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22-8-19 (11-12-19)
Come sempre, è difficile capire davvero la forza di una nazione dai soli numeri, ma quando questi numeri sono oltretutto 'drogati' in maniera piuttosto indecifrabile, la situazione è ancora più confusa.
L'Esercito italiano non aveva, durante la Guerra fredda, la qualità dalla sua. E' un fatto noto, era l'armata dei marmittoni, ragazzotti di leva, rimasti per lo più ad annoiarsi nelle lunghe giornate di naja. All'epoca l'esercito era 'operativo', sì, ma dentro i suoi confini, ed era grande grande, tanto da essere imponente come numeri, spesso superiori a quelli di altre nazioni, come la piccola Gran Bretagna, che peraltro era già passata ai soli professionisti.
Forse anche per questo, nel 1975 venne ridotto opportunamente con una grossa riforma che lo rese più snello ed efficiente, basandosi non tanto sulla obsoleta organizzazione basata su divisioni e reggimenti, ma essenzialmente sulle brigate, incluse quelle alpine, a cui venne data mobilità anche per i percorsi extra-montani. Il sistema divenne più efficiente, ma anche più piccolo e molti 'grossi numeri' sparirono rapidamente. Ma di questo parleremo poi.
L'antefatto
L'EI ha sempre fatto incetta di ogni arma possibile e immaginabile. Chi volesse farsene un'idea non ha che da vedere, nel sito del mitico Comandante Ramius, l'elenco delle artiglierie che possedeva: oltre 14.000 pezzi, con decine di modelli e calibri, solo i 75 millimetri sono una paginetta e per raccapezzarcisi ci vuole una calcolatrice, e tanta pazienza.
Come comparare quel potenziale di fuoco con le altre nazioni? Beh, è difficile dire davvero. Probabilmente all'epoca avevamo più artiglierie della Germania e se anche non fosse stato così, ci sarebbe stata ben poca differenza. Di sicuro ne avevamo di meno dei sovietici, ma contro tutti gli altri eravamo 'nel gioco', anche la Francia aveva molte artiglierie, ma non così tante come forse potremmo pensare. In ogni caso, il problema non era la quantità...
... e nemmeno il calibro! Infatti gli obici da 149 e 152 mm, e i cannoni da 105 e 149 mm erano tanti, ma proprio tanti!
E allora? Allora il problema era diverso: erano VECCHI. Per lo più rottami pre-GMI. Alcuni di questi, peraltro, erano validi, specie se aggiornati con ruote metalliche o con proiettili di nuova generazione (le granate Mod 32). Maggiore gittata, maggiore carico esplosivo, maggiore precisione. Una favola, cambiavi munizione e 'quasi' avevi un nuovo cannone. Ma in realtà, questo faceva parte del gioco e un cannone 'vecchio' non riusciva ad essere 'nuovo' solo perché cambiavi il proiettile che sparava. L'unica grande eccezione, forse, fu l'obice da 100 mm, che nel secondo dopoguerra fu rimodernato come 105 mm, con tanto di piattaforma dell'88 britannico: il risultato fu un obice molto leggero e versatile, sorprendentemente valido e che rimase in servizio fino agli anni '80, lui, che era un'arma dell'inizio secolo!
Il problema, più in generale, era dato dal confronto con le produzioni 'nuove', ma 'nuove' per davvero: i tedeschi avevano, a causa del Trattato di Versailles, perso praticamente l'esercito, e così anche gran parte delle artiglierie originarie. Dovettero fare tutto daccapo, così facendo però, nel 1939 avevano migliaia di obici e cannoni di nuovo modello. E la differenza si vedeva. Tra questi c'erano circa 2.000 pezzi da '88'.
Mentre gli italiani, nelle loro variopinte collezioni, oltre all'incubo logistico (anche pezzi dello stesso calibro, e ce n'erano tantissimi, non necessariamente tiravano le stesse munizioni!), dovevano considerare moderni soltanto qualche centinaio di obici e cannoni, in genere da 75 mm. Non era certo una grande innovazione, dopo 20 anni di periodo di 'pace'(?). Le guerre fasciste, a quanto pare, anziché aumentare la modernità delle armi dell'esercito, avevano contribuito ad affossarle, perché le spese erano risultate enormi per il solo funzionamento del sistema.
La cosa era ancora più incasinata dal fatto che l'industria italiana, dopo decenni passati a rincorrere gli stranieri tedeschi, francesi e inglesi, aveva cominciato a progettare e a produrre inopinatamente degli eccellenti pezzi di artiglieria di tutti i tipi: dalle mitragliatrici da 8 mm ai cannoni-mitragliera da 20, ai pezzi navali fino al 381 mm. Una collezione di armi eccezionali dal punto di vista progettuale, nella top ten di qualsiasi categoria appartenessero.
MA queste armi rimasero per lo più prodotte in quantità irrisoria e sopratutto, non disponibili all'inizio della guerra. Per cui nelle unità d'artiglieria restarono prevalentemente pezzi preistorici, di ridotta gittata, oppure scarsa mobilità. E così i britannici, che avevano un unico vero punto di forza, il cannone-obice da 88 mm, sembravano così efficienti, pur avendo molto di meno, come varietà, potenza e gittata, degli italiani!
E la cosa ancora più assurta sapete quale è? Che la Marina, che pure avrebbe dovuto essere inferiore alle '8 milioni di baionette', aveva in pratica molti più cannoni moderni dell'esercito! E non soltanto all'inizio della guerra, ma praticamente fino all'armistizio! NE aveva sulle navi di tutti i tipi, così come anche in batterie a terra. Ma c'erano. E l'esercito, invece, che all'opposto della Marina era il più politicizzato e fascistizzato, era rimasto con le... scarpe di cartone. Carri da 3,5 tonnellate contro corazzate da 35.000. Seriamente.
Per cui i 15.000 cannoni italiani saranno sembrati anche tanti... ma ben inferiori al numero simile di armi tedesche. E anche francesi, visto che questi ultimi, in molte loro divisioni, avevano addirittura obici da 155 mm, che da noi erano per l'artiglieria di corpo d'armata. Una differenza non da poco, benché ve ne fossero così tanti, da rifornire senza troppi problemi anche le divisioni, se si fosse voluto fare.
Perché ho cominciato dal periodo prebellico e dall'artiglieria? Perché sono molto emblematici della situazione.
Però si può continuare.
Per esempio, le divisioni italiane, all'inizio della guerra, erano circa 70. Non poche, davvero. Ma con un difetto: erano a struttura 'binaria'. Ergo, anziché tre reggimenti di fanteria come quasi tutti gli altri eserciti (alcuni avevano addirittura struttura quaternaria), c'erano solo due reggimenti, più il solito di artiglieria. Il che significa che con una divisione del genere si consumava rapidamente ogni riserva: o mettevi un reggimento in avanti e uno in riserva, riducendo il potenziale di fuoco; oppure mettevi avanti entrambi i reggimenti, ma a quel punto la divisione restava senza riserve di manovra, a parte le (vecchie) artiglierie.
Mentre una divisione ternaria poteva agire con due reggimenti in avanti, uno in riserva, più quello di artiglieria di supporto. In pratica, è come se contasse come due divisioni binarie.
Questa invenzione è stata molto dibattuta, ma di sicuro ha inflazionato tantissimo il numero di unità dell'esercito italiano, diluendone i pochi mezzi motorizzati, e rendendole di fatto unità di cartapesta, raramente superiori ai 10.000 effettivi, quando in altri eserciti una 'divisione' facilmente ne aveva anche 15.000. In altre parole, anche qui si perseguivano i numeri piuttosto che le qualità.
E i mezzi corazzati? Ah, i famosi carri veloci di Mussolini. Beh, per esserci, c'erano. Oltre mille. Non tantissimi. Ma comunque, pari a quelli britannici. Nel numero. Poi bisognava vedere la qualità: il tipo standard, nel giugno 1940, era per oltre il 90%, il carro L3 o CV 33/35/38. Ebbene, questo carro pesava 'ben' 3 tonnellate e qualcosa. Non aveva nemmeno la torretta. Era il carro armato più scarso tra quelli 'principali' degli eserciti dell'epoca. Un mezzo che in altre nazioni era usato solo per esplorazione, e per giunta, anche come tale, il CV aveva di buono solo la bassa sagoma, ma per il resto scarseggiava in velocità, autonomia e affidabilità. Tanto per capirci: con 43 km/h di velocità massima ufficiale, questo mezzo da 3 t era peggio messo dell'ultima evoluzione del modello primigenio, il Vickers, che superava le 5 tonnellate, aveva una torretta biposto, e a parte la sagoma più alta, era superiore in tutto il resto: oltre 55 km/h su strada, una prestazione che farebbe il suo effetto anche in diversi eserciti moderni. I Vickers erano i principali carri inglesi, ma per loro fortuna c'erano anche i cruiser e i Matilda. Sopratutto, c'era la possibilità di produrne tanti, e quando non ci si arrivava, importarli dall'America, tanto che il carro inglese più numeroso fu lo Sherman!
Quindi, come abbiamo visto, l'esercito italiano, nel 1940, era un pò un gigante di cartongesso. Tante divisioni, tante artiglierie, tanti carri armati, ma di qualità così infima, da essere addirittura un peso più che una risorsa, per l'esercito. Che pure era chiaramente da biasimare: come aveva fatto ad essere così sottocapitalizzato, mentre l'aeronautica era impegnata a comprare stormi di bombardieri veloci e la marina aveva la flotta più figa e veloce che esistesse? Mistero. Possibile che qualcuno non se ne fosse accorto, basandosi solo sul bluff dei numeri per terrorizzare i rivali? Possibile, a ben vedere.
Il discorso si applica in maniera anche più bizzarra all'aviazione: la Regia Aeronautica aveva forse più bombardieri in servizio di 1a linea, di tutti quelli inglesi e francesi messi insieme, e più o meno al livello della Luftwaffe tedesca; eppure ben poco combineranno (ma questo non era un problema di disponibilità numerica, di età o di capacità belliche, forse dottrinale, malgrado la nota teorizzazione del bombardiere fatta proprio dall'italiano Douhet). Quanto alla Marina, quella italiana era di fatto un pò superiore a quella francese, e certo, sulla carta, a quella tedesca. Ma quest'ultima, con i suoi U-Boote, fece vedere i sorci verdi agli inglesi, mentre quella italiana, che pure vantava navi generalmente più veloci, spesso più armate e qualche volta più corazzate, di quella di Sua Maestà, rimase a fare da bersaglio per tutto il conflitto con le sue 'belle navi' distrutte una dopo l'altra.
Perché? Boh. Veramente, è difficile capirlo anche dopo decenni di dibattiti specialistici. Anche perché le navi italiane, e anche per molti aspetti gli aerei, erano tutt'altro che vecchi e obsoleti, a differenza di quasi tutto l'equipaggiamento dell'esercito, di cui ben pochi articoli, a parte l'elmetto, i 'novanta' e qualche semovente, meritano il ricordo a tutt'oggi.
L'Esercito nella Guerra fredda
Vi fu un periodo caotico sopratutto tra gli anni '50 e '60 inclusi. Considerare il numero degli equipaggiamenti disponibili è impresa ardua. Molti erano residuati bellici italiani, altri erano stati lasciati lì dagli alleati. Vennero recuperati carri Sherman, semoventi italiani e stranieri, cannoni e obici, tanto che l'artiglieria si ritrovò provvista di una buona quantità di artiglierie da 100 mm (gli obici nominati prima), da 149 mm (obici OTO nuovi di zecca), e persino da 210 mm (obici Ansaldo, pochi esemplari in verità), cannoni da 90 mm Ansaldo, e cannoni leggeri da 20 mm. Questo, nonostante che di tale ferraglia, non uno a mia conoscenza, sia stato prodotto dopo il 1945. Gli obici da 149 arrivarono in servizio fino al 1974, malgrado il calibro non standardizzato con la NATO e il progetto di trasformarli in pezzi da 155 mm per questa ragione.
Ai pezzi italiani e alleati lasciati in zona, se non addirittura tedeschi, si aggiungeranno poi tantissime armi ex americane. E infine, negli anni '50, riprese l'attività di produzione di progetti propri, in particolare i primi cannoni da 76 mm, e l'obice da montagna Mod 56 che per mancanza di pura e semplice concorrenza (perché?) diventerà un best seller nei decenni successivi (così come succede al pezzo da 76 nelle sue varie generazioni: difficile capire perché altre nazioni ci tengano proprio tanto a costruire navi da equipaggiare con prestigiose armi come le torrette d'artiglieria di prua, costruite in Italia, invece di progettarsele per proprio conto!).
Per i mezzi corazzati: IDEM. Anzi, peggio, ma almeno c'é un pò più di tracciabilità, perché le artiglierie sono piuttosto sfuggenti nei trasferimenti, aerei e corazzati sono conteggiati molto più precisamente.
Comunque, vi sono stati moltissimi veicoli corazzati dell'esercito durante il periodo postbellico. A parte residuati come i carri L6 e i semoventi, presto giunsero i carri M4 Sherman (anch'essi parzialmente provenienti dalla stessa Italia), M24 Chaffee (in linea dal 1951), e sopratutto, i primi carri medi 'seri', dopo l'abortito tentativo di ottenerli dai tedeschi e dall'industria nazionale, con pochi e tardi esemplari ottenuti prima dell'armistizio (tanto che il carro P.26/40 sarà poi utilizzato quasi esclusivamente... dai tedeschi).
Dei carri armati americani, ed esclusivamente americani, entrarono in servizio un certo numero di M26 Pershing (cento?), e ad un certo punto, pare anche un piccolo numero di M46 Patton. Ma giusto per poco: ben presto arrivarono i carri M47 Patton.
L'elenco completo è difficilmente redigibile: mezzi italiani L6, AB 41, Semoventi; carri M4 Sherman, M3 Stuart; carri pesanti M26, M46, M47; cacciacarri M10, M18 ed M36. Semicingolati M3; cingolette Bren/Universal. Semoventi d'artiglieria Bishop e M7 Priest, e poi M44 ed M55. Autoblindo M8 e M20. E sicuramente ne manca ancora qualcuno...
Ma questo caos cominciò a dipanarsi quando arrivò, in verità in un tempo sorprendentemente breve, il carro standard dell'esercito italiano. In verità, il carro più prodotto nella storia dell'esercito dal primo Novecento ad oggi: l'M47 Patton, già menzionato sopra.
Quest'ultimo fu un vero MITO dell'esercito italiano. Un carro armato prodotto in fretta e furia, causa emergenza Corea, e ritardi dell'M48, mettendo la torretta del T42 sperimentale sullo scafo dell'M46.
L'M47 merita senz'altro un approfondimento per la sua importanza nell'esercito italiano e non solo esso.
Tutto iniziò con l'M26 Pershing, che era l'unico vero seguito al primo carro 'pesante', l'M26 (non faccio cenno per ora ai vari carri T29 o T32 e qualche altro, per carità, non c'entrano nulla del resto, con la nostra storia e non sono nemmeno entrati in produzione). Questo venne prodotto tra novembre 1944 e ottobre 1945 in 2.202 esemplari, di cui circa l'1% combatterono durante la II Guerra mondiale. Con la sua combinazione di cannone da 90 mm, corazza spessa 102 mm, e motore da 500 hp, era un veicolo potente, ragionevole, pesante persino meno del Panther, capace di battere questo e il Tiger (almeno con un pò di fortuna), ma con una mobilità un pò scarsa (circa 12 hp/ton).
Per dare a questo tipo di carro ancora attualità, nei tardi anni '40 arrivò il molto più potente M46 Pershing, con un motore a benzina di circa 800 hp. Fu un disegno ad interim, il primo di tanti: infatti, nel luglio 1950 era in produzione all'arsenale di Detroit a circa 12 esemplari al giorno. E anche così, non durò a lungo: mentre la guerra di Corea stava giusto iniziando, e si autorizzava l'aumento della produzione di questo tank (i primi ordini erano stati del tardo 1949), si spostò l'attenzione ad un veicolo con migliori attrezzature di tiro per l'armamento principale, e questo sarà poi, per l'appunto, l'M47. Così gli M46 rimasero 'solo' 1.160, inclusi 360 del tipo migliorato A1. E subito si arrivò al risultato, l'M47 per l'appunto.
Esso nacque, come detto, dalla bastardizzazione tra il T42 e l'M46. Il secondo è abbastanza noto, e sostanzialmente era un M26 con un motore a benzina molto più potente. Il T42 cosa era, invece? Un nuovo carro medio, classe 35 tonnellate circa, che peraltro aveva un motore da 500 hp a benzina, il quale dava prestazioni insufficienti, sebbene questo mezzo non fosse né più pesante né meno potente del T-54 sovietico. Forse perché la potenza 'netta' del motore era sui 370 hp (presumibilmente per via della potenza assorbita dai ventilatori del motore o dalla trasmissione), resta il fatto che esso venne considerato non migliore dell'M4 Sherman in termini di mobilità, e con un consumo considerevole che dava poco più di 100 km di autonomia.
Per migliorare le cose si pensò che la sua torretta, armata con un pezzo da 90 e un telemetro (a differenza dell'M46) per sfruttarlo al meglio, potesse essere messa sullo scafo dell'M46.
Quest'ultimo era visto già come una misura temporanea in vista del nuovo T42, ma la guerra di Corea cambiò la percezione delle urgenze e così si decise per l'incrocio. Già nel dicembre 1950 l'US Army passò un ordine da 100 milioni di dollari all'American Locomotive Company per i primi 500 carri. Questi iniziarono ad essere prodotti nel luglio 1951 e le loro torrette con una vistosa controcarena, gli 'occhi' del telemetro e i lati per quanto possibile inclinati, cominciarono ad essere ben note al grande pubblico. Ma non durò a lungo: solo nell'aprile 1952 il sistema idraulico di controllo della torretta divenne affidabile, ma questo significò non mandare più il carro, come i suoi predecessori, in Corea. Piuttosto vennero schierati in Europa nell'estate del 1952. Incredibile ma vero, per i nostri standard, in un paio d'anni vennero realizzati ben 8.576 carri tra la Detroit e l'ALCO, completando la produzione nel novembre 1953.
Dopo questo ritmo di produzione prodigioso per un carro che in realtà, doveva essere ancora un interim visto che quello 'definitivo' doveva ancora giungere... cominciarono ulteriori spostamenti. In sostanza, l'US Army, aveva speso miliardi di dollari per l'M47 (se i costi restarono costanti a 200k per ciascun carro...), eppure già i rifornimenti di materiali tramite canali di Mutua Assistenza, iniziarono ben presto, dal giugno 1952 anche per il Belgio. Seguirono ben presto molti altri.
Nel frattempo, l'M47 in patria cominciò subito a sparire: nel 1953 giunse l'M48 Patton, e subito l'M47 divenne un carro 'limited standard', dichiarato tale nel 1955, per poi addirittura venire classificato come obsoleto nel 1957. I carri dei marines (7 battaglioni) durarono solo tra il 1952 e il 1959, mentre nell'esercito verranno passati alle divisioni di fanteria (20 per ciaascuna) finché nei primi anni '60 non saranno sostituiti, come 'potenza di fuoco controcarri' che dai missili SS-10, altra arma destinata ad avere una vita assai breve (d'importazione francese). Ben presto, anche l'ANG e la Reserve cambiarono gli M47 con gli M48 Patton.
Molti carri armati M47, tra cui quelli ritornati dalle nazioni NATO, e mezzi praticamente nuovi e quasi mai usati, vennero usati come servizio di utilità (estrema) quali bersagli per cannoni, missili e bombe di ogni sorta.
Nel frattempo, i carri M48 venivano utilizzati a pieno regime, prodotti nel periodo
Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. Invece l'M47 diventò un carro estremamente popolare, FUORI dagli USA, proprio perché dichiarato obsoleto a fronte dell'appena migliore M48 Patton (anch'esso inizialmente con motore a benzina e poco più di 110 km di autonomia su strada). Questi sono i numeri riportati da wikipedia:
The M47 was widely used by many countries, especially NATO and SEATO allies, including Austria (147), Belgium (784), Ethiopia (30), France (856), Greece (396), [25] from USA and West Germany), Iran (around 400), Italy (2,480), Japan (1 for evaluation only), Jordan (49), Pakistan (100), Portugal (161), Saudi Arabia (23 from the US, 108 on the international market), Somalia (25 from Saudi Arabia), South Korea (531), Sudan (17 from Saudi Arabia), Spain (389), Switzerland (2 for evaluation), Turkey (1,347 from the US and West Germany), West Germany (1,120), and Yugoslavia (319).
PROPRIO COSI': CAMPIONI DEL MONDO!!!
Anche se il SIPRI dice che all'Italia vennero dati solo 800 M47, in realtà sbaglia per difetto: quello fu solo uno dei lotti, ma in tutto si arrivò ad un numero dell'ordine dei 2.400-2.500 mezzi, quasi 1/3 di tutti quelli prodotti!
E Wikipedia (italiana) che dice sull'argomento?
Il carro armato fu fornito all'Esercito Italiano e agli alleati europei contemporaneamente all'US Army: rimase in servizio dal 1952 alla fine del 1981 in tutti i reparti corazzati, inclusa l'Arma dei Carabinieri. Già alla fine del 1952 gli M47 equipaggiavano i Reggimenti carri 132°, 31° e 4°; nel 1961 le forze armate italiane annoveravano un migliaio di M47 e l'anno successivo ne ottennero altri 1 000, acquistati a prezzo di favore dagli USA. Nel 1969, infine, altri 600 mezzi furono comprati dalla Germania Ovest (che li aveva dismessi) e ricondizionati in Italia.[19] Con l'M47 furono equipaggati il Reggimento Corazzato e il Battaglione Esplorante Divisionale (BED) delle divisioni di fanteria da pianura "Granatieri di Sardegna", "Legnano" e "Folgore", il Battaglione Carri e il Gruppo Esplorante Divisionale (GED) delle divisioni da montagna "Cremona" e "Mantova", e il Reggimento Carristi e il GED delle divisioni corazzate "Ariete" e "Centauro" e della Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli". Il carro armato fu in dotazione anche al 1º Reggimento Corazzato Bersaglieri e, per volere del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri generale Giovanni de Lorenzo, anche alla XI Brigata meccanizzata carabinieri.[20] Una piccola aliquota di M47 fu utilizzata nelle postazioni difensive statiche del Vallo alpino orientale, sia installando l'intero veicolo in apposite vasche in cemento, sia enucleando le torrette e inserendole in opere fortificate.[21]
E negli USA, con cosa sostituirono questi carri 'difettosi'?
Già nel febbraio 1951 iniziò lo studio del successore T48, e poco dopo, nell'aprile 1952 la Chrysler (quella del successivo M1 Abrams) iniziò a produrre l'M48, che rispetto all'M47, aveva una torretta più grande e con meno shot-traps, sospensione migliorata, corazza differentemente disposta e più robusta in generale, senza 5o uomo e relativa mitragliatrice di scafo. Ben presto subentrò la General Motors per la produzione e pura la ALCO. Anche l'M48, comunque sia, fu riconosciuto essere un carro 'seriamente difettoso' all'inizio della sua carriera, quanto meno nei modelli M48 e M48A1. Complessivamente, quasi 12.000 M48 vennero costruiti tra il 1952 e il 1959. Degno di nota la presenza, a parte il motore principale, di un piccolo generatore ausiliario monocilindro. Dal 1959 cominciarono ad essere ammodernati allo standard M48A3, con motore diesel e autonomia incrementata ulteriormente (inizialmente era sui 110 km, poi con motore migliorato circa 280, e a quel punto, con il diesel, 460). E anche così, molti M48 a benzina continuarono a girare per il mondo, fino al 1975 nelle unità dell'esercito tedesco-occidentale. Le forniture dell'M48A3 iniziarono nel 1963. Solo a metà anni '70 apparvero i modelli M48A5 con il pezzo da 105 mm M68 (alla fine del 1976!). L'US Army ebbe 501 ex A3 e 708 ex A1 già entro marzo 1978, ma i lavori continuarono entro dicembre 1979, con un totale di 2069 M48A5 'prodotti'.
Israele in realtà, già dopo il 1967 modificò i suoi M48 con il cannone da 105, e per la guerra del Kippur ne aveva circa 540 (inclusi alcuni M60), ma dopo la stessa gliene rimasero solo 200, aumentati nuovamente con ulteriori cessioni da parte tedesca e USA. Solo considerando gli M60, Israele ne aveva almeno 135 in servizio, ma solo la brigata principale ne perse 92.
L'M60 continuò la tradizione e anche qui, con incomprensibile rapidità: nel 1958 apparvero i nuovi carri, simili agli M48 ma diesel e con cannone da 105 mm; la produzione partì nel 1959, e il servizio alla fine del 1960. Così l'M60 diventò il primo carro di nuova generazione, battendo di poco anche il T-62, e di molti più anni i carri europei.
Ne vennero prodotti circa 15.000 fino ai primi anni '80, di questi mezzi, molto più costosi dei tipi precedenti (circa 3 volte tanto rispetto ad un M48!), circa 2.200 tra giugno 1959 (?) e 1962, furono gli M60 originali; poi iniziarono gli 8.000 M60A1 con corazza più spessa e (ma solo dal 1972) stabilizzazione del cannone, nonché (dal 1963?) un proiettore luce IR/bianca. La produzione si chiuse nel 1980. Dopo anni di esperimenti, nel periodo 1973-76 vennero prodotti oltre 500 M60A2, che già nel 1981 vennero ritirati, e infine gli M60A3, dal 1977 al 1986, totalizzando circa 5.500 di cui i 4/5 erano i modelli precedenti ricostruiti. In tutto, gli scafi vennero realizzati in oltre 15.000 esemplari.
Con questi carri l'US Army arrivò al culmine della Guerra fredda, prima di essere implementato l'M1 Abrams, che tuttavia non sarà mai tanto numeroso da sostituire non solo gli M60, ma nemmeno gli M48 (gli ultimi raggiungeranno gli anni '90). Gli M60, sorprendentemente del tipo A1, vennero usati con successo dai marines nel 1991.
Questo senza dimenticare, peraltro, la presenza degli M41, carri leggeri che erano a tutti gli effetti dei piccoli M47, anche se non possedevano un telemetro per il loro cannone da 76 mm; ne vennero prodotti circa 5.400 in appena 3 anni, 1951-54, e questo malgrado che dopo la prima versione, quella successiva ebbe qualcosa come 4.000 modifiche prima di entrare in servizio! E non fu l'ultima... tra l'altro un carro da 23 t che aveva 32 mm di spessore massimo della corazza, con un cannone un pò obsoleto da 76, troppo stretto per i carristi 'normali', troppo alto (2,72 m) per i compiti di esplorazione; era meglio dell'M24, ma non ebbe un plauso incondizionato. Per giunta, costava piuttosto caro per essere un carro armato leggero, quasi alto e costoso come un M47, ma molto meno potente. Bisogna dire che l'M41, giunto tardi per la Corea, venne usato poi in Vietnam e diventò un carro molto popolare in numerosi altri eserciti, dalla Danimarca alla Thailandia, specie in zone dove c'erano ponti che non tenevano più di 20-30 tonnellate, e sono stati aggiornati massicciamente con cannoni e sistemi di puntamento, persino corazze aggiuntive. Un esito imprevisto, per un carro che secondo l'US Army era deludente già dopo il 1952. Tra l'altro sostituito dall'M551 Sheridan, che si rivelerà un insuccesso ben più costoso e inutile (circa 1.700 prodotti dal 1963).
La storia, però, non sarebbe completa senza menzionare l'M103, carro entrato in produzione già nel 1957. Carro circa paragonabile ad un 'grosso' M48, venne realizzato in circa 300 esemplari, la corazza anteriore era sui 127 mm a 60° e il cannone perforava più o meno lo stesso livello a 900 metri. Ma l'US Army si liberò dei carri pesanti nel 1963 e questi finirono niente di meno che all'USMC, malgrado fossero PESANTI, lenti, e assetati di carburante (specie inizialmente, col motore a benzina), difficili da trasportare, almeno inizialmente inaffidabili, e con un costo del programma parimenti gigantesco, impossibile da stimare, ma complessivamente di centinaia di milioni di dollari (dell'epoca!). Benché gli altri carri americani non fossero perfetti, l'M103, pur essendo un antenato dell'M1A1 quanto a peso e artiglieria, era di fatto un esempio perfetto della ragione per la quale i carri medi MBT riuscissero a soppiantare quelli pesanti. Gli ultimi vennero ritirati nel 1974, ma mai usati in Vietnam, anche perché il nemico schierava ben pochi corazzati e poi i lati dell'M103 erano più o meno vulnerabili come quelli dell'M48, malgrado oltre 10 tonnellate extra.
Quindi, complessivamente:
-M26, prodotto 1944-45, oltre 2.200, servizio 1945-anni '50(?)
-M46, prodotto 1950-51, 1,100 circa; fu il carro tipico della Corea
-M47, prodotto 1951-53, oltre 8.000, servizio 1952-primi anni '60;
-M48, prodotto quasi 12.000, dal 1952-1959, in servizio da circa il 1954 fino ai primi anni '90;
-M60, prodotti circa 15.000, dal 1959-1986, in servizio da circa il 1960 agli anni '90 (USA);
-M103, circa 300, prodotti 1957-59(?), servizio 1958-1974.
-M41; circa 5.400 prodotti 1951-54, servizio nei decenni successivi (fino anni '60-70).
Questo per capire che razza di casino furono gli anni '50 nell'evoluzione della tecnologia bellica americana: ma mentre nell'aviazione diverse generazioni di aerei si susseguirono con miglioramenti importanti (l'F-100 del 1952, l'F-104 del 1954 tanto per dirne alcuni), nel caso dei carri armati ci si ridusse a migliorare la dinastia dei Patton producendo circa 25.000 carri armati in un decennio che poi si rivelarono difettosi, o quanto meno con limiti tali, da rendere necessario toglierli di mezzo o ammodernarli radicalmente. Anzitutto 'erano difetti seri nella meccanica del veicolo e della torretta, poi vi fu il problema che la benzina dava pochissima autonomia effettiva per ciascun mezzo cingolato, tanto da dover presto rimpiazzare ben presto il motore con un diesel, praticamente 'buttando' un complesso motore potente e nuovo, ma per l'appunto, inadatto per le necessità pratiche statunitensi.
La stabilizzazione, che proprio i carri americani avevano standardizzato largamente durante la II GM, arriverà solo nel 1972, i sistemi IR solo dopo il 1962, almeno quelli per il tiro (il guidatore dell'M47 almeno ad un certo punto, li aveva), quelli IL solo dal 1977; i cannoni da 105 e i diesel apparvero nell'M60; ma l'M-48 ebbe il diesel solo dopo il 1959, e il cannone da 105 solo dopo metà anni '70, quando stavano già aggiornando gli M60A1, producendo gli M60A2, sviluppando/producendo gli M60A3, e sviluppando gli M1 Abrams! E questo senza considerare altri due capolavori, gli M551 Sheridan e l'abortito MBT-70.
...alla faccia della razionalità e del tempismo!
Come abbiano pensato di produrre l'M48 quando l'M47 era già simile per molti aspetti, non saprei proprio dirlo, anche perché la maggiore differenza era quella della torretta, proprio quella del T42 che sembrava così avanzata e che invece non fu tanto gradita alla fine dei conti, pur non avendo quasi niente che non andasse davvero. Così come ha pochissimo senso che l'M48 non sia stato prodotto e aggiornato allo standard A5 già nei primi anni '60, e invece sia stato mantenuto col pezzo da 90 fino agli anni '70, mentre al contempo si realizzava l'M60 che, pur avendo diesel e 105 mm, di fatto non era niente di più di quel che l'M48 avrebbe potuto essere se equipaggiato con gli stessi sistemi, e in compenso costava molto, ma molto di più! Incredibbbile!
E questo, mentre i sovietici ebbero ben presto il T-54/55, con motore diesel, stabilizzazione di tiro e visori IR notturni.
Tornando a noaltri, l'EI ebbe i carri M47 con cui, numeri alla mano, era senz'altro 'superiore' ai britannici, e se è per questo, almeno come MBT, era anche paragonabile ai francesi, se non superiore (ma solo escludendo gli AMX-13, presumo).
Tuttavia, gli M47, diventati rapidamente l'effige delle forze corazzate italiane, non erano stati mai particolarmente aggiornati. Arrivati negli anni '50 e '60, di fatto erano obsoleti già nel 1957 e un esercito NATO che ci si basava interamente non era certo all'avanguardia in termini qualitativi. Anche un'armata di marmittoni, equipaggiata con carri armati praticamente regalati dagli 'amici ammerrigani', era un pò in imbarazzo con questi bestioni come mezzi di prima linea. Erano buoni per fare i film di guerra con Giuliano Gemma e simili, ma non erano grandi carri armati da battaglia. Tanto meno lo erano negli anni '70, quando erano vecchi di 20 anni e con un'efficienza bellica molto limitata. Eppure: nell'esercito italiano i carri armati erano circa 2.500, e gli M47, a metà anni '70, erano ancora l'80%!!!
Questa situazione sarebbe stata destinata a cambiare di lì a poco, ma per ora era così che andava.
E gli altri carri armati? Beh, in qualche periodo negli anni '60, sparirono uno dietro l'altro. Gli M4 Sherman, gli M26, e pure i piccoli M24. Non è chiarissimo quando, ma ad un certo punto c'erano solo i Patton come mezzi cingolati da battaglia. Persino gli M24 vennero sostituiti dagli M47 come mezzi 'esploranti'!
L'EI non ebbe mai né il successore dell'M24, ovvero l'M41 (un piccolo M47 di fatto, se non altro molto affidabile meccanicamente), anche perché in tal caso avrebbero dovuto comprarlo nuovo; e tanto meno ebbe l'M48 Patton, dato sopratutto ai tedeschi in Europa Occidentale.
In compenso l'EI ebbe il carro M60 Patton. Inizialmente la scelta non fu facile: ma l'M60 si avvantaggiò dal prezzo che tutto sommato, era ancora piuttosto basso rispetto alla concorrenza; dal fatto che il Leopard e l'AMX-30 non erano disponibili quando lo era già l'M60; e dal fatto che lo Chieftain, di cui vennero dette molte belle cose dalle commissioni italiane in trasferta (specialmente la prodigiosa potenza e precisione del suo cannone fu ampiamente lodata), di fatto non venne considerato idoneo (forse perché troppo pesante e lento, o forse perché troppo costoso?). Perforava 150 mm di acciaio a 2 km e a 60°, con ampia precisione di tiro rispetto ai tipici bersagli da poligono. Ma alla fine scelsero l'M60.
L'Italia fu l'unica nazione a produrre l'M60 su licenza, e l'unica a produrre il successivo Leopard 1. E quindi, anche l'unica che ha prodotto entrambi.
Qui si può notare come l'Italia, del resto spinta dal boom economico in atto, fosse effettivamente in un momento di grazia: a metà anni '60 cominciavano le forniture dei primi 100 M60 per l'esercito, a cui ne sarebbero seguiti altri 200.
Gli M60 furono forniti in 100 esemplari nel 1965-1966, ne seguirono altri 95 di produzione italiana nel 1969 e 105 nel 1970.
Per l'M60 scarsissima protezione fu affidata ai depositi munizioni, con la mancanza di protezioni aggiuntive e impianto antincendio automatico; la radio dei carri M60 era la RV3 da 17 kg, aveva 8 km di raggio; la RV4 dei carri comando pesava 45 kg, con una una portata di 30 km.
Inoltre, vennero comprati anche i primi moderni semoventi M109, a cui ne seguiranno altri per un totale molto sostanzioso di oltre 250 pezzi.
Infine, non mancarono altri americani in trasferta: i cingolati M113, di cui l'OTO Melara iniziò la produzione, realizzandone oltre 3.000 solo per la 1a generazione dell'esercito. Dimenticato oggigiorno, c'era anche uno dei primi veri IFV: l'AMX-12, di cui dal 1960 vennero comprati 509 esemplari, ma che sparirono rapidamente dalle unità malgrado le loro capacità, soppiantati per l'appunto dagli M113. A questo aggiungiamo anche le prime forniture di elicotteri (Agusta-Bell) all'aviazione dell'esercito, e nell'insieme si trattava di un notevole ammodernamento. A questo, sebbene oggi siano oramai dimenticati, si sono aggiunti diversi altri sistemi innovativi per l'epoca: gli obici someggiabili OTO Mod 56 per gli alpini, i mortai da 120 mm pesanti, i missili SS-11 e Cobra (e forse anche qualche altro tipo, ma questi vennero standardizzati e comprati in gran numero).
Nell'insieme era un esercito ragionevolmente ben equipaggiato. Ma all'epoca questa modernizzazione era piuttosto comune, e non un'eccezione per le forze NATO, anzi, era proprio il momento di passare con decisione dalle tecnologie migliorate della II GM a quelle del periodo 'elettronico' del dopoguerra.
E l'EI non brillava per qualità, nemmeno con queste nuove introduzioni. Però poteva vantarsi di avere sistemi di punta almeno per alcune delle sue unità, del resto, parliamoci chiaramente: ma chi ci minacciava? Quando mai avremmo visto il Patto di Varsavia bivaccare a Milano? A parte che saremmo andati in modalità 'nucleare' assai prima di allora, ma il Patto a tutto pensava fuorché a passare la Iugoslavia e l'Austria (neutrali) per invadere l'Italia.
Da questo punto di vista, tutta l'esigenza di avere un grosso esercito era del tutto INVENTATA. Non c'era nessun russo alle porte. I sovietici, casomai, sarebbero penetrati in Germania Ovest e forse Francia. Ma non da noi, sicuro al 100%
E per tenere lontano ogni dubbio, l'EI aveva anche i battaglioni da fortezza, armati con congerie di armi varie tra cui addirittura torrette di carri M26 e M47 dismessi. Aggiungiamo le demolizioni controllate dei genieri e bye bye russi!
MA, evidentemente, all'epoca contava molto avere un esercito 'che pesava' per far 'contare' l'Italia nella NATO, no? E' solo questo che si evince dallo studio della situazione. Tutti quei marmittoni potevano starsene a casa, potevamo avere pochi professionisti e le Alpi e le nazioni neutrali ci avrebbero difeso più o meno come la Manica per i britannici. Ma no, non era certo questo che volevano i nostri politici e generali. E il popolino bue, pagava le armi, gli stipendi degli ufficiali, e poi con il proprio tempo, e alle volte, la propria vita (vedi l'ignobile caso di E. Scieri, ancora nel 1999), anche serviva la Patria per un anno e mezzo. A che pro? Militarmente parlando, non mi viene in mente niente per giustificarlo. Politicamente, socialmente, industrialmente, carrieristicamente lo sarà stato, ma servire la Patria è un conto, servire il complesso-militare industriale no di sicuro.
Ma è quello che succedeva, diciamocelo chiaramente.
Eppure, già nel 1951 l'EI era arrivato a 195.000 uomini, e nel contempo la NATO già prefigurava la formazione di ben 21 divisioni (!!!) entro il 1954, ma nel 1952 ridusse a 'sole' 19 divisioni (entro il 1955) di cui 9 al 75% della forza persino in tempo di pace.
OK, dal punto di vista industriale, questi anni furono quelli che permisero alla OTO Melara, alla FIAT, all'Agusta, di diventare quei colossi che sono diventati poi in ambito militare. Produzioni su licenza come se piovesse. Il fatto che la OTO abbia poi realizzato un mezzo come l'OF-40 e i suoi derivati, è dovuto a questo, con tanto di faccia tosta nel ribadire che no, non è un mezzo copiato ma è originale (già, eppure sembra sempre un Leopard con il cannone dell'M60...), così come lo è il cannone, che provvidenzialmente è da 105/52, appena un calibro più dello standard NATO, e che 'casualmente' arrivava dopo centinaia di armi prodotte su licenza per gli M60 e Leopard 1.
Da qui tutta una serie di sviluppi molto più evoluti, ma ricordo che casualmente, l'Ariete ha un pezzo da 120/44 come il Leopard 2 (ma ovviamente, anche questo è 'autarchico', o almeno così ci raccontano).
Vabbé, ma di che meravigliarsi? E' così che va il mondo.
Detto questo: è vero che gli M60/M113/M109 fecero fare un balzo enorme alle capacità dei corazzati italiani, ma come si è visto, non erano la soluzione per qualsiasi cosa. Nei primi anni '70 comparvero gli ultimi 200 M60 (prodotti su licenza) e 200 Leopard 1A1, comprati dalla Germania Occidentale. Dopo il 1973 apparvero anche i primi di 720 Leopard 1A2 italiani, più mezzi speciali vari.
Questo significa, per fare un punto di raffronto, che ancora nell'ottobre 1973, c'erano solo 500 carri italiani moderni, che detto così è un bel numero, ma in realtà erano un pò pochi, visto che per il resto esistevano oltre 2.000 M47 ancora in servizio! Nello stesso periodo gli israeliani avevano circa 1.800 carri armati, tra Centurion (circa 800), M48/60 (circa 550?), T-54/55, M4/51 Sherman. La grossa differenza rispetto all'ancora più nutrito parco corazzato italiano era che i mezzi israeliani erano praticamente tutti con i cannoni da 105 mm, che di fatto raddoppiavano la gittata utile (2+ km) contro i carri moderni, e la gran parte di essi era pure provvista di motori diesel, più vari aggiornamenti e ammodernamenti che trasformavano persino lo Sherman in un carro abbastanza temibile. Gli israeliani avevano meno APC e pure semoventi, ma come carri armati sono piuttosto dell'idea che avessero un parco largamente superiore rispetto a quello italiano. Sarebbe interessante fare una simulazione tra i due parchi, mettendo gli italiani contro o al posto degli israeliani nella guerra del Kippur, e conteggiando alternativamente sia i soli mezzi, sia i mezzi+il personale (chiaramente gli israeliani qui sono avvantaggiati dall'esperienza e dalla conoscenza del terreno, gli italiani non avevano sparato un colpo in guerra dal 1945...).
Ancora nel 1975 quest'enorme totale era di circa 2.500 unità, di cui solo il 20% moderno, e nemmeno allora, agli ultimi standard produttivi. Questo era sicuramente un problema, perché gli M109 erano standard (anzi, i tipi G erano migliorati rispetto al tipo base, specie per la gittata massima da 14 a 18 km), mentre gli M113 erano lo standard mondiale; però i carri armati oramai erano obsoleti.
Gli M47 furono sperimentati sia con il pezzo da 105 che con il diesel, ma mai adottati in questa forma, per cui rimasero gli stessi mediocri bestioni per tutta la loro vita, con pochissimi aggiornamenti e nessuno di essi importante. Quest'incapacità di ammodernare la linea corazzata era particolarmente indicativa di uno scarso peso sul bilancio per gli investimenti: le 'lattine' M113 erano economiche, gli M109 erano pochi, ma per avere 2.000 tank moderni c'era da penare il giusto!
In Europa, gli unici che ci riuscirono furono i tedeschi occidentali, con oltre 2.400 Leopard 1. I francesi si accontentarono di 1.300 AMX-30, e i britannici di 900 Chieftain.
Solo negli anni '80 la situazione cambiò: a quel punto, infatti, con altri 720 Leopard 1 (totale: 920) più circa 200 mezzi speciali, l'EI diventò una forza corazzata di tutto rispetto, totalizzando 1.220 carri moderni+ versioni speciali, più gli ultimi M47 Patton, che ad un certo punto (metà anni '80) erano indicati sui 500 esemplari, mentre verso la fine erano forse sui 200 (in riserva). In teoria dovevano essere sostituiti dalle Centauro, ma per quando queste apparvero in servizio (attorno al 1992) erano già stati sostituiti dai Leopard 1, data la soppressione di alcuni battaglioni e la riduzione da 5 a 4 dei carri per plotone (con il risultato che i carri per battaglione calavano da 49 a 40). Quindi verso la fine della Guerra fredda c'erano circa 1.200 carri italiani in forze di 1a linea, ed erano tutti 'moderni'.
Ma lo erano davvero? Ovviamente no. Negli anni '80 vi furono cambiamenti drammatici e MBT di nuova generazione tipo Abrams, Challenger e Leopard 2 apparvero, surclassando qualsiasi carro precedente. Anche la Francia rimase indietro, ma almeno riuscirono ad equipaggiarsi degli AMX-30B2 con sistema computerizzato di controllo del tiro. Gli italiani, invece, rimasero fermi lì, come fosse Antani: i carri M60A1 e Leopard 1A1/A2 erano semplicemente obsoleti rispetto alle loro ultime versioni, come l'M60A3 e il Leopard 1A3/A4/A5. Nonostante tanti esperimenti di aggiornamento, e l'offerta degli OF-40 come futuri carri armati per l'EI, di fatto la situazione rimase ferma lì.
Anche con i mezzi corazzati da fanteria le cose non andarono meglio: gli M113 rimasero il modello dominante, e ci sta; ma ci sta di meno il fatto che come IFV vi fosse il VCC-1 (560 comprati e in servizio da metà anni '70), e l'aggiornamento VCC-2 (1230 esemplari dal 1979, fianchi diritti, in pratica M113 con corazze extra e motore diesel). Gli 'altri' avevano all'epoca M2, Warrior, Marder, AMX-10P, e dall'altra parte, i BMP-1 e -2.
Come mezzi da esplorazione c'era una manciata di blindo 6616, il 'minimo indispensabile' disponibile, per giunta, essenzialmente ai carabinieri.
Più in generale, l'elevata 'cingolizzazione' in stile americano aveva privato l'EI di mezzi ruotati molto utili. Per quel che riguarda la famiglia Fiat 6614/6616, si sono sentite molte versioni in merito alla loro consistenza numerica e molte variabili (ho già scritto su questo in altre circostanze) dipendono proprio dal numero dei veicoli comprati dalle forze nazionali. Da quel che risulta negli speciali di Storia Militare, la 6614 è stata comprata in: 110 esemplari per l'Aeronautica (con una Minimi da 5,56 mm, ma sarà stato così fin da subito? Dubiterei...); 60 per la Polizia di stato; e 20 dati 'in valutazione' all'EI. Purtroppo non si fa menzione dell'arma dei Carabinieri, eppure c'é almeno una foto in cui esiste questo veicolo con una torre binata da 7,62 e colorazione grigio-verde. Mistero, no?
Le 6616 invece vennero date in 50 esemplari ai Carabinieri, sempre dagli anni '70 in poi, ma anch'esse erano destinate a compiti di seconda linea e protezione carceri.
Anche come elicotteri controcarri la situazione era molto insoddisfacente; l'A.129, destinato poi a diventare un mezzo fondamentale per l'EI, venne consegnato solo a fine 1990, e non partecipò nemmeno a Desert Storm, ma costruito per cacciare i carri armati sovietici, si ritroverà in Somalia per fare il peace keeping.
Mentre francesi, inglesi e tedeschi si equipaggiavano di elicotteri controcarri armati con missili HOT e TOW, oltre 100 per ciascun esercito in questione. Allora, chi era il fesso? Loro, che avevano una flotta di elicotteri 'provvisori' di oltre 100 unità (Germania Ovest: oltre 200 BO 105; UK: oltre 100 Lynx; Francia: oltre 120 Gazelle), capaci teoricamente di distruggere una divisione corazzata in un volo, oppure gli italiani che rimasero con due prototipi A.109TOW e qualche altro tipo A.129 fino alla caduta del Muro e alla riunificazione delle Germanie? Io direi la seconda. Che poi i franco-tedeschi abbiano pasticciato inspiegabilmente con il Tigre per vent'anni, è un altro discorso. Ma a quel punto, la minaccia primaria (orde di carri sovietici) non esisteva più e quindi il dopo-Guerra fredda esula da questo studio.
Bene, per quello che riguarda la contraerea, la questione è ancora più difficoltosa. Da un lato l'EI aveva il sistema Maxon Mount (quadrinate da 12,7 mm americane), oltre 250 Bofors da 40/70 e per giunta, 22 batterie del sistema HAWK. Però le grandi unità, a livello di brigata o di divisione, erano in genere prive... di armi antiaerei! MA dove diavolo erano tutte quante? Uno si potrebbe aspettare dei sistemi assegnati come nelle divisioni sovietiche, con interi reggimenti antiaerei con cannoni o missili; ma non c'erano nelle unità italiane. Erano gruppi indipendenti, da quel che ho capito, che sottostavano ai comandi di armata e di corpo d'armata. Strano, a dire il minimo. Certamente non molto comprensibile e molto probabilmente nemmeno tanto razionale. Così, è successo che mentre la Germania Occidentale ha avuto prima 500 M42 Duster, e poi 420 Gepard, per accompagnare le sue forze campali, l'Italia ha avuto zero sistemi semoventi fino alla fine anni '80. Con i missili Stinger applicati alla sola FIR, per avere un sistema campale di difesa ci si dovette accontentare di aspettare fine anni '80 per avere il SIDAM, un catorcio che scimmiottava lo ZSU-23-4, ma senza capacità ognitempo (e nemmeno notturna, da quel che è descritto in dettaglio!). E il bello è che ne volevano 350, quando poi si sono saggiamente limitati a 275. Un pozzo di soldi: 800 miliardi. Per un sistema nato vecchio, salvo poi piangere miseria perché il molto superiore OTOMATIC (che oltretutto è apparso anche prima!) non è stato comprato.
Tutto molto razionale, sì.
Quanto ai lanciarazzi multipli: dopo tanti esperimenti, solo nel caso dei 22 MLRS c'é stata un'operatività effettiva, e vista la loro imprecisione e potenza di fuoco 'cieca', non è stato possibile usarli per missioni umanitarie di sorta, quindi di fatto sono stati non solo pochi (ma con ben 5.400 razzi ordinati), ma anche ben poco utili nell'insieme, per l'EI. Tanto valeva tenersi i semoventi, almeno erano più precisi.
Adesso guardiamo più in dettaglio gli equipaggiamenti principali di terra dell'EI nel periodo della Guerra fredda (fonti: gli speciali di Storia Militare, che diamine!):
Artiglierie
149/19 vs M114:
Peso in marcia: 7 vs 5,8 ton
Cadenza tiro max: 2 RPM vs 3 RPM
Peso proiettile: 37,7 kg vs 43 kg
Peso HE: 5,5 kg vs 6,8 kg
N. cariche: 6 vs 7
Gittata: 15,3 km vs 15 km
Tipi munizioni: HE vs HE-WP-CH-IL-NB
Equipaggio: 9 vs 10
Commento: per quanto buono sia stato il 149/19, è chiaro che anche nelle sue edizioni postbelliche, come il Mod 51, fosse inferiore all'M114 americano, artiglieria molto popolare. Come si vede dal raffronto sopra, l'M114 ha due vantaggi chiave: 1) pesa circa 1 tonnellata in meno del 149, ed è tutta fatica in meno durante i movimenti nel paesaggio italiano; 2) ha una gamma di munizioni vastissima, che va ben al di là della granata 'col botto'. Inoltre, se vogliamo dirla tutta, il 149/19 è superiore in gittata ( e forse in precisione), ma solo perché usa la granata leggera da 38 kg (vedi sotto); con quella standard, pesante più o meno come quella americana, ha una gittata inferiore di oltre 1 km. Questo significa che l'149/19 può essere superiore all'M114 per gittata o pari per potenza del colpo, ma NON entrambe le cose al tempo stesso! E' un'arma che pesa 1/7 in meno, che tira una granata pari potenza con inferiorità di appena il 3-5% in gittata, ma che è del 15% più leggera e quindi più mobile, per giunta ha maggiore cadenza di tiro e si mette in posizione prima e meglio; è evidente che l'M114 è in vantaggio. E non è un caso, al di là del calibro non standard nella NATO da 149 mm, che il 149 sia sparito circa 20 anni prima dell'M114, che ancora nei primi anni '90 svolgeva onorato servizio in alcune unità d'artiglieria.
L'obice da 149/19 aveva tra l'altro granate Mod 32 da 42,1 kg (6,7 HE) a 13.500 m, Mod 41 da 32 kg, Mod G da 34 kg da 14.800 m (non in uso dopoguerra)
Granate del 149/19:
Mod 32: (149/19-35-40): 42,55 kg o 42,1 kg (6,7 kg HE), gittata 13.160 m (riferita a 42,55 kg) o 13.500 m (a seconda delle fonti: forse era quella da 42,1 mentre la versione a 42,55 era a 13.160 m?) (il 35% dopoguerra)
Mod leggero 149/12-13-19: 31,8 kg (? kg HE), gittata 14.240 m (il 50% dopoguerra)
Mod G: 34 kg, gittata 14.800 m
Mod 51: 37,5 kg o 37,66 (5,5 kg HE), gittata 15.320 m (37,5 kg?) (il 15% dopoguerra)
Peso arma:
Originale (mod 37): 5.650 kg, marcia 4170+4000 kg seguirono i Mod 41 -vettura unica con avantreno; e Mod 42 - vettura unica senza avantreno.
Mod 42/50, 6.700 kg batteria (6.260 kg in altre fonti), 6.810 kg traino
Mod 41/51, 6.470 kg batteria, 6.960 kg traino
210/22 vs 203/25:
Peso in batteria: 15,8 vs 13,7 t
Cadenza di tiro 0,5 vs 1 RPM
Peso proiettile: 101 vs 91 kg
Peso carica HE: 13,9 vs 16,7 kg
N. cariche: 6 vs 7
Gittata: 16,9 vs 15,4 kg
Tipi munizioni: HE vs HE, nucleare
Equipaggio: 9 17
Commento: anche il 210/22 è un'ottima arma, ma l'M115 è migliore: pesa 2 tonnellate di meno, ha quasi 2 km di gittata in più, e la granata ha circa il 20% di esplosivo extra, pur pesando di meno! Wow. Ah, è pure (dopoguerra) un'arma nucleare. Calibro standard NATO e numero disponibile hanno aumentato la sua popolarità, e alla fine la ritroviamo anche sulla prima versione dell'M110. Vantaggio che il potente e massiccio 210 non ha potuto godere.
Fuori servizio:
-210/22: 1959? (riserva dal 1955)
-140/30 nel 1971., 17 pdr: 1971. M36 (cacciacarri): 1971.
-149/19: 1974 (era in riserva già da diversi anni);
-M114 1995 (idem); M44 (155 mm): 1981.
-M44 semoventi: 105 giunti nel 1954 (stesso obice dell'M114, raggio 14,8 km); incredibilmente, nel 1980 ne restavano ancora 95 esemplari, rimasti in linea fino al 1986(!)
Di questi mezzi, prodotti in oltre 600 esemplari, si ricorda il peso di oltre 28 t, la velocità di 56 kmh, ma un'autonomia di soli 120 km su strada; corazza d'acciaio spessa max 12,7 mm, e pilota sistemato in torretta.
-M55 semovente: 24 dal 1960, calibro 203/25, 55 tonnellate, 48 km/h (meccanica dell'M48, che però non era in servizio in Italia), autonomia 260 km.
-M110 semovente: 41 giunti dal 1964, calibro 175/60: notare bene che gli M110 propriamente detti non vennero consegnati, ma furono gli M107 ad essere convertiti successivamente. 36 andarono a 3 gruppi d'artiglieria e 5 alle scuole. Rimarranno in servizio, come M110A2, fino agli anni '90.
-M109 semovente: 25 comprati negli USA nel 1964(?), poi altri 195 prodotti su licenza OTO Melara nel 1965-73 (oppure 1971-73, non è ben chiaro); altri 40 (inizialmente 108) vennero poi costruiti alcuni anni dopo, totalizzando quindi 260 pezzi precisi, quasi tutti nati come M109G (gittata passata da 14,3 a 18,5 km; da 3 a 4 RPM, 6 lancianebbiogeni e altro ancora, 23,8 ton complessive).
Numeri: dell'M114, nel 1976, c'erano 426 esemplari. Dell'M 59 155/45 95 esemplari (72 pronti). 203/25 M115: 48.
Dei FIROS 30 venne comprata solo una batteria sperimentale con 2 lanciatori. Più qualche FIROS 6, in tutti i casi per valutazione.
I semoventi M 109 originali vennero consegnati in 24 esemplari nel 1965, più o meno ai tempi dei primi M60, mentre i primi M109G arrivarono dopo metà 1971. La parte veicolare la costruivano gli americani mentre l'OTO, con il contratto firmato nel 1968, costruiva il cannone con meccanismo di chiusura tipo tedesco (e gittata che passava da 14 a 18 km). Nel 1971 l'OTO presentò già un M109 con pezzo lungo 39 calibri.
Aggiunto agli M109 un altro lotto ordinato nei tardi anni '70. L'acquisizione vide anche 213 portamunizioni M548 e 199 M577 corazzati come mezzi comando. Oltre 410 furono poi i semoventi mortai ricavati dall'M113, tipo M106 con pezzo da 81 o da 120 mm.
Nel 1982 c'erano previsti stranamente più unità: ben 73, di cui però 18 in riserva. Il totale delle armi assegnato era a questi gruppi, di:
-180 pezzi da 105/14, 216 da 105/22, 396 da 155/23, 36 da 155/45, 144 da 155/39, 36 da 203/25, 252 M109 da 155/23, 36 M107 da 175/60.
Notare che questi pezzi non erano tutti quelli realmente disponibili: i 105/14 erano non meno di 336, gli FH-70 in tutto 164 (+20), c'era qualche pezzo extra come M109 (sui 260) e da 203/25.
In tutto queste unità di prima e seconda linea avevano ben 396 pezzi da 105, 576+252S da 155 (totale: 828 di cui 792 obici); 36 da 175 e 36 da 203 (notare che mancavano ancora gli M110A2, ricavati dagli M107 successivamente). Totale complessivo previsto: 1296, più 8 lanciamissili Lance.
Nel 1985 iniziarono le consegne degli M110A2 con 23 esemplari ex M107; finirono le consegne dei 164 FH-70; nel 1986 venne consegnato il primo M109L (il prototipo era stato usato nel 1984). Prove del Firos 30 e del VM 90. Nel 1988 arrivarono i primi 2 MLRS, con gli altri 20 saranno stati operativi nel 1993. Nello stesso anno vennero ritirati gli ultimi muli.
Nel 1990 erano disponibili, all'inizio dell'anno: 48 gruppi d'artiglieria, 1 missili e 7 specialisti, quasi tutte le artiglierie erano da 155 trainate o semoventi, ben 40 gruppi su 48! Circa 720 pezzi. Delle armi da 155, dei 40 gruppi, ben 20 erano ancora con gli M114, 12 con gli M109 e 8 con gli FH-70. All'epoca erano 3 batterie da 6 pezzi, quindi 18 per btr = circa 800+ artiglierie complessive verso la fine degli anni '80. Nei magazzini, naturalmente, ce n'erano parecchi di più, data la radiazione di tanti vecchi arnesi, per lo più armi da 105/14 e simili.
Nel 1988-92 accaddero altre cose: scioglimento gruppo Lance, ritiro ultima unità fanteria d'arresto con smantellamento dell'armamento (ultima unità radiata nel 1992) delle postazioni. Nel 1992 venne deciso di aumentare le artiglierie da 18 a 24 per gruppo. Entro quell'anno erano anche previsti 4 FIROS 30 di una batteria sperimentale. Dovevano diventare 60 in tutto, ma non se ne fece nulla, batteria sperimentale a parte. Notare bene che i precedenti FIROS 25 erano su scafo di autocarro tedesco. E non erano corazzati.
Per la fine del 1993 erano previsti 5 rgt da 105, 7 rgt M109L, 1 MLRS, 1 M110, 5 FH 70 = circa 360 pezzi.
Nel 1995 c'era un rgt artiglieria parà, 4 montagna, 1 pesante, 1 a cavallo (sic), 5 pesante campale, più 10 semoventi M109L, 1 M110, 1 MLRS. Totale: i rtg artiglieria erano all'epoca soltanto 23, di cui 11 trainati, 11 semoventi e 1 MLRS (notare la scomparsa dei Lance e l'apparizone degli MLRS). C'erano anche batterie aa nei reggimenti artiglieria, e altri 7 reggimenti e 2 gruppi artiglieria a.a.
Però il totale delle armi disponibili era calato a circa 412. Se non altro erano praticamente spariti gli M114.
Carenze dell'artiglieria italiana nella Guerra fredda (e forse oltre). Certo non il numero: circa 2.000 pezzi erano disponibili, così come circa 2.500 carri, fino alla riforma del 1975, quando, da 7 divisioni e 10 brigate, si passò a 4 divisioni e 14 brigate. Il totale del personale e della forza in generale calò di 1/3. Le artiglierie vennero ridotte da 2.000 a 1.300, i gruppi erano circa 100+ negli anni '60 iniziali, e rimasero oltre 90 fino al 1975; dopo il 1975, si ridussero a 60+1 gruppo Lance + 7 gruppi specialisti artiglieria = 60 o 61 o 68 a seconda di come si vuole misurare. Le artiglierie erano per lo più ancora gli M114 con oltre 20 gruppi. 19 campali, 11 montagna, 24 pesanti erano i principali. Il totale comprende anhe le unità di mobilitazione.
Piuttosto, c'erano ben altri problemi che i semplici numeri...
-1) mancanza di semoventi d'artiglieria antiaerei moderni. Qui, in pratica, l'EI ha sempre fatto finta di niente, non ha mai avuto, per esempio, gli M42 Duster, che pure vennero ceduti in ben 500 esemplari ai tedeschi. Né ha mai comprato il loro successore diretto, il Gepard (420 per la Germania), per via dei costi 'elevati'. I semoventi entrarono in servizio in pratica soltanto verso il 1988 circa, con i primi SIDAM di ben 275 (originariamente 350) previsti, ad alto costo, e di scarse capacità belliche oltretutto. E in ogni caso c'era un altro problema...
-2) la mancanza di unità a.a. divisionali di pronto impiego. Né le divisioni, né tanto meno le brigate, avevano reparti antiaerei di pronto impiego, in effetti esisteva un gruppo di contraerea leggera, ma soltanto in posizione 'quadro', il che significa che senza mobilitazione questo gruppo non esisteva affatto, e che anche volendo, sarebbe stato riattivato solo dopo un bel pò di tempo e usando dei riservisti, l'efficienza di una simile unità senza personale continuamente attivo e addestrato è molto opinabile. E dire che non mancavano sistemi antiaerei, anche se non modernissimi: molti Maxon Mount (spesso usati da autocarri), e oltre 250 pezzi da 40/70 con tanto di radar di scoperta e controllo tiro come i CT/40. Ma questi gruppi non erano integrati con le grandi unità divisionali. Perché? Non si sa, è assurdo, ma è così.
E dire che c'erano ben 22 gruppi di missili HAWK disponibili ma operanti in maniera indipendente. Questi sistemi, però, non erano adatti ad operare in 1a linea o a seguire rapidamente le unità in movimento e di fatto erano usati per proteggere le retrovie. Resta il fatto che ce n'era praticamente uno per ogni brigata dell'esercito (negli anni '80 ridotte a circa 26), a maggior ragione togliendo la paracadutisti e le 5 di montagna!
-3) la mancanza di sistemi di automazione e di ricognizione avanzati: non c'erano radar di controbatteria, non c'erano RPV a parte per la brigata missili, non c'era un sistema automatizzato di controllo della battaglia: il SAGAT arriverà a tutte le unità monotubo (ovvero tutte a parte l'MLRS) solo nel 1993, mentre solo nel 1995 saranno distribuiti sistemi di navigazione terrestre per il controllo preciso della posizione delle artiglierie, anche di quelle semoventi. Lo stesso sistema M109L era da questo punto di vista, rudimentale e benché balisticamente paragonabile all'M109 Paladin, di fatto era molto inferiore come capacità operativa almeno da questo punto di vista.
-4) Le munizioni non erano esattamente al top: c'erano in pratica solo quelle basiche, anche se in buona quantità; ma mancavano le RAP a razzo; le submunizioni; e persino le spolette VT per l'uso ottimale delle HE.
Erano tutte carenze molto serie, a maggior ragione per un esercito che aveva così tante unità d'artiglieria, così tanti elicotteri, così tanti cannoni e mortai di ogni sorta, inclusi quelli contraerei.
-5) la scelta pessima di non procedere con l'OTOMATIC ma con il SIDAM, che al dunque, comprato in più esemplari, si è dimostrato altrettanto costoso ma molto meno efficace.
-6) l'impossibilità pratica di radiare i vecchi M114 entro la fine della Guerra fredda, tanto che essi superavano nettamente gli FH-70 in numero, mentre gli M-109G erano ancora in buona parte da convertire allo standard M109L, completato entro metà anni '90.
SI pensi solo, per capire la potenzialità di questi limiti, a quel che è successo alla potente artiglieria irakena nel 1991 (oltre 3.000 pezzi): distrutta sotto un diluvio di fuoco di controbatteria, da parte di unità alleate né più numerose né più virtuose quanto a gittata. E l'artiglieria italiana, invece, ha vivacchiato così, malgrado alcuni buoni o ottimi pezzi come l'FH-70 e il Lance, o l'M109L.
Corazzati
Come detto prima, i carri armati sono arrivati in più riprese. Ma purtroppo per la prima generazione non si sa molto. Numerosi M-3/M-4/M-5/M-24 vennero dati all'E.I., non è chiaro invece quanti furono gli M-26. Alcuni dicono che arrivarono nel 1951, altri nel 1952, almeno 270 mezzi si dice che siano arrivati. Gli M-47 arrivarono in 880 esemplari(?) nel 1952 e poco dopo, 1.000 nel 1962 e 1964, e almeno 500, forse 750 probabilmente attorno al 1968 ex tedeschi. In tutto dovrebbero essere stati 2.480.
M60A1:
-1965-66: 100 (USA)
-1969: 95 (OTO)
-1970: 105 (OTO)
Leopard 1:
-1969: 1
-1970: 73 (74)
-1971: 122 (196, GER) (ps strano, dovevano essere 200)
-1974/75: 17 (213)
-1976: 193 (406)
-1977: 213 (619)
-1978: 78 (697)
-1979: 50 (747)
-1980: 73 (820)
-1981/82: 37 (857)
-1983: 64 (921)
-1984/85: 8 (929)
-1988: 1 (930) (ps assurdo: dovevano essere 920, qualcuno a Storia militare non sa fare i conti o cosa?)
1 nel 1969; 73 nel 1970; 122 nel 1971; 17 nel 1974-75; 193 nel 1976; 213 nel 1977; 78 nel 1978; 50 nel 1979; 73 nel 1980; 37 nel 1981-82; 64 nel 1983; 8 nel 1984-85 e 1 (!) nel 1988.
Miglioramenti dell'M60 (per lo più da metà anni '80):
Generale
-revisione generale e miglioramenti meccanici di dettaglio
Combattimento diretto:
-sistemi IL per visione e puntamento (sperimentati dal 1977) sui periscopi già esistenti
-proiettili APDSFS di tipo tedesco (anni '80)
-mitragliatrici MG al posto delle M73
-lanciagranate tipo Leopard 1 (8, con 2 file di 4 sui fianchi della torretta)
-armi FAL al posto dei vecchi MAB per l'equipaggio
Comunicazione e logistica:
-radio di generazione successiva
-veicoli portacarri per movimenti rapidi su strada ATC 81
-veicoli gettaponte su scafo Leopard nelle unità M60
Prove, ma non adozioni: telemetro laser essenzialmente, sperimentato circa metà anni '80
Mai provati: corazze ERA, visori termici, stabilizzatore, generatori fumo, versioni speciali come quella del genio e gettaponte (sostituita da quelle su scafo Leopard).
Per quel che riguarda le armi da 105 mm (dei Leopard 1 e M60), c'erano le munizioni a carica cava M456 e IM390, incendiarie fumogene, plastiche L35 e L37, perforanti APDS L28 e L52 e APFSDS DM33, che peraltro erano un po' più lente delle altre in quanto avevano 1455 metri al secondo anziché 1470; la gittata arrivava a 9 km, quelle fumogene incendiarie, con le cariche cave e 8, con quelle a schiacciamento HESH.
Carenze mezzi corazzati:
- anzitutto, i carri armati NON ebbero armamento stabilizzato: né Leopard né M60, tantomeno gli M47, e questo malgrado che quasi tutti gli altri eserciti (i sovietici e britannici da metà anni '50, gli americani dagli anni '70 ecc) li avessero. Nemmeno l'aggiornamento degli M60 e Leopard fatti da altre nazioni intaccò minimamnte la questione per gli italiani, anzi... difficile dire come mai: forse aveva ragione Alberto Angela quando diceva che questo era dovuto alle limitazioni 'difensive' dell'esercito italiano in ambito NATO? Boh.
- altro problema: la scarsità di veicoli portacarri: negli anni '50 arrivarono sicuramente un gran numero di corazzati americani, e nel decennio successivo ancora di più; eppure, assieme ad essi si videro solo 120 veicoli tra Diamond ed M26. Forse gli americani volevano suggerire agli italiani di non avventurarsi 'offensivamente', chissà. Solo negli anni '80 arriveranno finalmente gli ATC81 italiani, per rilevare mezzi che risalivano alla II GM. Questo comportava in pratica che non fosse possibile trasportare se non per ferrovia le grandi unità corazzate, visto che mandare colonne di tank in mezzo alle strade (devastandole), era fuori discussione...
- organicamente non erano previsti semoventi contraerei corazzati, e addirittura in tempo di pace nessuna unità antiaerea attiva a livello divisionale. Fino al SIDAM, come detto sopra, a parte i Maxon Mount installati su autocarri o semicingolati (meglio dé gnente...).
- le capacità di combattimento notturno furono neglette per lungo tempo: i primi ad averle furono gli M60, ma solo pochi proiettori IR vennero comprati per questi ultimi, così che di fatto, solo all'inizio degli anni '70 arrivarono capacità notturne effettive, con i primi Leopard 1. Circa 15 anni dopo dallo standard sovietico in questo settore, e circa 10 anni dopo le prime applicazioni NATO.
Storia per anni (o quasi):
Tra la fine della guerra si formaval'esercito cosiddetto di transizione fino al 1947 con il Trattato di pace di Parigi.
Esso aveva una forza di 140.000 uomini e quasi esclusivamente costituito da fanteria appiedata. I mezzi corazzati erano pochissimi e logori. Ma dal 1950 iniziarono ad arrivare delle grosse forniture di materiale proveniente dagli Stati Uniti in conto di difesa mutua e così le truppe dell'esercito diventarono subito molto più forti di quanto non fossero stati prima, quando avevano solo una flotta di carri Sherman di cui alcuni erano Firefly, ma tutti erano logori oltre che obsoleti.
Gli M46 equipaggiati della stessa torre dell'M26, ma con uno scafo diverso e con motore più potente, lo stesso utilizzato dall' M47 successivo, non ebbe impiego con i reparti italiani, se non come mezzo d'addestramento (presumibilmente solo negli USA).
L'Italia entrò nella NATO nel 1949, e all'epoca l'esercito aveva solo 132.000 effettivi, all'epoca aveva solo 5 divisioni di fanteria, la brigata corazzata (Ariete) e quella alpina (Julia). Bene, con gli accordi intrapresi in ambito 'atlantico', l'Italia aveva il traguardo ambiziosissimo di raggiungere ben 21 divisioni, entro il 1954(!). Quindi persino PRIMA della guerra di Corea, l'Italia avrebbe dovuto avere una massa di forze incredibile, tra cui 14 divisioni di fanteria, 3 alpine e addirittura 4 corazzate. Se si pensa alle 70 divisioni dell'esercito di pochi anni prima, questi valori sembrano modesti, ma in realtà erano qualcosa di gigantesco da realizzare con gli 'standard' postbellici. Ma evidentemente, l'Italia sgomitava per 'contare di più' in ambito internazionale, i generali non erano certo dispiaciuti del ritrovato prestigio e gli americani, che comandavano il gioco, avevano una forza di 'ascari' da sacrificare contro il temibile Patto di Zio Joe. Francamente un gioco estremamente cinico da portare avanti, ma questo era quel che all'epoca (e anche adesso) significavano i rapporti di forza tra le nazioni. Ma, se non altro, questa gigantesca forza di terra, anche se costituita da divisioni non sempre al 100% della loro forza in tempo di pace, non verrà mai realizzata, malgrado gli aiuti americani. All'epoca la Ariete aveva solo 2 btg carri, con 42 M4 Sherman l'uno, oltre a vari mezzi ausiliari.
Fu nel 1950 che gli aiuti in conto MDAP e questo rese possibile aumentare notevolmente quel poco di potenziale delle forze di terra italiane (e anche nelle altre 'dimensioni' fu ugualmente un aumento di capacità notevole). Anche le fortificazioni alla frontiera Est vennero ripristinate, con il primo battaglione da fortezza e una serie di costruzioni che continuò, sia pure con materiale per lo più di vecchio tipo, ma con costruzioni che continuarono fino al 1975, malgrado i dubbi sull'efficienza reale delle linee di fortificazioni permanenti, al di là della loro significanza simbolica. Arrivarono anche cannoni e obici da 140, 149 e 155 mm di vario tipo, e persino la prima missione 'fuori aerea', in Somalia, con 5 battaglioni complessivi. La forza dell'esercito aveva raggiunto i 195.000 effettivi.
1951: arrivarono il carro medio M26 e anche quello leggero M24, che progressivamente sostituì i vecchi M3/M5. Il battaglione corazzato all'epoca aveva 50 Sherman e vari mezzi da esplorazione e portacarri (solo 17). All'epoca c'era anche la cavalleria corazzata in organico alle divisioni di fanteria, in genere aveva 14 M 24, 18 Stuart e 37 mezzi da ricognizione più 26 carrette cingolate. Infine, a Caserta venne costituita la scuola truppe corazzate.
-1952: il totale delle forze dell'esercito previste in ambito NATO calò a 'sole' 19 divisioni entro il 1955, e non più del 75% del personale in tempo di pace.
Le divisioni di fanteria arrivarono a 10 e le brigate alpine a 4 (1 + 2 formatesi durante quell'anno), mentre divennero divisioni corazzate anche le brigate Ariete e Centauro. In servizio con l'Ariete.arrivarono gli M47; non solo, anche l'obice da 210 riientrò in servizio, così come il semovente Sexton da 88 mm e i mortai calibro 107 mm.
La cavalleria corazzata diventò parzialmente una forza di carri convenzionali. Un vero e proprio plagio nei confronti delle unità di fanteria carrista: 2 unità, Novara e Nizza, ebbero ciascuna un reggimento su 3 battaglioni di 45 carri l'uno, in un caso con gli M26 e nell'altro (Nizza) gli M4. Già negli anni '40 la cavalleria, che ebbe progressivamente carri armati e semoventi anziché le sole autoblindo, aveva travalicato le sue caratteristiche di esplorazione leggera, diventando una forza d'urto come i carristi veri e propri. E la confusione sarebbe rimasta tale, quando addirittura nel 1975, sarebbero stati costituiti i gruppi squadroni, che in realtà non erano altro che cloni dei battaglioni carri. Forse l'esercito avrebbe fatto meglio a studiare piuttosto il modo di mobilitare rapidamente i suoi carri armati, visto che con 120 trattori/rimorchi poteva al più recuperare i mezzi guasti, ma certo non mobilitare intere divisioni, che a quel punto dovevano o muoversi con i loro mezzi, oppure per ferrovia. Il problema sarebbe risultato notevolmente tignoso, ma solo negli anni '80 sarebbero entrati in linea gli ATC 81, e probabilmente mai nella quantità necessaria. Così, un esercito che arrivò ad avere circa 3.000 carri armati e migliaia di mezzi corazzati e per giunta, essendo quasi tutti cingolati, di ridottissima mobilità strategica, finì per avere un numero irrisorio di mezzi per mobilitarli, ferrovie a parte. Alla fine degli anni '80 vi fu pure il colpo di genio: le Centauro, che in un certo senso risolvevano il problema della mobilità incrociando (come il mitico Centauro!) un veicolo porta carri... e il carro. Beh, francamente parlando era una pensata un pò strana: prevedere una mobilità delle forze corazzate (comunque ingenti) con reparti di trasporto era così brutto? Col senno di poi, considerando anche che sia le Centauro non risolvevano niente dei problemi degli altri reparti, e il loro costo, sarebbe stato più saggio ricordarsi di avere anche dei mezzi di movimentazione per la massa dei corazzati (circa 7.000 tra carri, semoventi e trasporti truppe!). Ma per qualche 'ragione', non fu mai fatto per tutta la Guerra fredda.
-1953: iniziava la costituzione di una 3a divisione corazzata, la Pozzuolo del Friuli, con il 4o rgt carristi su 3 btg carri con gli M-47. Questa divisione era basata nel Lazio. Nonostante avesse ricevuto nel suo reggimento, oltre 170 M-24 e M-47, aveva solo 4 carri recupero M-32.
I due reggimenti artiglieria corazzati delle altre due divisioni sostituirono gli M-10 con gli M-36 mentre i loro reggimenti bersaglieri ebbero un 3o battaglione.
Nel mentre l'Ariete ebbe la trasformazione da squadrone a gruppo squadroni con 2 cp di blindo Greyhound e una cp di carri M-24. Con questa mossa l'esecito tornò ad avere 3 divisioni corazzate, bene equipaggiate con mezzi pesanti e all'epoca, ancora moderni, specie gli M-47. Però le divisioni fanteria erano gravemente sottopotenziate, con mezzi a motore destinati solo al trasporto di materiali pesanti d'appoggio, organico ridotto e in qualche caso, struttura binaria anziché ternaria.
L'artiglieria divisionale della divisione fanteria ebbe accentrati tutti i gruppi: 3 da 105 e 1 da 155, più uno c.a. da 40 mm. Quanto alle truppe alpine, arrivò la 5a brigata alpini Cadore.
Infine, venne costituita una scuola di protezione NBC.
Nel 1953-54 si corse anche il rischio di combattere davvero per la crisi di Trieste, risolta l'anno successivo con l'assegnazione all'Italia mentre l'Istria andava alla Yugoslavia.
-1954: dopo così pochi anni dalla guerra, l'esercito italiano stava raggiungendo già l'apice della sua struttura postbellica; ma l'obiettivo politico di uscire dai limiti del trattato di pace stava venendo raggiunto, vi fu una certa distensione internazionale con la risoluzione della crisi di Trieste e la morte (l'anno prima) di Stalin, così come finì al contempo la guerra di Corea. Tutte queste cose si intrecciarono insieme e così iniziarono anche a diventare più problematici i finanziamenti statali alle forze armate, mentre gli USA a quel punto ridussero gli aiuti militari e infine la NATO ridusse l'obiettivo organico per l'esercito a sole 16,5 divisioni e mezza, entro il 1956 (quando un paio d'anni prima si parlava di 19 divisioni e prima ancora di 21!), di cui nessuna oltre il 75% della forza prevista in tempo di guerra. 3 divisioni non dovevano essere oltre il 30%! Questo avvenne per via dello schieramento di armi nucleari tattiche, che ridusse la necessità di avere grandi eserciti convenzionali. La questione fu così seria che la divisione di fanteria Trieste (proprio quella!) fu temporaneamente sciolta, mentre la neonata Pozzuolo del Friuli fu ridotta per mancanza di uomini e i suoi battaglioni rimasero con una sola compagnia carri per ciascuno(!).
Nel contempo il battaglione carri ebbe riduzione della compagnia comando (da 6 a 3), ma aumentò il numero dei carri per plotone da 4 a 5!
Questo, mentre l'Ariete ebbe due sezioni aerei leggeri. La scuola truppe corazzate aveva 3 battaglioni con 144 carri e molti altri mezzi.
Entrarono in servizio il semovente M-44 da 155 e un carro su meccanica Sherman per azioni di recupero. A questo punto, il battaglione carri aveva 51 veicoli su 3 compagnie e quella comando.
I carri Sherman, all'epoca, erano da mobilitare solo in guerra, per le divisioni di fanteria (48 mezzi con armi da 75, 76 e 105 mm). Curioso come erano ripartiti: 12 tank con cannone da 76, 12 con il 105, 24 con il 75 mm. I carri con il 75 erano su due cp, ma entrambe avevano il plotone carri comando con il 76 mm, anche la cp con il 105 mm aveva il plotone comando da 76 mm, e così il plotone comando del battaglione, sempre con 3 carri da 76 mm. In pratica questi erano quelli più potenti per il tiro controcarri, ed erano assegnati ai comandi di battaglione e di compagnia.
-1955: l'esercito, malgrado il preannunciato ingrandimento, era cresciuto in realtà solo fino a 235 mila uomini, rappresentati da: 3 divisioni corazzate, 10 di fanteria+ 5 brigate alpine e lagunari (3 btg misti marina/esercito). Le forze corazzate vere e proprie erano costituite da 3 reggimenti carri (4°, 131° e 132°), 7 di cavalleria blindata e vari battaglioni e gruppi squadroni.
IN tutto c'erano 500 carri M-26 e M-47 in attività per la fanteria carrista, 400 M-24 e M-26 per la cavalleria, più naturalmente la ferraglia in assegnazione alla riserva/mobilitazione e i mezzi addestrativi, che all'epoca arrivavano a 180 cingolati per la scuola truppe corazzate. Le divisioni di fanteria, senza carri in tempo di pace, avrebbero avuto circa 500 mezzi in tempo di guerra, tutti Sherman. Era apparentemente un complesso di forze notevole anche se inferiore rispetto a quanto preventivato dalla NATO.
Ma iniziava a delinearsi un problema notevole: gli aiuti americani erano focalizzati in pratica quasi esclusivamente SOLO per la truppa di prima linea. Carri armati, artiglierie, semoventi vari. Ma ben poco come radio e veicoli logistici; in pratica, l'esercito italiano era ridotto a fare il 'grosso' ma al contempo 'mendicante', perché non aveva carenza apparente di cannoni e carri, ma solo perché erano stati dati aggratis dagli americani. Mentre tutto quello che non era stato dato, in cui gli americani avevano detto (doverosamente) agli italiani di 'arrangiarsi' un pò, ecco che non c'erano i soldi. Per il resto, i najoni davano vita a quell'esercito, così da renderlo molto economico. Armi americane, najoni e logistica da terzo mondo.... ma come 'numeri', l'Italia tornò a contare nella NATO.
Nel 1955 c'era un ammanco di 11.500 autocarri tattici e logistici e 1.900 motocicli rispetto all'organico teorico delle divisioni di fanteria; inoltre c'è a cadenza nei mezzi di trasmissione e mancavano sufficienti reparti paracadutisti mentre nelle divisioni di Fanteria non c'erano carri armati in tempo di pace. In pratica, la logistica dell'EI era appena sufficiente per mantenere la sua struttura in tempo di pace. Basti dire che c'erano solo 120 rimorchi carri della II GM per impiegare i carri armati, aggiungiamo che la ferrovia non era molto affidabile in tempo di guerra, e che i motori a benzina dei carri armati consumavano sugli 8 litri al km; per i movimenti fuori strada, l'autonomia di un M47 era misurata in 6 ore, piuttosto che in km (120 circa), sulle strade. Non era solo un problema di soldi: l'esercito italiano, da metà '800, faceva fin troppo affidamento sulla mobilitazione in caso di necessità. Le unità erano sparse lontane tra di loro, c'erano pochi poligoni, troppo affidamento sulle riserve, con il risultato che l'amalgama nelle unità era quanto meno deficitaria. Inoltre, mancavano o erano scarsamente presenti unità sanitarie, officine e commissariati in tempo di pace, perché anche questi erano evidentemente visti come un fardello inutile in tempo di pace.
Infine, la formazione di truppe corazzate suddivise tra cavalleria corazzata e fanteria carrista causava non poca confusione e a questo problema si cominciò a proporre una soluzione già nel 1957 (ovvero l'unificazione delle due specialità), senonché essa vide la luce solo nel 2000 nell'ordinamento italiano.
Un altro problema era la formazione degli equipaggi dei carri. Come detto, la forza dell'esercito era basata sulla leva, con il risultato che persino interi equipaggi di carri armati erano costituiti da personale di leva. Nemmeno il comandante del carro era un professionista, cosa che in molti eserciti di leva accadeva. Per fare sufficiente allenamento ai carristi, a quel punto era necessaria molta attività dei veicoli, il che dagli anni '70 vide l'esercito sempre più attivo nel campo dei simulatori, per evitare di distruggersi tutti i carri con un'attività meccanica eccessiva.
l gruppi squadroni esploranti vennero riclassificati in reggimenti di cavalleria blindata, su 3 squadroni esploranti e di appoggio, con 32 M-24 e 10 blindo, più numerosi altri mezzi minori.
Come artiglieria, i pezzi da 155 e 203 mm americani stavano sostituendo quelli italiani e anche britannici.
-1956: fu in quest'anno, malgrado fossero sistemi del periodo bellico, che arrivarono i famosi impianti quadrupli da 12,7 Maxon Mount (M-55), talvolta sistemati su semicingolati o autocarri CM52.
Nel 1956, la componente esplorante delle divisioni corazzate vide la trasformazione da squadrone esplorante a gruppo squadroni; i reggimenti di cavalleria ebbero addirittura velivoli leggeri e apparvero i primi elicotteri leggeri nelle forze dell'esercito. La fanteria ebbe i cannoni senza rinculo da 106 mm M-40 su veicolo leggero AR, sostituendo progressivamente i cannoni normali da 57 e da 75 senza rinculo.
Al contempo, però, vennero ridotte grossomodo a brigate ben 3 delle divisioni di fanteria, con un rgt fanti e un rgt artiglieria più unità minori.
-1957: venne formato un btg paracadutisti, costituita una brigata corazzata (su 3 rgt cavalleria) e i reggimenti di cavalleria ebbero i carri M-47 e semicingolati; in tutto c'erano 35 M-24, 16 M-26/47, 10 blindo, 59 semicingolati, 15 mezzi blindati e 1 (uno!) carro recupero per ciascun reggimento di cavalleria.
Il reggimento carristi 3 btg carri (su 51 mezzi e 5 leggeri) e un gruppo aerei leggeri, in tutto c'erano 156 carri medi, 28 leggeri, 9 recupero, 1 comando e 5 altri mezzi blindati.
La classica divisione di fanteria di pianura aveva 1 rgt corazzato, 2 fanteria, un btg esplorazione e 1 rgt artiglieria (4 gruppi di cui 1 semovente, + 1 contraerei). Il rgt corazzato aveva 1 btg meccanizzato e 1 carri oltre a sezione aerei leggeri e altro ancora; in tutto aveva 54 carri medi e 15 leggeri, 43 semicingolati e altri mezzi di comando e supporto.
La divisione di fanteria di montagna aveva invece 3 rgt fanteria, non aveva il gruppo semovente ma uno dei rgt fanti aveva un btg corazzato con 35 carri medi e 8 leggeri.
Il gruppo squadroni tipico della divisione corazzate divenne formato da 1 squadrone carri e 2 squadroni per un totale di 30 M-24, 8 blindo e 12 semicingolati. Altri 16 carri leggeri erano per il reggimento bersaglieri, anche questi utilizzati per compiti esplorativi. Alcune divisioni di fanteria ebbero un gruppo esplorante (RED) divisionale con una forza che comprendeva anche due plotoni di M-24.
Nonostante questo, la Pozzuolo fu trasformata da divisione corazzata a brigata di cavalleria con 3 reggimenti, cosa che durò nel periodo 1957-58.
Al contempo, il nuovo raggruppamento lagunari ebbe mezzi LVT-4 e 3 plotoni con gli Sherman armati con il 105 mm.
-1958: la divisione corazzata aveva un totale di 156 carri medi, 81 carri leggeri, 19 carri comando, 16 carri recupero, 19 mezzi blindati, 50 carri comando tipo Priest, 3 autorprotetti, 8 autoblindo, 54 semoventi calibro 105, 18 semoventi calibro, 151 semicingolati e 16 aerei leggeri. Più le armi a.a.
Continuavano le modifiche a varie unità e pure i nomi, scomparve 'cavalleria corazzata' e 'carristi' dalle diciture delle unità operative, diventando cavalleria e carri rispettivamente.
-1959: venne costituita la III brigata missili.
-1960: cominciò lo 'sgonfiamento' dell'esercito: ben 5 divisioni di fanteria 'contratte' diventarono gradualmente delle brigate con 1 rgt fanteria, 1 btg corazzato, 1 gruppo artiglieria, 1 gr artiglieria c.a., sezione aerei leggeri, genio,servizi, comando ecc. Il battaglione corazzato presente aveva solo 35 carri e 1 solo carro recupero. I mezzi erano M-4 e M-26.
-1961: a Capo Teulada venne costituito il gruppo corazzato comprendente anche artiglieria e una cp carri. Il centro addestrativo di Caserta costituì addirittura un sesto battaglione addestrativo e aveva (nel 1962) 114 carri medi e 43 leggeri.
-1962: i reggimenti fanteria ebbero 4 btg di cui uno corazzato, arrivarono 500 M-47 e di lì ad un paio di anni, ne erano previsti altrettanti; questo avrebbe comportato la sostituzione degli M-24 da cavalleria, bersaglieri e fanteria carrista, arrivando ad equipaggiare anche i reparti carabinieri. A parte questo importante aggiornamento, iniziarono le forniture degli AMX-12 per la fanteria al posto dei semicingolati e i primi missili SS-10, SS-11 e Cobra; entro il 1964 furono ritirati M24 (ma a quanto pare, non totalmente, forse solo dalle divisioni corazzate), gli ultimi M26 e gli M47 andavano anche ai carabinieri al posto dei vecchi Sherman.
L'esercito tuttavia non ebbe e modelli più moderni come gli M48, M41, M42 e M110, visto che la priorità era decisamente passata alla Germania Occidentale. In compenso ebbe M-47, M-107 e M-55. Ma, M-107 a parte, erano sistemi meno recenti.
Nel 1963 arrivarono i primi M113, (o nel 1962?) e fu costituita la Brigata paracadutisti Folgore, mentre la divisione corazzata Ariete diventò una unità con struttura standard tipo NATO con 4 comandi di Brigata, due brigate corazzate, una meccanizzata e una d'artiglieria; ciascuna Brigata corazzata aveva un reggimento con due battaglioni carri e uno bersaglieri; + un gruppo di artiglieria semovente.
Le brigate meccanizzate avevano un reggimento bersaglieri su 3 battaglioni più un battaglione carri e un gruppo di artiglieria semovente. La brigata d'artiglieria aveva 2 gruppi da 155 e 203 semoventi, e un gruppo c.a. Tutte le brigate avevano anche un plotone missili, poi c'erano unità varie genio, trasmissioni ecc, mentre esistevano i comandi divisionali che avevano anche un reparto aerei leggeri, 1 btg genio e 1 comunicazioni. E c'era anche un gruppo squadroni esploranti. Al dunque, secondo questi nuovi, possenti standard, l'Ariete avrebbe avuto: 278 carri medi, 75 leggeri. I reggimenti carri avevano 15 carri leggeri, 104 medi, 6 semoventi da 90, 86 cingolati, 6 recupero e 7 lanciamissili controcarri, più mezzi genio e gettaponte. Per schematizzare:
-Divisione Ariete (1963):
-gruppo squadroni Cavalleggeri Guide; btg genio, btg trasmissioni, reparto aerei leggeri, raggruppamento servizi:
---2 brigate corazzate: ciascuna aveva:
------reggimento carri: 2 btg carri, 1 btg bersaglieri (totale: 104 tank medi e 15 leggeri)
------1 gr artiglieria semovente
------1 cp controcarri, 1 cp esplorante, 1 cp geni, 1 cp trasmissioni, 1 btg servizi.
---1 brigata meccanizzata:
------reggimeno bersaglieri su 3 btg e 1 btg carri
------gruppo artiglieria semovente
------1 cp controcarri, 1 cp esplorante, 1 cp geni, 1 cp trasmissioni, 1 btg servizi.
---brigata d'artiglieria: 2 gr da 155 e 203 mm semoventi, 1 gruppo c.a.
Bella potenza, eh? La Centauro, invece, pur modificandosi allo standard NATO, senza creare altri reparti, si trovò in condizioni simili, ma con 1 sola brigata corazzata anziché 2, e con un btg in meno per i bersaglieri della brigata fanteria. Poi successe altro: anche la Centauro ebbe la 2a brigata corazzata, ma perse il 3o btg bersaglieri di quella meccanizzata.
Vi furono altri rimaneggiamenti nel btg esplorante divisionale, che ebbe una compagnia con almeno 15 carri, mentre i carabinieri costituirono una brigata corazzata con diversi battaglioni, di cui due dotati di una cp carri.
-1964: arrivò la 2a brigata corazzata per la divisione Centauro, ma due divisioni di fanteria vennero largamente depotenziate con parecchi battaglioni ridotti a quadro. Infine, apparve il gruppo esplorante divisionale o GED al posto del precedente BED (battaglione). Gli M-113 vennero assemblati nelle officine dell'OTO-Melara, i primi di oltre 3.500 veicoli. Vennero radiati (senza sostituzione apparentemente, almeno per gli organici divisionali/brigata) i Bofors L56, mentre entrarono in servizio gli M-107.
La forza dei mezzi corazzati complessivamente presenti era costituita, alla fine del 1964, da: 4° rgt fanteria corazzato (1 btg carri)+ GED (divisione Legnano); 1 btg+GED per la divisione Cremona; 5 btg+GED per la Centauro; 3 gruppi/squadroni per il reggimento Savoia; Folgore (1 btg carri+GED); Mantova (idem), Ariete (5 btg+ GED); brigata Pozzuolo (7 gruppi squadroni), divisione Granatieri (1 btg+ 1 squadrone). 5 altri battaglioni corazzati divisionali per altrettante divisioni. 1 reggimento (Lancieri) su 2 gruppi/squadroni.
COMPLESSIVAMENTE, dunque, avevamo 15 btg carri, più 12 gruppi/squadroni, e almeno 6 GED più varie unità minori, i reparti addestrativi, di riserva e dei carabinieri. Difficile dire quanti carri avessero, ma con circa 50 per ciascun battaglione o gruppo/squadroni, avremmo avuto circa 1.200-1.400 tank in servizio.
-1965: Arrivarono i primi 100 carri M60A1 direttamente dagli USA. La fornitura, a quanto pare, durò fino al 1966.
L'M60, pur essendo un buon veicolo finito, ebbe scarsa efficacia perché era troppo grosso e pesante, difficile da trasportare sia per strada che per ferrovia specie quando c'erano delle gallerie; tuttavia, esso era una mossa obbligata per impedire al Patto di Varsavia di prendere un margine troppo ampio, con i T-62 armati con il 115 mm.
Con il cannone da 105, la % di successo su bersaglio di 1,8x5 m, è del 100% a 1000 m, 99% a 2000, 89% a 3000, con gli APDS da 1.470 m/sec.
L' M47, pur essendo stato sperimentato con aggiornamenti (incluso motore e cannone) in numerose componenti, non ebbe molta fortuna in questo senso tanto che alla fine fu aggiornata essenzialmente la componente della radio, dove quella a valvole venne rimpiazzata. Come dice la monografia di S.M. N.24, quasi beffardamente: ''alla fine (dopo molti esperimenti con cannoni da 105 e motori diesel dell'M-60), l'unica miglioria apportata agli M-47 italiani fu l'installazione di una radio a transistor''.
Quasi una beffa, se si pensa al fatto che questi tank, oramai, erano praticamente gli unici e fino al 1969, rimasero a predominare l'intera linea carri italiana a parte i soli 100 moderni M-60A1 forniti dagli USA. Che all'epoca saranno stati a stento il 10% di tutti i tank in servizio attivo e meno del 5% di tutti quelli in carico all'esercito e carabinieri. E per giunta, presto si sarebbero dimostrati di difficile portabilità attraverso l'Italia: pochi veicoli portacarri, il trasporto ferroviario richiedeva normalmente lo smontaggio di cupola e altre parti, ecc ecc. Alla fine, non sarà un vero successo, pur essendo un bestione di carro con prezzo ridotto (specie rispetto al peso!) e notevolmente durevole e robusto, malgrado una cingolatura obsoleta senza pattini di gomma.
Nel 1966 fu costituito anche un battaglione NBC all'interno delle divisioni.
-1968: l'esercito italiano 'getta la spugna' al riguardo della struttura NATO per le divisioni corazzate, per giunta quelle di fanteria rimasero senza il passaggio al livello di divisione meccanizzata. A quel punto, la divisione corazzata sarebbe stata così organizzata: -comando, comandi armi specialistici, 2 rgt carri; 1 rgt bersaglieri; 1 rgt artiglieria, btg genio, btg trasmissioni, GED, servizi vari. I reggimenti videro le cp esploranti in posizione quadro, le cp controcarri incluse in essi. Cosa mancava? Le brigate, escluse dall'ordinamento delle divisioni corazzata. Il comando reggimento carri aveva comando, cp comando, cp esplorante quadro, cp controcarri, 2 btg carri, 1 btg bersaglieri. Reggimento bersaglieri: praticamente uguale, ma 2 (+1 quadro) btg bersaglieri e 1 btg carri. Ogni battaglione carri aveva un organico di 56 carri, 8 APC e 3 ARV. All'epoca venne formato anche il famoso e gigantesco parco veicoli di Lenta, all'epoca c'era anche quello di Caserta.
-1969: tra le ennesime modifiche, i rgt delle divisioni di fanteria (all'epoca 5), ebbero 1 btg corazzato e 3 fanteria, più servizi e unità genio, missili c.c. e simili. Il battaglione corazzato ha 34 APC, 17 carri e 1 ARV (carro soccorso). Le divisioni avevano anche il GED, che perse i carri leggeri, ma si uniformò a quelli medi, con ben 27 M-47, 37 APC e 1 ARV. Infine, il btg corazzato per brigata (NB) di fanteria vide 38 carri, 22 APC e 1 ARV. Nuova introduzione di materiale: il cannone da 40/70 mm Bofors, che però, contro ogni aspettativa, non sarà mai distribuito alle unità campali corazzate/meccanizzate/fanteria, ma riservato ad unità antiaerei normali
-1971: iniziava la produzione OTO dell'M109G, i lagunari cambiarono l'LVT-4 con l'LVTP-7, l'artiglieria cambiò il razzo Honest John con il missile Lance mentre da poco tempo erano operativi i primi HAWK.
-1972: i 200 Leopard 1A1 cominciarono ad essere distribuiti a scuola carristi e brigata Pozzuolo. Al contempo venne decisa la produzione in Italia di 600 mezzi, ma nel modello migliorato A2 che offriva corazza un pò più spessa in torretta, trasmissione interamente automatica, manicotto antidistorsione e sistema NBC migliorato, nonché sistema visore IL per il pilota. A quel punto vennero mandati tutti gli M60 alla divisione Ariete, con 5 btg carri (circa 250 mezzi). Questo comportò anche la radiazione dei preistorici Sherman delle unità motorizzate e meccanizzate ancora in servizio, con i carri M-47 liberatisi con l'arrivo dei Leopard. Nel mentre continuavano ad affluire M113 anche per le unità del genio, trasmissioni e artiglieria, mentre l'aviazione cominciò a ricevere mezzi come AB-205 e i grossi CH-47C, nonché elicotteri AB-206 leggeri per l'osservazione.
-1973: cominciò finalmente la riduzione dello sforzo delle truppe da fortezza, vennero ritirati i cacciacarri M36 grazie all'arrivo dei primi missili TOW.
-1974: riduzione sia di comandi specialistici come l'artiglieria, a livello divisionale, sia riduzione a unità quadro di diverse unità battaglione o gruppo. I CC iniziarono a sostituire le vecchie blindo con le Fiat 6616.
-1975: grande stravolgimento dell'esercito, come se fino ad allora non se n'erano già viste di tutti i colori. Gli aiuti americani finirono in quel periodo, la ferma calò da 15 a 12 mesi, i bilanci destinati alle forze armate calarono, dato che c'era in atto una famosa e temibile crisi petrolifera. L'EI, la forza meno qualitativa e più quantitativa delle F.A. italiane, si vide tagliato l'ordinamento di 1/3 circa.
Nonostante questo, l'EI alla lunga ci guadagnò molto, perché venne finanziato per comprare nuove armi, tra cui 120 altri carri Leopard 1, i nuovi FH-70 da 155 mm (i primi pezzi d'artiglieria trainata di tipo postbellico), i VCC-1 (prodotti complessivamente in circa 560 esemplari, ma non necessariamente inclusi i 200 per l'Arabia Saudita e almeno 36 per il San Marco). I reparti dell'epoca, per quanto 'grossi' teoricamente, avevano una media del 55% come personale in tempo di pace, ma poi diventò per la prima volta, grazie a questa 'riduzione', quasi indipendente dalla riserva da richiamare. Tutti i principali reparti diventarono motorizzati o meccanizzati, anche gli alpini, le grandi unità rimaste ebbero artiglierie campali uniformemente da 155 mm e una compagnia missili controcarri. Adesso scompariva il reggimento e la brigata diventava l'elemento principale dell'esercito, con 24 brigate complessive. Notevole come i reparti sciolti furono largamente di fanteria d'arresto, fanteria e artiglieria, mentre la cavalleria e i fanti carristi rimasero largamente risparmiate da questa riforma.
A questo punto l'organizzazione dell'EI vide: 3 divisioni (Mantova, Folgore e Centauro) fanteria, trasformate in divisioni meccanizzate; 3 divisioni fanteria (Legnano, Granatieri, Cremona) trasformaete in brigate, altre 5 brigate meccanizzate vennero costituite, così come 4 corazzate e 1 motorizzata (Acqui); il reggimento lagunari diventò Comando truppe anfibie senza più i carri armati ma con due battaglioni fanti e mezzi anfibi. Rimasero le brigate Aquileia missilistica, Folgore paracadutisti, le 5 alpine, 4 di fanteria motorizzata.
Infine apparvero due nuovi battaglioni destinati alla guerra elettronica.
In tutto, c'erano 5 brigate corazzate (Curtatone, Manin, Mameli, Vittorio Veneto, Pozzuolo); 13 brigate meccanizzate (Legnano, Granatieri, Cremona, Friuli, Pinerolo, Aosta, Trieste, Goito, Brescia, Garibaldi, Isonzo, Gorizia, Acqui), 1 parà, 1 missili, 5 alpine.
La forza organica arrivava a questo: brigata motorizzata (3 btg fanti+ 1 btg corazzato, gruppo artiglieria, cp C/C, cp genio, btg servizi), con 33 carri, 22 APC, 2 gettaponte (su base Leopard, ponendo fine ad una carenza notevole dell'esercito), 2 carri genio (sempre su scafo Leopard).
La brigata meccanizzata erano invece su 3 btg fanti, 1 btg carri, 1 gruppo semoventi, e servizi simili a quelli della motorizzata, ma con artiglieria mobile e più carri armati.
La brigata corazzata aveva due btg o gruppi squadroni carri, 1 btg bersaglieri, 1 gruppo semoventi, per il resto simile, ma con 98 carri, 4 gettaponte, 2 genio, ben 153 APC e 18 semoventi.
Le divisioni superstiti avevano 2 o 3 brigate, due gruppi artiglieria pesante campale, un gruppo artiglieria quadro a.a. Il GED, almeno 1 btg addestramento reclute, 1 btg genio, btg trasmissioni, btg logistico.
Ordinamento: 1 divisione corazzata (Ariete, 2 brigate corazzate, 1 brigata meccanizzata, 1 gruppo squadroni); 3 divisioni meccanizzate (ciascuna su 3 brigate; 2 erano meccanizzate, 1 corazzata, totale 4 btg carri e 6 fanti; più 1 o anche 2 gruppi squadroni esploranti). 1 divisione fanteria, la Granatieri di Sardegna, con la brigata motorizzata Acqui e 2 reggimenti superstiti, uno meccanizzato ( 1 btg corazzato) e uno bersaglieri corazzato (1 btg carri). C'erano anche 4 brigate motorizzate ciascuna con 1 battaglione corazzato. C'erano anche due btg corazzati dei CC, 1 reggimento (Sardegna) e 1 gruppo squadroni.
I carri presenti nei gruppi squadroni erano 31, più 46 APC (o VTT) e un ARV, su 3 squadroni.
In tutto è probabile che vi fossero in carico, a quel punto, circa 500 carri per le brigate corazzate, 350 per le 7 meccanizzate, più unità minori tra battaglioni corazzati, CC, gruppi squadroni (almeno 5, quindi quasi 200 mezzi), più altri ancora. In tutto erano sicuramente presenti oltre 1.000 carri armati in organico per le unità di prima linea.
Nel 1976 già la divisione Granatieri venne smantellata e diventò brigata meccanizzata con un solo btg carri. Notevole il quantitativo di carri a Teulada (un solo 'battaglione corazzato' ma con 87 carri, 91 APC e 3 semoventi), e quello di Caserta, con 3 btg, e infine quella di Lecce con 4 btg con 65 carri. C'era insomma un gran quantitativo di mezzi corazzati in queste unità non di prima linea, il che significa che erano ancora presenti molti carri M-47.
-1977: l'organigramma dell'Ariete è: comando, 3 brigate di cui 2 corazzate e 1 meccanizzata, 2 gruppi semoventi da 155 M109G, 1 gruppo c.a. leggero (quadro), GED, un gruppo squadroni elicotteri leggeri, 1 btg genio, 1 brg trasmissioni, 1 btg sanità (quadro), 1 btg logistico. La forza totale è di 276 carri, 38 ARV, 9 pionieri, 18 gettaponte, 90 semoventi (5 gruppi ) e l'incredibile numero di 650 blindati in genere del tipo M113.
La divisione meccanizzata tipica, ovvero una delle 2 rimaste, aveva un valore differente di carri, 227 carri armati, 34 carri soccorso, 9 pionieri, 18 gettaponte, 54 semoventi e la fantastilionica quantità di oltre 750 APC della famiglia M113. Esisteva, a livello divisionale, anche almeno 1 btg CAR (addestramento reclute).
-1978: venne avviata l'UNIFIL con gli elicotteri in Libano. I 2 btg carabinieri persero la qualifica di corazzati, altri ebbero le blindo 6616. Alcuni VCC andarono per la prima volta anche alla brigata Folgore.
-1980: vengono messi in servizio gli FH-70 da 155 mm. Non bastando gli altri enti addestrativi, anche il poligono di Monteromano si dotò di 20 M-47 e 20 APC per l'addestramento. A questo punto abbiamo una forza complessiva, solo considerando la 1a linea, di 15 btg carri, 3 btg corazzati, 1 rgt fanteria corazzato, 4 gruppi squadroni carri, 2 gruppi squadroni corazzati,4 gruppi squadroni esploranti divisionali, 3 gruppi squadroni meccanizzati, 2 battaglioni carabinieri carristi.
-1982: arrivano i missili MILAN, al posto progressivamente degli M-40 da 106 mm. Inizia la missione in Libano dopo le stragi di Beirut. Continuano per tutti gli anni '80 modifiche ai reparti addestrativi di 2a linea, dotati di parecchi carri armati e blindati.
-1984: parte la trasformazione di 36 M107 in M100A2 da 203/39 mm.
-1985: altra, ennesima riforma dell'esercito: vengono eliminati i comandi divisionali, eliminando le ultime 4 divisioni (l'Ariete corazzata, Centauro, Mantova e Folgore).Vengono ridotti gli effettivi di ben 19.000. La divisione Ariete venne rilevata, come le altre divisioni, da brigate ridenominate, in questo caso, la Manin. Eliminati anche ben 16 battaglioni o gruppi, 5 comandi di reggimenti artiglieria e il Comando Truppe Trieste. Negli anni con gli ATC 81, vengono allestiti plotoni trasporti, discesi anche ai battaglioni trasporti e corazzati.
-1986: viene formata la FIR (Forza d'Intervento Rapido), con 7 battaglioni tra cui 3 di folgorini e il San Marco; viene anche costituita la FOPI per l'intervento con le calamità naturali come alluvioni e terremoti. Già nello stesso anno vengono presentati, o come prototipi, o come modelli in legno, il C-1 Ariete, la Centaruo B-1, il FIROS 30, il VCC-80, l'M-109L.
-1987: viene presentato anche l'ultimo dei blindati di nuova generazione, il Puma. A Capo Teulada, il 1o reggimento corazzato fanteria, ha ben 52 Leopard, 38 M-47, 10 M-60A1, 6 M-109 e oltre 140 blindati tipo M-113. Nello stesso anno parte anche il programma Stinger. L'aviazione dell'esercito (CALE) ha ricevuto, in questo periodo, diversi A.109, SM.1019, AB 212 e AB 412.
-1989: Cade il Muro di Berlino, finisce più o meno la Guerra Fredda, vengono mandati elicotteri in Namibia (ONU), ed entro la fine dell'anno vengono ridotte le truppe dell'esercito di altri 20.000 uomini, riducendo le forze dell'esercito di un'altra dozzina di battaglioni e gruppi. E finalmente vanno in pensione gli M47 Patton, rimasti in servizio oramai quasi esclusivamente in battaglioni assegnati a brigate motorizzate. Probabilmente ne erano rimasti ancora sui 200 esemplari, presto alienati perché pur sempre di proprietà americana, a parte pochi esemplari che sono rimasti come monumenti in Italia.
La scuola truppe corazzate ha 27 Leopard, 14 M-60, 7 Leopard scuola, 3 Leopard ARV, 8 APC.
Infine entra in linea il SIDAM per i reparti antiaerei: praticamente l'ultimo anno utile prima che finisca la Guerra fredda. Tuttavia resterà in produzione (sia pure ridotta) fino al 1996.
Nel 1990 arrivano gli accordi CFE e la fine della Guerra fredda comporta che l'Italia demolisca 442 carri, 339 APC e 230 artiglierie. I vecchi guerrieri della Guerra Fredda, però, resteranno in carica ancora per diversi anni: gli ultimi di 300 M60 verranno alienati nel 1995, quando erano già oramai ritirati dai reparti di 1a linea e così circa la metà dei Leopard. Gli ultimi Leopard 1A5 resteranno in linea fino al 2012. Ma questa è un'altra storia...
Fornitura degli M47 in Italia: 880 carri M26 e M47 nel 1952.
Gli M26 sono stati probabilmente circa 270 esemplari (niente di speciale per la questione M46), in tutto ne sono arrivati un lotto consistente, verso la fine anni '50-inizio anni '60 si parlava di circa 1.000 esemplari; nel 1962 stavano arrivando altri 1.000 carri (ovviament usati e un pò usurati), e infine, si dice, altri 500 o addirittura 750 (!) ex tedeschi (la Germania Occidentale, prima dei quasi 1.500 M48, ebbe oltre 1.100 M47), arrivando ad un totale che complessivamente si valuta in 2.480 esemplari, ma curiosamente, abbiamo la certezza di sole 2.100 targhe assegnate.
Il che potrebbe significare che semplicemente molti M47 non sono stati immessi in servizio attivo (o forse abbiamo documenti incompleti? Boh. Pare che molti dei mezzi tedeschi siano poi finiti in Somalia, ma saranno mai stati in servizio?). Ancora nel 1975 c'erano 2.500 carri, di cui il 75% erano ancora M47 (o più probabilmente l'80%, perché delle due 1: visto che c'erano solo 500 tank moderni, o gli M47 erano l'80% oppure c'erano meno di 2.500 carri in complesso. Nei primi anni '80 erano circa 550 carri definiti in servizio, e ne rimasero attorno a 200 verso la fine anni '80. A quel punto il colpo di grazia fu dato dalla riduzione dei carri dei battaglioni da 49 a 40 tramite soppressione del 5o veicolo/plotone, e di qualche battaglione. Fu così che una brigata come l'Acqui ebbe i Leopard al posto degli M47 nel suo battaglione corazzato.
Una tipica brigata motorizzata, la Acqui: battaglione corazzato (26 Leopard e 16 M113); 3 battaglioni motorizzati; un gruppo d'artiglieria (sugli immortali M114); battaglione logistico, compagnia controcarri TOW e compagnia genio (contraerea? Nemmeno a parlarne, armi leggere a parte).
In generale, senza tanti giri di parole, l'Esercito Italiano è stato per circa 30 anni, fino almeno al 1975, una dependance dell'US Army. Solo successivamente è diventato un pò più indipendente, ma non prima che per 30 anni ha avuto una linea di quasi 3.000 carri armati (senza contare quelli leggeri), e circa 2.000 pezzi d'artiglieria ceduti dagli americani GRATIS, non so se mi spiego. Uno sproposito. Persino l'AMX-12 è stato comprato dalla Francia ma con fondi americani. Solo negli anni '80 sono partiti piani con produzioni internazionali europee oppure italiani, ma è un fatto che il grosso delle artiglierie è rimasto fino agli anni '90 con gli M114 e gli M-109. Mentre i mezzi di 2a schiera, come i camion, sono stati in ridotta disponibilità fino agli anni '80, perché gli americani non li passavano, così come altri materiali, come i portacarri, il genio e i semoventi antiaerei, che sono arrivati in servizio solo dopo il 1980. Quindi: una massa di acciaio proveniente dagli USA aggratis + najoni + 'spartanità' (= 3o mondo) su tutto quello che non passavano gli americani. Francamente è pò eccessivo. Germania Occidentale, Francia, UK, Giappone, persino Corea del Sud, sono riusciti a diventare indipendenti anche quando hanno dovuto ripartire a zero. Quindi l'esercito italiano, rimasto con i carri M47 come principale tank fino all'inizio degli anni '80 (!!!), per giunta senza alcuna modernizzazione, ha lasciato anche gli M60/Leopard 1 senza praticamente modernizzazione (quindi anche mezzi ancora validi, ridotti come efficienza a quasi zero per questa ragione, proprio negli anni '80, quando finalmente gli M47 andavano in pensione). E questo, malgrado l'impiego massiccio dell'italiano najone per il grosso della truppa. Una cosa che stona molto con la forza 'dei numeri' di cui l'esercito era ingrassato. Per fortuna, nessuno ha messo mai alla prova l'esercito durante questo periodo, ma francamente, la sua forza numerica è un bluff imbarazzante. Adesso che sono al tutto professionisti, sono poco più di 100.000, tanto per dire. Non solo, ma bisogna conteggiare l'enormità degli investimenti dell'aviazione e sopratutto, della marina, i cui ammiragli hanno anch'essi tenuto largamente i piedi in due staffe, ma hanno dovuto mettersi seriamente al lavoro per creare le proprie tecnologie navali, dopo beninteso, avere ricevuto decine di navi ex americane usate ampiamente fino agli anni '80 e anche oltre.
Come sempre, è difficile capire davvero la forza di una nazione dai soli numeri, ma quando questi numeri sono oltretutto 'drogati' in maniera piuttosto indecifrabile, la situazione è ancora più confusa.
L'Esercito italiano non aveva, durante la Guerra fredda, la qualità dalla sua. E' un fatto noto, era l'armata dei marmittoni, ragazzotti di leva, rimasti per lo più ad annoiarsi nelle lunghe giornate di naja. All'epoca l'esercito era 'operativo', sì, ma dentro i suoi confini, ed era grande grande, tanto da essere imponente come numeri, spesso superiori a quelli di altre nazioni, come la piccola Gran Bretagna, che peraltro era già passata ai soli professionisti.
Forse anche per questo, nel 1975 venne ridotto opportunamente con una grossa riforma che lo rese più snello ed efficiente, basandosi non tanto sulla obsoleta organizzazione basata su divisioni e reggimenti, ma essenzialmente sulle brigate, incluse quelle alpine, a cui venne data mobilità anche per i percorsi extra-montani. Il sistema divenne più efficiente, ma anche più piccolo e molti 'grossi numeri' sparirono rapidamente. Ma di questo parleremo poi.
L'antefatto
L'EI ha sempre fatto incetta di ogni arma possibile e immaginabile. Chi volesse farsene un'idea non ha che da vedere, nel sito del mitico Comandante Ramius, l'elenco delle artiglierie che possedeva: oltre 14.000 pezzi, con decine di modelli e calibri, solo i 75 millimetri sono una paginetta e per raccapezzarcisi ci vuole una calcolatrice, e tanta pazienza.
Come comparare quel potenziale di fuoco con le altre nazioni? Beh, è difficile dire davvero. Probabilmente all'epoca avevamo più artiglierie della Germania e se anche non fosse stato così, ci sarebbe stata ben poca differenza. Di sicuro ne avevamo di meno dei sovietici, ma contro tutti gli altri eravamo 'nel gioco', anche la Francia aveva molte artiglierie, ma non così tante come forse potremmo pensare. In ogni caso, il problema non era la quantità...
... e nemmeno il calibro! Infatti gli obici da 149 e 152 mm, e i cannoni da 105 e 149 mm erano tanti, ma proprio tanti!
E allora? Allora il problema era diverso: erano VECCHI. Per lo più rottami pre-GMI. Alcuni di questi, peraltro, erano validi, specie se aggiornati con ruote metalliche o con proiettili di nuova generazione (le granate Mod 32). Maggiore gittata, maggiore carico esplosivo, maggiore precisione. Una favola, cambiavi munizione e 'quasi' avevi un nuovo cannone. Ma in realtà, questo faceva parte del gioco e un cannone 'vecchio' non riusciva ad essere 'nuovo' solo perché cambiavi il proiettile che sparava. L'unica grande eccezione, forse, fu l'obice da 100 mm, che nel secondo dopoguerra fu rimodernato come 105 mm, con tanto di piattaforma dell'88 britannico: il risultato fu un obice molto leggero e versatile, sorprendentemente valido e che rimase in servizio fino agli anni '80, lui, che era un'arma dell'inizio secolo!
Il problema, più in generale, era dato dal confronto con le produzioni 'nuove', ma 'nuove' per davvero: i tedeschi avevano, a causa del Trattato di Versailles, perso praticamente l'esercito, e così anche gran parte delle artiglierie originarie. Dovettero fare tutto daccapo, così facendo però, nel 1939 avevano migliaia di obici e cannoni di nuovo modello. E la differenza si vedeva. Tra questi c'erano circa 2.000 pezzi da '88'.
Mentre gli italiani, nelle loro variopinte collezioni, oltre all'incubo logistico (anche pezzi dello stesso calibro, e ce n'erano tantissimi, non necessariamente tiravano le stesse munizioni!), dovevano considerare moderni soltanto qualche centinaio di obici e cannoni, in genere da 75 mm. Non era certo una grande innovazione, dopo 20 anni di periodo di 'pace'(?). Le guerre fasciste, a quanto pare, anziché aumentare la modernità delle armi dell'esercito, avevano contribuito ad affossarle, perché le spese erano risultate enormi per il solo funzionamento del sistema.
La cosa era ancora più incasinata dal fatto che l'industria italiana, dopo decenni passati a rincorrere gli stranieri tedeschi, francesi e inglesi, aveva cominciato a progettare e a produrre inopinatamente degli eccellenti pezzi di artiglieria di tutti i tipi: dalle mitragliatrici da 8 mm ai cannoni-mitragliera da 20, ai pezzi navali fino al 381 mm. Una collezione di armi eccezionali dal punto di vista progettuale, nella top ten di qualsiasi categoria appartenessero.
MA queste armi rimasero per lo più prodotte in quantità irrisoria e sopratutto, non disponibili all'inizio della guerra. Per cui nelle unità d'artiglieria restarono prevalentemente pezzi preistorici, di ridotta gittata, oppure scarsa mobilità. E così i britannici, che avevano un unico vero punto di forza, il cannone-obice da 88 mm, sembravano così efficienti, pur avendo molto di meno, come varietà, potenza e gittata, degli italiani!
E la cosa ancora più assurta sapete quale è? Che la Marina, che pure avrebbe dovuto essere inferiore alle '8 milioni di baionette', aveva in pratica molti più cannoni moderni dell'esercito! E non soltanto all'inizio della guerra, ma praticamente fino all'armistizio! NE aveva sulle navi di tutti i tipi, così come anche in batterie a terra. Ma c'erano. E l'esercito, invece, che all'opposto della Marina era il più politicizzato e fascistizzato, era rimasto con le... scarpe di cartone. Carri da 3,5 tonnellate contro corazzate da 35.000. Seriamente.
Per cui i 15.000 cannoni italiani saranno sembrati anche tanti... ma ben inferiori al numero simile di armi tedesche. E anche francesi, visto che questi ultimi, in molte loro divisioni, avevano addirittura obici da 155 mm, che da noi erano per l'artiglieria di corpo d'armata. Una differenza non da poco, benché ve ne fossero così tanti, da rifornire senza troppi problemi anche le divisioni, se si fosse voluto fare.
Perché ho cominciato dal periodo prebellico e dall'artiglieria? Perché sono molto emblematici della situazione.
Però si può continuare.
Per esempio, le divisioni italiane, all'inizio della guerra, erano circa 70. Non poche, davvero. Ma con un difetto: erano a struttura 'binaria'. Ergo, anziché tre reggimenti di fanteria come quasi tutti gli altri eserciti (alcuni avevano addirittura struttura quaternaria), c'erano solo due reggimenti, più il solito di artiglieria. Il che significa che con una divisione del genere si consumava rapidamente ogni riserva: o mettevi un reggimento in avanti e uno in riserva, riducendo il potenziale di fuoco; oppure mettevi avanti entrambi i reggimenti, ma a quel punto la divisione restava senza riserve di manovra, a parte le (vecchie) artiglierie.
Mentre una divisione ternaria poteva agire con due reggimenti in avanti, uno in riserva, più quello di artiglieria di supporto. In pratica, è come se contasse come due divisioni binarie.
Questa invenzione è stata molto dibattuta, ma di sicuro ha inflazionato tantissimo il numero di unità dell'esercito italiano, diluendone i pochi mezzi motorizzati, e rendendole di fatto unità di cartapesta, raramente superiori ai 10.000 effettivi, quando in altri eserciti una 'divisione' facilmente ne aveva anche 15.000. In altre parole, anche qui si perseguivano i numeri piuttosto che le qualità.
E i mezzi corazzati? Ah, i famosi carri veloci di Mussolini. Beh, per esserci, c'erano. Oltre mille. Non tantissimi. Ma comunque, pari a quelli britannici. Nel numero. Poi bisognava vedere la qualità: il tipo standard, nel giugno 1940, era per oltre il 90%, il carro L3 o CV 33/35/38. Ebbene, questo carro pesava 'ben' 3 tonnellate e qualcosa. Non aveva nemmeno la torretta. Era il carro armato più scarso tra quelli 'principali' degli eserciti dell'epoca. Un mezzo che in altre nazioni era usato solo per esplorazione, e per giunta, anche come tale, il CV aveva di buono solo la bassa sagoma, ma per il resto scarseggiava in velocità, autonomia e affidabilità. Tanto per capirci: con 43 km/h di velocità massima ufficiale, questo mezzo da 3 t era peggio messo dell'ultima evoluzione del modello primigenio, il Vickers, che superava le 5 tonnellate, aveva una torretta biposto, e a parte la sagoma più alta, era superiore in tutto il resto: oltre 55 km/h su strada, una prestazione che farebbe il suo effetto anche in diversi eserciti moderni. I Vickers erano i principali carri inglesi, ma per loro fortuna c'erano anche i cruiser e i Matilda. Sopratutto, c'era la possibilità di produrne tanti, e quando non ci si arrivava, importarli dall'America, tanto che il carro inglese più numeroso fu lo Sherman!
Quindi, come abbiamo visto, l'esercito italiano, nel 1940, era un pò un gigante di cartongesso. Tante divisioni, tante artiglierie, tanti carri armati, ma di qualità così infima, da essere addirittura un peso più che una risorsa, per l'esercito. Che pure era chiaramente da biasimare: come aveva fatto ad essere così sottocapitalizzato, mentre l'aeronautica era impegnata a comprare stormi di bombardieri veloci e la marina aveva la flotta più figa e veloce che esistesse? Mistero. Possibile che qualcuno non se ne fosse accorto, basandosi solo sul bluff dei numeri per terrorizzare i rivali? Possibile, a ben vedere.
Il discorso si applica in maniera anche più bizzarra all'aviazione: la Regia Aeronautica aveva forse più bombardieri in servizio di 1a linea, di tutti quelli inglesi e francesi messi insieme, e più o meno al livello della Luftwaffe tedesca; eppure ben poco combineranno (ma questo non era un problema di disponibilità numerica, di età o di capacità belliche, forse dottrinale, malgrado la nota teorizzazione del bombardiere fatta proprio dall'italiano Douhet). Quanto alla Marina, quella italiana era di fatto un pò superiore a quella francese, e certo, sulla carta, a quella tedesca. Ma quest'ultima, con i suoi U-Boote, fece vedere i sorci verdi agli inglesi, mentre quella italiana, che pure vantava navi generalmente più veloci, spesso più armate e qualche volta più corazzate, di quella di Sua Maestà, rimase a fare da bersaglio per tutto il conflitto con le sue 'belle navi' distrutte una dopo l'altra.
Perché? Boh. Veramente, è difficile capirlo anche dopo decenni di dibattiti specialistici. Anche perché le navi italiane, e anche per molti aspetti gli aerei, erano tutt'altro che vecchi e obsoleti, a differenza di quasi tutto l'equipaggiamento dell'esercito, di cui ben pochi articoli, a parte l'elmetto, i 'novanta' e qualche semovente, meritano il ricordo a tutt'oggi.
L'Esercito nella Guerra fredda
Vi fu un periodo caotico sopratutto tra gli anni '50 e '60 inclusi. Considerare il numero degli equipaggiamenti disponibili è impresa ardua. Molti erano residuati bellici italiani, altri erano stati lasciati lì dagli alleati. Vennero recuperati carri Sherman, semoventi italiani e stranieri, cannoni e obici, tanto che l'artiglieria si ritrovò provvista di una buona quantità di artiglierie da 100 mm (gli obici nominati prima), da 149 mm (obici OTO nuovi di zecca), e persino da 210 mm (obici Ansaldo, pochi esemplari in verità), cannoni da 90 mm Ansaldo, e cannoni leggeri da 20 mm. Questo, nonostante che di tale ferraglia, non uno a mia conoscenza, sia stato prodotto dopo il 1945. Gli obici da 149 arrivarono in servizio fino al 1974, malgrado il calibro non standardizzato con la NATO e il progetto di trasformarli in pezzi da 155 mm per questa ragione.
Ai pezzi italiani e alleati lasciati in zona, se non addirittura tedeschi, si aggiungeranno poi tantissime armi ex americane. E infine, negli anni '50, riprese l'attività di produzione di progetti propri, in particolare i primi cannoni da 76 mm, e l'obice da montagna Mod 56 che per mancanza di pura e semplice concorrenza (perché?) diventerà un best seller nei decenni successivi (così come succede al pezzo da 76 nelle sue varie generazioni: difficile capire perché altre nazioni ci tengano proprio tanto a costruire navi da equipaggiare con prestigiose armi come le torrette d'artiglieria di prua, costruite in Italia, invece di progettarsele per proprio conto!).
Per i mezzi corazzati: IDEM. Anzi, peggio, ma almeno c'é un pò più di tracciabilità, perché le artiglierie sono piuttosto sfuggenti nei trasferimenti, aerei e corazzati sono conteggiati molto più precisamente.
Comunque, vi sono stati moltissimi veicoli corazzati dell'esercito durante il periodo postbellico. A parte residuati come i carri L6 e i semoventi, presto giunsero i carri M4 Sherman (anch'essi parzialmente provenienti dalla stessa Italia), M24 Chaffee (in linea dal 1951), e sopratutto, i primi carri medi 'seri', dopo l'abortito tentativo di ottenerli dai tedeschi e dall'industria nazionale, con pochi e tardi esemplari ottenuti prima dell'armistizio (tanto che il carro P.26/40 sarà poi utilizzato quasi esclusivamente... dai tedeschi).
Dei carri armati americani, ed esclusivamente americani, entrarono in servizio un certo numero di M26 Pershing (cento?), e ad un certo punto, pare anche un piccolo numero di M46 Patton. Ma giusto per poco: ben presto arrivarono i carri M47 Patton.
L'elenco completo è difficilmente redigibile: mezzi italiani L6, AB 41, Semoventi; carri M4 Sherman, M3 Stuart; carri pesanti M26, M46, M47; cacciacarri M10, M18 ed M36. Semicingolati M3; cingolette Bren/Universal. Semoventi d'artiglieria Bishop e M7 Priest, e poi M44 ed M55. Autoblindo M8 e M20. E sicuramente ne manca ancora qualcuno...
Ma questo caos cominciò a dipanarsi quando arrivò, in verità in un tempo sorprendentemente breve, il carro standard dell'esercito italiano. In verità, il carro più prodotto nella storia dell'esercito dal primo Novecento ad oggi: l'M47 Patton, già menzionato sopra.
Quest'ultimo fu un vero MITO dell'esercito italiano. Un carro armato prodotto in fretta e furia, causa emergenza Corea, e ritardi dell'M48, mettendo la torretta del T42 sperimentale sullo scafo dell'M46.
L'M47 merita senz'altro un approfondimento per la sua importanza nell'esercito italiano e non solo esso.
Tutto iniziò con l'M26 Pershing, che era l'unico vero seguito al primo carro 'pesante', l'M26 (non faccio cenno per ora ai vari carri T29 o T32 e qualche altro, per carità, non c'entrano nulla del resto, con la nostra storia e non sono nemmeno entrati in produzione). Questo venne prodotto tra novembre 1944 e ottobre 1945 in 2.202 esemplari, di cui circa l'1% combatterono durante la II Guerra mondiale. Con la sua combinazione di cannone da 90 mm, corazza spessa 102 mm, e motore da 500 hp, era un veicolo potente, ragionevole, pesante persino meno del Panther, capace di battere questo e il Tiger (almeno con un pò di fortuna), ma con una mobilità un pò scarsa (circa 12 hp/ton).
Per dare a questo tipo di carro ancora attualità, nei tardi anni '40 arrivò il molto più potente M46 Pershing, con un motore a benzina di circa 800 hp. Fu un disegno ad interim, il primo di tanti: infatti, nel luglio 1950 era in produzione all'arsenale di Detroit a circa 12 esemplari al giorno. E anche così, non durò a lungo: mentre la guerra di Corea stava giusto iniziando, e si autorizzava l'aumento della produzione di questo tank (i primi ordini erano stati del tardo 1949), si spostò l'attenzione ad un veicolo con migliori attrezzature di tiro per l'armamento principale, e questo sarà poi, per l'appunto, l'M47. Così gli M46 rimasero 'solo' 1.160, inclusi 360 del tipo migliorato A1. E subito si arrivò al risultato, l'M47 per l'appunto.
Esso nacque, come detto, dalla bastardizzazione tra il T42 e l'M46. Il secondo è abbastanza noto, e sostanzialmente era un M26 con un motore a benzina molto più potente. Il T42 cosa era, invece? Un nuovo carro medio, classe 35 tonnellate circa, che peraltro aveva un motore da 500 hp a benzina, il quale dava prestazioni insufficienti, sebbene questo mezzo non fosse né più pesante né meno potente del T-54 sovietico. Forse perché la potenza 'netta' del motore era sui 370 hp (presumibilmente per via della potenza assorbita dai ventilatori del motore o dalla trasmissione), resta il fatto che esso venne considerato non migliore dell'M4 Sherman in termini di mobilità, e con un consumo considerevole che dava poco più di 100 km di autonomia.
Per migliorare le cose si pensò che la sua torretta, armata con un pezzo da 90 e un telemetro (a differenza dell'M46) per sfruttarlo al meglio, potesse essere messa sullo scafo dell'M46.
Quest'ultimo era visto già come una misura temporanea in vista del nuovo T42, ma la guerra di Corea cambiò la percezione delle urgenze e così si decise per l'incrocio. Già nel dicembre 1950 l'US Army passò un ordine da 100 milioni di dollari all'American Locomotive Company per i primi 500 carri. Questi iniziarono ad essere prodotti nel luglio 1951 e le loro torrette con una vistosa controcarena, gli 'occhi' del telemetro e i lati per quanto possibile inclinati, cominciarono ad essere ben note al grande pubblico. Ma non durò a lungo: solo nell'aprile 1952 il sistema idraulico di controllo della torretta divenne affidabile, ma questo significò non mandare più il carro, come i suoi predecessori, in Corea. Piuttosto vennero schierati in Europa nell'estate del 1952. Incredibile ma vero, per i nostri standard, in un paio d'anni vennero realizzati ben 8.576 carri tra la Detroit e l'ALCO, completando la produzione nel novembre 1953.
Dopo questo ritmo di produzione prodigioso per un carro che in realtà, doveva essere ancora un interim visto che quello 'definitivo' doveva ancora giungere... cominciarono ulteriori spostamenti. In sostanza, l'US Army, aveva speso miliardi di dollari per l'M47 (se i costi restarono costanti a 200k per ciascun carro...), eppure già i rifornimenti di materiali tramite canali di Mutua Assistenza, iniziarono ben presto, dal giugno 1952 anche per il Belgio. Seguirono ben presto molti altri.
Nel frattempo, l'M47 in patria cominciò subito a sparire: nel 1953 giunse l'M48 Patton, e subito l'M47 divenne un carro 'limited standard', dichiarato tale nel 1955, per poi addirittura venire classificato come obsoleto nel 1957. I carri dei marines (7 battaglioni) durarono solo tra il 1952 e il 1959, mentre nell'esercito verranno passati alle divisioni di fanteria (20 per ciaascuna) finché nei primi anni '60 non saranno sostituiti, come 'potenza di fuoco controcarri' che dai missili SS-10, altra arma destinata ad avere una vita assai breve (d'importazione francese). Ben presto, anche l'ANG e la Reserve cambiarono gli M47 con gli M48 Patton.
Molti carri armati M47, tra cui quelli ritornati dalle nazioni NATO, e mezzi praticamente nuovi e quasi mai usati, vennero usati come servizio di utilità (estrema) quali bersagli per cannoni, missili e bombe di ogni sorta.
Nel frattempo, i carri M48 venivano utilizzati a pieno regime, prodotti nel periodo
Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. Invece l'M47 diventò un carro estremamente popolare, FUORI dagli USA, proprio perché dichiarato obsoleto a fronte dell'appena migliore M48 Patton (anch'esso inizialmente con motore a benzina e poco più di 110 km di autonomia su strada). Questi sono i numeri riportati da wikipedia:
The M47 was widely used by many countries, especially NATO and SEATO allies, including Austria (147), Belgium (784), Ethiopia (30), France (856), Greece (396), [25] from USA and West Germany), Iran (around 400), Italy (2,480), Japan (1 for evaluation only), Jordan (49), Pakistan (100), Portugal (161), Saudi Arabia (23 from the US, 108 on the international market), Somalia (25 from Saudi Arabia), South Korea (531), Sudan (17 from Saudi Arabia), Spain (389), Switzerland (2 for evaluation), Turkey (1,347 from the US and West Germany), West Germany (1,120), and Yugoslavia (319).
PROPRIO COSI': CAMPIONI DEL MONDO!!!
Anche se il SIPRI dice che all'Italia vennero dati solo 800 M47, in realtà sbaglia per difetto: quello fu solo uno dei lotti, ma in tutto si arrivò ad un numero dell'ordine dei 2.400-2.500 mezzi, quasi 1/3 di tutti quelli prodotti!
E Wikipedia (italiana) che dice sull'argomento?
Il carro armato fu fornito all'Esercito Italiano e agli alleati europei contemporaneamente all'US Army: rimase in servizio dal 1952 alla fine del 1981 in tutti i reparti corazzati, inclusa l'Arma dei Carabinieri. Già alla fine del 1952 gli M47 equipaggiavano i Reggimenti carri 132°, 31° e 4°; nel 1961 le forze armate italiane annoveravano un migliaio di M47 e l'anno successivo ne ottennero altri 1 000, acquistati a prezzo di favore dagli USA. Nel 1969, infine, altri 600 mezzi furono comprati dalla Germania Ovest (che li aveva dismessi) e ricondizionati in Italia.[19] Con l'M47 furono equipaggati il Reggimento Corazzato e il Battaglione Esplorante Divisionale (BED) delle divisioni di fanteria da pianura "Granatieri di Sardegna", "Legnano" e "Folgore", il Battaglione Carri e il Gruppo Esplorante Divisionale (GED) delle divisioni da montagna "Cremona" e "Mantova", e il Reggimento Carristi e il GED delle divisioni corazzate "Ariete" e "Centauro" e della Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli". Il carro armato fu in dotazione anche al 1º Reggimento Corazzato Bersaglieri e, per volere del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri generale Giovanni de Lorenzo, anche alla XI Brigata meccanizzata carabinieri.[20] Una piccola aliquota di M47 fu utilizzata nelle postazioni difensive statiche del Vallo alpino orientale, sia installando l'intero veicolo in apposite vasche in cemento, sia enucleando le torrette e inserendole in opere fortificate.[21]
E negli USA, con cosa sostituirono questi carri 'difettosi'?
Già nel febbraio 1951 iniziò lo studio del successore T48, e poco dopo, nell'aprile 1952 la Chrysler (quella del successivo M1 Abrams) iniziò a produrre l'M48, che rispetto all'M47, aveva una torretta più grande e con meno shot-traps, sospensione migliorata, corazza differentemente disposta e più robusta in generale, senza 5o uomo e relativa mitragliatrice di scafo. Ben presto subentrò la General Motors per la produzione e pura la ALCO. Anche l'M48, comunque sia, fu riconosciuto essere un carro 'seriamente difettoso' all'inizio della sua carriera, quanto meno nei modelli M48 e M48A1. Complessivamente, quasi 12.000 M48 vennero costruiti tra il 1952 e il 1959. Degno di nota la presenza, a parte il motore principale, di un piccolo generatore ausiliario monocilindro. Dal 1959 cominciarono ad essere ammodernati allo standard M48A3, con motore diesel e autonomia incrementata ulteriormente (inizialmente era sui 110 km, poi con motore migliorato circa 280, e a quel punto, con il diesel, 460). E anche così, molti M48 a benzina continuarono a girare per il mondo, fino al 1975 nelle unità dell'esercito tedesco-occidentale. Le forniture dell'M48A3 iniziarono nel 1963. Solo a metà anni '70 apparvero i modelli M48A5 con il pezzo da 105 mm M68 (alla fine del 1976!). L'US Army ebbe 501 ex A3 e 708 ex A1 già entro marzo 1978, ma i lavori continuarono entro dicembre 1979, con un totale di 2069 M48A5 'prodotti'.
Israele in realtà, già dopo il 1967 modificò i suoi M48 con il cannone da 105, e per la guerra del Kippur ne aveva circa 540 (inclusi alcuni M60), ma dopo la stessa gliene rimasero solo 200, aumentati nuovamente con ulteriori cessioni da parte tedesca e USA. Solo considerando gli M60, Israele ne aveva almeno 135 in servizio, ma solo la brigata principale ne perse 92.
L'M60 continuò la tradizione e anche qui, con incomprensibile rapidità: nel 1958 apparvero i nuovi carri, simili agli M48 ma diesel e con cannone da 105 mm; la produzione partì nel 1959, e il servizio alla fine del 1960. Così l'M60 diventò il primo carro di nuova generazione, battendo di poco anche il T-62, e di molti più anni i carri europei.
Ne vennero prodotti circa 15.000 fino ai primi anni '80, di questi mezzi, molto più costosi dei tipi precedenti (circa 3 volte tanto rispetto ad un M48!), circa 2.200 tra giugno 1959 (?) e 1962, furono gli M60 originali; poi iniziarono gli 8.000 M60A1 con corazza più spessa e (ma solo dal 1972) stabilizzazione del cannone, nonché (dal 1963?) un proiettore luce IR/bianca. La produzione si chiuse nel 1980. Dopo anni di esperimenti, nel periodo 1973-76 vennero prodotti oltre 500 M60A2, che già nel 1981 vennero ritirati, e infine gli M60A3, dal 1977 al 1986, totalizzando circa 5.500 di cui i 4/5 erano i modelli precedenti ricostruiti. In tutto, gli scafi vennero realizzati in oltre 15.000 esemplari.
Con questi carri l'US Army arrivò al culmine della Guerra fredda, prima di essere implementato l'M1 Abrams, che tuttavia non sarà mai tanto numeroso da sostituire non solo gli M60, ma nemmeno gli M48 (gli ultimi raggiungeranno gli anni '90). Gli M60, sorprendentemente del tipo A1, vennero usati con successo dai marines nel 1991.
Questo senza dimenticare, peraltro, la presenza degli M41, carri leggeri che erano a tutti gli effetti dei piccoli M47, anche se non possedevano un telemetro per il loro cannone da 76 mm; ne vennero prodotti circa 5.400 in appena 3 anni, 1951-54, e questo malgrado che dopo la prima versione, quella successiva ebbe qualcosa come 4.000 modifiche prima di entrare in servizio! E non fu l'ultima... tra l'altro un carro da 23 t che aveva 32 mm di spessore massimo della corazza, con un cannone un pò obsoleto da 76, troppo stretto per i carristi 'normali', troppo alto (2,72 m) per i compiti di esplorazione; era meglio dell'M24, ma non ebbe un plauso incondizionato. Per giunta, costava piuttosto caro per essere un carro armato leggero, quasi alto e costoso come un M47, ma molto meno potente. Bisogna dire che l'M41, giunto tardi per la Corea, venne usato poi in Vietnam e diventò un carro molto popolare in numerosi altri eserciti, dalla Danimarca alla Thailandia, specie in zone dove c'erano ponti che non tenevano più di 20-30 tonnellate, e sono stati aggiornati massicciamente con cannoni e sistemi di puntamento, persino corazze aggiuntive. Un esito imprevisto, per un carro che secondo l'US Army era deludente già dopo il 1952. Tra l'altro sostituito dall'M551 Sheridan, che si rivelerà un insuccesso ben più costoso e inutile (circa 1.700 prodotti dal 1963).
La storia, però, non sarebbe completa senza menzionare l'M103, carro entrato in produzione già nel 1957. Carro circa paragonabile ad un 'grosso' M48, venne realizzato in circa 300 esemplari, la corazza anteriore era sui 127 mm a 60° e il cannone perforava più o meno lo stesso livello a 900 metri. Ma l'US Army si liberò dei carri pesanti nel 1963 e questi finirono niente di meno che all'USMC, malgrado fossero PESANTI, lenti, e assetati di carburante (specie inizialmente, col motore a benzina), difficili da trasportare, almeno inizialmente inaffidabili, e con un costo del programma parimenti gigantesco, impossibile da stimare, ma complessivamente di centinaia di milioni di dollari (dell'epoca!). Benché gli altri carri americani non fossero perfetti, l'M103, pur essendo un antenato dell'M1A1 quanto a peso e artiglieria, era di fatto un esempio perfetto della ragione per la quale i carri medi MBT riuscissero a soppiantare quelli pesanti. Gli ultimi vennero ritirati nel 1974, ma mai usati in Vietnam, anche perché il nemico schierava ben pochi corazzati e poi i lati dell'M103 erano più o meno vulnerabili come quelli dell'M48, malgrado oltre 10 tonnellate extra.
Quindi, complessivamente:
-M26, prodotto 1944-45, oltre 2.200, servizio 1945-anni '50(?)
-M46, prodotto 1950-51, 1,100 circa; fu il carro tipico della Corea
-M47, prodotto 1951-53, oltre 8.000, servizio 1952-primi anni '60;
-M48, prodotto quasi 12.000, dal 1952-1959, in servizio da circa il 1954 fino ai primi anni '90;
-M60, prodotti circa 15.000, dal 1959-1986, in servizio da circa il 1960 agli anni '90 (USA);
-M103, circa 300, prodotti 1957-59(?), servizio 1958-1974.
-M41; circa 5.400 prodotti 1951-54, servizio nei decenni successivi (fino anni '60-70).
Questo per capire che razza di casino furono gli anni '50 nell'evoluzione della tecnologia bellica americana: ma mentre nell'aviazione diverse generazioni di aerei si susseguirono con miglioramenti importanti (l'F-100 del 1952, l'F-104 del 1954 tanto per dirne alcuni), nel caso dei carri armati ci si ridusse a migliorare la dinastia dei Patton producendo circa 25.000 carri armati in un decennio che poi si rivelarono difettosi, o quanto meno con limiti tali, da rendere necessario toglierli di mezzo o ammodernarli radicalmente. Anzitutto 'erano difetti seri nella meccanica del veicolo e della torretta, poi vi fu il problema che la benzina dava pochissima autonomia effettiva per ciascun mezzo cingolato, tanto da dover presto rimpiazzare ben presto il motore con un diesel, praticamente 'buttando' un complesso motore potente e nuovo, ma per l'appunto, inadatto per le necessità pratiche statunitensi.
La stabilizzazione, che proprio i carri americani avevano standardizzato largamente durante la II GM, arriverà solo nel 1972, i sistemi IR solo dopo il 1962, almeno quelli per il tiro (il guidatore dell'M47 almeno ad un certo punto, li aveva), quelli IL solo dal 1977; i cannoni da 105 e i diesel apparvero nell'M60; ma l'M-48 ebbe il diesel solo dopo il 1959, e il cannone da 105 solo dopo metà anni '70, quando stavano già aggiornando gli M60A1, producendo gli M60A2, sviluppando/producendo gli M60A3, e sviluppando gli M1 Abrams! E questo senza considerare altri due capolavori, gli M551 Sheridan e l'abortito MBT-70.
...alla faccia della razionalità e del tempismo!
Come abbiano pensato di produrre l'M48 quando l'M47 era già simile per molti aspetti, non saprei proprio dirlo, anche perché la maggiore differenza era quella della torretta, proprio quella del T42 che sembrava così avanzata e che invece non fu tanto gradita alla fine dei conti, pur non avendo quasi niente che non andasse davvero. Così come ha pochissimo senso che l'M48 non sia stato prodotto e aggiornato allo standard A5 già nei primi anni '60, e invece sia stato mantenuto col pezzo da 90 fino agli anni '70, mentre al contempo si realizzava l'M60 che, pur avendo diesel e 105 mm, di fatto non era niente di più di quel che l'M48 avrebbe potuto essere se equipaggiato con gli stessi sistemi, e in compenso costava molto, ma molto di più! Incredibbbile!
E questo, mentre i sovietici ebbero ben presto il T-54/55, con motore diesel, stabilizzazione di tiro e visori IR notturni.
Tornando a noaltri, l'EI ebbe i carri M47 con cui, numeri alla mano, era senz'altro 'superiore' ai britannici, e se è per questo, almeno come MBT, era anche paragonabile ai francesi, se non superiore (ma solo escludendo gli AMX-13, presumo).
Tuttavia, gli M47, diventati rapidamente l'effige delle forze corazzate italiane, non erano stati mai particolarmente aggiornati. Arrivati negli anni '50 e '60, di fatto erano obsoleti già nel 1957 e un esercito NATO che ci si basava interamente non era certo all'avanguardia in termini qualitativi. Anche un'armata di marmittoni, equipaggiata con carri armati praticamente regalati dagli 'amici ammerrigani', era un pò in imbarazzo con questi bestioni come mezzi di prima linea. Erano buoni per fare i film di guerra con Giuliano Gemma e simili, ma non erano grandi carri armati da battaglia. Tanto meno lo erano negli anni '70, quando erano vecchi di 20 anni e con un'efficienza bellica molto limitata. Eppure: nell'esercito italiano i carri armati erano circa 2.500, e gli M47, a metà anni '70, erano ancora l'80%!!!
Questa situazione sarebbe stata destinata a cambiare di lì a poco, ma per ora era così che andava.
E gli altri carri armati? Beh, in qualche periodo negli anni '60, sparirono uno dietro l'altro. Gli M4 Sherman, gli M26, e pure i piccoli M24. Non è chiarissimo quando, ma ad un certo punto c'erano solo i Patton come mezzi cingolati da battaglia. Persino gli M24 vennero sostituiti dagli M47 come mezzi 'esploranti'!
L'EI non ebbe mai né il successore dell'M24, ovvero l'M41 (un piccolo M47 di fatto, se non altro molto affidabile meccanicamente), anche perché in tal caso avrebbero dovuto comprarlo nuovo; e tanto meno ebbe l'M48 Patton, dato sopratutto ai tedeschi in Europa Occidentale.
In compenso l'EI ebbe il carro M60 Patton. Inizialmente la scelta non fu facile: ma l'M60 si avvantaggiò dal prezzo che tutto sommato, era ancora piuttosto basso rispetto alla concorrenza; dal fatto che il Leopard e l'AMX-30 non erano disponibili quando lo era già l'M60; e dal fatto che lo Chieftain, di cui vennero dette molte belle cose dalle commissioni italiane in trasferta (specialmente la prodigiosa potenza e precisione del suo cannone fu ampiamente lodata), di fatto non venne considerato idoneo (forse perché troppo pesante e lento, o forse perché troppo costoso?). Perforava 150 mm di acciaio a 2 km e a 60°, con ampia precisione di tiro rispetto ai tipici bersagli da poligono. Ma alla fine scelsero l'M60.
L'Italia fu l'unica nazione a produrre l'M60 su licenza, e l'unica a produrre il successivo Leopard 1. E quindi, anche l'unica che ha prodotto entrambi.
Qui si può notare come l'Italia, del resto spinta dal boom economico in atto, fosse effettivamente in un momento di grazia: a metà anni '60 cominciavano le forniture dei primi 100 M60 per l'esercito, a cui ne sarebbero seguiti altri 200.
Gli M60 furono forniti in 100 esemplari nel 1965-1966, ne seguirono altri 95 di produzione italiana nel 1969 e 105 nel 1970.
Per l'M60 scarsissima protezione fu affidata ai depositi munizioni, con la mancanza di protezioni aggiuntive e impianto antincendio automatico; la radio dei carri M60 era la RV3 da 17 kg, aveva 8 km di raggio; la RV4 dei carri comando pesava 45 kg, con una una portata di 30 km.
Inoltre, vennero comprati anche i primi moderni semoventi M109, a cui ne seguiranno altri per un totale molto sostanzioso di oltre 250 pezzi.
Infine, non mancarono altri americani in trasferta: i cingolati M113, di cui l'OTO Melara iniziò la produzione, realizzandone oltre 3.000 solo per la 1a generazione dell'esercito. Dimenticato oggigiorno, c'era anche uno dei primi veri IFV: l'AMX-12, di cui dal 1960 vennero comprati 509 esemplari, ma che sparirono rapidamente dalle unità malgrado le loro capacità, soppiantati per l'appunto dagli M113. A questo aggiungiamo anche le prime forniture di elicotteri (Agusta-Bell) all'aviazione dell'esercito, e nell'insieme si trattava di un notevole ammodernamento. A questo, sebbene oggi siano oramai dimenticati, si sono aggiunti diversi altri sistemi innovativi per l'epoca: gli obici someggiabili OTO Mod 56 per gli alpini, i mortai da 120 mm pesanti, i missili SS-11 e Cobra (e forse anche qualche altro tipo, ma questi vennero standardizzati e comprati in gran numero).
Nell'insieme era un esercito ragionevolmente ben equipaggiato. Ma all'epoca questa modernizzazione era piuttosto comune, e non un'eccezione per le forze NATO, anzi, era proprio il momento di passare con decisione dalle tecnologie migliorate della II GM a quelle del periodo 'elettronico' del dopoguerra.
E l'EI non brillava per qualità, nemmeno con queste nuove introduzioni. Però poteva vantarsi di avere sistemi di punta almeno per alcune delle sue unità, del resto, parliamoci chiaramente: ma chi ci minacciava? Quando mai avremmo visto il Patto di Varsavia bivaccare a Milano? A parte che saremmo andati in modalità 'nucleare' assai prima di allora, ma il Patto a tutto pensava fuorché a passare la Iugoslavia e l'Austria (neutrali) per invadere l'Italia.
Da questo punto di vista, tutta l'esigenza di avere un grosso esercito era del tutto INVENTATA. Non c'era nessun russo alle porte. I sovietici, casomai, sarebbero penetrati in Germania Ovest e forse Francia. Ma non da noi, sicuro al 100%
E per tenere lontano ogni dubbio, l'EI aveva anche i battaglioni da fortezza, armati con congerie di armi varie tra cui addirittura torrette di carri M26 e M47 dismessi. Aggiungiamo le demolizioni controllate dei genieri e bye bye russi!
MA, evidentemente, all'epoca contava molto avere un esercito 'che pesava' per far 'contare' l'Italia nella NATO, no? E' solo questo che si evince dallo studio della situazione. Tutti quei marmittoni potevano starsene a casa, potevamo avere pochi professionisti e le Alpi e le nazioni neutrali ci avrebbero difeso più o meno come la Manica per i britannici. Ma no, non era certo questo che volevano i nostri politici e generali. E il popolino bue, pagava le armi, gli stipendi degli ufficiali, e poi con il proprio tempo, e alle volte, la propria vita (vedi l'ignobile caso di E. Scieri, ancora nel 1999), anche serviva la Patria per un anno e mezzo. A che pro? Militarmente parlando, non mi viene in mente niente per giustificarlo. Politicamente, socialmente, industrialmente, carrieristicamente lo sarà stato, ma servire la Patria è un conto, servire il complesso-militare industriale no di sicuro.
Ma è quello che succedeva, diciamocelo chiaramente.
Eppure, già nel 1951 l'EI era arrivato a 195.000 uomini, e nel contempo la NATO già prefigurava la formazione di ben 21 divisioni (!!!) entro il 1954, ma nel 1952 ridusse a 'sole' 19 divisioni (entro il 1955) di cui 9 al 75% della forza persino in tempo di pace.
OK, dal punto di vista industriale, questi anni furono quelli che permisero alla OTO Melara, alla FIAT, all'Agusta, di diventare quei colossi che sono diventati poi in ambito militare. Produzioni su licenza come se piovesse. Il fatto che la OTO abbia poi realizzato un mezzo come l'OF-40 e i suoi derivati, è dovuto a questo, con tanto di faccia tosta nel ribadire che no, non è un mezzo copiato ma è originale (già, eppure sembra sempre un Leopard con il cannone dell'M60...), così come lo è il cannone, che provvidenzialmente è da 105/52, appena un calibro più dello standard NATO, e che 'casualmente' arrivava dopo centinaia di armi prodotte su licenza per gli M60 e Leopard 1.
Da qui tutta una serie di sviluppi molto più evoluti, ma ricordo che casualmente, l'Ariete ha un pezzo da 120/44 come il Leopard 2 (ma ovviamente, anche questo è 'autarchico', o almeno così ci raccontano).
Vabbé, ma di che meravigliarsi? E' così che va il mondo.
Detto questo: è vero che gli M60/M113/M109 fecero fare un balzo enorme alle capacità dei corazzati italiani, ma come si è visto, non erano la soluzione per qualsiasi cosa. Nei primi anni '70 comparvero gli ultimi 200 M60 (prodotti su licenza) e 200 Leopard 1A1, comprati dalla Germania Occidentale. Dopo il 1973 apparvero anche i primi di 720 Leopard 1A2 italiani, più mezzi speciali vari.
Questo significa, per fare un punto di raffronto, che ancora nell'ottobre 1973, c'erano solo 500 carri italiani moderni, che detto così è un bel numero, ma in realtà erano un pò pochi, visto che per il resto esistevano oltre 2.000 M47 ancora in servizio! Nello stesso periodo gli israeliani avevano circa 1.800 carri armati, tra Centurion (circa 800), M48/60 (circa 550?), T-54/55, M4/51 Sherman. La grossa differenza rispetto all'ancora più nutrito parco corazzato italiano era che i mezzi israeliani erano praticamente tutti con i cannoni da 105 mm, che di fatto raddoppiavano la gittata utile (2+ km) contro i carri moderni, e la gran parte di essi era pure provvista di motori diesel, più vari aggiornamenti e ammodernamenti che trasformavano persino lo Sherman in un carro abbastanza temibile. Gli israeliani avevano meno APC e pure semoventi, ma come carri armati sono piuttosto dell'idea che avessero un parco largamente superiore rispetto a quello italiano. Sarebbe interessante fare una simulazione tra i due parchi, mettendo gli italiani contro o al posto degli israeliani nella guerra del Kippur, e conteggiando alternativamente sia i soli mezzi, sia i mezzi+il personale (chiaramente gli israeliani qui sono avvantaggiati dall'esperienza e dalla conoscenza del terreno, gli italiani non avevano sparato un colpo in guerra dal 1945...).
Ancora nel 1975 quest'enorme totale era di circa 2.500 unità, di cui solo il 20% moderno, e nemmeno allora, agli ultimi standard produttivi. Questo era sicuramente un problema, perché gli M109 erano standard (anzi, i tipi G erano migliorati rispetto al tipo base, specie per la gittata massima da 14 a 18 km), mentre gli M113 erano lo standard mondiale; però i carri armati oramai erano obsoleti.
Gli M47 furono sperimentati sia con il pezzo da 105 che con il diesel, ma mai adottati in questa forma, per cui rimasero gli stessi mediocri bestioni per tutta la loro vita, con pochissimi aggiornamenti e nessuno di essi importante. Quest'incapacità di ammodernare la linea corazzata era particolarmente indicativa di uno scarso peso sul bilancio per gli investimenti: le 'lattine' M113 erano economiche, gli M109 erano pochi, ma per avere 2.000 tank moderni c'era da penare il giusto!
In Europa, gli unici che ci riuscirono furono i tedeschi occidentali, con oltre 2.400 Leopard 1. I francesi si accontentarono di 1.300 AMX-30, e i britannici di 900 Chieftain.
Solo negli anni '80 la situazione cambiò: a quel punto, infatti, con altri 720 Leopard 1 (totale: 920) più circa 200 mezzi speciali, l'EI diventò una forza corazzata di tutto rispetto, totalizzando 1.220 carri moderni+ versioni speciali, più gli ultimi M47 Patton, che ad un certo punto (metà anni '80) erano indicati sui 500 esemplari, mentre verso la fine erano forse sui 200 (in riserva). In teoria dovevano essere sostituiti dalle Centauro, ma per quando queste apparvero in servizio (attorno al 1992) erano già stati sostituiti dai Leopard 1, data la soppressione di alcuni battaglioni e la riduzione da 5 a 4 dei carri per plotone (con il risultato che i carri per battaglione calavano da 49 a 40). Quindi verso la fine della Guerra fredda c'erano circa 1.200 carri italiani in forze di 1a linea, ed erano tutti 'moderni'.
Ma lo erano davvero? Ovviamente no. Negli anni '80 vi furono cambiamenti drammatici e MBT di nuova generazione tipo Abrams, Challenger e Leopard 2 apparvero, surclassando qualsiasi carro precedente. Anche la Francia rimase indietro, ma almeno riuscirono ad equipaggiarsi degli AMX-30B2 con sistema computerizzato di controllo del tiro. Gli italiani, invece, rimasero fermi lì, come fosse Antani: i carri M60A1 e Leopard 1A1/A2 erano semplicemente obsoleti rispetto alle loro ultime versioni, come l'M60A3 e il Leopard 1A3/A4/A5. Nonostante tanti esperimenti di aggiornamento, e l'offerta degli OF-40 come futuri carri armati per l'EI, di fatto la situazione rimase ferma lì.
Anche con i mezzi corazzati da fanteria le cose non andarono meglio: gli M113 rimasero il modello dominante, e ci sta; ma ci sta di meno il fatto che come IFV vi fosse il VCC-1 (560 comprati e in servizio da metà anni '70), e l'aggiornamento VCC-2 (1230 esemplari dal 1979, fianchi diritti, in pratica M113 con corazze extra e motore diesel). Gli 'altri' avevano all'epoca M2, Warrior, Marder, AMX-10P, e dall'altra parte, i BMP-1 e -2.
Come mezzi da esplorazione c'era una manciata di blindo 6616, il 'minimo indispensabile' disponibile, per giunta, essenzialmente ai carabinieri.
Più in generale, l'elevata 'cingolizzazione' in stile americano aveva privato l'EI di mezzi ruotati molto utili. Per quel che riguarda la famiglia Fiat 6614/6616, si sono sentite molte versioni in merito alla loro consistenza numerica e molte variabili (ho già scritto su questo in altre circostanze) dipendono proprio dal numero dei veicoli comprati dalle forze nazionali. Da quel che risulta negli speciali di Storia Militare, la 6614 è stata comprata in: 110 esemplari per l'Aeronautica (con una Minimi da 5,56 mm, ma sarà stato così fin da subito? Dubiterei...); 60 per la Polizia di stato; e 20 dati 'in valutazione' all'EI. Purtroppo non si fa menzione dell'arma dei Carabinieri, eppure c'é almeno una foto in cui esiste questo veicolo con una torre binata da 7,62 e colorazione grigio-verde. Mistero, no?
Le 6616 invece vennero date in 50 esemplari ai Carabinieri, sempre dagli anni '70 in poi, ma anch'esse erano destinate a compiti di seconda linea e protezione carceri.
Anche come elicotteri controcarri la situazione era molto insoddisfacente; l'A.129, destinato poi a diventare un mezzo fondamentale per l'EI, venne consegnato solo a fine 1990, e non partecipò nemmeno a Desert Storm, ma costruito per cacciare i carri armati sovietici, si ritroverà in Somalia per fare il peace keeping.
Mentre francesi, inglesi e tedeschi si equipaggiavano di elicotteri controcarri armati con missili HOT e TOW, oltre 100 per ciascun esercito in questione. Allora, chi era il fesso? Loro, che avevano una flotta di elicotteri 'provvisori' di oltre 100 unità (Germania Ovest: oltre 200 BO 105; UK: oltre 100 Lynx; Francia: oltre 120 Gazelle), capaci teoricamente di distruggere una divisione corazzata in un volo, oppure gli italiani che rimasero con due prototipi A.109TOW e qualche altro tipo A.129 fino alla caduta del Muro e alla riunificazione delle Germanie? Io direi la seconda. Che poi i franco-tedeschi abbiano pasticciato inspiegabilmente con il Tigre per vent'anni, è un altro discorso. Ma a quel punto, la minaccia primaria (orde di carri sovietici) non esisteva più e quindi il dopo-Guerra fredda esula da questo studio.
Bene, per quello che riguarda la contraerea, la questione è ancora più difficoltosa. Da un lato l'EI aveva il sistema Maxon Mount (quadrinate da 12,7 mm americane), oltre 250 Bofors da 40/70 e per giunta, 22 batterie del sistema HAWK. Però le grandi unità, a livello di brigata o di divisione, erano in genere prive... di armi antiaerei! MA dove diavolo erano tutte quante? Uno si potrebbe aspettare dei sistemi assegnati come nelle divisioni sovietiche, con interi reggimenti antiaerei con cannoni o missili; ma non c'erano nelle unità italiane. Erano gruppi indipendenti, da quel che ho capito, che sottostavano ai comandi di armata e di corpo d'armata. Strano, a dire il minimo. Certamente non molto comprensibile e molto probabilmente nemmeno tanto razionale. Così, è successo che mentre la Germania Occidentale ha avuto prima 500 M42 Duster, e poi 420 Gepard, per accompagnare le sue forze campali, l'Italia ha avuto zero sistemi semoventi fino alla fine anni '80. Con i missili Stinger applicati alla sola FIR, per avere un sistema campale di difesa ci si dovette accontentare di aspettare fine anni '80 per avere il SIDAM, un catorcio che scimmiottava lo ZSU-23-4, ma senza capacità ognitempo (e nemmeno notturna, da quel che è descritto in dettaglio!). E il bello è che ne volevano 350, quando poi si sono saggiamente limitati a 275. Un pozzo di soldi: 800 miliardi. Per un sistema nato vecchio, salvo poi piangere miseria perché il molto superiore OTOMATIC (che oltretutto è apparso anche prima!) non è stato comprato.
Tutto molto razionale, sì.
Quanto ai lanciarazzi multipli: dopo tanti esperimenti, solo nel caso dei 22 MLRS c'é stata un'operatività effettiva, e vista la loro imprecisione e potenza di fuoco 'cieca', non è stato possibile usarli per missioni umanitarie di sorta, quindi di fatto sono stati non solo pochi (ma con ben 5.400 razzi ordinati), ma anche ben poco utili nell'insieme, per l'EI. Tanto valeva tenersi i semoventi, almeno erano più precisi.
Adesso guardiamo più in dettaglio gli equipaggiamenti principali di terra dell'EI nel periodo della Guerra fredda (fonti: gli speciali di Storia Militare, che diamine!):
Artiglierie
149/19 vs M114:
Peso in marcia: 7 vs 5,8 ton
Cadenza tiro max: 2 RPM vs 3 RPM
Peso proiettile: 37,7 kg vs 43 kg
Peso HE: 5,5 kg vs 6,8 kg
N. cariche: 6 vs 7
Gittata: 15,3 km vs 15 km
Tipi munizioni: HE vs HE-WP-CH-IL-NB
Equipaggio: 9 vs 10
Commento: per quanto buono sia stato il 149/19, è chiaro che anche nelle sue edizioni postbelliche, come il Mod 51, fosse inferiore all'M114 americano, artiglieria molto popolare. Come si vede dal raffronto sopra, l'M114 ha due vantaggi chiave: 1) pesa circa 1 tonnellata in meno del 149, ed è tutta fatica in meno durante i movimenti nel paesaggio italiano; 2) ha una gamma di munizioni vastissima, che va ben al di là della granata 'col botto'. Inoltre, se vogliamo dirla tutta, il 149/19 è superiore in gittata ( e forse in precisione), ma solo perché usa la granata leggera da 38 kg (vedi sotto); con quella standard, pesante più o meno come quella americana, ha una gittata inferiore di oltre 1 km. Questo significa che l'149/19 può essere superiore all'M114 per gittata o pari per potenza del colpo, ma NON entrambe le cose al tempo stesso! E' un'arma che pesa 1/7 in meno, che tira una granata pari potenza con inferiorità di appena il 3-5% in gittata, ma che è del 15% più leggera e quindi più mobile, per giunta ha maggiore cadenza di tiro e si mette in posizione prima e meglio; è evidente che l'M114 è in vantaggio. E non è un caso, al di là del calibro non standard nella NATO da 149 mm, che il 149 sia sparito circa 20 anni prima dell'M114, che ancora nei primi anni '90 svolgeva onorato servizio in alcune unità d'artiglieria.
L'obice da 149/19 aveva tra l'altro granate Mod 32 da 42,1 kg (6,7 HE) a 13.500 m, Mod 41 da 32 kg, Mod G da 34 kg da 14.800 m (non in uso dopoguerra)
Granate del 149/19:
Mod 32: (149/19-35-40): 42,55 kg o 42,1 kg (6,7 kg HE), gittata 13.160 m (riferita a 42,55 kg) o 13.500 m (a seconda delle fonti: forse era quella da 42,1 mentre la versione a 42,55 era a 13.160 m?) (il 35% dopoguerra)
Mod leggero 149/12-13-19: 31,8 kg (? kg HE), gittata 14.240 m (il 50% dopoguerra)
Mod G: 34 kg, gittata 14.800 m
Mod 51: 37,5 kg o 37,66 (5,5 kg HE), gittata 15.320 m (37,5 kg?) (il 15% dopoguerra)
Peso arma:
Originale (mod 37): 5.650 kg, marcia 4170+4000 kg seguirono i Mod 41 -vettura unica con avantreno; e Mod 42 - vettura unica senza avantreno.
Mod 42/50, 6.700 kg batteria (6.260 kg in altre fonti), 6.810 kg traino
Mod 41/51, 6.470 kg batteria, 6.960 kg traino
210/22 vs 203/25:
Peso in batteria: 15,8 vs 13,7 t
Cadenza di tiro 0,5 vs 1 RPM
Peso proiettile: 101 vs 91 kg
Peso carica HE: 13,9 vs 16,7 kg
N. cariche: 6 vs 7
Gittata: 16,9 vs 15,4 kg
Tipi munizioni: HE vs HE, nucleare
Equipaggio: 9 17
Commento: anche il 210/22 è un'ottima arma, ma l'M115 è migliore: pesa 2 tonnellate di meno, ha quasi 2 km di gittata in più, e la granata ha circa il 20% di esplosivo extra, pur pesando di meno! Wow. Ah, è pure (dopoguerra) un'arma nucleare. Calibro standard NATO e numero disponibile hanno aumentato la sua popolarità, e alla fine la ritroviamo anche sulla prima versione dell'M110. Vantaggio che il potente e massiccio 210 non ha potuto godere.
Fuori servizio:
-210/22: 1959? (riserva dal 1955)
-140/30 nel 1971., 17 pdr: 1971. M36 (cacciacarri): 1971.
-149/19: 1974 (era in riserva già da diversi anni);
-M114 1995 (idem); M44 (155 mm): 1981.
-M44 semoventi: 105 giunti nel 1954 (stesso obice dell'M114, raggio 14,8 km); incredibilmente, nel 1980 ne restavano ancora 95 esemplari, rimasti in linea fino al 1986(!)
Di questi mezzi, prodotti in oltre 600 esemplari, si ricorda il peso di oltre 28 t, la velocità di 56 kmh, ma un'autonomia di soli 120 km su strada; corazza d'acciaio spessa max 12,7 mm, e pilota sistemato in torretta.
-M55 semovente: 24 dal 1960, calibro 203/25, 55 tonnellate, 48 km/h (meccanica dell'M48, che però non era in servizio in Italia), autonomia 260 km.
-M110 semovente: 41 giunti dal 1964, calibro 175/60: notare bene che gli M110 propriamente detti non vennero consegnati, ma furono gli M107 ad essere convertiti successivamente. 36 andarono a 3 gruppi d'artiglieria e 5 alle scuole. Rimarranno in servizio, come M110A2, fino agli anni '90.
-M109 semovente: 25 comprati negli USA nel 1964(?), poi altri 195 prodotti su licenza OTO Melara nel 1965-73 (oppure 1971-73, non è ben chiaro); altri 40 (inizialmente 108) vennero poi costruiti alcuni anni dopo, totalizzando quindi 260 pezzi precisi, quasi tutti nati come M109G (gittata passata da 14,3 a 18,5 km; da 3 a 4 RPM, 6 lancianebbiogeni e altro ancora, 23,8 ton complessive).
Numeri: dell'M114, nel 1976, c'erano 426 esemplari. Dell'M 59 155/45 95 esemplari (72 pronti). 203/25 M115: 48.
Dei FIROS 30 venne comprata solo una batteria sperimentale con 2 lanciatori. Più qualche FIROS 6, in tutti i casi per valutazione.
I semoventi M 109 originali vennero consegnati in 24 esemplari nel 1965, più o meno ai tempi dei primi M60, mentre i primi M109G arrivarono dopo metà 1971. La parte veicolare la costruivano gli americani mentre l'OTO, con il contratto firmato nel 1968, costruiva il cannone con meccanismo di chiusura tipo tedesco (e gittata che passava da 14 a 18 km). Nel 1971 l'OTO presentò già un M109 con pezzo lungo 39 calibri.
Aggiunto agli M109 un altro lotto ordinato nei tardi anni '70. L'acquisizione vide anche 213 portamunizioni M548 e 199 M577 corazzati come mezzi comando. Oltre 410 furono poi i semoventi mortai ricavati dall'M113, tipo M106 con pezzo da 81 o da 120 mm.
Nel 1982 c'erano previsti stranamente più unità: ben 73, di cui però 18 in riserva. Il totale delle armi assegnato era a questi gruppi, di:
-180 pezzi da 105/14, 216 da 105/22, 396 da 155/23, 36 da 155/45, 144 da 155/39, 36 da 203/25, 252 M109 da 155/23, 36 M107 da 175/60.
Notare che questi pezzi non erano tutti quelli realmente disponibili: i 105/14 erano non meno di 336, gli FH-70 in tutto 164 (+20), c'era qualche pezzo extra come M109 (sui 260) e da 203/25.
In tutto queste unità di prima e seconda linea avevano ben 396 pezzi da 105, 576+252S da 155 (totale: 828 di cui 792 obici); 36 da 175 e 36 da 203 (notare che mancavano ancora gli M110A2, ricavati dagli M107 successivamente). Totale complessivo previsto: 1296, più 8 lanciamissili Lance.
Nel 1985 iniziarono le consegne degli M110A2 con 23 esemplari ex M107; finirono le consegne dei 164 FH-70; nel 1986 venne consegnato il primo M109L (il prototipo era stato usato nel 1984). Prove del Firos 30 e del VM 90. Nel 1988 arrivarono i primi 2 MLRS, con gli altri 20 saranno stati operativi nel 1993. Nello stesso anno vennero ritirati gli ultimi muli.
Nel 1990 erano disponibili, all'inizio dell'anno: 48 gruppi d'artiglieria, 1 missili e 7 specialisti, quasi tutte le artiglierie erano da 155 trainate o semoventi, ben 40 gruppi su 48! Circa 720 pezzi. Delle armi da 155, dei 40 gruppi, ben 20 erano ancora con gli M114, 12 con gli M109 e 8 con gli FH-70. All'epoca erano 3 batterie da 6 pezzi, quindi 18 per btr = circa 800+ artiglierie complessive verso la fine degli anni '80. Nei magazzini, naturalmente, ce n'erano parecchi di più, data la radiazione di tanti vecchi arnesi, per lo più armi da 105/14 e simili.
Nel 1988-92 accaddero altre cose: scioglimento gruppo Lance, ritiro ultima unità fanteria d'arresto con smantellamento dell'armamento (ultima unità radiata nel 1992) delle postazioni. Nel 1992 venne deciso di aumentare le artiglierie da 18 a 24 per gruppo. Entro quell'anno erano anche previsti 4 FIROS 30 di una batteria sperimentale. Dovevano diventare 60 in tutto, ma non se ne fece nulla, batteria sperimentale a parte. Notare bene che i precedenti FIROS 25 erano su scafo di autocarro tedesco. E non erano corazzati.
Per la fine del 1993 erano previsti 5 rgt da 105, 7 rgt M109L, 1 MLRS, 1 M110, 5 FH 70 = circa 360 pezzi.
Nel 1995 c'era un rgt artiglieria parà, 4 montagna, 1 pesante, 1 a cavallo (sic), 5 pesante campale, più 10 semoventi M109L, 1 M110, 1 MLRS. Totale: i rtg artiglieria erano all'epoca soltanto 23, di cui 11 trainati, 11 semoventi e 1 MLRS (notare la scomparsa dei Lance e l'apparizone degli MLRS). C'erano anche batterie aa nei reggimenti artiglieria, e altri 7 reggimenti e 2 gruppi artiglieria a.a.
Però il totale delle armi disponibili era calato a circa 412. Se non altro erano praticamente spariti gli M114.
Carenze dell'artiglieria italiana nella Guerra fredda (e forse oltre). Certo non il numero: circa 2.000 pezzi erano disponibili, così come circa 2.500 carri, fino alla riforma del 1975, quando, da 7 divisioni e 10 brigate, si passò a 4 divisioni e 14 brigate. Il totale del personale e della forza in generale calò di 1/3. Le artiglierie vennero ridotte da 2.000 a 1.300, i gruppi erano circa 100+ negli anni '60 iniziali, e rimasero oltre 90 fino al 1975; dopo il 1975, si ridussero a 60+1 gruppo Lance + 7 gruppi specialisti artiglieria = 60 o 61 o 68 a seconda di come si vuole misurare. Le artiglierie erano per lo più ancora gli M114 con oltre 20 gruppi. 19 campali, 11 montagna, 24 pesanti erano i principali. Il totale comprende anhe le unità di mobilitazione.
Piuttosto, c'erano ben altri problemi che i semplici numeri...
-1) mancanza di semoventi d'artiglieria antiaerei moderni. Qui, in pratica, l'EI ha sempre fatto finta di niente, non ha mai avuto, per esempio, gli M42 Duster, che pure vennero ceduti in ben 500 esemplari ai tedeschi. Né ha mai comprato il loro successore diretto, il Gepard (420 per la Germania), per via dei costi 'elevati'. I semoventi entrarono in servizio in pratica soltanto verso il 1988 circa, con i primi SIDAM di ben 275 (originariamente 350) previsti, ad alto costo, e di scarse capacità belliche oltretutto. E in ogni caso c'era un altro problema...
-2) la mancanza di unità a.a. divisionali di pronto impiego. Né le divisioni, né tanto meno le brigate, avevano reparti antiaerei di pronto impiego, in effetti esisteva un gruppo di contraerea leggera, ma soltanto in posizione 'quadro', il che significa che senza mobilitazione questo gruppo non esisteva affatto, e che anche volendo, sarebbe stato riattivato solo dopo un bel pò di tempo e usando dei riservisti, l'efficienza di una simile unità senza personale continuamente attivo e addestrato è molto opinabile. E dire che non mancavano sistemi antiaerei, anche se non modernissimi: molti Maxon Mount (spesso usati da autocarri), e oltre 250 pezzi da 40/70 con tanto di radar di scoperta e controllo tiro come i CT/40. Ma questi gruppi non erano integrati con le grandi unità divisionali. Perché? Non si sa, è assurdo, ma è così.
E dire che c'erano ben 22 gruppi di missili HAWK disponibili ma operanti in maniera indipendente. Questi sistemi, però, non erano adatti ad operare in 1a linea o a seguire rapidamente le unità in movimento e di fatto erano usati per proteggere le retrovie. Resta il fatto che ce n'era praticamente uno per ogni brigata dell'esercito (negli anni '80 ridotte a circa 26), a maggior ragione togliendo la paracadutisti e le 5 di montagna!
-3) la mancanza di sistemi di automazione e di ricognizione avanzati: non c'erano radar di controbatteria, non c'erano RPV a parte per la brigata missili, non c'era un sistema automatizzato di controllo della battaglia: il SAGAT arriverà a tutte le unità monotubo (ovvero tutte a parte l'MLRS) solo nel 1993, mentre solo nel 1995 saranno distribuiti sistemi di navigazione terrestre per il controllo preciso della posizione delle artiglierie, anche di quelle semoventi. Lo stesso sistema M109L era da questo punto di vista, rudimentale e benché balisticamente paragonabile all'M109 Paladin, di fatto era molto inferiore come capacità operativa almeno da questo punto di vista.
-4) Le munizioni non erano esattamente al top: c'erano in pratica solo quelle basiche, anche se in buona quantità; ma mancavano le RAP a razzo; le submunizioni; e persino le spolette VT per l'uso ottimale delle HE.
Erano tutte carenze molto serie, a maggior ragione per un esercito che aveva così tante unità d'artiglieria, così tanti elicotteri, così tanti cannoni e mortai di ogni sorta, inclusi quelli contraerei.
-5) la scelta pessima di non procedere con l'OTOMATIC ma con il SIDAM, che al dunque, comprato in più esemplari, si è dimostrato altrettanto costoso ma molto meno efficace.
-6) l'impossibilità pratica di radiare i vecchi M114 entro la fine della Guerra fredda, tanto che essi superavano nettamente gli FH-70 in numero, mentre gli M-109G erano ancora in buona parte da convertire allo standard M109L, completato entro metà anni '90.
SI pensi solo, per capire la potenzialità di questi limiti, a quel che è successo alla potente artiglieria irakena nel 1991 (oltre 3.000 pezzi): distrutta sotto un diluvio di fuoco di controbatteria, da parte di unità alleate né più numerose né più virtuose quanto a gittata. E l'artiglieria italiana, invece, ha vivacchiato così, malgrado alcuni buoni o ottimi pezzi come l'FH-70 e il Lance, o l'M109L.
Corazzati
Come detto prima, i carri armati sono arrivati in più riprese. Ma purtroppo per la prima generazione non si sa molto. Numerosi M-3/M-4/M-5/M-24 vennero dati all'E.I., non è chiaro invece quanti furono gli M-26. Alcuni dicono che arrivarono nel 1951, altri nel 1952, almeno 270 mezzi si dice che siano arrivati. Gli M-47 arrivarono in 880 esemplari(?) nel 1952 e poco dopo, 1.000 nel 1962 e 1964, e almeno 500, forse 750 probabilmente attorno al 1968 ex tedeschi. In tutto dovrebbero essere stati 2.480.
M60A1:
-1965-66: 100 (USA)
-1969: 95 (OTO)
-1970: 105 (OTO)
Leopard 1:
-1969: 1
-1970: 73 (74)
-1971: 122 (196, GER) (ps strano, dovevano essere 200)
-1974/75: 17 (213)
-1976: 193 (406)
-1977: 213 (619)
-1978: 78 (697)
-1979: 50 (747)
-1980: 73 (820)
-1981/82: 37 (857)
-1983: 64 (921)
-1984/85: 8 (929)
-1988: 1 (930) (ps assurdo: dovevano essere 920, qualcuno a Storia militare non sa fare i conti o cosa?)
1 nel 1969; 73 nel 1970; 122 nel 1971; 17 nel 1974-75; 193 nel 1976; 213 nel 1977; 78 nel 1978; 50 nel 1979; 73 nel 1980; 37 nel 1981-82; 64 nel 1983; 8 nel 1984-85 e 1 (!) nel 1988.
Miglioramenti dell'M60 (per lo più da metà anni '80):
Generale
-revisione generale e miglioramenti meccanici di dettaglio
Combattimento diretto:
-sistemi IL per visione e puntamento (sperimentati dal 1977) sui periscopi già esistenti
-proiettili APDSFS di tipo tedesco (anni '80)
-mitragliatrici MG al posto delle M73
-lanciagranate tipo Leopard 1 (8, con 2 file di 4 sui fianchi della torretta)
-armi FAL al posto dei vecchi MAB per l'equipaggio
Comunicazione e logistica:
-radio di generazione successiva
-veicoli portacarri per movimenti rapidi su strada ATC 81
-veicoli gettaponte su scafo Leopard nelle unità M60
Prove, ma non adozioni: telemetro laser essenzialmente, sperimentato circa metà anni '80
Mai provati: corazze ERA, visori termici, stabilizzatore, generatori fumo, versioni speciali come quella del genio e gettaponte (sostituita da quelle su scafo Leopard).
Per quel che riguarda le armi da 105 mm (dei Leopard 1 e M60), c'erano le munizioni a carica cava M456 e IM390, incendiarie fumogene, plastiche L35 e L37, perforanti APDS L28 e L52 e APFSDS DM33, che peraltro erano un po' più lente delle altre in quanto avevano 1455 metri al secondo anziché 1470; la gittata arrivava a 9 km, quelle fumogene incendiarie, con le cariche cave e 8, con quelle a schiacciamento HESH.
Carenze mezzi corazzati:
- anzitutto, i carri armati NON ebbero armamento stabilizzato: né Leopard né M60, tantomeno gli M47, e questo malgrado che quasi tutti gli altri eserciti (i sovietici e britannici da metà anni '50, gli americani dagli anni '70 ecc) li avessero. Nemmeno l'aggiornamento degli M60 e Leopard fatti da altre nazioni intaccò minimamnte la questione per gli italiani, anzi... difficile dire come mai: forse aveva ragione Alberto Angela quando diceva che questo era dovuto alle limitazioni 'difensive' dell'esercito italiano in ambito NATO? Boh.
- altro problema: la scarsità di veicoli portacarri: negli anni '50 arrivarono sicuramente un gran numero di corazzati americani, e nel decennio successivo ancora di più; eppure, assieme ad essi si videro solo 120 veicoli tra Diamond ed M26. Forse gli americani volevano suggerire agli italiani di non avventurarsi 'offensivamente', chissà. Solo negli anni '80 arriveranno finalmente gli ATC81 italiani, per rilevare mezzi che risalivano alla II GM. Questo comportava in pratica che non fosse possibile trasportare se non per ferrovia le grandi unità corazzate, visto che mandare colonne di tank in mezzo alle strade (devastandole), era fuori discussione...
- organicamente non erano previsti semoventi contraerei corazzati, e addirittura in tempo di pace nessuna unità antiaerea attiva a livello divisionale. Fino al SIDAM, come detto sopra, a parte i Maxon Mount installati su autocarri o semicingolati (meglio dé gnente...).
- le capacità di combattimento notturno furono neglette per lungo tempo: i primi ad averle furono gli M60, ma solo pochi proiettori IR vennero comprati per questi ultimi, così che di fatto, solo all'inizio degli anni '70 arrivarono capacità notturne effettive, con i primi Leopard 1. Circa 15 anni dopo dallo standard sovietico in questo settore, e circa 10 anni dopo le prime applicazioni NATO.
Storia per anni (o quasi):
Tra la fine della guerra si formaval'esercito cosiddetto di transizione fino al 1947 con il Trattato di pace di Parigi.
Esso aveva una forza di 140.000 uomini e quasi esclusivamente costituito da fanteria appiedata. I mezzi corazzati erano pochissimi e logori. Ma dal 1950 iniziarono ad arrivare delle grosse forniture di materiale proveniente dagli Stati Uniti in conto di difesa mutua e così le truppe dell'esercito diventarono subito molto più forti di quanto non fossero stati prima, quando avevano solo una flotta di carri Sherman di cui alcuni erano Firefly, ma tutti erano logori oltre che obsoleti.
Gli M46 equipaggiati della stessa torre dell'M26, ma con uno scafo diverso e con motore più potente, lo stesso utilizzato dall' M47 successivo, non ebbe impiego con i reparti italiani, se non come mezzo d'addestramento (presumibilmente solo negli USA).
L'Italia entrò nella NATO nel 1949, e all'epoca l'esercito aveva solo 132.000 effettivi, all'epoca aveva solo 5 divisioni di fanteria, la brigata corazzata (Ariete) e quella alpina (Julia). Bene, con gli accordi intrapresi in ambito 'atlantico', l'Italia aveva il traguardo ambiziosissimo di raggiungere ben 21 divisioni, entro il 1954(!). Quindi persino PRIMA della guerra di Corea, l'Italia avrebbe dovuto avere una massa di forze incredibile, tra cui 14 divisioni di fanteria, 3 alpine e addirittura 4 corazzate. Se si pensa alle 70 divisioni dell'esercito di pochi anni prima, questi valori sembrano modesti, ma in realtà erano qualcosa di gigantesco da realizzare con gli 'standard' postbellici. Ma evidentemente, l'Italia sgomitava per 'contare di più' in ambito internazionale, i generali non erano certo dispiaciuti del ritrovato prestigio e gli americani, che comandavano il gioco, avevano una forza di 'ascari' da sacrificare contro il temibile Patto di Zio Joe. Francamente un gioco estremamente cinico da portare avanti, ma questo era quel che all'epoca (e anche adesso) significavano i rapporti di forza tra le nazioni. Ma, se non altro, questa gigantesca forza di terra, anche se costituita da divisioni non sempre al 100% della loro forza in tempo di pace, non verrà mai realizzata, malgrado gli aiuti americani. All'epoca la Ariete aveva solo 2 btg carri, con 42 M4 Sherman l'uno, oltre a vari mezzi ausiliari.
Fu nel 1950 che gli aiuti in conto MDAP e questo rese possibile aumentare notevolmente quel poco di potenziale delle forze di terra italiane (e anche nelle altre 'dimensioni' fu ugualmente un aumento di capacità notevole). Anche le fortificazioni alla frontiera Est vennero ripristinate, con il primo battaglione da fortezza e una serie di costruzioni che continuò, sia pure con materiale per lo più di vecchio tipo, ma con costruzioni che continuarono fino al 1975, malgrado i dubbi sull'efficienza reale delle linee di fortificazioni permanenti, al di là della loro significanza simbolica. Arrivarono anche cannoni e obici da 140, 149 e 155 mm di vario tipo, e persino la prima missione 'fuori aerea', in Somalia, con 5 battaglioni complessivi. La forza dell'esercito aveva raggiunto i 195.000 effettivi.
1951: arrivarono il carro medio M26 e anche quello leggero M24, che progressivamente sostituì i vecchi M3/M5. Il battaglione corazzato all'epoca aveva 50 Sherman e vari mezzi da esplorazione e portacarri (solo 17). All'epoca c'era anche la cavalleria corazzata in organico alle divisioni di fanteria, in genere aveva 14 M 24, 18 Stuart e 37 mezzi da ricognizione più 26 carrette cingolate. Infine, a Caserta venne costituita la scuola truppe corazzate.
-1952: il totale delle forze dell'esercito previste in ambito NATO calò a 'sole' 19 divisioni entro il 1955, e non più del 75% del personale in tempo di pace.
Le divisioni di fanteria arrivarono a 10 e le brigate alpine a 4 (1 + 2 formatesi durante quell'anno), mentre divennero divisioni corazzate anche le brigate Ariete e Centauro. In servizio con l'Ariete.arrivarono gli M47; non solo, anche l'obice da 210 riientrò in servizio, così come il semovente Sexton da 88 mm e i mortai calibro 107 mm.
La cavalleria corazzata diventò parzialmente una forza di carri convenzionali. Un vero e proprio plagio nei confronti delle unità di fanteria carrista: 2 unità, Novara e Nizza, ebbero ciascuna un reggimento su 3 battaglioni di 45 carri l'uno, in un caso con gli M26 e nell'altro (Nizza) gli M4. Già negli anni '40 la cavalleria, che ebbe progressivamente carri armati e semoventi anziché le sole autoblindo, aveva travalicato le sue caratteristiche di esplorazione leggera, diventando una forza d'urto come i carristi veri e propri. E la confusione sarebbe rimasta tale, quando addirittura nel 1975, sarebbero stati costituiti i gruppi squadroni, che in realtà non erano altro che cloni dei battaglioni carri. Forse l'esercito avrebbe fatto meglio a studiare piuttosto il modo di mobilitare rapidamente i suoi carri armati, visto che con 120 trattori/rimorchi poteva al più recuperare i mezzi guasti, ma certo non mobilitare intere divisioni, che a quel punto dovevano o muoversi con i loro mezzi, oppure per ferrovia. Il problema sarebbe risultato notevolmente tignoso, ma solo negli anni '80 sarebbero entrati in linea gli ATC 81, e probabilmente mai nella quantità necessaria. Così, un esercito che arrivò ad avere circa 3.000 carri armati e migliaia di mezzi corazzati e per giunta, essendo quasi tutti cingolati, di ridottissima mobilità strategica, finì per avere un numero irrisorio di mezzi per mobilitarli, ferrovie a parte. Alla fine degli anni '80 vi fu pure il colpo di genio: le Centauro, che in un certo senso risolvevano il problema della mobilità incrociando (come il mitico Centauro!) un veicolo porta carri... e il carro. Beh, francamente parlando era una pensata un pò strana: prevedere una mobilità delle forze corazzate (comunque ingenti) con reparti di trasporto era così brutto? Col senno di poi, considerando anche che sia le Centauro non risolvevano niente dei problemi degli altri reparti, e il loro costo, sarebbe stato più saggio ricordarsi di avere anche dei mezzi di movimentazione per la massa dei corazzati (circa 7.000 tra carri, semoventi e trasporti truppe!). Ma per qualche 'ragione', non fu mai fatto per tutta la Guerra fredda.
-1953: iniziava la costituzione di una 3a divisione corazzata, la Pozzuolo del Friuli, con il 4o rgt carristi su 3 btg carri con gli M-47. Questa divisione era basata nel Lazio. Nonostante avesse ricevuto nel suo reggimento, oltre 170 M-24 e M-47, aveva solo 4 carri recupero M-32.
I due reggimenti artiglieria corazzati delle altre due divisioni sostituirono gli M-10 con gli M-36 mentre i loro reggimenti bersaglieri ebbero un 3o battaglione.
Nel mentre l'Ariete ebbe la trasformazione da squadrone a gruppo squadroni con 2 cp di blindo Greyhound e una cp di carri M-24. Con questa mossa l'esecito tornò ad avere 3 divisioni corazzate, bene equipaggiate con mezzi pesanti e all'epoca, ancora moderni, specie gli M-47. Però le divisioni fanteria erano gravemente sottopotenziate, con mezzi a motore destinati solo al trasporto di materiali pesanti d'appoggio, organico ridotto e in qualche caso, struttura binaria anziché ternaria.
L'artiglieria divisionale della divisione fanteria ebbe accentrati tutti i gruppi: 3 da 105 e 1 da 155, più uno c.a. da 40 mm. Quanto alle truppe alpine, arrivò la 5a brigata alpini Cadore.
Infine, venne costituita una scuola di protezione NBC.
Nel 1953-54 si corse anche il rischio di combattere davvero per la crisi di Trieste, risolta l'anno successivo con l'assegnazione all'Italia mentre l'Istria andava alla Yugoslavia.
-1954: dopo così pochi anni dalla guerra, l'esercito italiano stava raggiungendo già l'apice della sua struttura postbellica; ma l'obiettivo politico di uscire dai limiti del trattato di pace stava venendo raggiunto, vi fu una certa distensione internazionale con la risoluzione della crisi di Trieste e la morte (l'anno prima) di Stalin, così come finì al contempo la guerra di Corea. Tutte queste cose si intrecciarono insieme e così iniziarono anche a diventare più problematici i finanziamenti statali alle forze armate, mentre gli USA a quel punto ridussero gli aiuti militari e infine la NATO ridusse l'obiettivo organico per l'esercito a sole 16,5 divisioni e mezza, entro il 1956 (quando un paio d'anni prima si parlava di 19 divisioni e prima ancora di 21!), di cui nessuna oltre il 75% della forza prevista in tempo di guerra. 3 divisioni non dovevano essere oltre il 30%! Questo avvenne per via dello schieramento di armi nucleari tattiche, che ridusse la necessità di avere grandi eserciti convenzionali. La questione fu così seria che la divisione di fanteria Trieste (proprio quella!) fu temporaneamente sciolta, mentre la neonata Pozzuolo del Friuli fu ridotta per mancanza di uomini e i suoi battaglioni rimasero con una sola compagnia carri per ciascuno(!).
Nel contempo il battaglione carri ebbe riduzione della compagnia comando (da 6 a 3), ma aumentò il numero dei carri per plotone da 4 a 5!
Questo, mentre l'Ariete ebbe due sezioni aerei leggeri. La scuola truppe corazzate aveva 3 battaglioni con 144 carri e molti altri mezzi.
Entrarono in servizio il semovente M-44 da 155 e un carro su meccanica Sherman per azioni di recupero. A questo punto, il battaglione carri aveva 51 veicoli su 3 compagnie e quella comando.
I carri Sherman, all'epoca, erano da mobilitare solo in guerra, per le divisioni di fanteria (48 mezzi con armi da 75, 76 e 105 mm). Curioso come erano ripartiti: 12 tank con cannone da 76, 12 con il 105, 24 con il 75 mm. I carri con il 75 erano su due cp, ma entrambe avevano il plotone carri comando con il 76 mm, anche la cp con il 105 mm aveva il plotone comando da 76 mm, e così il plotone comando del battaglione, sempre con 3 carri da 76 mm. In pratica questi erano quelli più potenti per il tiro controcarri, ed erano assegnati ai comandi di battaglione e di compagnia.
-1955: l'esercito, malgrado il preannunciato ingrandimento, era cresciuto in realtà solo fino a 235 mila uomini, rappresentati da: 3 divisioni corazzate, 10 di fanteria+ 5 brigate alpine e lagunari (3 btg misti marina/esercito). Le forze corazzate vere e proprie erano costituite da 3 reggimenti carri (4°, 131° e 132°), 7 di cavalleria blindata e vari battaglioni e gruppi squadroni.
IN tutto c'erano 500 carri M-26 e M-47 in attività per la fanteria carrista, 400 M-24 e M-26 per la cavalleria, più naturalmente la ferraglia in assegnazione alla riserva/mobilitazione e i mezzi addestrativi, che all'epoca arrivavano a 180 cingolati per la scuola truppe corazzate. Le divisioni di fanteria, senza carri in tempo di pace, avrebbero avuto circa 500 mezzi in tempo di guerra, tutti Sherman. Era apparentemente un complesso di forze notevole anche se inferiore rispetto a quanto preventivato dalla NATO.
Ma iniziava a delinearsi un problema notevole: gli aiuti americani erano focalizzati in pratica quasi esclusivamente SOLO per la truppa di prima linea. Carri armati, artiglierie, semoventi vari. Ma ben poco come radio e veicoli logistici; in pratica, l'esercito italiano era ridotto a fare il 'grosso' ma al contempo 'mendicante', perché non aveva carenza apparente di cannoni e carri, ma solo perché erano stati dati aggratis dagli americani. Mentre tutto quello che non era stato dato, in cui gli americani avevano detto (doverosamente) agli italiani di 'arrangiarsi' un pò, ecco che non c'erano i soldi. Per il resto, i najoni davano vita a quell'esercito, così da renderlo molto economico. Armi americane, najoni e logistica da terzo mondo.... ma come 'numeri', l'Italia tornò a contare nella NATO.
Nel 1955 c'era un ammanco di 11.500 autocarri tattici e logistici e 1.900 motocicli rispetto all'organico teorico delle divisioni di fanteria; inoltre c'è a cadenza nei mezzi di trasmissione e mancavano sufficienti reparti paracadutisti mentre nelle divisioni di Fanteria non c'erano carri armati in tempo di pace. In pratica, la logistica dell'EI era appena sufficiente per mantenere la sua struttura in tempo di pace. Basti dire che c'erano solo 120 rimorchi carri della II GM per impiegare i carri armati, aggiungiamo che la ferrovia non era molto affidabile in tempo di guerra, e che i motori a benzina dei carri armati consumavano sugli 8 litri al km; per i movimenti fuori strada, l'autonomia di un M47 era misurata in 6 ore, piuttosto che in km (120 circa), sulle strade. Non era solo un problema di soldi: l'esercito italiano, da metà '800, faceva fin troppo affidamento sulla mobilitazione in caso di necessità. Le unità erano sparse lontane tra di loro, c'erano pochi poligoni, troppo affidamento sulle riserve, con il risultato che l'amalgama nelle unità era quanto meno deficitaria. Inoltre, mancavano o erano scarsamente presenti unità sanitarie, officine e commissariati in tempo di pace, perché anche questi erano evidentemente visti come un fardello inutile in tempo di pace.
Infine, la formazione di truppe corazzate suddivise tra cavalleria corazzata e fanteria carrista causava non poca confusione e a questo problema si cominciò a proporre una soluzione già nel 1957 (ovvero l'unificazione delle due specialità), senonché essa vide la luce solo nel 2000 nell'ordinamento italiano.
Un altro problema era la formazione degli equipaggi dei carri. Come detto, la forza dell'esercito era basata sulla leva, con il risultato che persino interi equipaggi di carri armati erano costituiti da personale di leva. Nemmeno il comandante del carro era un professionista, cosa che in molti eserciti di leva accadeva. Per fare sufficiente allenamento ai carristi, a quel punto era necessaria molta attività dei veicoli, il che dagli anni '70 vide l'esercito sempre più attivo nel campo dei simulatori, per evitare di distruggersi tutti i carri con un'attività meccanica eccessiva.
l gruppi squadroni esploranti vennero riclassificati in reggimenti di cavalleria blindata, su 3 squadroni esploranti e di appoggio, con 32 M-24 e 10 blindo, più numerosi altri mezzi minori.
Come artiglieria, i pezzi da 155 e 203 mm americani stavano sostituendo quelli italiani e anche britannici.
-1956: fu in quest'anno, malgrado fossero sistemi del periodo bellico, che arrivarono i famosi impianti quadrupli da 12,7 Maxon Mount (M-55), talvolta sistemati su semicingolati o autocarri CM52.
Nel 1956, la componente esplorante delle divisioni corazzate vide la trasformazione da squadrone esplorante a gruppo squadroni; i reggimenti di cavalleria ebbero addirittura velivoli leggeri e apparvero i primi elicotteri leggeri nelle forze dell'esercito. La fanteria ebbe i cannoni senza rinculo da 106 mm M-40 su veicolo leggero AR, sostituendo progressivamente i cannoni normali da 57 e da 75 senza rinculo.
Al contempo, però, vennero ridotte grossomodo a brigate ben 3 delle divisioni di fanteria, con un rgt fanti e un rgt artiglieria più unità minori.
-1957: venne formato un btg paracadutisti, costituita una brigata corazzata (su 3 rgt cavalleria) e i reggimenti di cavalleria ebbero i carri M-47 e semicingolati; in tutto c'erano 35 M-24, 16 M-26/47, 10 blindo, 59 semicingolati, 15 mezzi blindati e 1 (uno!) carro recupero per ciascun reggimento di cavalleria.
Il reggimento carristi 3 btg carri (su 51 mezzi e 5 leggeri) e un gruppo aerei leggeri, in tutto c'erano 156 carri medi, 28 leggeri, 9 recupero, 1 comando e 5 altri mezzi blindati.
La classica divisione di fanteria di pianura aveva 1 rgt corazzato, 2 fanteria, un btg esplorazione e 1 rgt artiglieria (4 gruppi di cui 1 semovente, + 1 contraerei). Il rgt corazzato aveva 1 btg meccanizzato e 1 carri oltre a sezione aerei leggeri e altro ancora; in tutto aveva 54 carri medi e 15 leggeri, 43 semicingolati e altri mezzi di comando e supporto.
La divisione di fanteria di montagna aveva invece 3 rgt fanteria, non aveva il gruppo semovente ma uno dei rgt fanti aveva un btg corazzato con 35 carri medi e 8 leggeri.
Il gruppo squadroni tipico della divisione corazzate divenne formato da 1 squadrone carri e 2 squadroni per un totale di 30 M-24, 8 blindo e 12 semicingolati. Altri 16 carri leggeri erano per il reggimento bersaglieri, anche questi utilizzati per compiti esplorativi. Alcune divisioni di fanteria ebbero un gruppo esplorante (RED) divisionale con una forza che comprendeva anche due plotoni di M-24.
Nonostante questo, la Pozzuolo fu trasformata da divisione corazzata a brigata di cavalleria con 3 reggimenti, cosa che durò nel periodo 1957-58.
Al contempo, il nuovo raggruppamento lagunari ebbe mezzi LVT-4 e 3 plotoni con gli Sherman armati con il 105 mm.
-1958: la divisione corazzata aveva un totale di 156 carri medi, 81 carri leggeri, 19 carri comando, 16 carri recupero, 19 mezzi blindati, 50 carri comando tipo Priest, 3 autorprotetti, 8 autoblindo, 54 semoventi calibro 105, 18 semoventi calibro, 151 semicingolati e 16 aerei leggeri. Più le armi a.a.
Continuavano le modifiche a varie unità e pure i nomi, scomparve 'cavalleria corazzata' e 'carristi' dalle diciture delle unità operative, diventando cavalleria e carri rispettivamente.
-1959: venne costituita la III brigata missili.
-1960: cominciò lo 'sgonfiamento' dell'esercito: ben 5 divisioni di fanteria 'contratte' diventarono gradualmente delle brigate con 1 rgt fanteria, 1 btg corazzato, 1 gruppo artiglieria, 1 gr artiglieria c.a., sezione aerei leggeri, genio,servizi, comando ecc. Il battaglione corazzato presente aveva solo 35 carri e 1 solo carro recupero. I mezzi erano M-4 e M-26.
-1961: a Capo Teulada venne costituito il gruppo corazzato comprendente anche artiglieria e una cp carri. Il centro addestrativo di Caserta costituì addirittura un sesto battaglione addestrativo e aveva (nel 1962) 114 carri medi e 43 leggeri.
-1962: i reggimenti fanteria ebbero 4 btg di cui uno corazzato, arrivarono 500 M-47 e di lì ad un paio di anni, ne erano previsti altrettanti; questo avrebbe comportato la sostituzione degli M-24 da cavalleria, bersaglieri e fanteria carrista, arrivando ad equipaggiare anche i reparti carabinieri. A parte questo importante aggiornamento, iniziarono le forniture degli AMX-12 per la fanteria al posto dei semicingolati e i primi missili SS-10, SS-11 e Cobra; entro il 1964 furono ritirati M24 (ma a quanto pare, non totalmente, forse solo dalle divisioni corazzate), gli ultimi M26 e gli M47 andavano anche ai carabinieri al posto dei vecchi Sherman.
L'esercito tuttavia non ebbe e modelli più moderni come gli M48, M41, M42 e M110, visto che la priorità era decisamente passata alla Germania Occidentale. In compenso ebbe M-47, M-107 e M-55. Ma, M-107 a parte, erano sistemi meno recenti.
Nel 1963 arrivarono i primi M113, (o nel 1962?) e fu costituita la Brigata paracadutisti Folgore, mentre la divisione corazzata Ariete diventò una unità con struttura standard tipo NATO con 4 comandi di Brigata, due brigate corazzate, una meccanizzata e una d'artiglieria; ciascuna Brigata corazzata aveva un reggimento con due battaglioni carri e uno bersaglieri; + un gruppo di artiglieria semovente.
Le brigate meccanizzate avevano un reggimento bersaglieri su 3 battaglioni più un battaglione carri e un gruppo di artiglieria semovente. La brigata d'artiglieria aveva 2 gruppi da 155 e 203 semoventi, e un gruppo c.a. Tutte le brigate avevano anche un plotone missili, poi c'erano unità varie genio, trasmissioni ecc, mentre esistevano i comandi divisionali che avevano anche un reparto aerei leggeri, 1 btg genio e 1 comunicazioni. E c'era anche un gruppo squadroni esploranti. Al dunque, secondo questi nuovi, possenti standard, l'Ariete avrebbe avuto: 278 carri medi, 75 leggeri. I reggimenti carri avevano 15 carri leggeri, 104 medi, 6 semoventi da 90, 86 cingolati, 6 recupero e 7 lanciamissili controcarri, più mezzi genio e gettaponte. Per schematizzare:
-Divisione Ariete (1963):
-gruppo squadroni Cavalleggeri Guide; btg genio, btg trasmissioni, reparto aerei leggeri, raggruppamento servizi:
---2 brigate corazzate: ciascuna aveva:
------reggimento carri: 2 btg carri, 1 btg bersaglieri (totale: 104 tank medi e 15 leggeri)
------1 gr artiglieria semovente
------1 cp controcarri, 1 cp esplorante, 1 cp geni, 1 cp trasmissioni, 1 btg servizi.
---1 brigata meccanizzata:
------reggimeno bersaglieri su 3 btg e 1 btg carri
------gruppo artiglieria semovente
------1 cp controcarri, 1 cp esplorante, 1 cp geni, 1 cp trasmissioni, 1 btg servizi.
---brigata d'artiglieria: 2 gr da 155 e 203 mm semoventi, 1 gruppo c.a.
Bella potenza, eh? La Centauro, invece, pur modificandosi allo standard NATO, senza creare altri reparti, si trovò in condizioni simili, ma con 1 sola brigata corazzata anziché 2, e con un btg in meno per i bersaglieri della brigata fanteria. Poi successe altro: anche la Centauro ebbe la 2a brigata corazzata, ma perse il 3o btg bersaglieri di quella meccanizzata.
Vi furono altri rimaneggiamenti nel btg esplorante divisionale, che ebbe una compagnia con almeno 15 carri, mentre i carabinieri costituirono una brigata corazzata con diversi battaglioni, di cui due dotati di una cp carri.
-1964: arrivò la 2a brigata corazzata per la divisione Centauro, ma due divisioni di fanteria vennero largamente depotenziate con parecchi battaglioni ridotti a quadro. Infine, apparve il gruppo esplorante divisionale o GED al posto del precedente BED (battaglione). Gli M-113 vennero assemblati nelle officine dell'OTO-Melara, i primi di oltre 3.500 veicoli. Vennero radiati (senza sostituzione apparentemente, almeno per gli organici divisionali/brigata) i Bofors L56, mentre entrarono in servizio gli M-107.
La forza dei mezzi corazzati complessivamente presenti era costituita, alla fine del 1964, da: 4° rgt fanteria corazzato (1 btg carri)+ GED (divisione Legnano); 1 btg+GED per la divisione Cremona; 5 btg+GED per la Centauro; 3 gruppi/squadroni per il reggimento Savoia; Folgore (1 btg carri+GED); Mantova (idem), Ariete (5 btg+ GED); brigata Pozzuolo (7 gruppi squadroni), divisione Granatieri (1 btg+ 1 squadrone). 5 altri battaglioni corazzati divisionali per altrettante divisioni. 1 reggimento (Lancieri) su 2 gruppi/squadroni.
COMPLESSIVAMENTE, dunque, avevamo 15 btg carri, più 12 gruppi/squadroni, e almeno 6 GED più varie unità minori, i reparti addestrativi, di riserva e dei carabinieri. Difficile dire quanti carri avessero, ma con circa 50 per ciascun battaglione o gruppo/squadroni, avremmo avuto circa 1.200-1.400 tank in servizio.
-1965: Arrivarono i primi 100 carri M60A1 direttamente dagli USA. La fornitura, a quanto pare, durò fino al 1966.
L'M60, pur essendo un buon veicolo finito, ebbe scarsa efficacia perché era troppo grosso e pesante, difficile da trasportare sia per strada che per ferrovia specie quando c'erano delle gallerie; tuttavia, esso era una mossa obbligata per impedire al Patto di Varsavia di prendere un margine troppo ampio, con i T-62 armati con il 115 mm.
Con il cannone da 105, la % di successo su bersaglio di 1,8x5 m, è del 100% a 1000 m, 99% a 2000, 89% a 3000, con gli APDS da 1.470 m/sec.
L' M47, pur essendo stato sperimentato con aggiornamenti (incluso motore e cannone) in numerose componenti, non ebbe molta fortuna in questo senso tanto che alla fine fu aggiornata essenzialmente la componente della radio, dove quella a valvole venne rimpiazzata. Come dice la monografia di S.M. N.24, quasi beffardamente: ''alla fine (dopo molti esperimenti con cannoni da 105 e motori diesel dell'M-60), l'unica miglioria apportata agli M-47 italiani fu l'installazione di una radio a transistor''.
Quasi una beffa, se si pensa al fatto che questi tank, oramai, erano praticamente gli unici e fino al 1969, rimasero a predominare l'intera linea carri italiana a parte i soli 100 moderni M-60A1 forniti dagli USA. Che all'epoca saranno stati a stento il 10% di tutti i tank in servizio attivo e meno del 5% di tutti quelli in carico all'esercito e carabinieri. E per giunta, presto si sarebbero dimostrati di difficile portabilità attraverso l'Italia: pochi veicoli portacarri, il trasporto ferroviario richiedeva normalmente lo smontaggio di cupola e altre parti, ecc ecc. Alla fine, non sarà un vero successo, pur essendo un bestione di carro con prezzo ridotto (specie rispetto al peso!) e notevolmente durevole e robusto, malgrado una cingolatura obsoleta senza pattini di gomma.
Nel 1966 fu costituito anche un battaglione NBC all'interno delle divisioni.
-1968: l'esercito italiano 'getta la spugna' al riguardo della struttura NATO per le divisioni corazzate, per giunta quelle di fanteria rimasero senza il passaggio al livello di divisione meccanizzata. A quel punto, la divisione corazzata sarebbe stata così organizzata: -comando, comandi armi specialistici, 2 rgt carri; 1 rgt bersaglieri; 1 rgt artiglieria, btg genio, btg trasmissioni, GED, servizi vari. I reggimenti videro le cp esploranti in posizione quadro, le cp controcarri incluse in essi. Cosa mancava? Le brigate, escluse dall'ordinamento delle divisioni corazzata. Il comando reggimento carri aveva comando, cp comando, cp esplorante quadro, cp controcarri, 2 btg carri, 1 btg bersaglieri. Reggimento bersaglieri: praticamente uguale, ma 2 (+1 quadro) btg bersaglieri e 1 btg carri. Ogni battaglione carri aveva un organico di 56 carri, 8 APC e 3 ARV. All'epoca venne formato anche il famoso e gigantesco parco veicoli di Lenta, all'epoca c'era anche quello di Caserta.
-1969: tra le ennesime modifiche, i rgt delle divisioni di fanteria (all'epoca 5), ebbero 1 btg corazzato e 3 fanteria, più servizi e unità genio, missili c.c. e simili. Il battaglione corazzato ha 34 APC, 17 carri e 1 ARV (carro soccorso). Le divisioni avevano anche il GED, che perse i carri leggeri, ma si uniformò a quelli medi, con ben 27 M-47, 37 APC e 1 ARV. Infine, il btg corazzato per brigata (NB) di fanteria vide 38 carri, 22 APC e 1 ARV. Nuova introduzione di materiale: il cannone da 40/70 mm Bofors, che però, contro ogni aspettativa, non sarà mai distribuito alle unità campali corazzate/meccanizzate/fanteria, ma riservato ad unità antiaerei normali
-1971: iniziava la produzione OTO dell'M109G, i lagunari cambiarono l'LVT-4 con l'LVTP-7, l'artiglieria cambiò il razzo Honest John con il missile Lance mentre da poco tempo erano operativi i primi HAWK.
-1972: i 200 Leopard 1A1 cominciarono ad essere distribuiti a scuola carristi e brigata Pozzuolo. Al contempo venne decisa la produzione in Italia di 600 mezzi, ma nel modello migliorato A2 che offriva corazza un pò più spessa in torretta, trasmissione interamente automatica, manicotto antidistorsione e sistema NBC migliorato, nonché sistema visore IL per il pilota. A quel punto vennero mandati tutti gli M60 alla divisione Ariete, con 5 btg carri (circa 250 mezzi). Questo comportò anche la radiazione dei preistorici Sherman delle unità motorizzate e meccanizzate ancora in servizio, con i carri M-47 liberatisi con l'arrivo dei Leopard. Nel mentre continuavano ad affluire M113 anche per le unità del genio, trasmissioni e artiglieria, mentre l'aviazione cominciò a ricevere mezzi come AB-205 e i grossi CH-47C, nonché elicotteri AB-206 leggeri per l'osservazione.
-1973: cominciò finalmente la riduzione dello sforzo delle truppe da fortezza, vennero ritirati i cacciacarri M36 grazie all'arrivo dei primi missili TOW.
-1974: riduzione sia di comandi specialistici come l'artiglieria, a livello divisionale, sia riduzione a unità quadro di diverse unità battaglione o gruppo. I CC iniziarono a sostituire le vecchie blindo con le Fiat 6616.
-1975: grande stravolgimento dell'esercito, come se fino ad allora non se n'erano già viste di tutti i colori. Gli aiuti americani finirono in quel periodo, la ferma calò da 15 a 12 mesi, i bilanci destinati alle forze armate calarono, dato che c'era in atto una famosa e temibile crisi petrolifera. L'EI, la forza meno qualitativa e più quantitativa delle F.A. italiane, si vide tagliato l'ordinamento di 1/3 circa.
Nonostante questo, l'EI alla lunga ci guadagnò molto, perché venne finanziato per comprare nuove armi, tra cui 120 altri carri Leopard 1, i nuovi FH-70 da 155 mm (i primi pezzi d'artiglieria trainata di tipo postbellico), i VCC-1 (prodotti complessivamente in circa 560 esemplari, ma non necessariamente inclusi i 200 per l'Arabia Saudita e almeno 36 per il San Marco). I reparti dell'epoca, per quanto 'grossi' teoricamente, avevano una media del 55% come personale in tempo di pace, ma poi diventò per la prima volta, grazie a questa 'riduzione', quasi indipendente dalla riserva da richiamare. Tutti i principali reparti diventarono motorizzati o meccanizzati, anche gli alpini, le grandi unità rimaste ebbero artiglierie campali uniformemente da 155 mm e una compagnia missili controcarri. Adesso scompariva il reggimento e la brigata diventava l'elemento principale dell'esercito, con 24 brigate complessive. Notevole come i reparti sciolti furono largamente di fanteria d'arresto, fanteria e artiglieria, mentre la cavalleria e i fanti carristi rimasero largamente risparmiate da questa riforma.
A questo punto l'organizzazione dell'EI vide: 3 divisioni (Mantova, Folgore e Centauro) fanteria, trasformate in divisioni meccanizzate; 3 divisioni fanteria (Legnano, Granatieri, Cremona) trasformaete in brigate, altre 5 brigate meccanizzate vennero costituite, così come 4 corazzate e 1 motorizzata (Acqui); il reggimento lagunari diventò Comando truppe anfibie senza più i carri armati ma con due battaglioni fanti e mezzi anfibi. Rimasero le brigate Aquileia missilistica, Folgore paracadutisti, le 5 alpine, 4 di fanteria motorizzata.
Infine apparvero due nuovi battaglioni destinati alla guerra elettronica.
In tutto, c'erano 5 brigate corazzate (Curtatone, Manin, Mameli, Vittorio Veneto, Pozzuolo); 13 brigate meccanizzate (Legnano, Granatieri, Cremona, Friuli, Pinerolo, Aosta, Trieste, Goito, Brescia, Garibaldi, Isonzo, Gorizia, Acqui), 1 parà, 1 missili, 5 alpine.
La forza organica arrivava a questo: brigata motorizzata (3 btg fanti+ 1 btg corazzato, gruppo artiglieria, cp C/C, cp genio, btg servizi), con 33 carri, 22 APC, 2 gettaponte (su base Leopard, ponendo fine ad una carenza notevole dell'esercito), 2 carri genio (sempre su scafo Leopard).
La brigata meccanizzata erano invece su 3 btg fanti, 1 btg carri, 1 gruppo semoventi, e servizi simili a quelli della motorizzata, ma con artiglieria mobile e più carri armati.
La brigata corazzata aveva due btg o gruppi squadroni carri, 1 btg bersaglieri, 1 gruppo semoventi, per il resto simile, ma con 98 carri, 4 gettaponte, 2 genio, ben 153 APC e 18 semoventi.
Le divisioni superstiti avevano 2 o 3 brigate, due gruppi artiglieria pesante campale, un gruppo artiglieria quadro a.a. Il GED, almeno 1 btg addestramento reclute, 1 btg genio, btg trasmissioni, btg logistico.
Ordinamento: 1 divisione corazzata (Ariete, 2 brigate corazzate, 1 brigata meccanizzata, 1 gruppo squadroni); 3 divisioni meccanizzate (ciascuna su 3 brigate; 2 erano meccanizzate, 1 corazzata, totale 4 btg carri e 6 fanti; più 1 o anche 2 gruppi squadroni esploranti). 1 divisione fanteria, la Granatieri di Sardegna, con la brigata motorizzata Acqui e 2 reggimenti superstiti, uno meccanizzato ( 1 btg corazzato) e uno bersaglieri corazzato (1 btg carri). C'erano anche 4 brigate motorizzate ciascuna con 1 battaglione corazzato. C'erano anche due btg corazzati dei CC, 1 reggimento (Sardegna) e 1 gruppo squadroni.
I carri presenti nei gruppi squadroni erano 31, più 46 APC (o VTT) e un ARV, su 3 squadroni.
In tutto è probabile che vi fossero in carico, a quel punto, circa 500 carri per le brigate corazzate, 350 per le 7 meccanizzate, più unità minori tra battaglioni corazzati, CC, gruppi squadroni (almeno 5, quindi quasi 200 mezzi), più altri ancora. In tutto erano sicuramente presenti oltre 1.000 carri armati in organico per le unità di prima linea.
Nel 1976 già la divisione Granatieri venne smantellata e diventò brigata meccanizzata con un solo btg carri. Notevole il quantitativo di carri a Teulada (un solo 'battaglione corazzato' ma con 87 carri, 91 APC e 3 semoventi), e quello di Caserta, con 3 btg, e infine quella di Lecce con 4 btg con 65 carri. C'era insomma un gran quantitativo di mezzi corazzati in queste unità non di prima linea, il che significa che erano ancora presenti molti carri M-47.
-1977: l'organigramma dell'Ariete è: comando, 3 brigate di cui 2 corazzate e 1 meccanizzata, 2 gruppi semoventi da 155 M109G, 1 gruppo c.a. leggero (quadro), GED, un gruppo squadroni elicotteri leggeri, 1 btg genio, 1 brg trasmissioni, 1 btg sanità (quadro), 1 btg logistico. La forza totale è di 276 carri, 38 ARV, 9 pionieri, 18 gettaponte, 90 semoventi (5 gruppi ) e l'incredibile numero di 650 blindati in genere del tipo M113.
La divisione meccanizzata tipica, ovvero una delle 2 rimaste, aveva un valore differente di carri, 227 carri armati, 34 carri soccorso, 9 pionieri, 18 gettaponte, 54 semoventi e la fantastilionica quantità di oltre 750 APC della famiglia M113. Esisteva, a livello divisionale, anche almeno 1 btg CAR (addestramento reclute).
-1978: venne avviata l'UNIFIL con gli elicotteri in Libano. I 2 btg carabinieri persero la qualifica di corazzati, altri ebbero le blindo 6616. Alcuni VCC andarono per la prima volta anche alla brigata Folgore.
-1980: vengono messi in servizio gli FH-70 da 155 mm. Non bastando gli altri enti addestrativi, anche il poligono di Monteromano si dotò di 20 M-47 e 20 APC per l'addestramento. A questo punto abbiamo una forza complessiva, solo considerando la 1a linea, di 15 btg carri, 3 btg corazzati, 1 rgt fanteria corazzato, 4 gruppi squadroni carri, 2 gruppi squadroni corazzati,4 gruppi squadroni esploranti divisionali, 3 gruppi squadroni meccanizzati, 2 battaglioni carabinieri carristi.
-1982: arrivano i missili MILAN, al posto progressivamente degli M-40 da 106 mm. Inizia la missione in Libano dopo le stragi di Beirut. Continuano per tutti gli anni '80 modifiche ai reparti addestrativi di 2a linea, dotati di parecchi carri armati e blindati.
-1984: parte la trasformazione di 36 M107 in M100A2 da 203/39 mm.
-1985: altra, ennesima riforma dell'esercito: vengono eliminati i comandi divisionali, eliminando le ultime 4 divisioni (l'Ariete corazzata, Centauro, Mantova e Folgore).Vengono ridotti gli effettivi di ben 19.000. La divisione Ariete venne rilevata, come le altre divisioni, da brigate ridenominate, in questo caso, la Manin. Eliminati anche ben 16 battaglioni o gruppi, 5 comandi di reggimenti artiglieria e il Comando Truppe Trieste. Negli anni con gli ATC 81, vengono allestiti plotoni trasporti, discesi anche ai battaglioni trasporti e corazzati.
-1986: viene formata la FIR (Forza d'Intervento Rapido), con 7 battaglioni tra cui 3 di folgorini e il San Marco; viene anche costituita la FOPI per l'intervento con le calamità naturali come alluvioni e terremoti. Già nello stesso anno vengono presentati, o come prototipi, o come modelli in legno, il C-1 Ariete, la Centaruo B-1, il FIROS 30, il VCC-80, l'M-109L.
-1987: viene presentato anche l'ultimo dei blindati di nuova generazione, il Puma. A Capo Teulada, il 1o reggimento corazzato fanteria, ha ben 52 Leopard, 38 M-47, 10 M-60A1, 6 M-109 e oltre 140 blindati tipo M-113. Nello stesso anno parte anche il programma Stinger. L'aviazione dell'esercito (CALE) ha ricevuto, in questo periodo, diversi A.109, SM.1019, AB 212 e AB 412.
-1989: Cade il Muro di Berlino, finisce più o meno la Guerra Fredda, vengono mandati elicotteri in Namibia (ONU), ed entro la fine dell'anno vengono ridotte le truppe dell'esercito di altri 20.000 uomini, riducendo le forze dell'esercito di un'altra dozzina di battaglioni e gruppi. E finalmente vanno in pensione gli M47 Patton, rimasti in servizio oramai quasi esclusivamente in battaglioni assegnati a brigate motorizzate. Probabilmente ne erano rimasti ancora sui 200 esemplari, presto alienati perché pur sempre di proprietà americana, a parte pochi esemplari che sono rimasti come monumenti in Italia.
La scuola truppe corazzate ha 27 Leopard, 14 M-60, 7 Leopard scuola, 3 Leopard ARV, 8 APC.
Infine entra in linea il SIDAM per i reparti antiaerei: praticamente l'ultimo anno utile prima che finisca la Guerra fredda. Tuttavia resterà in produzione (sia pure ridotta) fino al 1996.
Nel 1990 arrivano gli accordi CFE e la fine della Guerra fredda comporta che l'Italia demolisca 442 carri, 339 APC e 230 artiglierie. I vecchi guerrieri della Guerra Fredda, però, resteranno in carica ancora per diversi anni: gli ultimi di 300 M60 verranno alienati nel 1995, quando erano già oramai ritirati dai reparti di 1a linea e così circa la metà dei Leopard. Gli ultimi Leopard 1A5 resteranno in linea fino al 2012. Ma questa è un'altra storia...
Fornitura degli M47 in Italia: 880 carri M26 e M47 nel 1952.
Gli M26 sono stati probabilmente circa 270 esemplari (niente di speciale per la questione M46), in tutto ne sono arrivati un lotto consistente, verso la fine anni '50-inizio anni '60 si parlava di circa 1.000 esemplari; nel 1962 stavano arrivando altri 1.000 carri (ovviament usati e un pò usurati), e infine, si dice, altri 500 o addirittura 750 (!) ex tedeschi (la Germania Occidentale, prima dei quasi 1.500 M48, ebbe oltre 1.100 M47), arrivando ad un totale che complessivamente si valuta in 2.480 esemplari, ma curiosamente, abbiamo la certezza di sole 2.100 targhe assegnate.
Il che potrebbe significare che semplicemente molti M47 non sono stati immessi in servizio attivo (o forse abbiamo documenti incompleti? Boh. Pare che molti dei mezzi tedeschi siano poi finiti in Somalia, ma saranno mai stati in servizio?). Ancora nel 1975 c'erano 2.500 carri, di cui il 75% erano ancora M47 (o più probabilmente l'80%, perché delle due 1: visto che c'erano solo 500 tank moderni, o gli M47 erano l'80% oppure c'erano meno di 2.500 carri in complesso. Nei primi anni '80 erano circa 550 carri definiti in servizio, e ne rimasero attorno a 200 verso la fine anni '80. A quel punto il colpo di grazia fu dato dalla riduzione dei carri dei battaglioni da 49 a 40 tramite soppressione del 5o veicolo/plotone, e di qualche battaglione. Fu così che una brigata come l'Acqui ebbe i Leopard al posto degli M47 nel suo battaglione corazzato.
Una tipica brigata motorizzata, la Acqui: battaglione corazzato (26 Leopard e 16 M113); 3 battaglioni motorizzati; un gruppo d'artiglieria (sugli immortali M114); battaglione logistico, compagnia controcarri TOW e compagnia genio (contraerea? Nemmeno a parlarne, armi leggere a parte).
In generale, senza tanti giri di parole, l'Esercito Italiano è stato per circa 30 anni, fino almeno al 1975, una dependance dell'US Army. Solo successivamente è diventato un pò più indipendente, ma non prima che per 30 anni ha avuto una linea di quasi 3.000 carri armati (senza contare quelli leggeri), e circa 2.000 pezzi d'artiglieria ceduti dagli americani GRATIS, non so se mi spiego. Uno sproposito. Persino l'AMX-12 è stato comprato dalla Francia ma con fondi americani. Solo negli anni '80 sono partiti piani con produzioni internazionali europee oppure italiani, ma è un fatto che il grosso delle artiglierie è rimasto fino agli anni '90 con gli M114 e gli M-109. Mentre i mezzi di 2a schiera, come i camion, sono stati in ridotta disponibilità fino agli anni '80, perché gli americani non li passavano, così come altri materiali, come i portacarri, il genio e i semoventi antiaerei, che sono arrivati in servizio solo dopo il 1980. Quindi: una massa di acciaio proveniente dagli USA aggratis + najoni + 'spartanità' (= 3o mondo) su tutto quello che non passavano gli americani. Francamente è pò eccessivo. Germania Occidentale, Francia, UK, Giappone, persino Corea del Sud, sono riusciti a diventare indipendenti anche quando hanno dovuto ripartire a zero. Quindi l'esercito italiano, rimasto con i carri M47 come principale tank fino all'inizio degli anni '80 (!!!), per giunta senza alcuna modernizzazione, ha lasciato anche gli M60/Leopard 1 senza praticamente modernizzazione (quindi anche mezzi ancora validi, ridotti come efficienza a quasi zero per questa ragione, proprio negli anni '80, quando finalmente gli M47 andavano in pensione). E questo, malgrado l'impiego massiccio dell'italiano najone per il grosso della truppa. Una cosa che stona molto con la forza 'dei numeri' di cui l'esercito era ingrassato. Per fortuna, nessuno ha messo mai alla prova l'esercito durante questo periodo, ma francamente, la sua forza numerica è un bluff imbarazzante. Adesso che sono al tutto professionisti, sono poco più di 100.000, tanto per dire. Non solo, ma bisogna conteggiare l'enormità degli investimenti dell'aviazione e sopratutto, della marina, i cui ammiragli hanno anch'essi tenuto largamente i piedi in due staffe, ma hanno dovuto mettersi seriamente al lavoro per creare le proprie tecnologie navali, dopo beninteso, avere ricevuto decine di navi ex americane usate ampiamente fino agli anni '80 e anche oltre.