26-3-20/-1-4-20
Non è un bel periodo per parlare di wargames, ammettiamolo. Anzi.
E quindi non ne parliamo. O meglio.
Accenniamo, visto che qualcuno ben più in alto di me ai wargames sta giocando per davvero. Gli USA, con 'Defender Europe'. Decine di migliaia di soldati, anche se fortunatamente è stata ridotta la mole dell'esercitazione. Capite bene l'ottusità del potere assoluto che esplicano i militari. Persino il CIO ha appena annunciato che le Olimpiadi si faranno nel 2021 (per la disperazione della vecchia mrs Spocchia ergo Federica Pellegrini). Ma i militari americani giammai! L'esercitazione s'ha da fare eh. Anche se BuTac aveva annunciato che era stata annullata già l'11 marzo scorso (dicendo una castroneria, a quanto pare da notizie successive: ma possiamo stupircene?).
Ma gli americani sono 'a prova di virus'? O stanno preparandosi a ripetere l'exploit del 1917, quando salvarono il mondo grazie all'influenza spagnola da loro generosamente importata in Europa? (sì lo so, esistono anche altre teorie, ma quella più in voga, checché ne dica wikipedia, è sempre stata questa).
L'INFLUENZA SUINA, 2009 (e oltre)
E adesso, parliamo delle malattie infettive altamente contagiose, ergo, le epidemie.
Adesso siamo in mezzo al guado della dannata influenza (?) COVID-19 o come diavolo si chiama, ma non è certo l'unico caso che si è visto nel XXI secolo. E c'é da simpatizzare anche con gli scettici, quando sospettano (sospettavano, in molti casi) che si tratta di un allarme 'fake'.
Infatti... prima dell'influenza del 2020, perché non andiamo a ricordarci della cosiddetta INFLUENZA SUINA del 2009, per esempio?
Un'influenza che secondo molte fonti dell'epoca si originò dagli allevamenti di quei criminali della Smithfields Farms. Ecco un articolo dell'epoca.
Everything began when Virginia-based Smithfield Farms went to Mexico. In 1985, Smithfield Farms received what was, at the time, the most expensive fine in history – $12.6 million – for violating the US Clean Water Act at its pig facilities near the Pagan River in Smithfield, Virginia , but when NAFTA came into effect 1994, Smithfield Farms moved its harmful practices to Veracruz, Mexico so that it could evade the tougher US regulators. Reporter Jeff Teitz reported in 2006 on the conditions in Smithfield’s US facilities. Pigs are artificially inseminated and fed and delivered of their piglets in cages so small they cannot turn around. Forty fully grown 250-pound male hogs often occupy a pen the size of a tiny apartment. The temperature inside hog houses is often hotter than ninety degrees. There is no sunlight, straw, fresh air or earth. The air, saturated almost to the point of precipitation with gases from shit and chemicals became lethal and pigs start dying.
http://www.rollingstone.com/politics/story/12840743/porks_dirty_secret_the_nations_top_hog_producer_is_also_one_of_americas_worst_polluters
ORA, non c'é, che io sappia, alcuna prova a tutt'oggi che l'infezione si sia originata proprio lì. Però il dubbio venne e i motivi c'erano. In ogni caso, è scandaloso che dei poveri animali, delicati e intelligenti come i maiali vengano trattati in questo modo, come pure 'macchine di trasformazione' da cibi di basso valore a quelli di alto valore proteico. Una bastardata che a confronto un lager è quasi un salotto! E questo non è che uno dei tanti stabilimenti che ci permettono di mangiare carne a costi limitati: allevamenti che trattano i maiali come se fossero all'inferno ci sono dappertutto, anche da noi che ci vantiamo di avere controlli alimentari molto migliori rispetto agli americani. Ma questa è un'altra storia.
L'influenza suina (SIV) è diventata famosa perché protagonista di una nota influenza del 2009 (e oltre).
Essa era nota anche prima del 2009, e secondo gli studi genetici il ceppo H1N1 è addirittura stato sospettato di essere il virus dell'epidemia del 1918. Oppure uno dei suoi discendenti diretti; ma la trasmissione uomo-uomo era rara. Ma poi è successo... si stima che nel 2009 l'influenza abbia infettato qualcosa come l'11-21% della popolazione umana che all'epoca era sui 6,8 mld. Tra 700 mln e 1,4 mld. Persino più che con la famigerata influenza spagnola. Ma quanti morti ha causato? Probabilmente tra 150.000 e 575.000. Addirittura meno di un'influenza normale. Ma faceva notizia perché uccideva sopratutto persone sane e giovani, come la pandemia di 90 anni prima. Ma nell'agosto del 2010, quest'epidemia venne dichiarata finita, anche se il virus non è finito, tanto che nel 2015 sono stati riportati, in India, oltre 31.000 casi con addirittura oltre 1.800 morti e nel 2017 un'altra epidemia ha causato altri 1.090 morti.
Vi sono state anche altre epidemie, tra cui quella nepalese del 2015, quando oltre 500 persone vennero infettate, ma purtroppo poi arrivò il terremoto che squassò tutto il paese e la lotta a questo virus venne lasciata cadere. Per fortuna non è progredito passando a pandemia fuori controllo. Nel 2017 vi furono parecchi casi anche alle Maldive, quindi sì, purtroppo questo virus influenzale può resistere anche a climi caldi e soleggiati.
I sintomi sono i soliti tipici dell'influenza, anche sui maiali. Febbre, dolori, difficoltà respiratorie ecc
Prima di quell'anno fatidico 2009, c'erano stati solo 50 casi con 6 morti, anche se è facile che molti altri casi siano stati ignorati per varie ragioni, tra cui la scarsa igiene e assistenza sanitaria di tante aree rurali dove si allevano i maiali.
E poi è arrivato l'H1N1 del 2009, che ha fatto il salto di specie.
Ma siccome i sintomi non sono molto diversi da quelli dell'influenza normale, il CDC americano nel 2009 di considerare i casi di influenza di persone in contatto con soggetti sicuramente affetti, come casi di 'suina', questo valeva addirittura per la semplice residenza nei cinque stati americani oppure un viaggio in Messico nella settimana precedente i sintomi di malessere.
La morte era rara, e veniva per lo più per problemi respiratori o vere e proprie polmoniti, febbre troppo alta, problemi ai reni e simili. Ma la cosa più interessante è che colpiva anche i giovani e non solo i 'vecchi' come quella del 2019-2020.
Sull'origine del virus della 'vera' suina è interessante sentire come la riporta wikipedia senza bisogno di tradurre.
The phylogenetic origin of the flu virus that caused the 2009 pandemics can be traced before 1918. Around 1918, the ancestral virus, of avian origin, crossed the species boundaries and infected humans as human H1N1. The same phenomenon took place soon after in America, where the human virus was infecting pigs; it led to the emergence of the H1N1 swine strain, which later became the classic[clarification needed] swine flu. However, genetic coding of H1N1 shows it is a combination of segments of 4 influenza viruses forming a novel strain– North American Swine (30.6%) – PIG ORIGIN FLU North American Avian (34.4%) – BIRD ORIGIN FLU Human influenza strain (17.5%) Euroasian swine (17.5%) – PIG ORIGIN FLU. QUADRUPLE GENETIC RE-ASSORTMENT – coinfection with influenza viruses from diverse animal species. Due to coinfection, the viruses are able to interact, mutate, and form a new strain to which host has variable immunity.
Secondo le analisi genetiche fatte questo nuovo virus era quindi provvisto di geni di cinque differenti virus influenzali: suina nordamericana, aviaria nordamericana, umana, e due suine asiatiche ed europee.
Altri riassorbimenti non vennero riportati fino al 1968, quando l'H1N1 aviario infettò le persone ancora una volta, assieme all'H2N2, dalla cui unione venne fuori l'H3N2, che esiste a tutt'oggi.
Negli anni '70 l'H1N1 ritornò ad essere un'influenza stagionale, mentre l'H2N2 divenne apparentemente estinta. Nel 1979 vi fu ancora una variante dell'H1N che infettò i suini, mentre nel 1990-93 ci fu un triplo riassorbimento tra H1N, H3N e H1N, così da generare l'H1N2, per poi unirsi nel 2009, in uno stesso paziente umano, con l'H1N1 euroasiatico. Così nacque questo nuovo virus H1N1 umano che portò alla pandemia del 2009, che già l'11 giugno venne elevata al livello 6, il più alto disponibile, ma che sebbene consideri la diffusione globale, non è automaticamente descrivente anche la severità della malattia.
La suina di Fort Dix
Curioso anche che nel 1976 vi fu un piccolo numero di casi, con una vittima, a Fort Dix. E questo virus fu considerato un nuovo ceppo del virus suino H1N1. Ma che strano, quasi quasi è compatibile con molte teorie che parlano della 'spagnola' come nata dalla pratica vaccinale di massa dell'esercito americano. Tanto che persino nel 1918 si notò che i suini presero l'influenza dopo i primi casi umani. Poco dopo venne rilevato un nuovo ceppo, l'H3N2, sempre negli USA.
E non è finita qui, cari pro-vax: subito venne istituita una campagna vaccinale per evitare la strage del 1917-18, e vi furono tre morti poco dopo la somministrazione del vaccino. Ovviamente non ci sono prove dirette della causa da parte del vaccino, ma la stampa iniziò ad attaccare questa vaccinazione a tappeto che doveva riguardare tutta la popolazione americana, considerando anche la probabile causa alla base di una malattia di paralisi muscolare. Alla fine vennero vaccinati circa 48 mln di americani, poco oltre un quinto, nel brevissimo spazio dell'ottobre-16 dicembre 1976.
Questa sindrome, la GBS, generalmente colpisce 1-2 persone per 100.000 ogni anno, e il vaccino sembra avere aumentato di 1 unità x 100.000 il rischio. Poco, ma non pochissimo se vaccini duecento milioni di persone.
Così vennero date compensazioni per ben 4.000 casi di GBS, tra cui 25 morti, con la modica spesa di 3,5 mld di dollari entro il 1979. La prossima volta che qualcuno dice che non ci sono prove che i vaccini fanno male, ci pensasse due volte: il governo americano ha pagato danni a 4.000 persone spendendo miliardi, piaccia o meno. Fu un disastro dal punto di vista mediatico più che medico, ma ad ogni modo non ci fu nessun rischio 'pandemia' e la vaccinazione del presidente Ford non tenne a bada alcun virus.
https://en.wikipedia.org/wiki/Swine_influenza
Ma come andò nel dettaglio l'epidemia che fu generata da questo dannato virus? Beh, iniziò nel gennaio del 2009 e venne dichiarata estinta nell'agosto del 2010, come diceva quel tale, la Storia si presenta come dramma e si ripete come farsa. Infatti, come detto prima, è un'influenza del ceppo H1N1 come quella che si ritiene fosse l'origine della spagnola. Era una specie di incrocio tra influenze aviaria, suina e umana. Il totale riconosciuto dal WHO/OMS fu di appena 18.036 morti, ma siccome secondo vari studi tra l'11 e il 21% della popolazione umana avrebbe contratto il virus in qualche modo, quindi il totale della mortalità, anche se ridotto in percentuale, sarebbe probabilmente molto più alto: forse sui 150.000-600.000 casi. Ma non peggiore come livello di rischio, di un'influenza normale.
Una sua caratteristica era quella di colpire persone in buona percentuale giovani piuttosto che anziane. Il salto di specie sarebbe stato attorno a metà 2008 o poco dopo.
Nemmeno a dirlo, non è certissimo dove si sia originato. Il governo americano ad un certo punto avanzò l'ipotesi che si fosse originato in Asia e poi sia arrivato in America già ospite di umani, ma questa teoria è stata smentita successivamente e il Messico centrale resta la zona più plausibile quale origine della pandemia umana.
Pare che tutto abbia avuto inizio nel febbraio 2009 quando si ammala Edgar Hernandez, 4 anni, di La Gloria (Municipalità di Perote, Veracruz), villaggio messicano caratterizzato dall'allevameno di suini di cui abbiamo già parlato. Da lì l'inizio di una crisi che sarebbe diventata internazionale solo il successivo 24 aprile.
In effetti, l'evidenza era che il virus fosse già presente da mesi prima della scoperta 'ufficiale' (ricorda qualcosa?). Malgrado la chiusura di molte attività pubbliche e persino di parte della megalopoli capitale del Messico, il virus uscì presto dai confini e raggiunse gli USA, dove venne isolato in aprile 2009, mentre appena due mesi dopo il WHO dichiarò lo status di pandemia. L'emergenza cominciò a svanire verso novembre, e nel maggio del 2010 c'erano pochi casi tanto che il 10 agosto il WHO annunciò la fine della pandemia.
Nel 2010, ad Hong Kong, gli scienziati scoprirono che il virus stava venendo riassorbito dagli stessi maiali, che già sono vettori di virus umani e aviari, i quali al loro interno possono connettersi tra di loro e generare nuove varianti che poi possono reinfettare gli uomini, anche se raramente vi sarà il contagio tra umani.
"Unlike the situation with birds and humans, we have a situation with pigs and humans where there's a two-way street of exchange of viruses. With pigs it's very much a two-way street."
Il contagio è il solito per l'influenza e comprende anche il toccare oggetti con il virus attivo. Il valore di contagio per persona è 1,75, non altissimo, ma è possibile anche infettare animali vari tra cui gatti, tacchini, furetti e persino ghepardi. Molto differente, quindi, dal corona virus attuale.
La protezione venne presto aumentata con il vaccino, che dopotutto era un normale antinfluenzale, ma inizialmente ce n'erano pochi e vennero mandati più che altro alle categorie più a rischio. I 5 anni di tempo in cui il sistema sanitario fu allertato per l'influenza aviaria, che fu capace di uccidere il 60% delle sue vittime umane, e un certo rallentamento per il periodo estivo, aiutarono a prepararsi per l'autunno del 2009, all'urto dell'epidemia, tanto che il 24-10 il presidente Obama dichiarò un'emergenza nazionale al riguardo della sua probabile diffusione nazionale. Il febbraio del 2010 il CDC dichiarò necessario vaccinare tutti quelli di oltre 6 mesi di età per questo nuovo virus, con un combinato sia dell'H1N1 che di altri due tipi 'classici' di influenza.
Nel resto del mondo, presto venne fuori l'emergenza suina generando panico.
Il 27-4-09 l'UE sconsigliò viaggi negli USA o Messico, mentre un caso veniva scoperto in Spagna e si facevano frenetici preparativi per un vaccino.
Il terrore c'era, in effetti, e già all'epoca si usavano i termografi per vedere chi era afflitto da febbre negli aeroporti. All'epoca era la Cina che già il 26-4-09, annunciava che i visitatori di rientro dalle zone infette sarebbero stati messi in quarantena di due settimane.
Le mascherine all'epoca non erano raccomandate dal CDC nemmeno nelle compagnie aeree, ma in Asia la pensavano diversamente, e questo e i filtri dell'aria degli aerei erano tenuti in grande considerazione per ridurre il rischio di contagi.
Ad ogni modo, già il 7 maggio 2009 il WHO stabiliva che non era possibile contenere il virus, tanto veloce era stato il suo diffondersi ben oltre i confini del Messico. Appena dopo l'inizio dell'emergenza, insomma, si alzava bandiera bianca.
L'OMS (WHO per gli anglosassoni) aveva dichiarato l'emergenza nella primavera con un rischio pandemia elevato da 3 a 4 il 27-4-09, ma già 2 giorni dopo era arrivata al 5o livello, e il 3 giugno al massimo, ovvero il livello 6, anche se solo l'11 giugno venne dichiarata la pandemia con 28.774 casi e 144 morti. Il 14 luglio l'OMS dichiara inarrestabile il virus e avvertendo tutti i paesi di munirsi di vaccini.
La chiusura delle scuole non fu presa in immediata considerazione, ma dato che molte vittime erano giovani, venne comunque attenzionata, tanto che in autunno circa 600 scuole americane erano momentaneamente chiuse. Si temeva anche che fino al 40% dei posti di lavoro sarebbero stati persi al culmine dell'influenza e si stimava necessario utilizzare, per quanto possibile, il telelavoro; insomma, qualcosa di simile a quel che sta succedendo adesso.
E le mascherine? Anche quelle già all'epoca davano discussioni in atto. Il CDC non le raccomandava se non per persone malate o a rischio di infezione. Secondo certi punti di vista era pericoloso usarle perché potevano dare un falso senso di sicurezza, mentre secondo un professore giapponese esse erano: "better than nothing, but it's hard to completely block out an airborne virus since it can easily slip through the gaps".
Benché non vi sia stata mai l'assicurazione dell'efficacia delle mascherine, nemmeno dal produttore 3M, perché esse potevano filtrare particelle industriali, ma non si sapeva quanto potessero reggere ai virus, in Asia erano e sono comuni, specie tra chi non sta bene e deve evitare di diffondere malattie. Ma in generale, 'sono meglio di niente'. Specie se non hai la barba.
Quanto alla quarantena, già nel maggio del 2009 la Cina mise sotto chiave 21 studenti americani e tre insegnanti nei loro hotel, Hong Kong fece lo stesso con un hotel e 240 ospiti, e l'Australia rifiutò l'approccio di una nave con 2.000 passeggeri, e così via.
Vi furono anche misure più drastiche. Non fidandosi del fatto che questa influenza, oramai nota come 'suina', si potesse trasmettere solo tra persone e non anche tra animale e persona, il governo egiziano ordinò il massacro di tutti i maiali in Egitto, già il 29 aprile 2009, centinaia di migliaia di animali che normalmente vivevano nelle discariche del Cairo o altre città (i musulmani non mangiano carne di maiale). Povere bestie. Per questo si tentò di cambiare il nome alla 'suina' come H1N1 Influenza A, o Nordamericana, piuttosto che 'suina'.
Il trattamento della malattia non è particolarmente complesso, visto che interviene sui sintomi, ma non la malattia; riposo, bere, antidolorifici, ma non l'aspirina se sotto i 16 anni perché può dare seri effetti collaterali. Ma vi sono anche casi in cui è bene usare gli antivirali o addirittura antivirali e antibiotici se hanno già sintomi gravi, come la polmonite, specie se entro le 48 ore dai sintomi. Il Tamiflu è uno di questi, sennò il Releza o anche altri tipi. Possibilmente da somministrare entro 2 giorni dai sintomi.
Gli effetti collaterali sono pure presenti tra cui vomito e respirazione difficoltosa. Inoltre nel 2012 si è visto che l'H1N1 ha dimostrateo in diverse occasioni resistenza al tamiflu, in verità quasi tutti i tipi di influenza normale hanno dimostrato resistenza al tamiflu, ma nessuno al Relenza. L'efficacia contro le polmoniti non è stata comprovata a sufficienza ad ogni modo.
Il controllo preventivo tramite vaccinazione è diventato sempre più difficile negli ultimi anni, a causa dell'evoluzione del virus con nuovi ceppi tanto che la stessa wikipedia afferma che:
Since the protective ability of influenza vaccines depends primarily on the closeness of the match between the vaccine virus and the epidemic virus, the presence of nonreactive H3N2 SIV variants suggests current commercial vaccines might not effectively protect pigs from infection with a majority of H3N2 viruses.[9][44] The United States Department of Agriculture researchers say while pig vaccination keeps pigs from getting sick, it does not block infection or shedding of the virus.
Per fortuna che il virus, fuori dalle cellule vive, non sopravvive usualmente oltre 2 settimane, a meno che non faccia freddo, per giunta può essere inattivato dai disinfettanti. Per il resto, quarantena e attenzione nel gestire le mandrie dei disgraziatissimi maiali, gli animali 'più buoni' che esistano (e più maltrattati).
Per il resto, negli umani, gli esperti concordano con le precauzioni già viste in questi giorni: non toccatevi gli occhi, il naso e la bocca, lavatevi spesso le mani e non tossite vicino ad altre persone, isolamento e quarantena.
Mortalità della 'suina': God unto know
La maggioranza dei casi sono registrati negli Stati Uniti e in Messico, ma anche molti ebbero luogo in Australia ed Europa, in particolare Regno Unito, Spagna e Ucraina.
Quanto alla mortalità, è difficile stabilire quanto un'epidemia influenzale sia letale di suo. Nel 2005 vi furono, negli USA, solo 1.812 morti per influenza, ma la stima media è circa 36.000 all'anno, perché spesso le persone muoiono di complicazioni collegate ad essa. Ecco perché il CDC commentava al riguardo che:
"Only counting deaths where influenza was included on a death certificate would be a gross underestimation of influenza's true impact."
In senso globale, un'influenza stagionale affligge circa il 10% della popolazione, con circa 4 mln di persone seriamente colpite e 300-600k morti. I disastri di ben maggiore portata, furono l'influenza del 1918 (circa 500 mln su 1,8 mld di persone infettate, mortalità dell'ordine del 2-10%,tra 20 e 100 mln di vittime), quella asiatica del '57 (1-4 mln) e quella di Hong Kong del 1968-69 (1-4 mln) ma queste ultime due avevano una mortalità di molto inferiore all'1%. Con l'aumento della popolazione nel 2019-20 ci sono stati probabilmente almeno 800 mln di infuenza e fino ad oltre 1 mln di morti, ma la mortalità è inferiore all'1% (0,2 probabilmente, come al solito, salvo il covid-19).
Ufficialmente l'epidemia, allorquando venne 'chiusa' l'emergenza, uccise 18.000 persone, ma già si sapeva allora, per ammissione dello stesso WHO, che le vittime erano sicuramente di più. Nonostante questo, la paura sollevata da questa pandemia fu giudicata eccessiva rispetto ai danni che causò davvero, e questo comportò persino un'indagine interna. E secondo uno studio apparso sempre nel 2010, il rischio era non particolarmente elevato né per gli adulti, né per i bambini.
Due studi differenti del CDC numeri di 7-13k vittime nel 2009 (negli USA), ma solo 1.642 ufficializzati. Però il WHO affermò nel 2010 che la mortalità era stata sicuramente maggiore di quel che compariva nelle statistiche ufficiali e confermate.
E l'anno dopo, un altro studio pubblicato nel JAMA concluse che l'H1N1 non fu un'influenza più grave del normale 'stagionale', anche se i bambini e i giovani erano più afflitti del normale, addirittura si parlò di appena 1,5% dei bambini ospedalizzati mentre altre influenze stagionali portavano oltre il 3% i ricoveri.
Nell'aprile del 2010 il CDC valutò negli USA un totale di 43-83 mln di casi nel periodo aprile 2009-2010, con fino a 400.000 ricoveri e circa 8-18k morti. Il CDC aveva rilevato tra 17 e 52k vittime annue (media 36k), prevalentemente per influenza A (H3N2), secondo il JAMA invece, tra il 1979 e il 2001 la media è circa 41k
Nel giugno 2012, però, un modello di studio trovò un livello di mortalità 15 volte maggiore rispetto a quel che era stato precedentemente riportato, con l'80% morti più giovani di 65 anni e il 51% del totale in Africa e Asia. Un altro studio del WHO del 2013 trovò anch'esso numeri maggiori dei 18.000 stimati in origine (di 10 volte tanto fu l'aumento stimato), anche qui specie sotto i 65enni, sia negli USA, che nel resto del mondo, dove si arrivava anche a 200.000 vittime, per un totale di 284.500. Questo solo per gli ultimi 9 mesi del 2009. Una normale influenza in genere causa meno del 20% delle vittime sotto i 65 anni. E certe nazioni vennero colpite anche venti volte più di altre.
Un altro discorso che ricorre anche adesso è quello delle complicazioni: il virus attaccava sopratutto i bambini sotto i 5 anni e gli adulti sopra i 65, obesità, immunodeficienza, HIV, gravidanza, asma, diabete, sono tutte condizioni che potevano aggravare la situazione.
Ma forse il più grande problema notato fu quello dei pazienti che venivano da condizioni di salute buone. I sintomi sono simili a quelli di una normale influenza, ma dopo 3-5 giorni in alcuni casi peggiora tutto e rapidamente, tanto da richiedere spesso l'intubazione dopo 24 ore dall'inizio della crisi, più le complicazioni date da infezioni come lo strafilococco aureo che purtroppo assicura spesso una forte mortalità quando interviene. In UK, uno studio riguardò 631 casi di 55 ospedali, di cui il 13% nei reparti di terapia intensiva, e 5% morti. L'età era nel 36% dei casi minore di 16 anni e il 5% sopra i 65, spesso c'erano donne in gravidanza e molto spesso anche persone di 'razza' non bianca, il 45% era asmatico o con altre complicazioni, e il 29% ebbe la polmonite, ma generalmente virale e non batterica. Nonostante tutto, dei morti, il 59% erano in buone condizioni fisiche.
Malgrado tutti i timori, la % dei morti effettiva, inclusi tutti quelli che l'ebbero e non solo gli ospedalizzati, fu probabilmente dello 0,01-0,03%, circa 100 volte meno letale della spagnola del '18, che tra l'altro, non pare più letale rispetto ai casi segnalati, della SARS CoV-2, perché si parlava del 2-3% di mortalità. Ma per essere contagioso, lo era, e la cosa strana è che lo è rimasto purtroppo anche in piena estate. A novembre 2009 aveva contagiato 1/6 degli americani, e si stima, questo comportò 200.000 ricoveri e 10.000 morti. La differenza rispetto all'influenza normale, a parte la stagione di diffusione, è che colpiva con maggiore frequenza gli under 50, tanto da rilevare ben 1.100 bambini e 7.500 adulti morti (sotto i 65 anni). Per questo la suina fu un'influenza temibile.
La ricordo bene, del resto, era incredibile come potesse abbattere le persone giovani e in salute, così da contraddire chi pensava che nono poteva nuocergli perché ad una persona adulta e sana normalmente l'influenza non fa molta paura.
Per cui, la suina fu inizialmente sottaciuta, poi dilagò il panico, poi fu 'smontata' come pericolosità, fino ad ammettere, a bocce ferme, che fu non solo più letale del normale (ma non di moltissimo, per fortuna), ma anche molto più atroce nello strappare vite ancora giovani rispetto alla normale influenza.
https://en.wikipedia.org/wiki/2009_flu_pandemic
VaccinarSì? Ma anche NO
Il vaccino per umani venne approvato già dalla FDA americana il 15-9-2009 e pare che sia efficace e 'sano' come effetti collaterali, ma è stato davvero efficace?
Dal novembre del 2009 iniziarono a farne in 19 nazioni. L'effetto è stato simile a quello dei vaccini normali antinfluenzali, nel 2011 si stimò l'efficacia al 56% e nel 2013 il CDC dichiarò che avesse salvato 300 vite e risparmiato 1 mln di malattie nei soli USA. L'efficacia, ovviamente, era abbastanza opinabile come stima, ma si riteneva che se vi fosse stato modo di iniziare 2 settimane prima si sarebbe aumentata l'efficacia della vaccinazione del 60%.
Il vaccino per la 'suina', disponibile sia in modalità 'morta' che 'debole', la prima iniettata, la seconda inalata, entrambe non causano influenza. I virus erano coltivati in uova di gallina e a novembre 2009 erano stati prodotti sui 3 mld di vaccini. A quanto pare essi erano efficaci e sicuri e siccome il 30% della popolazione, per lo più anziana, era già immunizzata in qualche modo al virus, il maggior beneficio era per i più giovani e meno esposti a vaccini e influenze precedenti. Questi vaccini erano in genere trivalenti con ceppi 1, 3 e B. La forma spray era non raccomandata per età di meno di 2 anni ma anche di oltre 49. La procedura per il vaccino inattivato (morto), che funziona mandando nel flusso sanguigno questi virus per far creare anticorpi, comporta l'inserimento del virus dentro delle uova (fertili) di gallina, il che significa sacrificare un embrione di pollo o due per avere ciascun vaccino. Poi viene centrifugato o filtrato, poi ucciso da dei disinfettanti, poi viene sbriciolato con del detergente e infine centrifugato. Per conservarlo vengono usati liquidi salini sterili, ma al suo interno è possibile trovare quantità ridotte di disinfettante, uova, antibiotici, detergenti, thimerosal o squalene e persino vitamina E.
Il vaccino vivo, invece, deve essere trattato in maniera tale da non essere più in grado di causare malattie, quindi viene cresciuto a circa 25°, così non potrà adattarsi alle temperature del corpo umano e siccome sono necessarie molte mutazioni per crescere a temperature così ridotte, non sarà poi possibile adattarsi al corpo ospite finale. Poi viene cresciuto come sopra, e infine filtrato e diluito, in una soluzione che tra l'altro ha solfato di potassio, gelatina, antibiotici e zucchero.
Un altro tipo di crescita del virus lo fa la Novartis, con la crescita cellulare anziché nelle uova, con culture di laboratorio, è più veloce e non contiene prodotti potenzialmente dannosi, o quanto meno ne contiene di meno, tra cui proteine d'uovo.
MA non erano solo questi i problemi. Dato che i virus influenzali cambiano in fretta, c'era il rischio che il vaccino, qualunque fosse, non avrebbe avuto efficacia contro una versione modificata dello stesso virus che eventualmente sarebbe apparsa verso l'autunno del 2009, come poi effettivamente avvenne, in una seconda e più virulenta ondata. I costi erano pure un grosso problema, si parlava di circa 2 mld di dollari per i soli USA. Già un deputato americano arrivò a dire che:
"We can't let all of our spending and our reaction be media-driven in responding to a panic so that we don't get Katrina-ed. ... It's important because what we are talking about as we discuss the appropriateness of spending $2 billion to produce a vaccine that may never be used – that is a very important decision that our country has to make."
C'erano anche altre questioni: lo stesso WHO dichiarava che almeno un 10% dei vaccini prodotti dovevano essere donati alle nazioni più povere, per aiutarle a difendersi dalla pandemia (in realtà a 'prezzi ridotti' più che aggratis), mentre da parte russa si fece notare già a giugno 2009 che la 'suina' non era così letale né aggressiva da causare una pandemia generalizzata con un rateo di mortalità di poco più dell'1% in Messico e 0,1% negli USA. All'epoca si pensava che vi fossero solo 16.000 contagiati mentre a Mosca durante le stagioni influenzali 'normali' se ne vedono anche 10.000 in un giorno solo. E non si può fare un vaccino ogni volta che si incontra un virus nuovo.
E i tempi: benché già a metà maggio le compagnie farmaceutiche si erano dichiarate pronte per fare un vaccino contro la suina, c'erano problemi a fare sia questa nuova influenza, sia quella stagionale, i tempi poi diventavano maggiori del previsto inizialmente, e già entro maggio si parlava di metà luglio a far presto, e siccome il virus non cresceva così rapido nei laboratori, ci potevano volere mesi per ottenere grosse quantità di vaccino. E al contempo, si considerava una scommessa questo nuovo vaccino che prendeva parte della capacità produttiva per il vaccino normale per l'influenza, che uccideva fino a 500.000 persone all'anno quando già a maggio c'era chi diceva che si trattava dopo tutto di una scommessa visto che il nuovo virus appariva abbastanza moderato come livello di pericolosità generale.
Ma diverse nazioni europee andarono comunque avanti con i loro ordini, allarmate dalla possibile pandemia. La Glaxo per settembre aveva già preparato un vaccino da uova di gallina, e non era la sola. I test per i nuovi vaccini erano iniziati già a luglio con quelli inattivati in diversi paesi. Il vaccino della Glaxo era il Pandemrix approvato il 25 settembre. Presto si arrivò alla conclusione che una sola dose di vaccino, e non due come si pensava inizialmente, era sufficiente per oltre il 90% delle persone provate a 15-30 giorni dall'iniezione. Gli effetti avversi c'erano, ma non erano maggiori di quelli della normale influenza, in Australia metà dei 240 pazienti testati ebbero problemi ma non seri, con due casi invece seri tra cui nausea e dolori musculari; in un altro studio 2.200 pazienti ebbero effetti nel 10-25% dei casi, ma nessuno grave.
Fu così che già il 19 novembre il WHO disse che erano state già usate 65 mln di dosi, con un effetto 'avverso' riportato ogni 10.000 casi, e solo il 5% di questi erano seri, ovvero 1 ogni 200.000. Strano come gli effetti avversi, che nel trial iniziale ebbero come si è visto il 50% dei soggetti, poi si siano ridotti al 25%, e poi allo 0,01%. Francamente parlando, è un pò difficile credere che fuori dalle sperimentazioni controllate, gli effetti avversi vengano riportati correttamente, ma questo è quel che succede ogni volta che si fanno queste campagne vaccinali.
In Canada nel solo periodo 21 ottobre- 7 novembre, vi furono circa 600 casi di reazioni avverse su 6,6 mln di casi, ma solo 36 gravi, 'meno' del normale vaccino antinfluenzale. Nondimeno la Glaxo richiamò un lotto di vaccini che stava facendo un rateo maggiore di reazioni avverse. Nel frattempo, entro il 20 novembre, gli USA utilizzarono 46 mln di dosi con 3.182 reazioni avverse, e 1:260.000 dosi era seria.
Ma in Giappone non andò proprio così: su 15 mln vaccinati al 31-12-09, vi furono 1.900 casi di reazioni avverse e 104 morti. In Francia ci furono anche qui circa 1:200.000 reazioni avverse con diversi aborti successivi alla vaccinazione.
Ovviamente il WHO puntualizzava che in grandi numeri di popolazione malattie come la GBS (sistema nervoso periferico) e morte improvvisa sono da aspettarsi in ogni caso, vaccini o meno, per cui è difficile capire se questi siano la causa o meno del fatto riportato.
Chi sostiene la casualità di queste malattie o morti, e chi dice che addirittura la GBS colpisce di meno i vaccinati (in Cina su 100 mln di dosi sarebbero stati trovati solo 11 casi di GBS), e chi dice che gli effetti collaterali potrebbero metterci anni per essere rilevati, come il prof Bhakdi, il prof Shaw, che puntualizzava come la Sindrome del Golfo è apparsa in molti veteranti tra 5 e 10 anni.
Altri studi del 2009 dichiaravano che per le donne in gravidanza i vaccini antinfluenzali erano potenzialmente pericolosi ed era meglio usare quelli inattivati (morti), mentre discussioni sullo squalene (olio di fegato di squalo) usato come coaudivante (per aumentare la reazione del corpo riducendo la carica virale). Quest'olio è prodotto anche dal fegato umano e si trova in alimenti come l'olio d'oliva. Negli USA non ci sono vaccini con lo squalene, in Europa alcuni sì. C'é chi sostiene che esso può portare a disturbi autoimmuni (autismo?), altri invece dicono che protegga dal cancro. Studi che addirittura affermano che lo squalene nei vaccini riduca il rischio di malattie croniche, ma c'é anche chi ha dichiarato che potrebbe essere alla base della Sindrome del Golfo e chi ha detto che non c'era squalene nei vaccini e quindi il rischio non esiste.
Poi c'é il Thiomersal che è un composto di mercurio usato contro le contaminazioni batteriche. Negli USA ci sono circa 25 microgrammi per dose, che sono un pò meno di un panino al tonno (già, solo che quello non te lo iniettano mica), mentre i vaccini monodosi e 'vivi' non hanno questo composto. Ovviamente, nonostante i sospetti su questa sostanza, le istituzioni sanitarie si sono messe in coro a negare ogni evidenza tra autismo e vaccini in generale, figurarsi se accreditavano qualcosa a questa sostanza in particolare. L'unico argomento che si può accettare forse da entrambe le parti è una ricerca del 2008 (dopo 4 anni di negazioni) in cui si afferma che questa sostanza venne rimossa negli USA dal 2001, ma l'aumento dell'autismo nei bambini continua ad esservi ugualmente. Causato da cosa, è ancora in discussione. Evidentemente si tratta di problemi che non hanno una risposta facile.
Il vaccino Pandemrix è stato invece accusato dalle autorità mediche svedesi (MPA) e finlandesi (THL) di avere causato casi di narcolessia in ragazzi tra 12 e 16 anni, colpiti 1-2 mesi dopo la vaccinazione. Nel 2011 i finlandesi ritennero così che vi fosse una chiara connessione con casi aumentati di nove volte per i vaccinati. Anche l'MPA era dello stesso avviso, ma i casi erano 'solo' 4 volte più probabili. I rischi riguardavano solo i pazienti sotto i 20 anni, ma era pur sempre una notizia notevole. I pro-vax che dicono al riguardo? Niente, ovviamente. I vaccini fanno bene in ogni caso, no?
IN genere il vaccino era indicato per personale medico, per ragazzi tra 6 mesi e 24 anni, persone con problemi di salute e così via. Strano come le donne incinta fossero più vulnerabili agli effetti dei vaccini, evidentemente questo era il vaccino attenuato.
I vaccini, comunque sia, erano inefficaci sotto i 6 mesi di età.
Ad ogni modo, già nell'aprile del 2010 era chiaro che la maggior parte dei vaccini prodotti con tanta fretta l'anno prima, non erano più richiesti. Solo gli USA avevano comprato 229 milioni di dosi e 91 di erano state usate. Il rimanente fu mandato in parte alle nazioni povere, ma ben 71 milioni vennero semplicemente distrutte.
Come amministrare il discorso dei vaccini in caso di epidemia è rimasto argomento di dibattito. Gli unici che sicuramente devono farselo sono i militari, perché hanno per obbligo anche questo (come riportato dagli speciali di Repubblica di qualche anno fa) e i bambini, ricattati per poter frequentare le scuole. Quindi non basta l'esempio del presidente Obama, anche lui vaccinato. Alla fine, la questione è rimasta: a che è servito tutto questo vaccinarSì?
Benché il vaccino di per sé si sia dimostrato ragionevolmente tollerabile e sicuro, già dall'inizio del 2010 si cominciò a dubitare che l'emergenza fosse reale.
L'eurodeputata verde di Europa Ecologia, Michele Rivasi, ha chiesto che venga istituita una commissione d'inchiesta parlamentare sulla gestione da parte dell'Unione europea della pandemia dell'influenza A.
Wolfang Wodarg, presidente tedesco della commissione Sanità del Consiglio d'Europa, ha parlato di una "falsa pandemia", accusando esplicitamente le industrie farmaceutiche di aver influenzato la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia: "Per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini contro l'influenza, le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi ufficiali, competenti in materia sanitaria, e così allarmato i governi di tutto il mondo: li hanno spinti a sperperare le ristrette risorse finanziari per strategie di vaccinazione inefficaci e hanno esposto inutilmente milioni di persone al rischio di effetti collaterali sconosciuti per vaccini non sufficientemente testati"
Nel marzo del 2010, il Consiglio d'Europa lanciò un'inchiesta sull'influenza (sic) delle compagnie farmaceutiche sulla campagna globale dell'epidemia suina.
Il 12 aprile 2010, dal WHO il massimo esperto del ramo 'influenza' rispose che c'era stato un fallimento di comunicazione riguardo il nuovo virus, che non si dimostrò così letale come anticipato, e quindi partì un'inchiesta interna per determinare come fu gestita l'emergenza.
Nel giugno dello stesso anno, dal BMJ inglese si avanzò una severa critica al WHO, perché avevano investigato e trovato che diversi degli esperti del WHO avevano legami finanziari con le compagnie farmaceutiche che producevano vaccini e antivirali, tanto che poi, la direttrice generale del WHO dovette ammettere che:
"Without question, the BMJ feature and editorial will leave many readers with the impression that WHO's decision to declare a pandemic was at least partially influenced by a desire to boost the profits of the pharmaceutical industry. The bottom line, however, is that decisions to raise the level of pandemic alert were based on clearly defined virological and epidemiological criteria. It is hard to bend these criteria, no matter what the motive".
Leggo anche da wikipedia(it):
Nel 2013 uno studio pubblicato dal Journal Epidemiology and Community Health ha evidenziato come le comunicazioni al pubblico sui rischi di questa epidemia siano state influenzate da interessi personale dei ricercatori accademici. Lo studio riguardante il conflitto di interessi fra accademici, è stato stimolato dal fatto che le comunicazione fornite ai mass media possono influenzare il timore del pubblico e la richiesta di prodotti farmaceutici, ed è stato focalizzato sui possibili conflitti d'interesse degli accademici che rilasciarono commenti nella fase iniziale della pandemia sui giornali inglesi. L'analisi è stata fatta sulle dichiarazioni riportate come tali sulla stima del rischio di pandemia, confrontandola con le stime ufficiali ed inoltre è stata verificata la promozione o lo scoraggiamento all'utilizzo di inibitori della neuraminidase o di vaccini specifici per H1N1. Contemporaneamente, ed indipendentemente sono state acquisite informazioni sul conflitto di interesse per ogni ricercatore.
Da questo studio risulta che i commenti degli accademici sulla pandemia furono statisticamente i secondi più quotati dopo quelli del ministero della salute. Un accademico su due forniva una stima maggiore del rischio rispetto alle valutazioni ufficiali ministeriali, le stime degli accademici aventi un conflitto di interesse furono 5,8 volte maggiori rispetto a quelle date dai colleghi senza conflitto d'interesse. Un accademico su due aveva fornito indicazioni sull'utilizzo di inibitori, in questo caso la promozione dell'uso degli stessi da parte di ricercatori con conflitto di interesse era stata 8,4 maggiore rispetto a quella di accademici che sull'argomento non si erano espressi.
E in effetti, i vaccini fecero sopratutto la fortuna di chi li produsse, perché, comunque sia andata, non furono certo essi a fermare la pandemia...
In Francia il governo decise di comprare milioni di dosi, ma poi ne annullò 7 milioni.
Daniel Vasella, l'amministratore delegato di Novartis, ha dichiarato che "il governo francese non ha rispettato i propri impegni", minacciando "Alla prossima pandemia - perché ci sarà una nuova pandemia - serviremo prioritariamente gli Stati 'affidabili'".
In Italia avevamo Berlusconi e lo spettacolo era sicuro. Come in effetti avvenne. Decise per somministrare il nuovo vaccino assieme a quello normale di 'stagione'. Con la Novartis si mise d'accordo per un contratto gigantesco, ma tenuto addirittura segreto inizialmente. Era del 21-8-09 e impegnava il ministero della salute a comprarsi ben 24 milioni di dosi al modico costo di 184 mln + IVA (22%?).
Chissà perché, questo contratto fu poi visto come penalizzante dalla Corte dei Conti: come tante altre volte (vedi Ponte di Genova ecc), il governicchio italiano di turno accetta clausule stringenti per sé e favorevoli per le aziende, delle vere e proprie clausule capestro.
-Niente Penali
-il ministero si fa carico dei rischi e risarcimenti alla ditta per eventuali perdite
-Novartis deve produrre i vaccini rispettando l'accordo ma solo finché questo sia ritenuto 'ragionevole' (???)
-il governo risarcisce eventuali danni da vaccini tenendo fuori dalle cause la Novartis, che risponde solo per i 'difetti di fabbricazione'
-se non ci fosse l'autorizzazione per l'ammissione al commercio e non fossero superate le prove cliniche, allora il ministero della salute dovrà risarcire la Novartis con 24 mln di euro
-la Novartis decide quale tipo di confezione sarà utilizzata e il ministero non può cambiarla, oscurarla, modificarla in alcun modo
-se la data entro cui il vaccino dovrebbe essere consegnato non sarà rispettata, la Novartis dovrà semplicemente comunicarlo sette giorni prima ottenendo un rinvio concordato tra le parti. Se il ministero non potesse ritirare il prodotto, la Novartis potrà rivenderlo ad altri o fatturare comunque la parte non ritirata
-entrambe le parti manterranno segreto assoluto sulle informazioni riservate del contratto e tecniche(?)
Bella roba, sì. Manco fosse un'arma nucleare. E poi ci si stupisce che c'é gente 'complottista'.
In tutto le dosi consegnate furono 10 milioni. E non solo: quelle usate furono appena 900.000. Ancora nel marzo del 2010 in Lombardia solo il 10% delle dosi erano state somministrate. E le dosi del vaccino sarebbero scadute in estate. Così il ministro Fazio avrebbe aperto una trattativa con Novartis per i vaccini non ancora prodotti e per cedere 2,5 mln di dosi all'OMS/WHO.
Nel mentre, a novembre si stimavano 1,5 mln malati per il virus e 70 morti ma solo 160k vaccinati.
Il Regno Unito, essendo la nazione più colpita, fu anche quella che si armò di più in Europa: 132 milioni di dosi, due per suddito. Ma solo 13 furono consegnati ad un certo punto della storia, mentre il governo negoziava con GSK e Baxter per ridurre il monumentale ordine che suscitò polemiche, visto che nel frattempo l'emergenza era finita.
Il ministro Ferruccio Fazio ha annunciato di voler aprire una trattativa con la Novartis per i vaccini ordinati ma non ancora prodotti, e di considerare la possibilità di cedere all'Organizzazione mondiale della sanità 2,5 milioni di vaccini, il 10% della fornitura italiana, più una eventuale ulteriore fornitura risultante dai vaccini non utilizzati dalle regioni[65].
https://en.wikipedia.org/wiki/2009_flu_pandemic_vaccine
Quanto agli altri paesi del mondo, la pandemia non causò moltissimi danni, certo non tanti quanti si era temuto. L'11 giugno venne dichiarata la pandemia, con soli 28.774 casi accertati e 144 morti. Il 6 agosto del 2010, invece, alla fine dell'emergenza, si contarono 491.382 casi e 18.449 morti, con una letalità del 3,7%.
In Africa all'epoca c'erano stati 14.580 casi e appena 168 morti, in paesi come Algeria, Marocco e Sudafrica (un pò come adesso con il COVID).
Cile e Argentina i paesi più colpiti in Sudamerica (anche adesso con il COVID, ma non tanto quanto il Brasile...), su di un totale di oltre 16.000 casi e oltre 100 morti al 13-7-09, di cui 94 in Argentina (su 3.000 casi). Il Brasile, incredibilmente, rivendicava solo 1.000+ casi e 2 morti a partire dal 7 maggio. Il Cile ha avuto il maggior numero di casi, oltre 9.000 al 13-7-09, con 19 morti, il primo dei quali il 17 maggio. 1.700 casi e 5 morti in Perù (al 13-7-09), oltre 500 l'Uruguay (9 morti).
Nella stessa data, il Canada aveva quasi 10.000 casi e 39 decessi a partire dal 30 aprile, un turista ammalatosi dopo un viaggio in Messico. Qui, al 2-9-09 c'erano 21.857 casi e 195 morti, il primo accertato è del 2 aprile e il primo morto il 13.
Negli USA i casi confermati erano ad un certo punto 100.000 e i morti 3.900. I primi casi apparvero in California nel marzo, ma per maggio erano stati contagiati soggetti in tutti gli stati dell'Unione. La prima vittima era un bambino di 23 mesi morto il 28-4. Anche allora lo stato di NY era quello più colpito con 2.500 casi e 60 morti e passa.
L'Asia aveva avuto, ad un certo punto, 54.000 contagi e 1992 morti, sopratutto tra Cina e Giappone. La Cina ha avuto il primo caso il 10 maggio. Il Giappone, al 13-7-09 aveva 2.273 casi ma nessun decesso, iniziando l'8 maggio precedente.
In Europa ci sono stati invece, fino al 6 agosto 2010, circa 130.000 casi e 4.879 morti, con il Regno Unito in cima alla lista.
In Italia è apparso in aprile, alla fine del mese c'erano 20 casi sospetti ma nessuno confermato. Un cittadino di ritorno dal Messico era risultato positivo al virus, ricoverato il 23-4-09 a Massa, ma aveva contagiato altre sei persone che poi ne contagiarono altre.
Il 2 maggio ci fu una conferma con un malato ricoverato a Massa il 23-4, di ritorno dal Messico.
Il primo italiano morto era residente in Argentina (26-7), il 29-8 il primo caso grave in Italia, ma dichiarato guarito il 3 settembre successivo anche se ancora in coma farmacologico. Il 4 settembre un 51enne napoletano muore ma era afflitto da importanti patologie, per cui la causa non è stata data da quest'influenza, anche se presente.
D.G. è morto - ha spiegato il medico ribadendo quanto sottolineato nel bollettino medico della scorsa notte - per "l'aggravarsi della pregressa grave miocardiopatia dilatativa complicata da insufficienza renale acuta, da setticemia da stafilococco aureo e broncopolmonite in un paziente che era già diabetico e oligofrenico, con concomitante infezione da virus H1N1". (da Repubblica)
Il 19 settembre invece, c'é stata la prima vittima a tutti gli effetti.
Una donna di 46 anni tornata dall'Inghilterra e ricoverata dal 30 agosto, non aveva sintomi pregressi e pertanto è la vittima N.1 a tutti gli effetti, dopo gli altri 'near miss' di cui sopra.
L'ultimo paziente riconosciuto con questa influenza venne dimesso nell'aprile 2010.
Quando l'influenza finì, si parlò in Italia di 229 morti 'collegati alla nuova influenza', ma i casi rilevati sono 4.408.000, il che significa che di fatto non hanno fatto differenza con i casi di influenza normale, visto che altrimenti, con uno 0,005%, questa pericolosa influenza sarebbe addirittura cento volte meno letale di quella normale. E' evidente che qualcosa non torna.
In UK già al 13-7 c'erano 10.000 casi (dal 27-4) e 14 morti, il primo dei quali è stato una donna scozzese di 38 anni morta poco dopo il parto, ma il neonato non era afflitto da questa malattia. Il 2-7 il ministro della salute inglese aveva dichiarato fuori controllo la pandemia prevedendo fino a 100.000 casi al giorno (!) entro fine agosto. La Spagna, sempre il 13-7, aveva 1000+ casi e 2 morti di cui uno era una giovane 19enne di Madrid e l'altro un 41enne.
Al 6-8-2010 l'Oceania aveva sui 50.000 casi e 1858 morti, ovviamente il peggio l'aveva subito l'Australia con 9.000 casi al 13-7 e 18 morti (il primo dei quali un aborigeno 26enne).
Da Repubblica qualche articolo dell'epoca:
I nuovi casi: 128 in Italia I Centri europei per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) hanno confermato 455 nuovi casi di influenza A in Europa nelle ultime 24 ore: 128 i casi registrati in Italia.
Il totale dei contagiati dal virus H1N1 è salito nel mondo a 50.470 e le morti sono 3.460. In questo momento il Paese più colpito in Europa è la Germania, con 17.937 casi, seguita dal Regno Unito con 13.322 casi.
Preoccupazione in Cina - Nei prossimi mesi, invece, decine di milioni di persone potrebbero essere infettate dalla nuova influenza in Cina. A dichiararlo è il ministero della Salute cinese che ritiene "inevitabili" anche delle vittime. La nazione piu' popolosa del mondo, 1,3 miliardi di abitanti, ha gia' registrato 7 mila casi di virus A(H1N1), ma nessun morto. E presto Pechino pianifichera' un programma di vaccinazione nazionale per prevenire l'esplosione della pandemia.
(11 settembre 2009)
MESSINA - E' morta oggi pomeriggio nell'ospedale Papardo di Messina la donna di 46 anni, G.R., ricoverata dal 30 agosto per aver contratto il virus dell'influenza A-H1N1 ma sofferente da tempo di broncopolmonite. La paziente si trovava nel reparto rianimazione in coma farmacologico e nei giorni scorsi le sue condizioni sembravano lentamente migliorare nonostante il virus le aveva provocato una polmonite virale con problemi respiratori.
IL DOSSIER SULLA NUOVA INFLUENZA
La paziente aveva già sviluppato una "broncopolmonite massiva" sulla quale si è poi innestato il virus influenzale A, aggravando il quadro clinico con gravissime difficoltà di ossigenazione. La donna era stata contagiata da familiari rientrati da una vacanza in Inghilterra. Cinque giorni fa l'equipe guidata del professor Sutera le aveva somministrato un particolare farmaco utilizzato in via sperimentale e che contiene un'alta percentuale di proteina C attivata. Tra l'altro, la sorella di G.R. è medico e ha partecipato al tentativo di salvarle la vita. I medici speravano in un miglioramento delle condizioni in modo da superare il coma farmacologico e proseguire le terapie per la guarigione. Ma oggi il quadro clinico è peggiorato e la paziente è deceduta. ...
Il caso che in passato aveva destato più preoccupazioni è quello di Fabio F., un giovane di Parma ricoverato da più di una settimana per una grave complicanza polmonare. Lo scorso 10 settembre al ragazzo è stata staccata l'Ecmo, la macchina che mette a riposo sia il cuore che i polmoni e che sosteneva l'ossigenazione del sangue. Le sue condizioni sono considerate stabili. ...
....stabili, ma in una fase di miglioramento, le condizioni del paziente di 39 anni ricoverato in rianimazione all'ospedale fiorentino di Careggi per una grave insufficienza respiratoria, conseguente alla nuova influenza. "Cauto ottimismo" è stato espresso dalla Regione Lombardia riguardo le condizioni del paziente bengalese di 35 anni che si trova in rianimazione all'ospedale di Mantova, dal 6 settembre. Mentre infine il quadro clinico dell'uomo di 41 anni ricoverato all'ospedale San Camillo nel reparto rianimazione dal 5 settembre "resta grave ma con segnali di miglioramento". Il paziente, colpito da polmonite da virus dell'influenza A, è affetto anche da una grave forma di leucemia.
(19 settembre 2009)
Influenza A, morta la paziente di Cesena
A Messina venti avvisi di garanzia
La donna, 57 anni, ricoverata al Bufalini, era affetta da altre gravi patologie
Fazio: "Andamento mite della pandemia in Italia, più a rischio i giovani"
L'ospedale Papardo di Messina
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- LO SPECIALE
ROMA - E' morta alle 3.40 della scorsa notte al Bufalini di Cesena la paziente di 57 anni affetta da influenza A H1N1 ricoverata dal 31 agosto dopo una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze. Era affetta da altre gravi patologie ed era, al momento del ricovero, residente in una comunità per disabili.
Si tratta del terzo decesso in Italia per influenza A, ma la paziente di Cesena e il l'uomo deceduto a Napoli lo scorso 4 settembre presentavano gravi patologie antecedenti il contagio. Diverso il caso di Messina, il primo causato dal solo virus H1N1, che ha innescato nella paziente complicanze respiratorie risultate poi fatali.
La notizia arriva nello stesso giorno in cui venti avvisi di garanzia sono stati firmati dal sostituto procuratore di Messina, Adriana Sciglio, per accertare le responsabilità relative al decesso di Giovanna Russo, deceduta sabato scorso all'ospedale Papardo, dov'era ricoverata dal 30 agosto per il virus dell'influenza H1N1. La polizia municipale ha notificato i provvedimenti a tutti i medici che hanno avuto in cura la donna dal momento del ricovero, prima nel reparto di malattie dell'apparato respiratorio e successivamente in quello di rianimazione del Papardo. Intanto il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, nel fare il punto sulla situazione in Italia ha rassicurato sull'andamento "mite" della pandemia ma ha messo in guardia i giovani che sono i soggetti più a rischio.
Deceduta paziente a Cesena. La donna di 57 anni, affetta da influenza A H1N1, ricoverata presso la terapia intensiva dell'ospedale Bufalini di Cesena, è morta a seguito di una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze. La signora era residente presso una comunità di Cesena per persone disabili, in quanto affetta dagli esiti di una patologia congenita. Risulta inoltre che la paziente aveva sofferto in precedenza di episodi di broncopolmonite. Nella stessa comunità si sono verificati altri 10 casi di influenza, di cui 9 risolti senza ricovero ospedaliero e uno recentemente dimesso dal reparto di malattie infettive dove era stato ricoverato per la presenza di altre patologie che potenzialmente ne potevano aggravare il decorso clinico.
Fazio: "Andamento mite, siamo ottimisti". In Italia la pandemia A H1N1 "è in ritardo di un mese rispetto al previsto" e questo anche grazie alle misure di contenimento adottate, assicura Fazio, che precisa: "La pandemia non desta particolare preoccupazione, siamo ottimisti sulla sua severità e riteniamo che abbia un andamento mite". Parlando alla commissione Affari sociali della Camera, il viceministro ha aggiunto che l'unità di crisi del ministero della Salute produrrà "a breve" una circolare con indicazioni "più cogenti per il riconoscimento precoce e la gestione ottimale dei casi più gravi di influenza A H1N1".
Fazio: "I giovani sono più a rischio". In Italia ci sono 8.133 casi stimati, di cui 2.384 confermati, di influenza da virus A H1N1, ha detto Fazio nel corso dell'audizione. Si tratta "soprattutto di giovani adulti mentre solo il 3 per cento dei casi si registra in soggetti sopra i 65 anni di età", ha precisato. Proprio la categoria dei soggetti più giovani, ha detto, sarà dunque quella che registrerà anche eventuali complicanze più gravi. Il dato relativo alla maggiore suscettibilità al virus dei giovani, ha aggiunto Fazio, è "inusuale perché, invece, nell'influenza stagionale a essere maggiormente colpiti sono gli anziani e i bambini". Tutto ciò, ha precisato, "spiega la strategia vaccinale" adottata dal governo.
Vaccino per il 40% della popolazione. Sui tempi del vaccino, il viceministro ha confermato che sarà vaccinato il 40 per cento della popolazione a partire dalle categorie a rischio "indicate dalla legge 12 giugno 90 n. 146", non "appena ci saranno le autorizzazioni dell'Emea" che si riunisce giovedì prossimo. Sulla ritardata apertura delle scuole, Fazio ha specificato che era "uno dei provvedimenti messi nei piani pandemici del ministero che non abbiamo preso perché la pandemia è stata ritardata dalle politiche di contenimento attuate".
Messina: avvisi di garanzia, atto dovuto. Gli avvisi di garanzia sono un atto dovuto perché propedeutici all'autopsia. Il procuratore Guido Lo Forte ha assegnato l'incarico al sostituto Adriana Sciglio di aprire un fascicolo d'ufficio "per tutelare l'interesse della collettività per quello che potrebbe essere il primo caso in Italia di morte diretta da influenza A ma anche degli stessi familiari della vittima".
L'indagine del ministero della Salute. Al Papardo, intanto, da oggi sono al lavoro gli ispettori del ministero della Salute e dell'assessorato regionale alla Sanità che dovranno esaminare il decorso clinico e verificare l'uso corretto dei protocolli d'intervento stabiliti per fronteggiare la pandemia. Sono quattro funzionari, due provenienti da Roma e due da Palermo, che acquisiranno i documenti clinici relativi alla degenza della paziente. Gli accertamenti dovranno chiarire se sono stati seguiti i protocolli previsti, anche se i familiari della donna, compresa la sorella Giusy, che è medico, hanno dichiarato che è stato fatto il massimo per salvarle la vita. L'ispezione dovrà anche chiarire se, come ipotizzato, Giovanna Russo sia la prima italiana morta per influenza A. Maggiori particolari su questo tema potranno arrivare dall'autopsia disposta dalla Procura di Messina....
(22 settembre 2009)
https://it.wikipedia.org/wiki/Pandemia_influenzale_del_2009
L'influenza con le ali (e la falce), anni '2000 (e oltre)
L'aviaria è un altro morbo, noto come Influenza tipo A H5N1. Questa epidemia è stata un altro spauracchio dell'inizio del XXI secolo, l'origine è asiatica e affligge numerose specie di animali. E' la responsabile della morte di decine di milioni di uccelli, ma indirettamente centinaia di milioni di altri sono stati uccisi perché l'influenza non si propagasse. Nel 2006 ci sono stati 65 episodi in diverse nazioni, 55 nel 2007, solo 11 nel 2008, ma secondo la FAO molte epidemie vengono ignorate o sottostimate. Nel 2013 il WHO rilevò che nei 10 anni precedenti, nel 2003-2013, ci sono stati solo 630 casi, ma con la morte di ben 375 persone. Nel 2013 i nordcoreani diramaro che a Pyongiang questo virus infernale uccise oltre 160.000 anatre, che pure sono animali assai resistenti alle malattie.
Anche per questo virus sono stati sviluppati diversi vaccini. Il fatto che differenzia l'aviaria è che questa è rimasta legata solo agli animali, talvolta passando agli esseri umani, ma non c'é stata un'epidemia tra esseri umani. Infatti, nel caso degli uomini c'é una grossa difficoltà per il virus nella diffusione diretta, piuttosto accade quando si maneggia il pollame già infetto. Ma i rischi dell'influenza aviaria già da metà del decennio scorso (anni '03-'05) hanno fatto esprimere il timore che il salto di specie potrebbe uccidere anche 150 mln di persone. Nel 2006 questo virus era già considerato la maggiore minaccia pandemica, tanto che l'indice di severità pandemica era categoria 5, ovvero pericoloso come l'influenza spagnola 'o peggiore'. Roba da film dell'orrore. Questo dannato virus si riproduce nella parte bassa del sistema respiratorio, quindi polmonite virale, e peggio, causa tempeste di citochine, che distruggono i tessuti pur essendo parte del sistema immunitario, evidentemente tratto in errore dalla forma del virus nell'organismo. Questa reazione del sistema immunitario, ovviamente del tutto involontaria e controproducente, è largamente responsabile dell'alto numero di decessi registrato rispetto al numero dei casi ufficiali. Peraltro, i casi 'non ufficiali' potrebbero essere molti di più, solo che non sono stati segnalati come tali. Nel caso degli uccelli, i sintomi sono vari, simili a quelli umani, più la riduzione della produzione di uova, ma spesso le vittime muiono praticamente all'improvviso.
Questo tipo di virus è noto in realtà fin dal 1959 in Scozia, ma era molto meno letale dell'H5N1 moderno, che si sviluppò probabilmente tra il 1999 e il 2002, come 'variante asiatica'. Al solito, i tanti allevamenti di animali in quella zona sono un laboratorio formidabile per 'l'innovazione' delle patologie. Purtroppo.
Di questi piccoli bastardi vi sono varie versioni, alcune delle quali sono HP, molto patogeniche, e la mortalità spesso arriva al 100% degli animali colpiti. Le versioni LP sono poco pericolose, ma spesso fanno da precursori alle HP. Alcune famiglie di questi virus aviari addirittura non causano alcun sintomo agli animali in cui sono presenti. In genere, i filoni più letali sono tali sopratutto per il pollame, ma vi sono versioni che possono uccidere anche i gatti domestici, un tipo di animale che normalmente non ha mai problemi con alcun tipo di influenza.
Questi tipi di influenza patogeni sono tipicamente assegnati con le sigle H1N1 (spagnola, suina, stagionale), H2N2 (asiatica), H3N2 (Hong Kong), H5N1 (aviaria) con una 'versione' (HPAI H5N1 asiatica), che ''kills over half the humans it infects, infecting and killing species that were never known to suffer from influenza viruses before (e.g. cats), being unable to be stopped by culling all involved poultry—some think due to being endemic in wild birds, and causing billions of dollars to be spent in flu pandemic preparation and preventiveness''. Ma vi sono anche l'H7N con un singola vittima umana nota, l'H9N2, l'H10N, e un ramo dell'H7N, l'H7N9 che nel febbraio del 2014 infettò 309 persone uccidendone 70.
Questo spiega come mai negli anni '2000 iniziarono i monitoraggi sempre più accurati sulla presenza dell'aviaria, che contagia anche anatre e tacchini. L'alta velocità di mutazione di questo merdoso virus tipico, di quelli a RNA, è resa facile dalla ricombinazione dei segmenti genetici quando una cellula ospite è infetta da due tipi diversi di virus.
I vaccini contro questo tipo di influenza sono molto aleatori, a causa dell'alta velocità di mutazione. Anche gli antivirali non è detto che funzionino. Un esperto del WHO ha commentato così la faccenda:
"Even now, we remain unsure about Tamiflu's real effectiveness. As for a vaccine, work cannot start on it until the emergence of a new virus, and we predict it would take six to nine months to develop it. For the moment, we cannot by any means count on a potential vaccine to prevent the spread of a contagious influenza virus, whose various precedents in the past 90 years have been highly pathogenic". Quanto al Relenza, esso può essere efficace contro l'H5N1, H6, H9, che nel 2000, sui topi, venne considerato, assieme ad altre medicine, come capace di aumentare la sopravvivenza del 50%. Ma le quantità di queste medicine producibili in caso di pandemia non saranno comunque sufficienti e comunque il Tamiflu ha perso parte della sua efficacia rispetto ad alcuni filoni del virus H5N1, almeno dal 2006.
In sostanza, ogni volta che esce una nuova patologia virale, l'umanità deve trattenere il fiato. Troppi umani, troppi allevamenti di animali (suini e pollame), troppi virus che si ricombinano allegramente, facendosi beffe di ogni misura presa contro queste 'entità biologiche' presenti ovunque e da nessuna parte.
Quando si verificò il primo caso di trasmissione agli esseri umani, in Hong Kong, era il 1997. L'epidemia fu stroncata sul nascere in modo molto draconiano: sterminarono l'intero pollame del territorio (suscitando molte proteste, anche, perché il pollame alle volte è tenuto come bestie domestiche più che semplice cibo), anche se questo non ha fermato l'infezione perché negli anni successivi ci furono altri 447 casi con la morte di 263 persone. Nel 1997 l'epidemia non era letale, ironicamente, per il pollame, si ripresentò nel 2001 e nel 2002, stavolta causando morte anche agli animali domestici e selvatici. Il genotipo Z emerse nel 2002 riassorbendo altri genotipi altamente patogeni dell'H5N1, e con il tempo è diventato più patogeno (purtroppo!) a causa delle mutazioni, espandendosi globalmente grazie agli uccelli selvatici che lo portano, e che spesso riescono a sopravvivere ad esso abbastanza da poter muoversi per periodi prolungati e su distanze elevate. Il virus è contagioso per contatto diretto tra animali, fluidi corporei e anche superfici, restando attivo per oltre un mese a 0°C, o 6 giorni anche a 37°C. A temperature artiche, riesce a sopravvivere in maniera indefinita ('sto bastardo). E nelle tipiche temperature intermedie, per settimane.
Già nel 2004 si era riusciti a realizzare che questo virus fosse sempre più pericoloso, a causa delle sue mutazioni, con la capacità di infettare persino i felini e topi, e di sopravvivere più facilmente nel terreno. A quel punto era già allora chiaro, che non sarebbe stato possibile in futuro evitare delle epidemie di questo virus, fino al livello di pandemia e per giunta, impossibile da fermare in nessun modo. Alcuni tipi sono letali a certe specie ma non ad altre, però possono evolvere e diventare successivamente patogeni per differenti specie. E' una bomba in continuo caricamento, insomma, e nessuno sa come disinnescarla. Un mostro che si aggira sul mondo senza che nessuno possa fermarlo. E in larga misura, è stato creato, se non in laboratorio, negli allevamenti umani.
Nonostante questo, finora ha provocato pochi casi di mortalità tra le persone.
Si diceva dei laboratori. Nel 2011 in Olanda fu possibile, con tre mutazioni nel virus, ottenere una modifica che permetteva di far infettare i furetti direttamente tramite contatto del naso, fino al punto di poter contagiare anche tramite aerosol i poveri animali. Una sorta di supersayan che sale di livello di continuo, e la manina degli uomini sta lì a dimostrare che si può fare anche di peggio.
Questo documento suscitò molte discussioni e si proibì per un certo tempo di pubblicarlo, specie se in forma completa. Ad ogni modo esso sembrava affermare come una serie di mutazioni virali possa permettere la trasmissione aerea tra mammiferi.
Nel maggio 2013 l'Harbin Veterinary Research Institute (Cina) aveva creato un H5N1 che poteva passare tra maiali della Guinea.
Tutto questo spiega la smania che prese anni fa per questa potenzialmente disastrosa influenza. Si stima che oltre 200.000.000 di uccelli sono stati uccisi per questa emergenza, onde evitare la propagazione della pandemia. Ricordo di notizie raccapriccianti, come camion di pollame fermati alla frontiera greca e i polli gettati in una buca e sepolti vivi. Povere bestie.
Uno dei più allarmati sulla situzione era il dr Nabarro, che era il capo coordinatore per l'influenza all'ONU. Nel suo primo giorno in quel ruolo fu lui che affermò che potenzialmente l'influenza aviaria poteva uccidere anche 150 mln di persone e che l'AIDS in Africa è paragonabile ma sarebbe comunque un sottostimare la virulenza di questo nuovo agente patogeno.
https://en.wikipedia.org/wiki/Influenza_A_virus_subtype_H5N1
Nel novembre 2005 il presidente Bush svelò addirittura una strategia per tenersi in guardia contro questa influenza in modalità 'pandemica', con una richiesta di 7,1 mld di dollari al Congresso per implementarla. Nel 2006 un congresso in Cina portò a tirare su una somma di 2 mld di dollari per lo stesso scopo. E così, miliardi di dollari venivano spesi e centinaia di milioni di poveri animali soppressi per combattere questa pandemia 'potenziale'. Nel frattempo alcuni provvedimenti sono stati presi, a parte i pollicidi di massa: vaccinazioni del pollame, vaccinazioni dei lavoratori (ma contro l'influenza umana), limitazioni dei viaggi in zone dove è attiva un'epidemia di H5N1, migliore igiene degli stabilimenti, riduzione dei mercati con animali vivi e così via.
Fu quest'epidemia che fece fuori anche uno stabilimento per l'allevamento dei tacchini vicino a casa dello scrivente. Li guardavi e ti chiedevi, per dirla con Guccini 'cos'é un lager?' piccoli occhi neri di fantasmi bianchi che correvano verso di te ogni volta che passavi per la via cercando cibo (o un pò di affetto?). Ora quegli stabilimenti sono abbandonati e in rovina da anni, non si sono mai ripresi da quella crisi. Eppure la carne è sempre presente, e a buon mercato: chi la produce e dove?
Purtroppo, al di là di quanto può valere la vita di un pollo o un tacchino rispetto a quella di una mucca, se da un lato ci vogliono molte decine dei primi per fare una seconda,è vero che la carne di bovino è più onerosa da ottenere per le risorse che richiede, oltre ad essere meno salutare.
Paradossalmente, il costo di mantenere un allevamento di pollame è così aumentato per le precauzioni da tenere, mentre il costo per i consumatori è calato per i timori che un'epidemia di H5N1 potesse portare la domanda sotto la disponibilità, così si è vista una grande moria anche di allevamenti di pollame e pure molti suicidi si sono verificati, mentre altri allevatori hanno cessato di collaborare per queste ragioni, alle disposizioni di legge per evitare il contatto tra pollame e uccelli selvatici e così via. Il rischio, quindi, è solo rimandato.
In Occidente c'era chi criticava apertamente le pratiche cinesi per mantenere in salute i propri polli. Infatti si chiedeva un articolo del CDC americano, che tipo di vaccini venivano usati in Cina, se c'era così tanta influenza aviaria in giro? Forse vaccini scadenti, forse troppo pochi, forse entrambe le cose, ma il peggio era che quest'andazzo non era solo in Cina, ma probabilmente in tutto il mondo. A quanto pare, i cinesi, stando alla BBC, avevano fatto un vaccino con gli antigeni dell'H5N1 e l'hanno usato, ma così facendo hanno protetto i loro polli dalla morte ma non dall'infezione, e fuori dalla Cina il virus continua ad irradiarsi anche in forme mutate rispetto all'originale. Proprio così, i vaccini non necessariamente impediscono l'infezione.
Ma se lo dice un no-vax è solo un complottista ignorante e medievalista, no?
Nel frattempo, gli allevatori di polli in Pakistan chiesero nel 2006 l'esenzione delle tasse per 10 anni per riprendersi dai danni causati da quest'influenza (quindi i vicini non erano i 'soli'), mentre i privati cittadini negli USA facevano scorte di cibo (ma cercando di comprare meno polli possibili, forse), e di medicinali per un'eventuale emergenza.
Secondo il governo americano, già l'influenza ordinaria:
results in approximately 36,000 deaths and more than 200,000 hospitalizations each year. In addition to this human toll, influenza is annually responsible for a total cost of over $10 billion in the United States. A pandemic, or worldwide outbreak of a new influenza virus, could dwarf this impact by overwhelming our health and medical capabilities, potentially resulting in hundreds of thousands of deaths, millions of hospitalizations, and hundreds of billions of dollars in direct and indirect costs.
Ricorda qualcosa?
Un altro studio stimava che una pandemia negli USA di aviaria (o altro) avrebbe dato 200 mln di infetti, 90 di malati, 2 di morti, il 30% dei lavoratori malati, il 2,5% morto, un calo del PIL del 5%, e un costo complessivo di circa 675 mld di dollari (ma abbiamo visto come Trump abbia appena regalato alle corporation 500 mld, quindi non è un vero problema per chi i soldi se li stampa da solo).
Nell'insieme è una voce di wikipedia un pò vecchiotta, e non sembra avere ricevuto molti aggiornamenti nemmeno adesso, quando sono tutti presi dalla recentissima COVID-19. Che non è esattamente un'influenza aviaria, ma comunque una gran brutta bestia.
Degno di nota, come anche con questo virus fu possibile farne un modello 'artificiale', come sarà fatto anche con il famoso coronavirus-SARS del laboratorio cinese del 2015. Un'arma biologica potenzialmente terrificante, data l'elevata mortalità. E l'aviaria non è da meno. Come anche il cinema si accorse presto.
Sull'aviaria ci fecero anche un film TV della ABC, nel 2006. Un passeggero americano che visitava la Cina finiva infettato e tornando negli USA con un aereo e scatenava l'inferno, con un caos sociale totale e il rischio di trovarsi fino a 350 mln di morti in tutto il mondo. Alla fine di quella che appare una seconda guerra civile americana, la pandemia sembra ridursi, solo che proprio alla fine del film, si scopre che un intero villaggio angolano è stato annientato da una nuova mutazione del virus ancora più letale, che comincia a diffondersi causando ulteriore panico. E nemmeno il mascelluto Stacy Keach riuscirà a fermare il cattivissimo virus.
https://en.wikipedia.org/wiki/Fatal_Contact:_Bird_Flu_in_America
MERS, un altro outsider
https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_respiratoria_mediorientale_da_Coronavirus
Non conoscevo bene questa epidemia, ma per fortuna c'é Santa Wikipedia che un pò ci aiuta:
La MERS (dall'inglese Middle East Respiratory Syndrome) o sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus è una patologia causata dal coronavirus MERS-CoV.
Il virus causa della patologia è un coronavirus simile al virus causa della SARS,[1] ma la malattia che provoca, pur simile alla SARS, sembra essere causa di una maggiore mortalità, infatti, il suo tasso di letalità è pari a circa il 34%, mentre per la SARS è del 10%.
Indice
Cenni storici ed epidemiologia
MERS: incidenza e mortalità (da aprile 2012)
Paese Casi morti %
Italia 3 0 0%
Giordania 18 5 28%
Qatar 7 4 57%
Arabia Saudita 714 292 41%
Tunisia 3 1 33%
EAU 71 9 13%
Gran Bretagna 4 3 75%
Totale 842 322 38%
Aggiornato al 2 luglio 2014. Fonte:ECDC.
Il primo caso segnalato venne per la prima volta il 24 settembre 2012 dal virologo egiziano Dr. Ali Mohamed Zaki a Jeddah in Arabia Saudita. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha registrato, al 30 aprile 2014, 424 casi di infezione in tutto il mondo; 131 di questi hanno comportato la morte dei pazienti. In luglio 2019 l'OMS, in collaborazione con l'Università di Oxford, l'Imperial College London e l'Istituto Pasteur, ha dichiarato che vi è stata una riduzione del numero dei casi e delle morti per MERS-CoV, grazie alla migliorata capacità di diagnosticare tempestivamente le infezioni e di ridurne la trasmissione. Al novembre 2019, le infezioni confermate (a partire da settembre 2012) erano complessivamente 2.494, e i decessi associati a MERS-CoV 858. Alcuni casi sono stati segnalati in Inghilterra e Francia, casi questi che tuttavia erano collegati direttamente o indirettamente con la penisola araba. Complica il riconoscimento e la gestione dei focolai epidemici il fatto che non si conosca esattamente come il virus si sia propagato.
Margaret Chan, il medico cinese Direttore Generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, in occasione della 66ª World Assembly tenutasi a Ginevra, in Svizzera, dal 21 al 27 maggio 2013, dichiara a proposito del nuovo coronavirus MERS-CoV:
«Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria mondiale. Non si tratta di un problema che un singolo paese possa contenere entro i propri confini o che possa facilmente gestire»
Il primo caso accertato è avvenuto nel giugno 2012, in Arabia Saudita.
I tre casi registrati a Firenze in Italia ai primi di giugno del 2013, e tra questi una bambina di 18 mesi, secondo il direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, non sembrano essere affetti da una forma mutata del virus e non sono particolarmente gravi.
Il primo caso riguarda un giordano residente in Italia, che è rimasto per 40 giorni in Giordania con un figlio affetto da una forma di tipo influenzale non specificata. In data 5 maggio 2013 è stata dimessa una bambina, familiare del soggetto adulto, mentre i due adulti ricoverati sono in fase di dimissione in attesa della negativizzazione del tampone virale. I 60 soggetti sottoposti a sorveglianza perché venuti a contatto con i malati, sono tutti sani e sono negativi alla prove di laboratorio.
In data 17 giugno 2013 è stata annunziata dalle autorità governative saudite il contagio della 49ª persona, con un numero di morti complessivo nel paese pari a 32 pazienti.
Dal 13 giugno 2013 è disponibile sul sito del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta un programma di informazione e orientamento per i medici, finalizzato al riconoscimento dei sintomi clinici, sull'epidemiologia e le raccomandazioni di controllo per le infezioni da Mers-CoV.
In data 22 giugno 2013, 80 esperti di tutti il mondo si sono riuniti al Cairo in Egitto; gli esperti intervenuti hanno concordato interventi in 7 aree di specifiche quali: la sorveglianza, la preparazione dei raduni di massa, la gestione clinica dei casi, la diagnostica di laboratorio, il controllo delle infezioni, le comunicazioni, e il regolamento sanitario internazionale di segnalazione che è del 2005. In questo incontro gli scienziati hanno evidenziato due aspetti nuovi:
il virus MERs-CoV ha come serbatoio naturale i pipistrelli che infettano con i loro escrementi i datteri e i cammelli e quindi gli esseri umani, anche se ciò è ritenuta solo una ipotesi.
Non ci sono evidenze forti di trasmissione intra-comunitaria del virus, ma potrebbe essere possibile l'esistenza di individui super-diffusori (super-spreader): alcuni pazienti, infatti, inspiegabilmente sembrano trasmettere l'infezione più velocemente di altri.
Nell'aprile 2014 si è assistito a un improvviso e notevole aumento dei casi: ai 207 casi segnalati tra marzo 2012 e marzo 2014, in questo solo mese sono stati accertati 217 nuovi casi. Notevole anche l'aumento di casi tra i lavoratori del comparto sanitario: ai 33 infettati nel periodo aprile 2012-marzo 2014 se ne sono aggiunti altri 62. In questo stesso mese inoltre, per la prima volta, si sono segnalati casi (importati) in Egitto, Grecia, Filippine e Malesia. Le cause di questo drastico aumento sono sotto investigazione: il prof. Drosten dell'Università di Bonn in un report ha escluso che ciò sia dovuto a mutazioni del virus.
Scenari possibili
S. Cauchemez et al. dell'Imperial College di Londra pubblicano nel maggio 2013 un articolo dal titolo: Scenari di trasmissione per il (MERS-CoV) e come distinguerli. Gli autori dell'articolo sostengono che si possono prevedere tre possibili scenari di diffusione di malattia per un virus zoonotico. Questi scenari comportano differenti valutazioni e misure di controllo per i rischi di diffusione collegati.
Gli scenari possibili sono:
Scenario ottimistico: non vi è immediata minaccia di diffusione di una epidemia su larga scala, quando la trasmissione dell'infezione avviene solo da animale serbatoio all'uomo. In questo scenario, identificare il serbatoio consente di limitare l'esposizione umana; in questo caso le indagini sono rivolte ad identificare la pressione selettiva sul serbatoio sul virus ai fini di una sua possibile evoluzione e conseguente trasmissione all'uomo. Tasso di riproduzione di base: R0<1.
Scenario intermedio: il virus Mers-CoV non ha determinato ancora una epidemia autosufficiente, poiché il numero totale di infezioni da animale a uomo è stato relativamente piccolo. In questo caso si ipotizza che sono stati identificati soli i casi gravi come punta di un iceberg; ne consegue che la gravità della malattia è elevata. Tasso di riproduzione di base: R0>1.[20]
Scenario pessimistico: il virus MERS CoV ha determinato una trasmissione inter-umana già autosufficiente; però se la trasmissione è iniziata nell'immediato passato (per esempio gli inizi del 2013) il numero dei casi manifesti è relativamente basso, ma il numero complessivo finale potrebbe essere grande. Tasso di riproduzione di base: R0>1.
Secondo Christian Nordqvist di Medical News Today durante il mese lunare dello Hajj ogni anno nella città santa, per i musulmani, di La Mecca viene effettuato un gigantesco pellegrinaggio con fedeli provenienti da tutto il mondo; il pellegrinaggio nel 2013 inizia il 9 luglio e finisce il 7 agosto. Ciò è causa di apprensione tra le autorità sanitarie mondiali per il possibile pericolo di contagio e di diffusione planetaria che potrebbe derivarne vista l'ampia partecipazione di fedeli, infatti, nel 2013 i pellegrini sono stati 3,1 milioni. Il problema è aggravato dal fatto che non si conoscono in dettaglio le modalità di trasmissione della malattia e il suo periodo di incubazione.
A causa di ciò le autorità saudite hanno ridotto del 20% il numero dei permessi ai fedeli per l'annuale pellegrinaggio, non facendo però cenno al virus, ma adducendo come causa lavori da effettuare sul sito dello stesso pellegrinaggio. Il 9 settembre 2013 il governo saudita ha chiesto che i "musulmani anziani e malati cronici evitino quest'anno l'Hajj" e ha limitato il numero delle persone ammesse nel paese a causa della MERS.
Le autorità saudite solitamente raccomandano di vaccinarsi contro l'epatite A e B, il tifo, e l'influenza stagionale prima di partire per l'Arabia Saudita in occasione del Ramadan. L'OMS, al 22 giugno 2013, non consiglia alcuna proiezione speciale ai punti di ingresso per quanto riguarda questi episodi né raccomanda l'applicazione di eventuali restrizioni nei viaggi o nei commerci.
Eziologia
Il virus MERS-CoV appartiene al sottogenere Betacoronavirus, così come il SARS-CoV. Inizialmente chiamato NCoV (New Corona Virus, Nuovo Coronavirus), il Coronavirus Study Group (CSG) dell'ICTV(OMS), nel maggio 2013 ha deciso di chiamarlo MERS-CoV, dall'acronimo di Middle East Respiratory Syndrome Coronavirus,[4] per facilitare la comunicazione dei dati, in alternativa alle precedenti "Nuovo coronavirus 2012", o più semplicemente "Nuovo coronavirus".
Patogenesi
Negli esseri umani, il virus ha un forte tropismo per le cellule epiteliali bronchiali non ciliate, e ha dimostrato di eludere efficacemente il sistema dell'immunità naturale e le sue risposte, ed è capace di antagonizzare l'interferone (IFN). Questo tropismo è unico, in quanto la maggior parte dei virus respiratori ha come bersaglio le cellule ciliate.
In uno studio pubblicato su The Lancet Infectious Diseases il 17 giugno 2013, effettuato su un paziente di Abu Dhabi di 73 anni affetto da mieloma multiplo, ricoverato prima in Arabia e poi successivamente trasferito a Monaco di Baviera, si è visto che a differenza della SARS, nella MERS non c'è una viremia, ma piuttosto una localizzazione renale e nelle basse vie aeree. Inoltre, il virus della SARS è rintracciabile nelle feci dei soggetti ammalati, mentre il virus della MERS sembra non esserlo.
In data 5 giugno 2013 è stata comunicata, da parte dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam (Paesi Bassi) la scoperta della glicoproteina bersaglio del virus: la dipeptidil-peptidasi-4 (DPP-4), nota anche come CD-26, un recettore utilizzato dal MERS-CoV per legarsi alle cellule bronchiali dell'organismo infettato.
Differenze di genere
Un aspetto epidemiologico che lascia perplessi gli scienziati è dovuto al fatto che i soggetti colpiti dalla MERS sono in prevalenza maschi, in rapporto 2:1 con le femmine, sia come casi di contagio che come casi di decesso. Ciò può anche essere dovuto a qualche fattore non meglio conosciuto che mette i maschi più a rischio di esposizione con l'ospite animale sospetto di trasmettere il Mers-CoV.
Questo fattore non sarebbe spiegabile con motivi di tipo biologico ma piuttosto, secondo alcuni ricercatori, con motivi di tipo culturale, quali la rigida separazione dei sessi proprie della cultura araba (purdah), oltre all'uso del velo (niqab) che copre interamente le vie aeree delle donne proteggendole probabilmente dal contagio. Questi fatti insieme potrebbero aver determinato una trasmissione di tipo asimmetrica, in cui solo gli uomini sono stati esposti mentre le donne sono state, almeno parzialmente, involontariamente "protette" dall'esposizione.
Secondo altri scienziati e in altre circostanze, al contrario, il velo potrebbe favorire il contagio poiché i germi, causa di malattie respiratorie, potrebbero essere favoriti da un microclima più umido davanti alla bocca e al naso per la diffusione dell'infezione.
Più recentemente l'OMS ha riferito che i nuovi casi hanno coinvolto maggiormente le donne e i soggetti più giovani.
Differenze con la SARS
I due casi studiati in Francia e loro analisi filogenetiche suggeriscono differenze importanti tra l'infezione da Mers-CoV e la sindrome respiratoria acuta grave da SARS-CoV. Sostiene il Dr. Wendtner, direttore del Dipartimento di Ematologia, Oncologia, Malattie Infettive e Medicina Tropicale a Klinikum Schwabing dell'Università di Monaco di Baviera, in Germania nonché coautore di un recente lavoro sul The Lancet, che la MERS e la SARS sono simili, ma presentano importanti differenze tra loro per l'uso di diversi recettori di ingresso cellulare, per le modalità differenti di diffusione del virus, e per la diversa sintomatologia prevalente. Infatti sono presenti sintomi di grave diarrea con la MERS, mentre sono presenti gravi sintomi respiratori acuti nella SARS.
Inoltre, sostiene sempre il dottor Wendtner, la SARS è stata molto contagiosa, con circa 8000 casi di infezione comprovati nel giro di pochi mesi, mentre la MERS sembra avere un'infettività non così alta come la SARS: infatti, dopo più di 1 anno dal primo caso diagnosticato, abbiamo "solo" 64 casi comprovati (al 20 giugno 2013). D'altra parte, il Mers-CoV sembra determinare un quadro clinico molto grave, una volta sviluppata l'infezione; infatti, il rischio di morte è piuttosto alto, con un tasso di letalità per la MERS superiore al 50%, mentre per la SARS è del 10%.
Per il virus della SARS si è compreso che il serbatoio naturale sono i pipistrelli, prima di fare il salto di specie verso l'uomo attraverso gli zibetti; mentre per il MERS CoV quale sia il serbatoio naturale rimane ancora da chiarire definitivamente.
Segni e sintomi
L'immunosoppressione in alcuni pazienti potrebbe giustificare i segni clinici della malattia, e dovrebbe deve essere presa in considerazione come un fattore di rischio; si ipotizza, inoltre, che la malattia abbia un periodo di incubazione di 12 giorni.
Nei soggetti ricoverati e trattati in Francia la presentazione clinica iniziale della patologia comprendeva febbre, brividi, mialgia, e in un paziente anche diarrea. I sintomi respiratori si sono evoluti in insufficienza respiratoria acuta, molto rapidamente, cosa questa che ha comportato la necessità di una ventilazione meccanica e dell'ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO). Tutti i pazienti hanno sviluppato anche insufficienza renale acuta.
Al giugno 2013 rimangono alcuni incertezze sulle conoscenze della malattia, esse sono così riassunte:
Non ci sono, ancora, buoni dati sulla durata della sopravvivenza del Mers-CoV nell'ambiente.
L'origine animale del virus rimane sconosciuta, ma sono in corso indagini rivolte a chiarire quest'aspetto.
Non vi è alcuna evidenza che le persone possono trasmettere il virus prima che si abbiano i sintomi, in tal senso le informazioni sono ancora limitate.
Il virus è stato trovato nel sangue dei pazienti malati, ma non è noto se viremia può verificarsi prima della comparsa dei sintomi.
Si è visto solo su un paziente in Francia, che vi è stata la diarrea prima del manifestarsi dei sintomi respiratori, le informazioni sui segni ed i sintomi iniziali rimangono ancora molto incomplete.
Secondo il CDC di Atlanta la malattia respiratoria, quando presente in forma lieve, potrebbe essere solo una parte dello spettro delle manifestazioni cliniche dell'infezione da MERS-CoV, in altri termini le manifestazioni iniziali della infezione da MERS CoV potrebbero non includere, inizialmente, solamente sintomi respiratori. Inoltre il periodo di incubazione potrebbe essere più lungo di quanto stimato in precedenza.
Il 20 giugno il NEJM pubblica un articolo, a firma di ricercatori della Johns Hopkins University, che chiarisce alcuni aspetti decisivi per la comprensione della malattia rispetto ai lavori pubblicati in precedenza. Questo studio ha indagato i casi clinici avutitisi in Arabia Saudita dal 1º aprile al 23 maggio 2013:
La sindrome da Mers-CoV può avere un tasso di letalità apparente del 65%, molto più alto di quella da SARS-CoV 8%.
I sintomi dell'infezione virale (calcolati su 23 casi) sono: tosse 87%, mancanza di respiro 48%, febbre 87% o vomito e sintomi gastrointestinali 35%. Inoltre 20 pazienti su 23 (87%) avevano una radiografia del torace anormale.
Il periodo di incubazione medio è stato di 5,2 giorni.[51]
Si stima che occorrano 7,6 giorni perché il virus diffonda da una persona ad un'altra[52]; secondo dati più recenti il periodo di incubazione può essere superiore a 1 settimana, ma inferiore alle 2 settimane, nei casi sospetti andrebbero cercati le potenziali esposizioni del paziente nei 14 giorni prima della comparsa della malattia, il che consiglia.
I ricercatori concludono, inoltre, sostenendo che:
L'infezione da Mers-CoV può essere da "lieve" a "fulminante".
La sintomatologia è simile a quella SARS.
Il Mers-CoV è capace di infettare le cellule del tratto intestinale, pur non conoscendosi la percentuale e le condizione di diffusione attraverso questa via.
L'intervallo di incubazione del Mers-CoV, nella serie dei casi studiati, è più corto di quello del SARS-CoV.
Il modello di epidemia studiato è coerente con l'ipotesi che i pazienti siano infettanti solo durante la fase sintomatica, anche se non si può escludere in assoluto la trasmissione durante il periodo di incubazione o durante l'infezione asintomatica.
Esami di laboratorio e strumentali
I campioni biologici provenienti dalle basse vie respiratorie (espettorato, lavaggio broncoalveolare, lavaggio bronchiale o tracheale) vanno raccolti insieme al prelievo nasofaringeo per una completa valutazione dei pazienti. Negli Stati Uniti è disponibile un kit diagnostico di emergenza.
Esistono diversi test diagnostici altamente sensibili per la rapida identificazione del virus MERS-CoV da campioni di lavaggio broncoalveolare o espettorato di pazienti, come la RT-PCR. Segnalazioni di potenziali polimorfismi nel gene N tra i ceppi isolati evidenziano la necessità di una caratterizzazione basata sulle sequenze geniche. La prima rilevazione genetica di un MERS-CoV è stato completata utilizzando una convenzionale (non real-time) pan-coronavirus RT-PCR, successivamente, sono stati descritti più specifici saggi in real-time RT-PCR (RT-rtPCR).[55]
Sono stati sviluppati protocolli biologicamente sicuri per l'immunofluorescenza (IFA), tuttavia, gli anticorpi contro i betacoronavirus (cui appartiene il MERS-CoV) sono noti per una reazione crociata con altri dello stesso genere; questo limita il loro uso nelle indagini diagnostiche.[56]
Il ceppo HCoV-EMC del Mers-CoV può essere coltivato in coltura cellulare utilizzando cellule LLC-MK2 e Vero cells. Questo metodo è stato utilizzato per produrre l'antigene per gli anticorpi di ricerca per i metodi di immunofluorescenza negli esseri umani.[34][57][58]
Il 27 giugno 2013 è stato comunicato sulla stampa la disponibilità di un test per la MERS da CoV basato sulla tecnologia Fast Dx RT-PCR, il test è stato approvato dall'FDA per l'uso in emergenza presso laboratori specialistici ma non per l'uso generalizzato.[59]
Diagnosi precoce
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta sono da sottoporre a sorveglianza adeguata i soggetti che abbiano contemporaneamente:[60]
un'infezione respiratoria acuta, che include febbre (≥ 38 °C) e tosse; sospetto di una malattia del parenchima polmonare, come polmonite o Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) sulla base di evidenze cliniche o radiologiche;
una storia di viaggio dalla penisola arabica o paesi limitrofi negli ultimi 10 giorni,
un quadro clinico che non sia spiegabile con altra infezione o altra eziologia e dopo aver fatto i test del caso compresi tutti i test clinicamente indicati per la polmonite acquisita in comunità.
Inoltre, le seguenti persone devono essere valutate per una possibile infezione da MERS-CoV:
quando sviluppano una grave malattia respiratoria acuta delle via aeree inferiori entro 10 giorni da un viaggio nella penisola arabica o nei paesi limitrofi e non rispondono alla terapia appropriata
oppure quando sviluppano una grave malattia respiratoria acuta delle basse vie aeree e sono stati a "stretto contatto" con un viaggiatore sintomatico che ha sviluppato febbre e malattia respiratoria acuta entro 10 giorni dopo il viaggio dalla penisola arabica o paesi limitrofi. Lo "stretto contatto" è definito come colui che ha fornito assistenza ai viaggiatori malati (ad esempio, un operatore sanitario o un familiare), o colui che ha un analogo stretto contatto fisico o ha vissuto nello stesso luogo del malato.
In data 27 giugno 2013 l'OMS cambia due raccomandazioni per la diagnosi della malattia sulla scorta delle nuove informazioni acquisite, in particolare:[61]
una forte raccomandazione per diagnosticare l'infezione da Mers-CoV nell'acquisire campioni respiratori delle basse vie aeree, piuttosto che solo tamponi naso-faringei.
Un periodo più lungo di osservazione per i contatti con i casi manifesti, ciò si basa per l'accumularsi informazioni sul periodo di incubazione.
Il documento fornisce altre precisazioni e raccomandazioni per i sanitari.
Trattamento
Al giugno 2013 non esiste un trattamento antivirale specifico per il Mers-CoV; l'unica terapia possibile è solamente quella sintomatica, eventualmente da associare alla terapia di supporto delle funzioni vitali.
Sebbene il MERS-CoV sia ritenuto capace di antagonizzare la produzione endogena di IFN, il trattamento con interferone I e III esogeni (IFN-α e IFN-λ) ha ridotto efficacemente la replicazione virale in vitro: il MERS-CoV è risultato essere 50-100 volte più sensibile all'interferone-alfa (IFN-α) rispetto al SARS-CoV; questa osservazione potrebbe avere importanti implicazioni per il trattamento della MERS; mostrando anche che i virus Coronavirus zoonotici sono lontanamente connessi tra loro rispetto l'interazione e l'evasione della risposta immunitaria cellulare innata.
L'interferone, il plasma dei convalescenti (siero terapia), e gli inibitori della proteasi sono possibili opzioni terapeutiche da valutare al più presto in questi pazienti.
Secondo il Prof. Benoit Guery dell'Ospedale Huriez di Lilla in Francia e la Prof.ssa Sylvie van der Werf dell'Istituto Pasteur di Parigi, l'interferone con o senza ribavirina è un trattamento candidato ad essere molto promettente.
Prevenzione
Vaccini
Al momento non è disponibile nessun vaccino; anche se una azienda di biotecnologia USA ha annunciato il 7 giugno 2013 la produzione di un vaccino ottenuto con la tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti. Inoltre, la FDA ha approvato un programma di ricerca di farmaci, per affrontare le malattie emergenti causate da virus a RNA, chiamato SILVER da (Small-molecule Inhibitor Leads Versus Emerging and neglected RNA viruses).
In data 26 giugno 2013 l'azienda di vaccini che aveva fabbricato il vaccino per il virus dell'influenza aviaria H7N9, da l'annuncio, dopo solo quattro settimane dall'allarme dell'OMS, di aver messo in produzione il primo vaccino contro il MERS CoV. Chiarendo anche, però, che occorrerà almeno un mese prima della produzione di lotti da testare sull'uomo ed alcuni mesi per una prima produzione di massa.
Norme igieniche
Tra le misure riconosciute essere utili alla prevenzione generica dell'infezione respiratoria abbiamo:
Evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri i segni della malattia (tosse e starnuti); mantenere una buona igiene delle mani.
Evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate.
Se ci si dovesse ammalare durante un viaggio, o semplicemente si teme di essere contagiati, va evitato, per quanto possibile, il contatto ravvicinato con altre persone. Qualora si diventi sintomatici, va mantenuta una buona igiene per evitare il contagio inter-umano per via aerosolica, starnutendo o tossendo in un fazzoletto, utilizzando una mascherina e gettando i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso; inoltre, immediatamente dopo l'uso vanno lavate le mani accuratamente con acqua e sapone o con soluzioni disinfettanti.
È preferibile tossire e starnutire in un braccio piuttosto che nella mano, in mancanza di fazzoletti a perdere.
Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) ricorda quali suggerimenti sono utili per prevenire le malattie respiratorie:
Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per 20 secondi, e aiutare i bambini a fare lo stesso. Se acqua e sapone non sono disponibili, utilizzare un disinfettante per le mani a base di alcool.
Coprire naso e bocca con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce e poi gettarlo nel cestino.
Evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con le mani non lavate.
Evitare il contatto ravvicinato, come il bacio, o la condivisione di bicchieri o posate, con persone malate.
Pulire e disinfettare le superfici toccate frequentemente, come i giocattoli e le maniglie delle porte.
Gli esperti non concordano sull'uso preventivo delle mascherine come strumento di prevenzione del contagio nei confronti della MERS.
Strategie sanitarie e piani di intervento
OMS
In data 27 giugno 2013 l'OMS (WHO) emana un documento circa le "Raccomandazioni di sorveglianza cautelari per l'infezione umana con il MRS CoV" (Interim surveillance recommendations for human infection with Middle East respiratory syndrome coronavirus), dove vengono precisate e puntualizzate tutte le norme che devono sovrintendere alla diagnosi precoce dei malati e alla sorveglianza dei casi sospetti. Questo documento aggiorna un precedente documento pubblicato alla fine del 2012; rispetto a questo cambiano:
la necessità di fare prelievi delle basse vie aeree e non limitarsi solo ai tamponi naso-faringei per la diagnosi della malattia,
la necessità di prolungare il periodo di osservazione dei contatti con malati fino a 14 giorni dall'avvenuto contatto stesso.
In data 5 luglio 2013 l'OMS dà l'annuncio di aver formato un comitato di esperti internazionali per gestire ed intervenire in una eventuale "crisi" dovuta ad una esplosione dell'epidemia da MERS CoV. Va aggiunto che è la seconda volta che il suddetto comitato viene nominato; la prima volta è stata in occasione dell'epidemia di SARS nel 2007.
In data 9 luglio vengono emanate nuove Linee Guida internazionali per il controllo della malattia.
USA
Il CDC di Atlanta, pur riconoscendo l'assenza di casi di MERS negli USA, ha attivato una strategia di intervento in tre fasi, tenendo conto che il virus sembra diffondersi solo in ambiente ospedaliero o dopo duraturi contatti con i malati in ambienti familiari:
riconoscimento del MERS CoV su scala locale con isolamento e identificazione nel singolo ospedale, a tal fine il CDC ha iniziato a dotare gli ospedali di mezzi diagnostici adeguati.
Successiva conferma del caso/i da parte del CDC stesso ed
attivazione di una adeguata strategia di comunicazione con il pubblico al fine di ottenere una maggiore conoscenza del virus.
A tutto giugno 2013 negli USA non è iniziata una strategia di monitoraggio e controllo dei viaggiatori, ma solamente un invito a tutti i medici a valutare attentamente l'anamnesi dei propri pazienti se provenienti da zone di endemia.
Francia
In Francia è stato definito, come previsto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l'elenco dei paesi a rischio, essi sono: Bahrain, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Palestina, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Emirati Arabi Uniti e Yemen.
Inoltre, i casi sospetti di contagio e malattia sono definiti così:
tutti i pazienti con una storia dei viaggi in un paese a rischio, che ha presentato con i segni clinici e/o di imaging compatibili con la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) o di infezione polmonare, febbre onnicomprensiva ≥ 38 °C e tosse nei 10 giorni dopo il rimpatrio;
il contatto di un caso sintomatico possibile o confermato, presentatosi con infezione respiratoria acuta, qualunque sia la gravità, con l'inizio dei sintomi entro 10 giorni dall'ultima contatto con un caso di possibile/confermato mentre sintomatica.
Nei casi sospetti vanno prelevati campioni delle vie respiratorie (aspirazione nasofaringeo/tampone, lavaggio broncoalveolare (BAL), i campioni raccolti vanno inviati ai centri nazionali di riferimento per l'influenza: Institut Pasteur di Parigi (centro coordinatore) e il centro di Lione degli Ospizi Civili, dove sono testati i genomi per il Mers-CoV con la reazione (RT-PCR).
La ricerca dei casi di contagio va effettuata ad avvenuta conferma dell'infezione, sono definiti come contatti tutte le persone che hanno:
fornito assistenza sanitaria ad un caso confermato senza protezione individuale,
condiviso la stessa stanza d'ospedale, o
che hanno vissuto nella stessa casa o
hanno condiviso qualunque svago o attività professionale con un caso confermato.
Tutti i contatti sono seguiti, per un periodo di 10 giorni (perché questo è il periodo massimo di incubazione secondo la conoscenza della malattia al momento) dopo il loro ultimo contatto con il caso confermato, ciò per controllare i sintomi clinici, con la misurazione della loro temperatura corporea due volte al giorno.
Il follow-up è costituito da chiamate dalle squadre di controllo delle infezioni ospedaliere per il personale sanitario, per verificare l'insorgenza di sintomi clinici e la febbre (≥ 38 °C). I contatti sono inoltre dotati di un numero verde per chiamare in qualsiasi momento in caso di qualsiasi sintomo.
ORA, le risorse della wikipedia italiana non sono molto elevate. Ma quella inglese ne ha molte di più.
Ecco l'aggiornamento dalla voce inglese:
Middle East respiratory syndrome (MERS), also known as camel flu,[1] is a viral respiratory infection caused by the MERS-coronavirus (MERS-CoV).[2] Symptoms may range from mild to severe.[3] They include fever, cough, diarrhea and shortness of breath.[2] The disease is typically more severe in those with other health problems.[3] Mortality is about one-third of diagnosed cases.
Symptoms fever, cough and shortness of breath. Other symptoms may include nausea, vomiting and diarrhoea.
Duration 2012-present
Prevention Hand washing, avoiding contact with camels or camel products[4]
Frequency 2.519 cases (End of January 2020)
Deaths 866
MERS-CoV is a betacoronavirus derived from bats.[2] Camels have been shown to have antibodies to MERS-CoV but the exact source of infection in camels has not been identified. Camels are believed to be involved in its spread to humans but it is unclear how.[3] Spread between humans typically requires close contact with an infected person.[2] Its spread is uncommon outside of hospitals.[3] Thus, its risk to the global population is currently deemed to be fairly low.[3]
As of 2020 there is no specific vaccine or treatment for the disease;[5][3] a number of antiviral medications were being studied.[3] The World Health Organization (WHO) recommends that those who come in contact with camels wash their hands frequently and do not touch sick camels[2] and that camel-based food products be appropriately cooked.[2] Treatments that help with the symptoms may be given to those infected.[2]
Just under 2000 cases have been reported as of 4 April 2017.[6] About 36% of those who are diagnosed with the disease die from it.[6] The overall risk of death may be lower as those with mild symptoms may be undiagnosed.[6][7] The first identified case occurred in 2012 in Saudi Arabia and most cases have occurred in the Arabian Peninsula.[2][3] A strain of MERS-CoV known as HCoV-EMC/2012 found in the first infected person in London in 2012 was found to have a 100% match to Egyptian tomb bats. A large outbreak occurred in South Korea in 2015.
A further outbreak of MERS was reported in 2018, affecting Saudi Arabia and other countries (including South Korea) to which infected persons travelled, but from the years 2015–18, the number infected in Saudi Arabia in 2018 was the lowest.[8]
Camels
A study performed between 2010 and 2013, in which the incidence of MERS was evaluated in 310 dromedary camels, revealed high titers of neutralizing antibodies to MERS-CoV in the blood serum of these animals.[17] A further study sequenced MERS-CoV from nasal swabs of dromedary camels in Saudi Arabia and found they had sequences identical to previously sequenced human isolates. Some individual camels were also found to have more than one genomic variant in their nasopharynx.[18] There is also a report of a Saudi Arabian man who became ill seven days after applying topical medicine to the noses of several sick camels and later he and one of the camels were found to have identical strains of MERS-CoV.[19][20] It is still unclear how the virus is transmitted from camels to humans. The World Health Organization advises avoiding contact with camels and to eat only fully cooked camel meat, pasteurized camel milk, and to avoid drinking camel urine.[21] The Saudi Ministry of Agriculture has advised people to avoid contact with camels or wear breathing masks when around them.[22] In response "some people have refused to listen to the government's advice"[23] and kiss their camels in defiance of their government's advice.
Between people
There has been evidence of limited, but not sustained spread of MERS-CoV from person to person, both in households as well as in health care settings like hospitals.[12][24] Most transmission has occurred "in the circumstances of close contact with severely ill persons in healthcare or household settings" and there is no evidence of transmission from asymptomatic cases.[25] Cluster sizes have ranged from 1 to 26 people, with an average of 2.7.[26]
Neither the combination of antivirals and interferons (ribavirin + interferon alfa-2a or interferon alfa-2b) nor corticosteroids improved outcomes.[45]
When rhesus macaques were given interferon-α2b and ribavirin and exposed to MERS, they developed less pneumonia than control animals.[46] Five critically ill people with MERS in Saudi Arabia with acute respiratory distress syndrome (ARDS) and on ventilators were given interferon-α2b and ribavirin but all ended up dying of the disease. The treatment was started late in their disease (a mean of 19 days after hospital admission) and they had already failed trials of steroids so it remains to be seen whether it may have benefit earlier in the course of disease.[47][48] Another proposed therapy is inhibition of viral protease[49] or kinase enzymes.[50] Researchers are investigating a number of ways to combat the outbreak of Middle East respiratory syndrome coronavirus, including using interferon, chloroquine, chlorpromazine, loperamide, lopinavir,[51] remdesivir and galidesivir as well as other agents such as mycophenolic acid,[52][53] camostat[54][55] and nitazoxanide.[56][57] Using extra-corporeal membrane oxygenation (ECMO) seems to improve outcomes significantly.[58]
https://en.wikipedia.org/wiki/Middle_East_respiratory_syndrome-related_coronavirus
Ricorda qualcosa?
While the mechanism of spread of MERS-CoV is currently not known, based on experience with prior coronaviruses, such as SARS, the WHO currently recommends that all individuals coming into contact with MERS suspects should (in addition to standard precautions):
Wear a medical mask
Wear eye protection (i.e. goggles or a face shield)
Wear a clean, non sterile, long sleeved gown; and gloves (some procedures may require sterile gloves)
Perform hand hygiene before and after contact with the person and his or her surroundings and immediately after removal of personal protective equipment (PPE)[35]
For procedures which carry a risk of aerosolization, such as intubation, the WHO recommends that care providers also:
Wear a particulate respirator and, when putting on a disposable particulate respirator, always check the seal
Wear eye protection (i.e. goggles or a face shield)
Wear a clean, non-sterile, long-sleeved gown and gloves (some of these procedures require sterile gloves)
Wear an impermeable apron for some procedures with expected high fluid volumes that might penetrate the gown
Perform procedures in an adequately ventilated room; i.e. minimum of 6 to 12 air changes per hour in facilities with a mechanically ventilated room and at least 60 liters/second/patient in facilities with natural ventilation
Limit the number of persons present in the room to the absolute minimum required for the person's care and support
Perform hand hygiene before and after contact with the person and his or her surroundings and after PPE removal.[35]
COME? MA NEL 2013 STAVANO SPERIMENTANDO UN VACCINO, o sbaglio?
No, è proprio così:
The duration of infectivity is also unknown so it is unclear how long people must be isolated, but current recommendations are for 24 hours after resolution of symptoms. In the SARS outbreak the virus was not cultured from people after the resolution of their symptoms.[36]
It is believed that the existing SARS research may provide a useful template for developing vaccines and therapeutics against a MERS-CoV infection.[37][38]. As of March 2020 there was one (DNA based) MERS vaccine which completed phase I clinical trials in humans[39], and three others in progress all of which are viral vectored vaccines, two adenoviral vectored (ChAdOx1-MERS[40][41], BVRS-GamVac[42]) and one MVA vectored (MVA-MERS-S[43]).[44]
Mentre la notizia originale era questa:
https://www.pharmaceutical-technology.com/uncategorised/newsnovavax-produces-vaccine-for-newly-emerging-middle-east-virus/
Novavax has produced a vaccine candidate to protect against the emerging Middle East respiratory syndrome coronavirus (MERS-CoV), the company announced yesterday.
It believes this candidate could lead to a vaccine for this emerging threat.
The World Health Organisation (WHO) has identified 53 laboratory-confirmed cases of the MERS-CoV virus infection, including 30 deaths.
The virus, which was first identified in September of last year in Saudi Arabia, is a part of the coronavirus family that includes the severe acute respiratory syndrome coronavirus (SARS-CoV).
The virus has spread to Europe, including the UK, France, Germany and, most recently, Italy.
Novavax’s vaccine candidate was created using its recombinant nanoparticle vaccine technology and is based on the major surface spike (S) protein, which is one of the four major structural proteins of the SARS-CoV.
Currently, health officials do not understand how MERS-CoV spreads, making the development of an effective vaccine an important public health priority, the company said.
Come abbiamo visto sopra, il 26-3, circa 20 giorni dopo, abbiamo quest'altra notizia 'bomba':
https://www.businesswire.com/news/home/20130626005366/en/MERS-Greffex
June 26, 2013 06:00 AM Eastern Daylight TimeAURORA, Colo.--(BUSINESS WIRE)--A scant two months after creating the first comprehensive vaccine for H7N9 avian influenza, Greffex developed a vaccine to protect against the Middle East Respiratory Syndrome coronavirus (MERS-CoV.) The vaccine was readied in just four weeks after MERS-CoV had moved to the WHO's "alert phase" that also includes the human bird flu viruses H5N1 and H7N9. “We have big competitors who claim they can initiate vaccine production faster than we can,” says Dr. Uwe D. Staerz, Chief Scientific Officer at Greffex. “That they can go from algorithm to gene synthesis in matter of days invoking synthetic biology. But after they've constructed the necessary genes, they still need several months to deliver an actual vaccine. Once we get the genetic information for a new virus, we can give you a testable vaccine in a month. Our platform is therefore ideally suited to combat fast emerging infections."
“It’s true that DNA vaccines can be produced in the same time frame. But their delivery methods are limited”
First reported in September 2012 in Jeddah, Saudi Arabia, MERS was confirmed in 64 cases and caused 38 deaths, according to a recent WHO report. A member of the coronavirus family—which includes common cold viruses and the Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) virus—MERS cases have recently appeared in Europe among travelers from the Middle East. “International concern about these infections is high," the WHO said recently of MERS.
Greffex’ unrivalled production times result from its proprietary GREVAXTM platform—a highly scalable process that also safeguards vaccine purity. Developed with the support of the National Institutes of Health and the National Institute of Standards and Technology, GREVAXTM vaccines are designed as small synthetic nanoparticles of genes packaged in an adenoviral shells that can be modified to deliver their genetic payloads wherever most beneficial. They can be administered in different ways, including injection and nasal mist.
"Our vaccines target cells that kick start the immune system and do not need chemical adjuvants," says Staerz. “We have a clean product that does not expose you to contaminations from insect or plant proteins as seen in other systems."
Taking advantage of the immunogenicity of the benign adenovirus, the GREVAXTM platform produces vaccines more efficiently than conventional approaches. Its economy gives Greffex the agility to ramp up production in response to a sudden pandemic or threat. “It’s true that DNA vaccines can be produced in the same time frame. But their delivery methods are limited,” says John R. Price, President and Chief Executive Officer of Greffex. “We've worked very hard to be able to make a vaccine in a month. The real problem we all face is: can you make 100 million doses in a short span of time, in a small space, and at a reasonable price? We can. We are in the position to swiftly scale up production to these levels."
Greffex has created a vibrant pipeline of vaccines and is preparing its H5N1 avian influenza vaccine for clinical trials. Its library already contains vaccines against different influenza strains, Anthrax, Dengue, Ebola and now MERS. It is constantly being expanded as the construction of new candidates was simplified to a few engineering steps and the production of vaccines was adapted to standardized manufacturing protocols. The GREVAXTM platform combines a flexible ‘plug-and-play’TM design accommodating different antigens, such as the MERS-CoV major surface S protein gene, with shortened development times of less than one month.
https://www.cdc.gov/coronavirus/mers/about/prevention.html
Prevention
There is currently no vaccine to protect people against MERS. But scientists are working to develop one.
You can help reduce your risk of getting respiratory illnesses:
- Wash your hands often with soap and water for at least 20 seconds, and help young children do the same. If soap and water are not available, use an alcohol-based hand sanitizer.
- Cover your nose and mouth with a tissue when you cough or sneeze, then throw the tissue in the trash.
- Avoid touching your eyes, nose, and mouth with unwashed hands.
- Avoid personal contact, such as kissing, or sharing cups or eating utensils, with sick people.
- Clean and disinfect frequently touched surfaces and objects, such as doorknobs.
Treatment
There is no specific antiviral treatment recommended for MERS-CoV infection. Individuals with MERS often receive medical care to help relieve symptoms. For severe cases, current treatment includes care to support vital organ functions.
QUANTE POVERE CAVIE DA LABORATORIO SACRIFICATE PER NIENTE, NON E' VERO?
QUINDI, alla faccia della 'rapidità'. In pratica del MERS, in 8 anni di studi, ancora non sappiamo un cazzo di niente: da dove si origina di preciso, quali i meccanismi di trasmissione, quanto dura l'infezione, la contagiosità, se esistono cure, e se si potrà fare il vaccino. Se c'era già uno in prova nel 2013, come mai ancora 7 anni dopo siamo a zero tituli? Cosa c'é che non funziona nella 'scienza'? E come possiamo essere sicuri che stavolta sarà diverso, visto che anche questo è 'un virus da pipistrello'?
E adesso parlano di lanciare in breve tempo un vaccino per il COVID-19... un altro virus 'da pipistrelli'. Speriamo che siano più di parola sennò... nel 2027 ci troveremo ancora a parlare di vaccini in 'sperimentazione avanzata'.
E adesso parliamo di SARS (2002-2004)
https://it.wikipedia.org/wiki/SARS
La SARS (acronimo di Severe acute respiratory syndrome in inglese) o sindrome respiratoria acuta grave (o "severa"),[1] fu una forma atipica di polmonite causata dal virus SARS-CoV, apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina.
La malattia, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani (poi deceduto a causa della stessa), produsse un'epidemia lungo un arco temporale che andò dal novembre 2002 al luglio 2003, determinando 8.096 casi e 774 decessi in 17 paesi (per la maggior parte nella Cina continentale e ad Hong Kong), per un tasso di letalità finale del 9,6%. Dal 2004 (fino al 2019) non si sono più segnalati altri casi di SARS in alcuna parte del mondo. Questa malattia fu causata da un coronavirus (così chiamato per la sua apparenza al microscopio) che sul finire del 2017 gli scienziati cinesi hanno rintracciato nei pipistrelli comunemente noti come ferri di cavallo, con gli zibetti quali vettori intermediari[2].
Era considerata una malattia rara, con 8 096 casi nel 2003, oggi completamente debellata (cioè non più in circolo).[3] L'epidemia di SARS cominciò nella provincia cinese di Guangdong, nel novembre 2002. È stato riferito che il primo caso di SARS è avvenuto a Shunde, Foshan, Guangdong in un allevatore che fu curato nel Primo Ospedale del Popolo di Foshan. Il paziente poco dopo morì e non fu fatta una diagnosi definitiva sulla causa del decesso.
Invece di prendere iniziative per controllare l'epidemia, i responsabili del governo cinese non informarono l'Organizzazione mondiale della sanità fino al febbraio 2003, limitando la copertura mediatica per preservare la sicurezza pubblica. Questa mancanza di apertura provocò ritardi negli sforzi per controllare l'epidemia e causò critiche da parte della comunità internazionale verso il governo cinese. Quest'ultimo si scusò ufficialmente per la lentezza iniziale nell'affrontare l'epidemia.
I coronavirus sono virus a ssRNA+ e rappresentano importanti patogeni dei mammiferi e uccelli. Questo gruppo di virus causano infezioni enteriche o delle vie aeree in molti animali tra cui gli esseri umani[4].
I primi esami al microscopio elettronico delle secrezioni respiratorie dei pazienti, compiuti a Hong Kong e in Germania hanno rivelato particelle virali con strutture di tipo Paramyxoviridae. Successivamente, gli esami simili in Canada rivelarono particelle con strutture di tipo metapneumovirus (un sottotipo dei paramyxovirus). I ricercatori cinesi hanno riferito che dietro la SARS potrebbe nascondersi una malattia simile alla clamidia. Il Pasteur Institute di Parigi ha identificato dei coronavirus in campioni prelevati da sei pazienti, come nel laboratorio dell'Università di Hong Kong, che di fatto è stato il primo ad annunciare il 21 marzo 2003 la scoperta di un nuovo coronavirus come possibile causa della SARS dopo averlo isolato con successo a partire da campioni di tessuti. Inoltre il laboratorio fu il primo a sviluppare un test per verificare la presenza del virus. Il CDC ha notato particelle virali nei tessuti affetti. Tramite la microscopia elettronica questi tessuti hanno mostrato tracce simili a coronavirus. Paragonandole a materiale virale ottenuto dalla Reazione della catena di polimerasi e a librerie generiche esistenti venne ipotizzato che il virus fosse un coronavirus sconosciuto. Il sequenziamento del genoma virale - che è stato completato dai computer della British Columbia Cancer Agency di Vancouver alle 4 del 12 aprile 2003 - è stato il primo passo verso lo sviluppo di un test diagnostico per il virus e possibilmente un vaccino[5]. Venne sviluppato un test per gli anticorpi del virus e venne scoperto che i pazienti sviluppavano tali anticorpi durante il decorso della malattia, fatto che suggerì fortemente il ruolo del virus nella malattia.
Il 6 aprile 2003 l'OMS inviò un comunicato stampa dove si affermava che un coronavirus identificato da vari laboratori era ufficialmente la causa della SARS[6]. Gli scienziati della Università di Rotterdam dimostrarono che il coronavirus SARS soddisfaceva i postulati di Koch, confermando quindi che era l'agente che provocava la malattia. Negli esperimenti dei macachi infettati dal virus svilupparono gli stessi sintomi verificati nell'uomo[7].
Nel tardo maggio 2003, gli studi dei campioni di animali selvatici venduti come cibo nel mercato locale di Guangdong rivelarono che il coronavirus poteva essere isolato negli zibetti, (in particolare nella Paguma larvata) ma questi animali non mostravano segni di malattia. Le prime conclusioni furono che il virus della SARS ha valicato la barriera tra questi animali e gli umani. Più di 10 000 esemplari vennero soppressi nella provincia di Guangdong. Il virus venne successivamente trovato nei cani procioni, nei Melogale moschata e nei gatti domestici. Nel 2005 due studi hanno identificato molti coronavirus simili a quello della SARS nei pipistrelli cinesi[8][9]. Le analisi filogeniche di questi virus indicano un'alta probabilità che il coronavirus SARS si sia sviluppato inizialmente nei pipistrelli, e si sia diffuso nell'uomo direttamente o attraverso specie animali presenti nei mercati cinesi. I pipistrelli non mostrano nessun segno visibile della malattia, e sono probabilmente i serbatoi naturali dei coronavirus di tipo SARS.
I sintomi iniziali erano di tipo influenzale e potevano comprendere: febbre, mialgia, letargia, sintomi gastrointestinali, tosse, mal di gola e altri sintomi aspecifici. L'unico sintomo comune a tutti i pazienti era una febbre superiore a 38 °C. Successivamente poteva apparire anche la dispnea. I sintomi normalmente si manifestavano tra i due e i dieci giorni successivi all'esposizione, ma sono stati osservati pazienti manifestare sintomi anche 13 giorni dopo. Circa il 10% - 20% dei casi richiedono la ventilazione artificiale.
Le immagini dei raggi X toracici di un paziente affetto da SARS erano variabili. Non esisteva nessuna manifestazione patognonomica, ma spesso si osservavano infiltrazioni irregolari nei polmoni. L'esame dei raggi X potrebbe risultare comunque negativo.
La conta dei leucociti e delle piastrine è spesso elevata. I primi rapporti indicano una tendenza a una neutrofilia e una linfopenia. Questi valori sono relativi perché il numero di leucociti tende a essere basso. Altri test di laboratorio suggeriscono un aumento del lattato deidrogenasi e un leggero aumento dei livelli di creatina chinasi e della proteina C reattiva.
Sono stati individuati tre test diagnostici, ognuno di essi con svantaggi. Il primo è il test ELISA (enzyme-linked immunosorbent assay), che rileva gli anticorpi della SARS, ma solo 21 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi. Il secondo è un test a immunofluorescenza, che può rilevare gli anticorpi 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, ma risulta un test che richiede tempo, un microscopio a immunofluorescenza e un operatore esperto. Il terzo e ultimo test riguarda la reazione a catena della polimerasi, e può rilevare materiale generico del virus della SARS in campioni biologici come sangue, espettorato, tessuti e feci. Il test si è dimostrato a elevata specificità, ma con bassa sensibilità. In altre parole mentre un risultato positivo è fortemente indicativo che il paziente è affetto da SARS, un test negativo non significa che il paziente non sia affetto.
L'OMS ha inoltrato linee guida per l'uso di questi test diagnostici[10]. Attualmente non esiste un test di screening rapido per la SARS e le ricerche sono in corso.
Con la disponibilità di esami diagnostici per il coronavirus probabilmente responsabile della SARS, l'OMS ha aggiunto la categoria di pazienti "con SARS confermata in laboratorio", che appartengono alla categoria di probabili casi e non hanno un esame positivo ai raggi X ma hanno una diagnosi di laboratorio positiva compiuta tramite uno dei tre test approvati (ELISA, immunofluorescenza o PCR)
I trattamenti comprendono la somministrazione di antipiretici, ossigeno e supporto per la ventilazione, se necessario.
I casi sospetti devono essere isolati, preferibilmente in stanze a pressione negativa, e il personale medico in contatto con il paziente deve essere adeguatamente protetto.
Inizialmente si sparsero notizie di un trattamento efficace a base di steroidi e ribavirina, ma la terapia non è stata provata. Alcuni ricercatori sospettano inoltre che il ribavirin sia dannoso.
I ricercatori stanno attualmente testando tutti i trattamenti antivirali conosciuti per altre malattie, tra cui AIDS, epatite, influenza e altre. Esistono alcune prove scientifiche che dimostrano come il maggior danno provocato dalla SARS sia in realtà una sovrareazione del sistema immunitario al virus. Se venisse confermato, potrebbe essere di qualche beneficio l'utilizzo di steroidi e agenti per la modulazione della risposta immunitaria nei pazienti affetti più acutamente. La ricerca sta continuando anche in questa direzione.
Nel dicembre 2004 è stato riferito che i ricercatori cinesi avevano prodotto un vaccino. È stato impiegato in un gruppo di 36 volontari, 24 dei quali ha sviluppato anticorpi contro il virus.
Una revisione sistematica, effettuata nel 2006, di tutti gli studi compiuti nell'epidemia del 2003 non hanno trovato prove scientifiche che antivirali, steroidi o altre terapie abbiano aiutato i pazienti. Alcuni hanno suggerito che invece provocarono dei danni[12].
Il trattamento clinico della SARS è stato relativamente inefficace con i pazienti a maggior rischio, che richiedevano ventilazione artificiale. Attualmente i corticosteroidi e il ribavirin sono i farmaci maggiormente impiegati nel trattamento della SARS (Wu et al., 2004). Studi in vitro del ribavirin hanno prodotto scarsi risultati a concentrazioni cliniche. Delle combinazioni diverse di farmaci hanno prodotto invece risultati clinici maggiormente positivi. Queste combinazioni comprendevano l'uso di Kaletra, Ribavirin e corticosteroidi. La somministrazione di corticosteroidi durante le infezioni virali è tuttavia controversa. Esso può infatti provocare linfopenia come effetto collaterale, diminuendo ulteriormente la risposta immunitaria e permettendo un picco di attività del virus; d'altra parte, è utile il trattamento antinfiammatorio dei corticosteroidi (Murphy 2008). I ricercatori hanno inoltre notato dei risultati positivi con l'uso di interferone umano e Glycyrrhizin. Nessun composto ha prodotto risultati inibitori di qualche significato. Gli inibitori della proteasi dell'HIV Ritonavir e Saquinavir non hanno mostrato alcun effetto inibitorio in livelli non tossici. L'Iminocyclitol 7 invece ha dimostrato un effetto inibitore sul coronavirus della SARS poiché inibisce specificatamente la produzione della fucosidasi umana, e i test in vitro hanno prodotto risultati promettenti nel trattamento della SARS. Nonostante questi risultati, è importante considerare che una carenza di fucosidasi può provocare una malattia detta fucosidosi, che comporta una diminuzione delle funzioni neurologiche.
Prima del sopraggiungere della SARS i coronavirus non erano oggetto di ricerche antivirali. La rapida trasmissione e l'alto livello di mortalità ha reso la SARS una minaccia globale, poiché non esistono terapie efficaci e il trattamento è stato effettuato con strategie empiriche. Nuove ricerche nel campo della struttura del genoma del coronavirus SARS e della patogenesi hanno rivelato nuovi potenziali agenti anti-coronavirus. Diverse proteine codificate dal coronavirus SARS possono essere considerate bersagli per interventi terapeutici. Potenziali farmaci antivirali sono attualmente sviluppati in vivo. Questi sviluppi possono anche fornire nuove strategie per la prevenzione o il trattamento di altre malattie provocate da coronavirus negli animali o negli esseri umani[4].
L'insorgenza e l'identificazione di diversi coronavirus umani comuni e rari che possono causare serie infezioni delle vie aeree inferiori implicano una spinta per lo sviluppo di robusti vaccini per i coronavirus. Attualmente sono disponibili informazioni limitate nella correlazione tra la protezione contro la SARS e altre infezioni da coronavirus del tratto respiratorio. L'immunizzazione passiva si è dimostrata efficace nella protezione dal coronavirus SARS, suggerendo un ruolo importante nella neutralizzazione degli anticorpi.
L'epidemia di SARS:
it.wikipedia.org/wiki/Epidemia_di_SARS_del_2002-2004
Anno: 2002-2004. Casi rilevati: 8.096. Morti 774.
L'epidemia di SARS del 2002-2004, comunemente indicata come epidemia di SARS, è stata un'epidemia della malattia respiratoria SARS causata dal coronavirus SARS-CoV, probabilmente iniziata nel novembre del 2002 in Cina, e successivamente diffusasi in 26 nazioni del mondo, contagiando più di 8000 persone.[2][3]
L’identificazione del coronavirus che causa la SARS fu resa possibile grazie al medico italiano Carlo Urbani. La caratteristiche genetiche del virus che causa la SARS furono identificate nell’aprile del 2003.
Primo caso: 16-11-02, ma passarono altri 11 giorni, quando il Global Public Health Intelligence Network canadese, un sistema di allerta elettronico parte del Global Outbreak and Alert Response Network dell'OMS selezionò dei rapporti riguardanti "focolai influenzali" in Cina attraverso il monitoraggio dei media su internet e li inviò all'OMS dopo averli analizzati. Mentre il sistema GPHIN è stato recentemente aggiornato per tradurre varie lingue, tra cui l'arabo, il cinese, l'inglese, il francese, il russo e lo spagnolo, a quel tempo era limitato all'inglese e al francese. Fu un contadino di Foshan che divenne, probabilmente, il primo caso di infezione. Ma sarà solo il 10 febbraio successivo che il governo cinese diramò un comunicato riportando 305 casi di cui 5 mortali, ma successivamente si è parlato di ben 806 casi e 35 morti. Non solo, ma non diedero notizie nemmeno ai cinesi fuori della provincia di Guandong, dove si pensa la malattia si sia originata. Questa stessa provincia non fu autorizzata alla visita di un team del WHO (organizzazione per la sanità mondiale) se non diverse settimane dopo.
Già nel gennaio 2003, un paziente identificato come il primo grande 'untore', Zhou Zoufen, contagiò qualcosa come 30 tra dottori e infermiere e presto questa malattia si diffuse in altri ospedali.
Quindi mentre i primi rapporti di un'insolita epidemia erano in cinese, solo il 21 gennaio 2003 fu generato un rapporto in inglese[4][5]. L'OMS chiese maggiori informazioni alle autorità cinesi il 5 e l'11 dicembre. Nonostante il successo del network nei precedenti focolai infettivi, si dimostrò piuttosto inefficace. Assieme alla seconda allerta, l'OMS rilasciò il nome e la definizione della malattia, assieme all'attivazione di un network di risposta globale coordinato che portò all'attenzione il focolaio e incominciò le procedure di contenimento. Tuttavia, anche se le nuove definizioni fornivano alle nazioni delle linee guida per contenere la SARS, nel frattempo erano avvenuti in tutto il mondo oltre cinquecento decessi ed erano presenti duemila casi.
Fu solo nell'aprile del 2003 (in piena guerra d'invasione irakena, ah, i bei tempi!) che la SARS cominciò ad avere maggiore attenzione, forse per la morte di uno studente americano. Tuttavia, in quel periodo stavano emergendo accuse di sottostima dei casi negli ospedali militari di Pechino. Dopo un'intensa pressione, alcuni membri del governo cinese permisero a ufficiali internazionali di investigare la situazione sul posto. Questo rivelò dei problemi che affliggevano l'antiquato sistema sanitario cinese, tra cui l'incremento della decentralizzazione, eccessiva burocrazia e rigidità, comunicazioni inadeguate.
Nel tardo mese di aprile furono diramate rivelazioni, che seguirono l'ammissione da parte del governo cinese di non aver riferito tutti i casi (numerosi) di SARS a causa dei problemi del sistema sanitario. Il dott. Jiang Tantong spiegò la copertura che stava avvenendo in Cina, a suo grande rischio. Riferì che erano presenti un maggior numero di persone affette da SARS nel suo solo ospedale di quelle che ufficialmente erano affette in tutta la Cina. Diversi responsabili governativi vennero licenziati, tra cui il ministro della Salute e il sindaco di Pechino, e i sistemi vennero migliorati per aumentare il controllo dell'epidemia. Da allora, il governo cinese procedette più attivamente e in modo maggiormente trasparente nel combattere la malattia. Tuttavia, la conta delle vittime era ingente. L'occultamento iniziale del governo cinese fu considerato irresponsabile, e tale da porre tutto il pianeta a rischio.
Furono segnalati casi a Hong Kong e in Vietnam nel tardo febbraio 2003, poi anche in altri paesi per via di viaggi internazionali di individui infetti. L'epidemia raggiunse la notorietà pubblica quando un uomo d'affari statunitense che viaggiava dalla Cina si ammalò su un volo verso Singapore. I sintomi presentati dal paziente erano simili alla polmonite. L'infezione raggiunse Hong Kong dalla Cina attraverso un medico che giunse a febbraio e si fermò alcuni giorni al 9º piano dell'Hotel Metropol nella penisola di Kowloon, infettando altri 23 clienti dell'Hotel. Essi viaggiarono in Canada, a Singapore, a Taiwan e in Vietnam, portando l'infezione in questi luoghi.[6] Un altro gruppo di pazienti infetti proveniva dal complesso urbano Amoy Gardens di Hong Kong. Si sospettò che la malattia si fosse propagata attraverso il sistema fognario.
Questo dottore, mr. Liu Jianlun, era andato ad una festa di matrimonio ed era uno dell'ospedale Sun Yat-Sen, Guandong, dove aveva trattato dei pazienti con il SARS. Il 21 febbraio lui e la moglie arrivarono al Metropole Hotel, ma pur sentendosi malato, visitò con la sua famiglia Hong Kong. Ma già il 22 si fece ricoverare al Kwong Wah Hospital avvertendo (stavolta correttamente!) lo staff che la sua malattia necessitava di isolamento. Non riuscì a salvarsi, morendo il 4 marzo. Ecco perché il virus si diffuse a livello internazionale e ovviamente, in H.Kong. Si stima che l'80% dei casi di quest'ultima città fu dovuto proprio a lui.
In Vietnam arrivò con il sinoamericano J.Chen, di Shangai,anche lui era stato al Metropole. Venne ospitato all'ospedale Francese di Hanoi il 26 febbraio successivo, infettando almeno 38 sanitari! Portato ad H.Kong successivamente, morì anche lui il 13 marzo.
Il Dottor Carlo Urbani era parte del WHO e visitò proprio Chen, quando si accorse che altre persone dell'ospedale vietnamita stavano ammalandosi e capì che era un nuovo e letale morbo. Si ammalò l'11 marzo, durante un volo per Bangkok, chiamando un amico che l'aspettava avvisandolo di non toccarlo e di chiamare subito un ambulanza dove fu isolato in rianimazione, ma purtroppo non ce la fece e morì di crisi cardiaca il 29 marzo.
Nel frattempo, una anziana sino-canadese, il 23 febbraio, partì dal solito hotel, tornando a Toronto. Ma purtroppo, inconsapevolmente, portò la malattia in Canada. Lei morì il 5 marzo a casa, ma infettò il figlio T.C.Kwai, che poi venne ospedalizzato e prima di morire il 13 marzo (appena 8 giorni dopo), aveva passato l'infezione nell'ospedale di Scarbourough Grace.
A Taiwan, invece, un uomo proveniente sia da H.Kong che dalla Cina passò l'infezione ai sanitari e ai relativi familiari, dopo essere tornato a casa sua il 25 febbraio, nella capitale Taipei.
Nel frattempo, l'infezione mortale continuava a diffondersi. Quando si sente della capacità di infettare della COVID-19, si sentono numeri tipo 2,6-2,7, ma questi sono medie, non rappresentano niente. Infatti, il 4 marzo, sempre ad Hong Kong, un 27enne che era stato all'infame 9o piano dell'Hotel Metropol (da dove partirono quasi tutti i contagi extra-cinesi!!!), si sentì male e venne ricoverato all'ospedale Prince of Wales, dove 'almeno 99 sanitari' vennero infettati mentre lo stavano curando, tra cui 17 studenti di medicina.
Altro che capacità di infezione 1,2,3 e simili!!!
La gravità dei sintomi e l'infezione del personale ospedaliero allarmarono le autorità sanitarie mondiali, che temevano un'altra epidemia di polmonite. Il 12 marzo 2003 l'OMS inviò un'allerta globale, seguita da un'allerta sanitaria dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi.
Il 12 marzo il WHO emise un allarme globale per il nuovo virus di origine sconosciuta, ma per ora relativo all'estremo oriente. Già il 17 marzo c'erano dei sospetti SARS anche negli USA, mentre il 25 marzo il governo di Singapore emise un ordine di quarantena obbligatoria per qualsiasi persona infettata. Il 27 marzo H.Kong chiuse le scuole fino al 6 aprile successivo (ricorda qualcosa?) a parte politecnici ed università (perché? Boh).
Il 30 marzo un altro focolaio con oltre 200 casi venne trovato nell'Amoy Gardens, probabilmente tramite un paziente infetto che aveva evacuato nel sistema fognario della proprietà, dopo essere stato dimesso dal P.o.W. Hospital e che aveva fatto visita al suo fratello che viveva in quell'edificio. Si sospettò che fosse un virus capace di muoversi anche attraverso l'aria.
Nel frattempo, tutto il mondo parlava solo della 'guerra al terrore' di Bush, ovviamente,e tutti si chiedevano se sarebbero arrivati e quando, a Baghdad e con quali conseguenze. Nel mentre, era aprile, finalmente il WHO poté indagare i focolai dell'epidemia, studiando anche i primi casi di contagio, mentre Singapore aumentava la chiusura delle scuole fino al 9-16 aprile, a seconda del grado.
Il 9 aprile un mormone americano, dopo un mese di malattia, morì in H.Kong,e l'11 il WHO diede un allarme globale per la SARS visto che era chiaro, che essa potesse muoversi anche attraverso i viaggi aerei. Il 12 aprile venne annunciata la sequenziazione del DNA del virus, mentre 3 persone morivano in Canada a causa di esso. Oramai il problema SARS diventava così evidente, che non era più possibile evitare di minimizzarne l'importanza nemmeno per le autorità cinesi, tanto che il 19 aprile il presidente Jiabao annunciò che sarebbero stati puniti severamente gli ufficiali che non avessero riportato il problema della SARS in maniera accurata e tempestiva. Il giorno dopo vennero licenziati sia il sindaco di Beijing che il ministro della salute. Si ammise che a Beijing c'erano 300 casi e oltre, anziché i 37 precedentemente riportati.
A seguito dell'iniziale difficoltà nel diagnosticare correttamente tale sindrome, nei paesi colpiti si verificò un iniziale timore di massa, indotto anche dalle errate notizie che venivano fornite dai mass media. Mentre in Cina e Vietnam le autorità faticarono molto nel contenimento dell'epidemia, arrivando a utilizzare le forze armate, in Canada il virus ebbe un focolaio nella sola città di Toronto. Grazie all'ottimo sistema sanitario e preventivo canadese, gli infetti vennero immediatamente posti in quarantena e curati, debellando in poche settimane il virus, che causò poche vittime.
In Europa, grazie agli scrupolosi controlli nei porti e aeroporti, il morbo non poté espandersi in quanto i pochi infetti (o sospetti tali) vennero immediatamente posti in quarantena. Tuttavia, in Europa si diffusero atteggiamenti di panico verso la malattia. I media parlarono di una nuova pandemia globale, evocando i fantasmi della spagnola e della peste. Molti stati acquistarono quantità industriali di medicinali, ancora prima che fosse scoperto un vaccino per la malattia. Il tutto poi si dissolse in una bolla di sapone non appena il virus scomparve.
I canadesi diedero per primi l'allarme riguardo alla SARS mossi dalla notizia di vendite di farmaci antivirali e di casi di febbre in Cina. La notizia è stata rilevata dal web da GPHIN (Global Public Health Intelligence Network), un software simile ai motori di ricerca programmato per percorrere la rete alla ricerca di possibili malattie infettive e casistiche patogene. Il crawler analizza migliaia di siti in sette lingue alla ricerca di possibili malattie infettive e casistiche patogene. I risultati filtrati vengono trasmessi a esperti dell'OMS, delle agenzie alimentari e dei centri di monitoraggio sanitario, per le analisi definitive. Dopo il precedente della SARS, Larry Brilliant, esperto di tecnologia e salute pubblica, e da poco presidente della Fondazione Google, intende espandere le fonti monitorate e le capacità linguistiche (fino alla "comprensione" di 150 lingue) e creare una rete mondiale di salute pubblica.
Alcuni mesi dopo la scomparsa del virus, alcuni organi di informazione ipotizzarono che tale sindrome non fosse di origine naturale ma piuttosto un virus sviluppato artificialmente. Tale ipotesi non ha mai trovato conferma e rimane tuttora una mera supposizione.
Trasmissioni locali della SARS ebbero luogo successivamente a Toronto, Ottawa, San Francisco, Ulan Bator, Manila, Singapore, Taiwan, Hanoi e Hong Kong, mentre all'interno del territorio cinese l'epidemia si espanse a Guangdong, Jilin, Hebei, Hubei, Shaanxi, Jiangsu, Shanxi, Tianjin e nella Mongolia Interna.
Sono stati compiuti tentativi per controllare l'infezione attraverso la quarantena. Oltre 1200 persone furono sottoposte a quarantena a Hong Kong, mentre a Singapore e a Taiwan vennero sottoposte 977 e 1147 persone. Anche il Canada mise in quarantena migliaia di persone. A Singapore le scuole vennero chiuse per 10 giorni, mentre a Hong Kong vennero chiuse fino al 21 aprile per contenere la diffusione del virus[7].
A Singapore, l'Ospedale Tan Tock Seng venne indicato come l'unico centro per il trattamento e l'isolamento di tutti i casi probabili di malattia il 22 marzo. Successivamente tutti gli altri ospedali implementarono misure preventive, con il controllo da parte del personale medico della temperatura dei pazienti due volte al giorno e la restrizione delle visite solo ai reparti pediatrici e ostetrici e un solo visitatore alla volta. Venne impiegata la teleconferenza per alleggerire i disagi. Fu stabilita una linea telefonica dedicata per riferire sospetti casi di SARS e un servizio di trasporto dedicato per il trasporto dei pazienti all'Ospedale Tan Tock Seng.
Il 24 marzo il ministro della salute di Singapore inoltrò l'Infectious Diseases Act, che prevedeva una quarantena nel proprio domicilio di 10 giorni a chiunque fosse venuto in contatto con pazienti affetti da SARS. I pazienti dimessi dall'ospedale erano sottoposti a quarantena a domicilio per 21 giorni con sorveglianza telefonica. Quest'ultima richiedeva di rispondere a chiamate casuali per accertarsi che fossero in casa. I pazienti dimessi con sospetti sintomi e alcuni pazienti ricoverati vennero messi in quarantena per 14 giorni. Gli ufficiali di sicurezza della "Certis CISCO", una forza ausiliaria di polizia, furono impiegati per mantenere la quarantena domiciliare, e installarono delle telecamere fuori dalle porte delle abitazioni.
La violazione dell'ordine di quarantena di un anziano signore, che entrò in un ristorante e provocò la fuga degli avventori, fece riunire il governo di Singapore urgentemente per emendare l'Infectious Diseases Act e aggiungervi punizioni per i trasgressori. Vennero rilevate altre 11 violazioni della quarantena e il governo aggiunse, tra le altre, queste modifiche:
le persone sospette di malattie infettive dovevano essere portate nei centri di trattamento indicati, ed era proibito per loro andare in posti pubblici
le aree contrassegnate come "contaminate" erano ad accesso ristretto, e le fonti sospette di infezione dovevano essere distrutte
veniva introdotta la possibilità di contrassegnare i trasgressori degli ordini di quarantena domiciliare con braccialetti elettronici (persone che non rispondevano per tre volte consecutive al controllo telefonico) ed erano previste sanzioni
era possibile denunciare dei trasgressori che violavano ripetutamente la quarantena e potevano incorrere anche in sanzioni penali
la persecuzione di chiunque mentisse alle autorità sanitarie sui viaggi in aree dove era presente la SARS o sul contatto con pazienti affetti dalla malattia
Il 23 aprile l'OMS scoraggiò i viaggi non necessari a Toronto, dopo aver rilevato che piccoli gruppi di persone di Toronto sembravano aver diffuso la SARS in altre parti del mondo. Le autorità sanitarie di Toronto notarono che solo in una persona sospetta di aver diffuso la malattia era stata diagnosticata la malattia e che i nuovi casi di SARS nella città erano apparsi solo all'interno degli ospedali. Nonostante questo, l'avviso dell'OMS venne immediatamente seguito da simili avvisi da parte di vari governi ai propri cittadini. Il 29 aprile l'OMS annunciò che l'avvertimento sarebbe stato ufficialmente revocato il giorno successivo.
Il 23 aprile Singapore installò delle apparecchiature per scansioni termiche di tutti i passeggeri in partenza all'Aeroporto di Singapore-Changi. Era stato precedentemente installato un simile controllo per tutti i passeggeri in arrivo da aree contrassegnate come infette dalla malattia.
Inoltre, gli studenti e gli insegnanti a Singapore vennero forniti di termometri digitali, per rilevare le loro temperature giornalmente, anche più volte.
Anche l'Aeroporto internazionale di Taiwan Taoyuan si fornì di punti di controllo con sistemi di imaging termici simili a quelli dell'aeroporto di Singapore.
Il 25 aprile Taipei chiuse uno dei suoi ospedali mettendo in quarantena 930 sanitari e 240 pazienti per 2 settimane. Il 26 in Cina vennero chiusi teatri e discoteche perché le vittime in Beijing continuavano a salire, diventando più numerose di quelle di Guangdong (proviincia), che riportava invece solo 3 casi nell'ultima settimana. Ovviamente l'impatto economico si fece sentire subito. Il 28 aprile, però, il WHO dichiarò finita l'emergenza in Vietnam perché non c'erano nuovi casi da 20 giorni.
Il 30 aprile l'emergenza fu terminata anche a Toronto. Nondimeno, ancora il 29 maggio c'erano 7.000 persone in quarantena in Canada. Ma entro maggio quasi tutte l'emergenza internazionale fu rimossa, inclusa Singapore.
Il 27 giugno l'emergenza sarebbe stata terminata anche nelle zone ancora infette, si pensava, entro 2-3 settimane, e il 5 luglio anche Taiwan venne rimossa dalla lista dei paesi a rischio.
Non mancarono altri casi riemersi ogni tanto... esempio, il 10 dicembre 2003 un ricercatore di Taiwan fu trovato infetto, così come un abitante di Guangdong, che però non era un ricercatore dei laboratori che trattavano il SARS.
Ancora l'aprile del 2004 una donna di Beijing morì di SARS, dopo 10 mesi dall'ultimo decesso a giugno del 2003. Un altro studente e un ricercatore di un laboratorio cinese vennero infettato nello stesso periodo, mettendo in quarantena diverse persone di cui 7 effettivamente si erano infettate stando a contatto con lo studente, il laboratorio e l'infermiera che aveva curato il ragazzo. QUINDI, è possibilissimo che i microbi SCAPPINO dai laboratori. Perché mai non dovrebbe essere successo con il COVID-19?
Ancora nel maggio del 2004 vi furono altri due casi collegati allo stesso laboratorio di ricerca.
"The cases had been linked to experiments using live and inactive SARS coronavirus in the CDC's virology and diarrhea institutes where interdisciplinary research on the SARS virus was conducted."[38] The total number of cases was six, with four in Beijing and two in Anhui Province.
Dopo altri 3 casi di SARS annunciati a maggio, verso la fine dello stesso mese si decise di considerare la Cina libera dalla malattia ma restavano 'preoccupazioni di biosicurezza'.
Fu nel maggio 2005 che si notò in un articolo del NYT che:
"Not a single case of the severe acute respiratory syndrome has been reported this year [2005] or in late 2004. It is the first winter without a case since the initial outbreak in late 2002. In addition, the epidemic strain of SARS that caused at least 774 deaths worldwide by June 2003 has not been seen outside of a laboratory since then."
E infatti, da allora non se ne è sentito più parlare. Ma il SARS è sparito... oppure è chiuso in qualche laboratorio 'di ricerca'?
Chissà.
Se hanno ancora il vaiolo, ufficialmente estinto circa 40 anni fa...
Vedete voi.
it.wikipedia.org/wiki/Teorie_del_complotto_sulla_SARS
Le teorie del complotto sulla SARS (Sindrome respiratoria acuta grave) sono teorie complottiste sull'origine di questo virus.
A seconda delle versioni, la SARS potrebbe essere un'arma biologica statunitense o cinese, sviluppata col solo intento di verificarne l'immunità ai farmaci e gli effetti collaterali sulla popolazione colpita.
L'idea di un complotto dietro l'espansione della SARS è stata per la prima volta esposta nella primavera del 2003 dallo scienziato russo Sergei Kolesnikov. Il biologo ha pronunziato le sue motivazioni negando ogni possibile base naturale del coronavirus; a confermare la tesi sarebbe la composizione della SARS, ovvero una sintesi tra morbillo e parotite epidemica, fenomeno mai svoltosi (o perlomeno mai visto) in natura.
Tempo dopo queste dichiarazioni un virologo sempre di nazionalità russa, Nikolai Filatov, espose altre teorie al riguardo, in cui fu per la prima volta considerato un coinvolgimento umano nella creazione del virus.
Nel 2004 le teorie di Kolesnikov e di Filatov diventarono oggetto di dibattito quanto mai prima ed in rete apparvero blog e forum incentrati solamente sull'argomento SARS.
Il dibattito si estese come preannunciato in Cina e negli Stati Uniti toccando anche la politica. Nella Repubblica Popolare Cinese si è discusso molto attivamente sulla reale posizione degli Stati Uniti riguardo allo scoppio della SARS nell'Estremo Oriente.
Questa teoria del complotto è nata come possibile spiegazione all'alta mortalità del coronavirus nei paesi del Sud-est asiatico al contrario di quelli nord americani ed europei. La spiegazione a tale fenomeno viene semplicemente data usando il termine "arma biologica", correlando lo sviluppo della pandemia in Estremo Oriente in modo letale, al contrario dei casi riscontrati nel Canada e negli USA.
Secondo la principale teoria cospirativa, la SARS sarebbe stata sviluppata dagli Stati Uniti d'America allo scopo di essere propagata in territorio cinese per verificarne gli effetti. Tale azione sarebbe giustificata in quanto:
La Cina è un paese in continua espansione e rappresenta una minaccia per la stabilità economica e militare degli USA.
La Cina è il paese con il più alto numero di popolazione al mondo (seguito dall'India) e isolare il virus in un territorio densamente popolato sarebbe quasi impossibile.
A rendere più concrete le ipotesi è stato il fatto di non essere riusciti ad individuare il focolaio del virus, ciò sarebbe la prova che la SARS sia stata disseminata in vari territori.
Un'altra versione molto accreditata negli Stati Uniti e a Taiwan sostiene invece che sia stata la Cina a sviluppare il virus, dapprima per vederne gli effetti e trovare un vaccino, poi per dare la colpa di ciò agli USA. Questo aiuterebbe il regime ad ottenere consensi per attuare una terza guerra mondiale contro il mondo occidentale.
Secondo i resoconti degli enti animalisti, non sono state mietute molte vittime tra gli animali di Guangdong, zona in cui sono stati riscontrati i primi casi di SARS, il che ha fatto presumere a chi crede al complotto che il virus sia stato sviluppato esclusivamente per contagiare la specie umana.
Alcuni dati che concretizzano questa teoria del complotto si incentrano sull'altissimo numero di morti avvenute a Hong Kong, a Taiwan, a Singapore e nell'Est della Cina, regioni in cui la densità di popolazione raggiunge i picchi massimi dell'intera area. Questi dati confermano - a detta dei complottisti - lo spargimento della SARS nel Sud-est asiatico, più tardi giunto anche nel Canada ma provocando 40 morti rispetto al maggior numero in Asia.
Nell'ottobre 2003 l'avvocato cinese Tong Zeng pubblicò un libro in cui correlava alcune cooperazioni Cina-USA avvenute nel 1998 con il possibile sviluppo della SARS a seguito della cooperazione. Zeng nel libro afferma che durante gli anni novanta numerosi centri di ricerca genetica ebbero il compito di raccogliere 5000 campioni di DNA di gemelli dizigoti e monozigoti di etnia cinese. Secondo quanto riportato da Zeng, lo scopo di tali ricerche sarebbe stato quello di trovare i "punti deboli" nascosti nel DNA di queste etnie, creando così un'arma biologica letale se utilizzata contro di essi. I campioni prelevati dai ricercatori sarebbero provenuti da 22 province della Cina, tranne che dal Tibet, dallo Yunnan, dallo Guizhou, da Hainan e da Xinjiang.
L'autore inoltre cita il Giappone come terzo possibile colpevole, in quanto - a suo dire - negli anni novanta alcune fabbriche presenti nel Guangdong erano dirette da imprenditori nipponici e agli operai veniva imposto il prelievo del sangue variabile da mensile ad annuale; ciò avveniva in appositi centri medici gestiti dalle varie direzioni.
Lo scrittore ammette testualmente di non possedere prove a conferma delle sue teorie/ipotesi esposte nel libro, afferma anche di non avere studiato a fondo la sequenza genetica del virus e di non potere quindi confermare le sue teorie riguardo al coinvolgimento umano.
Alcuni scienziati riconoscono la possibilità che il virus della SARS potrebbe essere di matrice umana ed alcuni inoltre hanno notato che c'è materiale genetico nella sequenza del DNA della SARS che non assomiglia ad alcun virus precedentemente conosciuto, il che suggerisce la creazione artificiale.
Considerevolmente, un esperto del centro per il controllo delle malattie e la prevenzione in Cina, Hou Yunde, inizialmente ha negato l'ipotesi che la SARS potrebbe essere artificiale, successivamente ha ammesso in un seminario sulla SARS voluto dal ministero della sanità cinese, nel dicembre 2003, che era possibile la creazione in laboratorio.
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SORPRENDENTEMENTE POSSIBILISTA COME VOCE WIKIPEDIANA, non trovate?