuscirono a penetrare persino il secondo ponte, ovvero quello sotto il ponte principale e quello di coperta (sopra i depositi il ponte principale era un livello più sotto). I cannoni della torre vennero scheggiati ma rimasero in opera.
Colpo N.5: un proiettile, questa volta sicuramente un AP da 203 mm, centrò la barbetta N.1. Anche la barbetta era fatta di corazza class A (indurita). Il proiettile avrebbe dovuto perforarla da una simile, ridotta distanza, ma non accadde, piuttosto si spezzò all'impatto e la base rimase conficcata nella superficie della barbetta, così come la punta dello stesso, che riuscì ad entrare dentro la barbetta ma venne fermata dalla paratia circolare interna(?). Ma non ci fu alcuna esplosione perché il proiettile si frantumò prima che fosse possibile e così l'esplosivo interno si limitò a bruciare sparso per la coperta. La corazza attorno alla barbetta venne crettata ampiamente e la torre rimase bloccata e venne poi evacuata, ma solo 11 uomini ci riuscirono perché poi arrivò la catastrofe.
Colpo N. 6: un altro colpo da 8 pollici della stessa salva colpì la nave sul fianco destro e ben 1,8 metri sotto il livello del primo ponte di piattaforma, appena sotto la corazza da 51 mm di protezione del deposito munizioni anteriore. Dopo essere rimbalzato, esplose e incendiò le cartucce fuori dai serbatoi (d'acqua). Le cariche (erano di tipo separato) chiuse dentro le cisterne non esplosero, mentre il fuoco salì nella sala maneggio superiore e cominciarono a deflagrare anche se, incredibilmente, non tutte presero fuoco. L'incendio venne rapidamente posto sotto controllo anche perché l'acqua entrata dallo stesso buco fatto dal proiettile entrò e allagò i depositi prima che le fiamme potessero incendiare eventualmente anche le munizioni nei container.
A questo punto le tre torri anteriori erano fuori uso e circa 100 uomini morti, ma la nave non esplose.
Colpo N.7: uno o due colpirono sul fianco destro della nave all'ordinata 17, terzo ponte. Esplosero e causarono un buco con vari danni. Vi fu anche un proiettile rimbalzato sulla sinistra della torre II con un solco di circa 4 cm, dopo un impatto a circa 75°.
Gli allagamenti furono causati essenzialmente dal colpo N.6 e piuttosto estesi e con numerose avarie elettriche.
Nell'insieme i colpi giapponesi causarono gravi danni, ma sopratutto il N.6, che arrivò a ben 2,7 metri sotto il livello normale dell'acqua, qualcosa che sembrava impossibile con una traiettoria così tesa causa delle brevi distanze d'ingaggio (che avrebbero dovuto farlo detonare prima) dato che l'angolo di discesa doveva essere di appena 3,5°. Secondo gli americani, due incrociatori americani hanno colpito la nave che ha causato questo danno e si presume che l'abbiano affondata.
Dei colpi usati si dice che essi siano stati di produzione inglese (?) e che quello che scoppiò nel deposito munizioni aveva un naso piatto con tagliavento avvitato sopra di esso, probabilmente strappato via dall'impatto con l'acqua. Questo tipo di munizioni è generalmente efficace nei tiri 'sotto la linea di galleggiamento' e contro corazze leggere, ma scarso contro qualcosa oltre 1/2 del suo calibro (100 mm). La corazzatura del tipo Class A è indurita e ha frantumato il proiettile e impedito probabilmente l'esplosione che forse sarebbe avvenuta con una corazza Class B.
Il Boise è riuscito a sopravvivere ad una deflagrazione di almeno 3.000 lb di cariche di lancio e le paratie dei magazzini hanno retto salvando il resto della nave.
Altri casi, anche senza dire per dettaglio quel che successe, sono il caso dell'USS Savannah, colpito l'11 settembre da una Fritz-X che uccise quasi 200 uomini e colpì la nave sul cielo di una torretta. Incredibile ma vero, malgrado questo colpo potenzialmente letale, l'allagamento fatto dalla stessa esplosione (300 kg di esplosivo!) impedì alla nave di esplodere a sua volta, ma riuscì a rientrare a Malta con circa 45 metri (il 25%) di scafo allagati (a prua, ovviamente).
Un altro caso è l'USS Nashville, colpito duro da un kamikaze verso la fine della guerra. Con oltre 300 tra morti e feriti riuscì comunque a rientrare sebbene a mezzanave fosse diventato un inferno galleggiante, e in seguito venne riparato in alcuni mesi.
Il St. Louis venne messo in servizio nel maggio 1939, qualcosa come 10 anni dopo essere stato ordinato inizialmente, ma iniziato solo nel 1936 e varato nel 1938.
10.000-13.541 t di stazza, 100.000 hp, 15 cannoni. 51 mm di acciaio per il ponte principale, 152 per le barbette, 57-127 per il torrione, 32-157 per le torrette.
Il st. Louis evitò già a P.Harbour i siluri di un minisommergibile d'assalto giapponese, e scampò agli attacchi aerei, a differenza dell'Helena che invece venne silurato e danneggiato seriamente. Durante la battaglia i suoi cannonieri rivendicarono tre aerei giapponesi. La nave venne presto ridenominata Lucky Lou in termini confidenziali.
Nella battaglia di Kolombangara venne silurato alla prua estrema, che venne parzialmente demolita e distorta, ma evitando seri danni all'equipaggio e alle parti vitali. A metà novembre 1943 tornò in azione bombardando postazioni costiere e assistette agli sbarchi anfibi.
Il 10 gennaio 1944, quando era impegnato nel supporto degli sbarchi alle Green Islands, venne attaccato da due D3A Val; uno mancò la nave di poco con 3 bombe, l'altro la beccò con una delle sue tre, che penetrò la nave nella 'clipping room', uccidendo 23 uomini e 20 feriti con un incendio e i due idrovolanti fuori uso. L'incrociatore dovette andarsene a 18 kt e sopravvisse ad un altro attacco il 15.
A marzo tornò in azione e ricominciò a bombardare a destra e a manca, ebbe un danno in una collisione con il fondale, ma niente fu così grave come l'attacco dei kamikaze veri e propri.
Il 27 novembre 1944, vicino Surigao, venne attaccato da due formazioni di aerei giapponesi. Un altro D3A Val colpì la nave, stavolta con un impatto diretto, colpendolo a sinistra e causò gravi danni e perdite umane. Subito dopo arrivò un altro aereo, stavolta in fiamme, che venne evitato di poco, e poi altri due, in fiamme, attaccarono ancora. Uno venne evitato di pochissimo e l'altro colpì la nave così duramente sul fianco sinistro da strappare una sezione di corazzatura laterale di 6 metri e causare un allagamento interno. Un ultimo kamikaze venne intercettato e abbattuto dal tiro antiaereo all'ultimo momento, mentre si avvicinava da poppa e infine venne evitato un siluro di un altro aereo. In tutto il St.Louis ebbe 15 morti e 1 disperso, più 21 feriti seri e 22 leggeri.
L'incrociatore tornò in azione a marzo e partecipò alla campagna di Okinawa e alla fine supportò anche le azioni contro il territorio giapponese.
Il St.Louis venne trasferito, come altre della sua classe, ad una marina sudamericana, quella più grande, ovvero la brasiliana. Nel 1980 affondò mentre veniva trainata per la demolizione verso Taiwan, dopo avere servito circa 29 anni sotto la nuova bandiera.
L'USS Helena,il gemello del St.Luois, non ebbe altrettanta fortuna. Silurato con gravi danni già ai tempi di Pearl Harbour, nel 1942-43 si rese protagonista di numerose azioni belliche di successo, contribuendo nella battaglia di Cap Esperance, ad affondare il rivale Kinugasa. Molte infrastrutture giapponesi assaggiarono le sue mitragliatrici da 6 pollici, come diceva la propaganda giapponese, finché nella battaglia di Kula (5/6 luglio 1943), sparando all'impazzata (si dice che tirò qualche migliaio di colpi in meno di 10 minuti!) contro una formazione giapponese, si trovò soggetto dei lanci di siluri nemici. Il risultato fu tre colpi a segno e la nave, spezzata in due, affondò 22 minuti dopo. Ma non tutta: la poppa rimase a lungo a galla, dove molti superstiti cercarono riparo. Alla fine, dopo una rocambolesca fuga, gli ultimi superstiti vennero recuperati, 11 giorni dopo. Malgrado tutto, solo 168 dei 900 uomini d'equipaggio morirono. Ma certo, il luglio 1943 non portò bene alla classe: ben tre delle sue navi vennero silurate e messe come minimo, fuori uso per parecchio tempo. L'estate terminò con la tragedia del Savannah, come visto sopra.
Dall'altra parte abbiamo i due Abruzzi/Garibaldi di cui il primo venne silurato e gravemente danneggiato a poppa e l'altro venne silurato (con un singolo siluro anche se vi sono fonti che parlando di due) a prua, davanti alla torre N.1, riuscendo (a differenza di tanti altri, tra cui il Colleoni, il Regolo e persino il ben più robusto Attendolo) a non perdere la prua e a rientrare con 700 tonnellate d'acqua a bordo. Entrambe le navi vennero riparate in un periodo rimarchevolmente breve (pochi mesi) e ritornarono in servizio, ma purtroppo non c'é molta informazione su quel che gli successe nel dettaglio, anche se pare sicuro che il siluro che colpì l'Abruzzi nell'autunno del '41 (appena pochi mesi dopo il Garibaldi, centrato dal siluro pesante di un sommergibile) causò danni più seri e rischiò forse di tagliare via la poppa, sebbene fosse stato solo un ordigno aerolanciato, con circa la metà della potenza esplosiva dei siluri Mk VIII come quelli dell'Upholder (che colpì il Garibaldi).
In sintesi:
22 novembre 1941: l'Abruzzi viene danneggiato a poppa da un aereo britannico.
28 luglio 1942: il Garibaldi viene danneggiato da un siluro dell'HMS Upholder.
L'ultimo caso è il Belgrano, colpito in pieno da due siluri Mk VIII, uno gli staccò la prua e l'altro lo affondò totalmente, ma la perdita della nave è stata dovuta indubbiamente anche all'obsolescenza e allo scarso addestramento alle emergenze, oltre che a condizioni meteo non buone. L'affondatore fu l'HMS Conqueror, nel 1982, in quella che si è giustificata come essere una necessità per impedire che la nave entrasse ad insidiare la flotta inglese nella Zona d'esclusione. Ma in realtà, il Conqueror poteva benissimo limitarsi a farlo quando fosse stato strettamente necessario e poteva benissimo lanciare un numero minore di armi o con minore testata bellica (gli Mk 24) per infliggergli soltanto un danno rimediabile e 'mandare il messaggio a casa', ecco perché a mio avviso è un crimine di guerra e basta.
Brooklyn vs Abruzzi: vantaggi e svantaggi (per entrambi)
I Brooklyn sono navi dall'aspetto chiaramente più tradizionale e trasandato, meno curato nei particolari dei piccoli, cattivi Abruzzi. A confronto sembra una station wagon contro una sportiva. Ma in realtà, è più un'apparenza perché i Brooklyn sono un tipo di nave molto efficiente e battagliera, con ottimo bordo libero ed immensa potenza di fuoco.
Quanto alle dimensioni e alle caratteristiche, vedendo quanto gli Abruzzi siano differenti dai Brooklyn è probabile che si possa essere tratti in inganno: che gli Abruzzi siano più piccoli dei Brooklyn, più veloci, più potenti come motrici e più protetti, nonché successivi ad essi.
Ebbene, tutte queste impressioni sono esatte... ma solo di pochissimo.
I Brooklyn, in realtà, entrarono in servizio appena prima dell'Abruzzi, nel 1937 (per entrambi). Quanto alle dimensioni, erano entrambi navi classe 600 ft. Le sovrastrutture degli Abruzzi erano indubbiamente più piccole (e anguste) e di progetto almeno teoricamente più avanzato (ma quanto più efficiente non è dato da dire, anzi). La larghezza era pressoché uguale. La potenza motrice era uguale, solo che gli Abruzzi la concentravano su appena 2 motrici e 2 assi (con 8 caldaie) mentre i Brooklyn avevano sempre 4 assi (ma sempre con 8 caldaie). La differenza di velocità era quasi inesistente.
Vantaggi dell'uno sull'altro:
-1) la sagoma: gli Abruzzi sono particolarmente bassi e sfuggenti rispetto ai Brooklyn, per cui rappresentano un bersaglio meno facile da vedere e colpire.
-1b) d'altro canto, gli Abruzzi hanno una sovrastruttura un pò troppo bassa e piccola, mentre i maggiori spazi e altezza dei Brooklyn possono dare un vantaggio in generale nella navigazione e gestione della battaglia.
-2) la centrale di tiro degli Abruzzi è leggermente corazzata.
-2b) d'altro canto, è un pò troppo bassa sul mare e sopratutto ve ne è una sola, mentre i Brooklyn ne hanno due (una a prua e l'altra a poppa).
-3) Gli Abruzzi, con la loro famosa 30+100 mm, hanno una cintura quasi impenetrabile al tiro dei Brooklyn
-3b) d'altro canto, i Brooklyn hanno comunque uno spessore tale da dar loro una pratica invulnerabilità su quasi ogni distanza tattica (forse 8-10 km in poi, ma con nave angolata mediamente, potrebbero essere anche soltanto 5-6);
-4b) gli Abruzzi hanno due ponti corazzati anziché uno; d'altro canto, i Brooklyn hanno un ponte più spesso di quello degli Abruzzi, mentre i 15 mm del ponte superiore Abruzzi è patetico e anche sommato a quello principale, non dà più di 47 mm equivalenti.
-5) i cannoni degli Abruzzi sono più potenti e con maggior gittata di quelli dei Brooklyn, e perforano verosimilmente più corazza verticale.
-5b) d'altro canto, la differenza di gittata ha valore pressoché nullo e i Brooklyn hanno una gittata comunque sufficiente per ingaggiare su ogni distanza di tiro utile gli Abruzzi. La perforazione delle corazze verticali sarà forse inferiore, ma è altamente verosimile che i lenti e pesanti proiettili americani possano sfondare ben più facilmente i ponti corazzati degli Abruzzi. Dal canto loro i cannoni degli Abruzzi, proprio perché così veloci, sono poco validi per la perforazione dei ponti.
-6) la capacità degli Abruzzi di perforare i Brooklyn alla cintura è comunque limitata in distanza, generalmente inferiore ai 10-16 km dove tipicamente due incrociatori del genere combattono.
-6b) D'altro canto, la capacità di perforazione dei ponti dei Brooklyn è maggiore alle forti distanze, ma i colpi a segno da questi raggi non sono molto numerosi.
7): Gli Abruzzi hanno dei cannoni da 100 mm secondari di maggior gittata rispetto ai 127/25. Anche la contraerea leggera è più potente rispetto ai Brooklyn 'prima maniera'.
-7b): d'altro canto, i cannoni secondari non hanno quasi nessuna efficacia in queste battaglie (l'aumento di bordata per gli Abruzzi è di circa l'11%, per i Brooklyn anche di meno) e tanto meno le mitragliere, a meno di non combattere di notte quando, a dire il vero, la marina italiana non è stata propriamente capace di ottenere grossi risultati (eufemismo) in nessuna parte della guerra (del resto nemmeno gli americani brillarono, ma qualcosa ottennero). Contro i St. Louis, la differenza di gittata si annulla totalmente e la potenza di fuoco è ancora più marcatamente a loro favore, anche con i pezzi secondari. Il 127/38, infatti, arriva sui 16 km e ancora è capace di tirare proiettili da 25 kg a circa 12-15 RPM, contro i proiettili da 15 kg e 8-10 RPM per i pezzi da 100 italiani.
8) gli Abruzzi hanno i lanciasiluri e i Brooklyn no. Questi possono rappresentare una rapida ed efficace maniera di dare il colpo di grazia a navi danneggiate o di colpire navi nemiche sorprese dal lancio notturno dei siluri, o ancora costringere al disimpegno navi nemiche che si sono avvicinate troppo o che si sono gettate all'inseguimento.
8b) benché indiscutibilmente un incrociatore leggero dovrebbe avere anche siluri, per essere determinanti i tre tubi di lancio per ciascun lato devono essere lanciati davvero a distanze ridotte e per farlo, l'Abruzzi deve avvicinarsi al Brooklyn dopo averlo sorpreso oppure messo KO con qualche serie di cannonante 'fortunate'.
9) gli Abruzzi e i Brooklyn hanno lo stesso numero di idrovolanti e di catapulte
9b) i Brooklyn, però, hanno anche un hangar.
10) in termini di protezione complessiva vs l'artiglieria nemica, gli Abruzzi sono probabilmente dotati di una IZ tra 4 e 17 km circa; ma i Brooklyn sono dotati di una IZ tra forse 8 e 21 km, per cui non c'é molta differenza, e se c'é, è a vantaggio dei Brooklyn perché alle distanze maggiori possono distruggere i ponti degli Abruzzi, stando ancora a distanze di tiro 'credibili'. La protezione dei Brooklyn, in effetti, era data tra le 4 e le 11,5 NM, ovvero circa 7.500-21.000 metri, una larga IZ contro le munizioni americane da 152 mm, e probabilmente non era molto diverso nemmeno con le armi italiane, anche se la IZ sul margine inferiore era probabilmente superiore di qualche chilometro e quella dell'estremo più lontano, era più lontana (tradotto: anziché 7,5-21 km, magari 9-23 km). In ogni caso, una zona d'immunità più che sufficiente per far loro affrontare la battaglia con una buona probabilità di non uscirne troppo sciupati.
11) potenza di fuoco (oh, finalmente): gli Abruzzi hanno 10 cannoni da 152 mm con la capacità di tirare circa 50 colpi al minuto da 50 kg (distanza max utile: sui 20-22 km).
11b): potenza di fuoco dei Brooklyn: 15 cannoni da 152 mm, con la capacità di tirare oltre 120 RPM da 59 kg (metà peso dei cannoni da 203) su distanze pratiche paragonabili.
12) Potenza di fuoco a confronto: 120+ rpm = circa 7.200 kg/min per i Brooklyn vs 50 rpm = 2.500 kg per gli Abruzzi.
Battaglia ipotetica
Helena e Garibaldi (o St Louis e Abruzzi?) si avvicinano rapidamente andando ad incontrarsi come due pugili sul ring, in quella che l'ammiraglio Da Zara dirà essere la tragica consensualità del combattimento navale. Entrambi aprono il fuoco a circa 21 km di distanza, il tempo è ottimale, mare abbastanza calmo, poco vento e molto Sole. Un bel giorno per fare il bagno. O per morire. O per entrambe le cose.
Entrambe le navi si incrociano con le granate che saettano nel cielo. I primi colpi servono per aggiustare il tiro, più che altro. Più o meno entrambe ci riescono nello stesso tempo. Poi passano al tiro battente. Ma qui c'é una brutta sorpresa. Mentre la distanza scende a circa 18 km, dopo qualche minuto piuttosto inconcludente, ecco che il Garibaldi colpisce l'Helena con un proiettile che esplode sul ponte corazzato, causando seri danni locali (nella zona centrale della nave). Ma l'Helena non demorde certo, perché mentre due delle salve del Garibaldi sono in volo, dall'altra parte ce ne sono tre, con fino a 45 proiettili (contro venti) simultaneamente in 'viaggio' per il loro obiettivo. L'Helena nemmeno cambia rotta seppur inquadrato e danneggiato. Continua a sparare ad almeno 6 colpi al minuto per cannone, surclassando l'attonito Garibaldi, che si vede recapitare un proiettile poco dopo il successo sull'incrociatore americano. Il colpo va a segno a prua e trapassa lo scafo facendo poco danno prima di esplodere in mare. Ma almeno altri cinque colpi esplodono a distanza ravvicinata scheggiando e innaffiando la nave, che deve accostare per uscire dalla zona di pericolo. Così fa anche l'Helena.
Ma mentre le navi manovrano, è difficile tenere puntato il bersaglio. Tuttavia il filo viene ripreso rapidamente, solo che l'Helena manda subito una valanga di colpi sul Garibaldi, che si trova almeno trenta granate che gli scoppiano tutt'attorno in pochi secondi, di cui almeno una mezza dozzina nuovamente dannose. Spara a sua volta diverse salve, almeno per ora è in vantaggio, sull'Helena una torre da 127 è fuori uso per via del colpo iniziale. Mette a segno un altro proiettile, ma questo non fa altro che bucare un fumaiolo e poi esplodere in mare causando qualche danno da schegge.
L'Helena avvampa il mare con le sue torri che tirano a breve distanza l'una dall'altra, con rabbia e potenza impressionanti. Prima che il Garibaldi possa tirare una seconda salva dopo quella che ha colpito ancora l'Helena, questo spara ben due salve per un massimo di altri trenta colpi. Di nuovo, altre granate esplodono tutt'attorno la nave italiana, che viene centrata a in rapida sequenza da due colpi ulteriori dell'ultima salva, uno colpisce una torre binata, non la penetra ma la concussione la mette fuori uso almeno momentaneamente. L'altro colpisce in pieno la fiancata superiore della nave (a dritta, probabilmente), e penetra almeno parzialmente il ponte, tanto da esplodere e mettere fuori uso due caldaie della nave.
Il Garibaldi accosta dopo avere perso almeno un paio di nodi per via di questi danni, ma viene comunque sottoposto ad un diluvio di proiettili. A quel punto prende altri cinque colpi nei successivi tre minuti, mentre a sua volta tira un proiettile che centra una torre americana, ma senza danno, tanto che essa riprende a sparare entro un minuto dall'impatto (il proiettile rimbalza in mare). Solo uno dei colpi americani colpisce il Garibaldi alla cintura, ma ovviamente non passa, dato che la distanza è in quel momento circa 17,5 km e l'angolo d'impatto almeno 20°.
Ma gli altri fanno danni considerevoli, centrando la nave e danneggiando lo scafo a poppa, vicino al timone; un fumaiolo, senza quasi effetto; a centro nave ancora una volta, distruggendo una torre da 100 mm e relative munizioni; e infine una barbetta da 152, senza perforarla, ma causando molti danni da schegge.
Incendiato e senza un quinto delle armi, il Garibaldi deve allontanarsi e per farlo lancia una cortina fumogena molto fitta, oltre a lanciare tre siluri da 15.000 metri, calcolando che l'Helena andrà incontro ad essi a tutta velocità. Nel mentre spara per quel che può anche se il fumo e la cortina causano un problema notevole per la punteria. L'Helena manovra per evitare ogni rischio siluri, ma continua a sparare. A questo punto, il Garibaldi si ritira.
Le possibilità, dopo questo 8-3, sono varie. Il Garibaldi cerca di scappare e se è fortunato, riesce a far sprecare abbastanza colpi all'Helena, da consigliargli di evitare una lunga caccia in cui sarebbe a corto di munizioni (come successe con il Bande Nere a Capo Spada, insomma). Sennò succede qualcos'altro (come al Colleoni, sempre a Capo Spada). Il danno alla prua iniziale, nonché le caldaie KO, finiscono per impedire al Garibaldi di fuggire (l'unica è di rimettere in sesto le caldaie danneggiate in tempo utile) e l'Helena non se lo fa ripetere due volte. Dalle lunghe distanze a cui si è mantenuto prudentemente, comincia a martellare il Garibaldi con le sue artiglierie di prua (6 in tutto), mentre il Garibaldi si difende essenzialmente con le cinque di poppa. Tutto andrebbe anche bene, ma l'Helena riesce a centrare il Garibaldi da circa 18 km con altri due colpi micidiali. Uno danneggia il locale turbine N.2 e l'altro penetra addirittura il ponte corazzato nella zona delle due torri di poppa, provocando una deflagrazione delle cariche di lancio. La nave esplode parzialmente, danneggiata irrimediabilmente sia come armamento che come apparato motore.
L'Helena si avvicina e finisce l'oramai inerme Garibaldi tirando ripetutamente a breve distanza, prima a circa 6 km, poi a 3, poi a 2, poi a 1... all'altezza del galleggiamento. Da quelle distanze nemmeno la cintura del Garibaldi assicura la salvezza contro le granate pesanti dell'Helena. Occorrono decine di colpi per finire il Garibaldi, e quando sono finite le granate AP si usano le HE, molto potenti come carica esplosiva e dunque adatte a squassare la nave nelle zone non protette oppure a danneggiare lo scafo sotto il galleggiamento. Certo che un lanciasiluri sarebbe stato meglio, ma alla fine il tiro combinato dei 152 e dei 127 riduce ad un rottame il Garibaldi che poi è affondato o si auto-affonda dopo essersi arreso.
Questo, naturalmente, è un tipo di soluzione possibile. Ma in generale, dò i Brooklyn, specialmente i due St.Louis, vincenti contro gli Abruzzi. Nel primo caso al 60-70%, nel secondo al 70-75%.
Niente a che vedere, poi, con il discorso strategico. I Brooklyn, con un'autonomia pratica di circa 10.000 miglia marine (18.000+ km) contro circa 4.500, possono recapitare 3.000 proiettili (che, se fossero tutti AP, peserebbero ben 180 tonnellate) ad una distanza doppia di quanto non possano fare gli Abruzzi con i loro circa 1.500-2.000 colpi (max 100 tonnellate). Se si considera il semplice rapporto raggio d'azione (o autonomia)- carico utile, non c'é proprio partita. Non bastano certo i 2 km di gittata extra dei cannoni o il nodo di velocità in più, per equilibrare le cose. Del resto gli Abruzzi sono stati fatti per il Mediterraneo, ma ancora più notevole è che i Brooklyn, pur con le limitazioni all'armamento e alla protezione dovute alla necessità di navigare bene e a lungo in mezzo all'oceano... sono ancora in grado di battere gli Abruzzi.
In altre parole, un Brooklyn sarebbe stato in grado, nominalmente, di partire da New York, arrivare davanti Ostia, battere e possibilmente affondare un Abruzzi, e poi, se non ha rimediato troppi danni (ma già l'interscambio di colpi iniziale dovrebbe essere a suo favore di circa 2,5-3:1, e poi con i danni cumulati non farebbe che crescere), ritornare a New York.
L'Abruzzi, invece, non potrebbe fare altrettanto: appena arrivato a New York sarebbe già 'sulle tele' quanto a riserve di carburante. A quel punto, al Brooklyn basterebbe farlo girare a vuoto per qualche ora con una schermaglia non troppo pericolosa, e probabilmente l'Abruzzi finirebbe totalmente la nafta. Non solo: in nessun caso potrebbe mai tornare indietro, manco a mettere le vele, manco a mettere l'equipaggio a vogare con le lance a mare!
Ecco in definitiva, quel che significava la superiorità dei Brooklyn, al di là del glamour dell'italian design ostentato dagli Abruzzi.
Ovviamente, contro altri incrociatori leggeri, nemmeno si pone il discorso seriamente.
Per quel che riguarda gli Abruzzi, è probabile che la loro corazza orizzontale sarebbe perforabile da circa 17 km, malgrado il ponte principale da 40 mm di spessore.
I precedenti Savoia sono più veloci (e forse è l'unica cosa che si può fare, scappare...), ma per il resto non solo hanno solo 8 cannoni da 152 di vecchio tipo anziché 10 nuovi (i cannoni a culla unica con spaziatura di 'ben' 75 cm dei vecchi incrociatori italiani), per cui non possono proprio competere in potenza di fuoco contro i Brooklyn, anche se i loro cannoni hanno una cadenza di tiro leggermente migliore (non di molto, comunque sia).
Quanto alla protezione, con 70+30/35 mm, i Savoia non hanno una protezione del tutto sufficiente contro i proiettili pesanti dei Brooklyn. Chissà se potrebbero reggere anche solo da 15 km. Ma il peggio è che hanno un ponte da 35 mm, il quale è ulteriormente più vulnerabile. Probabilmente questo significa essere perforabili a non più di 16 km, per cui è facile che i Savoia siano estremamente vulnerabili. Almeno gli Abruzzi hanno probabilmente una IZ tra 5 e 17 km rispetto ai cannoni dei Brooklyn; ma i Savoia, pur essendo delle ottime navi, hanno una IZ che facilmente andrà soltanto tra 12 e 16 km, che davvero non è molto, e diciamocelo, con la parte determinante del combattimento che avviene tra 15 e 20 km, è effettivamente troppo poco, non più di 4 km anziché 12, significano un margine entro cui muoversi troppo debole per essere sfruttato bene.
I precedenti Montecuccoli sono anche peggio: con 60+30 mm di cintura hanno probabilmente una vulnerabilità entro i 14 km circa, ma il ponte è di appena 30 mm, per cui probabilmente hanno circa 14-15 km di distanza di penetrazione; praticamente non hanno una IZ (se c'é, sarà di 1-2 km a far tanto, ma proprio tanto...). Inoltre le torri non sono sufficientemente protette per assicurare di reggere al tiro dei Brooklyn.
I vecchi Da Giussano/Cadorna non hanno una protezione realmente efficace contro i 152 mm, come dimostrato dalla fine del Colleoni. Anche queste navi hanno poco da guadagnare e quasi tutto da perdere contro i Brooklyn (o qualsiasi altro incrociatore leggero minimamente 'serio'). Non solo, ma nemmeno contro i 127 mm hanno una protezione sufficiente, specie se sono proiettili di tipo AP.
Ricapitoliamo?
Navi italiane vs Brooklyn: IZ 5-21 km.
Brooklyn vs Abruzzi: IZ 3-17 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 60-70% probabililità di distruzione Abruzzi: 40-50%
Brooklyn vs Savoia: IZ 12-15 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 70-75% probabilità di distruzione Savoia: 55-60%
Brooklyn vs Montecuccoli: IZ 12-13 km Probabilità di vittoria Brooklyn: 75-80% probabilità di distruzione Montec: 60-70%
Brooklyn vs Di Giussano/Cadorna: IZ nulla Probabilità di vittoria Brooklyn: 85-90% probabilità di distruzione DiG./Cad: 70-80%
E contro gli altri incrociatori europei e/o giapponesi? Beh, questa è un'altra storia. Non è detto che la racconterò, ma in caso sarà solo perché troppo stanco e annoiato per farlo (almeno spero).
Però considerate che i La Gallissonniére erano probabilmente analoghi ai Savoia, e forse lo stesso valeva per gli incrociatori tedeschi. Mentre I Leander erano forse come i Montecuccoli, e i Town come gli Abruzzi (più o meno). Per i Mogami non saprei, ma probabilmente erano, già con i 155 mm, degli avversari circa comparabili ai Brooklyn, anche se un pò manchevoli in termini di protezione orizzontale e di cadenza di tiro.
E contro i Washington?
Comparando i Brooklyn a navi come i primi incrociatori Washington, c'era sicuramente di che riflettere. I Pensacola, per esempio. Malgrado la loro potente batteria da 10 cannoni calibro 203 mm, essi erano navi assai limitate come tenuta al mare e costruzione troppo leggera. Non erano navi di poco conto, ad ogni modo, perché gli incrociatori inglesi e francesi erano quasi sprotetti mentre le navi americane avevano 64 mm sulla cintura sala macchine e addirittura 102 mm zona depositi, ponte 25 mm macchine e 45 depositi, e diverse paratie tra 25 e 64 mm. Le barbette erano solo da 19 mm mentre le torri arrivavano a 64 mm frontali e 51 tetto, torrione solo 32 mm.
Se si considera questi valori, essi appaiono competitivi o superiori rispetto a tutti gli incrociatori analoghi costruiti dai britannici e con la maggior parte di quelli francesi. La IZ era contro il 127 mm alle medie distanze, mentre si contava sulle attrezzature di tiro per tenere a bada gli incrociatori leggeri con il 152 alle lunghe distanze, anche se non c'era una vera IZ contro di essi.
I Northampton erano senz'altro un miglioramento, la corazza passava da forse 700 ad oltre 1.000 tonnellate, aumentando dal 6 (?) all'11% del dislocamento. La cintura era da 76 mm sulla sala macchine e 95 sui depositi, le paratie da 64-25 mm, i ponti erano, sulle macchine, da 25 mm e sui depositi da 51 mm, le torri e il torrione erano analoghi a prima, ma le barbette erano da 38 mm. In tal caso la IZ iniziava sopra i 7,4 mm contro i 127 mm (L38?), mentre contro i 152 essa si limitava tra 9,2 e 19,1 km, ma attenzione, soltanto nella zona depositi, che come è stato detto prima, aveva una cintura laterale da ben 95 mm e il tetto da 51 mm.
Queste navi erano indubbiamente un nemico temibile per qualsiasi incrociatore leggero. MA i Brooklyn non erano certo un incrociatore leggero qualsiasi. La loro efficacia era parecchie volte superiore a quella di un Omaha e anche a diversi tipi di incrociatori apparsi più di recente. Se si fosse scontrato con queste navi, che erano circa delle stesse dimensioni ma meno pesanti, il Brooklyn sarebbe risultato circa pari come velocità e come autonomia. Quanto alla potenza di fuoco, esso avrebbe potuto battere i suoi avversari almeno in teoria.
Infatti, i 203 mm erano dotati di maggiore distruttività per colpo singolo e storicamente il cannone più grosso, detta legge. Però questo è maggiormente vero se si rapporta al nemico con cui avere a che fare. In questo caso, la situazione era piuttosto difficile per entrambi i contendenti. Ma le corazzature dei Pensacola non bastavano minimamente per garantire qualcosa contro il 152 mm e i Northampton erano molto marginali: sulla zona sala macchine rischiavano di continuo avendo una cintura buona sopra forse gli 11.000 m (?) ma lì erano già vulnerabili al tiro da quella distanza, almeno contro i proiettili AP pesanti da 59 kg. I depositi delle munizioni erano se non altro meglio protetti, ma le torri e le barbette, così come il torrione, non lo erano. Non era certo la migliore condizione per sopravvivere ai proiettili del Brooklyn.
Poi c'era l'armamento vero e proprio. In entrambi i casi mancavano i lanciasiluri. Però i cannoni non erano un problema. I Northampton ne avevano 9 da 203 mm, i Brooklyn 15 da 152 mm.
Il peso di bordata di 9 pezzi da 203, con i proiettili da 118 kg, era sui 1.000 kg. La gittata superava i 27.000 metri. Non male indubbiamente.
Ma non era così splendido come sembrava. Infatti, i Brooklyn non erano incrociatori leggeri 'normali' con 6/8/9 pezzi da 152 mm. Avevano ben 15 cannoni. Con le munizioni AP pesanti potevano lanciare quasi 900 kg di bordata su distanze di quasi 24 km.
La maggiore gittata sembrava più che altro un problema tecnico, perché il raggio di entrambi era sufficiente per colpirsi a vicenda alle massime distanze pratiche.
Restava da capire la questione della cadenza di tiro. Ecco, i cannoni da 203 mm sparavano 3, massimo 4 colpi al minuto. I pezzi da 152? Almeno 8 colpi. Questo significa che persino presi cannone per cannone, avevi ancora una pressoché equivalenza. La possibilità che un Northampton o un progetto analogo inglese o francese fosse centrato in qualche punto vitale dai 152 con effetti solo marginalmente inferiori rispetto al 203 mm contro i Brooklyn, appare tutt'altro che infondata. I colpi da 152 sono molti di più per unità di tempo: almeno 8 colpi al minuto per 15 cannoni, così arriviamo a ben 120+ colpi al minuto. D'altro canto, gli incrociatori pesanti hanno 9 cannoni da 3-4 colpi al minuto l'uno. Se poniamo che siano 3,5, allora abbiamo circa 3.600 kg di munizioni/minuto ripartite in circa 32 colpi. Il peso complessivo dei Brooklyn è micidiale: oltre 120 RPM, che comportano circa 7.200 kg.
Ripeto: Northampton: 32 RPM da 118 kg = 3.600 kg circa.
Brooklyn: 120+RPM da 59 kg = 7.200+ kg.
Considerando più o meno paragonabile la precisione dei cannoni, c'é la possibilità che alle distanze tipiche di combattimento i Brooklyn possano mettere a segno 4 volte tanto di proiettili di quelli che incasserebbero in cambio. E ciascuno di quei colpi sarebbe abbastanza facilmente capace di infliggere danni micidiali all'armamento e ai motori dell'incrociatore pesante (che in realtà più leggero dei Brooklyn). L'unica cosa che si può dire è che i depositi di munizioni sarebbero poco afflitti e lì i Brooklyn rischierebbero di più dei Northampton, avendo una protezione addirittura inferiore. Ma la cintura dei Brooklyn potrebbe resistere al 203 mm su distanze maggiori di circa 16 km persino con angolo a 90° e probabilmente era capace di reggere sopra i 12 km a 30°; la IZ era più o meno tra 12/16 e 19 km, quindi le macchine avevano un minimo di capacità di resistenza. Anche il deposito munizioni posteriore aveva una discreta resistenza in genere, ma stranamente non lo era quello delle torri anteriori, forse perché molto sotto rispetto al livello del mare. Le torri e le barbette erano pressoché invulnerabili sopra 12-14 km circa, e fino a circa 19 km (tetto torri).
Nell'insieme sarebbe stata una battaglia molto pericolosa, ma il poter colpire in maniera efficace la controparte con un gran numero di proiettili di elevate prestazioni, rendeva i Brooklyn probabilmente superiori e certamente in grado di scaraventare qualcosa come il doppio del 'ferro' sull'obiettivo a parità di tempo, il che non è davvero male se si considera che i loro proiettili pesavano la metà di quelli delle navi con l'8 pollici.
Discorsi simili si potrebbero fare anche per i Washington europei, come i Dunquesne e i County, ma anche i Suffren e i Trento, tutte navi non del tutto protette (nel migliore dei casi) per le distanze di combattimento, contro i cannoni dei Brooklyn, e probabilmente di meno di quanto i Brooklyn non fossero protetti contro questi cannoni da 203 mm. Ma ogni proiettile da 59 kg faceva parecchio male, forse non tanto di meno dei pezzi da 8 pollici, specie considerando che il Brooklyn era più protetto di ciascuno di questi incrociatori.
Contro le navi giapponesi, a cominciare dai Mogami ovviamente, i discorsi sono per certi versi simili e per certi versi diversi. I siluri giapponesi sono pericolosi (anche per la stessa nave, se vengono colpiti quando sono ancora a bordo), le cinture corazzate giapponesi non scherzano, ma la cadenza di tiro non è eccezionale (i Mogami di fatto erano meno potenti dei Brooklyn, almeno come armi originarie e senza considerare i siluri) e ponti, sovrastrutture e torri erano troppo poco corazzati. Però sarebbe stato un bel match.
Naturalmente, le cose sarebbero cambiate sensibilmente contro i New Orleans, gli Zara, il Suffren, forse gli Hipper (poco protetti ma comunque reputati i migliori incrociatori pesanti sulla piazza), per non parlare del Wichita, il discendente diretto degli stessi Brooklyn. Siccome quest'ultimo era giunto successivamente come implicito riconoscimento dell'utilità degli incrociatori pesanti, concentriamoci con i New Orleans. Questi avevano una corazza leggermente superiore.
La corazza, al 15% del dislocamento, aveva una cintura tra 76 e 127 mm+19 mm STS. Il ponte era 57 mm ovvero 2,25 in e non 2 (era il 12,5% in più). Le torri erano spesse fino a 203 mm, barbette erano di spessore diverso a seconda dei sottogruppi, ma il minimo era 127 mm. Questo già basta, perché è praticamente impossibile per un 152 mm perforare una barbetta da 127 mm se non a distanze incredibilmente brevi, troppo poco per essere credibili in battaglie (almeno diurne), verosimilmente meno di 10 km, specie se le barbette erano di corazza Class A. La corazza di spessore maggiore (133 o 152 mm) era pressoché inespugnabile. Ah, le barbette erano una cosa, ma le torri erano spesse fino a 203 mm frontali, praticamente impossibili da perforare dai 152 mm, a parte forse che sotto i 2 km (a far tanto). Chiaramente, le torri da 165 mm contro il 203 mm subivano danni molto maggiori e probabilmente erano perforabili da distanze fino a 10 km.
Quindi i New Orleans erano molto più temibili da tutti i punti di vista, ma anche così i Brooklyn avevano una tale potenza di fuoco e rapidità di tiro da ispirare successivamente la creazione degli incrociatori Cleveland, che poi saranno, con meno cannoni principali ma più armi contraerei, i migliori della II GM e certo i più numerosi.
Difficile dire se ne valesse davvero la pena. Contro i vecchi incrociatori i Brooklyn avrebbero potuto vincere, ma contro navi fatte senza troppi limiti di dislocamento, sarebbero stati nuovamente in difficoltà. I giapponesi avevano fatto una cosa analoga, anzi furono proprio loro ad inspirare gli americani; ma poi i loro quattro Mogami diventarono a tutti gli effetti incrociatori pesanti con le torri binate da 203 al posto di quelle triple da 155, e questo malgrado il fatto che le armi da 155 erano, come diverse altre dell'epoca, pensate anche per il tiro antiaerei (cosa che indubbiamente avrebbe fatto comodo al Mikuma e al Mogami nella battaglia di Midway e non solo) anche se non ancora ottimali per questo compito. Resta il fatto che nessun incrociatore leggero ha mai più superato in potenza di fuoco i Brooklyn, e che essi si sono dimostrati dei navigli di grande successo durante la guerra, sopravvivendo quasi sempre anche a punizioni inflitte da breve distanza, persino da cannoni da incrociatore pesante, o a bombe teleguidate dello stesso tipo di quella che mandò a picco la corazzata Roma. Niente male davvero, come 'tentativo'.
USS Helena (CL-50) - Wikipedia
CL40 Brooklyn light cruisers (1938 - 1939) - United States Navy (United States of America)
RIN Abruzzi Class - Italian warships of WW2
In questo articolo confrontiamo i migliori incrociatori leggeri prebellici. Tanto, l'argomento incrociatori è talmente ampio, che è impossibile stare a discutere su ogni singola classe contro ogni altra. Così ho iniziato questo discorso confrontando i Brooklyn americani, contro i nostri famosi Abruzzi/Garibaldi.
Come andrà? Beh, proviamo a vedere in base ai dati a nostra disposizione.
Anzitutto i Brooklyn, come tante altre navi americane, hanno fatto un notevole affidamento sulla potenza di fuoco, le dimensioni sono considerevoli, il look a mio avviso è un pò trasandato e poco compatto rispetto alle forme austere e esemplarmente semplici dei nostri incrociatori, dagli Montecuccoli in poi, con quella loro assurdamente piccola e bassa torretta di comando, che stranamente nessuno ha mai replicato altrove (anzi, la tendenza è stata quella di un progressivo aumento delle sovrastrutture).
Ma questo non è certo il punto della nostra questione, non è una sfilata di moda e in ogni caso non è detto che i Brooklyn ci facciano una brutta figura, anche se la torre N.3 (che punta verso il torrione di comando...) è alquanto stravagante vista di profilo. Ma all'epoca capitava anche questo.
Gli incrociatori tipo Brooklyn erano la prima classe di unità 'leggere' realizzate dagli Stati Uniti con i criteri dettati dai trattati internazionali, infatti in precedenza avevano preferito di realizzare soltanto navi pesanti con grossi calibri (203 mm). Gli unici esempi di incrociatori leggeri 'moderni' restavano così i vecchi Omaha, oramai obsoleti e quindi, necessitanti di un sostituto.
La conferenza di Londra del 1930 limitò infatti il numero di incrociatori pesanti con il 203 mm e quindi quelli leggeri (entro i 155 mm) vennero considerati notevolmente più importanti. E un gran numero di cannoni da 152 mm poteva essere vantaggioso contro gli incrociatori Washington di prima generazione, anche se molto meno di quelli della 2a. La situazione comunque fu ben presto cambiata in maniera bilanciata tra incrociatori pesanti e leggeri. Fu in questa conferenza che si stabilì una netta distinzione tra incrociatori pesanti e leggeri, ma soltanto in relazione al calibro. Il limite per ciascuna nazione era di 180.000 tons e 18 incrociatori pesanti per gli USA, 147.000 e 15 navi per la RN, 108.000 e 12 navi per il Giappone. Notare come Italia e Francia non fossero menzionate. Gli incrociatori leggeri: 143.500 tons per l'USN, 192.200 per la RN e 10.450 tons per la marina giapponese. Il guaio maggiore per l'USN, malgrado la sua predilezione per gli incrociatori pesanti, era che le restavano solo due altri scafi da ordinare, essendo la sua quota pressoché completa. Ecco perché ci si decise a valutare seriamente le navi 'leggere'.
Con ancora circa 100.000 tonnellate di dislocamento disponibile si mirava a costruire fino a 12 incrociatori leggeri capaci di sconfiggere anche le navi con calibri maggiori, ergo gli incrociatori pesanti. Ma questi diventarono più robusti e meno facilmente eliminabili dal tiro dei calibri minori. Tutto fu alla fine risolto perché il nuovo cannone da 152 Mk 16 era capace di perforare quasi il doppio del vecchio tipo degli Omaha, e questo indubbiamente rese possibile la realizzazione dei Brooklyn, visto che queste loro artiglierie sembravano sufficientemente pericolose anche per un qualsiasi altro incrociatore da 10.000 tonnellate. Oltretutto la marina americana voleva anche un raggio oceanico e velocità simili agli incrociatori pesanti. Alla fine vennero realizzati nove Brooklyn, come risposta ai soli quattro Mogami giapponesi (15x155 mm), che poi diventeranno pesanti (10x203 mm) lasciando la categoria per la quale le navi americane erano state costruite.
La realizzazione dei Brooklyn, però, fu tutt'altro che leggera. Concepiti per rispondere ai Mogami giapponesi, erano direttamente derivati dai New Orleans e quindi grandi, pesanti, ben corazzati e ben costruiti. Come le navi giapponesi, ebbero ben 15 cannoni principali in cinque torri trinate, così tanti che la terza torre aveva giocoforza un brandeggio limitato e come le navi giapponesi, in pratica utilizzabili solo per sparare bordate sui fianchi. Non era un granché come disposizione e probabilmente anche gli americani se ne resero conto, tanto che i successivi Cleveland ebbero una torre in meno, ma in compenso quattro cannoni antiaerei in più nella loro batteria secondaria. Tutt'altra cosa, anche se purtroppo i Cleveland finiranno per subire una certa instabilità a causa dei pesi in alto. Peraltro, nessuno dubita che fossero migliori dei Brooklyn come macchine belliche. Del resto, non poteva che essere così vista la loro più recente progettazione.
La classe Brooklyn venne realizzata in numerosi esemplari, nove per la precisione. Essi erano del tutto coevi con i due Abruzzi.
Ma gli ultimi due erano diversi dai primi, proprio come accadde con i Town inglesi (Edinbourgh e Belfast) e con gli Abruzzi italiani (ultimi dei dodici Condottieri). Essi erano infatti provvisti di motori con caldaie ad alta pressione più compatte, che permise di ridistribuire meglio i locali macchine all'interno della nave, rendendola più sicura ai colpi subiti. Inoltre, per la prima volta in un incrociatore americano, essi avevano 8 cannoni da 127 antiaerei in torretta. Ma non come quelli precedenti: questi erano pezzi da 127/38 e in torri binate, tutt'altra cosa dunque, sia in termini antiaerei che antinave. Queste armi diventeranno le migliori DP (dual purpuse) dell'intero conflitto. Forse anche la protezione balistica era leggeremente superiore, ma comunque non di molto.
I due St. Louis entrarono in servizio il 19-5 e il 18-9-39, questo significa che entrambi erano in servizio già nel giugno 1940, anche se uno soltanto lo era al 1 settembre 1939, quando comunque gli USA non erano in guerra (ma già fornivano armi agli alleati europei).
Erano quindi di qualche anno successivi ai due Abruzzi, ma la sostanza non cambia: entrambi erano espressione degli ultimi anni prebellici nella categoria incrociatori (anzi, i primi Brooklyn erano arrivati un pò antecedentemente agli Abruzzi) e quindi, funzionalmente e cronologicamente equivalenti, oltretutto per quando entrò in guerra l'Italia entrambi esistevano ed erano in servizio. Tanto più questo era vero, quando gli USA entrarono in guerra.
Caratteristiche tipiche dei Brooklyn:
Dislocamento: 10.000-13.327 long tons
185,4 m x 18,8 m x 6 m
Potenza: 4 turbine, 4 assi, 100.000 hp
Armi: 15x152 mm; 8x127 mm; varie armi minori; 4 aerei.
A differenza di tanti altri incrociatori americani prebellici, questi bastimenti ebbero un grande successo e attività, sopravvivendo anche a punizioni che avrebbero facilmente mandato a picco qualsiasi altra nave della categoria e non solo. Inoltre diedero origine al Whichita e ai Cleveland/Fargo bellici.
Quanto agli Abruzzi, erano il 5o gruppo della classe Condottieri, progressivamente evolutasi dagli 'incrociatori di carta' delle prime due sottoclassi, a navi ben equilibrate (le altre due), e infine a degli ottimi incrociatori leggeri meglio armati e protetti di qualsiasi altro nella R.M., a parte gli Zara.
I due Abruzzi, rispetto ai precedenti Aosta, avevano uno scafo più largo di quasi 1,5 metri, macchinari più compatti e due catapulte anziché una, con un massimo teorico di 4 aerei complessivi. Ma non c'era hangar (a differenza dei Brooklyn). La protezione era aumentata da 1.700 a 2.131 tonnellate (o long tons?). In tutto il dislocamento standard era passato a valori molto maggiori, visto che i Montecuccoli erano 7.523 t standard e gli Aosta 8.994 t a pieno carico. La potenza era leggermente inferiore, l'autonomia un pò migliore e sopratutto c'era una IZ molto più ampia verso i 152 mm e persino, limitatamente, contro i 203 mm (ma quest'ultimo è un dato alquanto discutibile, visto che il margine, dato il ponte molto sottile, non era comunque elevato).
Corazze vs cannoni
Nel caso dei Brooklyn, la loro protezione era in larga parte una ripetizione dei New Orleans, da cui derivavano largamente anche come progetto di base. I Brooklyn erano protetti a sufficienza contro il 152 mm. Con un massimo di circa 130 mm sulla cintura corazzata, a seconda di dove si prendeva l'esempio, e un ponte di almeno 51 mm, ottima corazzatura (omogenea Class B, STS oppure, per le corazze almeno delle barbette, la Class A indurita tipo KC), era sufficiente per ridurre il rischio ai punti vitali della nave dati da cannoni di medio calibro a quasi tutte le distanze tattiche.
La corazza della cintura era alta ben 4,2 metri sui fianchi della sala macchine ed era spessa nondimeno ben 127 mm su piastra da 16 mm tipo STS (special treatment steel). Era meno alta sui depositi di munizioni e di spessore minore, ma questi depositi erano subacquei. Il ponte era di 51 mm e posizionato al bordo superiore della cintura principale.
Questi spessori erano abbastanza elevati da rendere la vita dura a qualsiasi pezzo da 152 mm: se la corazza usata dagli italiani non è apprezzabilmente superiore, dobbiamo dedurre che 2 pollici di ponte e 5 di cintura siano sufficienti per la protezione dal tiro del 152 delle navi italiane.
Purtroppo non abbiamo dati sulla perforazione a distanze inferiori, ma a 14 km la penetrazione (corazza omogenea!) dei 152 italiani (proiettile da 50 kg) è di 86 mm/0° oppure di soli 70 mm/30°. Corazza ponte: 18 mm.
A 16 km: 74 mm (60 a 30°) e 25 mm ponte. -12/+7 mm
A 18 km: 65 mm (53 a 30°) e 30 (??) ponte. - 9 /+ 5 mm
A 20 km: 58 mm (47 a 30°) e 43 mm (??) ponte (NB o è troppo questo valore, oppure è troppo poco quello a 18 km, a mio avviso...) -7/+13 mm
Per superare i 130 mm dovremmo scendere probabilmente a circa 8 km oppure meno di 6 km a 30°, effettivamente non molto, almeno non di giorno e in buone condizioni meteo, che nemmeno a dirlo, sono condizioni indispensabili per parlare di questa battaglia.
Mentre il ponte è probabilmente impenetrabile a tutte le distanze tattiche, visto che ancora a 20 km la penetrazione è di soli 43 mm e per arrivare a 51 mm la distanza è probabilmente superiore ai 21 km. Se si considera che prima il proiettile deve comunque attraversare il fianco o lo scafo della nave (spessori probabilmente 13-16 mm), la distanza effettiva di penetrazione è ancora maggiore anche senza considerare le sovrastrutture e quant'altro.
Quindi la IZ dei Brooklyn vs gli Abruzzi è probabilmente tra 6/8 e 22 km, in miglia sarebbe sulle 4-12 NM. Questo è sufficiente contro qualsiasi problema pratico dato dai 152 mm nemici.
Dal canto loro gli Abruzzi sono pressoché inespugnabili ai 152 americani sulla cintura, ma non è così anche per il ponte, limitato a soli 40 mm. Il ponte di coperta, con 15 (o 20?) mm è pressoché inesistente come protezione e non capisco come mai venga conteggiato in tal senso (oltretutto non penso che esso fosse di corazze speciali, a che pro con tali modesti spessori? Al centro, sotto le sovrastrutture, si riduceva a soli 10 mm!). Caso mai le fiancate superiori sopra la cintura, con 20 mm di spessore (probabilmente senza contare anche lo scafo di per sé), sarebbero una buona garanzia di protezione in caso il proiettile passi per lo scafo.
Ora, il proiettile americano è pesante e lento, il che implica una traiettoria di caduta molto più accentuata di quella dell'arma italiana. Considerando la massa dell'arma americana, è ragionevole pensare che la sua capacità di penetrazione dei ponti corazzati sia molto superiore, così come è probabilmente inferiore (almeno nelle distanze medio-corte) contro le cinture corazzate. Incrociatori americani con 57 mm di ponte corazzato erano considerati invulnerabili fino a 18,3 km (10 NM).
Per cui è facile immaginare come gli Abruzzi fossero immuni da distanze che potrebbero essere tra 3-5 e 17 km a far tanto. La cintura corazzata a 'doppia azione' scappuccia il proiettile americano con la fascia esterna da 30 mm, e poi lo ferma con la piastra interna indurita da 100 mm a circa 12° di inclinazione, uno schema perfetto perché toglie al proiettile il cappuccio balistico e poi lo frantuma all'impatto con la corazza più dura. C'é anche una piastra di supporto posteriore e una di protezione antischegge/anti-allagamento interna.
Ma questo schema di protezione, elaborato e potente, era pesante e proprio per questo, lasciava poco margine per la protezione orizzontale; e per questo e non solo, non ha molto a che vedere con la resistenza del ponte, che risulta piuttosto limitata. L'unico vantaggio dalla protezione verticale è quella della cintura superiore, ma senza impatto contro quest'ultima ben poco è possibile fare e dato l'angolo di caduta molto accentuato, è facile che non sia possibile affidarsi più di tanto a questo tipo di protezione, ergo il proiettile facilmente atterrerà sulla coperta piuttosto che passare dai fianchi.
Quanto al resto della protezione, le torri e il torrione sono ben protetti. Le torri delle navi italiane da ben 135 mm, con le barbette da 100 mm e il torrione da 140 mm nella parte più spessa, 40-50 mm nel resto della struttura che come è noto, nelle navi italiane più moderne era integralmente costituita da una specie di cilindro tronco-conico con le pareti esterne corazzate. Ma questa protezione da un lato non era sufficiente per proteggere l'intera struttura dalle cannonate da 152 mm, e dall'altra rendeva necessariamente il torrione un pò troppo basso e angusto per sistemare tutto quanto, tanto che molta attrezzatura era sistemata fuori o sopra di esso. Quanto alle barbette, esse avevano uno spessore adeguato, ma non strabiliante.
Infine, il torrione dei Brooklyn, sebbene di foggia standard, era spesso sui 127 mm (5 in), abbastanza per resistere affidabilmente contro il 152 mm, almeno oltre i 6-8 km circa, un pò meno comunque che nel confronto con il torrione degli Abruzzi (ma solo nella parte più spessa) vs il 152 americano.
Vulnerabilità dell'armamento
Non di rado accadde che gli incrociatori, anche con buona protezione, rimasero senza sufficiente acciaio per proteggere le torri (e il torrione). E' il caso delle navi giapponesi (che erano invece molto forti come cintura, diciamo pure, 'nera'...) e inglesi (fino al secondo lotto dei Town, per le altre c'era il filtro del the). Non era invece il caso dei nostri due contendenti.
Le torri americane avevano fianchi, pare, da appena 32 mm (1,25 in), così come il retro. Però questi lati erano, sebbene un pò troppo sottili, quasi mai esposti al tiro delle navi nemiche visto che si suppone che le torri fossero dirette contro di esse. Quel che contava maggiormente era quindi la corazza anteriore e ovviamente, visto che è sempre esposta, quella superiore del tetto. In questo senso i Brooklyn hanno poco da temere: ben 165 mm frontali e 51 mm superiori (6,5 e 2 in). Uno spessore addirittura esorbitante nel primo caso, e sufficiente nel secondo. Le barbette erano impossibili da 'orientare' ma poco male: proprio per questo erano spesse, almeno sopra il ponte di coperta, ben 152 mm (6 in), che rendevano le torri poco meno che invulnerabili al tiro dei 152 mm, persino a distanze molto ridotte e che nel mondo reale dimostrarono di valere il loro peso, visto che l'USS Boise incassò un proiettile da 203 giapponese AP da breve distanza su di una barbetta e anche se la torre rimase bloccata (mi pare il minimo...), il proiettile non riuscì a passare.
E' difficile dire se gli Abruzzi sarebbero stati altrettanto resistenti, ma certo non nelle barbette, comunque assai spesse: fino a 100 mm sopra il ponte, 90 tra il castello e la coperta, e 80 (?) sotto di essa e sopra il ponte corazzato principale. Le torri italiane erano spessse fino a 135 mm frontalmente (circa 5,3 in) ma erano ben protette anche negli altri lati, sebbene non sia chiaro quanto protette. Una delle ragioni era che le torri di per sé erano molto piccole, con le artiglierie molto ravvicinate. In questo caso meno del solito, ma comunque solo 8 calibri, mentre il minimo sarebbe stato di dieci, come nel caso delle torri americane (che peraltro avevano culle uniche per i cannoni, anziché singole come per gli Abruzzi).
Potenza di fuoco effettiva
Difficile dire se i cannoni italiani fossero superiori ai tipi americani, ma ne dubito fortemente. Da un lato, questo potrebbe essere vero se si considera che le armi italiane tiravano proiettili da quasi 50 kg (AP) a oltre 900 m/sec, e potevano arrivare a ben 25,7 km alla massima elevazione. La gittata superava quella dei pezzi americani di circa il 10%, ovvero circa 2 km (25,7 vs 23,7 km o, se le torri erano quelle originali, circa 23,5 km a 41°). La capacità di perforazione era eccellente, con 86 mm a 14 km a 0°. Inoltre il tempo di volo era molto ridotto (non si sa quanto di preciso, però), e la zona di pericolo, dovuta al rientro a terra con ridotta inclinazione, era elevata (quella cioé, di 'incocciare' qualche nave nemica avvicinandosi alla superficie). Inoltre, il ridotto tempo di volo dava poco tempo per evitare la salva nemica in arrivo. Quanto alla precisione, la maggiore spaziatura e le culle uniche davano al 152/55 una migliore accuratezza dei vecchi cannoni, stando a navweaps addirittura meno di 100 metri con le AP a 17,5 km, che sarebbe davvero un eccellente valore. Peraltro, le HE erano date come oltre i 150-200 m di dispersione.
Ad ogni modo, non so da dove abbiano preso queste cifre, visto che a me risulta, dati di Storia Militare, un altro tipo di risultati, meno incoraggianti.
Eccoli in dettaglio: (da G. Colliva, Storia Militare apr 2010)
1938: raggio 16,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 228 (A) x 342 m (L)
1939: raggio 15,5 km, 2,1% centri, 40,5 sec (1,5 RPM); dispersione 278 x 405 m
1940: raggio 17,6 km, 5,6% centri, 31 sec (2 RPM); dispersione 303 x 462 m
Anche più strano è che i vecchi 152/53, malgrado tutto, erano più precisi (dopo le riduzioni delle cariche):
1938: raggio 15,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 178 x 263 m
1938: raggio 16,5 km ?% centri, ? rateo medio, dispersione 169 x 230 m
1939: raggio 16,8 km 4,5% centri, 44,4 sec (1,3), dispersione 168 x 226 m
1939: raggio 15,9 km 1,7% centri, 41,6 sec (1,5), dispersione 194 x 253 m
1940: raggio 16,2 km 7,8% centri, 33 sec (1,9), dispersione 149 x 214 m
Purtroppo non è riportato il tipo di munizioni con cui sparavano, se erano AP oppure HE. Ma è chiaro che da quel che si vede sopra, la precisione era a favore dei 152/53, sia Ansaldo che OTO (più precisi degli Ansaldo, è la 2a prova sia del 1938 che del 1939).
Ancora più stravagante che la precisione andasse migliorando per i vecchi cannoni da 152/53, mentre andava peggiorando, con il passare degli anni, per i nuovissimi 152/55. Strano, strano, strano.
La cadenza di tiro, oltretutto, non era certo messa a dura prova: come si vede sopra, di fatto non si arrivava a 2 RPM e parliamo di gittate tutt'altro che assurde, anzi, quelle giuste per sparare (16-20 km erano più o meno tra l'ottimale e il massimo per i 152 mm).
Altrettanto chiaro è che i cannoni da 152/55 delle prime prove, erano (e non poteva essere altrimenti) dei due Abruzzi, visto che le Littorio arrivarono solo nel 1940 inoltrato.
Non so quale dispersione avessero i 152 americani, ma non penso fosse peggiore, certo non di quella dei 152/55.
Ad ogni modo già da questi risultati si capisce quanto fosse improponibile combattere oltre i 20 km di distanza con i 152 mm. Eppure, l'HMS Neptune riuscì a centrare ben 3 volte il Bolzano a Punta Stilo con angoli di caduta dei colpi che arrivavano a circa 57-58°, il che significa teoricamente oltre 22 km di distanza!!! Strano, no? In pratica, il Bolzano fu messo in chiara difficoltà da una nave ben meno potente e armata, scarsa persino per la categoria degli incrociatori leggeri.
So the world goes around. O qualcosa del genere.
Quindi, se qualcuno pensa semplificando che A) gli Abruzzi tengono a bada i Brooklyn/St. Louis grazie ai 2 nodi di vantaggio velocistico e B) li demoliscono alla lunga distanza con i loro pezzi che hanno 2 km di raggio di tiro maggiore... beh, quel qualcuno non c'ha capito gnente. Ma proprio gnente gnente.
Anche perché la velocità effettiva degli Abruzzi era di poco superiore ai 33 nodi. Non era più di 1 nodo a parità di condizioni (% di stazza rispetto al pieno carico e % di potenza nominale dei motori). Era un vantaggio, sì, ma pensate di trovarvi a ritirarvi da un nemico che vi ha sopraffatto e vi tira da 15 km e voi dovete arrivare oltre i 24 per starvene al sicuro. Difficilino, visto che con 1 nodo ci mettereste 4 ore come minimo... e senza zig-zagare sennò perdete sia velocità (attrito) sia la rotta ottimale (allungandola).
E' più facile che il Brooklyn finisca i suoi 3.000 proiettili prima di scappare da esso, con questi presupposti...
Il vantaggio di una nave come gli Abruzzi potrebbe essere soltanto nettamente contro un vecchio incrociatore, come i Danae o gli Omaha, incapaci di fatto di combattere bene oltre i 12-14 km. Certo non contro una nave analoga, dove il raggio di tiro sarebbe stato equivalente.
E ricordate: all'inizio della guerra non c'era il radar per nessuna di queste navi (poi le cose cambiarono), e il tempo di volo di un proiettile da 152 è di circa 70 sec per i 20 km, mentre un 203 mm ci mette meno di 50 secondi per fare lo stesso percorso. Un'altra cosa era la cadenza di tiro: al massimo gli Abruzzi tiravano 5 RPM, ma per le navi americane, era tutt'altra storia.
I Brooklyn erano concepiti ESPLICITAMENTE per sparare fino a circa 150 colpi al minuto; il Savannah ne dimostrò 138 in appena 60 secondi. Qualunque fosse il modo per battere i Brooklyn, non sarebbe stato certo quello di superarli in potenza di fuoco! I giapponesi li consideravano armati di mitragliatrici calibro 6 pollici, tanto per dire. E la maggiore gittata di circa 2 km non sarebbe servita a niente, essendo semplicemente eccessiva per essere usata davvero. Caso mai era indice di una traiettoria più tesa, veloce e di maggiore capacità perforante contro superfici verticali, ma sono tutte cose che potevano benissimo non essere sufficienti per superare in gittata effettiva i Brooklyn. I quali, dal canto loro, potevano tirare con il 50% in più di cannoni capaci di sparare il 50% in più di munizioni al minuto, un doppio e micidiale vantaggio che dava a ciascun singolo incrociatore americano una potenza di fuoco superiore a quella dei due Abruzzi messi insieme: circa 120 RPM contro 50-60. Inoltre, il peso complessivo delle munizioni e la rapidità di tiro erano impressionanti anche in poco tempo: oltre 7 tonnellate di munizioni in un minuto, contro circa 2,5, parlavano da sole quanto a differenza rilevabile tra le due classi. Quindi, la superiorità di fuoco dei Brooklyn per via dei loro numerosi cannoni, non era affatto solo teorica, come in tanti altri casi accade, ma al contrario, era una realtà difficilmente superabile da qualsiasi altro incrociatore leggero.
L'unica cosa che si può ipotizzare in caso di scontro tra Brooklyn e Abruzzi. Ipotizzo: le legnate si sommano da una parte e l'altra, ma i Brooklyn menano di più. L'Abruzzi ne ha abbastanza e fugge via sfruttando una velocità probabilmente (sperando per lui) leggermente maggiore, mentre il Brooklyn finisce le munizioni e rinuncia all'inseguimento ad un certo punto.
Se l'Abruzzi è rimasto danneggiato, potrebbe non essere in grado di reggere l'inseguimento (per esempio danni al locale timone).
Comparazione corazze:
Brooklyn Abruzzi
-Cintura: 127 mm__________30+100 mm (a 12°)
-Cintura sup: NdA____________20 mm
-Ponte principale: 51 mm_________40 mm
-Torrione lati: 127 mm_________140 mm (70 tetto, 25 fondo; resto 50-40 mm)
-Torretta ant: 165 mm_________135 mm
-Torretta lati: 32 mm_________ ? mm
-Torretta retro: 32 mm________ ? mm
-Torretta sup: 51 mm _________? mm
-Barbetta: 152 mm_______100 mm (sopra ponte castello; 90 intermedia, 50-30 sotto ponte coperta)
-Paratie trasvers: 127-51 mm_____30-100 mm (est-int cintura oppure addirittura 30+100 mm composta)
-Paratie interne: 93 mm_________NdA
-Peso corazza: 1.798 tons* _____2.131
*se è correttamente stimato, tons significa 1,016 MT quindi 1.826 e 2.165 t. Per il Brooklyn si parla del 15% del dislocamento, evidentemente però di quello a pieno carico
Comparazione generale:
Brooklyn Abruzzi
-Anno servizio 1a unità: 30-9-37______________1-12-37
-Dislocamento normale: 9.923 t_______________9.591 t (Garibaldi c.a -400 t)
-Dislocamento max: 12.403 t______________11.760 t
-Peso corazza: 1.826 t_______________2.165 t
-Carburante: 2.013 t______________1.676 t
-Lunghezza: 183-185 m____________172-187 m
-Larghezza: 18,8 m_______________18,9 m
-Pescaggio: 6,93 m______________ 6,1 m
-Potenza: 100.000 shp (4A)________100.000 shp (2A)
-Velocità normale: 32,5 kt ______________33 kt*
-Autonomia: 10.000 NM a 15 kt________4.125 NM a 12,7 kt
-Cat/Aerei: 2-4 _______________ 2-4
-Equipaggio: 868 ________________640-692
-Armi principali: 15x152______________15x152
-Armi secondarie: 8x127_____________8x100
-Armi a.a.: 8x12,7_____________8x37+8x13 (sostituiti solo nel 1943? con 10x20 mm)
-Siluri: No_________________ 6x533, 12 cariche prof e predisposizione mine
Brooklyn:
*secondo Navypedia: 9475-9800 t oppure, gli ulitimi due, 10560 t; a p.c. 12243-12700 t (ultimi due: 13327 t)
**secondo Navypedia: 1321-1982 t, ma comunque 10.000 NM a 15 kt.
***corazze nel dettaglio secondo Navypedia: cintura alta 4,2 metri sulla zona macchine, spessa 127 mm su 16 STS (totale 143 mm, ma penso sia incluso anche lo scafo); le due cinture sulla zona macchine erano più basse e più strette, spesse appena 51 mm quella anteriore, 120 quella posteriore. La ragione per una tale riduzione era che queste cinture proteggevano dei depositi sistemati ben sotto il livello del mare anche se questo li rendeva ovviamente vulnerabili al lancio dei siluri. Il box corazzato entro cui erano di fatto sistemati i depositi era quindi di 51 o 120 mm (curiosamente più quello posteriore che quello, più esposto, anteriore) sui lati, 51 mm sulla parte superiore, 93 mm paratia trasversale interna, ma anche una paratia interna di separazione tra magazzini e macchine di 127-51 mm.
Abruzzi:
*dislocamento standard 9.194 t (Garibaldi), 9.440 (Abruzzi); massimo 11294-11760 t.
**carburante 1700 t.
***Autonomia 4125 NM a 17 kt
***Alle prove gli Abruzzi hanno ottenuto fino a quasi 35 nodi, ma con dislocamento addirittura inferiore a quello standard; superando le 10.000 t si arrivava a circa 33,6 nodi forzando leggermente le macchine a 104.000 hp, pur essendo ancora sotto di oltre 1.000 t rispetto al dislocamento a pieno carico, per cui è probabile che con dislocamento maggiore e potenza normale la velocità fosse di circa 33 nodi effettivi, o anche di più forzando le macchine; ma chiaramente, la comparazione va fatta con criteri omogenei sennò si finisce per fare i paragoni addirittura con le navi in superpotenza e con dislocamenti del tutto minimalisti rispetto a quelli reali, come in effetti era praticamente la regola per la RM nel periodo interguerra.
Abruzzi: 8.773 t (-780 rispetto al dislocamento standard) ottenne 34,78 kt aumentando la potenza a 103.991 shp (quasi il 4% oltre la potenza nominale); il Garibaldi, benché più leggero di circa 400 tonnellate, eseguì le prove a 104.030 shp ma con 10.445 t, ottenendo (nel 1938) appena 33,62 kt. Il dislocamento massimo era di circa 700 tonnellate maggiore, per cui al massimo si può dire che il Garibaldi, con i 2/3 del carburante e tutto l'armamento a bordo, potesse viaggiare, a potenza nominale, sui 33 kt, e qualcosa di più (33,2-33,5) a piena potenza.
Sopravvivenza ai danni (combat proof)
Per capire i danni che questi incrociatori potevano subire, si pensi che ben due dei nove Brooklyn subirono esplosioni dentro i loro depositi munizioni eppure sopravvissero.
Lo stesso Brooklyn venne danneggiato da una mina nel luglio 1943 (Sicilia), riparato fino al dicembre successivo; l'11 settembre toccò al Savannah a causa di una Fritz-X (come già detto sopra), restando fuori uso per un anno. Il Nashville venne danneggiato da un'esplosione interna (torre N.1) il 25 maggio 1943, rientrò in servizio ad agosto; nel dicembre 1944 venne colpito da un Kamikaze e rimase fuori uso fino ad aprile 1945.
L'Helena venne affondato nella notte del 5-6 luglio 1943 da siluri giapponesi.
Il St. Louis venne danneggiato a prua da un siluro giapponese il 13 luglio 1943 (appena il giorno prima che il Brooklyn prendesse una mina dall'altra parte del mondo), colpito da una bomba il 14-2-44 e il 27-11 colpito da diversi kamikaze, ma rientrò in servizio in entrambi i casi entro pochi mesi (marzo 1945).
L'Honolulu venne invece silurato sempre il 13 luglio 1943 anche in questo caso, a prua (riparato entro novembre); venne danneggiato ancora da un siluro il 20 ottobre 1944 e questo lo mise KO per il resto della guerra.
Il 1943, dunque, fu curiosamente, il peggior anno per questa classe, in particolare a metà di quell'anno vennero messe fuori uso o affondate ben 6 navi su 9! Addirittura, nella sola prima metà di luglio, ben 4 navi della classe vennero colpite e questo con almeno un'altra che non era ancora non era rientrato in servizio.
E adesso vediamo in dettaglio alcuni di questi disastri...
Nella battaglia dell'11-12 ottobre a Guadalcanal (Battaglia di Cap Esperance, una rara vittoria americana in uno scontro diretto). In quello scontro gli americani sorpresero i giapponesi che li scambiarono per navi della loro flotta, usando il radar e avvicinandosi sino a 4.500 metri scarsi. Entrambe le parti rivendicarono grossolanamente: gli USA in particolare, con 2 incrociatori pesanti, 1 leggero e 3 cacciatorpediniere, solo che le perdite furono solo di un incrociatore pesante e un caccia (dei più famosi ovvero il Fubuki, capoclasse dei rivoluzionari super-cacciatorpediniere nipponici).
L'USS Boise a cui vennero attribuiti i tre caccia nipponici affondati, venne invece sicuramente colpito da 2 proiettili da 203 mm da parte molto probabilmente del Kinugasa, oltre che ulteriori proiettili.
Un proiettile colpì la cintura class A (NB: a quanto pare, i Brooklyn avevano corazze indurite e non omogenee, il che significa che essi erano notevolmente più resistenti che se avessero avuto corazze di tipo omogeneo, specie considerando che la class A americana, all'opposto di quella inglese analoga, era molto buona proprio in spessori ridotti). L'impatto lasciò una traccia nella corazzatura profonda circa 5 cm, ma siccome il proiettile era esploso all'impatto, e la cintura fu colpita proprio all'estremità superiore, il proiettile non mancò di fare un buco nella fiancata, spessa comunque ben 16 mm, di circa 60x80 cm e danno posteriore per circa 1,5 metri. Probabilmente si trattava di un proiettile 'common' che dovrebbe essere il normale HE, tirato beninteso da distanze inferiori a 7 km di distanza. Il proiettile tagliò il cavo di degaussing (per ridurre la traccia con le mine magnetiche) più danni minori tra cui al sistema di ventilazione. Meno male che il proiettile non era penetrato appena sopra, prima di esplodere!
Colpo N.2 (o forse addirittura 2 proiettili): sulla paratia della cabina del capitano, con un buco aperto dall'esplosione di 1,2x1,5 metri in una piastra da circa 8 mm più altri danni tutt'attorno e all'interno, distruggendo la cabina e provocando un piccolo incendio. Anche il cannone da 5 pollici N.3 venne danneggiato con 3 feriti, rischiando anche di causare un'esplosione tra le munizioni. Il N.1 ebbe invece il taglio dei cavi elettrici e comunicazioni. Il colpo andò a segno circa 80 cm sopra il ponte principale, ma la piastra da circa 20 mm sotto la stazione comunicazioni fermò tutti i frammenti.
Colpo N.3 (due in realtà): poco sopra il terzo ponte, passati attraverso la nave senza esplodere, uno dei quali rimbalzato sopra il ponte blindato da 80 lb (51 mm) STS con un solco di 10 cm di profondità e 8 di lunghezza. Un ferito da frammenti del pavimento di linoleum, piccolo incendio e poco allagamento dai buchi sui lati che erano poco sopra la linea d'acqua. Una linea di vapore venne spezzata.
Colpo N.4 un altro centrò la torre III sul lato sinistro, ma esplose all'impatto con la corazza da 6,5 pollici class A con angolo d'impatto sui 10°; si suppone che fosse un colpo HE di calibro non noto (203 mm?) ma che riuscì comunque a frammentarsi ampiamente e scheggiò diverse strutture sottoponte, infatti quello di coperta venne rotto attorno alla barbetta. Le schegge riuscirono a penetrare persino il secondo ponte, ovvero quello sotto il ponte principale e quello di coperta (sopra i depositi il ponte principale era un livello più sotto). I cannoni della torre vennero scheggiati ma rimasero in opera.
Colpo N.5: un proiettile, questa volta sicuramente un AP da 203 mm, centrò la barbetta N.1. Anche la barbetta era fatta di corazza class A (indurita). Il proiettile avrebbe dovuto perforarla da una simile, ridotta distanza, ma non accadde, piuttosto si spezzò all'impatto e la base rimase conficcata nella superficie della barbetta, così come la punta dello stesso, che riuscì ad entrare dentro la barbetta ma venne fermata dalla paratia circolare interna(?). Ma non ci fu alcuna esplosione perché il proiettile si frantumò prima che fosse possibile e così l'esplosivo interno si limitò a bruciare sparso per la coperta. La corazza attorno alla barbetta venne crettata ampiamente e la torre rimase bloccata e venne poi evacuata, ma solo 11 uomini ci riuscirono perché poi arrivò la catastrofe.
Colpo N. 6: un altro colpo da 8 pollici della stessa salva colpì la nave sul fianco destro e ben 1,8 metri sotto il livello del primo ponte di piattaforma, appena sotto la corazza da 51 mm di protezione del deposito munizioni anteriore. Dopo essere rimbalzato, esplose e incendiò le cartucce fuori dai serbatoi (d'acqua). Le cariche (erano di tipo separato) chiuse dentro le cisterne non esplosero, mentre il fuoco salì nella sala maneggio superiore e cominciarono a deflagrare anche se, incredibilmente, non tutte presero fuoco. L'incendio venne rapidamente posto sotto controllo anche perché l'acqua entrata dallo stesso buco fatto dal proiettile entrò e allagò i depositi prima che le fiamme potessero incendiare eventualmente anche le munizioni nei container.
A questo punto le tre torri anteriori erano fuori uso e circa 100 uomini morti, ma la nave non esplose.
Colpo N.7: uno o due colpirono sul fianco destro della nave all'ordinata 17, terzo ponte. Esplosero e causarono un buco con vari danni. Vi fu anche un proiettile rimbalzato sulla sinistra della torre II con un solco di circa 4 cm, dopo un impatto a circa 75°.
Gli allagamenti furono causati essenzialmente dal colpo N.6 e piuttosto estesi e con numerose avarie elettriche.
Nell'insieme i colpi giapponesi causarono gravi danni, ma sopratutto il N.6, che arrivò a ben 2,7 metri sotto il livello normale dell'acqua, qualcosa che sembrava impossibile con una traiettoria così tesa causa delle brevi distanze d'ingaggio (che avrebbero dovuto farlo detonare prima) dato che l'angolo di discesa doveva essere di appena 3,5°. Secondo gli americani, due incrociatori americani hanno colpito la nave che ha causato questo danno e si presume che l'abbiano affondata.
Dei colpi usati si dice che essi siano stati di produzione inglese (?) e che quello che scoppiò nel deposito munizioni aveva un naso piatto con tagliavento avvitato sopra di esso, probabilmente strappato via dall'impatto con l'acqua. Questo tipo di munizioni è generalmente efficace nei tiri 'sotto la linea di galleggiamento' e contro corazze leggere, ma scarso contro qualcosa oltre 1/2 del suo calibro (100 mm). La corazzatura del tipo Class A è indurita e ha frantumato il proiettile e impedito probabilmente l'esplosione che forse sarebbe avvenuta con una corazza Class B.
Il Boise è riuscito a sopravvivere ad una deflagrazione di almeno 3.000 lb di cariche di lancio e le paratie dei magazzini hanno retto salvando il resto della nave.
Altri casi, anche senza dire per dettaglio quel che successe, sono il caso dell'USS Savannah, colpito l'11 settembre da una Fritz-X che uccise quasi 200 uomini e colpì la nave sul cielo di una torretta. Incredibile ma vero, malgrado questo colpo potenzialmente letale, l'allagamento fatto dalla stessa esplosione (300 kg di esplosivo!) impedì alla nave di esplodere a sua volta, ma riuscì a rientrare a Malta con circa 45 metri (il 25%) di scafo allagati (a prua, ovviamente).
Un altro caso è l'USS Nashville, colpito duro da un kamikaze verso la fine della guerra. Con oltre 300 tra morti e feriti riuscì comunque a rientrare sebbene a mezzanave fosse diventato un inferno galleggiante, e in seguito venne riparato in alcuni mesi.
Il St. Louis venne messo in servizio nel maggio 1939, qualcosa come 10 anni dopo essere stato ordinato inizialmente, ma iniziato solo nel 1936 e varato nel 1938.
10.000-13.541 t di stazza, 100.000 hp, 15 cannoni. 51 mm di acciaio per il ponte principale, 152 per le barbette, 57-127 per il torrione, 32-157 per le torrette.
Il st. Louis evitò già a P.Harbour i siluri di un minisommergibile d'assalto giapponese, e scampò agli attacchi aerei, a differenza dell'Helena che invece venne silurato e danneggiato seriamente. Durante la battaglia i suoi cannonieri rivendicarono tre aerei giapponesi. La nave venne presto ridenominata Lucky Lou in termini confidenziali.
Nella battaglia di Kolombangara venne silurato alla prua estrema, che venne parzialmente demolita e distorta, ma evitando seri danni all'equipaggio e alle parti vitali. A metà novembre 1943 tornò in azione bombardando postazioni costiere e assistette agli sbarchi anfibi.
Il 10 gennaio 1944, quando era impegnato nel supporto degli sbarchi alle Green Islands, venne attaccato da due D3A Val; uno mancò la nave di poco con 3 bombe, l'altro la beccò con una delle sue tre, che penetrò la nave nella 'clipping room', uccidendo 23 uomini e 20 feriti con un incendio e i due idrovolanti fuori uso. L'incrociatore dovette andarsene a 18 kt e sopravvisse ad un altro attacco il 15.
A marzo tornò in azione e ricominciò a bombardare a destra e a manca, ebbe un danno in una collisione con il fondale, ma niente fu così grave come l'attacco dei kamikaze veri e propri.
Il 27 novembre 1944, vicino Surigao, venne attaccato da due formazioni di aerei giapponesi. Un altro D3A Val colpì la nave, stavolta con un impatto diretto, colpendolo a sinistra e causò gravi danni e perdite umane. Subito dopo arrivò un altro aereo, stavolta in fiamme, che venne evitato di poco, e poi altri due, in fiamme, attaccarono ancora. Uno venne evitato di pochissimo e l'altro colpì la nave così duramente sul fianco sinistro da strappare una sezione di corazzatura laterale di 6 metri e causare un allagamento interno. Un ultimo kamikaze venne intercettato e abbattuto dal tiro antiaereo all'ultimo momento, mentre si avvicinava da poppa e infine venne evitato un siluro di un altro aereo. In tutto il St.Louis ebbe 15 morti e 1 disperso, più 21 feriti seri e 22 leggeri.
L'incrociatore tornò in azione a marzo e partecipò alla campagna di Okinawa e alla fine supportò anche le azioni contro il territorio giapponese.
Il St.Louis venne trasferito, come altre della sua classe, ad una marina sudamericana, quella più grande, ovvero la brasiliana. Nel 1980 affondò mentre veniva trainata per la demolizione verso Taiwan, dopo avere servito circa 29 anni sotto la nuova bandiera.
L'USS Helena,il gemello del St.Luois, non ebbe altrettanta fortuna. Silurato con gravi danni già ai tempi di Pearl Harbour, nel 1942-43 si rese protagonista di numerose azioni belliche di successo, contribuendo nella battaglia di Cap Esperance, ad affondare il rivale Kinugasa. Molte infrastrutture giapponesi assaggiarono le sue mitragliatrici da 6 pollici, come diceva la propaganda giapponese, finché nella battaglia di Kula (5/6 luglio 1943), sparando all'impazzata (si dice che tirò qualche migliaio di colpi in meno di 10 minuti!) contro una formazione giapponese, si trovò soggetto dei lanci di siluri nemici. Il risultato fu tre colpi a segno e la nave, spezzata in due, affondò 22 minuti dopo. Ma non tutta: la poppa rimase a lungo a galla, dove molti superstiti cercarono riparo. Alla fine, dopo una rocambolesca fuga, gli ultimi superstiti vennero recuperati, 11 giorni dopo. Malgrado tutto, solo 168 dei 900 uomini d'equipaggio morirono. Ma certo, il luglio 1943 non portò bene alla classe: ben tre delle sue navi vennero silurate e messe come minimo, fuori uso per parecchio tempo. L'estate terminò con la tragedia del Savannah, come visto sopra.
Dall'altra parte abbiamo i due Abruzzi/Garibaldi di cui il primo venne silurato e gravemente danneggiato a poppa e l'altro venne silurato (con un singolo siluro anche se vi sono fonti che parlando di due) a prua, davanti alla torre N.1, riuscendo (a differenza di tanti altri, tra cui il Colleoni, il Regolo e persino il ben più robusto Attendolo) a non perdere la prua e a rientrare con 700 tonnellate d'acqua a bordo. Entrambe le navi vennero riparate in un periodo rimarchevolmente breve (pochi mesi) e ritornarono in servizio, ma purtroppo non c'é molta informazione su quel che gli successe nel dettaglio, anche se pare sicuro che il siluro che colpì l'Abruzzi nell'autunno del '41 (appena pochi mesi dopo il Garibaldi, centrato dal siluro pesante di un sommergibile) causò danni più seri e rischiò forse di tagliare via la poppa, sebbene fosse stato solo un ordigno aerolanciato, con circa la metà della potenza esplosiva dei siluri Mk VIII come quelli dell'Upholder (che colpì il Garibaldi).
In sintesi:
22 novembre 1941: l'Abruzzi viene danneggiato a poppa da un aereo britannico.
28 luglio 1942: il Garibaldi viene danneggiato da un siluro dell'HMS Upholder.
L'ultimo caso è il Belgrano, colpito in pieno da due siluri Mk VIII, uno gli staccò la prua e l'altro lo affondò totalmente, ma la perdita della nave è stata dovuta indubbiamente anche all'obsolescenza e allo scarso addestramento alle emergenze, oltre che a condizioni meteo non buone. L'affondatore fu l'HMS Conqueror, nel 1982, in quella che si è giustificata come essere una necessità per impedire che la nave entrasse ad insidiare la flotta inglese nella Zona d'esclusione. Ma in realtà, il Conqueror poteva benissimo limitarsi a farlo quando fosse stato strettamente necessario e poteva benissimo lanciare un numero minore di armi o con minore testata bellica (gli Mk 24) per infliggergli soltanto un danno rimediabile e 'mandare il messaggio a casa', ecco perché a mio avviso è un crimine di guerra e basta.
Brooklyn vs Abruzzi: vantaggi e svantaggi (per entrambi)
I Brooklyn sono navi dall'aspetto chiaramente più tradizionale e trasandato, meno curato nei particolari dei piccoli, cattivi Abruzzi. A confronto sembra una station wagon contro una sportiva. Ma in realtà, è più un'apparenza perché i Brooklyn sono un tipo di nave molto efficiente e battagliera, con ottimo bordo libero ed immensa potenza di fuoco.
Quanto alle dimensioni e alle caratteristiche, vedendo quanto gli Abruzzi siano differenti dai Brooklyn è probabile che si possa essere tratti in inganno: che gli Abruzzi siano più piccoli dei Brooklyn, più veloci, più potenti come motrici e più protetti, nonché successivi ad essi.
Ebbene, tutte queste impressioni sono esatte... ma solo di pochissimo.
I Brooklyn, in realtà, entrarono in servizio appena prima dell'Abruzzi, nel 1937 (per entrambi). Quanto alle dimensioni, erano entrambi navi classe 600 ft. Le sovrastrutture degli Abruzzi erano indubbiamente più piccole (e anguste) e di progetto almeno teoricamente più avanzato (ma quanto più efficiente non è dato da dire, anzi). La larghezza era pressoché uguale. La potenza motrice era uguale, solo che gli Abruzzi la concentravano su appena 2 motrici e 2 assi (con 8 caldaie) mentre i Brooklyn avevano sempre 4 assi (ma sempre con 8 caldaie). La differenza di velocità era quasi inesistente.
Vantaggi dell'uno sull'altro:
-1) la sagoma: gli Abruzzi sono particolarmente bassi e sfuggenti rispetto ai Brooklyn, per cui rappresentano un bersaglio meno facile da vedere e colpire.
-1b) d'altro canto, gli Abruzzi hanno una sovrastruttura un pò troppo bassa e piccola, mentre i maggiori spazi e altezza dei Brooklyn possono dare un vantaggio in generale nella navigazione e gestione della battaglia.
-2) la centrale di tiro degli Abruzzi è leggermente corazzata.
-2b) d'altro canto, è un pò troppo bassa sul mare e sopratutto ve ne è una sola, mentre i Brooklyn ne hanno due (una a prua e l'altra a poppa).
-3) Gli Abruzzi, con la loro famosa 30+100 mm, hanno una cintura quasi impenetrabile al tiro dei Brooklyn
-3b) d'altro canto, i Brooklyn hanno comunque uno spessore tale da dar loro una pratica invulnerabilità su quasi ogni distanza tattica (forse 8-10 km in poi, ma con nave angolata mediamente, potrebbero essere anche soltanto 5-6);
-4b) gli Abruzzi hanno due ponti corazzati anziché uno; d'altro canto, i Brooklyn hanno un ponte più spesso di quello degli Abruzzi, mentre i 15 mm del ponte superiore Abruzzi è patetico e anche sommato a quello principale, non dà più di 47 mm equivalenti.
-5) i cannoni degli Abruzzi sono più potenti e con maggior gittata di quelli dei Brooklyn, e perforano verosimilmente più corazza verticale.
-5b) d'altro canto, la differenza di gittata ha valore pressoché nullo e i Brooklyn hanno una gittata comunque sufficiente per ingaggiare su ogni distanza di tiro utile gli Abruzzi. La perforazione delle corazze verticali sarà forse inferiore, ma è altamente verosimile che i lenti e pesanti proiettili americani possano sfondare ben più facilmente i ponti corazzati degli Abruzzi. Dal canto loro i cannoni degli Abruzzi, proprio perché così veloci, sono poco validi per la perforazione dei ponti.
-6) la capacità degli Abruzzi di perforare i Brooklyn alla cintura è comunque limitata in distanza, generalmente inferiore ai 10-16 km dove tipicamente due incrociatori del genere combattono.
-6b) D'altro canto, la capacità di perforazione dei ponti dei Brooklyn è maggiore alle forti distanze, ma i colpi a segno da questi raggi non sono molto numerosi.
7): Gli Abruzzi hanno dei cannoni da 100 mm secondari di maggior gittata rispetto ai 127/25. Anche la contraerea leggera è più potente rispetto ai Brooklyn 'prima maniera'.
-7b): d'altro canto, i cannoni secondari non hanno quasi nessuna efficacia in queste battaglie (l'aumento di bordata per gli Abruzzi è di circa l'11%, per i Brooklyn anche di meno) e tanto meno le mitragliere, a meno di non combattere di notte quando, a dire il vero, la marina italiana non è stata propriamente capace di ottenere grossi risultati (eufemismo) in nessuna parte della guerra (del resto nemmeno gli americani brillarono, ma qualcosa ottennero). Contro i St. Louis, la differenza di gittata si annulla totalmente e la potenza di fuoco è ancora più marcatamente a loro favore, anche con i pezzi secondari. Il 127/38, infatti, arriva sui 16 km e ancora è capace di tirare proiettili da 25 kg a circa 12-15 RPM, contro i proiettili da 15 kg e 8-10 RPM per i pezzi da 100 italiani.
8) gli Abruzzi hanno i lanciasiluri e i Brooklyn no. Questi possono rappresentare una rapida ed efficace maniera di dare il colpo di grazia a navi danneggiate o di colpire navi nemiche sorprese dal lancio notturno dei siluri, o ancora costringere al disimpegno navi nemiche che si sono avvicinate troppo o che si sono gettate all'inseguimento.
8b) benché indiscutibilmente un incrociatore leggero dovrebbe avere anche siluri, per essere determinanti i tre tubi di lancio per ciascun lato devono essere lanciati davvero a distanze ridotte e per farlo, l'Abruzzi deve avvicinarsi al Brooklyn dopo averlo sorpreso oppure messo KO con qualche serie di cannonante 'fortunate'.
9) gli Abruzzi e i Brooklyn hanno lo stesso numero di idrovolanti e di catapulte
9b) i Brooklyn, però, hanno anche un hangar.
10) in termini di protezione complessiva vs l'artiglieria nemica, gli Abruzzi sono probabilmente dotati di una IZ tra 4 e 17 km circa; ma i Brooklyn sono dotati di una IZ tra forse 8 e 21 km, per cui non c'é molta differenza, e se c'é, è a vantaggio dei Brooklyn perché alle distanze maggiori possono distruggere i ponti degli Abruzzi, stando ancora a distanze di tiro 'credibili'. La protezione dei Brooklyn, in effetti, era data tra le 4 e le 11,5 NM, ovvero circa 7.500-21.000 metri, una larga IZ contro le munizioni americane da 152 mm, e probabilmente non era molto diverso nemmeno con le armi italiane, anche se la IZ sul margine inferiore era probabilmente superiore di qualche chilometro e quella dell'estremo più lontano, era più lontana (tradotto: anziché 7,5-21 km, magari 9-23 km). In ogni caso, una zona d'immunità più che sufficiente per far loro affrontare la battaglia con una buona probabilità di non uscirne troppo sciupati.
11) potenza di fuoco (oh, finalmente): gli Abruzzi hanno 10 cannoni da 152 mm con la capacità di tirare circa 50 colpi al minuto da 50 kg (distanza max utile: sui 20-22 km).
11b): potenza di fuoco dei Brooklyn: 15 cannoni da 152 mm, con la capacità di tirare oltre 120 RPM da 59 kg (metà peso dei cannoni da 203) su distanze pratiche paragonabili.
12) Potenza di fuoco a confronto: 120+ rpm = circa 7.200 kg/min per i Brooklyn vs 50 rpm = 2.500 kg per gli Abruzzi.
Battaglia ipotetica
Helena e Garibaldi (o St Louis e Abruzzi?) si avvicinano rapidamente andando ad incontrarsi come due pugili sul ring, in quella che l'ammiraglio Da Zara dirà essere la tragica consensualità del combattimento navale. Entrambi aprono il fuoco a circa 21 km di distanza, il tempo è ottimale, mare abbastanza calmo, poco vento e molto Sole. Un bel giorno per fare il bagno. O per morire. O per entrambe le cose.
Entrambe le navi si incrociano con le granate che saettano nel cielo. I primi colpi servono per aggiustare il tiro, più che altro. Più o meno entrambe ci riescono nello stesso tempo. Poi passano al tiro battente. Ma qui c'é una brutta sorpresa. Mentre la distanza scende a circa 18 km, dopo qualche minuto piuttosto inconcludente, ecco che il Garibaldi colpisce l'Helena con un proiettile che esplode sul ponte corazzato, causando seri danni locali (nella zona centrale della nave). Ma l'Helena non demorde certo, perché mentre due delle salve del Garibaldi sono in volo, dall'altra parte ce ne sono tre, con fino a 45 proiettili (contro venti) simultaneamente in 'viaggio' per il loro obiettivo. L'Helena nemmeno cambia rotta seppur inquadrato e danneggiato. Continua a sparare ad almeno 6 colpi al minuto per cannone, surclassando l'attonito Garibaldi, che si vede recapitare un proiettile poco dopo il successo sull'incrociatore americano. Il colpo va a segno a prua e trapassa lo scafo facendo poco danno prima di esplodere in mare. Ma almeno altri cinque colpi esplodono a distanza ravvicinata scheggiando e innaffiando la nave, che deve accostare per uscire dalla zona di pericolo. Così fa anche l'Helena.
Ma mentre le navi manovrano, è difficile tenere puntato il bersaglio. Tuttavia il filo viene ripreso rapidamente, solo che l'Helena manda subito una valanga di colpi sul Garibaldi, che si trova almeno trenta granate che gli scoppiano tutt'attorno in pochi secondi, di cui almeno una mezza dozzina nuovamente dannose. Spara a sua volta diverse salve, almeno per ora è in vantaggio, sull'Helena una torre da 127 è fuori uso per via del colpo iniziale. Mette a segno un altro proiettile, ma questo non fa altro che bucare un fumaiolo e poi esplodere in mare causando qualche danno da schegge.
L'Helena avvampa il mare con le sue torri che tirano a breve distanza l'una dall'altra, con rabbia e potenza impressionanti. Prima che il Garibaldi possa tirare una seconda salva dopo quella che ha colpito ancora l'Helena, questo spara ben due salve per un massimo di altri trenta colpi. Di nuovo, altre granate esplodono tutt'attorno la nave italiana, che viene centrata a in rapida sequenza da due colpi ulteriori dell'ultima salva, uno colpisce una torre binata, non la penetra ma la concussione la mette fuori uso almeno momentaneamente. L'altro colpisce in pieno la fiancata superiore della nave (a dritta, probabilmente), e penetra almeno parzialmente il ponte, tanto da esplodere e mettere fuori uso due caldaie della nave.
Il Garibaldi accosta dopo avere perso almeno un paio di nodi per via di questi danni, ma viene comunque sottoposto ad un diluvio di proiettili. A quel punto prende altri cinque colpi nei successivi tre minuti, mentre a sua volta tira un proiettile che centra una torre americana, ma senza danno, tanto che essa riprende a sparare entro un minuto dall'impatto (il proiettile rimbalza in mare). Solo uno dei colpi americani colpisce il Garibaldi alla cintura, ma ovviamente non passa, dato che la distanza è in quel momento circa 17,5 km e l'angolo d'impatto almeno 20°.
Ma gli altri fanno danni considerevoli, centrando la nave e danneggiando lo scafo a poppa, vicino al timone; un fumaiolo, senza quasi effetto; a centro nave ancora una volta, distruggendo una torre da 100 mm e relative munizioni; e infine una barbetta da 152, senza perforarla, ma causando molti danni da schegge.
Incendiato e senza un quinto delle armi, il Garibaldi deve allontanarsi e per farlo lancia una cortina fumogena molto fitta, oltre a lanciare tre siluri da 15.000 metri, calcolando che l'Helena andrà incontro ad essi a tutta velocità. Nel mentre spara per quel che può anche se il fumo e la cortina causano un problema notevole per la punteria. L'Helena manovra per evitare ogni rischio siluri, ma continua a sparare. A questo punto, il Garibaldi si ritira.
Le possibilità, dopo questo 8-3, sono varie. Il Garibaldi cerca di scappare e se è fortunato, riesce a far sprecare abbastanza colpi all'Helena, da consigliargli di evitare una lunga caccia in cui sarebbe a corto di munizioni (come successe con il Bande Nere a Capo Spada, insomma). Sennò succede qualcos'altro (come al Colleoni, sempre a Capo Spada). Il danno alla prua iniziale, nonché le caldaie KO, finiscono per impedire al Garibaldi di fuggire (l'unica è di rimettere in sesto le caldaie danneggiate in tempo utile) e l'Helena non se lo fa ripetere due volte. Dalle lunghe distanze a cui si è mantenuto prudentemente, comincia a martellare il Garibaldi con le sue artiglierie di prua (6 in tutto), mentre il Garibaldi si difende essenzialmente con le cinque di poppa. Tutto andrebbe anche bene, ma l'Helena riesce a centrare il Garibaldi da circa 18 km con altri due colpi micidiali. Uno danneggia il locale turbine N.2 e l'altro penetra addirittura il ponte corazzato nella zona delle due torri di poppa, provocando una deflagrazione delle cariche di lancio. La nave esplode parzialmente, danneggiata irrimediabilmente sia come armamento che come apparato motore.
L'Helena si avvicina e finisce l'oramai inerme Garibaldi tirando ripetutamente a breve distanza, prima a circa 6 km, poi a 3, poi a 2, poi a 1... all'altezza del galleggiamento. Da quelle distanze nemmeno la cintura del Garibaldi assicura la salvezza contro le granate pesanti dell'Helena. Occorrono decine di colpi per finire il Garibaldi, e quando sono finite le granate AP si usano le HE, molto potenti come carica esplosiva e dunque adatte a squassare la nave nelle zone non protette oppure a danneggiare lo scafo sotto il galleggiamento. Certo che un lanciasiluri sarebbe stato meglio, ma alla fine il tiro combinato dei 152 e dei 127 riduce ad un rottame il Garibaldi che poi è affondato o si auto-affonda dopo essersi arreso.
Questo, naturalmente, è un tipo di soluzione possibile. Ma in generale, dò i Brooklyn, specialmente i due St.Louis, vincenti contro gli Abruzzi. Nel primo caso al 60-70%, nel secondo al 70-75%.
Niente a che vedere, poi, con il discorso strategico. I Brooklyn, con un'autonomia pratica di circa 10.000 miglia marine (18.000+ km) contro circa 4.500, possono recapitare 3.000 proiettili (che, se fossero tutti AP, peserebbero ben 180 tonnellate) ad una distanza doppia di quanto non possano fare gli Abruzzi con i loro circa 1.500-2.000 colpi (max 100 tonnellate). Se si considera il semplice rapporto raggio d'azione (o autonomia)- carico utile, non c'é proprio partita. Non bastano certo i 2 km di gittata extra dei cannoni o il nodo di velocità in più, per equilibrare le cose. Del resto gli Abruzzi sono stati fatti per il Mediterraneo, ma ancora più notevole è che i Brooklyn, pur con le limitazioni all'armamento e alla protezione dovute alla necessità di navigare bene e a lungo in mezzo all'oceano... sono ancora in grado di battere gli Abruzzi.
In altre parole, un Brooklyn sarebbe stato in grado, nominalmente, di partire da New York, arrivare davanti Ostia, battere e possibilmente affondare un Abruzzi, e poi, se non ha rimediato troppi danni (ma già l'interscambio di colpi iniziale dovrebbe essere a suo favore di circa 2,5-3:1, e poi con i danni cumulati non farebbe che crescere), ritornare a New York.
L'Abruzzi, invece, non potrebbe fare altrettanto: appena arrivato a New York sarebbe già 'sulle tele' quanto a riserve di carburante. A quel punto, al Brooklyn basterebbe farlo girare a vuoto per qualche ora con una schermaglia non troppo pericolosa, e probabilmente l'Abruzzi finirebbe totalmente la nafta. Non solo: in nessun caso potrebbe mai tornare indietro, manco a mettere le vele, manco a mettere l'equipaggio a vogare con le lance a mare!
Ecco in definitiva, quel che significava la superiorità dei Brooklyn, al di là del glamour dell'italian design ostentato dagli Abruzzi.
Ovviamente, contro altri incrociatori leggeri, nemmeno si pone il discorso seriamente.
Per quel che riguarda gli Abruzzi, è probabile che la loro corazza orizzontale sarebbe perforabile da circa 17 km, malgrado il ponte principale da 40 mm di spessore.
I precedenti Savoia sono più veloci (e forse è l'unica cosa che si può fare, scappare...), ma per il resto non solo hanno solo 8 cannoni da 152 di vecchio tipo anziché 10 nuovi (i cannoni a culla unica con spaziatura di 'ben' 75 cm dei vecchi incrociatori italiani), per cui non possono proprio competere in potenza di fuoco contro i Brooklyn, anche se i loro cannoni hanno una cadenza di tiro leggermente migliore (non di molto, comunque sia).
Quanto alla protezione, con 70+30/35 mm, i Savoia non hanno una protezione del tutto sufficiente contro i proiettili pesanti dei Brooklyn. Chissà se potrebbero reggere anche solo da 15 km. Ma il peggio è che hanno un ponte da 35 mm, il quale è ulteriormente più vulnerabile. Probabilmente questo significa essere perforabili a non più di 16 km, per cui è facile che i Savoia siano estremamente vulnerabili. Almeno gli Abruzzi hanno probabilmente una IZ tra 5 e 17 km rispetto ai cannoni dei Brooklyn; ma i Savoia, pur essendo delle ottime navi, hanno una IZ che facilmente andrà soltanto tra 12 e 16 km, che davvero non è molto, e diciamocelo, con la parte determinante del combattimento che avviene tra 15 e 20 km, è effettivamente troppo poco, non più di 4 km anziché 12, significano un margine entro cui muoversi troppo debole per essere sfruttato bene.
I precedenti Montecuccoli sono anche peggio: con 60+30 mm di cintura hanno probabilmente una vulnerabilità entro i 14 km circa, ma il ponte è di appena 30 mm, per cui probabilmente hanno circa 14-15 km di distanza di penetrazione; praticamente non hanno una IZ (se c'é, sarà di 1-2 km a far tanto, ma proprio tanto...). Inoltre le torri non sono sufficientemente protette per assicurare di reggere al tiro dei Brooklyn.
I vecchi Da Giussano/Cadorna non hanno una protezione realmente efficace contro i 152 mm, come dimostrato dalla fine del Colleoni. Anche queste navi hanno poco da guadagnare e quasi tutto da perdere contro i Brooklyn (o qualsiasi altro incrociatore leggero minimamente 'serio'). Non solo, ma nemmeno contro i 127 mm hanno una protezione sufficiente, specie se sono proiettili di tipo AP.
Ricapitoliamo?
Navi italiane vs Brooklyn: IZ 5-21 km.
Brooklyn vs Abruzzi: IZ 3-17 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 60-70% probabililità di distruzione Abruzzi: 40-50%
Brooklyn vs Savoia: IZ 12-15 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 70-75% probabilità di distruzione Savoia: 55-60%
Brooklyn vs Montecuccoli: IZ 12-13 km Probabilità di vittoria Brooklyn: 75-80% probabilità di distruzione Montec: 60-70%
Brooklyn vs Di Giussano/Cadorna: IZ nulla Probabilità di vittoria Brooklyn: 85-90% probabilità di distruzione DiG./Cad: 70-80%
E contro gli altri incrociatori europei e/o giapponesi? Beh, questa è un'altra storia. Non è detto che la racconterò, ma in caso sarà solo perché troppo stanco e annoiato per farlo (almeno spero).
Però considerate che i La Gallissonniére erano probabilmente analoghi ai Savoia, e forse lo stesso valeva per gli incrociatori tedeschi. Mentre I Leander erano forse come i Montecuccoli, e i Town come gli Abruzzi (più o meno). Per i Mogami non saprei, ma probabilmente erano, già con i 155 mm, degli avversari circa comparabili ai Brooklyn, anche se un pò manchevoli in termini di protezione orizzontale e di cadenza di tiro.
E contro i Washington?
Comparando i Brooklyn a navi come i primi incrociatori Washington, c'era sicuramente di che riflettere. I Pensacola, per esempio. Malgrado la loro potente batteria da 10 cannoni calibro 203 mm, essi erano navi assai limitate come tenuta al mare e costruzione troppo leggera. Non erano navi di poco conto, ad ogni modo, perché gli incrociatori inglesi e francesi erano quasi sprotetti mentre le navi americane avevano 64 mm sulla cintura sala macchine e addirittura 102 mm zona depositi, ponte 25 mm macchine e 45 depositi, e diverse paratie tra 25 e 64 mm. Le barbette erano solo da 19 mm mentre le torri arrivavano a 64 mm frontali e 51 tetto, torrione solo 32 mm.
Se si considera questi valori, essi appaiono competitivi o superiori rispetto a tutti gli incrociatori analoghi costruiti dai britannici e con la maggior parte di quelli francesi. La IZ era contro il 127 mm alle medie distanze, mentre si contava sulle attrezzature di tiro per tenere a bada gli incrociatori leggeri con il 152 alle lunghe distanze, anche se non c'era una vera IZ contro di essi.
I Northampton erano senz'altro un miglioramento, la corazza passava da forse 700 ad oltre 1.000 tonnellate, aumentando dal 6 (?) all'11% del dislocamento. La cintura era da 76 mm sulla sala macchine e 95 sui depositi, le paratie da 64-25 mm, i ponti erano, sulle macchine, da 25 mm e sui depositi da 51 mm, le torri e il torrione erano analoghi a prima, ma le barbette erano da 38 mm. In tal caso la IZ iniziava sopra i 7,4 mm contro i 127 mm (L38?), mentre contro i 152 essa si limitava tra 9,2 e 19,1 km, ma attenzione, soltanto nella zona depositi, che come è stato detto prima, aveva una cintura laterale da ben 95 mm e il tetto da 51 mm.
Queste navi erano indubbiamente un nemico temibile per qualsiasi incrociatore leggero. MA i Brooklyn non erano certo un incrociatore leggero qualsiasi. La loro efficacia era parecchie volte superiore a quella di un Omaha e anche a diversi tipi di incrociatori apparsi più di recente. Se si fosse scontrato con queste navi, che erano circa delle stesse dimensioni ma meno pesanti, il Brooklyn sarebbe risultato circa pari come velocità e come autonomia. Quanto alla potenza di fuoco, esso avrebbe potuto battere i suoi avversari almeno in teoria.
Infatti, i 203 mm erano dotati di maggiore distruttività per colpo singolo e storicamente il cannone più grosso, detta legge. Però questo è maggiormente vero se si rapporta al nemico con cui avere a che fare. In questo caso, la situazione era piuttosto difficile per entrambi i contendenti. Ma le corazzature dei Pensacola non bastavano minimamente per garantire qualcosa contro il 152 mm e i Northampton erano molto marginali: sulla zona sala macchine rischiavano di continuo avendo una cintura buona sopra forse gli 11.000 m (?) ma lì erano già vulnerabili al tiro da quella distanza, almeno contro i proiettili AP pesanti da 59 kg. I depositi delle munizioni erano se non altro meglio protetti, ma le torri e le barbette, così come il torrione, non lo erano. Non era certo la migliore condizione per sopravvivere ai proiettili del Brooklyn.
Poi c'era l'armamento vero e proprio. In entrambi i casi mancavano i lanciasiluri. Però i cannoni non erano un problema. I Northampton ne avevano 9 da 203 mm, i Brooklyn 15 da 152 mm.
Il peso di bordata di 9 pezzi da 203, con i proiettili da 118 kg, era sui 1.000 kg. La gittata superava i 27.000 metri. Non male indubbiamente.
Ma non era così splendido come sembrava. Infatti, i Brooklyn non erano incrociatori leggeri 'normali' con 6/8/9 pezzi da 152 mm. Avevano ben 15 cannoni. Con le munizioni AP pesanti potevano lanciare quasi 900 kg di bordata su distanze di quasi 24 km.
La maggiore gittata sembrava più che altro un problema tecnico, perché il raggio di entrambi era sufficiente per colpirsi a vicenda alle massime distanze pratiche.
Restava da capire la questione della cadenza di tiro. Ecco, i cannoni da 203 mm sparavano 3, massimo 4 colpi al minuto. I pezzi da 152? Almeno 8 colpi. Questo significa che persino presi cannone per cannone, avevi ancora una pressoché equivalenza. La possibilità che un Northampton o un progetto analogo inglese o francese fosse centrato in qualche punto vitale dai 152 con effetti solo marginalmente inferiori rispetto al 203 mm contro i Brooklyn, appare tutt'altro che infondata. I colpi da 152 sono molti di più per unità di tempo: almeno 8 colpi al minuto per 15 cannoni, così arriviamo a ben 120+ colpi al minuto. D'altro canto, gli incrociatori pesanti hanno 9 cannoni da 3-4 colpi al minuto l'uno. Se poniamo che siano 3,5, allora abbiamo circa 3.600 kg di munizioni/minuto ripartite in circa 32 colpi. Il peso complessivo dei Brooklyn è micidiale: oltre 120 RPM, che comportano circa 7.200 kg.
Ripeto: Northampton: 32 RPM da 118 kg = 3.600 kg circa.
Brooklyn: 120+RPM da 59 kg = 7.200+ kg.
Considerando più o meno paragonabile la precisione dei cannoni, c'é la possibilità che alle distanze tipiche di combattimento i Brooklyn possano mettere a segno 4 volte tanto di proiettili di quelli che incasserebbero in cambio. E ciascuno di quei colpi sarebbe abbastanza facilmente capace di infliggere danni micidiali all'armamento e ai motori dell'incrociatore pesante (che in realtà più leggero dei Brooklyn). L'unica cosa che si può dire è che i depositi di munizioni sarebbero poco afflitti e lì i Brooklyn rischierebbero di più dei Northampton, avendo una protezione addirittura inferiore. Ma la cintura dei Brooklyn potrebbe resistere al 203 mm su distanze maggiori di circa 16 km persino con angolo a 90° e probabilmente era capace di reggere sopra i 12 km a 30°; la IZ era più o meno tra 12/16 e 19 km, quindi le macchine avevano un minimo di capacità di resistenza. Anche il deposito munizioni posteriore aveva una discreta resistenza in genere, ma stranamente non lo era quello delle torri anteriori, forse perché molto sotto rispetto al livello del mare. Le torri e le barbette erano pressoché invulnerabili sopra 12-14 km circa, e fino a circa 19 km (tetto torri).
Nell'insieme sarebbe stata una battaglia molto pericolosa, ma il poter colpire in maniera efficace la controparte con un gran numero di proiettili di elevate prestazioni, rendeva i Brooklyn probabilmente superiori e certamente in grado di scaraventare qualcosa come il doppio del 'ferro' sull'obiettivo a parità di tempo, il che non è davvero male se si considera che i loro proiettili pesavano la metà di quelli delle navi con l'8 pollici.
Discorsi simili si potrebbero fare anche per i Washington europei, come i Dunquesne e i County, ma anche i Suffren e i Trento, tutte navi non del tutto protette (nel migliore dei casi) per le distanze di combattimento, contro i cannoni dei Brooklyn, e probabilmente di meno di quanto i Brooklyn non fossero protetti contro questi cannoni da 203 mm. Ma ogni proiettile da 59 kg faceva parecchio male, forse non tanto di meno dei pezzi da 8 pollici, specie considerando che il Brooklyn era più protetto di ciascuno di questi incrociatori.
Contro le navi giapponesi, a cominciare dai Mogami ovviamente, i discorsi sono per certi versi simili e per certi versi diversi. I siluri giapponesi sono pericolosi (anche per la stessa nave, se vengono colpiti quando sono ancora a bordo), le cinture corazzate giapponesi non scherzano, ma la cadenza di tiro non è eccezionale (i Mogami di fatto erano meno potenti dei Brooklyn, almeno come armi originarie e senza considerare i siluri) e ponti, sovrastrutture e torri erano troppo poco corazzati. Però sarebbe stato un bel match.
Naturalmente, le cose sarebbero cambiate sensibilmente contro i New Orleans, gli Zara, il Suffren, forse gli Hipper (poco protetti ma comunque reputati i migliori incrociatori pesanti sulla piazza), per non parlare del Wichita, il discendente diretto degli stessi Brooklyn. Siccome quest'ultimo era giunto successivamente come implicito riconoscimento dell'utilità degli incrociatori pesanti, concentriamoci con i New Orleans. Questi avevano una corazza leggermente superiore.
La corazza, al 15% del dislocamento, aveva una cintura tra 76 e 127 mm+19 mm STS. Il ponte era 57 mm ovvero 2,25 in e non 2 (era il 12,5% in più). Le torri erano spesse fino a 203 mm, barbette erano di spessore diverso a seconda dei sottogruppi, ma il minimo era 127 mm. Questo già basta, perché è praticamente impossibile per un 152 mm perforare una barbetta da 127 mm se non a distanze incredibilmente brevi, troppo poco per essere credibili in battaglie (almeno diurne), verosimilmente meno di 10 km, specie se le barbette erano di corazza Class A. La corazza di spessore maggiore (133 o 152 mm) era pressoché inespugnabile. Ah, le barbette erano una cosa, ma le torri erano spesse fino a 203 mm frontali, praticamente impossibili da perforare dai 152 mm, a parte forse che sotto i 2 km (a far tanto). Chiaramente, le torri da 165 mm contro il 203 mm subivano danni molto maggiori e probabilmente erano perforabili da distanze fino a 10 km.
Quindi i New Orleans erano molto più temibili da tutti i punti di vista, ma anche così i Brooklyn avevano una tale potenza di fuoco e rapidità di tiro da ispirare successivamente la creazione degli incrociatori Cleveland, che poi saranno, con meno cannoni principali ma più armi contraerei, i migliori della II GM e certo i più numerosi.
Difficile dire se ne valesse davvero la pena. Contro i vecchi incrociatori i Brooklyn avrebbero potuto vincere, ma contro navi fatte senza troppi limiti di dislocamento, sarebbero stati nuovamente in difficoltà. I giapponesi avevano fatto una cosa analoga, anzi furono proprio loro ad inspirare gli americani; ma poi i loro quattro Mogami diventarono a tutti gli effetti incrociatori pesanti con le torri binate da 203 al posto di quelle triple da 155, e questo malgrado il fatto che le armi da 155 erano, come diverse altre dell'epoca, pensate anche per il tiro antiaerei (cosa che indubbiamente avrebbe fatto comodo al Mikuma e al Mogami nella battaglia di Midway e non solo) anche se non ancora ottimali per questo compito. Resta il fatto che nessun incrociatore leggero ha mai più superato in potenza di fuoco i Brooklyn, e che essi si sono dimostrati dei navigli di grande successo durante la guerra, sopravvivendo quasi sempre anche a punizioni inflitte da breve distanza, persino da cannoni da incrociatore pesante, o a bombe teleguidate dello stesso tipo di quella che mandò a picco la corazzata Roma. Niente male davvero, come 'tentativo'.
USS Helena (CL-50) - Wikipedia
CL40 Brooklyn light cruisers (1938 - 1939) - United States Navy (United States of America)
RIN Abruzzi Class - Italian warships of WW2