2-11-18
Visto che tanto abbiamo già parlato del wargame, non mi dilungo oltre nel descriverlo, così ecco come ho elaborato la battaglia aeronavale. E' sadica, lo so, alla fine il povero De la Penne finisce male come i tori nelle arene. Però è divertente. In fondo, è un gioco, mica un'apologia al male ;D
Ecco a voi una prima serie di elaborazioni fatte pensando anzitutto al De la Penne contro l'Helldiver.
Questo wargame è una specie di racconto horror. Del resto, la guerra cos'altro è? Ma di quegli horror al confine della realtà. Anche oltre.
Ma prima della battaglia, presentiamo brevemente i nostri protagonisti...
Helldiver: Velocità (profilo 'facile') 360 km/h a 5.000 m; profilo difficile, 450 km/h a 6.100-6.700 m; profilo intermedio, 450 km/h a 5.000 m o 400 km/h a 6.000 m. Max assoluto, circa 470-475 km/h a 5.000+ m.
Armamento minimo sindacale: una bomba HE da 450 kg. Massimo: fino a 1x450 kg HE + 2 bombe da 230 kg HE interne. Possibilità di portare 8 razzi da 127 mm. 2 mitragliere da 12,7 o 20 mm nelle ali più due da 7,62 difensive dorsali. Tangenza pratica oltre 8.000 metri.
Ct. De La Penne: armamento: 1 lanciatore SM-1MR da 40 missili, raggio di tiro pratico circa 40 km a media quota; 1 lanciamissili Albatros con 16 (o 24?) missili, raggio di tiro pratico circa 20 km; 1 cannone da 127 mm, raggio di tiro pratico 7 km a.a.; 3 cannoni SR da 76 mm, raggio di tiro pratico 6 km a.a.. 3 radar di scoperta aerea; 6 radar di controllo del tiro di cui 2 guidamissili e 4 misti guidamissili/artiglieria.
E' la prima e più semplice delle descrizioni, eppure c'é da accapponare la pelle. Perché adesso andiamo...
AI CONFINI DELLA REALTA'....(21-8-18)
---Anni '90. Da qualche parte al largo della Florida, in un bel giorno di Sole...
1-visita a sorpresa
Una crociera come tante altre, in mezzo all'oceano. Sono le 9.00 AM. E' estate e la giornata è lunga e calda. E' appena passato un forte uragano ma la nave sembra non avere subito danni in questa sua visita 'di cortesia' verso l'America Latina, specialmente verso le marine che hanno già navi italiane, o che vorrebbero averne. Diplomazie navali e industriali. Ma non sarà così semplice, perché oltre all'uragano che ha imperversato per un'intera giornata, c'é dell'altro. Tempesta magnetica fortissima, comunicazioni interrotte, tempo e visibilità buone, pieno giorno. Resta il fatto che non si riesce ad avere una comunicazione decente con nessuno, apparentemente sembra che non ci sia nessuno dall'altra parte. Niente satellite, e alla radio qualche frase sconnessa, con tonalità sconosciute, quasi minacciose, anzi, alle volte, senza 'quasi'. Poi, dopo circa mezz'ora che continua ad esservi questa strana atmosfera di isolamento, quasi all'alba del XXI secolo, il mare che diventa come bianco, chiaro, quasi di color panna. Strano fenomeno, specie verso i tropici. Come se la salinità fosse diversa, o forse c'entra il fatto che anche il cielo è bianco e il mare piatto lo riflette? Tutto molto singolare. Ma mai quel che sarebbe accaduto poi.
Il blip apparso sul radar è sospetto. Fino a pochi secondi fa non c'era. Ma l'operatore radar lo conferma. Sia il grande radar 2D che l'AN/APS-52 collegato con il sistema SM-1 ha identificato un aereo in avvicinamento. Amico? Non si sa: l'IFF non dà risposta. Quindi è sconosciuto. Sarà un aereo da diporto? Ma, in mezzo al mare? Già, ma quale mare? L'estremità orientale del Triangolo delle Bermuda, fantomatica zona 'misteriosa' dove si dice che navi e aerei scompaiano senza lasciare traccia. Ma che ne appaiano altri, è difficile da capire. Forse era anch'esso in difficoltà, aveva subito gli effetti della tempesta? Non riusciva a comunicare o nemmeno sapeva dove si trovava? Chissà. Nessuna comunicazione è possibile. Però per avvicinarsi, si avvicina. Questo lo fa notare l'operatore radar all'ufficiale in servizio nella COC, che a sua volta chiama il comandante in plancia. Ben presto sono tutti allertati. Non è un aereo veloce. Né vola veloce. Ha una velocità di circa 200 nodi, sui 360 km/h, mentre la quota è di 16.500 ft (5.000 metri circa). Quel che conta, però, è che si sta avvicinando diritto sulla nave, e che non comunica. Con quelle prestazioni, è chiaro che si tratta di un aereo ad elica, magari un bimotore da trasporto VIP, o forse un corriere di droga che è andato fuori rotta? Chissà. Però non risponde alla radio e non c'é da scherzarci troppo. In sostanza, è, espresso in termini metrici, in volo a 5.000 metri circa, e sarà pure lento, ma si avvicina sui 100 metri al secondo. Ma forse la cosa più inquietante, è che è apparso improvvisamente, a circa 30 km di distanza. Non c'é una ragione per la quale un radar capace di vedere a 300 km non possa avvistare un simile aereo, ad una simile quota, a distanze molto superiori. Qui, invece, è come se fosse apparso all'improvviso, come se non ci fosse mai stato prima. Sarà un effetto della tempesta magnetica? Chissà. Ad ogni modo, le chiamate della nave, con tono progressivamente più forte e imperativo, cominciando ad infittirsi. Non c'é veramente ragione per essere preoccupati, anche perché il tizio è in volo ad alta quota e non sembra ostile in nessun modo, però l'idea di essere sorvolati in mare aperto da un aereo che nemmeno risponde alle comunicazioni, forse perché in difficoltà, non fa molto piacere. Strano, sì. Ma del resto non è detto che la radio sia sintonizzata o funzionante e in acque internazionali, nessuno può impedirgli in ogni caso di farsi gli affari suoi.
Poi, mentre sulla plancia gli ufficiali stavano discutendo di questo strano aereo, osservandolo direttamente con i binocoli per vedere se avesse dei danni a bordo o qualcosa del genere, e che insegne mostrasse, si comincia a vedere che non si tratta di un aereo del tutto normale. E' di colore scuro, aspetto tozzo, grande coda. Sarà mica un warbird, di quelli che vanno tanto di moda negli States, forse finito anch'esso fuori rotta?
Sarà. Forse. Dopo alcuni minuti in cui non accade nient'altro che l'avvicinamento dello stesso velivolo in rotta con la nave, sospetto ma nient'affatto terrificante, per qualche ragione la sua presenza sembra quasi suscitare meno attenzione. Sono passati circa 5 minuti dall'apparizione dell'aereo misterioso. Ma ad un certo punto il puntino scuro perde quota. Prima si pensa che sia in difficoltà, forse sta cadendo? E' a circa 6 km dalla nave, molto distante ancora. Ma, misurato sull'orizzontale, sono solo 2 km. Però che strano: sta aumentando la velocità e la rotta è stabile... Ma che succede? Dopo una quindicina di secondi si vede che l'aereo si dirige testardamente verso la nave, aumentando l'angolo di picchiata fin quasi alla verticale, probabilmente attorno ai 60-70°. Ma... ma.. non sarà mica che... no, non è possibile! In circa 15 secondi ha perso circa 2 km di quota e sta andando dritto verso la nave. A quel punto il comandante, giunto sul posto, ordina un'accostata immediata, anche se la velocità, in quel momento, è ancora piuttosto esigua: solo 14 nodi. L'aereo nemico a quel punto apre gli aerofreni. Incredibile! Non sapendo cos'altro fare, ordina l'apertura del fuoco con i cannoni Super Rapido di prua. Questi sono armi potentissime per la difesa ravvicinata. Ma bisogna allertarli per tempo, altrimenti non funzionano! Dopo pochi altri fatidici secondi, l'aereo sgancia una bomba, mentre la centrale dei Super Rapido è appena stata allertata e i cannoni stanno andando in punteria. Sceso a velocità più ridotte, l'aereo nemico sarebbe un facile bersaglio, ma solo per difese accorte: rilascia la bomba da circa 800 metri di quota, mirando preciso alla zona prodiera della nave. Tempo cinque secondi, e la bomba si schianta contro la nave stessa, mentre uno dei Super Rapido sta appena sparando un primo proiettile, seguito da un secondo, ma entrambi inefficaci data la rapida manovra di richiamo dell'aereo che manda la punteria in difficoltà in quell'improvviso attacco. Sono passati circa 30 secondi dall'inizio della picchiata. Ne passano pochi altri, prima che la nave venga scossa dall'esplosione della bomba, una da 1.000 lb caricata con circa 200 kg di Amatol. E purtroppo per il De La Penne, scoppia centrando la zona anteriore della nave. Lì è pieno di depositi munizioni e di missili. Le armi che avrebbero dovuto proteggere la nave e che tanto è piaciuto di tenere sia in gran numero in un piccolo scafo, esplodono una dietro l'altra, e il De La Penne fa più o meno la fine di tutte le navi che esplodono per detonazione della Santabarbara. Dopo circa un'ora si rovescia e va a picco, a causa delle imponenti vie d'acqua e degli incendi incontrollabili.
L'aereo è sparito. I superstiti confermeranno: giurano che fosse un Helldiver. Vecchia conoscenza della Marina essendo stato ironicamente, il primo bombardiere (e forse anche l'unico) dell'aviazione navale del dopoguerra.
BEH, tutto qui? In questo universo sì. O forse no. O forse qui sotto è descritto in azione, in realtà, il suo gemello Mimbelli. Chissà. Però abbiamo una seconda versione della storia, molto più movimentata...
2-fino all'ultima pallottola!
La manovra riesce all'ultimo momento. Avesse calato un pò la quota, diciamo sui 3.000 o 4.500 metri (ma non troppo basso per non destare comunque eccessivi sospetti e farsi riconoscere più facilmente), l'aereo nemico sarebbe riuscito ad avvicinarsi con maggiore facilità e a sorprendere il De La Penne. Invece una manovra all'ultimo momento ha permesso di impedire il peggio. Lo scoppio è avvenuto a circa 11 metri di profondità e a circa 32 metri dalla prua della nave. Uno scossone non da poco, lievi danni a bordo; ma appena prima, il Super Rapido attivato ha sparato altri 3 colpi praticamente a bruciapelo sull'aereo in fuga, e il secondo e il terzo hanno preso l'assalitore, che poi è precipitato in mare, oramai incendiato (un proiettile scoppiato per prossimità, un altro o per prossimità stretta, oppure diretto). Gli ufficiali non credono ai loro occhi. Quell'enorme e tozza coda, quel muso altrettanto enorme e arrotondato, quel lungo abitacolo vetrato... non può essere... o sì? E' un Helldiver, lo stesso tipo di aereo che a suo tempo conobbe servizio anche nella Marina Militare del dopoguerra. 46 Helldiver, che peraltro non ebbero fortuna, perché lasciati arrugginire e in abbandono, non ebbero che un servizio effimero quando la marina italiana ne prese possesso, e per tornare nell'era dell'ala fissa dovrà aspettare quasi mezzo secolo con gli AV-8 Harrier. Ma questa è un'altra storia. Che ci faceva un dannato Helldiver in giro, a bombardare una nave in tempo di pace? Un pazzo fanatico di warbird? Ma esistono ancora Helldiver volanti? Bah!
Sarebbe il caso di chiedere al pilota. L'aereo non è caduto troppo malamente in acqua, l'angolo e la velocità sembravano discretamente modesti, forse è sopravvissuto? Ma al di là dei rottami fiammeggianti, non si vede nient'altro, nemmeno un battellino o un salvagente. E' andato.
Ma il mistero non si risolve certo così. Infatti, circa un minuto dopo avere abbattuto questo attaccante, mentre sulla nave è allarme generale, ecco che dagli operatori radar giunge un nuovo avvistamento: un altro blip in tutto simile al primo. Stessa quota, velocità e sopratutto... direzione. Nemmeno questo risponde ai richiami radio.
A quel punto, legittimamente, il De la Penne è autorizzato a sparare per difendersi. Ma come mai è sotto attacco? Questo forse, è il problema minore. Adesso c'é da sparare. Il De la Penne, quando c'é da sparare, non è secondo a nessuno, specie nella difesa aerea ravvicinata. E' diventato un campionario galleggiante dell'industria armaiola italiana, con un ben poco razionale accrocchio di ben 4 cannoni di 2 tipi diversi, più due lanciamissili antiaerei. In genere, le navi o hanno i missili a media gittata più cannoncini per la difesa ravvicinata, oppure hanno missili a corto raggio con i soliti pezzi d'artiglieria di medio e piccolo calibro. Quasi mai accade che essi coesistano. Basti vedere il similare Cassard francese: ha il sistema SM-1 Standard, un cannone da 100 mm, due da 20, due lanciamissili leggeri Sadral che peraltro fanno parte della difesa ravvicinata. Un complesso d'armi completo e rispettabile, ma per gli ammiragli italiani sarebbe stato troppo poco: ecco perché, a parte lo Standard, e il potente cannone da 127 mm automatico, anziché mettere sulla nave 1 o 2 sistemi d'arma per la difesa ravvicinata... ne hanno addirittura infilati 4. E per giunta, tutte armi molto potenti e di gittata inusitatamente lunga per essere sistemi per la 'difesa ravvicinata'. Come definire altrimenti un cannone da 76 mm rispetto ad una mitragliera da 20 o 30 mm, che ha a stento 1/3 della gittata utile, oppure il fatto che, benché due soli di questi sistemi (Albatross anteriore e e Super Rapido posteriore, per esempio, oppure due Super Rapido) sarebbero stati ottimi e abbondanti, ne abbiano sistemati ben 3 (2 SR e l'Albatross) a prua (in appena 20 metri di scafo, inclusi quelli con il pezzo da 127), mentre a poppa, oltre al lanciamissili SM-1, cannone da 76 (con ben due DT Dardo) e due elicotteri, il tutto nella sovrastruttura poppiera. Tutto quest'apparato difensivo è controllato da ben 4 modernissime DT NA-30 (RTN-30X) capaci di controllare sia cannoni che missili (ancorché, presumibilmente, non in contemporanea). Assurdo? Beh, gli Audace avevano un sistema difensivo, con 1 SR in più! (4, tutti a mezzanave, da cui tuttavia non potevano sparare né direttamente a prua o a poppa...), anche se apparentemente con una DT in meno. Oltretutto gli Audace erano più piccoli, leggeri e con più equipaggio, oltre ad un apparato motore a vapore presumibilmente più grosso, e certo più potente. Incredibile, ma vero, i De La Penne appaiono, da questo punto di vista, notevolmente migliori avendo un cannone in meno e il 25% di dislocamento in più. Naturalmente con il loro costo: 800 mld a nave (valori anni '80-90) tutt'altro che economico, e dovuto in non piccola misura allo strabordare di armi e sensori, tra cui 5 radar di scoperta e 6 di controllo del tiro, più 2 sonar, ECM, comunicazioni, due elicotteri con radio, sonar e sistemi elettronici di bordo, più come si è visto, una quantità industriale di armi di bordo, tra cui un'insuperabile difesa ravvicinata, che punta addirittura su dei cannoni SR che hanno, detto dalla 'ditta', la capacità di abbattere 4 missili antinave in rapida sequenza dai 6.000 metri fino a 1.000 (con la strana evenienza che il primo colpo va a segno a 5.500 metri, saranno missili-lumaca, evidentemente).
Però, al di là di considerazioni sull'inusitato costo e complessità di queste navi, è sicuro che possono dire la loro se chiamate a combattere per davvero. E questa è proprio l'occasione giusta, anche se certo non contro i bombardieri del Patto di Varsavia...
Con cosa difendersi? Come si è visto, c'é solo l'imbarazzo della scelta. Il De la Penne ha un cannone Compatto da 127 mm automatico, ben 3 Super Rapido da 76 mm, un lanciamissili Albatross ottuplo e un lanciamissili Mk 13 per gli Standard SM-1MR. Il problema è quante munizioni sono disponibili, ma non pare uno di quelli gravi. Il De La Penne, in questo viaggio, ha la dotazione completa di missili SM-1MR, ben 40 armi. Il lanciamissili Albatross ne ha soltanto 16, ovvero quelle dentro il magazzino. In teoria, potrebbe anche averne altre 8 pronte al lancio nelle celle del lanciatore, che fanno anche da contenitori, ma visto che è una lunga crociera, esporle comunque ad intemperie per periodi prolungati non pare una grande idea e si pensa che le 16 in magazzino, con un sistema di ricarica rapida, siano più che sufficienti.
Le munizioni da 127 e da 76 mm sono assai più difficili da conoscere nei loro numeri, ma in questo caso quelle da 127 sono probabilmente circa 500, di cui peraltro soltanto 200 sono di modelli con spoletta di prossimità (VT), le altre sono ad impatto oppure illuminanti o forse anche di altri tipi, per cui la difesa aerea non può di fatto che essere limitata dal numero di proiettili con questo tipo di spoletta.
Nessun problema, invece, per i 76 mm, che hanno, sui De la Penne, solo compiti antimissile/antiaereo (qui siamo negli anni '90, non c'erano stati aggiornamenti importanti). Però, proprio per questo, non è necessario avere una grande quantità di munizioni a bordo come sarebbe se per esempio, vi fosse anche la necessità di eseguire bombardamenti a terra. Il numero di proiettili disponibili nelle giostrine di caricamento per ciascun cannone è di 80, pari a circa 40 secondi di fuoco continuato (non consigliabile, dato il surriscaldamento inevitabile). Certamente ve ne sono anche di ricarica, ma bisogna considerare una cosa dei proiettili 'antimissile': saranno solo proiettili, ma specialmente per il tipo di spolette che hanno, costano dannatamente (Massimo Annati, a proposito dei proiettili da 40 mm di ultima generazione, parlava di migliaia di dollari). Per cui è facile che, visto sia il costo, che la complessità, che la presenza di più armi a bordo, il totale imbarcato per l'occasione sia di 'soli' 200 proiettili per cannone (escludendo eventuali munizioni d'addestramento, anti-superficie o simili). In tutto fanno 56 missili ad alte capacità di distruzione, e 800 colpi con spoletta di prossimità, anch'essi micidiali killer per chi si avvicini troppo. Benché i Super Rapido siano 3 volte più veloci dei Compatto da 127, e con una gittata utile solo marginalmente inferiore apparentemente (6 km vs 7), va detto che questi ultimi hanno munizioni con circa 5 volte tanto sia di peso complessivo che di esplosivo interno, quindi sono decisamente più temibili per un aeroplano, potendo distruggerlo anche per scoppio di prossimità ad alcuni metri di distanza.
Avvisato il nuovo intruso di identificarsi, il De La Penne aspetta circa due minuti prima di passare alle vite di fatto. Carica sulla rampa Mk 13 un missile SM-1MR e lo punta sul bersaglio. Lancia da circa 12 km, quando il target era tenuto sotto controllo anche dalla rampa Albatros, tanto per non farsi mancare nulla. Subito il lancio del missile infiamma l'aria e la scia si dirige verso la sua preda, almeno per evitare che divenga un predatore. L'impatto non manca: un boato distrugge il velivolo nemico, apparentemente senza che nemmeno questo abbia tentato di manovrare per evitarlo.
Ogni dubbio di avere reagito eccessivamente contro questo secondo visitatore, viene presto smentito subito dopo. Appena dissipato il boato del secondo target distrutto, mentre i pezzi erano appena spariti alla vista... ancora una volta, un altro intruso si avvicina. Appena sparito uno, ne arriva un altro. Eppure non sono illusioni. Sono veri, e tutti loro appaiono da circa 30 km di distanza, immancabilmente.
A quel punto inizia il tiro a segno contro questo nuovo arrivato, con lancio da circa 18 km dopo circa 2 minuti. Anche stavolta, arriva a segno il missile e il Curtiss cade giù in fiamme, senza più l'ala destra, circa mezzo minuto dopo dal lancio, circa 15 km di distanza.
Appena appena sparisce questo, o giusto pochi secondi dopo, ne arriva un altro. A quel punto viene aperto il fuoco con un altro SM-1 lanciato da circa 25 km, mentre la nave mette potenza e corre a circa 30 nodi utilizzando le turbine. Freneticamente cerca di farsi ascoltare essendo sotto attacco, dai vicini (?) Stati Uniti o da chiunque altro, ma non c'é niente che possano fare. Sembra quasi che non ci sia rimasto un mondo là fuori.
Poi, dopo questi 4 Helldiver(?), la nave viene prontamente ingaggiata da un altro velivolo di tipo analogo. Visto che questi aerei sono relativamente lenti e ci mettono circa 5 minuti per raggiungere la nave, e sopratutto che non ne appaiono altri finché il precedente non sparisce, si pensa di prolungare l'attesa lasciando che l'aereo nemico si avvicini, nel mentre si guadagnerà tempo fuggendo via. Lancio da 12 km, ma stavolta -paura! il missile non funziona! Ha avuto un guasto al motore sostainer (sarà perché vecchiotto?) ed è caduto pochi chilometri dopo la nave. A quel punto viene prontamente lanciato un secondo SM-1, che era stato rapidamente fatto salire sulla rampa, e questo invece abbatte in fiamme l'aereo nemico.
E cinque. Ma anche i missili SM-1 lanciati sono cinque. Cos'altro succederà?
Sono passati, dall'inizio dell'emergenza: 5+3+2+2+4 minuti circa, uguale a 16 minuti. Non male, o forse non bene. Ci sono centinaia di km da percorrere per arrivare ad una qualunque terraferma e anche a 30 nodi non è che si possa fare miracoli.
Subito dopo, il gioco ricomincia implacabile: gli SM-1, visti come armi di sicuro affidamento, vengono lanciati con la massima generosità, ma attendendo sempre che l'avversario sia tra 10 e 15 km. In una serie di azioni successive, infatti, vengono lanciati altri 7 missili SM-1, e ciascuno distrugge l'aereo nemico, tranne uno che lo danneggia e incendia, ma l'Helldiver continua ad avvicinarsi dopo essere stato colpito da circa 11 km: tecnicamente sarebbe un successo essendo sicuramente perduto per il rientro alla sua 'base', visto che è ridotto ad un rottame: ma si avvicina ancora come se nulla fosse, e così viene lanciato un altro missile SM-1. Questo è il nono missile lanciato, e abbatte l'ottavo Helldiver. Seguono altri tre lanci di pieno successo, portando il tutto a ben 12 lanci complessivi, di cui 10 in pieno centro o comunque sufficienti per eliminare altrettanti aerei, uno che ha fallito per guasto, e un altro che ha colpito ma senza sufficiente potenza. In tutto, vengono così abbattuti 10 aerei su 12 missili lanciati, e su 11 velivoli in tutto giunti a importunare il De la Penne, perché il primo è stato abbattuto da cinque proiettili da 76 mm.
Ma anche così, siamo giusto all'inizio: questi altri 6 Helldiver hanno comportato un ulteriore tempo d'ingaggio di circa 21 minuti considerandoli tutti, e quindi oramai siamo ad almeno 37 dall'inizio della crisi.
Dopo avere lanciato 12 missili, il 30% del totale disponibile, di cui 1 con successo parziale e 10 pieno, la serie positiva s'interrompe poco dopo: un altro SM-1 malfunziona durante il lancio, con il sustainer che non ne vuole sapere di accendersi. Segue prontamente un altro lancio, e poi altri 5 in pieno successo, con centri diretti oppure esplosioni entro i 5-6 metri dall'aereo bersaglio. Tutti velivoli abbattuti, mentre il De La Penne continua a scappare ed è per questo, che torna particolarmente utile il sistema SM-1, che è a poppavia. Arrivato al 19o missile, viene registrato un altro lancio fallito, con incrocio a circa 16 km ma senza che vi sia né l'impatto né l'esplosione per prossimità, evidentemente un malfunzionamento della spoletta. Lanciato in fretta il 20o missile, stavolta senza problemi, segue un'altra serie di altri 4 missili senza alcun dilemma. Sono affidabili e potenti, indubbiamente. Ma sempre di meno. Nel frattempo, durante quest'ultimo arco di tempo, sono passati altri 30 minuti esatti, portando così il tempo a circa 67 minuti dall'inizio della crisi.
Malgrado tutto, la situazione diventa progressivamente più difficile. Adesso i missili lanciati sono ben 24, e sebbene di queste armi, 21 abbiano funzionato e in particolar modo, 20 abbiano distrutto il target... ne arrivano di continuo. Come è possibile?
Arriva anche il 22o aereo, ovviamente, e sempre puntualissimo. La nave corre eppure non ha ancora potuto contattare nessuno per la propria protezione, mentre cerca di sottrarsi a questo tipo di attenzioni non propriamente gradite. Lancio missile, ma anche questo non funziona, pare per problema nel sistema di guida nella fase finale dell'ingaggio. Forse si sta raschiando il fondo del barile come qualità delle armi utilizzate? Chissà. Lancio secondo missile da 11 km di distanza, centro pieno. Sembra che vada tutto OK.
Lancio 27o missile, ma ancora una volta non funziona come dovrebbe: l'aereo nemico viene colpito chiaramente, perde pezzi e fumo, ma continua a volare indifferente rispetto ai danni. Probabilmente nemmeno il motore funziona più, ma è a 5.000 metri e da lì può ancora scendere e beccare la nave, anche come attacco kamikaze. Urge altro missile, detto e fatto: boom. Ma intanto siamo al 28o missile, ovvero le riserve sono scese al 30%. E meno male che il magazzino era stato pienato per l'occasione.
Seguono altri sette magnifici missili tutti a segno. Siamo oramai al n.35, con ben 29 target distrutti. Non è certo un problema di missili. Oramai il tempo è volato via: la battaglia sta durando da qualcosa come 102 minuti.
Gli ultimi missili chiudono in bruttezza: uno non parte (non c'é verso di lanciarlo e bisogna rimetterlo in deposito) e un altro perde il contatto durante il volo. Sono rispettivamente il n.36 e il n.39. Il missile N.40, lanciato, fa un botto spettacolare contro l'aereo, ma ancora una volta non basta a distruggerlo totalmente, tanto che questo continua a volare, robusto e corazzato come è, anche se forse non sarebbe mai arrivato alla nave prima di cadere. Sta di fatto, che, sentitasi braccata, l'unità italiana risponde al fuoco sparando un Aspide da 8 km, che centra il bersaglio dopo che si era avvicinato di almeno 4 km rispetto al raggio a cui era stato colpito.
Per gli amanti delle statistiche, dunque, i 40 SM-1MR avevano ottenuto i seguenti risultati:
-1 missile non partito
-2 missili guasto al motore
-3 per problemi di guida o spoletta.
-34 missili a segno di cui:
--3 con successo parziale
--31 totale. In tutto la Pk effettiva dimostrata è di un confortante 77%, o addirittura si potrebbe dire il 79% se si considerano i missili effettivamente partiti. Se si considerano anche gli aerei colpiti, avremmo l'85% di successo visto che erano velivoli quasi certamente condannati a cadere, e se si considerano 34 successi su 39 allora abbiamo l'87% di successi. Tutto molto confortante e molto vero, ma intanto gli Standard sono finiti anche se sono andati vicini a 'one shot, one kill' visto che su 40 soltanto 6 non hanno colpito nulla o non sono partiti.
Fino a quel punto sono arrivati qualcosa come 33 aerei. Non sono certo pochi. 40 Standard, 1 Aspide, 5 colpi da 76 mm sono quel che è servito per farli fuori. E adesso?
Sono già passati circa 115 minuti dall'inizio di questa pazzia. Ma non è ancora finita, anzi. Abbattuto l'ultimo aereo con la collaborazione inedita tra Aspide e Standard, ecco che arriva il 34o visitatore.
A quel punto la nave lancia un Aspide da 12 km e lo abbatte. Riserva lo stesso trattamento anche ad altri 4 successivi, finché anche il celebre missile 'autarchico' (un pò come il Reggiane Re.2000...) fallisce un colpo, spoletta non attivata in tempo con scoppio in ritardo. Segue il lancio di altri 7 missili e poi un altro fallimento per ragioni legate al sistema di guida, che ha avuto un qualche tipo di guasto. Infine altri 3 missili, gli ultimi, tutti centri o quasi. Alla fine, 14 su 16 hanno preso il bersaglio (87% di successo, come gli SM-1), ma pur essendo così precisi e letali... ora sono finiti pure questi!
Il De La Penne ha almeno guadagnato tempo. Ha dovuto cambiare leggermente rotta per tirare con il lanciamissili Aspide da prua, ma almeno lo ha potuto fare per tempo utile. Adesso, però, restano soltanto le artiglierie.
Sono oramai passati 161 minuti dall'inizio di quest'incubo e nessuno capisce ancora cosa stia succedendo.
Adesso ci sono solo i cannoni, ma funzioneranno? Il problema dei 76 mm è che hanno una carica esplosiva piuttosto ridotta, circa 700 grammi. Per quanto efficaci contro i missili a breve raggio, lo saranno anche contro gli aerei? E sopratutto, lo saranno contro degli aerei che per quanto lenti, arrivano giù in picchiata, pertanto anche se colpiti mortalmente, continueranno ad avanzare in maniera apparentemente ancora 'minacciosa'? E se così non sarà, quanti colpi ci vorranno per essere sicuri di averli 'neutralizzati'?
Il tiro ricomincia daccapo, con il cannone da 76 mm di poppa ovviamente, a cui viene delegato il compito di abbattere l'Helldiver. Questo si avvicina a circa 5 km di distanza, solo a quel punto viene aperto il fuoco, sperando di distruggerlo mentre sta scendendo a circa 600 km/h. Pam-pam-pam, il cannone spara una serie di dieci colpi contro l'attaccante. I proiettili cominciano ad incrociarlo a circa 3,5 km di distanza, un raggio entro cui è possibile ottenere ancora un'ottima precisione. Per quando l'ultimo dei proiettili arriva a segno, c'è rimasto poco da distruggere. Un proiettile è addirittura esploso contro l'Helldiver, ma per colmo di sventura, contro una pala dell'elica, la quale è stata strappata via dall'esplosione, mentre il motore è stato scoperchiato. Altri proiettili sono andati a segno con le schegge, e alla fine i serbatoi sono esplosi in fiamme. L'aereo è caduto giù ed è esploso in mare. E' stato colpito in pieno e distrutto totalmente a circa 2,5 km. Non male davvero.
Ma siamo sempre lì. Il secondo aereo non tarda ad arrivare e a farsi abbattere anch'esso con le stesse modalità, e così il terzo. Dopo 3 aerei distrutti con 30 colpi, a quel punto si tenta di fare l'impossibile: eliminare l'attaccante da distanza ancora minore, da circa 4 km come inizio tiro, e con soli 6 colpi iniziali. E funziona! Helldiver esploso in aria a circa 2,4 km. Ma la volta successiva non funziona: l'Helldiver viene danneggiato e incendiato, ma continua ad avanzare anche se oramai finito. Altra raffica di 6 colpi circa, e l'aereo esplode a circa 1,8 km per via della bomba a bordo, tanto che qualche frammento arriva fino sul caccia. Dopo quest'esperienza si decide di ritornare a distanze maggiori, per non correre troppi rischi.
A quel punto gli Helldiver stesi sono ben 4, con appena 42 colpi in tutto. Ottimo, con un Phalanx non sarebbe stato certo possibile, ma ancora c'é da faticare. Un altro Helldiver attacca con grande velocità e angolo di almeno 70°. A quel punto entrano in azione contemporaneamente sia il cannone da 127 mm che il Super Rapido di poppa. Con rispettivamente 4 e 7 colpi, abbattono anche quest'aereo, ma è chiaro che se si vuole che il velivolo nemico venga eliminato non c'é molto di cui far economia.
Altro aereo in azione, sempre in picchiata netta sulla nave: apertura del fuoco stavolta con il solo Super Rapido di poppa: questo spara da circa 4,5 km, colpisce fatalmente l'Helldiver già a 3,3 km con due dei primi 3 colpi, ma la farsa è appena iniziata, infatti l'aereo continua a volare verso la nave e questa continua a sparare a tiro ininterrotto, distruggendolo pezzo per pezzo. Ma il radar continua a tenere agganciato persino il motore che scende verso la nave, effettivamente 'in traiettoria', quando questo si separa dal resto dell'aereo frantumatosi. Così facendo vengono sparati almeno altri 9 preziosi proiettili, visto che non è stato subito ordinato il cessate il fuoco, forse per stanchezza o forse perché ci si fidava troppo del tiro automatico. Resta il fatto che questa volta sono stati sparati, tra 4,5 e 0,9 km, qualcosa come 23 proiettili da 76 mm, preziosissimi. E non sarà l'unica volta.
Guastatosi il cannone di poppa per un cortocircuito, viene usato per il momento il cannone da 127 mm, che distrugge con maggiore disinvoltura i successivi Helldiver, abbattendone 5 con appena 31 colpi in tutto, tirati tra 4 e 2 km generalmente.
Ma niente, non c'é verso. I Super Rapido ricominciano a tirare e ancora una volta, abbattono altri 4 bersagli, ma uno dei bombardieri, dopo essere stato incendiato, arriva a circa 1,5 km e sgancia la bomba, che scoppia a meno di 100 metri di distanza, mentre l'aereo in frantumi esplode a meno di 30 metri. Il De La Penne viene danneggiato leggermente da entrambi gli impatti, dopo avere apparentemente distrutto il nemico con appena 5 colpi. Per questi ultimi centri, hanno tirato in tutto 44 colpi precisi, portando il totale ad almeno 114.
Dopo di allora, viene ricominciato a sparare all'impazzata, il Compatto fa sentire la sua voce tuonante in più occasioni, distruggendo in rapida sequenza altri 7 Helldiver, ma data l'esigenza di non farli avvicinare troppo, viene aperto il fuoco a distanze maggiori, utilizzando così un totale di 47 proiettili, un pò più del normale, ma ancora ottimo (circa 10 secondi di fuoco contro ciascun bersaglio, rigorosamente oltre i 2 km,spesso continuando a sparare finchè il bersaglio non viene disintegrato). Rottami cadono spesso a bordo, alle volte anche munizioni. Ma niente che faccia pensare a dei corpi.
Il Compatto ha quasi esaurito le munizioni. Ha tirato complessivamente 188 colpi, con gli altri 100 extra ha tirato giù altri 18 aerei, sparando oramai a distanze davvero ridotte, spesso a meno di 4 km come prima salva, raffiche di 3-5 secondi per volta.
A quel punto, però, ha finito le munizioni VT (o quasi), mentre i cannoni da 76 ne hanno ancora molte. Il 127 comincia a sparare proiettili ad impatto diretto, cercando di distruggere il bersaglio con centri pieni, il che peraltro sopra i 1.000 metri è difficile assai, specie se spari mentre ad ogni colpi il target si muove di un quarto di chilometro. Nel mentre i cannoni da 76 mm cominciano a sparare, distruggendo un Helldiver dopo l'altro. Assieme al 127, alle volte uno dei SR è attivo, e infatti durante questi ultimi tiri del cannone principale quelli secondari hanno tirato almeno altri 41 colpi, a quel punto consumando il 25% del totale.
Questo duello d'artiglieria è diventato sempre più tragico. Ogni circa 5 minuti è arrivato un nuovo Helldiver. Circa 200 colpi da 127 e 160 da 76 sono stati tirati di conseguenza, arrivando a non meno di altri 39 Helldiver abbattuti. Sono qualcosa come altre 3 ore e 20 minuti circa di agonia, che si aggiungono alle 2 e 40 circa iniziali. Questa pazzia sta andando avanti da qualcosa come 6 ore!
La nave ha abbattuto complessivamente circa 40 aerei con le artiglierie e 45 con i missili, uno sproposito senza alcun dubbio. Ma non è finita.
E nel frattempo l'equipaggio si chiede dove siano tutti. Non trovano una nave. Non c'é un aereo. E non c'é una frequenza radio che li aiuti. Corrono verso la costa, hanno fatto in teoria oltre 300 km, ma non sembra che la cosa li aiuti minimamente.
Adesso, a parte i proiettili da 127 convenzionali, hanno soltanto circa 450 colpi da 76 mm: quanto potranno durare ancora? Se si spara da distanze più ridotte, si riduce il numero di colpi, ma si aumenta anche il rischio di essere effettivamente colpiti.
Questa sensazione è vera anche perché, a quanto pare, alcuni degli aerei nemici, serrando entro i 3 km, hanno aperto il fuoco con le mitragliere contro il De la Penne, cercando di danneggiarlo durante la picchiata mentre continuano inesorabili l'azione.
Il De La Penne cerca comunque, a tutti i costi, di 'tirare' a campare. Nei 102 minuti successivi, riesce ad abbattere altri 19 aerei limitando il consumo di munizioni ad appena 121 (più alcune da 127 mm che in qualche caso, forse 1 o 2, hanno centrato davvero il bersaglio). Poi succede qualcosa: uno degli Helldiver, abbattuto e in fiamme, riesce ad avvicinarsi comunque e a lanciare la bomba da circa 1 km sulla nave, per poi schiantarsi contro la sua prua! La bomba di per sé esplode a circa 30 metri da prua, danneggiando per concussione molta parte dell'impiantistica e della struttura prodiera, tanto che il Compatto va fuori uso (per quel che vale, oramai). Cosa è successo? Il Super Rapido destinato a tirare contro l'Helldiver ha un guasto, spara 3 colpi da 3.600 metri appena, incendia l'aereo, ma poi si inceppa sul più bello e non riesce ad essere supplemententato subito da uno degli altri Super Rapido. Il De La Penne è danneggiato, per la prima volta seriamente.
Peggio, mentre il cielo è ancora chiaro, dopo 7 ore e tre quarti di battaglia, le munizioni sono sempre di meno. Dato che il disastro è stato così da vicino evitato, viene ordinato un altro tipo di tiro: a volontà, costi quel che costi. Così, però, le munizioni vengono sparate a ritmi rafforzati. Subito il numero di colpi necessari per abbattere un Helldiver sale ad almeno 14 per aereo. In un'ora appena vengono abbattuti altri 12 aerei esatti, ma la situazione è sempre peggiore: anzitutto, vengono sparati altri 168 colpi, inoltre questi non bastano per evitare che un Helldiver riesca a sganciare una bomba e addirittura a scampare al tiro di due Super Rapido: il tiro di una centralina di tiro era probabilmente difettoso, mentre l'altra semplicemente non è riuscita a fare danni sufficienti e il robusto Helldiver è riuscito a scappare dopo avere sganciato una bomba, che esplode a meno di 15 metri dal fasciame dello scafo, cosa che riduce subito la velocità a 22 nodi, perché uno degli assi si deforma e deve essere staccato, mentre entra acqua a bordo.
L'Helldiver torna indietro, e raggiunge ancora il De La Penne, cercando di prenderlo sotto tiro con le mitragliere. Il Super Rapido di destra ha aperto il fuoco prontamente appena si è avvicinato in leggera planata, abbattendolo con altri 5, preziosi, colpi.
Di proiettili da 127 mm VT non ce ne sono più, e il cannone è fuori uso in ogni caso. Restano solo circa 160 proiettili da 76 mm. Basteranno? All'orizzonte, per quanto il cielo possa sembrare così strano, si nota una certa diminuzione di luce, il Sole sta abbassandosi. Sono 8 ore e 3/4 oramai di questa pazzia. Se si arriverà a notte, forse gli attacchi cesseranno. E per l'alba successiva, arriveranno in Florida, a far visita ai colleghi dell'US Navy. Saranno in salvo. O così si spera.
La nave è danneggiata, ma non in maniera drastica. La cosa peggiore è l'aver perso uno degli assi e la velocità ridotta da 30 e oltre nodi a soli 22. Danneggiata la prua da impatto, danneggiato lo scafo a sinistra, ma non solo: schegge e pallottole ovunque. Gli Helldiver, scesi sotto i 3.000 metri, hanno alle volte aperto il fuoco con le mitragliere da 12,7 o da 20 mm, e molti colpi hanno fatto centro. Hanno danneggiato anche almeno da una delle D.T. della nave, e altre attrezzature elettroniche. Diversi feriti in infermeria. La situazione diventa seria, anche se non ancora critica.
Arriva l'ennesimo Helldiver, il De La Penne spara ancora con il Super Rapido di poppa, tirando da circa 5.500 metri, evidentemente i nervi stanno cedendo e lasciano posto al fatalismo. Non c'é molto da dire al riguardo. L'Helldiver, picchiando da circa 5.000 metri a 70°, scende giù come un falco a 600 km/h. Due Super Rapido aprono il fuoco (quello poppiero e quello di sinistra), fin dai 4.400 metri di distanza. Bam-bam-bam. Almeno 18 colpi a testa, la più grande 'sparata' della giornata. L'Helldiver si è disintegrato sul cielo della nave. Pezzi da tutte le parti, dopo l'esplosione a circa 1.900 metri. Il motore si è conficcato dentro l'hangar, incendiandolo e bruciando anche uno degli elicotteri AB-212. I cannoni da 76 mm hanno sparato anche al motore, centrandolo con un colpo in pieno e altri per prossimità, spaccandolo, ma una delle due stelle e il mozzo dell'elica (peso complessivo sui 350 kg) si sono schiantati a circa 700 km/h sul soffitto della sovrastruttura.
Circa 130 colpi rimasti da 76 mm, quando arrivano altri bombardieri, non possono pertanto fare molto. Altri 15 colpi stendono un Helldiver che esplode in aria a circa 2.200 metri dopo che l'apertura del fuoco era stata fatta da 3.900 metri circa.
Altra bestia in avvicinamento, inesorabile. Un Super Rapido apre il fuoco da 3.000 metri, ma l'Helldiver spara a sua volta con tutte le armi disponibili praticamente allo stesso tempo. Un Super Rapido viene messo fuori uso, è quello di sinistra, centrato in pieno da parecchi proiettili. Per giunta, uno scoppio nell'hangar incendiato qualche minuto prima, mette fuori uso definitivamente anche il cannone SR da 76 mm poppiero, che a sua volta spara all'Helldiver, praticamente si eliminano a vicenda. 8 colpi appena, ma uno ha fatto esplodere l'Helldiver, che si è schiantato in mare a circa 200 metri dalla nave. Ma ancora una volta, questo scoppio ha fatto danni da schegge, perché la bomba è esplosa. E' la settima volta almeno che succede, più l'impatto diretto di un altro Helldiver e i rottami, schegge e munizioni cadute dappertutto. Molte delle schegge sono persino quelle degli stessi cannoni antiaerei, cosa ovvia visto che il tiro è contro aerei in volo quasi sulla verticale della nave.
Resta solo quello di destra e il cannone da 127 che ha ripreso a funzionare. I marinai trafelati portano tutte le munizioni ancora disponibili ancora al cannone da 76 mm di destra. Basterà? Sta per fare sera, e forse questo salverà la nave.
Le incursioni continuano senza requie. Un Helldiver si getta in picchiata e l'unico Super Rapido ancora efficiente gli spara contro fin dai 6.000 metri di distanza, più disperazione che altro, anche perché gli Helldiver si sono dimostrati pericolosi se lasciati avvicinare. Ha successo: un altro Helldiver abbattuto, anche se tirando due scariche da 6 colpi l'una. E così si scende a raccattare gli ultimi cento colpi disponibili. Anche il cannone da 127 ha tirato 6 proiettili di tipo esplosivo cercando di colpire l'aereo.
E' così che si arriva alle otto ore di battaglia consecutiva. Gli Helldiver continuano implacabili, mentre all'orizzonte comincia a fare sempre più scuro. Ma ogni cinque minuti circa, arriva una nuova Nemesi: l'Helldiver, probabilmente il 116o che appare, viene ingaggiato ancora una volta da raffiche di colpi, una, due, addirittura tre, mentre le munizioni esplodono dappertutto attorno all'aereo crivellandolo di schegge. A quel punto, a circa 1.300 metri, mentre sta già cadendo a pezzi e senza controllo, la bomba nel ventre dell'aereo esplode con grande violenza. Il motore e numerose schegge vengono sparati via come un'enorme pistola a tappo e fiammeggiando continuano la loro corsa pazza verso la superficie, centrando anche la plancia comando, ferendo gravemente il comandante e uccidendo diversi altri ufficiali che stavano osservando la situazione.
L'attacco successivo non è meno devastante, ma bastano appena i primi sei colpi tirati da circa 5.000 metri per abbattere l'aereo (centrato definitivamente attorno ai 3.500). Non è così con il successivo Helldiver, che riesce a passare attraverso tutto quel che gli viene tirato contro, probabilmente la centrale di tiro era danneggiata dalle concussioni degli stessi cannoni, in quel momento spara anche il pezzo da 127 oltre a quello da 76. Niente da fare: 5 proiettili da 127 mm tirati entro i 3 km mancano il bersaglio, forse di poco, altri 15 da 76 mm non hanno miglior fortuna, incendiando l'aereo ma senza riuscire a distruggerlo totalmente, infine l'aereo sgancia la bomba che manca il bersaglio e poi cade in mare dopo avere mitragliato le sovrastrutture della nave.
Arriviamo agli sgoccioli: altri due Helldiver vengono eliminati tirando da oltre 4.500 metri sparando alla massima cadenza di tiro, comportando però il consumo di 23 preziosi proiettili da 76 e alcuni da 127.
La sera comincia ad allungare le ombre, per quel che se ne capacita l'equipaggio. Resistere, sperare, resistere. Ci fossero soltanto pochi colpi da 76 in più...
Altri 19 colpi servono per abbattere un Helldiver tirato giù da circa 2.000 metri di quota.
Ma poi doveva arrivare. Un altro Helldiver, precisamente il 123o. Il cannone apre il fuoco ancora una volta, e riesce ad abbattere anche quello. Ma con gli ultimi 29 proiettili, iniziando il tiro da 4.700 metri, provocandone lo scoppio in aria e sparando anche alla bomba che si è separata dall'aereo, ancora puntata sulla nave, anche se l'ha mancata. Peraltro anche la bomba manca la nave. Ma è l'ultima cosa che riesce a fare.
Il 124o Helldiver arriva dopo circa 8 ore e 45 minuti dall'inizio, poco prima delle 18. Dallo schermo radar si vede ancora questo maledetto arnese che si avvicina, come se tutte le volte ci fosse da rifare la stessa scena mostruosa. Ma stavolta senza munizioni per recitare la propria parte. I cannoni da 76 mm le hanno finite tutte, e il pezzo da 127, dopo avere sparato l'ultima scarica di 4 colpi dopo l'ultimo ingaggio, si è rotto un'altra volta. E adesso non c'é rimasto più molto su cui fare affidamento: soltanto navigare e manovrare al meglio possibile. Ma non si può sperare solo su quello. Su ponte e sovrastrutture si schierano dozzine di marinai armati di fucili, ma cosa possono fare contro un bombardiere in picchiata? Oltretutto non è sicuro che vi fossero i fucili AR da 5,56, forse erano armi da 7,62 tipo Garand, o forse addirittura i moschetti MAB da 9 mm, che la MMI ha tenuto, a quanto pare, molto tempo in servizio, ben oltre un livello ragionevole.
Il dannato Helldiver attacca ancora una volta. La nave si muove virando stretta per cercare di rovinare la mira dell'aereo nemico. Ma questo si avvicina il più possibile e prima spara da circa 2.500 metri per circa 4 secondi, poi punta diritto sul target. Da 700 metri di quota sgancia la sua micidiale bomba. E' una HE di vecchio tipo, ma da 1.000 libbre. Metà circa sono di esplosivo, TNT o amatol. E' abbastanza in ogni caso.
La bomba colpisce la nave con la stessa precisione riservata dalle difese della nave ai 123 predecessori di questo Helldiver. Entra vicino alla torre di comando, appena a poppavia sulla destra, vicina al fumaiolo. Non è un'arma perforante, ma questo non conta nulla se non hai a che fare con una struttura protetta, anzi è meglio che non sia così, perché il carico di esplosivo è del 50% anziché del 14% o giù di lì. E per passare, passa. Parliamo di un oggetto metallico pesante mezza tonnellata e veloce qualcosa come quasi 200 metri al secondo, poco meno di una pallottola. Penetra il ponte di coperta e poi scoppia circa 7 metri più sotto. L'esplosione distrugge un locale turbine e la COC, oltre a squarciare la nave con un cratere largo almeno 12 metri al ponte di coperta. Da un lato rompe il fasciame esterno in alcuni punti per schegge o per urto, mentre dall'altro provoca un grande incendio. La nave è fuori uso e rallenta a circa 10 nodi, appesa letteralmente ad un motore diesel per navigare ancora.
L'Helldiver torna e mitraglia due volte la nave, colpendo le sovrastrutture, prima quella di prua e poi quella di poppa. Dopo di che, va via e sparisce.
Il danno è grave, a bordo è una strage, ma la nave può ancora sopravvivere. Se soltanto la lasciassero fare.
Dopo altri 5 minuti, arriva il 125o Helldiver. Scende giù in picchiata e punta con la massima tranquillità, senza nemmeno sparare: sgancia una bomba sulla nave. Incredibilmente la manca, ma comunque l'ordigno la scombussola un pò, cadendo a meno di 60 metri. L'Helldiver se ne va dopo un paio di passaggi di mitragliatrice, ma non è deluso. I missili Teseo, a mezza nave, già danneggiati dai colpi precendenti, prendono fuoco e qualcuno esplode. Le armi leggere da bordo colpiscono l'aereo, ma ben poco effetto sortiscono, tanto che se ne va senza danni apprezzabili.
Poi arriva il 126o Helldiver, sempre dopo 5 minuti. La mercé del secondo Helldiver non dura con il terzo: un'altra bomba da 1.000 libbre viene sganciata da circa 800 metri di quota e centra in pieno la nave, stavolta nella zona del lanciamissili SM-1MR. Altra tremenda esplosione, e un uragano di fiamme che erutta dalla zona disastrata. Così finisce la nona ora di battaglia.
Finché la barca va... un altro Helldiver arriva circa 5 minuti dopo e centra ancora la nave distruggendo la zona poppiera e il timone. Dalla chiglia danneggiata entra un fiume d'acqua che invade diversi compartimenti a poppa.
Dopo circa 5 minuti, il 127o mostro arriva e colpisce il De La Penne, ma stavolta non in maniera diretta. Forse è stata una cosa voluta. Lo scoppio di circa 220 kg di TNT (o di Amatol?) avviene a circa 5 metri dalla murata di dritta dello scafo, a circa 9 metri di profondità. Forcella perfetta, lo scoppio schianta lo scafo lungo circa venti metri di murata, rompendo o superando le paratie di almeno tre compartimenti.
Non bastando ancora, dopo circa 5 minuti un'altra 'bestia' arriva con la stessa missione, la 128a. Piazzare un'ennesima bomba sulla sventurata nave italiana. Un'altra esplosione a segno dentro lo scafo della nave, aprendo altre vie d'acqua fin sotto la chiglia e rompendo altri compartimenti stagni. Una falla di circa 4 metri per 2 e mezzo, nella zona poppiera vicina alla sovrastruttura, fa entrare una quantità enorme di acqua dentro uno scafo oramai disgregato, inizialmente una valanga che comporta qualcosa come 5 tonnellate d'acqua al secondo. Dopo appena un minuto circa 250 tonnellate d'acqua sono entrate dentro lo scafo da 5.000 tonnellate. Dopo due minuti sono diventate circa 400 e l'angolo di inclinazione sulla dritta della nave è salito a 10 gradi. Nel mentre sta arrivando un altro, ennesimo Helldiver.
Dopo altri tre minuti circa, mentre quest'altro Helldiver sta andando in picchiata verso l'inerme De La Penne, quest'ultimo ha già a bordo almeno 700 tonnellate di acqua e un'inclinazione di circa 10° e il ponte di coperta sta toccando il mare. La nave è già in affondamento, visto che oltretutto non c'é più energia e forse nemmeno personale per salvarla.
Ll'ennesima bomba finisce alla dritta della zona poppiera, esplodendo dopo avere passato il ponte di coperta e detonando sul fasciame esterno. La nave viene quasi spezzata in due all'altezza della sovrastruttura poppiera. Il movimento di rollio sale ancora, arriva a circa 40° mentre l'acqua entrata dentro lo scafo è superiore a 2.000 tonnellate e in rapido aumento.
Pochi minuti dopo, mentre il 130o Helldiver sta arrivando, la nave sta già capovolgendosi. La bomba infatti la prende sulla fiancata di sinistra, con l'ennesima esplosione. Dopo pochi secondi la nave si rovescia totalmente e affonda rapidamente, a causa dei danni della chiglia dove era già presente una moltitudine di falle.
Una nave di appena 150 metri e 5.400 tonnellate a pieno carico non poteva fare di meglio di così. Una bomba dietro la plancia a destra, poi una nella sovrastruttura poppiera, una sul ponte di volo poppiero, una vicina alla sovrastruttura poppiera a dritta, nonché altre due vicine di cui una a distanza letale dallo scafo, ancora una volta a dritta, tanto da averlo rovinato totalmente per almeno novanta metri di lunghezza, tra un danno e l'altro. Ecco perché non riesce a restare a galla. Un'altra bomba sul fianco sinistro quando era già fatta. Dopo 123 fallimenti, sono bastati 7 bombardieri per fare questo. 5 bombe in pieno, una near miss e un'altra più lontano, forse l'unica del lotto che non ha fatto danni apprezzabili.
Prima va giù a poppa, poi la prua. Poi solo fumo e rottami.
L'ultimo Helldiver si avvicina, ma a galla non c'é più niente, gira in tondo tre volte, e poi se ne va da dove è venuto.
Il Sole, sparito fino ad allora, torna a splendere per un istante almeno. Erano passate quasi 10 ore dall'inizio di questa follia.
La mattina dopo, un naufrago del cacciatorpediniere viene ripescato mentre è aggrappato ad una zattera. E' l'unico superstite e gli spetterà di raccontare dell'incredibile fato che ha coinvolto la sua nave. Nessun altro rottame verrà mai ritrovato, né corpi né scialuppe.
E nemmeno i resti di 123 Helldiver, di cui 45 abbattuti da missili e 78 da cannoni, né testimonianze dei 55 missili sparati, con una Pk dell'81%, o dei circa 800 proiettili con spolette di prossimità e altri ancora di tipo convenzionale, tirati con una probabilità di distruzione del 10%. Niente, non c'era nulla di nulla, né sopra né sotto il mare.
Solo un mistero chiuso nelle parole di un giovane marinaio di leva, poi internato per dieci anni in un ospedale psichiatrico.
Un altro mistero insoluto del Triangolo delle Bermuda.
No destroyer was destroyed in the making of this post.