Incrociatori contro-1 : periodo prebellico, come tutto iniziò
13-3-19 (12-12-19)
Se c'é stata una corsa tecnologica nel periodo interguerra che ha richiesto un impegno integrale pur essendo relativa ad una categoria apparentemente secondaria, è stata quella degli incrociatori. Adesso non è forse così famosa come lo era all'epoca, ma non è nemmeno ignota, anzi, tanto che le classi di incrociatori, specie quelli pesanti, sono assai ben noti agli appassionati.
La competizione fu esacerbata dall'assurda rivalità italo-francese, che spostava di continuo in alto l'asticella della tecnologia necessaria a costruire navi sempre più potenti seppur secondarie rispetto alla flotta principale.
Assurda perché anzitutto, non c'era ragione di considerare la Francia come una rivale. L'Italia e la Francia avevano combattuto dalla stessa parte durante la Grande Guerra, a dire il vero erano pappa e ciccia dai tempi del Risorgimento; ma una volta messi fuori gioco gli imperi centrali è cominciata un'altra gara, bizzarra e futile, per disputarsi chi comandava nel mondo, chi comandava nel Mediterraneo e chi comandava nel Pacifico.
Nel caso del Mediterraneo, la gara è stata particolarmente idiota e inutile, voglio dire, a che pro l'Italia si sente minacciata dalla Francia? Perché non è una cosa legata solo agli anni '20. Nel tardo XIX secolo, la marina italiana inaugurò una corsa alle navi più potenti del mondo e bizzarramente riuscì a vincerla, almeno per il momento, probabilmente per mancanza di contendenti. Le due Duilio vennero costruite con progetto italiano, ma macchine e armi inglesi e corazze francesi. Se davvero francesi e inglesi, con cui l'Italia era in buone relazioni e con cui aveva combattuto diverse guerre tra cui quella 'gloriosa' di Crimea, dove ebbe 32 morti in battaglia e 5.000 per tutte le altre cause (incredibile no? E nemmeno in Libia circa 60 anni dopo andò molto meglio: quasi 2.000 morti in battaglia e circa altrettanti per tutte le altre cause, all'epoca combattere non era la cosa più pericolosa per un soldato in guerra...), con la Francia aveva concordato il Risorgimento, le navi inglesi avevano protetto Garibaldi e così via; eppure la nuova nata tra le grandi potenze europee si sentiva subito così minacciata, da dover ribadire a tutti che non si era secondi a nessuno. Ma i francesi erano tutt'altro che interessati alla gara a chi aveva il cannone più grosso, e gli inglesi, malgrado gli italiani considerassero Malta una 'terra irredenta', gli vendettero sia le macchine che i cannoni per le Duilio. Salvo poi comprare dalla stessa Armstrong altri cannoni per difendere Malta e Gibilterra dalle stesse navi italiane che venivano riarmate dai britannici. Fu veramente utile quella corsa agli armamenti? Per il prestigio nazionale probabilmente sì, ma se la Royal Navy avesse davvero voluto partecipare alla corsa, non avrebbe fatto qualcosa di più che ordinare una singola Inflexible come risposta agli italiani? Evidentemente c'erano dei seri problemi politici e di comunicazione all'epoca tra Italia e resto del mondo, ma senza le tecnologie straniere il progetto di Benedetto Brin non sarebbe stato possibile e la cosa divertente, è che una volta realizzato, esso fu una minaccia proprio contro le nazioni che avevano fornito gli elementi essenziali per la riuscita del progetto. Sarebbe bastato che la Armstrong avesse avuto ordine di non fornire armi agli italiani e tutto sarebbe crollato. Ma l'Italia in teoria era una nazione in pace con la Gran Bretagna e così li ebbe, per giunta la Armstrong ebbe il beneficio aggiuntivo di avere anche un ordine da parte dell'esercito inglese per altri cannoni da '100 tonnellate'. Businnes as usual.
Questo strano modo di vedersi circondati da nemici che non esistevano non impedirà, successivamente, la clamorosa sconfitta in Etiopia. Dove le super-corazzate della Regia Marina non ebbero, ovviamente, alcun ruolo, mentre quei poveracci mandati a combattere là in condizioni molto 'rustiche' non ebbero molta scelta se non morire o fuggire (del resto, gli abissini erano anche meno armati degli italiani, ma almeno erano 'a casa loro').
E nemmeno, dopo avere cambiato casacca prima di entrare in campo, vincendo la Grande Guerra con gli alleati colonialisti, di diffidare subito dopo degli stessi che qualche anno prima erano acclamati come salvatori-amici-fratelli dopo che andarono ad aiutare il fronte italiano dopo Caporetto. La politica di grandezza è così, non guarda in faccia nessuno. Nemmeno la logica.
E figurarsi se il regime dell'Italietta militarista e fascista non si faceva scappare un'occasione come quella di crearsi un nemico fatto su misura, i 'cugini' francesi.
Nel primo dopoguerra si arrivò così al Trattato di Washington, tentativo assai nobile di avere una limitazione futura ad altre corse agli armamenti, che all'epoca significavano sopratutto flotte da battaglia, visto che non è così facile ridurre il numero delle baionette (anche se alla Germania imposero un massimo di 100.000 uomini per l'esercito postbellico, però quello era il Trattato di Versailles). L'Italia, già in quel lontano 1921, e quindi, PRIMA ancora di diventare fascista, brigò e strepitò al punto di essere considerata pari alla Francia.
I francesi non erano contenti di come stavano andando le cose, ma vennero rassicurati dai britannici che la loro flotta mediterranea, in caso di confronto con l'Italia, sarebbe stata appoggiata dalla Mediterranean Fleet. E così si arrivò a questo ridicolo compromesso...
Dislocamento totale massimo secondo il trattato di Washington: (NB: le 'long ton' sono pari a 1.016 kg)
Stati Capital ship Portaerei
Impero Britannico 525 000 long ton (533 400 t)____135 000 long ton (137 200 t)
Stati Uniti 525 000 long ton (533 400 t)____135 000 long ton (137 200 t)
Giappone 315 000 long ton (320 100 t)____81 000 long ton (82 300 t)
Francia 175 000 long ton (177 800 t)____ 60 000 long ton (60 960 t)
Italia 175 000 long ton (177 800 t)____60 000 long ton (60 960 t)
Dice giustamente wikipedia:
Ogni nazione usò un approcciò differente per aggirare il trattato. Gli USA usarono caldaie migliori per ottenere velocità maggiori in navi più piccole. La Gran Bretagna progettò navi a cui poteva aggiungere corazzatura dopo l'inizio di una guerra e nel caso della Rodney e della Nelson usò "serbatoi di carburante" riempiti d'acqua come corazzatura*. L'Italia semplicemente mentì sul tonnellaggio delle sue navi. L'Impero giapponese si ritirò dal trattato nel 1936 e continuò il programma di costruzioni precedentemente iniziato, incluso il piazzare cannoni da 18,1 pollici (460 mm)) sulle corazzate classe Yamato. (ok, è wikipedia ma dice il giusto).
*infatti, le due Nelson avevano come parte della protezione delle paratie riempite di acqua o carburante e gli inglesi ottennero di non far includere queste nel dislocamento standard della nave. Infatti, il concetto di 'dislocamento standard' era essenzialmente questo: peso della nave, armata, equipaggiata, senza però carburante né acqua per le caldaie. La protezione era in genere 'fissa', ma con le paratie concepite per essere occupate da liquidi come 'corazza', fu possibile escludere il peso di questi ultimi dalla misurazione 'standard'. Peraltro, le Nelson furono tra le pochissime navi che davvero rispettarono i limiti di dislocamento stabiliti dai trattati, e lo sforzo fatto per ridurre i pesi e concentrare le capacità fu certamente molto lodevole per quanto desse alla luce questi compromessi. Altre nazioni invece, semplicemente mentirono o se ne fregarono bellamente dei limiti dei trattati, producendo 'mostri' di ben maggiore stazza e senza alcuna scusante.
E così con il trattato di Washington l'Italia riuscì a strappare il diritto di avere pari tonnellaggio di flotta militare di quanto ebbero i francesi, nonostante l'illogicità di questa decisione: la Francia aveva avuto il doppio dei morti dell'Italia, aveva da difendere un 'impero coloniale' (malgrado fosse una repubblica! Come diceva N.Chomsky, 'fascismo esteriore'...) distribuito su quasi tutti i continenti, mentre l'Italia non aveva che qualche modesto possedimento oltremare.
Però, a parte questo, la gara che cominciò è indubbiamente divertente. In un'epoca in cui anche un trofeo brutto e sgraziato diventava una ragion di stato come per l'appunto, il Trofeo Schneider (che a tutt'oggi viene ricordato spesso anche dai nostri giornalisti e storici, come una delle maggiori, se non la maggiore, delusione della propaganda fascista, aggiungendo che però via... l'MC.72 ha ancora il titolo dell'idrovolante più veloce del mondo), perso proprio contro l'odiata Albione, mentre l'Italia, veramente e quasi miracolosamente rinnovata malgrado la guerra, vinceva un pò di tutto, ma non era mai doma. Vinceva le corse il Tour de France, vinceva 2 mondiali a fila di calcio, vinceva con le macchine con Ferrari e Nuvolari, il Nastro azzurro (quello della Peroni, ma con il Rex, non con la birra) e così via, e non mancavano certo oltre 100 primati mondiali d'aviazione, la più fasssista delle armi, supportata da centri sperimentali di altissimo livello (anche se di resa pratica non così brillante come le tecnologie da 'formula uno' che concepivano).
Poi come carri armati aveva i 'veloci' L3, ovvero una serie di Carden-Lyod inglesi, da 'ben' 3 tonnellate (oh, però erano veloci, quindi andavano bene); e come aerei ebbe un impulso di grande modernità a metà degli anni '30, con l'SM.81 prodotto in quantità prodigiose (circa 500 in qualche anno), seguito per giunta da un numero ancora maggiore di SM.79. La caccia esibiva i suoi acrobatici biplani che riuscivano anche a dimostrare quanto erano buoni in combattimento, dominando in Spagna contro i caccia sovietici anche di tipo più moderno. Però la Regia Aeronautica era per lo più obsoleta già alla fine del decennio, e nemmeno la 'ripulitura' della gestione Pricolo (subentrato al gen. Valle) nel 1939 riuscirà a farne uno strumento realmente moderno, malgrado nel 1940, con circa 2.500 aerei ai reparti, fosse una delle più forti aeronautiche del mondo, paragonabile alla LW tedesca e con molti più stormi da bombardamento dei francesi, inglesi o americani. Nonostante questo, aveva quasi inaspettatamente imboccato una china discendente che la porterà a finire molto male in appena qualche anno, complice anche l'inanità (sic) dell'industria italiana, così debole rispetto a tutti i belligeranti. Mancavano i piani, il coordinamento, e le materie prime.
E l'esercito? Beh, ecco, quello ebbe qualche impulso moderato, ma nonostante i numeri impressionanti, ben oltre 12.000 pezzi di calibro superiore al 47 erano disponibili nel 1940, era per lo più equipaggiato con ferri vecchi, residuati di 1-2 guerra prima, poca meccanizzazione e corazzati modello 'scatole di sardine'. Curioso come appena nella I GM la FIAT divenne la spina dorsale della motorizzazione degli alleati (per strano che possa essere), ingigantendo la sua produzione in appena qualche anno e guadagnando la 'sempiterna' gratitudine dello stato italiano; gratitudine che ci è costata molto cara, ma del resto, diceva l'Avvocato, 'quel che va bene per la FIAT va bene per l'Italia'.
Durante la guerra l'esercito italiano dovette fare la Cenerentola a tutti gli effetti. In fondo se lo meritava, essendo facistissimo, al pari della prediletta del Duce, la R.Aeronautica (i cui elementi, però, non sembravano mediamente altrettanto indottrinati e fanatici).
Una produzione di mezzi corazzati ridicola (a parte alcuni temibili cannoni semoventi), artiglierie moderne poche e per giunta scarsamente utilizzate fuori dal territorio nazionale, con una produzione incredibilmente lenta e incerta, tanto che il pezzo da 90 mm divenne presto la 'star' della situazione, ma solo perché in pratica era l'unica artiglieria pesante a cui venne data una certa priorità produttiva. E anche così, persino all'Armistizio molte batterie mancavano ancora dei direttori di tiro e di piattaforme mobili e quindi le loro prestazioni belliche furono ben lontane da quelle dell'88 tedesco, che benché inferiore balisticamente (ma di ben poco, era comunque un pezzo micidiale e in pratica dubito che il nemico notasse la differenza...), era dappertutto e venne usato con successo contro ogni bersaglio. Fu così che venne usato ampiamente anche dal R.Esercito come 'stop gap' (per così dire). Per il resto, l'artiglieria modello Grande Guerra e i carri armati-sardine erano lo standard, e l'armamento individuale non era molto migliore. Le uniche cose relativamente buone erano i mortai e le artiglierie antiaerei leggere, ma è un pò troppo poco per fare la differenza in un conflitto così grande.
Ma la Marina, nonostante relativamente poco permeata dal nuovo regime, non ha mai e poi mai accettato la mediocrità e così si è regolata anche stavolta, volendo e pretendendo il massimo possibile in ogni campo. Armi, corazze, motori, e pure il design, che diamine, mica navi fatte così come vengono, con criteri da utilitaria tedesco-orientale o da auto tipo 'middle class' (come quelle con cui i britannici vinsero la guerra): no, soltanto fuoriserie super-accessoriate. A chi altri poteva venire in mente di dotare persino i cacciatorpediniere di due stazioni di direzione del tiro, se non a noaltri? (salvo poi rimuovere la seconda, perché di fatto inutile, o quanto meno non comprenderla più nelle costruzioni più moderne). Navi da 40+ nodi, siluri da 50+ nodi, cannoni da 1.000 metri al secondo. Niente era troppo per questa esaltazione collettiva. Dal 1880 almeno. Da questo punto di vista, come detto sopra, il governo fascista non aggiungeva niente alla politica navale dei precedenti 50 anni. Solo un robusto finanzialmento economico, ovviamente.
E così partì l'assurda e divertente gara tra Italia e Francia, dal momento che i francesi, loro malgrado, dovettero darci corda e iniziare una competizione in cui la loro mediocre industria navale dovette inventarsi molte importanti novità costruendo molte velocissime e costosissime navi, tanto per stare al passo con gli indiavolati italiani. Mica per superarli, ma proprio per non farsi surclassare inevitabilmente, anche perché il dopoguerra portò tali rinnovamenti nel settore della propulsione a turbina, che le navi passarono da poco più di 20 nodi a valori che alle volte si proiettavano verso i 40 e oltre, come era diventato normale aspettarsi per il futuro delle navi da guerra. Il futuro era visto, futuristicamente parlando, come un fatto di 'velocità'. Chi si ferma è perduto. Chi va più veloce vince, è il più forte e il più figo, anche se non sa dove sta andando.
Ecco perché si passò in pochi anni, dal mettere una potenza di circa 20.000 hp nei già veloci incrociatori tipo San Giorgio, a metterne, qualcosa come 150.000 (centocinquantamila) sui successivi incrociatori pesanti tipo Trento. Notare bene che questa potenza (ovviamente superata nelle prove a carico leggero) era su scafi di navi di circa diecimila tonnellate e degli anni '20, e che non è stata mai più eguagliata da qualsiasi altra nave entrata in servizio con la marina italiana, incluse le corazzate Littorio da 35.000 t del decennio successivo!!! Era quasi il doppio della potenza installata sugli incrociatori County, quelli della 'marina di riferimento' mondiale, quella inglese. Non era certo un fatto di 'non essere secondi a nessuno', ma di essere esasperatamente 'primi'. Non è assurdo? Eppure all'epoca riuscì possibile. Complimenti agli ingegneri che ci riuscirono, ma il senso di quelle navi quale fu?
Se lo chiesero anche all'epoca, e infatti dopo i Trento realizzarono gli Zara, che erano delle navi del tutto diverse.
Gli incrociatori Trento furono devoluti sopratutto alla velocità, ma comunque riuscirono ad essere, per qualche ragione, navi più equilibrate di altre tipo Washington realizzate all'epoca.
Erano leggermente in sovrappeso ma comunque non più di tanto.
Gli Zara, invece, erano incrociatori molto in sovrappeso, visto che anche considerando le 10.000 tonnellate come long tons (pari a 10.160 t), non si può dire che rimasero nel trattato, nemmeno per sbaglio: il dislocamento standard era tra 11.300 e 11.800 t, il che dava tra circa 1.200 e 1.600 t più del dovuto, non è certo un dettaglio, tanto che questo comportava fino al 15% di dislocamento extra, proprio quel che ci volle per dar loro una corazzatura eccezionale.
In verità, gli Zara non erano stati concepiti come veri e propri incrociatori Washington, ma quasi come delle vere corazzate leggere, in verità la Regia Marina non era convinta dell'utilità delle corazzate ad un certo punto del periodo interguerra e gli incrociatori pesanti, con le limitazioni dei trattati internazionali, sembravano tutto sommato più congrue. Dopotutto erano disponibili 175.000 t per costruire nuove corazzate, almeno all'inizio, ma in pratica non ci pensarono proprio a farlo, e solo verso la metà degli anni '30 riprese la corsa agli armamenti con il rimodernamento di 4 corazzate e l'impostazione di altrettante nuove. Nel mentre, però, erano stati utilizzati largamente gli incrociatori, di cui sette pesanti.
Quattro di questi erano gli Zara. La loro corazzatura era fatta apposta per reggere il tiro dei cannoni da 203 mm, e non solo quelli da 152. Però, per far questo, dovettero essere portati oltre il limite di dislocamento stabilito dai trattati, 10.000 tons che sono metricamente 10.160.
Ma già i pur leggeri Trento superavano questo valore, riferito alla nave con munizioni a bordo ma senza carburante né acqua da caldaia, tanto che stazzavano sulle 10.300 t, mentre il Bolzano arrivava a 10.800, ovvero oltre il 5% in più.
Per confronto, i Dunquesne francesi erano navi da 10.000 t (12.200 max), non molto di meno, d'accordo, ma di meno e sopratutto entro i limiti. I Trento, per starci, avrebbero dovuto cedere circa il 20% della loro non esuberante corazza protettiva (che era sulle 800 tonnellate). Gli incrociatori francesi non eran onemmeno concepiti realmente per fare la guerra ad unità analoghe, ma piuttosto per essere delle ottime navi marittime e per la difesa delle rotte navali dai raiders in stile tedesco.
Completate circa un anno prima (1927-28) dei due Trento, erano navi da 185-191 metri di lunghezza e 19 di largehzza massima, con 4 assi e 120.000 hp per 33,7 nodi. 1820 t di carburante davano loro 5.500 NM a 13 kt.
La corazzatura era drammaticamente inferiore rispetto ai Trento, ad ogni modo: solo 22-24 mm per il ponte, 30 mm per le torri, 30 per il torrione, 12-14 mm per la paratia antisiluro interna nella zona macchine, 20 mm per le traverse, mentre i depositi e il locale timone avevano anch'essi 30 mm.
L'armamento era simile (quello principale), ma i cannoni antiaerei erano inferiori, con soli 8 pezzi da 75 mm, per il resto c'erano anche 6 TLS da 550 mm e 1 idrovolante.
La loro struttura indicava chiaramente che essi non erano pensati per combattere realmente contro altri incrociatori pesanti, e forse nemmeno leggeri, la loro principale attività sarebbe stata la ricognizione e la guerra sulle linee commerciali (per protezione o attacco) e in questo somigliavano di più ai County inglesi che ai Trento.
La corazzatura era complessivamente appena 430 tonnellate. Navi veloci (fino ad oltre 35 kt alle prove) e con ottima tenuta di mare, potevano fare 30 kt con appena metà della potenza delle macchine.
Interessante fu la presenza fin dall'inizio di cannoni da 37 mm antiaerei (anche se di tipo a caricamento manuale), e che entrambe sopravvissero alla guerra, trovandosi dalla parte gollista, a differenza delle loro più potenti sorelline della marina francese.
Queste navi si potevano comparare solo ai County inglesi, piuttosto che ai Trento, in effetti non c'erano altri incrociatori che disprezzassero a tal punto la protezione da renderla appena credibile come antischegge o contro calibri davvero risibili.
In seguito arriveranno altre navi: i Suffren e l'Algerié, meglio protetti e bilanciati. Ma solo quest'ultimo era all'altezza degli Zara, mentre gli altri al limite, potevano confrontarsi con i Trento.
I County inglesi, dal canto loro, erano navi molto interessanti.
La loro corazzatura era modestissima, ma non è vero che fosse inesistente: sui lati delle macchine c'erano 25 mm (pare che 25 mm potesse essere realmente solo lo spessore dello scafo della nave, un pò più spesso di quello che avrebbe dovuto essere: diciamo che più che corazzati, i fianchi erano 'rinforzati' e questo comporta sia il fatto che la nave era considerata priva di cintura corazzata, sia che aveva una protezione per la sala macchine sia pure solo 'antischegge'), il ponte era sui 32 mm, mentre i depositi munizioni avevano fino a 101 mm laterali e 76 superiori. Inoltre avevano delle contro-carene che aiutavano a reggere i siluri, almeno fino ad un certo punto.
Questo per quel che riguarda le marine europee.
E quelle delle altre nazioni? Beh, gli americani lanceranno una serie di incrociatori iniziata con i due Pensacola, mentre continueranno con i Northampton e i New Orleans; dal canto loro i giapponesi risponderanno con numerose classi di queste navi: tipi come i Furutaka, Aoba, Myoko, Takao, fino ai Mogami e ai Tone, perché loro non abbandonarono mai il concetto di incrociatore pesante, a parte la prima edizione dei Mogami, presto convertiti in modalità 'heavy metal'.
Ma queso, per ora, è sol l'inizio della storia. E come si vede, non parliamo ancora degli incrociatori leggeri, altra faccia della medaglia anche se meno prestigiosi.
13-3-19 (12-12-19)
Se c'é stata una corsa tecnologica nel periodo interguerra che ha richiesto un impegno integrale pur essendo relativa ad una categoria apparentemente secondaria, è stata quella degli incrociatori. Adesso non è forse così famosa come lo era all'epoca, ma non è nemmeno ignota, anzi, tanto che le classi di incrociatori, specie quelli pesanti, sono assai ben noti agli appassionati.
La competizione fu esacerbata dall'assurda rivalità italo-francese, che spostava di continuo in alto l'asticella della tecnologia necessaria a costruire navi sempre più potenti seppur secondarie rispetto alla flotta principale.
Assurda perché anzitutto, non c'era ragione di considerare la Francia come una rivale. L'Italia e la Francia avevano combattuto dalla stessa parte durante la Grande Guerra, a dire il vero erano pappa e ciccia dai tempi del Risorgimento; ma una volta messi fuori gioco gli imperi centrali è cominciata un'altra gara, bizzarra e futile, per disputarsi chi comandava nel mondo, chi comandava nel Mediterraneo e chi comandava nel Pacifico.
Nel caso del Mediterraneo, la gara è stata particolarmente idiota e inutile, voglio dire, a che pro l'Italia si sente minacciata dalla Francia? Perché non è una cosa legata solo agli anni '20. Nel tardo XIX secolo, la marina italiana inaugurò una corsa alle navi più potenti del mondo e bizzarramente riuscì a vincerla, almeno per il momento, probabilmente per mancanza di contendenti. Le due Duilio vennero costruite con progetto italiano, ma macchine e armi inglesi e corazze francesi. Se davvero francesi e inglesi, con cui l'Italia era in buone relazioni e con cui aveva combattuto diverse guerre tra cui quella 'gloriosa' di Crimea, dove ebbe 32 morti in battaglia e 5.000 per tutte le altre cause (incredibile no? E nemmeno in Libia circa 60 anni dopo andò molto meglio: quasi 2.000 morti in battaglia e circa altrettanti per tutte le altre cause, all'epoca combattere non era la cosa più pericolosa per un soldato in guerra...), con la Francia aveva concordato il Risorgimento, le navi inglesi avevano protetto Garibaldi e così via; eppure la nuova nata tra le grandi potenze europee si sentiva subito così minacciata, da dover ribadire a tutti che non si era secondi a nessuno. Ma i francesi erano tutt'altro che interessati alla gara a chi aveva il cannone più grosso, e gli inglesi, malgrado gli italiani considerassero Malta una 'terra irredenta', gli vendettero sia le macchine che i cannoni per le Duilio. Salvo poi comprare dalla stessa Armstrong altri cannoni per difendere Malta e Gibilterra dalle stesse navi italiane che venivano riarmate dai britannici. Fu veramente utile quella corsa agli armamenti? Per il prestigio nazionale probabilmente sì, ma se la Royal Navy avesse davvero voluto partecipare alla corsa, non avrebbe fatto qualcosa di più che ordinare una singola Inflexible come risposta agli italiani? Evidentemente c'erano dei seri problemi politici e di comunicazione all'epoca tra Italia e resto del mondo, ma senza le tecnologie straniere il progetto di Benedetto Brin non sarebbe stato possibile e la cosa divertente, è che una volta realizzato, esso fu una minaccia proprio contro le nazioni che avevano fornito gli elementi essenziali per la riuscita del progetto. Sarebbe bastato che la Armstrong avesse avuto ordine di non fornire armi agli italiani e tutto sarebbe crollato. Ma l'Italia in teoria era una nazione in pace con la Gran Bretagna e così li ebbe, per giunta la Armstrong ebbe il beneficio aggiuntivo di avere anche un ordine da parte dell'esercito inglese per altri cannoni da '100 tonnellate'. Businnes as usual.
Questo strano modo di vedersi circondati da nemici che non esistevano non impedirà, successivamente, la clamorosa sconfitta in Etiopia. Dove le super-corazzate della Regia Marina non ebbero, ovviamente, alcun ruolo, mentre quei poveracci mandati a combattere là in condizioni molto 'rustiche' non ebbero molta scelta se non morire o fuggire (del resto, gli abissini erano anche meno armati degli italiani, ma almeno erano 'a casa loro').
E nemmeno, dopo avere cambiato casacca prima di entrare in campo, vincendo la Grande Guerra con gli alleati colonialisti, di diffidare subito dopo degli stessi che qualche anno prima erano acclamati come salvatori-amici-fratelli dopo che andarono ad aiutare il fronte italiano dopo Caporetto. La politica di grandezza è così, non guarda in faccia nessuno. Nemmeno la logica.
E figurarsi se il regime dell'Italietta militarista e fascista non si faceva scappare un'occasione come quella di crearsi un nemico fatto su misura, i 'cugini' francesi.
Nel primo dopoguerra si arrivò così al Trattato di Washington, tentativo assai nobile di avere una limitazione futura ad altre corse agli armamenti, che all'epoca significavano sopratutto flotte da battaglia, visto che non è così facile ridurre il numero delle baionette (anche se alla Germania imposero un massimo di 100.000 uomini per l'esercito postbellico, però quello era il Trattato di Versailles). L'Italia, già in quel lontano 1921, e quindi, PRIMA ancora di diventare fascista, brigò e strepitò al punto di essere considerata pari alla Francia.
I francesi non erano contenti di come stavano andando le cose, ma vennero rassicurati dai britannici che la loro flotta mediterranea, in caso di confronto con l'Italia, sarebbe stata appoggiata dalla Mediterranean Fleet. E così si arrivò a questo ridicolo compromesso...
Dislocamento totale massimo secondo il trattato di Washington: (NB: le 'long ton' sono pari a 1.016 kg)
Stati Capital ship Portaerei
Impero Britannico 525 000 long ton (533 400 t)____135 000 long ton (137 200 t)
Stati Uniti 525 000 long ton (533 400 t)____135 000 long ton (137 200 t)
Giappone 315 000 long ton (320 100 t)____81 000 long ton (82 300 t)
Francia 175 000 long ton (177 800 t)____ 60 000 long ton (60 960 t)
Italia 175 000 long ton (177 800 t)____60 000 long ton (60 960 t)
Dice giustamente wikipedia:
Ogni nazione usò un approcciò differente per aggirare il trattato. Gli USA usarono caldaie migliori per ottenere velocità maggiori in navi più piccole. La Gran Bretagna progettò navi a cui poteva aggiungere corazzatura dopo l'inizio di una guerra e nel caso della Rodney e della Nelson usò "serbatoi di carburante" riempiti d'acqua come corazzatura*. L'Italia semplicemente mentì sul tonnellaggio delle sue navi. L'Impero giapponese si ritirò dal trattato nel 1936 e continuò il programma di costruzioni precedentemente iniziato, incluso il piazzare cannoni da 18,1 pollici (460 mm)) sulle corazzate classe Yamato. (ok, è wikipedia ma dice il giusto).
*infatti, le due Nelson avevano come parte della protezione delle paratie riempite di acqua o carburante e gli inglesi ottennero di non far includere queste nel dislocamento standard della nave. Infatti, il concetto di 'dislocamento standard' era essenzialmente questo: peso della nave, armata, equipaggiata, senza però carburante né acqua per le caldaie. La protezione era in genere 'fissa', ma con le paratie concepite per essere occupate da liquidi come 'corazza', fu possibile escludere il peso di questi ultimi dalla misurazione 'standard'. Peraltro, le Nelson furono tra le pochissime navi che davvero rispettarono i limiti di dislocamento stabiliti dai trattati, e lo sforzo fatto per ridurre i pesi e concentrare le capacità fu certamente molto lodevole per quanto desse alla luce questi compromessi. Altre nazioni invece, semplicemente mentirono o se ne fregarono bellamente dei limiti dei trattati, producendo 'mostri' di ben maggiore stazza e senza alcuna scusante.
E così con il trattato di Washington l'Italia riuscì a strappare il diritto di avere pari tonnellaggio di flotta militare di quanto ebbero i francesi, nonostante l'illogicità di questa decisione: la Francia aveva avuto il doppio dei morti dell'Italia, aveva da difendere un 'impero coloniale' (malgrado fosse una repubblica! Come diceva N.Chomsky, 'fascismo esteriore'...) distribuito su quasi tutti i continenti, mentre l'Italia non aveva che qualche modesto possedimento oltremare.
Però, a parte questo, la gara che cominciò è indubbiamente divertente. In un'epoca in cui anche un trofeo brutto e sgraziato diventava una ragion di stato come per l'appunto, il Trofeo Schneider (che a tutt'oggi viene ricordato spesso anche dai nostri giornalisti e storici, come una delle maggiori, se non la maggiore, delusione della propaganda fascista, aggiungendo che però via... l'MC.72 ha ancora il titolo dell'idrovolante più veloce del mondo), perso proprio contro l'odiata Albione, mentre l'Italia, veramente e quasi miracolosamente rinnovata malgrado la guerra, vinceva un pò di tutto, ma non era mai doma. Vinceva le corse il Tour de France, vinceva 2 mondiali a fila di calcio, vinceva con le macchine con Ferrari e Nuvolari, il Nastro azzurro (quello della Peroni, ma con il Rex, non con la birra) e così via, e non mancavano certo oltre 100 primati mondiali d'aviazione, la più fasssista delle armi, supportata da centri sperimentali di altissimo livello (anche se di resa pratica non così brillante come le tecnologie da 'formula uno' che concepivano).
Poi come carri armati aveva i 'veloci' L3, ovvero una serie di Carden-Lyod inglesi, da 'ben' 3 tonnellate (oh, però erano veloci, quindi andavano bene); e come aerei ebbe un impulso di grande modernità a metà degli anni '30, con l'SM.81 prodotto in quantità prodigiose (circa 500 in qualche anno), seguito per giunta da un numero ancora maggiore di SM.79. La caccia esibiva i suoi acrobatici biplani che riuscivano anche a dimostrare quanto erano buoni in combattimento, dominando in Spagna contro i caccia sovietici anche di tipo più moderno. Però la Regia Aeronautica era per lo più obsoleta già alla fine del decennio, e nemmeno la 'ripulitura' della gestione Pricolo (subentrato al gen. Valle) nel 1939 riuscirà a farne uno strumento realmente moderno, malgrado nel 1940, con circa 2.500 aerei ai reparti, fosse una delle più forti aeronautiche del mondo, paragonabile alla LW tedesca e con molti più stormi da bombardamento dei francesi, inglesi o americani. Nonostante questo, aveva quasi inaspettatamente imboccato una china discendente che la porterà a finire molto male in appena qualche anno, complice anche l'inanità (sic) dell'industria italiana, così debole rispetto a tutti i belligeranti. Mancavano i piani, il coordinamento, e le materie prime.
E l'esercito? Beh, ecco, quello ebbe qualche impulso moderato, ma nonostante i numeri impressionanti, ben oltre 12.000 pezzi di calibro superiore al 47 erano disponibili nel 1940, era per lo più equipaggiato con ferri vecchi, residuati di 1-2 guerra prima, poca meccanizzazione e corazzati modello 'scatole di sardine'. Curioso come appena nella I GM la FIAT divenne la spina dorsale della motorizzazione degli alleati (per strano che possa essere), ingigantendo la sua produzione in appena qualche anno e guadagnando la 'sempiterna' gratitudine dello stato italiano; gratitudine che ci è costata molto cara, ma del resto, diceva l'Avvocato, 'quel che va bene per la FIAT va bene per l'Italia'.
Durante la guerra l'esercito italiano dovette fare la Cenerentola a tutti gli effetti. In fondo se lo meritava, essendo facistissimo, al pari della prediletta del Duce, la R.Aeronautica (i cui elementi, però, non sembravano mediamente altrettanto indottrinati e fanatici).
Una produzione di mezzi corazzati ridicola (a parte alcuni temibili cannoni semoventi), artiglierie moderne poche e per giunta scarsamente utilizzate fuori dal territorio nazionale, con una produzione incredibilmente lenta e incerta, tanto che il pezzo da 90 mm divenne presto la 'star' della situazione, ma solo perché in pratica era l'unica artiglieria pesante a cui venne data una certa priorità produttiva. E anche così, persino all'Armistizio molte batterie mancavano ancora dei direttori di tiro e di piattaforme mobili e quindi le loro prestazioni belliche furono ben lontane da quelle dell'88 tedesco, che benché inferiore balisticamente (ma di ben poco, era comunque un pezzo micidiale e in pratica dubito che il nemico notasse la differenza...), era dappertutto e venne usato con successo contro ogni bersaglio. Fu così che venne usato ampiamente anche dal R.Esercito come 'stop gap' (per così dire). Per il resto, l'artiglieria modello Grande Guerra e i carri armati-sardine erano lo standard, e l'armamento individuale non era molto migliore. Le uniche cose relativamente buone erano i mortai e le artiglierie antiaerei leggere, ma è un pò troppo poco per fare la differenza in un conflitto così grande.
Ma la Marina, nonostante relativamente poco permeata dal nuovo regime, non ha mai e poi mai accettato la mediocrità e così si è regolata anche stavolta, volendo e pretendendo il massimo possibile in ogni campo. Armi, corazze, motori, e pure il design, che diamine, mica navi fatte così come vengono, con criteri da utilitaria tedesco-orientale o da auto tipo 'middle class' (come quelle con cui i britannici vinsero la guerra): no, soltanto fuoriserie super-accessoriate. A chi altri poteva venire in mente di dotare persino i cacciatorpediniere di due stazioni di direzione del tiro, se non a noaltri? (salvo poi rimuovere la seconda, perché di fatto inutile, o quanto meno non comprenderla più nelle costruzioni più moderne). Navi da 40+ nodi, siluri da 50+ nodi, cannoni da 1.000 metri al secondo. Niente era troppo per questa esaltazione collettiva. Dal 1880 almeno. Da questo punto di vista, come detto sopra, il governo fascista non aggiungeva niente alla politica navale dei precedenti 50 anni. Solo un robusto finanzialmento economico, ovviamente.
E così partì l'assurda e divertente gara tra Italia e Francia, dal momento che i francesi, loro malgrado, dovettero darci corda e iniziare una competizione in cui la loro mediocre industria navale dovette inventarsi molte importanti novità costruendo molte velocissime e costosissime navi, tanto per stare al passo con gli indiavolati italiani. Mica per superarli, ma proprio per non farsi surclassare inevitabilmente, anche perché il dopoguerra portò tali rinnovamenti nel settore della propulsione a turbina, che le navi passarono da poco più di 20 nodi a valori che alle volte si proiettavano verso i 40 e oltre, come era diventato normale aspettarsi per il futuro delle navi da guerra. Il futuro era visto, futuristicamente parlando, come un fatto di 'velocità'. Chi si ferma è perduto. Chi va più veloce vince, è il più forte e il più figo, anche se non sa dove sta andando.
Ecco perché si passò in pochi anni, dal mettere una potenza di circa 20.000 hp nei già veloci incrociatori tipo San Giorgio, a metterne, qualcosa come 150.000 (centocinquantamila) sui successivi incrociatori pesanti tipo Trento. Notare bene che questa potenza (ovviamente superata nelle prove a carico leggero) era su scafi di navi di circa diecimila tonnellate e degli anni '20, e che non è stata mai più eguagliata da qualsiasi altra nave entrata in servizio con la marina italiana, incluse le corazzate Littorio da 35.000 t del decennio successivo!!! Era quasi il doppio della potenza installata sugli incrociatori County, quelli della 'marina di riferimento' mondiale, quella inglese. Non era certo un fatto di 'non essere secondi a nessuno', ma di essere esasperatamente 'primi'. Non è assurdo? Eppure all'epoca riuscì possibile. Complimenti agli ingegneri che ci riuscirono, ma il senso di quelle navi quale fu?
Se lo chiesero anche all'epoca, e infatti dopo i Trento realizzarono gli Zara, che erano delle navi del tutto diverse.
Gli incrociatori Trento furono devoluti sopratutto alla velocità, ma comunque riuscirono ad essere, per qualche ragione, navi più equilibrate di altre tipo Washington realizzate all'epoca.
Erano leggermente in sovrappeso ma comunque non più di tanto.
Gli Zara, invece, erano incrociatori molto in sovrappeso, visto che anche considerando le 10.000 tonnellate come long tons (pari a 10.160 t), non si può dire che rimasero nel trattato, nemmeno per sbaglio: il dislocamento standard era tra 11.300 e 11.800 t, il che dava tra circa 1.200 e 1.600 t più del dovuto, non è certo un dettaglio, tanto che questo comportava fino al 15% di dislocamento extra, proprio quel che ci volle per dar loro una corazzatura eccezionale.
In verità, gli Zara non erano stati concepiti come veri e propri incrociatori Washington, ma quasi come delle vere corazzate leggere, in verità la Regia Marina non era convinta dell'utilità delle corazzate ad un certo punto del periodo interguerra e gli incrociatori pesanti, con le limitazioni dei trattati internazionali, sembravano tutto sommato più congrue. Dopotutto erano disponibili 175.000 t per costruire nuove corazzate, almeno all'inizio, ma in pratica non ci pensarono proprio a farlo, e solo verso la metà degli anni '30 riprese la corsa agli armamenti con il rimodernamento di 4 corazzate e l'impostazione di altrettante nuove. Nel mentre, però, erano stati utilizzati largamente gli incrociatori, di cui sette pesanti.
Quattro di questi erano gli Zara. La loro corazzatura era fatta apposta per reggere il tiro dei cannoni da 203 mm, e non solo quelli da 152. Però, per far questo, dovettero essere portati oltre il limite di dislocamento stabilito dai trattati, 10.000 tons che sono metricamente 10.160.
Ma già i pur leggeri Trento superavano questo valore, riferito alla nave con munizioni a bordo ma senza carburante né acqua da caldaia, tanto che stazzavano sulle 10.300 t, mentre il Bolzano arrivava a 10.800, ovvero oltre il 5% in più.
Per confronto, i Dunquesne francesi erano navi da 10.000 t (12.200 max), non molto di meno, d'accordo, ma di meno e sopratutto entro i limiti. I Trento, per starci, avrebbero dovuto cedere circa il 20% della loro non esuberante corazza protettiva (che era sulle 800 tonnellate). Gli incrociatori francesi non eran onemmeno concepiti realmente per fare la guerra ad unità analoghe, ma piuttosto per essere delle ottime navi marittime e per la difesa delle rotte navali dai raiders in stile tedesco.
Completate circa un anno prima (1927-28) dei due Trento, erano navi da 185-191 metri di lunghezza e 19 di largehzza massima, con 4 assi e 120.000 hp per 33,7 nodi. 1820 t di carburante davano loro 5.500 NM a 13 kt.
La corazzatura era drammaticamente inferiore rispetto ai Trento, ad ogni modo: solo 22-24 mm per il ponte, 30 mm per le torri, 30 per il torrione, 12-14 mm per la paratia antisiluro interna nella zona macchine, 20 mm per le traverse, mentre i depositi e il locale timone avevano anch'essi 30 mm.
L'armamento era simile (quello principale), ma i cannoni antiaerei erano inferiori, con soli 8 pezzi da 75 mm, per il resto c'erano anche 6 TLS da 550 mm e 1 idrovolante.
La loro struttura indicava chiaramente che essi non erano pensati per combattere realmente contro altri incrociatori pesanti, e forse nemmeno leggeri, la loro principale attività sarebbe stata la ricognizione e la guerra sulle linee commerciali (per protezione o attacco) e in questo somigliavano di più ai County inglesi che ai Trento.
La corazzatura era complessivamente appena 430 tonnellate. Navi veloci (fino ad oltre 35 kt alle prove) e con ottima tenuta di mare, potevano fare 30 kt con appena metà della potenza delle macchine.
Interessante fu la presenza fin dall'inizio di cannoni da 37 mm antiaerei (anche se di tipo a caricamento manuale), e che entrambe sopravvissero alla guerra, trovandosi dalla parte gollista, a differenza delle loro più potenti sorelline della marina francese.
Queste navi si potevano comparare solo ai County inglesi, piuttosto che ai Trento, in effetti non c'erano altri incrociatori che disprezzassero a tal punto la protezione da renderla appena credibile come antischegge o contro calibri davvero risibili.
In seguito arriveranno altre navi: i Suffren e l'Algerié, meglio protetti e bilanciati. Ma solo quest'ultimo era all'altezza degli Zara, mentre gli altri al limite, potevano confrontarsi con i Trento.
I County inglesi, dal canto loro, erano navi molto interessanti.
La loro corazzatura era modestissima, ma non è vero che fosse inesistente: sui lati delle macchine c'erano 25 mm (pare che 25 mm potesse essere realmente solo lo spessore dello scafo della nave, un pò più spesso di quello che avrebbe dovuto essere: diciamo che più che corazzati, i fianchi erano 'rinforzati' e questo comporta sia il fatto che la nave era considerata priva di cintura corazzata, sia che aveva una protezione per la sala macchine sia pure solo 'antischegge'), il ponte era sui 32 mm, mentre i depositi munizioni avevano fino a 101 mm laterali e 76 superiori. Inoltre avevano delle contro-carene che aiutavano a reggere i siluri, almeno fino ad un certo punto.
Questo per quel che riguarda le marine europee.
E quelle delle altre nazioni? Beh, gli americani lanceranno una serie di incrociatori iniziata con i due Pensacola, mentre continueranno con i Northampton e i New Orleans; dal canto loro i giapponesi risponderanno con numerose classi di queste navi: tipi come i Furutaka, Aoba, Myoko, Takao, fino ai Mogami e ai Tone, perché loro non abbandonarono mai il concetto di incrociatore pesante, a parte la prima edizione dei Mogami, presto convertiti in modalità 'heavy metal'.
Ma queso, per ora, è sol l'inizio della storia. E come si vede, non parliamo ancora degli incrociatori leggeri, altra faccia della medaglia anche se meno prestigiosi.
Incrociatori contro: Brooklyn vs Abruzzi (e non solo)
16-3-19
In questo articolo confrontiamo i migliori incrociatori leggeri prebellici. Tanto, l'argomento incrociatori è talmente ampio, che è impossibile stare a discutere su ogni singola classe contro ogni altra. Così ho iniziato questo discorso confrontando i Brooklyn americani, contro i nostri famosi Abruzzi/Garibaldi.
Come andrà? Beh, proviamo a vedere in base ai dati a nostra disposizione.
Anzitutto i Brooklyn, come tante altre navi americane, hanno fatto un notevole affidamento sulla potenza di fuoco, le dimensioni sono considerevoli, il look a mio avviso è un pò trasandato e poco compatto rispetto alle forme austere e esemplarmente semplici dei nostri incrociatori, dagli Montecuccoli in poi, con quella loro assurdamente piccola e bassa torretta di comando, che stranamente nessuno ha mai replicato altrove (anzi, la tendenza è stata quella di un progressivo aumento delle sovrastrutture).
Ma questo non è certo il punto della nostra questione, non è una sfilata di moda e in ogni caso non è detto che i Brooklyn ci facciano una brutta figura, anche se la torre N.3 (che punta verso il torrione di comando...) è alquanto stravagante vista di profilo. Ma all'epoca capitava anche questo.
Gli incrociatori tipo Brooklyn erano la prima classe di unità 'leggere' realizzate dagli Stati Uniti con i criteri dettati dai trattati internazionali, infatti in precedenza avevano preferito di realizzare soltanto navi pesanti con grossi calibri (203 mm). Gli unici esempi di incrociatori leggeri 'moderni' restavano così i vecchi Omaha, oramai obsoleti e quindi, necessitanti di un sostituto.
La conferenza di Londra del 1930 limitò infatti il numero di incrociatori pesanti con il 203 mm e quindi quelli leggeri (entro i 155 mm) vennero considerati notevolmente più importanti. E un gran numero di cannoni da 152 mm poteva essere vantaggioso contro gli incrociatori Washington di prima generazione, anche se molto meno di quelli della 2a. La situazione comunque fu ben presto cambiata in maniera bilanciata tra incrociatori pesanti e leggeri. Fu in questa conferenza che si stabilì una netta distinzione tra incrociatori pesanti e leggeri, ma soltanto in relazione al calibro. Il limite per ciascuna nazione era di 180.000 tons e 18 incrociatori pesanti per gli USA, 147.000 e 15 navi per la RN, 108.000 e 12 navi per il Giappone. Notare come Italia e Francia non fossero menzionate. Gli incrociatori leggeri: 143.500 tons per l'USN, 192.200 per la RN e 10.450 tons per la marina giapponese. Il guaio maggiore per l'USN, malgrado la sua predilezione per gli incrociatori pesanti, era che le restavano solo due altri scafi da ordinare, essendo la sua quota pressoché completa. Ecco perché ci si decise a valutare seriamente le navi 'leggere'.
Con ancora circa 100.000 tonnellate di dislocamento disponibile si mirava a costruire fino a 12 incrociatori leggeri capaci di sconfiggere anche le navi con calibri maggiori, ergo gli incrociatori pesanti. Ma questi diventarono più robusti e meno facilmente eliminabili dal tiro dei calibri minori. Tutto fu alla fine risolto perché il nuovo cannone da 152 Mk 16 era capace di perforare quasi il doppio del vecchio tipo degli Omaha, e questo indubbiamente rese possibile la realizzazione dei Brooklyn, visto che queste loro artiglierie sembravano sufficientemente pericolose anche per un qualsiasi altro incrociatore da 10.000 tonnellate. Oltretutto la marina americana voleva anche un raggio oceanico e velocità simili agli incrociatori pesanti. Alla fine vennero realizzati nove Brooklyn, come risposta ai soli quattro Mogami giapponesi (15x155 mm), che poi diventeranno pesanti (10x203 mm) lasciando la categoria per la quale le navi americane erano state costruite.
La realizzazione dei Brooklyn, però, fu tutt'altro che leggera. Concepiti per rispondere ai Mogami giapponesi, erano direttamente derivati dai New Orleans e quindi grandi, pesanti, ben corazzati e ben costruiti. Come le navi giapponesi, ebbero ben 15 cannoni principali in cinque torri trinate, così tanti che la terza torre aveva giocoforza un brandeggio limitato e come le navi giapponesi, in pratica utilizzabili solo per sparare bordate sui fianchi. Non era un granché come disposizione e probabilmente anche gli americani se ne resero conto, tanto che i successivi Cleveland ebbero una torre in meno, ma in compenso quattro cannoni antiaerei in più nella loro batteria secondaria. Tutt'altra cosa, anche se purtroppo i Cleveland finiranno per subire una certa instabilità a causa dei pesi in alto. Peraltro, nessuno dubita che fossero migliori dei Brooklyn come macchine belliche. Del resto, non poteva che essere così vista la loro più recente progettazione.
La classe Brooklyn venne realizzata in numerosi esemplari, nove per la precisione. Essi erano del tutto coevi con i due Abruzzi.
Ma gli ultimi due erano diversi dai primi, proprio come accadde con i Town inglesi (Edinbourgh e Belfast) e con gli Abruzzi italiani (ultimi dei dodici Condottieri). Essi erano infatti provvisti di motori con caldaie ad alta pressione più compatte, che permise di ridistribuire meglio i locali macchine all'interno della nave, rendendola più sicura ai colpi subiti. Inoltre, per la prima volta in un incrociatore americano, essi avevano 8 cannoni da 127 antiaerei in torretta. Ma non come quelli precedenti: questi erano pezzi da 127/38 e in torri binate, tutt'altra cosa dunque, sia in termini antiaerei che antinave. Queste armi diventeranno le migliori DP (dual purpuse) dell'intero conflitto. Forse anche la protezione balistica era leggeremente superiore, ma comunque non di molto.
I due St. Louis entrarono in servizio il 19-5 e il 18-9-39, questo significa che entrambi erano in servizio già nel giugno 1940, anche se uno soltanto lo era al 1 settembre 1939, quando comunque gli USA non erano in guerra (ma già fornivano armi agli alleati europei).
Erano quindi di qualche anno successivi ai due Abruzzi, ma la sostanza non cambia: entrambi erano espressione degli ultimi anni prebellici nella categoria incrociatori (anzi, i primi Brooklyn erano arrivati un pò antecedentemente agli Abruzzi) e quindi, funzionalmente e cronologicamente equivalenti, oltretutto per quando entrò in guerra l'Italia entrambi esistevano ed erano in servizio. Tanto più questo era vero, quando gli USA entrarono in guerra.
Caratteristiche tipiche dei Brooklyn:
Dislocamento: 10.000-13.327 long tons
185,4 m x 18,8 m x 6 m
Potenza: 4 turbine, 4 assi, 100.000 hp
Armi: 15x152 mm; 8x127 mm; varie armi minori; 4 aerei.
A differenza di tanti altri incrociatori americani prebellici, questi bastimenti ebbero un grande successo e attività, sopravvivendo anche a punizioni che avrebbero facilmente mandato a picco qualsiasi altra nave della categoria e non solo. Inoltre diedero origine al Whichita e ai Cleveland/Fargo bellici.
Quanto agli Abruzzi, erano il 5o gruppo della classe Condottieri, progressivamente evolutasi dagli 'incrociatori di carta' delle prime due sottoclassi, a navi ben equilibrate (le altre due), e infine a degli ottimi incrociatori leggeri meglio armati e protetti di qualsiasi altro nella R.M., a parte gli Zara.
I due Abruzzi, rispetto ai precedenti Aosta, avevano uno scafo più largo di quasi 1,5 metri, macchinari più compatti e due catapulte anziché una, con un massimo teorico di 4 aerei complessivi. Ma non c'era hangar (a differenza dei Brooklyn). La protezione era aumentata da 1.700 a 2.131 tonnellate (o long tons?). In tutto il dislocamento standard era passato a valori molto maggiori, visto che i Montecuccoli erano 7.523 t standard e gli Aosta 8.994 t a pieno carico. La potenza era leggermente inferiore, l'autonomia un pò migliore e sopratutto c'era una IZ molto più ampia verso i 152 mm e persino, limitatamente, contro i 203 mm (ma quest'ultimo è un dato alquanto discutibile, visto che il margine, dato il ponte molto sottile, non era comunque elevato).
Corazze vs cannoni
Nel caso dei Brooklyn, la loro protezione era in larga parte una ripetizione dei New Orleans, da cui derivavano largamente anche come progetto di base. I Brooklyn erano protetti a sufficienza contro il 152 mm. Con un massimo di circa 130 mm sulla cintura corazzata, a seconda di dove si prendeva l'esempio, e un ponte di almeno 51 mm, ottima corazzatura (omogenea Class B, STS oppure, per le corazze almeno delle barbette, la Class A indurita tipo KC), era sufficiente per ridurre il rischio ai punti vitali della nave dati da cannoni di medio calibro a quasi tutte le distanze tattiche.
La corazza della cintura era alta ben 4,2 metri sui fianchi della sala macchine ed era spessa nondimeno ben 127 mm su piastra da 16 mm tipo STS (special treatment steel). Era meno alta sui depositi di munizioni e di spessore minore, ma questi depositi erano subacquei. Il ponte era di 51 mm e posizionato al bordo superiore della cintura principale.
Questi spessori erano abbastanza elevati da rendere la vita dura a qualsiasi pezzo da 152 mm: se la corazza usata dagli italiani non è apprezzabilmente superiore, dobbiamo dedurre che 2 pollici di ponte e 5 di cintura siano sufficienti per la protezione dal tiro del 152 delle navi italiane.
Purtroppo non abbiamo dati sulla perforazione a distanze inferiori, ma a 14 km la penetrazione (corazza omogenea!) dei 152 italiani (proiettile da 50 kg) è di 86 mm/0° oppure di soli 70 mm/30°. Corazza ponte: 18 mm.
A 16 km: 74 mm (60 a 30°) e 25 mm ponte. -12/+7 mm
A 18 km: 65 mm (53 a 30°) e 30 (??) ponte. - 9 /+ 5 mm
A 20 km: 58 mm (47 a 30°) e 43 mm (??) ponte (NB o è troppo questo valore, oppure è troppo poco quello a 18 km, a mio avviso...) -7/+13 mm
Per superare i 130 mm dovremmo scendere probabilmente a circa 8 km oppure meno di 6 km a 30°, effettivamente non molto, almeno non di giorno e in buone condizioni meteo, che nemmeno a dirlo, sono condizioni indispensabili per parlare di questa battaglia.
Mentre il ponte è probabilmente impenetrabile a tutte le distanze tattiche, visto che ancora a 20 km la penetrazione è di soli 43 mm e per arrivare a 51 mm la distanza è probabilmente superiore ai 21 km. Se si considera che prima il proiettile deve comunque attraversare il fianco o lo scafo della nave (spessori probabilmente 13-16 mm), la distanza effettiva di penetrazione è ancora maggiore anche senza considerare le sovrastrutture e quant'altro.
Quindi la IZ dei Brooklyn vs gli Abruzzi è probabilmente tra 6/8 e 22 km, in miglia sarebbe sulle 4-12 NM. Questo è sufficiente contro qualsiasi problema pratico dato dai 152 mm nemici.
Dal canto loro gli Abruzzi sono pressoché inespugnabili ai 152 americani sulla cintura, ma non è così anche per il ponte, limitato a soli 40 mm. Il ponte di coperta, con 15 (o 20?) mm è pressoché inesistente come protezione e non capisco come mai venga conteggiato in tal senso (oltretutto non penso che esso fosse di corazze speciali, a che pro con tali modesti spessori? Al centro, sotto le sovrastrutture, si riduceva a soli 10 mm!). Caso mai le fiancate superiori sopra la cintura, con 20 mm di spessore (probabilmente senza contare anche lo scafo di per sé), sarebbero una buona garanzia di protezione in caso il proiettile passi per lo scafo.
Ora, il proiettile americano è pesante e lento, il che implica una traiettoria di caduta molto più accentuata di quella dell'arma italiana. Considerando la massa dell'arma americana, è ragionevole pensare che la sua capacità di penetrazione dei ponti corazzati sia molto superiore, così come è probabilmente inferiore (almeno nelle distanze medio-corte) contro le cinture corazzate. Incrociatori americani con 57 mm di ponte corazzato erano considerati invulnerabili fino a 18,3 km (10 NM).
Per cui è facile immaginare come gli Abruzzi fossero immuni da distanze che potrebbero essere tra 3-5 e 17 km a far tanto. La cintura corazzata a 'doppia azione' scappuccia il proiettile americano con la fascia esterna da 30 mm, e poi lo ferma con la piastra interna indurita da 100 mm a circa 12° di inclinazione, uno schema perfetto perché toglie al proiettile il cappuccio balistico e poi lo frantuma all'impatto con la corazza più dura. C'é anche una piastra di supporto posteriore e una di protezione antischegge/anti-allagamento interna.
Ma questo schema di protezione, elaborato e potente, era pesante e proprio per questo, lasciava poco margine per la protezione orizzontale; e per questo e non solo, non ha molto a che vedere con la resistenza del ponte, che risulta piuttosto limitata. L'unico vantaggio dalla protezione verticale è quella della cintura superiore, ma senza impatto contro quest'ultima ben poco è possibile fare e dato l'angolo di caduta molto accentuato, è facile che non sia possibile affidarsi più di tanto a questo tipo di protezione, ergo il proiettile facilmente atterrerà sulla coperta piuttosto che passare dai fianchi.
Quanto al resto della protezione, le torri e il torrione sono ben protetti. Le torri delle navi italiane da ben 135 mm, con le barbette da 100 mm e il torrione da 140 mm nella parte più spessa, 40-50 mm nel resto della struttura che come è noto, nelle navi italiane più moderne era integralmente costituita da una specie di cilindro tronco-conico con le pareti esterne corazzate. Ma questa protezione da un lato non era sufficiente per proteggere l'intera struttura dalle cannonate da 152 mm, e dall'altra rendeva necessariamente il torrione un pò troppo basso e angusto per sistemare tutto quanto, tanto che molta attrezzatura era sistemata fuori o sopra di esso. Quanto alle barbette, esse avevano uno spessore adeguato, ma non strabiliante.
Infine, il torrione dei Brooklyn, sebbene di foggia standard, era spesso sui 127 mm (5 in), abbastanza per resistere affidabilmente contro il 152 mm, almeno oltre i 6-8 km circa, un pò meno comunque che nel confronto con il torrione degli Abruzzi (ma solo nella parte più spessa) vs il 152 americano.
Vulnerabilità dell'armamento
Non di rado accadde che gli incrociatori, anche con buona protezione, rimasero senza sufficiente acciaio per proteggere le torri (e il torrione). E' il caso delle navi giapponesi (che erano invece molto forti come cintura, diciamo pure, 'nera'...) e inglesi (fino al secondo lotto dei Town, per le altre c'era il filtro del the). Non era invece il caso dei nostri due contendenti.
Le torri americane avevano fianchi, pare, da appena 32 mm (1,25 in), così come il retro. Però questi lati erano, sebbene un pò troppo sottili, quasi mai esposti al tiro delle navi nemiche visto che si suppone che le torri fossero dirette contro di esse. Quel che contava maggiormente era quindi la corazza anteriore e ovviamente, visto che è sempre esposta, quella superiore del tetto. In questo senso i Brooklyn hanno poco da temere: ben 165 mm frontali e 51 mm superiori (6,5 e 2 in). Uno spessore addirittura esorbitante nel primo caso, e sufficiente nel secondo. Le barbette erano impossibili da 'orientare' ma poco male: proprio per questo erano spesse, almeno sopra il ponte di coperta, ben 152 mm (6 in), che rendevano le torri poco meno che invulnerabili al tiro dei 152 mm, persino a distanze molto ridotte e che nel mondo reale dimostrarono di valere il loro peso, visto che l'USS Boise incassò un proiettile da 203 giapponese AP da breve distanza su di una barbetta e anche se la torre rimase bloccata (mi pare il minimo...), il proiettile non riuscì a passare.
E' difficile dire se gli Abruzzi sarebbero stati altrettanto resistenti, ma certo non nelle barbette, comunque assai spesse: fino a 100 mm sopra il ponte, 90 tra il castello e la coperta, e 80 (?) sotto di essa e sopra il ponte corazzato principale. Le torri italiane erano spessse fino a 135 mm frontalmente (circa 5,3 in) ma erano ben protette anche negli altri lati, sebbene non sia chiaro quanto protette. Una delle ragioni era che le torri di per sé erano molto piccole, con le artiglierie molto ravvicinate. In questo caso meno del solito, ma comunque solo 8 calibri, mentre il minimo sarebbe stato di dieci, come nel caso delle torri americane (che peraltro avevano culle uniche per i cannoni, anziché singole come per gli Abruzzi).
Potenza di fuoco effettiva
Difficile dire se i cannoni italiani fossero superiori ai tipi americani, ma ne dubito fortemente. Da un lato, questo potrebbe essere vero se si considera che le armi italiane tiravano proiettili da quasi 50 kg (AP) a oltre 900 m/sec, e potevano arrivare a ben 25,7 km alla massima elevazione. La gittata superava quella dei pezzi americani di circa il 10%, ovvero circa 2 km (25,7 vs 23,7 km o, se le torri erano quelle originali, circa 23,5 km a 41°). La capacità di perforazione era eccellente, con 86 mm a 14 km a 0°. Inoltre il tempo di volo era molto ridotto (non si sa quanto di preciso, però), e la zona di pericolo, dovuta al rientro a terra con ridotta inclinazione, era elevata (quella cioé, di 'incocciare' qualche nave nemica avvicinandosi alla superficie). Inoltre, il ridotto tempo di volo dava poco tempo per evitare la salva nemica in arrivo. Quanto alla precisione, la maggiore spaziatura e le culle uniche davano al 152/55 una migliore accuratezza dei vecchi cannoni, stando a navweaps addirittura meno di 100 metri con le AP a 17,5 km, che sarebbe davvero un eccellente valore. Peraltro, le HE erano date come oltre i 150-200 m di dispersione.
Ad ogni modo, non so da dove abbiano preso queste cifre, visto che a me risulta, dati di Storia Militare, un altro tipo di risultati, meno incoraggianti.
Eccoli in dettaglio: (da G. Colliva, Storia Militare apr 2010)
1938: raggio 16,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 228 (A) x 342 m (L)
1939: raggio 15,5 km, 2,1% centri, 40,5 sec (1,5 RPM); dispersione 278 x 405 m
1940: raggio 17,6 km, 5,6% centri, 31 sec (2 RPM); dispersione 303 x 462 m
Anche più strano è che i vecchi 152/53, malgrado tutto, erano più precisi (dopo le riduzioni delle cariche):
1938: raggio 15,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 178 x 263 m
1938: raggio 16,5 km ?% centri, ? rateo medio, dispersione 169 x 230 m
1939: raggio 16,8 km 4,5% centri, 44,4 sec (1,3), dispersione 168 x 226 m
1939: raggio 15,9 km 1,7% centri, 41,6 sec (1,5), dispersione 194 x 253 m
1940: raggio 16,2 km 7,8% centri, 33 sec (1,9), dispersione 149 x 214 m
Purtroppo non è riportato il tipo di munizioni con cui sparavano, se erano AP oppure HE. Ma è chiaro che da quel che si vede sopra, la precisione era a favore dei 152/53, sia Ansaldo che OTO (più precisi degli Ansaldo, è la 2a prova sia del 1938 che del 1939).
Ancora più stravagante che la precisione andasse migliorando per i vecchi cannoni da 152/53, mentre andava peggiorando, con il passare degli anni, per i nuovissimi 152/55. Strano, strano, strano.
La cadenza di tiro, oltretutto, non era certo messa a dura prova: come si vede sopra, di fatto non si arrivava a 2 RPM e parliamo di gittate tutt'altro che assurde, anzi, quelle giuste per sparare (16-20 km erano più o meno tra l'ottimale e il massimo per i 152 mm).
Altrettanto chiaro è che i cannoni da 152/55 delle prime prove, erano (e non poteva essere altrimenti) dei due Abruzzi, visto che le Littorio arrivarono solo nel 1940 inoltrato.
Non so quale dispersione avessero i 152 americani, ma non penso fosse peggiore, certo non di quella dei 152/55.
Ad ogni modo già da questi risultati si capisce quanto fosse improponibile combattere oltre i 20 km di distanza con i 152 mm. Eppure, l'HMS Neptune riuscì a centrare ben 3 volte il Bolzano a Punta Stilo con angoli di caduta dei colpi che arrivavano a circa 57-58°, il che significa teoricamente oltre 22 km di distanza!!! Strano, no? In pratica, il Bolzano fu messo in chiara difficoltà da una nave ben meno potente e armata, scarsa persino per la categoria degli incrociatori leggeri.
So the world goes around. O qualcosa del genere.
Quindi, se qualcuno pensa semplificando che A) gli Abruzzi tengono a bada i Brooklyn/St. Louis grazie ai 2 nodi di vantaggio velocistico e B) li demoliscono alla lunga distanza con i loro pezzi che hanno 2 km di raggio di tiro maggiore... beh, quel qualcuno non c'ha capito gnente. Ma proprio gnente gnente.
Anche perché la velocità effettiva degli Abruzzi era di poco superiore ai 33 nodi. Non era più di 1 nodo a parità di condizioni (% di stazza rispetto al pieno carico e % di potenza nominale dei motori). Era un vantaggio, sì, ma pensate di trovarvi a ritirarvi da un nemico che vi ha sopraffatto e vi tira da 15 km e voi dovete arrivare oltre i 24 per starvene al sicuro. Difficilino, visto che con 1 nodo ci mettereste 4 ore come minimo... e senza zig-zagare sennò perdete sia velocità (attrito) sia la rotta ottimale (allungandola).
E' più facile che il Brooklyn finisca i suoi 3.000 proiettili prima di scappare da esso, con questi presupposti...
Il vantaggio di una nave come gli Abruzzi potrebbe essere soltanto nettamente contro un vecchio incrociatore, come i Danae o gli Omaha, incapaci di fatto di combattere bene oltre i 12-14 km. Certo non contro una nave analoga, dove il raggio di tiro sarebbe stato equivalente.
E ricordate: all'inizio della guerra non c'era il radar per nessuna di queste navi (poi le cose cambiarono), e il tempo di volo di un proiettile da 152 è di circa 70 sec per i 20 km, mentre un 203 mm ci mette meno di 50 secondi per fare lo stesso percorso. Un'altra cosa era la cadenza di tiro: al massimo gli Abruzzi tiravano 5 RPM, ma per le navi americane, era tutt'altra storia.
I Brooklyn erano concepiti ESPLICITAMENTE per sparare fino a circa 150 colpi al minuto; il Savannah ne dimostrò 138 in appena 60 secondi. Qualunque fosse il modo per battere i Brooklyn, non sarebbe stato certo quello di superarli in potenza di fuoco! I giapponesi li consideravano armati di mitragliatrici calibro 6 pollici, tanto per dire. E la maggiore gittata di circa 2 km non sarebbe servita a niente, essendo semplicemente eccessiva per essere usata davvero. Caso mai era indice di una traiettoria più tesa, veloce e di maggiore capacità perforante contro superfici verticali, ma sono tutte cose che potevano benissimo non essere sufficienti per superare in gittata effettiva i Brooklyn. I quali, dal canto loro, potevano tirare con il 50% in più di cannoni capaci di sparare il 50% in più di munizioni al minuto, un doppio e micidiale vantaggio che dava a ciascun singolo incrociatore americano una potenza di fuoco superiore a quella dei due Abruzzi messi insieme: circa 120 RPM contro 50-60. Inoltre, il peso complessivo delle munizioni e la rapidità di tiro erano impressionanti anche in poco tempo: oltre 7 tonnellate di munizioni in un minuto, contro circa 2,5, parlavano da sole quanto a differenza rilevabile tra le due classi. Quindi, la superiorità di fuoco dei Brooklyn per via dei loro numerosi cannoni, non era affatto solo teorica, come in tanti altri casi accade, ma al contrario, era una realtà difficilmente superabile da qualsiasi altro incrociatore leggero.
L'unica cosa che si può ipotizzare in caso di scontro tra Brooklyn e Abruzzi. Ipotizzo: le legnate si sommano da una parte e l'altra, ma i Brooklyn menano di più. L'Abruzzi ne ha abbastanza e fugge via sfruttando una velocità probabilmente (sperando per lui) leggermente maggiore, mentre il Brooklyn finisce le munizioni e rinuncia all'inseguimento ad un certo punto.
Se l'Abruzzi è rimasto danneggiato, potrebbe non essere in grado di reggere l'inseguimento (per esempio danni al locale timone).
Comparazione corazze:
Brooklyn Abruzzi
-Cintura: 127 mm__________30+100 mm (a 12°)
-Cintura sup: NdA____________20 mm
-Ponte principale: 51 mm_________40 mm
-Torrione lati: 127 mm_________140 mm (70 tetto, 25 fondo; resto 50-40 mm)
-Torretta ant: 165 mm_________135 mm
-Torretta lati: 32 mm_________ ? mm
-Torretta retro: 32 mm________ ? mm
-Torretta sup: 51 mm _________? mm
-Barbetta: 152 mm_______100 mm (sopra ponte castello; 90 intermedia, 50-30 sotto ponte coperta)
-Paratie trasvers: 127-51 mm_____30-100 mm (est-int cintura oppure addirittura 30+100 mm composta)
-Paratie interne: 93 mm_________NdA
-Peso corazza: 1.798 tons* _____2.131
*se è correttamente stimato, tons significa 1,016 MT quindi 1.826 e 2.165 t. Per il Brooklyn si parla del 15% del dislocamento, evidentemente però di quello a pieno carico
Comparazione generale:
Brooklyn Abruzzi
-Anno servizio 1a unità: 30-9-37______________1-12-37
-Dislocamento normale: 9.923 t_______________9.591 t (Garibaldi c.a -400 t)
-Dislocamento max: 12.403 t______________11.760 t
-Peso corazza: 1.826 t_______________2.165 t
-Carburante: 2.013 t______________1.676 t
-Lunghezza: 183-185 m____________172-187 m
-Larghezza: 18,8 m_______________18,9 m
-Pescaggio: 6,93 m______________ 6,1 m
-Potenza: 100.000 shp (4A)________100.000 shp (2A)
-Velocità normale: 32,5 kt ______________33 kt*
-Autonomia: 10.000 NM a 15 kt________4.125 NM a 12,7 kt
-Cat/Aerei: 2-4 _______________ 2-4
-Equipaggio: 868 ________________640-692
-Armi principali: 15x152______________15x152
-Armi secondarie: 8x127_____________8x100
-Armi a.a.: 8x12,7_____________8x37+8x13 (sostituiti solo nel 1943? con 10x20 mm)
-Siluri: No_________________ 6x533, 12 cariche prof e predisposizione mine
Brooklyn:
*secondo Navypedia: 9475-9800 t oppure, gli ulitimi due, 10560 t; a p.c. 12243-12700 t (ultimi due: 13327 t)
**secondo Navypedia: 1321-1982 t, ma comunque 10.000 NM a 15 kt.
***corazze nel dettaglio secondo Navypedia: cintura alta 4,2 metri sulla zona macchine, spessa 127 mm su 16 STS (totale 143 mm, ma penso sia incluso anche lo scafo); le due cinture sulla zona macchine erano più basse e più strette, spesse appena 51 mm quella anteriore, 120 quella posteriore. La ragione per una tale riduzione era che queste cinture proteggevano dei depositi sistemati ben sotto il livello del mare anche se questo li rendeva ovviamente vulnerabili al lancio dei siluri. Il box corazzato entro cui erano di fatto sistemati i depositi era quindi di 51 o 120 mm (curiosamente più quello posteriore che quello, più esposto, anteriore) sui lati, 51 mm sulla parte superiore, 93 mm paratia trasversale interna, ma anche una paratia interna di separazione tra magazzini e macchine di 127-51 mm.
Abruzzi:
*dislocamento standard 9.194 t (Garibaldi), 9.440 (Abruzzi); massimo 11294-11760 t.
**carburante 1700 t.
***Autonomia 4125 NM a 17 kt
***Alle prove gli Abruzzi hanno ottenuto fino a quasi 35 nodi, ma con dislocamento addirittura inferiore a quello standard; superando le 10.000 t si arrivava a circa 33,6 nodi forzando leggermente le macchine a 104.000 hp, pur essendo ancora sotto di oltre 1.000 t rispetto al dislocamento a pieno carico, per cui è probabile che con dislocamento maggiore e potenza normale la velocità fosse di circa 33 nodi effettivi, o anche di più forzando le macchine; ma chiaramente, la comparazione va fatta con criteri omogenei sennò si finisce per fare i paragoni addirittura con le navi in superpotenza e con dislocamenti del tutto minimalisti rispetto a quelli reali, come in effetti era praticamente la regola per la RM nel periodo interguerra.
Abruzzi: 8.773 t (-780 rispetto al dislocamento standard) ottenne 34,78 kt aumentando la potenza a 103.991 shp (quasi il 4% oltre la potenza nominale); il Garibaldi, benché più leggero di circa 400 tonnellate, eseguì le prove a 104.030 shp ma con 10.445 t, ottenendo (nel 1938) appena 33,62 kt. Il dislocamento massimo era di circa 700 tonnellate maggiore, per cui al massimo si può dire che il Garibaldi, con i 2/3 del carburante e tutto l'armamento a bordo, potesse viaggiare, a potenza nominale, sui 33 kt, e qualcosa di più (33,2-33,5) a piena potenza.
Sopravvivenza ai danni (combat proof)
Per capire i danni che questi incrociatori potevano subire, si pensi che ben due dei nove Brooklyn subirono esplosioni dentro i loro depositi munizioni eppure sopravvissero.
Lo stesso Brooklyn venne danneggiato da una mina nel luglio 1943 (Sicilia), riparato fino al dicembre successivo; l'11 settembre toccò al Savannah a causa di una Fritz-X (come già detto sopra), restando fuori uso per un anno. Il Nashville venne danneggiato da un'esplosione interna (torre N.1) il 25 maggio 1943, rientrò in servizio ad agosto; nel dicembre 1944 venne colpito da un Kamikaze e rimase fuori uso fino ad aprile 1945.
L'Helena venne affondato nella notte del 5-6 luglio 1943 da siluri giapponesi.
Il St. Louis venne danneggiato a prua da un siluro giapponese il 13 luglio 1943 (appena il giorno prima che il Brooklyn prendesse una mina dall'altra parte del mondo), colpito da una bomba il 14-2-44 e il 27-11 colpito da diversi kamikaze, ma rientrò in servizio in entrambi i casi entro pochi mesi (marzo 1945).
L'Honolulu venne invece silurato sempre il 13 luglio 1943 anche in questo caso, a prua (riparato entro novembre); venne danneggiato ancora da un siluro il 20 ottobre 1944 e questo lo mise KO per il resto della guerra.
Il 1943, dunque, fu curiosamente, il peggior anno per questa classe, in particolare a metà di quell'anno vennero messe fuori uso o affondate ben 6 navi su 9! Addirittura, nella sola prima metà di luglio, ben 4 navi della classe vennero colpite e questo con almeno un'altra che non era ancora non era rientrato in servizio.
E adesso vediamo in dettaglio alcuni di questi disastri...
Nella battaglia dell'11-12 ottobre a Guadalcanal (Battaglia di Cap Esperance, una rara vittoria americana in uno scontro diretto). In quello scontro gli americani sorpresero i giapponesi che li scambiarono per navi della loro flotta, usando il radar e avvicinandosi sino a 4.500 metri scarsi. Entrambe le parti rivendicarono grossolanamente: gli USA in particolare, con 2 incrociatori pesanti, 1 leggero e 3 cacciatorpediniere, solo che le perdite furono solo di un incrociatore pesante e un caccia (dei più famosi ovvero il Fubuki, capoclasse dei rivoluzionari super-cacciatorpediniere nipponici).
L'USS Boise a cui vennero attribuiti i tre caccia nipponici affondati, venne invece sicuramente colpito da 2 proiettili da 203 mm da parte molto probabilmente del Kinugasa, oltre che ulteriori proiettili.
Un proiettile colpì la cintura class A (NB: a quanto pare, i Brooklyn avevano corazze indurite e non omogenee, il che significa che essi erano notevolmente più resistenti che se avessero avuto corazze di tipo omogeneo, specie considerando che la class A americana, all'opposto di quella inglese analoga, era molto buona proprio in spessori ridotti). L'impatto lasciò una traccia nella corazzatura profonda circa 5 cm, ma siccome il proiettile era esploso all'impatto, e la cintura fu colpita proprio all'estremità superiore, il proiettile non mancò di fare un buco nella fiancata, spessa comunque ben 16 mm, di circa 60x80 cm e danno posteriore per circa 1,5 metri. Probabilmente si trattava di un proiettile 'common' che dovrebbe essere il normale HE, tirato beninteso da distanze inferiori a 7 km di distanza. Il proiettile tagliò il cavo di degaussing (per ridurre la traccia con le mine magnetiche) più danni minori tra cui al sistema di ventilazione. Meno male che il proiettile non era penetrato appena sopra, prima di esplodere!
Colpo N.2 (o forse addirittura 2 proiettili): sulla paratia della cabina del capitano, con un buco aperto dall'esplosione di 1,2x1,5 metri in una piastra da circa 8 mm più altri danni tutt'attorno e all'interno, distruggendo la cabina e provocando un piccolo incendio. Anche il cannone da 5 pollici N.3 venne danneggiato con 3 feriti, rischiando anche di causare un'esplosione tra le munizioni. Il N.1 ebbe invece il taglio dei cavi elettrici e comunicazioni. Il colpo andò a segno circa 80 cm sopra il ponte principale, ma la piastra da circa 20 mm sotto la stazione comunicazioni fermò tutti i frammenti.
Colpo N.3 (due in realtà): poco sopra il terzo ponte, passati attraverso la nave senza esplodere, uno dei quali rimbalzato sopra il ponte blindato da 80 lb (51 mm) STS con un solco di 10 cm di profondità e 8 di lunghezza. Un ferito da frammenti del pavimento di linoleum, piccolo incendio e poco allagamento dai buchi sui lati che erano poco sopra la linea d'acqua. Una linea di vapore venne spezzata.
Colpo N.4 un altro centrò la torre III sul lato sinistro, ma esplose all'impatto con la corazza da 6,5 pollici class A con angolo d'impatto sui 10°; si suppone che fosse un colpo HE di calibro non noto (203 mm?) ma che riuscì comunque a frammentarsi ampiamente e scheggiò diverse strutture sottoponte, infatti quello di coperta venne rotto attorno alla barbetta. Le schegge riuscirono a penetrare persino il secondo ponte, ovvero quello sotto il ponte principale e quello di coperta (sopra i depositi il ponte principale era un livello più sotto). I cannoni della torre vennero scheggiati ma rimasero in opera.
Colpo N.5: un proiettile, questa volta sicuramente un AP da 203 mm, centrò la barbetta N.1. Anche la barbetta era fatta di corazza class A (indurita). Il proiettile avrebbe dovuto perforarla da una simile, ridotta distanza, ma non accadde, piuttosto si spezzò all'impatto e la base rimase conficcata nella superficie della barbetta, così come la punta dello stesso, che riuscì ad entrare dentro la barbetta ma venne fermata dalla paratia circolare interna(?). Ma non ci fu alcuna esplosione perché il proiettile si frantumò prima che fosse possibile e così l'esplosivo interno si limitò a bruciare sparso per la coperta. La corazza attorno alla barbetta venne crettata ampiamente e la torre rimase bloccata e venne poi evacuata, ma solo 11 uomini ci riuscirono perché poi arrivò la catastrofe.
Colpo N. 6: un altro colpo da 8 pollici della stessa salva colpì la nave sul fianco destro e ben 1,8 metri sotto il livello del primo ponte di piattaforma, appena sotto la corazza da 51 mm di protezione del deposito munizioni anteriore. Dopo essere rimbalzato, esplose e incendiò le cartucce fuori dai serbatoi (d'acqua). Le cariche (erano di tipo separato) chiuse dentro le cisterne non esplosero, mentre il fuoco salì nella sala maneggio superiore e cominciarono a deflagrare anche se, incredibilmente, non tutte presero fuoco. L'incendio venne rapidamente posto sotto controllo anche perché l'acqua entrata dallo stesso buco fatto dal proiettile entrò e allagò i depositi prima che le fiamme potessero incendiare eventualmente anche le munizioni nei container.
A questo punto le tre torri anteriori erano fuori uso e circa 100 uomini morti, ma la nave non esplose.
Colpo N.7: uno o due colpirono sul fianco destro della nave all'ordinata 17, terzo ponte. Esplosero e causarono un buco con vari danni. Vi fu anche un proiettile rimbalzato sulla sinistra della torre II con un solco di circa 4 cm, dopo un impatto a circa 75°.
Gli allagamenti furono causati essenzialmente dal colpo N.6 e piuttosto estesi e con numerose avarie elettriche.
Nell'insieme i colpi giapponesi causarono gravi danni, ma sopratutto il N.6, che arrivò a ben 2,7 metri sotto il livello normale dell'acqua, qualcosa che sembrava impossibile con una traiettoria così tesa causa delle brevi distanze d'ingaggio (che avrebbero dovuto farlo detonare prima) dato che l'angolo di discesa doveva essere di appena 3,5°. Secondo gli americani, due incrociatori americani hanno colpito la nave che ha causato questo danno e si presume che l'abbiano affondata.
Dei colpi usati si dice che essi siano stati di produzione inglese (?) e che quello che scoppiò nel deposito munizioni aveva un naso piatto con tagliavento avvitato sopra di esso, probabilmente strappato via dall'impatto con l'acqua. Questo tipo di munizioni è generalmente efficace nei tiri 'sotto la linea di galleggiamento' e contro corazze leggere, ma scarso contro qualcosa oltre 1/2 del suo calibro (100 mm). La corazzatura del tipo Class A è indurita e ha frantumato il proiettile e impedito probabilmente l'esplosione che forse sarebbe avvenuta con una corazza Class B.
Il Boise è riuscito a sopravvivere ad una deflagrazione di almeno 3.000 lb di cariche di lancio e le paratie dei magazzini hanno retto salvando il resto della nave.
Altri casi, anche senza dire per dettaglio quel che successe, sono il caso dell'USS Savannah, colpito l'11 settembre da una Fritz-X che uccise quasi 200 uomini e colpì la nave sul cielo di una torretta. Incredibile ma vero, malgrado questo colpo potenzialmente letale, l'allagamento fatto dalla stessa esplosione (300 kg di esplosivo!) impedì alla nave di esplodere a sua volta, ma riuscì a rientrare a Malta con circa 45 metri (il 25%) di scafo allagati (a prua, ovviamente).
Un altro caso è l'USS Nashville, colpito duro da un kamikaze verso la fine della guerra. Con oltre 300 tra morti e feriti riuscì comunque a rientrare sebbene a mezzanave fosse diventato un inferno galleggiante, e in seguito venne riparato in alcuni mesi.
Il St. Louis venne messo in servizio nel maggio 1939, qualcosa come 10 anni dopo essere stato ordinato inizialmente, ma iniziato solo nel 1936 e varato nel 1938.
10.000-13.541 t di stazza, 100.000 hp, 15 cannoni. 51 mm di acciaio per il ponte principale, 152 per le barbette, 57-127 per il torrione, 32-157 per le torrette.
Il st. Louis evitò già a P.Harbour i siluri di un minisommergibile d'assalto giapponese, e scampò agli attacchi aerei, a differenza dell'Helena che invece venne silurato e danneggiato seriamente. Durante la battaglia i suoi cannonieri rivendicarono tre aerei giapponesi. La nave venne presto ridenominata Lucky Lou in termini confidenziali.
Nella battaglia di Kolombangara venne silurato alla prua estrema, che venne parzialmente demolita e distorta, ma evitando seri danni all'equipaggio e alle parti vitali. A metà novembre 1943 tornò in azione bombardando postazioni costiere e assistette agli sbarchi anfibi.
Il 10 gennaio 1944, quando era impegnato nel supporto degli sbarchi alle Green Islands, venne attaccato da due D3A Val; uno mancò la nave di poco con 3 bombe, l'altro la beccò con una delle sue tre, che penetrò la nave nella 'clipping room', uccidendo 23 uomini e 20 feriti con un incendio e i due idrovolanti fuori uso. L'incrociatore dovette andarsene a 18 kt e sopravvisse ad un altro attacco il 15.
A marzo tornò in azione e ricominciò a bombardare a destra e a manca, ebbe un danno in una collisione con il fondale, ma niente fu così grave come l'attacco dei kamikaze veri e propri.
Il 27 novembre 1944, vicino Surigao, venne attaccato da due formazioni di aerei giapponesi. Un altro D3A Val colpì la nave, stavolta con un impatto diretto, colpendolo a sinistra e causò gravi danni e perdite umane. Subito dopo arrivò un altro aereo, stavolta in fiamme, che venne evitato di poco, e poi altri due, in fiamme, attaccarono ancora. Uno venne evitato di pochissimo e l'altro colpì la nave così duramente sul fianco sinistro da strappare una sezione di corazzatura laterale di 6 metri e causare un allagamento interno. Un ultimo kamikaze venne intercettato e abbattuto dal tiro antiaereo all'ultimo momento, mentre si avvicinava da poppa e infine venne evitato un siluro di un altro aereo. In tutto il St.Louis ebbe 15 morti e 1 disperso, più 21 feriti seri e 22 leggeri.
L'incrociatore tornò in azione a marzo e partecipò alla campagna di Okinawa e alla fine supportò anche le azioni contro il territorio giapponese.
Il St.Louis venne trasferito, come altre della sua classe, ad una marina sudamericana, quella più grande, ovvero la brasiliana. Nel 1980 affondò mentre veniva trainata per la demolizione verso Taiwan, dopo avere servito circa 29 anni sotto la nuova bandiera.
L'USS Helena,il gemello del St.Luois, non ebbe altrettanta fortuna. Silurato con gravi danni già ai tempi di Pearl Harbour, nel 1942-43 si rese protagonista di numerose azioni belliche di successo, contribuendo nella battaglia di Cap Esperance, ad affondare il rivale Kinugasa. Molte infrastrutture giapponesi assaggiarono le sue mitragliatrici da 6 pollici, come diceva la propaganda giapponese, finché nella battaglia di Kula (5/6 luglio 1943), sparando all'impazzata (si dice che tirò qualche migliaio di colpi in meno di 10 minuti!) contro una formazione giapponese, si trovò soggetto dei lanci di siluri nemici. Il risultato fu tre colpi a segno e la nave, spezzata in due, affondò 22 minuti dopo. Ma non tutta: la poppa rimase a lungo a galla, dove molti superstiti cercarono riparo. Alla fine, dopo una rocambolesca fuga, gli ultimi superstiti vennero recuperati, 11 giorni dopo. Malgrado tutto, solo 168 dei 900 uomini d'equipaggio morirono. Ma certo, il luglio 1943 non portò bene alla classe: ben tre delle sue navi vennero silurate e messe come minimo, fuori uso per parecchio tempo. L'estate terminò con la tragedia del Savannah, come visto sopra.
Dall'altra parte abbiamo i due Abruzzi/Garibaldi di cui il primo venne silurato e gravemente danneggiato a poppa e l'altro venne silurato (con un singolo siluro anche se vi sono fonti che parlando di due) a prua, davanti alla torre N.1, riuscendo (a differenza di tanti altri, tra cui il Colleoni, il Regolo e persino il ben più robusto Attendolo) a non perdere la prua e a rientrare con 700 tonnellate d'acqua a bordo. Entrambe le navi vennero riparate in un periodo rimarchevolmente breve (pochi mesi) e ritornarono in servizio, ma purtroppo non c'é molta informazione su quel che gli successe nel dettaglio, anche se pare sicuro che il siluro che colpì l'Abruzzi nell'autunno del '41 (appena pochi mesi dopo il Garibaldi, centrato dal siluro pesante di un sommergibile) causò danni più seri e rischiò forse di tagliare via la poppa, sebbene fosse stato solo un ordigno aerolanciato, con circa la metà della potenza esplosiva dei siluri Mk VIII come quelli dell'Upholder (che colpì il Garibaldi).
In sintesi:
22 novembre 1941: l'Abruzzi viene danneggiato a poppa da un aereo britannico.
28 luglio 1942: il Garibaldi viene danneggiato da un siluro dell'HMS Upholder.
L'ultimo caso è il Belgrano, colpito in pieno da due siluri Mk VIII, uno gli staccò la prua e l'altro lo affondò totalmente, ma la perdita della nave è stata dovuta indubbiamente anche all'obsolescenza e allo scarso addestramento alle emergenze, oltre che a condizioni meteo non buone. L'affondatore fu l'HMS Conqueror, nel 1982, in quella che si è giustificata come essere una necessità per impedire che la nave entrasse ad insidiare la flotta inglese nella Zona d'esclusione. Ma in realtà, il Conqueror poteva benissimo limitarsi a farlo quando fosse stato strettamente necessario e poteva benissimo lanciare un numero minore di armi o con minore testata bellica (gli Mk 24) per infliggergli soltanto un danno rimediabile e 'mandare il messaggio a casa', ecco perché a mio avviso è un crimine di guerra e basta.
Brooklyn vs Abruzzi: vantaggi e svantaggi (per entrambi)
I Brooklyn sono navi dall'aspetto chiaramente più tradizionale e trasandato, meno curato nei particolari dei piccoli, cattivi Abruzzi. A confronto sembra una station wagon contro una sportiva. Ma in realtà, è più un'apparenza perché i Brooklyn sono un tipo di nave molto efficiente e battagliera, con ottimo bordo libero ed immensa potenza di fuoco.
Quanto alle dimensioni e alle caratteristiche, vedendo quanto gli Abruzzi siano differenti dai Brooklyn è probabile che si possa essere tratti in inganno: che gli Abruzzi siano più piccoli dei Brooklyn, più veloci, più potenti come motrici e più protetti, nonché successivi ad essi.
Ebbene, tutte queste impressioni sono esatte... ma solo di pochissimo.
I Brooklyn, in realtà, entrarono in servizio appena prima dell'Abruzzi, nel 1937 (per entrambi). Quanto alle dimensioni, erano entrambi navi classe 600 ft. Le sovrastrutture degli Abruzzi erano indubbiamente più piccole (e anguste) e di progetto almeno teoricamente più avanzato (ma quanto più efficiente non è dato da dire, anzi). La larghezza era pressoché uguale. La potenza motrice era uguale, solo che gli Abruzzi la concentravano su appena 2 motrici e 2 assi (con 8 caldaie) mentre i Brooklyn avevano sempre 4 assi (ma sempre con 8 caldaie). La differenza di velocità era quasi inesistente.
Vantaggi dell'uno sull'altro:
-1) la sagoma: gli Abruzzi sono particolarmente bassi e sfuggenti rispetto ai Brooklyn, per cui rappresentano un bersaglio meno facile da vedere e colpire.
-1b) d'altro canto, gli Abruzzi hanno una sovrastruttura un pò troppo bassa e piccola, mentre i maggiori spazi e altezza dei Brooklyn possono dare un vantaggio in generale nella navigazione e gestione della battaglia.
-2) la centrale di tiro degli Abruzzi è leggermente corazzata.
-2b) d'altro canto, è un pò troppo bassa sul mare e sopratutto ve ne è una sola, mentre i Brooklyn ne hanno due (una a prua e l'altra a poppa).
-3) Gli Abruzzi, con la loro famosa 30+100 mm, hanno una cintura quasi impenetrabile al tiro dei Brooklyn
-3b) d'altro canto, i Brooklyn hanno comunque uno spessore tale da dar loro una pratica invulnerabilità su quasi ogni distanza tattica (forse 8-10 km in poi, ma con nave angolata mediamente, potrebbero essere anche soltanto 5-6);
-4b) gli Abruzzi hanno due ponti corazzati anziché uno; d'altro canto, i Brooklyn hanno un ponte più spesso di quello degli Abruzzi, mentre i 15 mm del ponte superiore Abruzzi è patetico e anche sommato a quello principale, non dà più di 47 mm equivalenti.
-5) i cannoni degli Abruzzi sono più potenti e con maggior gittata di quelli dei Brooklyn, e perforano verosimilmente più corazza verticale.
-5b) d'altro canto, la differenza di gittata ha valore pressoché nullo e i Brooklyn hanno una gittata comunque sufficiente per ingaggiare su ogni distanza di tiro utile gli Abruzzi. La perforazione delle corazze verticali sarà forse inferiore, ma è altamente verosimile che i lenti e pesanti proiettili americani possano sfondare ben più facilmente i ponti corazzati degli Abruzzi. Dal canto loro i cannoni degli Abruzzi, proprio perché così veloci, sono poco validi per la perforazione dei ponti.
-6) la capacità degli Abruzzi di perforare i Brooklyn alla cintura è comunque limitata in distanza, generalmente inferiore ai 10-16 km dove tipicamente due incrociatori del genere combattono.
-6b) D'altro canto, la capacità di perforazione dei ponti dei Brooklyn è maggiore alle forti distanze, ma i colpi a segno da questi raggi non sono molto numerosi.
7): Gli Abruzzi hanno dei cannoni da 100 mm secondari di maggior gittata rispetto ai 127/25. Anche la contraerea leggera è più potente rispetto ai Brooklyn 'prima maniera'.
-7b): d'altro canto, i cannoni secondari non hanno quasi nessuna efficacia in queste battaglie (l'aumento di bordata per gli Abruzzi è di circa l'11%, per i Brooklyn anche di meno) e tanto meno le mitragliere, a meno di non combattere di notte quando, a dire il vero, la marina italiana non è stata propriamente capace di ottenere grossi risultati (eufemismo) in nessuna parte della guerra (del resto nemmeno gli americani brillarono, ma qualcosa ottennero). Contro i St. Louis, la differenza di gittata si annulla totalmente e la potenza di fuoco è ancora più marcatamente a loro favore, anche con i pezzi secondari. Il 127/38, infatti, arriva sui 16 km e ancora è capace di tirare proiettili da 25 kg a circa 12-15 RPM, contro i proiettili da 15 kg e 8-10 RPM per i pezzi da 100 italiani.
8) gli Abruzzi hanno i lanciasiluri e i Brooklyn no. Questi possono rappresentare una rapida ed efficace maniera di dare il colpo di grazia a navi danneggiate o di colpire navi nemiche sorprese dal lancio notturno dei siluri, o ancora costringere al disimpegno navi nemiche che si sono avvicinate troppo o che si sono gettate all'inseguimento.
8b) benché indiscutibilmente un incrociatore leggero dovrebbe avere anche siluri, per essere determinanti i tre tubi di lancio per ciascun lato devono essere lanciati davvero a distanze ridotte e per farlo, l'Abruzzi deve avvicinarsi al Brooklyn dopo averlo sorpreso oppure messo KO con qualche serie di cannonante 'fortunate'.
9) gli Abruzzi e i Brooklyn hanno lo stesso numero di idrovolanti e di catapulte
9b) i Brooklyn, però, hanno anche un hangar.
10) in termini di protezione complessiva vs l'artiglieria nemica, gli Abruzzi sono probabilmente dotati di una IZ tra 4 e 17 km circa; ma i Brooklyn sono dotati di una IZ tra forse 8 e 21 km, per cui non c'é molta differenza, e se c'é, è a vantaggio dei Brooklyn perché alle distanze maggiori possono distruggere i ponti degli Abruzzi, stando ancora a distanze di tiro 'credibili'. La protezione dei Brooklyn, in effetti, era data tra le 4 e le 11,5 NM, ovvero circa 7.500-21.000 metri, una larga IZ contro le munizioni americane da 152 mm, e probabilmente non era molto diverso nemmeno con le armi italiane, anche se la IZ sul margine inferiore era probabilmente superiore di qualche chilometro e quella dell'estremo più lontano, era più lontana (tradotto: anziché 7,5-21 km, magari 9-23 km). In ogni caso, una zona d'immunità più che sufficiente per far loro affrontare la battaglia con una buona probabilità di non uscirne troppo sciupati.
11) potenza di fuoco (oh, finalmente): gli Abruzzi hanno 10 cannoni da 152 mm con la capacità di tirare circa 50 colpi al minuto da 50 kg (distanza max utile: sui 20-22 km).
11b): potenza di fuoco dei Brooklyn: 15 cannoni da 152 mm, con la capacità di tirare oltre 120 RPM da 59 kg (metà peso dei cannoni da 203) su distanze pratiche paragonabili.
12) Potenza di fuoco a confronto: 120+ rpm = circa 7.200 kg/min per i Brooklyn vs 50 rpm = 2.500 kg per gli Abruzzi.
Battaglia ipotetica
Helena e Garibaldi (o St Louis e Abruzzi?) si avvicinano rapidamente andando ad incontrarsi come due pugili sul ring, in quella che l'ammiraglio Da Zara dirà essere la tragica consensualità del combattimento navale. Entrambi aprono il fuoco a circa 21 km di distanza, il tempo è ottimale, mare abbastanza calmo, poco vento e molto Sole. Un bel giorno per fare il bagno. O per morire. O per entrambe le cose.
Entrambe le navi si incrociano con le granate che saettano nel cielo. I primi colpi servono per aggiustare il tiro, più che altro. Più o meno entrambe ci riescono nello stesso tempo. Poi passano al tiro battente. Ma qui c'é una brutta sorpresa. Mentre la distanza scende a circa 18 km, dopo qualche minuto piuttosto inconcludente, ecco che il Garibaldi colpisce l'Helena con un proiettile che esplode sul ponte corazzato, causando seri danni locali (nella zona centrale della nave). Ma l'Helena non demorde certo, perché mentre due delle salve del Garibaldi sono in volo, dall'altra parte ce ne sono tre, con fino a 45 proiettili (contro venti) simultaneamente in 'viaggio' per il loro obiettivo. L'Helena nemmeno cambia rotta seppur inquadrato e danneggiato. Continua a sparare ad almeno 6 colpi al minuto per cannone, surclassando l'attonito Garibaldi, che si vede recapitare un proiettile poco dopo il successo sull'incrociatore americano. Il colpo va a segno a prua e trapassa lo scafo facendo poco danno prima di esplodere in mare. Ma almeno altri cinque colpi esplodono a distanza ravvicinata scheggiando e innaffiando la nave, che deve accostare per uscire dalla zona di pericolo. Così fa anche l'Helena.
Ma mentre le navi manovrano, è difficile tenere puntato il bersaglio. Tuttavia il filo viene ripreso rapidamente, solo che l'Helena manda subito una valanga di colpi sul Garibaldi, che si trova almeno trenta granate che gli scoppiano tutt'attorno in pochi secondi, di cui almeno una mezza dozzina nuovamente dannose. Spara a sua volta diverse salve, almeno per ora è in vantaggio, sull'Helena una torre da 127 è fuori uso per via del colpo iniziale. Mette a segno un altro proiettile, ma questo non fa altro che bucare un fumaiolo e poi esplodere in mare causando qualche danno da schegge.
L'Helena avvampa il mare con le sue torri che tirano a breve distanza l'una dall'altra, con rabbia e potenza impressionanti. Prima che il Garibaldi possa tirare una seconda salva dopo quella che ha colpito ancora l'Helena, questo spara ben due salve per un massimo di altri trenta colpi. Di nuovo, altre granate esplodono tutt'attorno la nave italiana, che viene centrata a in rapida sequenza da due colpi ulteriori dell'ultima salva, uno colpisce una torre binata, non la penetra ma la concussione la mette fuori uso almeno momentaneamente. L'altro colpisce in pieno la fiancata superiore della nave (a dritta, probabilmente), e penetra almeno parzialmente il ponte, tanto da esplodere e mettere fuori uso due caldaie della nave.
Il Garibaldi accosta dopo avere perso almeno un paio di nodi per via di questi danni, ma viene comunque sottoposto ad un diluvio di proiettili. A quel punto prende altri cinque colpi nei successivi tre minuti, mentre a sua volta tira un proiettile che centra una torre americana, ma senza danno, tanto che essa riprende a sparare entro un minuto dall'impatto (il proiettile rimbalza in mare). Solo uno dei colpi americani colpisce il Garibaldi alla cintura, ma ovviamente non passa, dato che la distanza è in quel momento circa 17,5 km e l'angolo d'impatto almeno 20°.
Ma gli altri fanno danni considerevoli, centrando la nave e danneggiando lo scafo a poppa, vicino al timone; un fumaiolo, senza quasi effetto; a centro nave ancora una volta, distruggendo una torre da 100 mm e relative munizioni; e infine una barbetta da 152, senza perforarla, ma causando molti danni da schegge.
Incendiato e senza un quinto delle armi, il Garibaldi deve allontanarsi e per farlo lancia una cortina fumogena molto fitta, oltre a lanciare tre siluri da 15.000 metri, calcolando che l'Helena andrà incontro ad essi a tutta velocità. Nel mentre spara per quel che può anche se il fumo e la cortina causano un problema notevole per la punteria. L'Helena manovra per evitare ogni rischio siluri, ma continua a sparare. A questo punto, il Garibaldi si ritira.
Le possibilità, dopo questo 8-3, sono varie. Il Garibaldi cerca di scappare e se è fortunato, riesce a far sprecare abbastanza colpi all'Helena, da consigliargli di evitare una lunga caccia in cui sarebbe a corto di munizioni (come successe con il Bande Nere a Capo Spada, insomma). Sennò succede qualcos'altro (come al Colleoni, sempre a Capo Spada). Il danno alla prua iniziale, nonché le caldaie KO, finiscono per impedire al Garibaldi di fuggire (l'unica è di rimettere in sesto le caldaie danneggiate in tempo utile) e l'Helena non se lo fa ripetere due volte. Dalle lunghe distanze a cui si è mantenuto prudentemente, comincia a martellare il Garibaldi con le sue artiglierie di prua (6 in tutto), mentre il Garibaldi si difende essenzialmente con le cinque di poppa. Tutto andrebbe anche bene, ma l'Helena riesce a centrare il Garibaldi da circa 18 km con altri due colpi micidiali. Uno danneggia il locale turbine N.2 e l'altro penetra addirittura il ponte corazzato nella zona delle due torri di poppa, provocando una deflagrazione delle cariche di lancio. La nave esplode parzialmente, danneggiata irrimediabilmente sia come armamento che come apparato motore.
L'Helena si avvicina e finisce l'oramai inerme Garibaldi tirando ripetutamente a breve distanza, prima a circa 6 km, poi a 3, poi a 2, poi a 1... all'altezza del galleggiamento. Da quelle distanze nemmeno la cintura del Garibaldi assicura la salvezza contro le granate pesanti dell'Helena. Occorrono decine di colpi per finire il Garibaldi, e quando sono finite le granate AP si usano le HE, molto potenti come carica esplosiva e dunque adatte a squassare la nave nelle zone non protette oppure a danneggiare lo scafo sotto il galleggiamento. Certo che un lanciasiluri sarebbe stato meglio, ma alla fine il tiro combinato dei 152 e dei 127 riduce ad un rottame il Garibaldi che poi è affondato o si auto-affonda dopo essersi arreso.
Questo, naturalmente, è un tipo di soluzione possibile. Ma in generale, dò i Brooklyn, specialmente i due St.Louis, vincenti contro gli Abruzzi. Nel primo caso al 60-70%, nel secondo al 70-75%.
Niente a che vedere, poi, con il discorso strategico. I Brooklyn, con un'autonomia pratica di circa 10.000 miglia marine (18.000+ km) contro circa 4.500, possono recapitare 3.000 proiettili (che, se fossero tutti AP, peserebbero ben 180 tonnellate) ad una distanza doppia di quanto non possano fare gli Abruzzi con i loro circa 1.500-2.000 colpi (max 100 tonnellate). Se si considera il semplice rapporto raggio d'azione (o autonomia)- carico utile, non c'é proprio partita. Non bastano certo i 2 km di gittata extra dei cannoni o il nodo di velocità in più, per equilibrare le cose. Del resto gli Abruzzi sono stati fatti per il Mediterraneo, ma ancora più notevole è che i Brooklyn, pur con le limitazioni all'armamento e alla protezione dovute alla necessità di navigare bene e a lungo in mezzo all'oceano... sono ancora in grado di battere gli Abruzzi.
In altre parole, un Brooklyn sarebbe stato in grado, nominalmente, di partire da New York, arrivare davanti Ostia, battere e possibilmente affondare un Abruzzi, e poi, se non ha rimediato troppi danni (ma già l'interscambio di colpi iniziale dovrebbe essere a suo favore di circa 2,5-3:1, e poi con i danni cumulati non farebbe che crescere), ritornare a New York.
L'Abruzzi, invece, non potrebbe fare altrettanto: appena arrivato a New York sarebbe già 'sulle tele' quanto a riserve di carburante. A quel punto, al Brooklyn basterebbe farlo girare a vuoto per qualche ora con una schermaglia non troppo pericolosa, e probabilmente l'Abruzzi finirebbe totalmente la nafta. Non solo: in nessun caso potrebbe mai tornare indietro, manco a mettere le vele, manco a mettere l'equipaggio a vogare con le lance a mare!
Ecco in definitiva, quel che significava la superiorità dei Brooklyn, al di là del glamour dell'italian design ostentato dagli Abruzzi.
Ovviamente, contro altri incrociatori leggeri, nemmeno si pone il discorso seriamente.
Per quel che riguarda gli Abruzzi, è probabile che la loro corazza orizzontale sarebbe perforabile da circa 17 km, malgrado il ponte principale da 40 mm di spessore.
I precedenti Savoia sono più veloci (e forse è l'unica cosa che si può fare, scappare...), ma per il resto non solo hanno solo 8 cannoni da 152 di vecchio tipo anziché 10 nuovi (i cannoni a culla unica con spaziatura di 'ben' 75 cm dei vecchi incrociatori italiani), per cui non possono proprio competere in potenza di fuoco contro i Brooklyn, anche se i loro cannoni hanno una cadenza di tiro leggermente migliore (non di molto, comunque sia).
Quanto alla protezione, con 70+30/35 mm, i Savoia non hanno una protezione del tutto sufficiente contro i proiettili pesanti dei Brooklyn. Chissà se potrebbero reggere anche solo da 15 km. Ma il peggio è che hanno un ponte da 35 mm, il quale è ulteriormente più vulnerabile. Probabilmente questo significa essere perforabili a non più di 16 km, per cui è facile che i Savoia siano estremamente vulnerabili. Almeno gli Abruzzi hanno probabilmente una IZ tra 5 e 17 km rispetto ai cannoni dei Brooklyn; ma i Savoia, pur essendo delle ottime navi, hanno una IZ che facilmente andrà soltanto tra 12 e 16 km, che davvero non è molto, e diciamocelo, con la parte determinante del combattimento che avviene tra 15 e 20 km, è effettivamente troppo poco, non più di 4 km anziché 12, significano un margine entro cui muoversi troppo debole per essere sfruttato bene.
I precedenti Montecuccoli sono anche peggio: con 60+30 mm di cintura hanno probabilmente una vulnerabilità entro i 14 km circa, ma il ponte è di appena 30 mm, per cui probabilmente hanno circa 14-15 km di distanza di penetrazione; praticamente non hanno una IZ (se c'é, sarà di 1-2 km a far tanto, ma proprio tanto...). Inoltre le torri non sono sufficientemente protette per assicurare di reggere al tiro dei Brooklyn.
I vecchi Da Giussano/Cadorna non hanno una protezione realmente efficace contro i 152 mm, come dimostrato dalla fine del Colleoni. Anche queste navi hanno poco da guadagnare e quasi tutto da perdere contro i Brooklyn (o qualsiasi altro incrociatore leggero minimamente 'serio'). Non solo, ma nemmeno contro i 127 mm hanno una protezione sufficiente, specie se sono proiettili di tipo AP.
Ricapitoliamo?
Navi italiane vs Brooklyn: IZ 5-21 km.
Brooklyn vs Abruzzi: IZ 3-17 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 60-70% probabililità di distruzione Abruzzi: 40-50%
Brooklyn vs Savoia: IZ 12-15 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 70-75% probabilità di distruzione Savoia: 55-60%
Brooklyn vs Montecuccoli: IZ 12-13 km Probabilità di vittoria Brooklyn: 75-80% probabilità di distruzione Montec: 60-70%
Brooklyn vs Di Giussano/Cadorna: IZ nulla Probabilità di vittoria Brooklyn: 85-90% probabilità di distruzione DiG./Cad: 70-80%
E contro gli altri incrociatori europei e/o giapponesi? Beh, questa è un'altra storia. Non è detto che la racconterò, ma in caso sarà solo perché troppo stanco e annoiato per farlo (almeno spero).
Però considerate che i La Gallissonniére erano probabilmente analoghi ai Savoia, e forse lo stesso valeva per gli incrociatori tedeschi. Mentre I Leander erano forse come i Montecuccoli, e i Town come gli Abruzzi (più o meno). Per i Mogami non saprei, ma probabilmente erano, già con i 155 mm, degli avversari circa comparabili ai Brooklyn, anche se un pò manchevoli in termini di protezione orizzontale e di cadenza di tiro.
E contro i Washington?
Comparando i Brooklyn a navi come i primi incrociatori Washington, c'era sicuramente di che riflettere. I Pensacola, per esempio. Malgrado la loro potente batteria da 10 cannoni calibro 203 mm, essi erano navi assai limitate come tenuta al mare e costruzione troppo leggera. Non erano navi di poco conto, ad ogni modo, perché gli incrociatori inglesi e francesi erano quasi sprotetti mentre le navi americane avevano 64 mm sulla cintura sala macchine e addirittura 102 mm zona depositi, ponte 25 mm macchine e 45 depositi, e diverse paratie tra 25 e 64 mm. Le barbette erano solo da 19 mm mentre le torri arrivavano a 64 mm frontali e 51 tetto, torrione solo 32 mm.
Se si considera questi valori, essi appaiono competitivi o superiori rispetto a tutti gli incrociatori analoghi costruiti dai britannici e con la maggior parte di quelli francesi. La IZ era contro il 127 mm alle medie distanze, mentre si contava sulle attrezzature di tiro per tenere a bada gli incrociatori leggeri con il 152 alle lunghe distanze, anche se non c'era una vera IZ contro di essi.
I Northampton erano senz'altro un miglioramento, la corazza passava da forse 700 ad oltre 1.000 tonnellate, aumentando dal 6 (?) all'11% del dislocamento. La cintura era da 76 mm sulla sala macchine e 95 sui depositi, le paratie da 64-25 mm, i ponti erano, sulle macchine, da 25 mm e sui depositi da 51 mm, le torri e il torrione erano analoghi a prima, ma le barbette erano da 38 mm. In tal caso la IZ iniziava sopra i 7,4 mm contro i 127 mm (L38?), mentre contro i 152 essa si limitava tra 9,2 e 19,1 km, ma attenzione, soltanto nella zona depositi, che come è stato detto prima, aveva una cintura laterale da ben 95 mm e il tetto da 51 mm.
Queste navi erano indubbiamente un nemico temibile per qualsiasi incrociatore leggero. MA i Brooklyn non erano certo un incrociatore leggero qualsiasi. La loro efficacia era parecchie volte superiore a quella di un Omaha e anche a diversi tipi di incrociatori apparsi più di recente. Se si fosse scontrato con queste navi, che erano circa delle stesse dimensioni ma meno pesanti, il Brooklyn sarebbe risultato circa pari come velocità e come autonomia. Quanto alla potenza di fuoco, esso avrebbe potuto battere i suoi avversari almeno in teoria.
Infatti, i 203 mm erano dotati di maggiore distruttività per colpo singolo e storicamente il cannone più grosso, detta legge. Però questo è maggiormente vero se si rapporta al nemico con cui avere a che fare. In questo caso, la situazione era piuttosto difficile per entrambi i contendenti. Ma le corazzature dei Pensacola non bastavano minimamente per garantire qualcosa contro il 152 mm e i Northampton erano molto marginali: sulla zona sala macchine rischiavano di continuo avendo una cintura buona sopra forse gli 11.000 m (?) ma lì erano già vulnerabili al tiro da quella distanza, almeno contro i proiettili AP pesanti da 59 kg. I depositi delle munizioni erano se non altro meglio protetti, ma le torri e le barbette, così come il torrione, non lo erano. Non era certo la migliore condizione per sopravvivere ai proiettili del Brooklyn.
Poi c'era l'armamento vero e proprio. In entrambi i casi mancavano i lanciasiluri. Però i cannoni non erano un problema. I Northampton ne avevano 9 da 203 mm, i Brooklyn 15 da 152 mm.
Il peso di bordata di 9 pezzi da 203, con i proiettili da 118 kg, era sui 1.000 kg. La gittata superava i 27.000 metri. Non male indubbiamente.
Ma non era così splendido come sembrava. Infatti, i Brooklyn non erano incrociatori leggeri 'normali' con 6/8/9 pezzi da 152 mm. Avevano ben 15 cannoni. Con le munizioni AP pesanti potevano lanciare quasi 900 kg di bordata su distanze di quasi 24 km.
La maggiore gittata sembrava più che altro un problema tecnico, perché il raggio di entrambi era sufficiente per colpirsi a vicenda alle massime distanze pratiche.
Restava da capire la questione della cadenza di tiro. Ecco, i cannoni da 203 mm sparavano 3, massimo 4 colpi al minuto. I pezzi da 152? Almeno 8 colpi. Questo significa che persino presi cannone per cannone, avevi ancora una pressoché equivalenza. La possibilità che un Northampton o un progetto analogo inglese o francese fosse centrato in qualche punto vitale dai 152 con effetti solo marginalmente inferiori rispetto al 203 mm contro i Brooklyn, appare tutt'altro che infondata. I colpi da 152 sono molti di più per unità di tempo: almeno 8 colpi al minuto per 15 cannoni, così arriviamo a ben 120+ colpi al minuto. D'altro canto, gli incrociatori pesanti hanno 9 cannoni da 3-4 colpi al minuto l'uno. Se poniamo che siano 3,5, allora abbiamo circa 3.600 kg di munizioni/minuto ripartite in circa 32 colpi. Il peso complessivo dei Brooklyn è micidiale: oltre 120 RPM, che comportano circa 7.200 kg.
Ripeto: Northampton: 32 RPM da 118 kg = 3.600 kg circa.
Brooklyn: 120+RPM da 59 kg = 7.200+ kg.
Considerando più o meno paragonabile la precisione dei cannoni, c'é la possibilità che alle distanze tipiche di combattimento i Brooklyn possano mettere a segno 4 volte tanto di proiettili di quelli che incasserebbero in cambio. E ciascuno di quei colpi sarebbe abbastanza facilmente capace di infliggere danni micidiali all'armamento e ai motori dell'incrociatore pesante (che in realtà più leggero dei Brooklyn). L'unica cosa che si può dire è che i depositi di munizioni sarebbero poco afflitti e lì i Brooklyn rischierebbero di più dei Northampton, avendo una protezione addirittura inferiore. Ma la cintura dei Brooklyn potrebbe resistere al 203 mm su distanze maggiori di circa 16 km persino con angolo a 90° e probabilmente era capace di reggere sopra i 12 km a 30°; la IZ era più o meno tra 12/16 e 19 km, quindi le macchine avevano un minimo di capacità di resistenza. Anche il deposito munizioni posteriore aveva una discreta resistenza in genere, ma stranamente non lo era quello delle torri anteriori, forse perché molto sotto rispetto al livello del mare. Le torri e le barbette erano pressoché invulnerabili sopra 12-14 km circa, e fino a circa 19 km (tetto torri).
Nell'insieme sarebbe stata una battaglia molto pericolosa, ma il poter colpire in maniera efficace la controparte con un gran numero di proiettili di elevate prestazioni, rendeva i Brooklyn probabilmente superiori e certamente in grado di scaraventare qualcosa come il doppio del 'ferro' sull'obiettivo a parità di tempo, il che non è davvero male se si considera che i loro proiettili pesavano la metà di quelli delle navi con l'8 pollici.
Discorsi simili si potrebbero fare anche per i Washington europei, come i Dunquesne e i County, ma anche i Suffren e i Trento, tutte navi non del tutto protette (nel migliore dei casi) per le distanze di combattimento, contro i cannoni dei Brooklyn, e probabilmente di meno di quanto i Brooklyn non fossero protetti contro questi cannoni da 203 mm. Ma ogni proiettile da 59 kg faceva parecchio male, forse non tanto di meno dei pezzi da 8 pollici, specie considerando che il Brooklyn era più protetto di ciascuno di questi incrociatori.
Contro le navi giapponesi, a cominciare dai Mogami ovviamente, i discorsi sono per certi versi simili e per certi versi diversi. I siluri giapponesi sono pericolosi (anche per la stessa nave, se vengono colpiti quando sono ancora a bordo), le cinture corazzate giapponesi non scherzano, ma la cadenza di tiro non è eccezionale (i Mogami di fatto erano meno potenti dei Brooklyn, almeno come armi originarie e senza considerare i siluri) e ponti, sovrastrutture e torri erano troppo poco corazzati. Però sarebbe stato un bel match.
Naturalmente, le cose sarebbero cambiate sensibilmente contro i New Orleans, gli Zara, il Suffren, forse gli Hipper (poco protetti ma comunque reputati i migliori incrociatori pesanti sulla piazza), per non parlare del Wichita, il discendente diretto degli stessi Brooklyn. Siccome quest'ultimo era giunto successivamente come implicito riconoscimento dell'utilità degli incrociatori pesanti, concentriamoci con i New Orleans. Questi avevano una corazza leggermente superiore.
La corazza, al 15% del dislocamento, aveva una cintura tra 76 e 127 mm+19 mm STS. Il ponte era 57 mm ovvero 2,25 in e non 2 (era il 12,5% in più). Le torri erano spesse fino a 203 mm, barbette erano di spessore diverso a seconda dei sottogruppi, ma il minimo era 127 mm. Questo già basta, perché è praticamente impossibile per un 152 mm perforare una barbetta da 127 mm se non a distanze incredibilmente brevi, troppo poco per essere credibili in battaglie (almeno diurne), verosimilmente meno di 10 km, specie se le barbette erano di corazza Class A. La corazza di spessore maggiore (133 o 152 mm) era pressoché inespugnabile. Ah, le barbette erano una cosa, ma le torri erano spesse fino a 203 mm frontali, praticamente impossibili da perforare dai 152 mm, a parte forse che sotto i 2 km (a far tanto). Chiaramente, le torri da 165 mm contro il 203 mm subivano danni molto maggiori e probabilmente erano perforabili da distanze fino a 10 km.
Quindi i New Orleans erano molto più temibili da tutti i punti di vista, ma anche così i Brooklyn avevano una tale potenza di fuoco e rapidità di tiro da ispirare successivamente la creazione degli incrociatori Cleveland, che poi saranno, con meno cannoni principali ma più armi contraerei, i migliori della II GM e certo i più numerosi.
Difficile dire se ne valesse davvero la pena. Contro i vecchi incrociatori i Brooklyn avrebbero potuto vincere, ma contro navi fatte senza troppi limiti di dislocamento, sarebbero stati nuovamente in difficoltà. I giapponesi avevano fatto una cosa analoga, anzi furono proprio loro ad inspirare gli americani; ma poi i loro quattro Mogami diventarono a tutti gli effetti incrociatori pesanti con le torri binate da 203 al posto di quelle triple da 155, e questo malgrado il fatto che le armi da 155 erano, come diverse altre dell'epoca, pensate anche per il tiro antiaerei (cosa che indubbiamente avrebbe fatto comodo al Mikuma e al Mogami nella battaglia di Midway e non solo) anche se non ancora ottimali per questo compito. Resta il fatto che nessun incrociatore leggero ha mai più superato in potenza di fuoco i Brooklyn, e che essi si sono dimostrati dei navigli di grande successo durante la guerra, sopravvivendo quasi sempre anche a punizioni inflitte da breve distanza, persino da cannoni da incrociatore pesante, o a bombe teleguidate dello stesso tipo di quella che mandò a picco la corazzata Roma. Niente male davvero, come 'tentativo'.
USS Helena (CL-50) - Wikipedia
CL40 Brooklyn light cruisers (1938 - 1939) - United States Navy (United States of America)
RIN Abruzzi Class - Italian warships of WW2
16-3-19
In questo articolo confrontiamo i migliori incrociatori leggeri prebellici. Tanto, l'argomento incrociatori è talmente ampio, che è impossibile stare a discutere su ogni singola classe contro ogni altra. Così ho iniziato questo discorso confrontando i Brooklyn americani, contro i nostri famosi Abruzzi/Garibaldi.
Come andrà? Beh, proviamo a vedere in base ai dati a nostra disposizione.
Anzitutto i Brooklyn, come tante altre navi americane, hanno fatto un notevole affidamento sulla potenza di fuoco, le dimensioni sono considerevoli, il look a mio avviso è un pò trasandato e poco compatto rispetto alle forme austere e esemplarmente semplici dei nostri incrociatori, dagli Montecuccoli in poi, con quella loro assurdamente piccola e bassa torretta di comando, che stranamente nessuno ha mai replicato altrove (anzi, la tendenza è stata quella di un progressivo aumento delle sovrastrutture).
Ma questo non è certo il punto della nostra questione, non è una sfilata di moda e in ogni caso non è detto che i Brooklyn ci facciano una brutta figura, anche se la torre N.3 (che punta verso il torrione di comando...) è alquanto stravagante vista di profilo. Ma all'epoca capitava anche questo.
Gli incrociatori tipo Brooklyn erano la prima classe di unità 'leggere' realizzate dagli Stati Uniti con i criteri dettati dai trattati internazionali, infatti in precedenza avevano preferito di realizzare soltanto navi pesanti con grossi calibri (203 mm). Gli unici esempi di incrociatori leggeri 'moderni' restavano così i vecchi Omaha, oramai obsoleti e quindi, necessitanti di un sostituto.
La conferenza di Londra del 1930 limitò infatti il numero di incrociatori pesanti con il 203 mm e quindi quelli leggeri (entro i 155 mm) vennero considerati notevolmente più importanti. E un gran numero di cannoni da 152 mm poteva essere vantaggioso contro gli incrociatori Washington di prima generazione, anche se molto meno di quelli della 2a. La situazione comunque fu ben presto cambiata in maniera bilanciata tra incrociatori pesanti e leggeri. Fu in questa conferenza che si stabilì una netta distinzione tra incrociatori pesanti e leggeri, ma soltanto in relazione al calibro. Il limite per ciascuna nazione era di 180.000 tons e 18 incrociatori pesanti per gli USA, 147.000 e 15 navi per la RN, 108.000 e 12 navi per il Giappone. Notare come Italia e Francia non fossero menzionate. Gli incrociatori leggeri: 143.500 tons per l'USN, 192.200 per la RN e 10.450 tons per la marina giapponese. Il guaio maggiore per l'USN, malgrado la sua predilezione per gli incrociatori pesanti, era che le restavano solo due altri scafi da ordinare, essendo la sua quota pressoché completa. Ecco perché ci si decise a valutare seriamente le navi 'leggere'.
Con ancora circa 100.000 tonnellate di dislocamento disponibile si mirava a costruire fino a 12 incrociatori leggeri capaci di sconfiggere anche le navi con calibri maggiori, ergo gli incrociatori pesanti. Ma questi diventarono più robusti e meno facilmente eliminabili dal tiro dei calibri minori. Tutto fu alla fine risolto perché il nuovo cannone da 152 Mk 16 era capace di perforare quasi il doppio del vecchio tipo degli Omaha, e questo indubbiamente rese possibile la realizzazione dei Brooklyn, visto che queste loro artiglierie sembravano sufficientemente pericolose anche per un qualsiasi altro incrociatore da 10.000 tonnellate. Oltretutto la marina americana voleva anche un raggio oceanico e velocità simili agli incrociatori pesanti. Alla fine vennero realizzati nove Brooklyn, come risposta ai soli quattro Mogami giapponesi (15x155 mm), che poi diventeranno pesanti (10x203 mm) lasciando la categoria per la quale le navi americane erano state costruite.
La realizzazione dei Brooklyn, però, fu tutt'altro che leggera. Concepiti per rispondere ai Mogami giapponesi, erano direttamente derivati dai New Orleans e quindi grandi, pesanti, ben corazzati e ben costruiti. Come le navi giapponesi, ebbero ben 15 cannoni principali in cinque torri trinate, così tanti che la terza torre aveva giocoforza un brandeggio limitato e come le navi giapponesi, in pratica utilizzabili solo per sparare bordate sui fianchi. Non era un granché come disposizione e probabilmente anche gli americani se ne resero conto, tanto che i successivi Cleveland ebbero una torre in meno, ma in compenso quattro cannoni antiaerei in più nella loro batteria secondaria. Tutt'altra cosa, anche se purtroppo i Cleveland finiranno per subire una certa instabilità a causa dei pesi in alto. Peraltro, nessuno dubita che fossero migliori dei Brooklyn come macchine belliche. Del resto, non poteva che essere così vista la loro più recente progettazione.
La classe Brooklyn venne realizzata in numerosi esemplari, nove per la precisione. Essi erano del tutto coevi con i due Abruzzi.
Ma gli ultimi due erano diversi dai primi, proprio come accadde con i Town inglesi (Edinbourgh e Belfast) e con gli Abruzzi italiani (ultimi dei dodici Condottieri). Essi erano infatti provvisti di motori con caldaie ad alta pressione più compatte, che permise di ridistribuire meglio i locali macchine all'interno della nave, rendendola più sicura ai colpi subiti. Inoltre, per la prima volta in un incrociatore americano, essi avevano 8 cannoni da 127 antiaerei in torretta. Ma non come quelli precedenti: questi erano pezzi da 127/38 e in torri binate, tutt'altra cosa dunque, sia in termini antiaerei che antinave. Queste armi diventeranno le migliori DP (dual purpuse) dell'intero conflitto. Forse anche la protezione balistica era leggeremente superiore, ma comunque non di molto.
I due St. Louis entrarono in servizio il 19-5 e il 18-9-39, questo significa che entrambi erano in servizio già nel giugno 1940, anche se uno soltanto lo era al 1 settembre 1939, quando comunque gli USA non erano in guerra (ma già fornivano armi agli alleati europei).
Erano quindi di qualche anno successivi ai due Abruzzi, ma la sostanza non cambia: entrambi erano espressione degli ultimi anni prebellici nella categoria incrociatori (anzi, i primi Brooklyn erano arrivati un pò antecedentemente agli Abruzzi) e quindi, funzionalmente e cronologicamente equivalenti, oltretutto per quando entrò in guerra l'Italia entrambi esistevano ed erano in servizio. Tanto più questo era vero, quando gli USA entrarono in guerra.
Caratteristiche tipiche dei Brooklyn:
Dislocamento: 10.000-13.327 long tons
185,4 m x 18,8 m x 6 m
Potenza: 4 turbine, 4 assi, 100.000 hp
Armi: 15x152 mm; 8x127 mm; varie armi minori; 4 aerei.
A differenza di tanti altri incrociatori americani prebellici, questi bastimenti ebbero un grande successo e attività, sopravvivendo anche a punizioni che avrebbero facilmente mandato a picco qualsiasi altra nave della categoria e non solo. Inoltre diedero origine al Whichita e ai Cleveland/Fargo bellici.
Quanto agli Abruzzi, erano il 5o gruppo della classe Condottieri, progressivamente evolutasi dagli 'incrociatori di carta' delle prime due sottoclassi, a navi ben equilibrate (le altre due), e infine a degli ottimi incrociatori leggeri meglio armati e protetti di qualsiasi altro nella R.M., a parte gli Zara.
I due Abruzzi, rispetto ai precedenti Aosta, avevano uno scafo più largo di quasi 1,5 metri, macchinari più compatti e due catapulte anziché una, con un massimo teorico di 4 aerei complessivi. Ma non c'era hangar (a differenza dei Brooklyn). La protezione era aumentata da 1.700 a 2.131 tonnellate (o long tons?). In tutto il dislocamento standard era passato a valori molto maggiori, visto che i Montecuccoli erano 7.523 t standard e gli Aosta 8.994 t a pieno carico. La potenza era leggermente inferiore, l'autonomia un pò migliore e sopratutto c'era una IZ molto più ampia verso i 152 mm e persino, limitatamente, contro i 203 mm (ma quest'ultimo è un dato alquanto discutibile, visto che il margine, dato il ponte molto sottile, non era comunque elevato).
Corazze vs cannoni
Nel caso dei Brooklyn, la loro protezione era in larga parte una ripetizione dei New Orleans, da cui derivavano largamente anche come progetto di base. I Brooklyn erano protetti a sufficienza contro il 152 mm. Con un massimo di circa 130 mm sulla cintura corazzata, a seconda di dove si prendeva l'esempio, e un ponte di almeno 51 mm, ottima corazzatura (omogenea Class B, STS oppure, per le corazze almeno delle barbette, la Class A indurita tipo KC), era sufficiente per ridurre il rischio ai punti vitali della nave dati da cannoni di medio calibro a quasi tutte le distanze tattiche.
La corazza della cintura era alta ben 4,2 metri sui fianchi della sala macchine ed era spessa nondimeno ben 127 mm su piastra da 16 mm tipo STS (special treatment steel). Era meno alta sui depositi di munizioni e di spessore minore, ma questi depositi erano subacquei. Il ponte era di 51 mm e posizionato al bordo superiore della cintura principale.
Questi spessori erano abbastanza elevati da rendere la vita dura a qualsiasi pezzo da 152 mm: se la corazza usata dagli italiani non è apprezzabilmente superiore, dobbiamo dedurre che 2 pollici di ponte e 5 di cintura siano sufficienti per la protezione dal tiro del 152 delle navi italiane.
Purtroppo non abbiamo dati sulla perforazione a distanze inferiori, ma a 14 km la penetrazione (corazza omogenea!) dei 152 italiani (proiettile da 50 kg) è di 86 mm/0° oppure di soli 70 mm/30°. Corazza ponte: 18 mm.
A 16 km: 74 mm (60 a 30°) e 25 mm ponte. -12/+7 mm
A 18 km: 65 mm (53 a 30°) e 30 (??) ponte. - 9 /+ 5 mm
A 20 km: 58 mm (47 a 30°) e 43 mm (??) ponte (NB o è troppo questo valore, oppure è troppo poco quello a 18 km, a mio avviso...) -7/+13 mm
Per superare i 130 mm dovremmo scendere probabilmente a circa 8 km oppure meno di 6 km a 30°, effettivamente non molto, almeno non di giorno e in buone condizioni meteo, che nemmeno a dirlo, sono condizioni indispensabili per parlare di questa battaglia.
Mentre il ponte è probabilmente impenetrabile a tutte le distanze tattiche, visto che ancora a 20 km la penetrazione è di soli 43 mm e per arrivare a 51 mm la distanza è probabilmente superiore ai 21 km. Se si considera che prima il proiettile deve comunque attraversare il fianco o lo scafo della nave (spessori probabilmente 13-16 mm), la distanza effettiva di penetrazione è ancora maggiore anche senza considerare le sovrastrutture e quant'altro.
Quindi la IZ dei Brooklyn vs gli Abruzzi è probabilmente tra 6/8 e 22 km, in miglia sarebbe sulle 4-12 NM. Questo è sufficiente contro qualsiasi problema pratico dato dai 152 mm nemici.
Dal canto loro gli Abruzzi sono pressoché inespugnabili ai 152 americani sulla cintura, ma non è così anche per il ponte, limitato a soli 40 mm. Il ponte di coperta, con 15 (o 20?) mm è pressoché inesistente come protezione e non capisco come mai venga conteggiato in tal senso (oltretutto non penso che esso fosse di corazze speciali, a che pro con tali modesti spessori? Al centro, sotto le sovrastrutture, si riduceva a soli 10 mm!). Caso mai le fiancate superiori sopra la cintura, con 20 mm di spessore (probabilmente senza contare anche lo scafo di per sé), sarebbero una buona garanzia di protezione in caso il proiettile passi per lo scafo.
Ora, il proiettile americano è pesante e lento, il che implica una traiettoria di caduta molto più accentuata di quella dell'arma italiana. Considerando la massa dell'arma americana, è ragionevole pensare che la sua capacità di penetrazione dei ponti corazzati sia molto superiore, così come è probabilmente inferiore (almeno nelle distanze medio-corte) contro le cinture corazzate. Incrociatori americani con 57 mm di ponte corazzato erano considerati invulnerabili fino a 18,3 km (10 NM).
Per cui è facile immaginare come gli Abruzzi fossero immuni da distanze che potrebbero essere tra 3-5 e 17 km a far tanto. La cintura corazzata a 'doppia azione' scappuccia il proiettile americano con la fascia esterna da 30 mm, e poi lo ferma con la piastra interna indurita da 100 mm a circa 12° di inclinazione, uno schema perfetto perché toglie al proiettile il cappuccio balistico e poi lo frantuma all'impatto con la corazza più dura. C'é anche una piastra di supporto posteriore e una di protezione antischegge/anti-allagamento interna.
Ma questo schema di protezione, elaborato e potente, era pesante e proprio per questo, lasciava poco margine per la protezione orizzontale; e per questo e non solo, non ha molto a che vedere con la resistenza del ponte, che risulta piuttosto limitata. L'unico vantaggio dalla protezione verticale è quella della cintura superiore, ma senza impatto contro quest'ultima ben poco è possibile fare e dato l'angolo di caduta molto accentuato, è facile che non sia possibile affidarsi più di tanto a questo tipo di protezione, ergo il proiettile facilmente atterrerà sulla coperta piuttosto che passare dai fianchi.
Quanto al resto della protezione, le torri e il torrione sono ben protetti. Le torri delle navi italiane da ben 135 mm, con le barbette da 100 mm e il torrione da 140 mm nella parte più spessa, 40-50 mm nel resto della struttura che come è noto, nelle navi italiane più moderne era integralmente costituita da una specie di cilindro tronco-conico con le pareti esterne corazzate. Ma questa protezione da un lato non era sufficiente per proteggere l'intera struttura dalle cannonate da 152 mm, e dall'altra rendeva necessariamente il torrione un pò troppo basso e angusto per sistemare tutto quanto, tanto che molta attrezzatura era sistemata fuori o sopra di esso. Quanto alle barbette, esse avevano uno spessore adeguato, ma non strabiliante.
Infine, il torrione dei Brooklyn, sebbene di foggia standard, era spesso sui 127 mm (5 in), abbastanza per resistere affidabilmente contro il 152 mm, almeno oltre i 6-8 km circa, un pò meno comunque che nel confronto con il torrione degli Abruzzi (ma solo nella parte più spessa) vs il 152 americano.
Vulnerabilità dell'armamento
Non di rado accadde che gli incrociatori, anche con buona protezione, rimasero senza sufficiente acciaio per proteggere le torri (e il torrione). E' il caso delle navi giapponesi (che erano invece molto forti come cintura, diciamo pure, 'nera'...) e inglesi (fino al secondo lotto dei Town, per le altre c'era il filtro del the). Non era invece il caso dei nostri due contendenti.
Le torri americane avevano fianchi, pare, da appena 32 mm (1,25 in), così come il retro. Però questi lati erano, sebbene un pò troppo sottili, quasi mai esposti al tiro delle navi nemiche visto che si suppone che le torri fossero dirette contro di esse. Quel che contava maggiormente era quindi la corazza anteriore e ovviamente, visto che è sempre esposta, quella superiore del tetto. In questo senso i Brooklyn hanno poco da temere: ben 165 mm frontali e 51 mm superiori (6,5 e 2 in). Uno spessore addirittura esorbitante nel primo caso, e sufficiente nel secondo. Le barbette erano impossibili da 'orientare' ma poco male: proprio per questo erano spesse, almeno sopra il ponte di coperta, ben 152 mm (6 in), che rendevano le torri poco meno che invulnerabili al tiro dei 152 mm, persino a distanze molto ridotte e che nel mondo reale dimostrarono di valere il loro peso, visto che l'USS Boise incassò un proiettile da 203 giapponese AP da breve distanza su di una barbetta e anche se la torre rimase bloccata (mi pare il minimo...), il proiettile non riuscì a passare.
E' difficile dire se gli Abruzzi sarebbero stati altrettanto resistenti, ma certo non nelle barbette, comunque assai spesse: fino a 100 mm sopra il ponte, 90 tra il castello e la coperta, e 80 (?) sotto di essa e sopra il ponte corazzato principale. Le torri italiane erano spessse fino a 135 mm frontalmente (circa 5,3 in) ma erano ben protette anche negli altri lati, sebbene non sia chiaro quanto protette. Una delle ragioni era che le torri di per sé erano molto piccole, con le artiglierie molto ravvicinate. In questo caso meno del solito, ma comunque solo 8 calibri, mentre il minimo sarebbe stato di dieci, come nel caso delle torri americane (che peraltro avevano culle uniche per i cannoni, anziché singole come per gli Abruzzi).
Potenza di fuoco effettiva
Difficile dire se i cannoni italiani fossero superiori ai tipi americani, ma ne dubito fortemente. Da un lato, questo potrebbe essere vero se si considera che le armi italiane tiravano proiettili da quasi 50 kg (AP) a oltre 900 m/sec, e potevano arrivare a ben 25,7 km alla massima elevazione. La gittata superava quella dei pezzi americani di circa il 10%, ovvero circa 2 km (25,7 vs 23,7 km o, se le torri erano quelle originali, circa 23,5 km a 41°). La capacità di perforazione era eccellente, con 86 mm a 14 km a 0°. Inoltre il tempo di volo era molto ridotto (non si sa quanto di preciso, però), e la zona di pericolo, dovuta al rientro a terra con ridotta inclinazione, era elevata (quella cioé, di 'incocciare' qualche nave nemica avvicinandosi alla superficie). Inoltre, il ridotto tempo di volo dava poco tempo per evitare la salva nemica in arrivo. Quanto alla precisione, la maggiore spaziatura e le culle uniche davano al 152/55 una migliore accuratezza dei vecchi cannoni, stando a navweaps addirittura meno di 100 metri con le AP a 17,5 km, che sarebbe davvero un eccellente valore. Peraltro, le HE erano date come oltre i 150-200 m di dispersione.
Ad ogni modo, non so da dove abbiano preso queste cifre, visto che a me risulta, dati di Storia Militare, un altro tipo di risultati, meno incoraggianti.
Eccoli in dettaglio: (da G. Colliva, Storia Militare apr 2010)
1938: raggio 16,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 228 (A) x 342 m (L)
1939: raggio 15,5 km, 2,1% centri, 40,5 sec (1,5 RPM); dispersione 278 x 405 m
1940: raggio 17,6 km, 5,6% centri, 31 sec (2 RPM); dispersione 303 x 462 m
Anche più strano è che i vecchi 152/53, malgrado tutto, erano più precisi (dopo le riduzioni delle cariche):
1938: raggio 15,5 km, ?% centri, ? rateo medio, dispersione 178 x 263 m
1938: raggio 16,5 km ?% centri, ? rateo medio, dispersione 169 x 230 m
1939: raggio 16,8 km 4,5% centri, 44,4 sec (1,3), dispersione 168 x 226 m
1939: raggio 15,9 km 1,7% centri, 41,6 sec (1,5), dispersione 194 x 253 m
1940: raggio 16,2 km 7,8% centri, 33 sec (1,9), dispersione 149 x 214 m
Purtroppo non è riportato il tipo di munizioni con cui sparavano, se erano AP oppure HE. Ma è chiaro che da quel che si vede sopra, la precisione era a favore dei 152/53, sia Ansaldo che OTO (più precisi degli Ansaldo, è la 2a prova sia del 1938 che del 1939).
Ancora più stravagante che la precisione andasse migliorando per i vecchi cannoni da 152/53, mentre andava peggiorando, con il passare degli anni, per i nuovissimi 152/55. Strano, strano, strano.
La cadenza di tiro, oltretutto, non era certo messa a dura prova: come si vede sopra, di fatto non si arrivava a 2 RPM e parliamo di gittate tutt'altro che assurde, anzi, quelle giuste per sparare (16-20 km erano più o meno tra l'ottimale e il massimo per i 152 mm).
Altrettanto chiaro è che i cannoni da 152/55 delle prime prove, erano (e non poteva essere altrimenti) dei due Abruzzi, visto che le Littorio arrivarono solo nel 1940 inoltrato.
Non so quale dispersione avessero i 152 americani, ma non penso fosse peggiore, certo non di quella dei 152/55.
Ad ogni modo già da questi risultati si capisce quanto fosse improponibile combattere oltre i 20 km di distanza con i 152 mm. Eppure, l'HMS Neptune riuscì a centrare ben 3 volte il Bolzano a Punta Stilo con angoli di caduta dei colpi che arrivavano a circa 57-58°, il che significa teoricamente oltre 22 km di distanza!!! Strano, no? In pratica, il Bolzano fu messo in chiara difficoltà da una nave ben meno potente e armata, scarsa persino per la categoria degli incrociatori leggeri.
So the world goes around. O qualcosa del genere.
Quindi, se qualcuno pensa semplificando che A) gli Abruzzi tengono a bada i Brooklyn/St. Louis grazie ai 2 nodi di vantaggio velocistico e B) li demoliscono alla lunga distanza con i loro pezzi che hanno 2 km di raggio di tiro maggiore... beh, quel qualcuno non c'ha capito gnente. Ma proprio gnente gnente.
Anche perché la velocità effettiva degli Abruzzi era di poco superiore ai 33 nodi. Non era più di 1 nodo a parità di condizioni (% di stazza rispetto al pieno carico e % di potenza nominale dei motori). Era un vantaggio, sì, ma pensate di trovarvi a ritirarvi da un nemico che vi ha sopraffatto e vi tira da 15 km e voi dovete arrivare oltre i 24 per starvene al sicuro. Difficilino, visto che con 1 nodo ci mettereste 4 ore come minimo... e senza zig-zagare sennò perdete sia velocità (attrito) sia la rotta ottimale (allungandola).
E' più facile che il Brooklyn finisca i suoi 3.000 proiettili prima di scappare da esso, con questi presupposti...
Il vantaggio di una nave come gli Abruzzi potrebbe essere soltanto nettamente contro un vecchio incrociatore, come i Danae o gli Omaha, incapaci di fatto di combattere bene oltre i 12-14 km. Certo non contro una nave analoga, dove il raggio di tiro sarebbe stato equivalente.
E ricordate: all'inizio della guerra non c'era il radar per nessuna di queste navi (poi le cose cambiarono), e il tempo di volo di un proiettile da 152 è di circa 70 sec per i 20 km, mentre un 203 mm ci mette meno di 50 secondi per fare lo stesso percorso. Un'altra cosa era la cadenza di tiro: al massimo gli Abruzzi tiravano 5 RPM, ma per le navi americane, era tutt'altra storia.
I Brooklyn erano concepiti ESPLICITAMENTE per sparare fino a circa 150 colpi al minuto; il Savannah ne dimostrò 138 in appena 60 secondi. Qualunque fosse il modo per battere i Brooklyn, non sarebbe stato certo quello di superarli in potenza di fuoco! I giapponesi li consideravano armati di mitragliatrici calibro 6 pollici, tanto per dire. E la maggiore gittata di circa 2 km non sarebbe servita a niente, essendo semplicemente eccessiva per essere usata davvero. Caso mai era indice di una traiettoria più tesa, veloce e di maggiore capacità perforante contro superfici verticali, ma sono tutte cose che potevano benissimo non essere sufficienti per superare in gittata effettiva i Brooklyn. I quali, dal canto loro, potevano tirare con il 50% in più di cannoni capaci di sparare il 50% in più di munizioni al minuto, un doppio e micidiale vantaggio che dava a ciascun singolo incrociatore americano una potenza di fuoco superiore a quella dei due Abruzzi messi insieme: circa 120 RPM contro 50-60. Inoltre, il peso complessivo delle munizioni e la rapidità di tiro erano impressionanti anche in poco tempo: oltre 7 tonnellate di munizioni in un minuto, contro circa 2,5, parlavano da sole quanto a differenza rilevabile tra le due classi. Quindi, la superiorità di fuoco dei Brooklyn per via dei loro numerosi cannoni, non era affatto solo teorica, come in tanti altri casi accade, ma al contrario, era una realtà difficilmente superabile da qualsiasi altro incrociatore leggero.
L'unica cosa che si può ipotizzare in caso di scontro tra Brooklyn e Abruzzi. Ipotizzo: le legnate si sommano da una parte e l'altra, ma i Brooklyn menano di più. L'Abruzzi ne ha abbastanza e fugge via sfruttando una velocità probabilmente (sperando per lui) leggermente maggiore, mentre il Brooklyn finisce le munizioni e rinuncia all'inseguimento ad un certo punto.
Se l'Abruzzi è rimasto danneggiato, potrebbe non essere in grado di reggere l'inseguimento (per esempio danni al locale timone).
Comparazione corazze:
Brooklyn Abruzzi
-Cintura: 127 mm__________30+100 mm (a 12°)
-Cintura sup: NdA____________20 mm
-Ponte principale: 51 mm_________40 mm
-Torrione lati: 127 mm_________140 mm (70 tetto, 25 fondo; resto 50-40 mm)
-Torretta ant: 165 mm_________135 mm
-Torretta lati: 32 mm_________ ? mm
-Torretta retro: 32 mm________ ? mm
-Torretta sup: 51 mm _________? mm
-Barbetta: 152 mm_______100 mm (sopra ponte castello; 90 intermedia, 50-30 sotto ponte coperta)
-Paratie trasvers: 127-51 mm_____30-100 mm (est-int cintura oppure addirittura 30+100 mm composta)
-Paratie interne: 93 mm_________NdA
-Peso corazza: 1.798 tons* _____2.131
*se è correttamente stimato, tons significa 1,016 MT quindi 1.826 e 2.165 t. Per il Brooklyn si parla del 15% del dislocamento, evidentemente però di quello a pieno carico
Comparazione generale:
Brooklyn Abruzzi
-Anno servizio 1a unità: 30-9-37______________1-12-37
-Dislocamento normale: 9.923 t_______________9.591 t (Garibaldi c.a -400 t)
-Dislocamento max: 12.403 t______________11.760 t
-Peso corazza: 1.826 t_______________2.165 t
-Carburante: 2.013 t______________1.676 t
-Lunghezza: 183-185 m____________172-187 m
-Larghezza: 18,8 m_______________18,9 m
-Pescaggio: 6,93 m______________ 6,1 m
-Potenza: 100.000 shp (4A)________100.000 shp (2A)
-Velocità normale: 32,5 kt ______________33 kt*
-Autonomia: 10.000 NM a 15 kt________4.125 NM a 12,7 kt
-Cat/Aerei: 2-4 _______________ 2-4
-Equipaggio: 868 ________________640-692
-Armi principali: 15x152______________15x152
-Armi secondarie: 8x127_____________8x100
-Armi a.a.: 8x12,7_____________8x37+8x13 (sostituiti solo nel 1943? con 10x20 mm)
-Siluri: No_________________ 6x533, 12 cariche prof e predisposizione mine
Brooklyn:
*secondo Navypedia: 9475-9800 t oppure, gli ulitimi due, 10560 t; a p.c. 12243-12700 t (ultimi due: 13327 t)
**secondo Navypedia: 1321-1982 t, ma comunque 10.000 NM a 15 kt.
***corazze nel dettaglio secondo Navypedia: cintura alta 4,2 metri sulla zona macchine, spessa 127 mm su 16 STS (totale 143 mm, ma penso sia incluso anche lo scafo); le due cinture sulla zona macchine erano più basse e più strette, spesse appena 51 mm quella anteriore, 120 quella posteriore. La ragione per una tale riduzione era che queste cinture proteggevano dei depositi sistemati ben sotto il livello del mare anche se questo li rendeva ovviamente vulnerabili al lancio dei siluri. Il box corazzato entro cui erano di fatto sistemati i depositi era quindi di 51 o 120 mm (curiosamente più quello posteriore che quello, più esposto, anteriore) sui lati, 51 mm sulla parte superiore, 93 mm paratia trasversale interna, ma anche una paratia interna di separazione tra magazzini e macchine di 127-51 mm.
Abruzzi:
*dislocamento standard 9.194 t (Garibaldi), 9.440 (Abruzzi); massimo 11294-11760 t.
**carburante 1700 t.
***Autonomia 4125 NM a 17 kt
***Alle prove gli Abruzzi hanno ottenuto fino a quasi 35 nodi, ma con dislocamento addirittura inferiore a quello standard; superando le 10.000 t si arrivava a circa 33,6 nodi forzando leggermente le macchine a 104.000 hp, pur essendo ancora sotto di oltre 1.000 t rispetto al dislocamento a pieno carico, per cui è probabile che con dislocamento maggiore e potenza normale la velocità fosse di circa 33 nodi effettivi, o anche di più forzando le macchine; ma chiaramente, la comparazione va fatta con criteri omogenei sennò si finisce per fare i paragoni addirittura con le navi in superpotenza e con dislocamenti del tutto minimalisti rispetto a quelli reali, come in effetti era praticamente la regola per la RM nel periodo interguerra.
Abruzzi: 8.773 t (-780 rispetto al dislocamento standard) ottenne 34,78 kt aumentando la potenza a 103.991 shp (quasi il 4% oltre la potenza nominale); il Garibaldi, benché più leggero di circa 400 tonnellate, eseguì le prove a 104.030 shp ma con 10.445 t, ottenendo (nel 1938) appena 33,62 kt. Il dislocamento massimo era di circa 700 tonnellate maggiore, per cui al massimo si può dire che il Garibaldi, con i 2/3 del carburante e tutto l'armamento a bordo, potesse viaggiare, a potenza nominale, sui 33 kt, e qualcosa di più (33,2-33,5) a piena potenza.
Sopravvivenza ai danni (combat proof)
Per capire i danni che questi incrociatori potevano subire, si pensi che ben due dei nove Brooklyn subirono esplosioni dentro i loro depositi munizioni eppure sopravvissero.
Lo stesso Brooklyn venne danneggiato da una mina nel luglio 1943 (Sicilia), riparato fino al dicembre successivo; l'11 settembre toccò al Savannah a causa di una Fritz-X (come già detto sopra), restando fuori uso per un anno. Il Nashville venne danneggiato da un'esplosione interna (torre N.1) il 25 maggio 1943, rientrò in servizio ad agosto; nel dicembre 1944 venne colpito da un Kamikaze e rimase fuori uso fino ad aprile 1945.
L'Helena venne affondato nella notte del 5-6 luglio 1943 da siluri giapponesi.
Il St. Louis venne danneggiato a prua da un siluro giapponese il 13 luglio 1943 (appena il giorno prima che il Brooklyn prendesse una mina dall'altra parte del mondo), colpito da una bomba il 14-2-44 e il 27-11 colpito da diversi kamikaze, ma rientrò in servizio in entrambi i casi entro pochi mesi (marzo 1945).
L'Honolulu venne invece silurato sempre il 13 luglio 1943 anche in questo caso, a prua (riparato entro novembre); venne danneggiato ancora da un siluro il 20 ottobre 1944 e questo lo mise KO per il resto della guerra.
Il 1943, dunque, fu curiosamente, il peggior anno per questa classe, in particolare a metà di quell'anno vennero messe fuori uso o affondate ben 6 navi su 9! Addirittura, nella sola prima metà di luglio, ben 4 navi della classe vennero colpite e questo con almeno un'altra che non era ancora non era rientrato in servizio.
E adesso vediamo in dettaglio alcuni di questi disastri...
Nella battaglia dell'11-12 ottobre a Guadalcanal (Battaglia di Cap Esperance, una rara vittoria americana in uno scontro diretto). In quello scontro gli americani sorpresero i giapponesi che li scambiarono per navi della loro flotta, usando il radar e avvicinandosi sino a 4.500 metri scarsi. Entrambe le parti rivendicarono grossolanamente: gli USA in particolare, con 2 incrociatori pesanti, 1 leggero e 3 cacciatorpediniere, solo che le perdite furono solo di un incrociatore pesante e un caccia (dei più famosi ovvero il Fubuki, capoclasse dei rivoluzionari super-cacciatorpediniere nipponici).
L'USS Boise a cui vennero attribuiti i tre caccia nipponici affondati, venne invece sicuramente colpito da 2 proiettili da 203 mm da parte molto probabilmente del Kinugasa, oltre che ulteriori proiettili.
Un proiettile colpì la cintura class A (NB: a quanto pare, i Brooklyn avevano corazze indurite e non omogenee, il che significa che essi erano notevolmente più resistenti che se avessero avuto corazze di tipo omogeneo, specie considerando che la class A americana, all'opposto di quella inglese analoga, era molto buona proprio in spessori ridotti). L'impatto lasciò una traccia nella corazzatura profonda circa 5 cm, ma siccome il proiettile era esploso all'impatto, e la cintura fu colpita proprio all'estremità superiore, il proiettile non mancò di fare un buco nella fiancata, spessa comunque ben 16 mm, di circa 60x80 cm e danno posteriore per circa 1,5 metri. Probabilmente si trattava di un proiettile 'common' che dovrebbe essere il normale HE, tirato beninteso da distanze inferiori a 7 km di distanza. Il proiettile tagliò il cavo di degaussing (per ridurre la traccia con le mine magnetiche) più danni minori tra cui al sistema di ventilazione. Meno male che il proiettile non era penetrato appena sopra, prima di esplodere!
Colpo N.2 (o forse addirittura 2 proiettili): sulla paratia della cabina del capitano, con un buco aperto dall'esplosione di 1,2x1,5 metri in una piastra da circa 8 mm più altri danni tutt'attorno e all'interno, distruggendo la cabina e provocando un piccolo incendio. Anche il cannone da 5 pollici N.3 venne danneggiato con 3 feriti, rischiando anche di causare un'esplosione tra le munizioni. Il N.1 ebbe invece il taglio dei cavi elettrici e comunicazioni. Il colpo andò a segno circa 80 cm sopra il ponte principale, ma la piastra da circa 20 mm sotto la stazione comunicazioni fermò tutti i frammenti.
Colpo N.3 (due in realtà): poco sopra il terzo ponte, passati attraverso la nave senza esplodere, uno dei quali rimbalzato sopra il ponte blindato da 80 lb (51 mm) STS con un solco di 10 cm di profondità e 8 di lunghezza. Un ferito da frammenti del pavimento di linoleum, piccolo incendio e poco allagamento dai buchi sui lati che erano poco sopra la linea d'acqua. Una linea di vapore venne spezzata.
Colpo N.4 un altro centrò la torre III sul lato sinistro, ma esplose all'impatto con la corazza da 6,5 pollici class A con angolo d'impatto sui 10°; si suppone che fosse un colpo HE di calibro non noto (203 mm?) ma che riuscì comunque a frammentarsi ampiamente e scheggiò diverse strutture sottoponte, infatti quello di coperta venne rotto attorno alla barbetta. Le schegge riuscirono a penetrare persino il secondo ponte, ovvero quello sotto il ponte principale e quello di coperta (sopra i depositi il ponte principale era un livello più sotto). I cannoni della torre vennero scheggiati ma rimasero in opera.
Colpo N.5: un proiettile, questa volta sicuramente un AP da 203 mm, centrò la barbetta N.1. Anche la barbetta era fatta di corazza class A (indurita). Il proiettile avrebbe dovuto perforarla da una simile, ridotta distanza, ma non accadde, piuttosto si spezzò all'impatto e la base rimase conficcata nella superficie della barbetta, così come la punta dello stesso, che riuscì ad entrare dentro la barbetta ma venne fermata dalla paratia circolare interna(?). Ma non ci fu alcuna esplosione perché il proiettile si frantumò prima che fosse possibile e così l'esplosivo interno si limitò a bruciare sparso per la coperta. La corazza attorno alla barbetta venne crettata ampiamente e la torre rimase bloccata e venne poi evacuata, ma solo 11 uomini ci riuscirono perché poi arrivò la catastrofe.
Colpo N. 6: un altro colpo da 8 pollici della stessa salva colpì la nave sul fianco destro e ben 1,8 metri sotto il livello del primo ponte di piattaforma, appena sotto la corazza da 51 mm di protezione del deposito munizioni anteriore. Dopo essere rimbalzato, esplose e incendiò le cartucce fuori dai serbatoi (d'acqua). Le cariche (erano di tipo separato) chiuse dentro le cisterne non esplosero, mentre il fuoco salì nella sala maneggio superiore e cominciarono a deflagrare anche se, incredibilmente, non tutte presero fuoco. L'incendio venne rapidamente posto sotto controllo anche perché l'acqua entrata dallo stesso buco fatto dal proiettile entrò e allagò i depositi prima che le fiamme potessero incendiare eventualmente anche le munizioni nei container.
A questo punto le tre torri anteriori erano fuori uso e circa 100 uomini morti, ma la nave non esplose.
Colpo N.7: uno o due colpirono sul fianco destro della nave all'ordinata 17, terzo ponte. Esplosero e causarono un buco con vari danni. Vi fu anche un proiettile rimbalzato sulla sinistra della torre II con un solco di circa 4 cm, dopo un impatto a circa 75°.
Gli allagamenti furono causati essenzialmente dal colpo N.6 e piuttosto estesi e con numerose avarie elettriche.
Nell'insieme i colpi giapponesi causarono gravi danni, ma sopratutto il N.6, che arrivò a ben 2,7 metri sotto il livello normale dell'acqua, qualcosa che sembrava impossibile con una traiettoria così tesa causa delle brevi distanze d'ingaggio (che avrebbero dovuto farlo detonare prima) dato che l'angolo di discesa doveva essere di appena 3,5°. Secondo gli americani, due incrociatori americani hanno colpito la nave che ha causato questo danno e si presume che l'abbiano affondata.
Dei colpi usati si dice che essi siano stati di produzione inglese (?) e che quello che scoppiò nel deposito munizioni aveva un naso piatto con tagliavento avvitato sopra di esso, probabilmente strappato via dall'impatto con l'acqua. Questo tipo di munizioni è generalmente efficace nei tiri 'sotto la linea di galleggiamento' e contro corazze leggere, ma scarso contro qualcosa oltre 1/2 del suo calibro (100 mm). La corazzatura del tipo Class A è indurita e ha frantumato il proiettile e impedito probabilmente l'esplosione che forse sarebbe avvenuta con una corazza Class B.
Il Boise è riuscito a sopravvivere ad una deflagrazione di almeno 3.000 lb di cariche di lancio e le paratie dei magazzini hanno retto salvando il resto della nave.
Altri casi, anche senza dire per dettaglio quel che successe, sono il caso dell'USS Savannah, colpito l'11 settembre da una Fritz-X che uccise quasi 200 uomini e colpì la nave sul cielo di una torretta. Incredibile ma vero, malgrado questo colpo potenzialmente letale, l'allagamento fatto dalla stessa esplosione (300 kg di esplosivo!) impedì alla nave di esplodere a sua volta, ma riuscì a rientrare a Malta con circa 45 metri (il 25%) di scafo allagati (a prua, ovviamente).
Un altro caso è l'USS Nashville, colpito duro da un kamikaze verso la fine della guerra. Con oltre 300 tra morti e feriti riuscì comunque a rientrare sebbene a mezzanave fosse diventato un inferno galleggiante, e in seguito venne riparato in alcuni mesi.
Il St. Louis venne messo in servizio nel maggio 1939, qualcosa come 10 anni dopo essere stato ordinato inizialmente, ma iniziato solo nel 1936 e varato nel 1938.
10.000-13.541 t di stazza, 100.000 hp, 15 cannoni. 51 mm di acciaio per il ponte principale, 152 per le barbette, 57-127 per il torrione, 32-157 per le torrette.
Il st. Louis evitò già a P.Harbour i siluri di un minisommergibile d'assalto giapponese, e scampò agli attacchi aerei, a differenza dell'Helena che invece venne silurato e danneggiato seriamente. Durante la battaglia i suoi cannonieri rivendicarono tre aerei giapponesi. La nave venne presto ridenominata Lucky Lou in termini confidenziali.
Nella battaglia di Kolombangara venne silurato alla prua estrema, che venne parzialmente demolita e distorta, ma evitando seri danni all'equipaggio e alle parti vitali. A metà novembre 1943 tornò in azione bombardando postazioni costiere e assistette agli sbarchi anfibi.
Il 10 gennaio 1944, quando era impegnato nel supporto degli sbarchi alle Green Islands, venne attaccato da due D3A Val; uno mancò la nave di poco con 3 bombe, l'altro la beccò con una delle sue tre, che penetrò la nave nella 'clipping room', uccidendo 23 uomini e 20 feriti con un incendio e i due idrovolanti fuori uso. L'incrociatore dovette andarsene a 18 kt e sopravvisse ad un altro attacco il 15.
A marzo tornò in azione e ricominciò a bombardare a destra e a manca, ebbe un danno in una collisione con il fondale, ma niente fu così grave come l'attacco dei kamikaze veri e propri.
Il 27 novembre 1944, vicino Surigao, venne attaccato da due formazioni di aerei giapponesi. Un altro D3A Val colpì la nave, stavolta con un impatto diretto, colpendolo a sinistra e causò gravi danni e perdite umane. Subito dopo arrivò un altro aereo, stavolta in fiamme, che venne evitato di poco, e poi altri due, in fiamme, attaccarono ancora. Uno venne evitato di pochissimo e l'altro colpì la nave così duramente sul fianco sinistro da strappare una sezione di corazzatura laterale di 6 metri e causare un allagamento interno. Un ultimo kamikaze venne intercettato e abbattuto dal tiro antiaereo all'ultimo momento, mentre si avvicinava da poppa e infine venne evitato un siluro di un altro aereo. In tutto il St.Louis ebbe 15 morti e 1 disperso, più 21 feriti seri e 22 leggeri.
L'incrociatore tornò in azione a marzo e partecipò alla campagna di Okinawa e alla fine supportò anche le azioni contro il territorio giapponese.
Il St.Louis venne trasferito, come altre della sua classe, ad una marina sudamericana, quella più grande, ovvero la brasiliana. Nel 1980 affondò mentre veniva trainata per la demolizione verso Taiwan, dopo avere servito circa 29 anni sotto la nuova bandiera.
L'USS Helena,il gemello del St.Luois, non ebbe altrettanta fortuna. Silurato con gravi danni già ai tempi di Pearl Harbour, nel 1942-43 si rese protagonista di numerose azioni belliche di successo, contribuendo nella battaglia di Cap Esperance, ad affondare il rivale Kinugasa. Molte infrastrutture giapponesi assaggiarono le sue mitragliatrici da 6 pollici, come diceva la propaganda giapponese, finché nella battaglia di Kula (5/6 luglio 1943), sparando all'impazzata (si dice che tirò qualche migliaio di colpi in meno di 10 minuti!) contro una formazione giapponese, si trovò soggetto dei lanci di siluri nemici. Il risultato fu tre colpi a segno e la nave, spezzata in due, affondò 22 minuti dopo. Ma non tutta: la poppa rimase a lungo a galla, dove molti superstiti cercarono riparo. Alla fine, dopo una rocambolesca fuga, gli ultimi superstiti vennero recuperati, 11 giorni dopo. Malgrado tutto, solo 168 dei 900 uomini d'equipaggio morirono. Ma certo, il luglio 1943 non portò bene alla classe: ben tre delle sue navi vennero silurate e messe come minimo, fuori uso per parecchio tempo. L'estate terminò con la tragedia del Savannah, come visto sopra.
Dall'altra parte abbiamo i due Abruzzi/Garibaldi di cui il primo venne silurato e gravemente danneggiato a poppa e l'altro venne silurato (con un singolo siluro anche se vi sono fonti che parlando di due) a prua, davanti alla torre N.1, riuscendo (a differenza di tanti altri, tra cui il Colleoni, il Regolo e persino il ben più robusto Attendolo) a non perdere la prua e a rientrare con 700 tonnellate d'acqua a bordo. Entrambe le navi vennero riparate in un periodo rimarchevolmente breve (pochi mesi) e ritornarono in servizio, ma purtroppo non c'é molta informazione su quel che gli successe nel dettaglio, anche se pare sicuro che il siluro che colpì l'Abruzzi nell'autunno del '41 (appena pochi mesi dopo il Garibaldi, centrato dal siluro pesante di un sommergibile) causò danni più seri e rischiò forse di tagliare via la poppa, sebbene fosse stato solo un ordigno aerolanciato, con circa la metà della potenza esplosiva dei siluri Mk VIII come quelli dell'Upholder (che colpì il Garibaldi).
In sintesi:
22 novembre 1941: l'Abruzzi viene danneggiato a poppa da un aereo britannico.
28 luglio 1942: il Garibaldi viene danneggiato da un siluro dell'HMS Upholder.
L'ultimo caso è il Belgrano, colpito in pieno da due siluri Mk VIII, uno gli staccò la prua e l'altro lo affondò totalmente, ma la perdita della nave è stata dovuta indubbiamente anche all'obsolescenza e allo scarso addestramento alle emergenze, oltre che a condizioni meteo non buone. L'affondatore fu l'HMS Conqueror, nel 1982, in quella che si è giustificata come essere una necessità per impedire che la nave entrasse ad insidiare la flotta inglese nella Zona d'esclusione. Ma in realtà, il Conqueror poteva benissimo limitarsi a farlo quando fosse stato strettamente necessario e poteva benissimo lanciare un numero minore di armi o con minore testata bellica (gli Mk 24) per infliggergli soltanto un danno rimediabile e 'mandare il messaggio a casa', ecco perché a mio avviso è un crimine di guerra e basta.
Brooklyn vs Abruzzi: vantaggi e svantaggi (per entrambi)
I Brooklyn sono navi dall'aspetto chiaramente più tradizionale e trasandato, meno curato nei particolari dei piccoli, cattivi Abruzzi. A confronto sembra una station wagon contro una sportiva. Ma in realtà, è più un'apparenza perché i Brooklyn sono un tipo di nave molto efficiente e battagliera, con ottimo bordo libero ed immensa potenza di fuoco.
Quanto alle dimensioni e alle caratteristiche, vedendo quanto gli Abruzzi siano differenti dai Brooklyn è probabile che si possa essere tratti in inganno: che gli Abruzzi siano più piccoli dei Brooklyn, più veloci, più potenti come motrici e più protetti, nonché successivi ad essi.
Ebbene, tutte queste impressioni sono esatte... ma solo di pochissimo.
I Brooklyn, in realtà, entrarono in servizio appena prima dell'Abruzzi, nel 1937 (per entrambi). Quanto alle dimensioni, erano entrambi navi classe 600 ft. Le sovrastrutture degli Abruzzi erano indubbiamente più piccole (e anguste) e di progetto almeno teoricamente più avanzato (ma quanto più efficiente non è dato da dire, anzi). La larghezza era pressoché uguale. La potenza motrice era uguale, solo che gli Abruzzi la concentravano su appena 2 motrici e 2 assi (con 8 caldaie) mentre i Brooklyn avevano sempre 4 assi (ma sempre con 8 caldaie). La differenza di velocità era quasi inesistente.
Vantaggi dell'uno sull'altro:
-1) la sagoma: gli Abruzzi sono particolarmente bassi e sfuggenti rispetto ai Brooklyn, per cui rappresentano un bersaglio meno facile da vedere e colpire.
-1b) d'altro canto, gli Abruzzi hanno una sovrastruttura un pò troppo bassa e piccola, mentre i maggiori spazi e altezza dei Brooklyn possono dare un vantaggio in generale nella navigazione e gestione della battaglia.
-2) la centrale di tiro degli Abruzzi è leggermente corazzata.
-2b) d'altro canto, è un pò troppo bassa sul mare e sopratutto ve ne è una sola, mentre i Brooklyn ne hanno due (una a prua e l'altra a poppa).
-3) Gli Abruzzi, con la loro famosa 30+100 mm, hanno una cintura quasi impenetrabile al tiro dei Brooklyn
-3b) d'altro canto, i Brooklyn hanno comunque uno spessore tale da dar loro una pratica invulnerabilità su quasi ogni distanza tattica (forse 8-10 km in poi, ma con nave angolata mediamente, potrebbero essere anche soltanto 5-6);
-4b) gli Abruzzi hanno due ponti corazzati anziché uno; d'altro canto, i Brooklyn hanno un ponte più spesso di quello degli Abruzzi, mentre i 15 mm del ponte superiore Abruzzi è patetico e anche sommato a quello principale, non dà più di 47 mm equivalenti.
-5) i cannoni degli Abruzzi sono più potenti e con maggior gittata di quelli dei Brooklyn, e perforano verosimilmente più corazza verticale.
-5b) d'altro canto, la differenza di gittata ha valore pressoché nullo e i Brooklyn hanno una gittata comunque sufficiente per ingaggiare su ogni distanza di tiro utile gli Abruzzi. La perforazione delle corazze verticali sarà forse inferiore, ma è altamente verosimile che i lenti e pesanti proiettili americani possano sfondare ben più facilmente i ponti corazzati degli Abruzzi. Dal canto loro i cannoni degli Abruzzi, proprio perché così veloci, sono poco validi per la perforazione dei ponti.
-6) la capacità degli Abruzzi di perforare i Brooklyn alla cintura è comunque limitata in distanza, generalmente inferiore ai 10-16 km dove tipicamente due incrociatori del genere combattono.
-6b) D'altro canto, la capacità di perforazione dei ponti dei Brooklyn è maggiore alle forti distanze, ma i colpi a segno da questi raggi non sono molto numerosi.
7): Gli Abruzzi hanno dei cannoni da 100 mm secondari di maggior gittata rispetto ai 127/25. Anche la contraerea leggera è più potente rispetto ai Brooklyn 'prima maniera'.
-7b): d'altro canto, i cannoni secondari non hanno quasi nessuna efficacia in queste battaglie (l'aumento di bordata per gli Abruzzi è di circa l'11%, per i Brooklyn anche di meno) e tanto meno le mitragliere, a meno di non combattere di notte quando, a dire il vero, la marina italiana non è stata propriamente capace di ottenere grossi risultati (eufemismo) in nessuna parte della guerra (del resto nemmeno gli americani brillarono, ma qualcosa ottennero). Contro i St. Louis, la differenza di gittata si annulla totalmente e la potenza di fuoco è ancora più marcatamente a loro favore, anche con i pezzi secondari. Il 127/38, infatti, arriva sui 16 km e ancora è capace di tirare proiettili da 25 kg a circa 12-15 RPM, contro i proiettili da 15 kg e 8-10 RPM per i pezzi da 100 italiani.
8) gli Abruzzi hanno i lanciasiluri e i Brooklyn no. Questi possono rappresentare una rapida ed efficace maniera di dare il colpo di grazia a navi danneggiate o di colpire navi nemiche sorprese dal lancio notturno dei siluri, o ancora costringere al disimpegno navi nemiche che si sono avvicinate troppo o che si sono gettate all'inseguimento.
8b) benché indiscutibilmente un incrociatore leggero dovrebbe avere anche siluri, per essere determinanti i tre tubi di lancio per ciascun lato devono essere lanciati davvero a distanze ridotte e per farlo, l'Abruzzi deve avvicinarsi al Brooklyn dopo averlo sorpreso oppure messo KO con qualche serie di cannonante 'fortunate'.
9) gli Abruzzi e i Brooklyn hanno lo stesso numero di idrovolanti e di catapulte
9b) i Brooklyn, però, hanno anche un hangar.
10) in termini di protezione complessiva vs l'artiglieria nemica, gli Abruzzi sono probabilmente dotati di una IZ tra 4 e 17 km circa; ma i Brooklyn sono dotati di una IZ tra forse 8 e 21 km, per cui non c'é molta differenza, e se c'é, è a vantaggio dei Brooklyn perché alle distanze maggiori possono distruggere i ponti degli Abruzzi, stando ancora a distanze di tiro 'credibili'. La protezione dei Brooklyn, in effetti, era data tra le 4 e le 11,5 NM, ovvero circa 7.500-21.000 metri, una larga IZ contro le munizioni americane da 152 mm, e probabilmente non era molto diverso nemmeno con le armi italiane, anche se la IZ sul margine inferiore era probabilmente superiore di qualche chilometro e quella dell'estremo più lontano, era più lontana (tradotto: anziché 7,5-21 km, magari 9-23 km). In ogni caso, una zona d'immunità più che sufficiente per far loro affrontare la battaglia con una buona probabilità di non uscirne troppo sciupati.
11) potenza di fuoco (oh, finalmente): gli Abruzzi hanno 10 cannoni da 152 mm con la capacità di tirare circa 50 colpi al minuto da 50 kg (distanza max utile: sui 20-22 km).
11b): potenza di fuoco dei Brooklyn: 15 cannoni da 152 mm, con la capacità di tirare oltre 120 RPM da 59 kg (metà peso dei cannoni da 203) su distanze pratiche paragonabili.
12) Potenza di fuoco a confronto: 120+ rpm = circa 7.200 kg/min per i Brooklyn vs 50 rpm = 2.500 kg per gli Abruzzi.
Battaglia ipotetica
Helena e Garibaldi (o St Louis e Abruzzi?) si avvicinano rapidamente andando ad incontrarsi come due pugili sul ring, in quella che l'ammiraglio Da Zara dirà essere la tragica consensualità del combattimento navale. Entrambi aprono il fuoco a circa 21 km di distanza, il tempo è ottimale, mare abbastanza calmo, poco vento e molto Sole. Un bel giorno per fare il bagno. O per morire. O per entrambe le cose.
Entrambe le navi si incrociano con le granate che saettano nel cielo. I primi colpi servono per aggiustare il tiro, più che altro. Più o meno entrambe ci riescono nello stesso tempo. Poi passano al tiro battente. Ma qui c'é una brutta sorpresa. Mentre la distanza scende a circa 18 km, dopo qualche minuto piuttosto inconcludente, ecco che il Garibaldi colpisce l'Helena con un proiettile che esplode sul ponte corazzato, causando seri danni locali (nella zona centrale della nave). Ma l'Helena non demorde certo, perché mentre due delle salve del Garibaldi sono in volo, dall'altra parte ce ne sono tre, con fino a 45 proiettili (contro venti) simultaneamente in 'viaggio' per il loro obiettivo. L'Helena nemmeno cambia rotta seppur inquadrato e danneggiato. Continua a sparare ad almeno 6 colpi al minuto per cannone, surclassando l'attonito Garibaldi, che si vede recapitare un proiettile poco dopo il successo sull'incrociatore americano. Il colpo va a segno a prua e trapassa lo scafo facendo poco danno prima di esplodere in mare. Ma almeno altri cinque colpi esplodono a distanza ravvicinata scheggiando e innaffiando la nave, che deve accostare per uscire dalla zona di pericolo. Così fa anche l'Helena.
Ma mentre le navi manovrano, è difficile tenere puntato il bersaglio. Tuttavia il filo viene ripreso rapidamente, solo che l'Helena manda subito una valanga di colpi sul Garibaldi, che si trova almeno trenta granate che gli scoppiano tutt'attorno in pochi secondi, di cui almeno una mezza dozzina nuovamente dannose. Spara a sua volta diverse salve, almeno per ora è in vantaggio, sull'Helena una torre da 127 è fuori uso per via del colpo iniziale. Mette a segno un altro proiettile, ma questo non fa altro che bucare un fumaiolo e poi esplodere in mare causando qualche danno da schegge.
L'Helena avvampa il mare con le sue torri che tirano a breve distanza l'una dall'altra, con rabbia e potenza impressionanti. Prima che il Garibaldi possa tirare una seconda salva dopo quella che ha colpito ancora l'Helena, questo spara ben due salve per un massimo di altri trenta colpi. Di nuovo, altre granate esplodono tutt'attorno la nave italiana, che viene centrata a in rapida sequenza da due colpi ulteriori dell'ultima salva, uno colpisce una torre binata, non la penetra ma la concussione la mette fuori uso almeno momentaneamente. L'altro colpisce in pieno la fiancata superiore della nave (a dritta, probabilmente), e penetra almeno parzialmente il ponte, tanto da esplodere e mettere fuori uso due caldaie della nave.
Il Garibaldi accosta dopo avere perso almeno un paio di nodi per via di questi danni, ma viene comunque sottoposto ad un diluvio di proiettili. A quel punto prende altri cinque colpi nei successivi tre minuti, mentre a sua volta tira un proiettile che centra una torre americana, ma senza danno, tanto che essa riprende a sparare entro un minuto dall'impatto (il proiettile rimbalza in mare). Solo uno dei colpi americani colpisce il Garibaldi alla cintura, ma ovviamente non passa, dato che la distanza è in quel momento circa 17,5 km e l'angolo d'impatto almeno 20°.
Ma gli altri fanno danni considerevoli, centrando la nave e danneggiando lo scafo a poppa, vicino al timone; un fumaiolo, senza quasi effetto; a centro nave ancora una volta, distruggendo una torre da 100 mm e relative munizioni; e infine una barbetta da 152, senza perforarla, ma causando molti danni da schegge.
Incendiato e senza un quinto delle armi, il Garibaldi deve allontanarsi e per farlo lancia una cortina fumogena molto fitta, oltre a lanciare tre siluri da 15.000 metri, calcolando che l'Helena andrà incontro ad essi a tutta velocità. Nel mentre spara per quel che può anche se il fumo e la cortina causano un problema notevole per la punteria. L'Helena manovra per evitare ogni rischio siluri, ma continua a sparare. A questo punto, il Garibaldi si ritira.
Le possibilità, dopo questo 8-3, sono varie. Il Garibaldi cerca di scappare e se è fortunato, riesce a far sprecare abbastanza colpi all'Helena, da consigliargli di evitare una lunga caccia in cui sarebbe a corto di munizioni (come successe con il Bande Nere a Capo Spada, insomma). Sennò succede qualcos'altro (come al Colleoni, sempre a Capo Spada). Il danno alla prua iniziale, nonché le caldaie KO, finiscono per impedire al Garibaldi di fuggire (l'unica è di rimettere in sesto le caldaie danneggiate in tempo utile) e l'Helena non se lo fa ripetere due volte. Dalle lunghe distanze a cui si è mantenuto prudentemente, comincia a martellare il Garibaldi con le sue artiglierie di prua (6 in tutto), mentre il Garibaldi si difende essenzialmente con le cinque di poppa. Tutto andrebbe anche bene, ma l'Helena riesce a centrare il Garibaldi da circa 18 km con altri due colpi micidiali. Uno danneggia il locale turbine N.2 e l'altro penetra addirittura il ponte corazzato nella zona delle due torri di poppa, provocando una deflagrazione delle cariche di lancio. La nave esplode parzialmente, danneggiata irrimediabilmente sia come armamento che come apparato motore.
L'Helena si avvicina e finisce l'oramai inerme Garibaldi tirando ripetutamente a breve distanza, prima a circa 6 km, poi a 3, poi a 2, poi a 1... all'altezza del galleggiamento. Da quelle distanze nemmeno la cintura del Garibaldi assicura la salvezza contro le granate pesanti dell'Helena. Occorrono decine di colpi per finire il Garibaldi, e quando sono finite le granate AP si usano le HE, molto potenti come carica esplosiva e dunque adatte a squassare la nave nelle zone non protette oppure a danneggiare lo scafo sotto il galleggiamento. Certo che un lanciasiluri sarebbe stato meglio, ma alla fine il tiro combinato dei 152 e dei 127 riduce ad un rottame il Garibaldi che poi è affondato o si auto-affonda dopo essersi arreso.
Questo, naturalmente, è un tipo di soluzione possibile. Ma in generale, dò i Brooklyn, specialmente i due St.Louis, vincenti contro gli Abruzzi. Nel primo caso al 60-70%, nel secondo al 70-75%.
Niente a che vedere, poi, con il discorso strategico. I Brooklyn, con un'autonomia pratica di circa 10.000 miglia marine (18.000+ km) contro circa 4.500, possono recapitare 3.000 proiettili (che, se fossero tutti AP, peserebbero ben 180 tonnellate) ad una distanza doppia di quanto non possano fare gli Abruzzi con i loro circa 1.500-2.000 colpi (max 100 tonnellate). Se si considera il semplice rapporto raggio d'azione (o autonomia)- carico utile, non c'é proprio partita. Non bastano certo i 2 km di gittata extra dei cannoni o il nodo di velocità in più, per equilibrare le cose. Del resto gli Abruzzi sono stati fatti per il Mediterraneo, ma ancora più notevole è che i Brooklyn, pur con le limitazioni all'armamento e alla protezione dovute alla necessità di navigare bene e a lungo in mezzo all'oceano... sono ancora in grado di battere gli Abruzzi.
In altre parole, un Brooklyn sarebbe stato in grado, nominalmente, di partire da New York, arrivare davanti Ostia, battere e possibilmente affondare un Abruzzi, e poi, se non ha rimediato troppi danni (ma già l'interscambio di colpi iniziale dovrebbe essere a suo favore di circa 2,5-3:1, e poi con i danni cumulati non farebbe che crescere), ritornare a New York.
L'Abruzzi, invece, non potrebbe fare altrettanto: appena arrivato a New York sarebbe già 'sulle tele' quanto a riserve di carburante. A quel punto, al Brooklyn basterebbe farlo girare a vuoto per qualche ora con una schermaglia non troppo pericolosa, e probabilmente l'Abruzzi finirebbe totalmente la nafta. Non solo: in nessun caso potrebbe mai tornare indietro, manco a mettere le vele, manco a mettere l'equipaggio a vogare con le lance a mare!
Ecco in definitiva, quel che significava la superiorità dei Brooklyn, al di là del glamour dell'italian design ostentato dagli Abruzzi.
Ovviamente, contro altri incrociatori leggeri, nemmeno si pone il discorso seriamente.
Per quel che riguarda gli Abruzzi, è probabile che la loro corazza orizzontale sarebbe perforabile da circa 17 km, malgrado il ponte principale da 40 mm di spessore.
I precedenti Savoia sono più veloci (e forse è l'unica cosa che si può fare, scappare...), ma per il resto non solo hanno solo 8 cannoni da 152 di vecchio tipo anziché 10 nuovi (i cannoni a culla unica con spaziatura di 'ben' 75 cm dei vecchi incrociatori italiani), per cui non possono proprio competere in potenza di fuoco contro i Brooklyn, anche se i loro cannoni hanno una cadenza di tiro leggermente migliore (non di molto, comunque sia).
Quanto alla protezione, con 70+30/35 mm, i Savoia non hanno una protezione del tutto sufficiente contro i proiettili pesanti dei Brooklyn. Chissà se potrebbero reggere anche solo da 15 km. Ma il peggio è che hanno un ponte da 35 mm, il quale è ulteriormente più vulnerabile. Probabilmente questo significa essere perforabili a non più di 16 km, per cui è facile che i Savoia siano estremamente vulnerabili. Almeno gli Abruzzi hanno probabilmente una IZ tra 5 e 17 km rispetto ai cannoni dei Brooklyn; ma i Savoia, pur essendo delle ottime navi, hanno una IZ che facilmente andrà soltanto tra 12 e 16 km, che davvero non è molto, e diciamocelo, con la parte determinante del combattimento che avviene tra 15 e 20 km, è effettivamente troppo poco, non più di 4 km anziché 12, significano un margine entro cui muoversi troppo debole per essere sfruttato bene.
I precedenti Montecuccoli sono anche peggio: con 60+30 mm di cintura hanno probabilmente una vulnerabilità entro i 14 km circa, ma il ponte è di appena 30 mm, per cui probabilmente hanno circa 14-15 km di distanza di penetrazione; praticamente non hanno una IZ (se c'é, sarà di 1-2 km a far tanto, ma proprio tanto...). Inoltre le torri non sono sufficientemente protette per assicurare di reggere al tiro dei Brooklyn.
I vecchi Da Giussano/Cadorna non hanno una protezione realmente efficace contro i 152 mm, come dimostrato dalla fine del Colleoni. Anche queste navi hanno poco da guadagnare e quasi tutto da perdere contro i Brooklyn (o qualsiasi altro incrociatore leggero minimamente 'serio'). Non solo, ma nemmeno contro i 127 mm hanno una protezione sufficiente, specie se sono proiettili di tipo AP.
Ricapitoliamo?
Navi italiane vs Brooklyn: IZ 5-21 km.
Brooklyn vs Abruzzi: IZ 3-17 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 60-70% probabililità di distruzione Abruzzi: 40-50%
Brooklyn vs Savoia: IZ 12-15 km. Probabilità di vittoria Brooklyn: 70-75% probabilità di distruzione Savoia: 55-60%
Brooklyn vs Montecuccoli: IZ 12-13 km Probabilità di vittoria Brooklyn: 75-80% probabilità di distruzione Montec: 60-70%
Brooklyn vs Di Giussano/Cadorna: IZ nulla Probabilità di vittoria Brooklyn: 85-90% probabilità di distruzione DiG./Cad: 70-80%
E contro gli altri incrociatori europei e/o giapponesi? Beh, questa è un'altra storia. Non è detto che la racconterò, ma in caso sarà solo perché troppo stanco e annoiato per farlo (almeno spero).
Però considerate che i La Gallissonniére erano probabilmente analoghi ai Savoia, e forse lo stesso valeva per gli incrociatori tedeschi. Mentre I Leander erano forse come i Montecuccoli, e i Town come gli Abruzzi (più o meno). Per i Mogami non saprei, ma probabilmente erano, già con i 155 mm, degli avversari circa comparabili ai Brooklyn, anche se un pò manchevoli in termini di protezione orizzontale e di cadenza di tiro.
E contro i Washington?
Comparando i Brooklyn a navi come i primi incrociatori Washington, c'era sicuramente di che riflettere. I Pensacola, per esempio. Malgrado la loro potente batteria da 10 cannoni calibro 203 mm, essi erano navi assai limitate come tenuta al mare e costruzione troppo leggera. Non erano navi di poco conto, ad ogni modo, perché gli incrociatori inglesi e francesi erano quasi sprotetti mentre le navi americane avevano 64 mm sulla cintura sala macchine e addirittura 102 mm zona depositi, ponte 25 mm macchine e 45 depositi, e diverse paratie tra 25 e 64 mm. Le barbette erano solo da 19 mm mentre le torri arrivavano a 64 mm frontali e 51 tetto, torrione solo 32 mm.
Se si considera questi valori, essi appaiono competitivi o superiori rispetto a tutti gli incrociatori analoghi costruiti dai britannici e con la maggior parte di quelli francesi. La IZ era contro il 127 mm alle medie distanze, mentre si contava sulle attrezzature di tiro per tenere a bada gli incrociatori leggeri con il 152 alle lunghe distanze, anche se non c'era una vera IZ contro di essi.
I Northampton erano senz'altro un miglioramento, la corazza passava da forse 700 ad oltre 1.000 tonnellate, aumentando dal 6 (?) all'11% del dislocamento. La cintura era da 76 mm sulla sala macchine e 95 sui depositi, le paratie da 64-25 mm, i ponti erano, sulle macchine, da 25 mm e sui depositi da 51 mm, le torri e il torrione erano analoghi a prima, ma le barbette erano da 38 mm. In tal caso la IZ iniziava sopra i 7,4 mm contro i 127 mm (L38?), mentre contro i 152 essa si limitava tra 9,2 e 19,1 km, ma attenzione, soltanto nella zona depositi, che come è stato detto prima, aveva una cintura laterale da ben 95 mm e il tetto da 51 mm.
Queste navi erano indubbiamente un nemico temibile per qualsiasi incrociatore leggero. MA i Brooklyn non erano certo un incrociatore leggero qualsiasi. La loro efficacia era parecchie volte superiore a quella di un Omaha e anche a diversi tipi di incrociatori apparsi più di recente. Se si fosse scontrato con queste navi, che erano circa delle stesse dimensioni ma meno pesanti, il Brooklyn sarebbe risultato circa pari come velocità e come autonomia. Quanto alla potenza di fuoco, esso avrebbe potuto battere i suoi avversari almeno in teoria.
Infatti, i 203 mm erano dotati di maggiore distruttività per colpo singolo e storicamente il cannone più grosso, detta legge. Però questo è maggiormente vero se si rapporta al nemico con cui avere a che fare. In questo caso, la situazione era piuttosto difficile per entrambi i contendenti. Ma le corazzature dei Pensacola non bastavano minimamente per garantire qualcosa contro il 152 mm e i Northampton erano molto marginali: sulla zona sala macchine rischiavano di continuo avendo una cintura buona sopra forse gli 11.000 m (?) ma lì erano già vulnerabili al tiro da quella distanza, almeno contro i proiettili AP pesanti da 59 kg. I depositi delle munizioni erano se non altro meglio protetti, ma le torri e le barbette, così come il torrione, non lo erano. Non era certo la migliore condizione per sopravvivere ai proiettili del Brooklyn.
Poi c'era l'armamento vero e proprio. In entrambi i casi mancavano i lanciasiluri. Però i cannoni non erano un problema. I Northampton ne avevano 9 da 203 mm, i Brooklyn 15 da 152 mm.
Il peso di bordata di 9 pezzi da 203, con i proiettili da 118 kg, era sui 1.000 kg. La gittata superava i 27.000 metri. Non male indubbiamente.
Ma non era così splendido come sembrava. Infatti, i Brooklyn non erano incrociatori leggeri 'normali' con 6/8/9 pezzi da 152 mm. Avevano ben 15 cannoni. Con le munizioni AP pesanti potevano lanciare quasi 900 kg di bordata su distanze di quasi 24 km.
La maggiore gittata sembrava più che altro un problema tecnico, perché il raggio di entrambi era sufficiente per colpirsi a vicenda alle massime distanze pratiche.
Restava da capire la questione della cadenza di tiro. Ecco, i cannoni da 203 mm sparavano 3, massimo 4 colpi al minuto. I pezzi da 152? Almeno 8 colpi. Questo significa che persino presi cannone per cannone, avevi ancora una pressoché equivalenza. La possibilità che un Northampton o un progetto analogo inglese o francese fosse centrato in qualche punto vitale dai 152 con effetti solo marginalmente inferiori rispetto al 203 mm contro i Brooklyn, appare tutt'altro che infondata. I colpi da 152 sono molti di più per unità di tempo: almeno 8 colpi al minuto per 15 cannoni, così arriviamo a ben 120+ colpi al minuto. D'altro canto, gli incrociatori pesanti hanno 9 cannoni da 3-4 colpi al minuto l'uno. Se poniamo che siano 3,5, allora abbiamo circa 3.600 kg di munizioni/minuto ripartite in circa 32 colpi. Il peso complessivo dei Brooklyn è micidiale: oltre 120 RPM, che comportano circa 7.200 kg.
Ripeto: Northampton: 32 RPM da 118 kg = 3.600 kg circa.
Brooklyn: 120+RPM da 59 kg = 7.200+ kg.
Considerando più o meno paragonabile la precisione dei cannoni, c'é la possibilità che alle distanze tipiche di combattimento i Brooklyn possano mettere a segno 4 volte tanto di proiettili di quelli che incasserebbero in cambio. E ciascuno di quei colpi sarebbe abbastanza facilmente capace di infliggere danni micidiali all'armamento e ai motori dell'incrociatore pesante (che in realtà più leggero dei Brooklyn). L'unica cosa che si può dire è che i depositi di munizioni sarebbero poco afflitti e lì i Brooklyn rischierebbero di più dei Northampton, avendo una protezione addirittura inferiore. Ma la cintura dei Brooklyn potrebbe resistere al 203 mm su distanze maggiori di circa 16 km persino con angolo a 90° e probabilmente era capace di reggere sopra i 12 km a 30°; la IZ era più o meno tra 12/16 e 19 km, quindi le macchine avevano un minimo di capacità di resistenza. Anche il deposito munizioni posteriore aveva una discreta resistenza in genere, ma stranamente non lo era quello delle torri anteriori, forse perché molto sotto rispetto al livello del mare. Le torri e le barbette erano pressoché invulnerabili sopra 12-14 km circa, e fino a circa 19 km (tetto torri).
Nell'insieme sarebbe stata una battaglia molto pericolosa, ma il poter colpire in maniera efficace la controparte con un gran numero di proiettili di elevate prestazioni, rendeva i Brooklyn probabilmente superiori e certamente in grado di scaraventare qualcosa come il doppio del 'ferro' sull'obiettivo a parità di tempo, il che non è davvero male se si considera che i loro proiettili pesavano la metà di quelli delle navi con l'8 pollici.
Discorsi simili si potrebbero fare anche per i Washington europei, come i Dunquesne e i County, ma anche i Suffren e i Trento, tutte navi non del tutto protette (nel migliore dei casi) per le distanze di combattimento, contro i cannoni dei Brooklyn, e probabilmente di meno di quanto i Brooklyn non fossero protetti contro questi cannoni da 203 mm. Ma ogni proiettile da 59 kg faceva parecchio male, forse non tanto di meno dei pezzi da 8 pollici, specie considerando che il Brooklyn era più protetto di ciascuno di questi incrociatori.
Contro le navi giapponesi, a cominciare dai Mogami ovviamente, i discorsi sono per certi versi simili e per certi versi diversi. I siluri giapponesi sono pericolosi (anche per la stessa nave, se vengono colpiti quando sono ancora a bordo), le cinture corazzate giapponesi non scherzano, ma la cadenza di tiro non è eccezionale (i Mogami di fatto erano meno potenti dei Brooklyn, almeno come armi originarie e senza considerare i siluri) e ponti, sovrastrutture e torri erano troppo poco corazzati. Però sarebbe stato un bel match.
Naturalmente, le cose sarebbero cambiate sensibilmente contro i New Orleans, gli Zara, il Suffren, forse gli Hipper (poco protetti ma comunque reputati i migliori incrociatori pesanti sulla piazza), per non parlare del Wichita, il discendente diretto degli stessi Brooklyn. Siccome quest'ultimo era giunto successivamente come implicito riconoscimento dell'utilità degli incrociatori pesanti, concentriamoci con i New Orleans. Questi avevano una corazza leggermente superiore.
La corazza, al 15% del dislocamento, aveva una cintura tra 76 e 127 mm+19 mm STS. Il ponte era 57 mm ovvero 2,25 in e non 2 (era il 12,5% in più). Le torri erano spesse fino a 203 mm, barbette erano di spessore diverso a seconda dei sottogruppi, ma il minimo era 127 mm. Questo già basta, perché è praticamente impossibile per un 152 mm perforare una barbetta da 127 mm se non a distanze incredibilmente brevi, troppo poco per essere credibili in battaglie (almeno diurne), verosimilmente meno di 10 km, specie se le barbette erano di corazza Class A. La corazza di spessore maggiore (133 o 152 mm) era pressoché inespugnabile. Ah, le barbette erano una cosa, ma le torri erano spesse fino a 203 mm frontali, praticamente impossibili da perforare dai 152 mm, a parte forse che sotto i 2 km (a far tanto). Chiaramente, le torri da 165 mm contro il 203 mm subivano danni molto maggiori e probabilmente erano perforabili da distanze fino a 10 km.
Quindi i New Orleans erano molto più temibili da tutti i punti di vista, ma anche così i Brooklyn avevano una tale potenza di fuoco e rapidità di tiro da ispirare successivamente la creazione degli incrociatori Cleveland, che poi saranno, con meno cannoni principali ma più armi contraerei, i migliori della II GM e certo i più numerosi.
Difficile dire se ne valesse davvero la pena. Contro i vecchi incrociatori i Brooklyn avrebbero potuto vincere, ma contro navi fatte senza troppi limiti di dislocamento, sarebbero stati nuovamente in difficoltà. I giapponesi avevano fatto una cosa analoga, anzi furono proprio loro ad inspirare gli americani; ma poi i loro quattro Mogami diventarono a tutti gli effetti incrociatori pesanti con le torri binate da 203 al posto di quelle triple da 155, e questo malgrado il fatto che le armi da 155 erano, come diverse altre dell'epoca, pensate anche per il tiro antiaerei (cosa che indubbiamente avrebbe fatto comodo al Mikuma e al Mogami nella battaglia di Midway e non solo) anche se non ancora ottimali per questo compito. Resta il fatto che nessun incrociatore leggero ha mai più superato in potenza di fuoco i Brooklyn, e che essi si sono dimostrati dei navigli di grande successo durante la guerra, sopravvivendo quasi sempre anche a punizioni inflitte da breve distanza, persino da cannoni da incrociatore pesante, o a bombe teleguidate dello stesso tipo di quella che mandò a picco la corazzata Roma. Niente male davvero, come 'tentativo'.
USS Helena (CL-50) - Wikipedia
CL40 Brooklyn light cruisers (1938 - 1939) - United States Navy (United States of America)
RIN Abruzzi Class - Italian warships of WW2
Il terzo incomodo: classe Town/Edinbourgh
23-3-19 (12-12-19)
L'importanza della potenza di fuoco per giudicare gli incrociatori è stata ben esposta nel confronto tra Brooklyn e Abruzzi.
Adesso vediamo l'analisi con un nuovo contendente. Questo è rappresentato dalla classe Town inglese, che è stata messa in cantiere dal 1934 e in serviziodall 5 marzo 1937.
Realizzata in ben tre lotti, prima 5, poi 3 successivi, e infine gli ultimi 2 del lotto finale. Questi lotti erano i Southampton, Gloucester ed Edinbourgh.
Dati (secondo navypedia):
Comparazione generale:
Southampton Gloucester Edinbourgh
-Anno servizio 1a unità: 1937 1938 1939
-Dislocamento normale: 9.100 t _____________9.400 t___________________10.550 t
-Dislocamento max: 11.350 t_____________11.650 t___________________13.175 t
-Peso corazza: ?
-Carburante: 1925-2070 t _________1950-2100_________________2.250 t
-Lunghezza: 170-180,3 m_________170-180 m__________________176-187
-Larghezza: 18,8 m_____________19 m_______________________19,3
-Pescaggio: 6,2-6,55____________6.27-6,55___________________6,48-7,06
-Potenza: 75.0000 hp(4)________82.500_____________________80.000 (4)
-Velocità normale: 32 kt_______________32,3 kt_____________________32,5
-Autonomia: 12.100 NM (a 12 kt)___12.100(12)__________________12.200(12)
-Cat/Aerei: 3 aerei______________3_________________________3
-Equipaggio: 748_________________748_______________________850
-Armi principali: 12x152 mm__________12x152_____________________12x152
-Armi secondarie: 8x102 mm___________8x102______________________12x102
-Armi a.a.: varie________________varie_______________________varie
-Siluri: 6x533 mm___________6x533_______________________6x533
Southampton Gloucester Edinbourgh
-Cintura: 114 mm______________114_______________114
-Cintura sup: no__________________no________________no
-Ponte principale: 32-51 mm____________32-51_____________51-76
-Torrione lati: ?
-Torretta ant: 25 mm_______________101_______________101
-Torretta lati: 25 mm________________51________________51
-Torretta retro: 25 mm_______________51________________51
-Torretta sup: 25 mm_______________51_________________51
-Barbetta: ?___________________51-25______________51-25 (101-51)
-Paratie trasvers: 64 mm_______________64_________________64 mm
-Paratie interne: ?____________________64________________no
-Peso corazza: ?____________________?__________________?
Comparazione generale
Brooklyn Abruzzi Edinbourgh
-Anno servizio 1a unità: 30-9-37____________1-12-37___________1939
-Dislocamento normale: 9.923 t_____________9.591 t __________10.550
-Dislocamento max: 12.403 t_____________11.760 t __________13.175
-Peso corazza: 1.826 t______________2.165 t ____________?
-Carburante: 2.013 t_____________1.676 t __________2.250 t
-Lunghezza: 183-185 m___________172-187 m ________176-187
-Larghezza: 18,8 m______________18,9 m ___________19,3
-Pescaggio: 6,93 m_____________ 6,1 m ____________6,5-7
-Potenza: 100.000 shp (4A)_______100.000 shp (2A) ___80.000(4)
-Velocità normale: 32,5 kt _____________33 kt*______________32,5 kt
-Autonomia: 10.000 NM a 15 kt_______4.125 NM a 12,7 kt _12.200 (12)
-Cat/Aerei: 2-4 _______________ 2-4 ________________3
-Equipaggio: 868 _______________640-692 ___________850
-Armi principali: 15x152_____________15x152 ____________12x152
-Armi secondarie: 8x127______________8x100 ____________12x102
-Armi a.a.: 8x12,7_____________8x37+8x13 _________varie
-Siluri: No________________ 6x533 ____________6x533
Brooklyn Abruzzi Edinbourgh
-Cintura: 127 mm____________30+100 mm ________114 mm
-Cintura sup: NdA______________20 mm
-Ponte principale: 51 mm____________40 mm ______________38-76 mm
-Torrione lati: 127 mm____________140 mm max _________101?
-Torretta ant: 165 mm____________135 mm max_________102 mm
-Torretta lati: 32 mm____________ ? mm _____________51
-Torretta retro: 32 mm____________ ? mm ______________51
-Torretta sup: 51 mm ____________? mm _____________51
-Barbetta: 152 mm____________100 mm max ________101 max
-Paratie trasvers: 127-51 mm____________30-100 mm __________64 mm
-Paratie interne: 93 mm____________NdA ________________?
-Peso corazza: 1.798 tons* ___________2.131 _______________?
-IZ vs 152 mm: 8-21 km _____________3-18 km_____________10-21 km (NB: si può ipotizzare con angoli d'impatto di 0-10° orizzontali)
*se è correttamente stimato, tons significa 1,016 MT quindi 1.826 e 2.165 t. Per il Brooklyn si parla del 15% del dislocamento, evidentemente però di quello a pieno carico
Se la capacità di perforazione (ipotizzando che la corazzatura è paragonabile a quella straniera): 58 mm a 20 km; 65 mm a 18 km (+7); 74 mm a 16 km (+9); 86 mm a 14 km (+12), forse 100 mm a 12 km (+14), 116 mm a 10 km (+16), 134 mm a 8 km (+18), 154 mm a 6 km (+20), 176 mm a 4 km (+22), 200 mm a 2 km (+24), 226 mm a 0 m (+26), anche se in realtà la progressione, specie sotto i 6 km, è facile che aumenti di più, perché la velocità viene perduta in larga misura nei primi 8-10 secondi (l'attrito è al quadrato della velocità, dopotutto) per poi ridurre la perdita in maniera sempre più graduale. Probabilmente a 0 metri arrivava anche a 250-300 mm!
Per i cannoni inglesi la penetrazione è sicuramente minore (76 mm a circa 12 km), ma comunque considerevole a distanze più ridotte, per cui è probabile che arrivasse a circa 150 mm+ a 4-5 km di distanza, se è così probabilmente era sufficiente per perforare il fianco degli Zara e se è vero che gli Abruzzi erano protetti quanto gli Zara sui fianchi, allora anche loro erano vulnerabili a tali distanze. Però mettiamo che fosse 'meno vero' e allora avremmo forse 3 km di raggio utile? In ogni caso, talmente poco che di fatto, a meno di non ipotizzare una battaglia a bruciapelo notturna oppure per dare il 'colpo di grazia', sarebbe di fatto impossibile penetrare la cintura degli Abruzzi, certo alle distanze di combattimento normali. Anche torrione e torri, ma non la centrale unificata di controllo del tiro, che era provvista di soli 30 mm, sufficienti solo contro le schegge e i proiettili di calibro molto piccolo o di tipo solamente HE. Certo, in tutti questi casi abbiamo a che fare con navi capaci di colpire duro, ma anche di reggere bene il tiro delle navi nemiche analoghe.
Corazza nel dettaglio (2o lotto, ovvero i Gloucester): 114 mm cintura principale per la protezione delle macchine, centro combattimento e munizioni a.a. (deposito centrale), estesa fino al ponte di coperta sul locale caldaie e motori anteriori, e fino al ponte principale sulla sala macchine posteriore, centro combattimento e munizioni. Paratie da 64 mm chiudevano la cintura mentre i depositi erano esterni ad essa, spessi fino a 114 mm laterali e 51 mm superiori. Il ponte era dalla barbetta A al timone, era spesso in genere 32 mm (1,25 in), per esempio sul timone era 32 mm con lati angolati di 38 mm (1,5 in), mentre arrivava a 51 mm (2 in) sui depositi (presumibilmente è lo stesso spessore che c'é nei box munizioni. Il Gloucester aveva anche 51 mm sopra la sala macchine. LE torri avevano 4 in anteriori (102 mm) e 51 mm su tutto il resto della superficie (2 in).
Questi incrociatori furono tra i primi ad avere i radar: l'HMS Sheffield per esempio, ebbe un primo set da avvistamento aereo nel 1938.
I Southampton erano destinati, proprio come i Brooklyn, a contrastare gli incrociatori giapponesi tipo Mogami. Erano stati pensati come un'evoluzione dei tipi precedenti, in particolare dall'ultimo incrociatore Phaeton, ma con torri triple e migliore corazza protettiva aumentata, perché questi incrociatori erano nati come navi di squadra e quindi, destinati a confrontarsi con altre navi da guerra come fase 'normale' di quel che doveva essere la loro attività.
La cintura corazzata era alta in parte della sua estensione, ma non era estesa fino a tutta la cittadella corazzata, che come tale, in realtà non esisteva. DA un lato esisteva la corazza laterale che non era molto estesa, non fino alle torri d'artiglieria. Ma da un lato la cintura era limitata, dall'altro il suo ponte corazzato, per quanto non era tanto spesso, ma dall'altro era continuo fino al timone. E i depositi munizioni? La solita disposizione dei box corazzati. 114 mm (4,5 in) laterali, 64 mm (2,5) traverse anteriori, 51 mm (2 in) tetto, presumo anche 25 mm (1 in) inferiore. Probabilmente anteriormente erano 64 mm, mentre la cintura corazzata era chiusa da paratie anch'esse da 64 mm.
Danni bellici
Queste navi vennero usate spesso in battaglie o erano sottoposte ad attacchi in cui esse erano i protagonisti involontari. Così il Southampton fu affondato da almeno 2 bombe (da 500 kg probabilmente), incendiato e messo fuori uso l'11 gennaio 1941.
Colpiti i locali sia degli ufficiali che dei sottufficiali da un attacco aereo a sorpresa, la nav prese fuoco e non riuscì a sopravvivere a lungo.
Il Glasgow fu uno dei primi incrociatori ad essere silurati dagli 'efficaci' aerosiluranti italiani (che solo nel 1941 ebbero davvero fortuna, ma la leggenda continua a tutt'oggi), accaddde il 3-12-40, apparentemente da due siluri (però gli SM.79 normalmente ne portavano soltanto: fu solo Buscaglia a colpirlo oppure anche qualcun altro?), restando in riparazione fino all'ottobre dell'anno successivo.
Anche il Newcastle venne danneggiato da un siluro, stavolta il 15 giugno 1942, riparato solo nel marzo 1943.
Nemmeno il Birmingham scampò ai siluri, così che subì danni il 28-11-43 e rimase KO fino al gennaio 1945.
L'unico che non affondò o che non venne silurato fu lo Sheffield, che tuttavia venne danneggiato da una mina il 4 marzo 1942, con riparazioni che durarono 4 mesi. Questa lista potrebbe dare l'idea che fosse lungo e difficile riparare le navi inglesi. Probabile, ma è più verosimile che semplicemente non vi fossero le risorse per rimetterle rapidamente in sesto, né gli equipaggi sufficienti. La Gran Bretagna non era l'America, dove tutto diventava possibile.
I successivi tipo Gloucester, erano leggermente migliorati rispetto ai primi, in particolare la corazzatura delle torri era finalmente in grado di sostenere il tiro delle artiglierie di medio calibro, cosa che era prima il principale punto debole dei Town come incrociatori capaci di combattere contro altre navi similari.
Del secondo lotto, il Gloucester venne affondato il 22-5-41 da 7 bombe tedesche vicino Creta, il Manchester venne danneggiato da un siluro di un SM.79 il 23-7-41, riparato entro aprile 1942. Ma fu nuovamente danneggiato da due siluri italiani (di motosiluranti) il 13-8-42 durante l'Operazione Pedestal e affondato poi dagli stessi inglesi perché danneggiato in maniera eccessiva per essere salvato in un teatro di guerra, con un angolo di circa 40+° raggiunti a seguito del siluramento.
Il Liverpool fu anch'esso danneggiato duramente. Il 11-10-40 (ancora una volta) dagli SM.79, fu il secondo incrociatore 'aerosilurato'. Fu anche un altro degli incrociatori ad essere nuovamente danneggiati, dopo che venne rimesso in servizio soltanto nel marzo 1942, venne ancora silurato il 14-6-42 e rimase in riparazione un anno, ma non rientrò in squadra fino all'agosto 1945, restando peraltro abbastanza a lungo in servizio nel dopoguerra. Sette anni, sempre nel Mediterraneo, ma stavolta senza aerosiluranti in giro. Benché operasse attivamente solo per poco più di un anno durante l'intero conflitto, ebbe quattro decorazioni di guerra.
Quanto all'ultimo lotto, esso era nato addirittura per avere 4 torri quadrinate, ma poi ebbe le trinate che risultavano sicuramente più affidabili. Le torri antiaerei aumentarono da 4 a 6, anche se il tiro era maggiormente inficiato dalla lontananza di alcune di esse dagli elevatori delle munizioni (ma anche così, sempre meglio di... niente). Le perdite e i danni non mancarono nemmeno in quest'ultimo, piccolo gruppo di due (DUE) incrociatori, ma stranamente non nel Mediterraneo: l'Edinburgh era in Artico quando il 30-4-42 venne danneggiato da un paio di siluri di un u-boote (U456) rimandendo gravemente danneggiato. Esso aveva una robusta e sana costituzione, diciamo così, per cui non volle affondare. Ma anch'esso subì un altro siluramento, solo che stavolta era fu due giorni dopo, mentre era rimorchiato, il 2-5-42, seguito da un quarto siluro dell'HMS Foresight, un caccia di scorta all'incrociatore.
Il Belfast venne colpito da una mina magnetica già il 21-11-39, quando era ancora nuovo di pacca, e restò poi in riparazione fino addirittura all'ottobre 1942. Nondimeno esso è ancora esistente e non sul fondo del mare, ma come nave museo a Londra.
Quanto all'efficacia complessiva delle classi...
I Brooklyn, in nove esemplari soltanto, riuscivano a contenere ben 135 cannoni contro i cento esatti dei 12 Condottieri. E' ben vero che non avevano alcun lanciasiluri, ma non penso che questo sia stato un vero problema data la potenza delle artiglierie, anche se indubbiamente avrebbero potuto fare comodo.
I 10 Town erano capaci di portare 120 cannoni principali e ben 88 secondari, più 60 lanciasiluri. Anche se si può discutere se il cannone da 152 inglese fosse all'altezza di quelli degli Abruzzi, era sicuramente al livello di quelli delle altre navi della classe. Così è del tutto improbabile che i 100 pezzi italiani fossero al livello dei 120 inglesi, al massimo potevano essere sui 105-110 equivalenti, sempre che i cannoni più vecchi, specialmente i 32 sistemati sui primi 4 condottieri, non fossero peggiori e allora avrebbero potuto rendere facilmente superfluo il vantaggio dei 20 degli Abruzzi, facendo la solita media del pollo.
Complessivi risultati:
-Condottieri: 100 cannoni (20 Abruzzi, 80 altri); 76 cannoni sec (16 Abruzzi, 60 altri); 56 TLS (24 Abruzz-Aosta, 32 gli altri); 28 aerei max (4-8 Abruzzi, 20 altri)
-Brooklyn: 135 cannoni principali; 72 cannoni sec; 0 TLS; 36 aerei
-Town: 120 cannoni principali; 88 cannoni sec (24 Edinburgh); 60 TLS; 30(?) aerei
Le navi italiane si facevano notare per la presenza di siluri, che le unità americane non avevano, e per l'insolita presenza anche di cariche di profondità, ma si trattava solo di 12 armi e presenti solo nelle ultime 6 navi, con effetti del tutto secondari sulle loro capacità. Le mine, invece, erano molto interessanti, ma naturalmente non era questa la missione primaria di questi incrociatori, sennò avrebbero fatto delle navi specializzate come il Pluton francese, per esempio. Nello scontro diretto tra navi, a meno di non ipotizzare di far finire l'avversario sul campo minato posato appositamente, non avrebbe avuto molta utilità, anche se potenzialmente era pur sempre una notevole risorsa. Ovviamente, era molto sconsigliato iniziare a combattere con le mine ancora a bordo!
Capacità dei 'Town'
Navi robuste, toste, ben costruite, sempre nella mischia quando necessario. Subirono quattro perdite su dieci navi costruite, ma nessuna in scontri diretti con le flotte nemiche, anche se alcune vennero silurate da aerei, motosiluranti o navi. Il loro teatro operativo più costoso fu il Mediterraneo, dove vi furono i 3/4 delle perdite, ma anche i mari del Nord furono altrettanto importanti.
Ottima tenuta di mare, bordo libero notevole, così come l'estensione delle sovrastrutture, che di certo non somigliavano alla 'torretta' dei Condottieri. La loro carriera bellica fu certamente importante e i britannici, pur non facendo navi eccezionali e probabilmente non comparabili a quelle giapponesi, non ebbero ragione di rimpiangere i soldi spesi per costruirli.
Per quel che ci riguarda, bisogna dire che la loro protezione non era eccezionale, ma la loro potenza di fuoco era molto buona e precisa. I cannoni da 152 mm, dodici esemplari, erano abbastanza per surclassare i Condottieri meno recenti. Contro i dieci degli Abruzzi è difficile dire, ma i 12 pezzi britannici sparavano 5-6 salve/min da 600 kg l'una, e in un minuto potevano arrivare pertanto a 3.000-3.600 kg di munizioni, laddove gli Abruzzi ottenevano solo 2.500 kg, quindi i britannici erano avvantaggiati di un 20-33%.
La blindatura dei primi Town era troppo debole sulle torri, perché un colpo diretto poteva metterli fuori uso facilmente. Anche la blindatura del ponte, almeno nella zona centrale, lasciava a desiderare, 32 mm sono proprio pochi per proteggersi efficacemente dal 152 mm a media distanza. Ma almeno in teoria, abbastanza per reggere i colpi da 152 degli Abruzzi fino a circa 18+ km, ovvero più o meno a distanze normali di combattimento. I depositi erano protetti fino ad oltre 21 km, anche senza considerare il resto della nave, ovviamente, che era sopra i depositi stessi.
Quanto alle torri, esse diventarono più efficaci nelle due sottoclassi successive. Lo spessore, circa 100 mm al massimo, non garantiva moltissimo, ma era comunque abbastanza. Gli Abruzzi, per perforarlo, avrebbero dovuto scendere a circa 10-12 km di distanza, ovvero su raggi molto ridotti per una battaglia 'teorica'. Chiaramente, i 152 mm inglesi erano più in difficoltà contro le torri italiane (fino a 135 mm) di quanto non fossero i pezzi italiani contro le torri inglesi: probabilmente il tiro diretto era grossomodo con zone vulnerabili rispettivamente di 5 vs 10/12 km. Però anche così è sufficiente per proteggere le torri inglesi che da medio raggio sarebbero state presumibilmente invulnerabili al tiro delle navi italiane. Se si considera la distanza di tiro ottimale tra 15 e 20 km, non c'é dubbio che a quella distanza godessero di una IZ (immunity zone) completa, sia verticale che orizzontale, anche se la qualità delle corazze inglesi non era eccezionale (almeno con spessori medio-bassi). Del resto, considerando la difficoltà di colpire un bersaglio ad angolo perpendicolare, con 10-20° di sfalsamento orizzontale pressoché sicuri, anche questo eventuale problema era piuttosto facile da risolvere, ecco perché parlo di una IZ grossomodo calcolabile in 10-12 km (10 a, diciamo, 20°, 12 km a 0-10° circa). Niente da scialare, ma quanto basta per impedire ad un colpo da 152 italiano di mettere subito KO la torre inglese colpita. Anche le barbette non erano eccezionali, ma comunque sia abbastanza robuste da sperare di reggere, se non da 12 km, almeno da 16-18 km. Nel caso dei due Edinbourgh, con 100 mm laterali, erano abbastanza buone per reggere almeno tanto quanto le torrette.
Gli Edinbourgh poi avevano una corazza del ponte significativamente superiore: 51 mm era il valore standard, persino sopra il timone (ma sempre con 38 mm laterali), ma sopra i depositi arrivava a ben 76 mm. In pratica, il ponte corazzato era così pressoché immune fin oltre 20 km al tiro degli Abruzzi. Questi ultimi probabilmente rischiavano di più rispetto agli Edinbourgh, infatti i loro ponti corazzati erano sottoli e le munizioni inglesi, ancorché pressoché inefficaci contro la cintura e le torri (la vulnerabilità era probabilmente ridotta a circa 2-3 km, idem per il torrione con 140 mm di spessore laterale), erano piuttosto buone per perforare corazze dei ponti nemici. Il Bolzano si trovò KO il timone con la sua corazza da 30 mm perforata a grande raggio; resistette invece il ponte principale da 50 mm, ma chi può dire cosa sarebbe successo a quello da 40 mm degli Abruzzi?
Nell'insieme penso che i Southampton, per via delle torri troppo vulnerabili, avrebbero anche potuto superare in battaglia gli altri Condottieri italiani, ma avrebbero rischiato molto contro gli Abruzzi, per cui li valuto per certi versi inferiori in uno scontro diretto. I Gloucester, con le corazze delle torri finalmente dimensionate per reggere il tiro dei 152 mm anche da medio raggio, erano probabilmente almeno pari, mentre gli Edinbourgh erano sensibilmente superiori grazie ad un miglior progetto d'insieme, tra cui anche due torri extra per le armi secondarie, che non guastavano tutto sommato.
Anche la struttura dello scafo era stata migliorata: gli Edinbourgh, infatti, meno penalizzati dei predecessori dai limiti di peso, ebbero una cintura da 114 mm continua dalla prima all'ultima torre. Magari non era ancora buona quanto il complesso 30+100 mm degli Abruzzi, ma quel che conta è che poteva reggere il tiro dei cannoni da 152 mm anche a breve raggio. Quelli inglesi, e quelli italiani meno recenti (con carica ridotta tipica della II GM) probabilmente erano fermabili anche a 8 km. I pezzi degli Abruzzi, invece, erano probabilmente fermabili a 10 km con angolo 0, e a 7 km (indovino) con angolo 30°. Buono, non strabiliante ma buono a sufficienza. In sostanza, considerato tutto gli Edinburgh avevano una IZ sugli Abruzzi di circa 8-20 km, mentre gli Abruzzi erano capaci di una IZ di forse 3-18 km. Ma la maggiore potenza di fuoco degli Edinburgh era tale da renderli probabilmente vincenti contro gli Abruzzi in una battaglia diretta.
In caso di confronto, chiaramente, quali campioni delle varie nazioni in causa, sono quindi da preferire i due Edinbourgh, così come da parte italiana i due Abruzzi e da parte americana i due St.Louis. Questi erano tutti ottimi incrociatori e singolarmente, in tutti i casi realizzati in soli due esemplari malgrado provenissero da una classe numerosa.
In termini strategici, i Town inglesi erano senz'altro superiori. Leggermente più lenti e meno potenti, ma capaci di ottima tenuta al mare. Anche gli Abruzzi avevano notevole bordo libero, ma la loro autonomia pare essere notevolmente minore rispetto a quella dei Town, Edinburgh inclusi, naturalmente.
Sulla simulazione della battaglia non mi azzardo, ma osservo che con 10 Town, gli inglesi avrebbero potuto largamente superare i 12 Condottieri italiani in potenza di fuoco, autonomia, tenuta di mare e corazzatura. Presa come classe, sarebbe stata superiore agli equivalenti italiani, così come lo erano i nove Brooklyn, anche se forse in misura meno spettacolare (ma, anche se con 15 cannoni in meno, potevano sempre schierare ben 60 tubi lanciasiluri).
E i francesi? Beh, considerando che i veri incrociatori leggeri 'da battaglia' erano i soli, piccoli e non numerosissimi La Galissonniére, non stavano poi tanto bene. Il resto era costituito da tre incrociatori di vecchio tipo, due posamine e uno da addestramento. Erano dodici in tutto, ma certamente NON all'altezza dei Condottieri italiani, né come potenza d'insieme delle classi, né come capacità dei singoli, anche se i L.G. erano molto validi per la loro categoria di peso (8.000 ton) e presi nell'insieme, come classe, avrebbero sicuramente venduto cara la pelle anche se avessero dovuto essere sconfitti. Nell'insieme, sarebbero stati un avversario superiore per la prima mezza dozzina dei Condottieri italiani, e un nemico almeno pari per la seconda mezza dozzina (Montecuccoli/Savoia/Abruzzi), un pò meglio delle prime 4, un pò peggio delle ultime 2 unità (54 cannoni vs 52 e 24 tls vs 28). Avessero messo adeguate protezioni anche per i D.Truin, sarebbe stato un match interessante, ma così non era e quindi in questo caso, la superiorità va senz'altro alle navi della Regia Marina.
I figliocci terribili
Durante la guerra i britannici misero fuori anche gli incrociatori tipo Fiji o Crown Colony. Questi erano mini-incrociatori da 8.000 t circa di dislocamento, e che potevano essere considerati dei Town 'tascabili'. Sebbene più angusti e meno potenti, erano senz'altro notevoli. Avevano infatti tutti e 12 i cannoni dei loro fratelli maggiori, mentre la corazzatura era assai buona: fin dall'inizio ebbero una cintura continua, ma spessa solo 3,5 pollici ovvero 89 mm (sui depositi, solo 83 mm sulle macchine). Meno degli Edinbourgh, ma abbastanza per reggere a medio raggio al tiro delle navi armate con il 152 mm, diciamo su raggi di 12-14 km circa. Le torri erano meno blindate dei Town delle ultime versioni, ma meglio di quelli della prima: 51 mm (2 in) anteriore e sul tetto, 25 mm (1 inch) per il resto. Appena appena sufficiente per reggere il tiro delle artiglierie da 152 mm da 20 km circa, mentre il tetto era buono fino a quella distanza e oltre. Nell'insieme non ci avrei scommesso troppo che fossero capaci di reggere il tiro dei 152 italiani, ma con un pò di angolazione (e di fortuna) avrebbero dato filo da torcere. La potenza del motore era inferiore rispetto ai Town, e nonostante questo, oltre alla potenza e alla velocità, anche l'autonomia era nettamente inferiore, sulle 10.000 NM a 12 nodi. Però erano navi ancora sufficientemente dotate, anche se un pò pesanti superiormente (e te credo, 12 cannoni da 152 su di uno scafo da 8.000 tonnellate, più corto di 10 metri rispetto ai Town, e concepito per ossequiare il Trattato di Londra, oramai ignorato da quasi tutti gli altri tranne i britannici).
Nel servizio di guerra si fecero valere, combatterono dappertutto e subirono soltanto due perdite su 10 navi costruite. Anche loro ebbero danni notevoli: l'Uganda, per esempio, si beccò una Fritz-X il 13-9-43 (riparato novembre 1944); il Kenya venne danneggiato da un siluro dell'smg Alagi il 12-8-42 e riparato entro 1-43; il Nigeria venne pure danneggiato dal siluro dell'Axum, sempre lo stesso giorno, e continuò la missione nonostante la silurata (a prua); il Trinitad si silurò da solo durante una battaglia in cui devastò un grosso caccia tedesco e ne danneggiò almeno un altro, e verrà poi bombardato e affondato da aerei tedeschi durante il viaggio di rientro nella rotta artica che stava percorrendo. Il Newfoundland venne danneggiato dall'Ascianghi il 23-7-43 e riparato entro 11-44, fu l'ultimo dei tanti incrociatori inglesi silurati da smg o aerei italiani (una vera e propria... mania!). Il Fiji, invece, affondò assieme al Gloucester il 22-5-41, a causa di almeno 3 bombe e un near miss da parte della LW.
Nell'insieme erano vascelli validi, ma non così buoni quanto i Town, tanto che nel dopoguerra vennero presto ritirati data l'impossibilità pratica di aggiornarli in maniera sostanziale. Nonostante questo, qualcuno arrivò ai tardi anni '60.
Non so se sarebbero stati superiori agli Abruzzi, probabilmente no, ma sarebbero stati almeno nominalmente superiori rispetto agli altri Condottieri, che avrebbero avuto come unico vero vantaggio, quello di uno o due nodi di velocità in più. Al limite, anche quello di arrivare nottetempo davanti al loro porto e minargli l'uscita dello stesso, ma in genere duranta la guerra erano i britannici in mare e gli italiani in porto, per cui non ci faccio molto affidamento e comunque sia, gli incrociatori britannici potevano operare da distanze troppo grandi per essere 'sorpresi' dagli incrociatori italiani.
Caratteristiche tipiche di un Fiji:
-8.530/10.450+ t
-164/169,3 m x 18,9 m x 6,04+ m
-72.500 hp (4A), 31,5 kt, 1.613 ton, 10.100 NM a 12 kt
-Cintura 83-89 mm; paratie 51-38 mm; torrette 51-25 mm; barbette max 25 mm; ponte 51-32 mm.
-Armamento: 12 cannoni da 152 mm, 8 da 101 mm, 2x4-40 mm, 2x4-12,7 mm, 2x3 TLS 533 mm, 2 aerei e 1 catapulta.
In realtà, nemmeno questi sono la fine della questione: essa si è dipanata fino agli
Swiftsure, ai Superb e infine al Tiger. Sono versioni migliorate dei Fiji, ingrandite e con maggiore stabilità e armi e sensori antiaerei. Ma per quel che ci riguarda qui, non sono particolarmente importanti.
Ma gli Abruzzi potevano davvero combattere contro un incrociatore pesante?
Chiaramente, se gli Abruzzi avevano oltre 2.000 t di acciaio, questo non era dovuto solo alla necessità di difendersi dagli incrociatori leggeri nemici. Ma questo disegno sarebbe stato sufficientemente resiliente contro l'azione dei grossi calibri delle navi di categoria superiore? Apparentemente è quel che pensavano gli ammiragli che vollero questi ultimi Abruzzi in tale versione, ma uno studio più approfondito non mi consente di convalidare questa loro speranza.
La resistenza della cintura ai 203 mm degli Abruzzi era da un lato esuberante per lo scontro con altre navi analoghe, mentre il ponte non era robusto a sufficienza nemmeno per garantire l'immunità ai pezzi da 152 mm. Forse un disegno più bilanciato (come i tipi anglo-americani) sarebbe stato ben più utile, anche perché è francamente un pò aleatorio, con appena 10 pezzi da 152, pensare di combattere contro un incrociatore armato di 8 da 203 (come minimo). Finché erano navi poco protette e vulnerabili ai 152 mm, ci poteva anche stare; ma nella seconda metà anni '30 era chiaro che queste navi stavano venendo aggiornate oppure sostituite e integrate da incrociatori ben più robusti, contro cui il 152 diventava molto meno interessante, a maggior ragione se ne potevi schierare soltanto pochi di più e con una cadenza di tiro appena superiore a quella dei 203 mm. Su una battaglia tra Zara e Abruzzi, io punterei sugli Zara.
Probabilmente sarei altrettanto fortunato se puntassi anche sui Trento, e specialmente sul figlioccio Bolzano, a mio avviso tutti vincenti contro gli Abruzzi, mentre non garantisco che avrebbero potuto battere (i Trento e il Bolzano) i Town o i Brooklyn (specialmente i Brooklyn!). A loro volta, gli Abruzzi avrebbero potuto probabilmente sconfiggere i Dunquesne, e forse forse, i primi Suffren. Mentre da parte francese, i La Galissonniére avrebbero potuto far vedere i sorci verdi ai Trento/Bolzano.
Tanto per chiarire il concetto: colpi al minuto, peso complessivo/minuto Tipica cadenza di tiro nelle esercitazioni:
-Trento: 24(?) 3.000 kg (?) 2-3 RPM
-Abruzzi: 50 2.500 kg 2-3 RPM
-Brooklyn: 150 9.000 kg (max teorico!) 8-9 RPM
-Belfast: 72 3.600 kg. 5-6 RPM
Pare evidente che la scommessa fatta da americani, inglesi (e inizialmente, dai giapponesi con i Mogami), nel caso italiano non era molto pagante e affidarsi alla sola corazzatura come elemento di compensazione non mi pare una grande idea: i Trento avranno avuto solo 70 mm di cintura, ma avevano 50 mm di ponte e una IZ probabilmente di 16-20+ km. Gli Abruzzi avrebbero potuto garantire cosa? 40 mm di ponte non erano tanti, e la IZ sarà stata paragonabile. Bisogna tenere presente che i 152 italiani penetravano sugli 86 mm a 14 km /0°, ma i 203 erano capaci di penetrare 109 mm a 18 km/0°.
A 16 km, il confronto era di 74 mm contro 150 (!!!) mm dei 203 italiani. Gli effetti perforanti erano pertanto circa doppi. L'effetto esplosivo non era da meno: non solo a 16 km una granata da 203 mm perforava ben 150 mm di corazza omogena (o 137 mm di KC), ma la carica esplosiva che portava con sé era di ben 3,16 kg contro 0,84. In altre parole, il 203 mm perforava il DOPPIO e al contempo, portava dietro tale spessore di acciaio una carica dirompente pesante ben QUATTRO VOLTE quella da 152.
Cadenza di tiro degli incrociatori italiani
La cadenza ufficiale dei pezzi da 152 italiani era, a seconda dei tipi, di 4-8 RPM, paragonabile a quella delle navi estere, ma era davvero così nella realtà? Gli Abruzzi erano accreditati di 5 RPM, per esempio, con i loro super-cannoni più moderni degli altri. Ma adesso vediamo cosa erano davvero capaci di fare, fonti Storia MIlitare e monografia incrociatori Zara (SM n.199 apr.2010 e monografia n.12, ad essere tignosi).
______________________________1938_________1939_________________1940
-203/50 (Trento) N/A __________1,86_________________1,45 a 20-21 km; 1a carica.
N/A___________3,7__________________2,75 NB a 3,3-3,5 km; 3a carica N(notturna)
-203/53 (Bolzano e Zara) N/A___________1,5__________________1,2 a 18-20 km; 1a carica
______________3,5__________________N/A con la 3a carica
-152/53 OTO/Ansaldo: ______________1,4-1,5_______________1,8 a 16-17 km
-152/55: ______________1,5__________________1,9 a 17,6 km
Precisione:
1939: 203/50: 340x276 a 20 km; 1940, 175x265 m a 21,3 km. Altri dati: 279x421 (16 km, 1938), 214x289 (19 km, 1939, 12%); 311x410 m (14 km, 2,8%, 1940)
1939: 203/53: 195x89 a 20 km; 1940, 210x ? m a 20 km Altri dati: 239x345 (16 km, 1938), 197x262 (18 km, 1939, 1,3%), 263x375 (20 km, 1940, 3,6%)
1939: 152/53: 194x253 a 16 km; (OTO); 1940?
168x226 a 17 km (Ansaldo) 1940, 149x214 a 16,2 km (7,8%)
1939: 152/55: 278x405 a 16 km; (2,1%) 1940, 303x462 a 17,6 km (5,6%)
Per quel che riguarda la cadenza di tiro massima dei 203 mm, sembra che essi avessero potuto esprimere valori vicini a 4 RPM soltanto tirando a 3-4 km con la IIIa carica notturna, non proprio un capolavoro. Persino tirando a 7 km con la IIIa carica normale erano ancora attorno ai 2 RPM scarsi.
La cadenza di tiro dei 152 mm non era proprio un capolavoro a sua volta, anzi appariva davvero scarsa, e i 100 mm erano decisamente un pò troppo lenti come armi a.a. (le armi inglesi tiravano anche 10-15 RPM, anche se ovviamente tali ritmi di fuoco non potevano essere mantenuti per lunghi periodi di tempo).
Non che il discorso fosse tanto meglio per i cannoni a.a. da 100 mm: a 3 km circa ottenevano 6 RPM scarsi; a distanze maggiori attorno a 5 RPM; tiro antinave a circa 7 km (non proprio il massimo per queste armi): circa 4+ RPM.
Quanto alle navi americane, ricordo che l'USS Savannah tirò 138 colpi da 152 mm in appena un minuto.
Le navi inglesi con il 152 mm potevano tirare fino a 5-6 RPM, quelle con il 203 3-4 RPM tipici.
Le navi americane arrivavano fino a 8-10 RPM; gli incrociatori con il 203 mm avevano fino a 3-4 RPM, ma vi furono episodi in cui si arrivò anche a 6 RPM.
Di sicuro le navi italiane non erano le migliori sul campo come cadenza di tiro, anche se erano micidiali come balistica. Quanto al tempo di volo, i 203 inglesi impiegavano 38 sec per i 18 km, 35 con quelli americani, 48 circa per i 152 inglesi (a 22+ km: 71 sec per i 152 inglesi e 55 sec per i 203 mm).
In generale, mi pare evidente che le navi italiane non erano eccezionali e se i 152 mm potevano tirare soltanto un paio di colpi al minuto su distanze medie, allora è evidente che NON potevano in nessun modo competere con i 203 mm. Con 10 cannoni gli Abruzzi potevano tirare sui 20 RPM scarsi, mentre gli Zara potevano sfiorare i 15 RPM, tirando però quasi 2.000 kg di munizioni, mentre con quei ritmi gli Abruzzi non avrebbero raggiunto nemmeno 1.000 kg. Se avessero tirato 6 RPM potevano competere, ma con 2 proprio no! E tanto meno, con questo ritmo di tiro avrebbero mai potuto competere con i Brooklyn, che con il 50% di cannoni extra potevano erogare, a quel punto, anche 6 volte tanto di volume di fuoco e oltre sette volte il peso di bordata al minuto (7.000+ vs 1.000!).
Anche se la precisione e la distruttività del colpo sono fondamentali, è chiaro che non è così che si potrebbe arrivare più facilmente il successo agli Abruzzi piuttosto che ai concorrenti o agli incrociatori pesanti nemici.
Infine, molte armi alleate, anche se con poco successo, potevano essere usate come cannoni antiaerei. Non era granché come risultato pratico, ma interessante se si considera che così facendo potevano aumentare il volume di fuoco antiaereo altrimenti demandato solo ai pezzi di medio e piccolo calibro. L'alzo massimo dei 203 inglesi arrivava fino a 70°, appena 5 in meno dei cannoni da 90 italiani, tanto per dirne una. Anche i pezzi da 152 italiani potevano essere usati per tiro a.a. di sbarramento, ma l'alzo di 45° non aiutava contro la minaccia più difficile (ma forse non la più pericolosa), ovvero i bombardieri ad alta quota, o ad alto angolo d'attacco.
Qualche discorso sugli aerei...
Giova anche ricordare che i ricognitori usati dalle navi italiane erano in genere i Ro.43, appena capaci di difendersi da se pur avendo una velocità maggiore di quella di altri biplani da ricognizione; però essi erano armati in genere soltanto con due mitragliatrici leggere, essenzialmente per la propria difesa. Gli idrovolanti usati da altre marine erano armati in maniera molto più potente e non di rado potevano usare bombe, cariche di profondità, cannoni e persino siluri (almeno in teoria). E' un fatto che idrovolanti provenienti dalle navi alleate e giapponesi alle volte bombardarono, o addirittura diedero caccia, a bersagli a terra o in aria nemici, addirittura vi furono casi in cui usarono le cariche di profondità come bombe vere e proprie, anche se la nave di per sé non era capace di lanciarle direttamente. Questa capacità, a causa dei limiti del Ro.43, non ebbe luogo invece sulle navi italiane, dato che questi, pur essendo veloci, erano piuttosto fragili, poco armati e mai con bombe di alcuna sorta, mentre diversi aerei stranieri avevano fino a 250 kg+ di capacità e se erano adattamenti di altri modelli, anche carichi prossimi ai 1.000 kg.
Un esempio fu il Savannah, i cui idrovolanti eseguirono bombardamenti con cariche di profondità settate all'impatto contro veicoli della Francia di Vichy durante un'azione in Marocco. Peraltro il Ro.43 poteva essere un avversario temibile per questi aerei, perché velivoli come i SOC andavano a poco più di 260 kmh mentre il Ro.43 arrivava a 300, per cui era in grado di intercettarli avendo un peso minore e un motore più potente. Peraltro aveva solo 1 arma da 7,7 anteriore e una difensiva dello stesso calibro, come il SOC, e quindi è difficile che avesse modo di abbatterlo davvero. Peraltro avrebbe potuto infastidirlo. Se poi 2 Ro.43 fossero stati sufficienti per fermare 4 SOC è ancora più difficile da dire, direi di no. Il derivato da caccia monoposto Ro.44, con maggiore velocità e due armi entrambe in caccia, sarebbe stato meglio, ma non venne imbarcato sulle navi italiane ma relegato ad un limitato servizio a terra. In ogni caso, i ricognitori sarebbero stati usati da entrambe le parti come correttori di tiro più che come velivoli da combattimento e ci sono poche o nessuna istanza in cui essi sarebbero usati come mezzi bellici direttamente coinvolti, anche se in questo senso forse i migliori sono gli Ar.196, che però non fanno parte di questa competizione. Per le navi inglesi, aerei come i Seafox o i Walrus, da 200 km/h, erano davvero troppo lenti e in genere disarmati in ogni caso. I Ro.43, dal canto loro, erano talmente alleggeriti che pur derivando dal robusto Ro.37 terrestre, erano assai poco adatti in ogni caso, al ruolo del caccia intercettore, anche se forse accadde molto limitatamente un loro impiego in tal senso. Però il confronto con dei 'veri' bombardieri era difficile e sopratutto i limiti pratici di questi velivoli erano tali che difficilmente questo accadde, e sicuramente non si ha notizia né di loro vittorie né di duelli aerei veri e propri tra ricognitori idrovolanti basati su incrociatori/corazzate da entrambe le parti in causa lanciati in aria durante le battaglie. Spesso, al contrario, capitava che venissero lanciati in mare appena danneggiati se a bordo, o addirittura prima delle battaglie per il timore che venissero colpiti e incendiati a bordo. Ad ogni modo, questo tipo di macchine rende poco probabile l'azione sia offensiva che difensiva da parte loro. Peraltro, la tentazione eventualmente di lanciare 4 SOC, specie se l'oppositore avesse solo 2 Ro.43 in aria, non sarebbe del tutto da negare, se poi essi avessero armi da bombardamento. Se poi gli americani avessero già all'epoca usato i nuovi Kingfisher sarebbe stato tutto un vantaggio per loro, anche se solo marginalmente più veloci degli altri. Il fatto che gli italiani avrebbero comunque avuto un aereo che per quanto poco armato, sarebbe stato abbastanza veloce per intercettarli è nominalmente positivo, ma in pratica ben poco potevano fare come si è visto. Infine, i britannici ebbero il miglior uso dei ricognitori imbarcati quando in Norvegia, seconda battaglia di Narvik, un singolo Swordfish lanciato quel giorno diresse il tiro delle navi, scoprì quelle nemiche, e prima ancora, affondò un sommergibile di grossa stazza sorpreso in superficie e infine diede il colpo di grazia contro un cacciatorpediniere. Davvero niente male e da quel ricognitore dipese tutto l'esito della battaglia.
In ogni caso, dubito che si potrebbe rendere valido qualche tipo di uso bellicamente diretto di questi idrovolanti. Peraltro, come ricognitori antisommergibili, seppur più lenti, aerei come i SOC sono più efficaci di quanto non possano essere i Ro.43, che tra l'altro, erano talmente pessimi quanto a resistenza, che in genere una volta lanciati dalle navi raggiungevano gli idroscali costieri piuttosto che tornare alla nave stessa. Insomma, non un granché. Forse gli unici idroricognitori imbarcati validi erano quelli giapponesi, capaci di volare fino a quasi 400 kmh e di portare anche 250 kg di bombe (a seconda del modello), tanto che non di rado vennero davvero usati come macchine d'attacco o da caccia. Questi, però, erano disponibili solo per i giapponesi, mentre il Seahawk, veloce e armato più o meno come un Macchi 200, divenne una realtà soltanto verso la fine della guerra e quindi non ci interessa pur essendo stato un velivolo molto apprezzato dagli americani per le sue elevate prestazioni.
Nell'insieme, l'unica ragione per parlare bellicamente dei SOC non è tanto il confronto diretto con il reparto aereo delle navi nemiche (a meno che il nemico non sia un incrociatore italiano, ma per esempio, un incrociatore inglese o francese, i cui idrovolanti erano meno veloci di quelli americani e avrebbero invogliato all'uso maggiormente offensivo di SOC e Kingfisher), ma per segnalare come se alcuni incrociatori italiani avevano cariche di profondità (un numero eminentemente simbolico, tanto per 'spaventare' eventuali sommergibili nemici), è anche vero che quelli americani (e forse anche qualcuno inglese) potevano usare anch'essi cariche di profondità, ma non direttamente, ma con l'impiego dei loro stessi aeroplani imbarcati, armati anche di bombe piccole o medie. Non risorse determinanti, ma abbastanza per eseguire certi tipi di missione che non potevano essere svolte dai Ro.43. Quanto alla 'caccia', c'é almeno una istanza in cui un veloce SM.79 si trovò impedito nella sua azione, durante la battaglia di Mezzo giugno, da un idrovolante Swordfish posto a difesa di una nave e questo, malgrado la velocità fosse a stento la metà dell'SM e l'armamento scadente, per cui il velivolo in questione era senz'altro un avversario improbabile, ma nondimeno, deciso a non far passare il nemico.
In Rete ci sono vari dibattiti sugli incrociatori inglesi e non: world of ships, forse anche warthunder, ma sicuramente navweapons forum. Però c'é anche il Quora:
https://www.quora.com/What-was-the-best-cruiser-in-WW2