Duri a morire parte: gli incrociatori nella II guerra mondiale10/12-3-015 (aggiornato: 5-1-17)
Abbiamo visto in altre pagine lo schema protettivo di molte navi di questa interessante e ammirata categoria di vascelli navali. Adesso, però, bisogna capire come realmente tutti quei mm di acciaio, paratie ecc valessero per determinare, o meno, la sopravvivenza in battaglia.
E così si possono vedere come le navi da guerra di questa categoria sopportarono colpi di ogni sorta. Alle volte andarono giù in maniera fin troppo facile, essendo dopo tutto navi fragili, concepite per la velocità e quindi con scafi lunghi e con difese interne poco profonde, quand'erano presenti.
Alle altre volte, invece, si dimostrarono eccezionalmente resilienti, anche quando l'aspetto esterno non lo avrebbe lasciato intendere. E' il caso di molte navi giapponesi, per esempio, sicuramente imponenti per aspetto ma anche bersagli apparentemente facili per ogni sorta di arma.
Al contrario, le navi italiane, così raccolte, pulite ed eleganti, e con un ammontare di corazze eccezionalmente elevato (anche più di 2.000 tonnellate), di fatto restarono spesso al di sotto di quello che avrebbero forse dovuto dimostrare. Anche le navi inglesi riuscirono spesso a sopravvivere a colpi durissimi, eppure non erano particolarmente corazzate. Molta della differenza, in realtà, era data dall'organizzazione antincendio e d'emergenza in generale, dalla compartimentazione, dalla capacità di evitare esplosioni interne tramite compartimenti, corazze e allagamenti. Questo, più dei millimetri di corazza, faceva spesso la differenza.
A questo si aggiunga la sfortuna/incompetenza, con i due maggiori e più brillanti casi della battaglia di Savo e di quella di Matapan. Paradossalmente, gli Zara, forse gli incrociatori più corazzati realizzati tra le due guerre, in realtà andarono a picco e sparirono praticamente dalla storia navale in una notte. Il Gorizia rimase, ma più che altro è noto per avere salvato la reputazione della classe incassando bombe che non lo affondarono perché fallirono nel penetrarne il ponte corazzato. Un pò poco per navi valide, ma sfortunate. La loro sorte fu in effetti impari alla sfida che ponevano: avevano una corazza prevista contro i cannoni da 203 mm di incrociatori pariclasse; ebbene, si trovarono a pochi chilometri dai cannoni calibro 381 delle corazzate, per le quali anche gli 'Zara' erano poco più che lattine di birra! Questa fu la loro sfortuna maggiore, anche se i siluri non erano minacce inferiori, come dimostrarono gli eventi bellici in tutti i mari, spesso proprio a danno degli incrociatori, bersagli ghiotti anche se non facilissimi da raggiungere.
Giappone: l'allegra fine della gloriosa armata degli incrociatori imperiali
La flotta col Crisantemo combatté fino alla fine della guerra, fino all'ultima risorsa disponibile. Era la flotta più grande di tutte quelle dell'Asse. E, fatalmente, si basava sopratutto sugli incrociatori, per giunta di tipo pesante e suddivisi in molte classi, apparse in un lungo arco di tempo. Quindi, questo è il caso più interessante da studiare. Eccoli qua, in ordine più o meno cronologico di realizzazione.
Da ricordarsi che gli altisonanti nomi degli incrociatori giapponesi erano: di montagne per quelli pesanti, e di fiumi per quelli leggeri.
I pesi 'massimi'
Furutaka
Erano la prima classe di incrociatori 'moderni' postbellici per la marina giapponese, almeno nel campo dei 'pesanti' (peraltro derivavano dal leggero Yubari), impostati nel 1922 e varati nel 1925, per cui erano decisamente 'pre-Washington'. In realtà erano stati concepiti fin dal 1916, con cannoni da 140; ma quando si seppe degli Omaha americani, venne aumentato il dislocamento e la potenza delle nuove unità giapponesi. Entrarono in servizio già nel 1926: il capoclasse il 31 marzo, il Kako il 20 luglio.
Dislocamento: 7.213-9.692 t (quindi erano 'classe 7.000 t'), poi aumentato a 8.100-9.544 t; Equipaggio: 625 uomini
Dimensioni: 185,2x15,8x4,49-5,56 m; potenza 102.000 hp su 4 assi (14 caldaie), carburante 1.010 t nafta e 570 carbone, poi nafta 1.850 t, 34,5 nodi, 6.000 nm/14 kt
Armamento: 6 cannoni singoli da 200 mm, 4 da 76 mm, 12 tls da 610 mm; 1 idrovolante (con hangar e catapulta) (nel 1941: 6x203, 4x120, 8x25, 8x610)
Corazzatura: cintura (80 x 4,1 m) a 9°: 76 mm NVNC (nuovo tipo non cementato) per i lati delle sale macchine; scafo superiore 25 mm+19 mm HT; ponte principale 35 mm (32 sulla linea centrale); ponte superiore 28,6 mm+19 mm HT; depositi, 51 mm fianchi, 38 mm tetto; torrette da 25 mm (19 tetto).
IZ: vs 152 mm a 12-15 km.
Queste navi erano incrociatori pesanti a tutti gli effetti, ed erano considerati come Classe A dalla marina giapponese, pensati per battere i più numerosi 'Omaha' americani e gli Hawkins inglesi.
Erano caratterizzati dal tipico ponte giapponese arcuato, che permetteva di risparmiare peso rispetto ai veri 'castelli' delle navi occidentali, inoltre lo scafo aveva un rapporto L/L di 11,7:1. La struttura dei ponti e cintura corazzata era anche parte resistente dello scafo, per cui non c'era da aggiungere nulla al loro spessore nominale. Il torrione, per la prima volta negli incrociatori giapponesi, era molto alto, con ben sei livelli per garantire tutte le funzioni, mentre i lanciasiluri erano sul ponte intermedio, fissi.
L'apparato motore contribuiva alla protezione, sebbene non 'sdoppiato', perché aveva ben 7 locali con 14 caldaie totali (metà delle quali capaci di bruciare anche carbone); c'era una paratia longitudinale che separava anche le 4 turbine (posteriori) che erano del tipo inglese Parsons nel Furutaka e le Curtiss americane per il Kako.
Inizialmente c'era un armamento di 6 torri singole da 200/50 mm, con torri elettriche, e gittata di 100 kg x 22,5 km (a 25°). I cannoni da 8 cm (in realtà 76,2 mm) arrivavano a circ 9 km di gittata a.a. ma il vero punto debole era che come armi leggere, c'erano solo due Vickers da 7,7 mm! I lanciasiluri erano sistemati a lato e non a centro nave per non avere troppi problemi di baricentro. Così vennero sistemati lanciasiluri fissi sul ponte principale (3x2 su ciascun lato, tra sale macchine e ponte comando), con una ricarica e quindi ben 24 siluri da 610 mm, i quali non erano ancora del tipo Long Lance. Inizialmente c'era una piattaforma sulla torre n.4 per operare con un aereo, ma appena divennero disponibli delle catapulte, vennero aggiornati (1930-32), quando ebbero anche cannoni da 120 mm (raggio a.a. circa 10 km).
Dal 4 luglio 1936 il Kako ebbe una ricostruzione ulteriore a Sasebo, mentre il Furutaka iniziò lo stesso percorso a Kure il 1 aprile 1937, terminandole il 4-37 e il 4-39. Il risultato fu l'avere cannoni da 203 mm, ma in tre torri trinate (i cannoni erano i 200 mm che provenivano da Aguro e Ashigara) capaci di 55° e sul torrione comparve un nuovo sistema di tiro; non solo, ma apparvero anche 4x2 da 25 mm e 2x2 da 13 mm, e i lanciasiluri vennero sostituiti da 2 sistemi quadrupli brandeggiabili (16 armi), una catapulta migliore e altro ancora, con due aerei tipo E7K. E nemmeno l'apparato motore rimase indenne, tanto che ricevette 10 nuove caldaie a nafta e le turbine revisionate, la potenza elettrica passò da 315 a 885 kW.
Aggiungiamo a tutto questo anche due controcarene (larghezza portata a 16,9 m) e carburante a 1858 t per stabilizzare le navi e il risultato erano delle valide navi da guerra, sebbene un pò pesanti in alto. Serviranno in battaglia con il 6o squadrone incrociatori, che iniziò le operazioni con la campagna di Wake tra il 23 dicembre e il 10 febbraio 1942, quando tornarono a Truk per una revisione. Parteciparono a vari sbarchi nei mesi successivi, al Mar dei Coralli (ma non a Midway), per poi combattere a Guadalcanal.
Queste navi erano incrociatori pesanti a tutti gli effetti, ed erano considerati come Classe A dalla marina giapponese, pensati per battere i più numerosi 'Omaha' americani e gli Hawkins inglesi. Erano caratterizzati dal tipico ponte giapponese arcuato, che permetteva di risparmiare peso rispetto ai veri 'castelli' delle navi occidentali. La struttura dei ponti e cinture corazzate era anche parte resistente dello scafo, per cui non c'era da aggiungere nulla al loro spessore nominale. Il torrione, per la prima volta negli incrociatori giapponesi, era molto alto, con ben sei livelli per garantire tutte le funzioni, mentre i lanciasiluri erano sul ponte intermedio, fissi. Prima della guerra, ebbero 4 cannoni da 120 mm a.a., 8 da 25 mm, e le sei torri singole da 200 vennero rimpiazzate da 3 binate da 203 mm (alzo fino a 55°), oltre a numerosi altri aggiornamenti, e la potenza elettrica passò da 315 a 885 kW. L'aumento di peso causò un'ulteriore immersione dello scafo, ma si contrastò con l'adozione di controcarene subacquee.
L'unità capoclasse, il Furutaka appunto, era stata costruita tra il 1922 e il 1925, per cui era già vecchiotta all'inizio della guerra. Entrò in servizio nel 1926 e subì poi vari aggiornamenti che la resero comunque una nave temibile, anche se il peso era aumentato da 8.080 a 9.300 t (standard).
Il Furutaka riuscì a sopravvivere senza alcun danno fino alla cruciale battaglia di Cap Esperance dell'ottobre 1942, quando tutta la sua fortuna svanì in una notte. Preso sotto tiro dal fuoco delle armi americane radar-guidate, venne colpito da un siluro e circa 90 colpi d'artiglieria da breve raggio, i quali causarono anche l'incendio di alcuni siluri Long Lance. Dopo circa 4 ore, attorno alle 2.28 del 12 ottobre, il Furutaka affondò. Probabilmente non sarebbe successo senza gli incendi dei siluri di bordo, che già il progettista Hiraga temeva perché siti all'interno della nave (per varie ragioni); solo 33 furono i morti nonostante i danni terribili subiti, più 110 dispersi. In realtà, gli americani fecero 115 prigionieri, ma 515 erano scappati sulle navi giapponesi, tra cui il comandante Araki.
Il Kako, nave sorella del Furutaka, andò perduto prima d'allora; già reduce di diverse battaglie importanti, al ritorno del trionfo di Savo, divenne vittima della pronta vendetta americana, quando un sottomarino, l'S-44, lanciò la mattina del 10 agosto 1942, una salva di 4 armi da breve raggio. Tre siluri colpirono il Kako alle 7.08, nelle zone della torre n.1, magazzini e caldaie. Nessuna nave è mai sopravvissuta a tre siluri pesanti incassatiin mare aperto, e il Kako non fece eccezione: in 5 minuti si rovesciò ed esplose a causa delle caldaie raggiunte dall'acqua, anche per colpa degli oblò totalmente aperti che aiutarono l'entrata dell'acqua a bordo. Anche questo incrociatore andò perduto, dunque, ma sorprendentemente con appena 34 vittime malgrado la rapida sparizione dalla superficie. Anche in questo, tutto sommato, Savo fu un successo.
Aoba
Incrociatore pesante che in realtà era una specie di unità ibrida pre-Washington, ordinato nel 1923 (come parte del programma del 1922 per 59 nuove navi da guerra), varato nel 1926 ed entrato in servizio nel 1927, aveva un dislocamento nominale di 8.300 t, poi aumentato attorno a 9.000 metri, per 185,17x15,83 m, nonché un apparato motore da ben 102.000 hp, che gli dava almeno 36 nodi, mentre inizialmente aveva 7.000 nm/14 nodi, poi aumentati a 8.223 nm, per un equipaggio di 643-657 elementi. Armato con 6x200 mm, poi sostituiti da 3 torri binate da 203 mm, più 4 cannoni singoli da 120 mm a.a., 12 siluri da 610 mm e varie mitragliere e idrovolanti, l'Aoba era una nave potente, discretamente protetta con cintura da 76 mm, e circa 36 per ponti. Alla fine della guerra aveva fino a 50 cannoni da 25 mm a.a.
Dislocamento: 7.100-9042 t; equipaggio 625.
Dimensioni: 185,17x15,83x 5,71 m; 102.000 hp su 4 assi (12 caldaie) e 4 turbine (Mitsubishi-Parsons Aoba, Kawasaki-Curtiss Kinugasa); 34,5 kt; 1400+400 t; 6000/14
Armamento: 6x200/50 mm; 4x120 mm, 2x7,7; 12x610 mm; un idro E2N1;
Corazzatura: cintura 76 mm (80x4,1 m) a 9°; ponte 35 mm; torri 25 mm; barbette 57 mm.
Questa nave e la sorella erano sostanzialmente una ripetizione dei Furutaka, ma con diverse migliorie tra cui torri con alzo a 40°, i nuovi cannoni da 120 e una catapulta (il Kinugasa fu la prima ad averla, nel marzo 1928). Anche stavolta il dislocamento effettivo aumentò di parecchio (sulle 1.000 t) rispetto al progetto iniziale.
Nel 1933 le armi da 7,7, puramente simboliche, vennero sostituite da 2 impianti da 4x13 mm.
Nel 10/1938-10/40 gli incrociatori ebbero i cannoni da 203 mm, sistemi DT migliorati, 4 cannoni binati da 25 attorno al fumaiolo posteriore, 2x13 mm sul torrione; e i lanciasiluri da 610 mm fissi vennero sostituiti da due quadrupli brandeggiabili, con 8 armi di ricarica e altre modifiche ancora, ma le caldaie rimasero le stesse, sebbene alimentate solo con nafta e con potenza aumentata a 110.000 hp, più nuove carene che aumentarono la larghezza di 70 cm. Il dislocamento aumentò a ben 9.088/11.660 t e l'immersione a 5,66 m (larghezza portata a 17,6 m), mentre l'equipaggio arrivava a 657 uomini.
In seguito l'Aoba venne aggiornato perdendo una torre da 203 e aumentando le armi da 25 mm oltre ad avere 4 lb AS, più radar e numerose altre armi da 25 mm seguiranno negli anni successivi, con le ultime 8 nel 1945. Una nave apparentemente leggera e vulnerabile, ma che combatté per tutta la guerra.
Queste 2 unità servirono con il 6o squadrone, e parteciparono alle campagne nel Pacifico meridionale, e in particolare a Rabaul, e a Guadalcanal.
Durante la battaglia di Savo (9 agosto 1942) l'Aoba combatté in prima linea e venne colpito una singola volta dal fuoco di ritorno degli incrociatori americani.
Durante la battaglia di Cap Esperance (11 ottobre 1942), dove l'USN ottenne un grosso successo, l'Aoba venne preso sotto tiro da un'enormità di fuoco nemico, favorito dalla localizzazione radar e dal successivo taglio della T, subendo la perdita di circa 80 uomini tra cui il comandante Goto, e circa 24 o 40 cannonate da 152 e 203 mm. Nonostante questo e la sua modesta corazzatura, nonché le distanze ridotte di tiro in quella mischia notturna, riuscì a ritirarsi, con la torre N.3 distrutta, la N.2 KO e 4 caldaie fuori uso.
Il 3 aprile 1943, a Kavieng, l'Aoba, oramai riparato (con un impianto triplo da 25 mm al posto della torre N.3), venne colpito dai B-17 americani in arrivo da bassa quota. Una bomba da 500 lb, di quelle, lanciate temerariamente in modalità 'skip bombing' (tra 75 e 250 ft, ovvero tra 20 e 75 metri!) causò l'esplosione di due dei siluri Long Lance (circa 1.000 kg di esplosivo!) e un forte incendio, così che l'incrociatore venne spiaggiato per evitare conseguenze peggiori dato che aveva subito anche un allagamento interno. Dopo essere stato rimorchiato a Truk e poi mandato a Kure il 1 agosto, venne riparato e provvisto di radar (la cui assenza era stata determinante per l'esito della battaglia di Cap Esperance), ma la velocità rimase ridotta a 25 nodi, così che non ebbe più modo di partecipare a grandi battaglie. In compenso ebbe un armamento aumentato di due impianti binati da 25 mm.
Da notare che il 6 giugno 1944 (sbarco in Normandia), a Wiego Island, l'Aoba venne attaccato da formazioni di B-24, ma non venne colpito; la cosa interessante è che utilizzò anche ben 97 colpi del calibro principale (203 mm) per respingere l'attacco aereo (la contraerea secondaria sparò solo 126 colpi da 120 mm).
L'11 ottobre l'Aoba entrò in collisione con un'altra nave (Kinu) soffrendo danni minori.
Il 23 ottobre 1944, però, venne attaccato con 6 siluri da un sommergibile americano, anche se solo uno andò a segno, nella sala macchine n.2, con uno sbandamento di 13°. Nondimeno, l'Aoba riuscì a ritornare a Cavite (Filippine) via traino dal caccia Kitagami, per essere poi bombardato da aerei americani il 29 ottobre (non è chiaro con quali danni).
Tornò in Giappone il 12 dicembre 1944, ma venne giudicato irreparabile e messo in riserva.
Il 24 aprile l'USN attaccò Kure e l'Aoba si posò sul fondo a causa dei danni, ma venne continuamente aggiornato con nuovi cannoni per fare da batteria a.a. (arrivata a 5 impianti tripli, 10 binati e 15 singoli).
Il 24 luglio, l'Aoba venne attaccato da circa 30 aerei della TF 38, beccandolo in pieno da una bomba+1 near miss, affondandolo in 7,6 metri d'acqua. Mai contenta, l'USN attaccò ancora il 28 luglio, e altre 4 bombe andarono a segno, mandandolo a fuoco; attirati da questo, anche i B-24 notturni della 7th AF colpirono l'Aoba, con altre 4 bombe da 227 kg, tanto che lo scafo perse anche la poppa. Perdite ignote, ma il comandante sopravvisse.
Era finita per davvero, quella voltam anche se il 15 agosto era stato classificato come nave di Riserva, e venne radiato solo il 20 novembre.
L'Aoba era stato danneggiato dagli americani non meno di 7 volte, subendo almeno 24 o 40 colpi di cannone, un siluro, e numerose (più di 10?) bombe, eppure nemmeno alla fine della guerra era totalmente affondato, sebbene ridotto ad un relitto. Una nave, indubbiamente, dura a morire, malgrado fosse così vecchia e leggera!
Kinugasa
Fratello dell'Aoba, nel 1928 fu il primo incrociatore giapponese ad avere un idrovolante a bordo.
A Savo venne colpito (9-10 agosto 1942) due volte, precisamente un colpo da 127 mm penetrato nel locale motori n.1 e un colpo (da 203 mm?) nel locale timone di sinistra.
A Cap Esperance, il Kinugasa (nelle foto e disegno sotto) venne colpito da 4 colpi, ma tirò numerose granate a segno (8?) sull'USS Boise, causandogli gravi danni.
Il 14 novembre 1942, durante la campagna di Guadalcanal, fu colpito da una bomba da 227 kg danneggiandolo gravemente e uccidendo il comandante Sawa. Altri ordigni causarono dei 'near' miss, e un successivo attacco colpì e mise fuori uso motori e timone, tanto che alle 11.22, dopo circa 1h48' dal primo ordigno a segno, il Kinugasa affondò capovolgendosi e portandosi dietro 511 uomini.
Incrociatore pesante che in realtà era una specie di unità ibrida pre-Washington, ordinato nel 1923 (come parte del programma del 1922 per 59 nuove navi da guerra), varato nel 1926 ed entrato in servizio nel 1927, aveva un dislocamento nominale di 8.300 t, poi aumentato attorno a 9.000 metri, per 185,17x15,83 m, nonché un apparato motore da ben 102.000 hp, che gli dava almeno 36 nodi, mentre inizialmente aveva 7.000 nm/14 nodi, poi aumentati a 8.223 nm, per un equipaggio di 643-657 elementi. Armato con 6x200 mm, poi sostituiti da 3 torri binate da 203 mm, più 4 cannoni singoli da 120 mm a.a., 12 siluri da 610 mm e varie mitragliere e idrovolanti, l'Aoba era una nave potente, discretamente protetta con cintura da 76 mm, e circa 36 per ponti. Alla fine della guerra aveva fino a 50 cannoni da 25 mm a.a.
Dislocamento: 7.100-9042 t; equipaggio 625.
Dimensioni: 185,17x15,83x 5,71 m; 102.000 hp su 4 assi (12 caldaie) e 4 turbine (Mitsubishi-Parsons Aoba, Kawasaki-Curtiss Kinugasa); 34,5 kt; 1400+400 t; 6000/14
Armamento: 6x200/50 mm; 4x120 mm, 2x7,7; 12x610 mm; un idro E2N1;
Corazzatura: cintura 76 mm (80x4,1 m) a 9°; ponte 35 mm; torri 25 mm; barbette 57 mm.
Questa nave e la sorella erano sostanzialmente una ripetizione dei Furutaka, ma con diverse migliorie tra cui torri con alzo a 40°, i nuovi cannoni da 120 e una catapulta (il Kinugasa fu la prima ad averla, nel marzo 1928). Anche stavolta il dislocamento effettivo aumentò di parecchio (sulle 1.000 t) rispetto al progetto iniziale.
Nel 1933 le armi da 7,7, puramente simboliche, vennero sostituite da 2 impianti da 4x13 mm.
Nel 10/1938-10/40 gli incrociatori ebbero i cannoni da 203 mm, sistemi DT migliorati, 4 cannoni binati da 25 attorno al fumaiolo posteriore, 2x13 mm sul torrione; e i lanciasiluri da 610 mm fissi vennero sostituiti da due quadrupli brandeggiabili, con 8 armi di ricarica e altre modifiche ancora, ma le caldaie rimasero le stesse, sebbene alimentate solo con nafta e con potenza aumentata a 110.000 hp, più nuove carene che aumentarono la larghezza di 70 cm. Il dislocamento aumentò a ben 9.088/11.660 t e l'immersione a 5,66 m (larghezza portata a 17,6 m), mentre l'equipaggio arrivava a 657 uomini.
In seguito l'Aoba venne aggiornato perdendo una torre da 203 e aumentando le armi da 25 mm oltre ad avere 4 lb AS, più radar e numerose altre armi da 25 mm seguiranno negli anni successivi, con le ultime 8 nel 1945. Una nave apparentemente leggera e vulnerabile, ma che combatté per tutta la guerra.
Queste 2 unità servirono con il 6o squadrone, e parteciparono alle campagne nel Pacifico meridionale, e in particolare a Rabaul, e a Guadalcanal.
Durante la battaglia di Savo (9 agosto 1942) l'Aoba combatté in prima linea e venne colpito una singola volta dal fuoco di ritorno degli incrociatori americani.
Durante la battaglia di Cap Esperance (11 ottobre 1942), dove l'USN ottenne un grosso successo, l'Aoba venne preso sotto tiro da un'enormità di fuoco nemico, favorito dalla localizzazione radar e dal successivo taglio della T, subendo la perdita di circa 80 uomini tra cui il comandante Goto, e circa 24 o 40 cannonate da 152 e 203 mm. Nonostante questo e la sua modesta corazzatura, nonché le distanze ridotte di tiro in quella mischia notturna, riuscì a ritirarsi, con la torre N.3 distrutta, la N.2 KO e 4 caldaie fuori uso.
Il 3 aprile 1943, a Kavieng, l'Aoba, oramai riparato (con un impianto triplo da 25 mm al posto della torre N.3), venne colpito dai B-17 americani in arrivo da bassa quota. Una bomba da 500 lb, di quelle, lanciate temerariamente in modalità 'skip bombing' (tra 75 e 250 ft, ovvero tra 20 e 75 metri!) causò l'esplosione di due dei siluri Long Lance (circa 1.000 kg di esplosivo!) e un forte incendio, così che l'incrociatore venne spiaggiato per evitare conseguenze peggiori dato che aveva subito anche un allagamento interno. Dopo essere stato rimorchiato a Truk e poi mandato a Kure il 1 agosto, venne riparato e provvisto di radar (la cui assenza era stata determinante per l'esito della battaglia di Cap Esperance), ma la velocità rimase ridotta a 25 nodi, così che non ebbe più modo di partecipare a grandi battaglie. In compenso ebbe un armamento aumentato di due impianti binati da 25 mm.
Da notare che il 6 giugno 1944 (sbarco in Normandia), a Wiego Island, l'Aoba venne attaccato da formazioni di B-24, ma non venne colpito; la cosa interessante è che utilizzò anche ben 97 colpi del calibro principale (203 mm) per respingere l'attacco aereo (la contraerea secondaria sparò solo 126 colpi da 120 mm).
L'11 ottobre l'Aoba entrò in collisione con un'altra nave (Kinu) soffrendo danni minori.
Il 23 ottobre 1944, però, venne attaccato con 6 siluri da un sommergibile americano, anche se solo uno andò a segno, nella sala macchine n.2, con uno sbandamento di 13°. Nondimeno, l'Aoba riuscì a ritornare a Cavite (Filippine) via traino dal caccia Kitagami, per essere poi bombardato da aerei americani il 29 ottobre (non è chiaro con quali danni).
Tornò in Giappone il 12 dicembre 1944, ma venne giudicato irreparabile e messo in riserva.
Il 24 aprile l'USN attaccò Kure e l'Aoba si posò sul fondo a causa dei danni, ma venne continuamente aggiornato con nuovi cannoni per fare da batteria a.a. (arrivata a 5 impianti tripli, 10 binati e 15 singoli).
Il 24 luglio, l'Aoba venne attaccato da circa 30 aerei della TF 38, beccandolo in pieno da una bomba+1 near miss, affondandolo in 7,6 metri d'acqua. Mai contenta, l'USN attaccò ancora il 28 luglio, e altre 4 bombe andarono a segno, mandandolo a fuoco; attirati da questo, anche i B-24 notturni della 7th AF colpirono l'Aoba, con altre 4 bombe da 227 kg, tanto che lo scafo perse anche la poppa. Perdite ignote, ma il comandante sopravvisse.
Era finita per davvero, quella voltam anche se il 15 agosto era stato classificato come nave di Riserva, e venne radiato solo il 20 novembre.
L'Aoba era stato danneggiato dagli americani non meno di 7 volte, subendo almeno 24 o 40 colpi di cannone, un siluro, e numerose (più di 10?) bombe, eppure nemmeno alla fine della guerra era totalmente affondato, sebbene ridotto ad un relitto. Una nave, indubbiamente, dura a morire, malgrado fosse così vecchia e leggera!
Kinugasa
Fratello dell'Aoba, nel 1928 fu il primo incrociatore giapponese ad avere un idrovolante a bordo.
A Savo venne colpito (9-10 agosto 1942) due volte, precisamente un colpo da 127 mm penetrato nel locale motori n.1 e un colpo (da 203 mm?) nel locale timone di sinistra.
A Cap Esperance, il Kinugasa (nelle foto e disegno sotto) venne colpito da 4 colpi, ma tirò numerose granate a segno (8?) sull'USS Boise, causandogli gravi danni.
Il 14 novembre 1942, durante la campagna di Guadalcanal, fu colpito da una bomba da 227 kg danneggiandolo gravemente e uccidendo il comandante Sawa. Altri ordigni causarono dei 'near' miss, e un successivo attacco colpì e mise fuori uso motori e timone, tanto che alle 11.22, dopo circa 1h48' dal primo ordigno a segno, il Kinugasa affondò capovolgendosi e portandosi dietro 511 uomini.
Classe Myōkō
Con i 4 'Myōkō' (sopra il capoclasse) si cominciò a fare davvero sul serio: ordinati attorno al 1924, vennero varati nel 1927-28 e completati attorno al 1928(Nachi)-1929. Questa fu la prima classe di incrociatori tipo 'Washington' giapponesi, e una delle primissime a livello mondiale, più o meno in contemporanea con i Trento italiani.
Il loro massiccio torrione di comando e controllo era, come su varie navi maggiori giapponesi, costruito quasi ad arte, pur di far apparire queste navi massicce e quasi intimidatorie all'osservatore. Può sembrare cosa da poco, ma in realtà era un modo molto pragmatico per fare 'diplomazia navale' in tempo di pace. E a questo si aggiungevano le caratteristiche di queste unità (coeve dei 'Trento' italiani), che erano indubbiamente straordinarie.
Dimensioni 203,8 x17,34-20,73 x5,9-6,32 m; equipaggio 773
Motori: 130.000 hp (4 assi), circa 35,5 nodi, carburante 2.470 t, autonomia 7500-8.000 nm a 14 kt
armamento 10x200/50 (poi 203/50) mm in 5 torri binate; 6x120/45 mm, 2x7,7, 12x610 mm tripli (con 24 siluri in pace, e fino a 36 in guerra); 2-3 aerei e 1 catapulta.
Dislocamento teorico sulle 10.160-13.280 t, ma arrivato fino a circa 15.000 p.c. dopo le modernizzazioni.
Corazzatura 2.052 t (16,4%): cintura 100 mm a 12° (su 123,6 m), alta 2 m (depositi) o 3,5 (macchine); paratie 102-38 mm; ponte principale circa 32-35 (90-70 su fumaioli); ponte coperta 25 mm; depositi 35 mm (ponte inferiore); torrette 25 mm e barbette 75 mm. Paratia antisiluro 58 mm (lunga 93 m: ma forse è un errore ed era spessa 38 mm) di tipo curvo, estesa da cintura a doppio fondo (2,5 m H); protezione con spazi interni (2,4 m+ per lato), calcolata contro 200 kg TNT. Con l'aggiunta delle controcarene (0,9 m per lato circa) si attendeva la protezione da 250 kg TNT.
Costruiti con il programma navale del 1922-29, questi 4 incrociatori si aggiungevano agli esploratori da 7.000 t (gli Aoba). Tra le loro caratteristiche, la cintura era parte integrante dello scafo, per risparmiare peso. Fin da subito, i giapponesi pensarono a dotare queste navi di protezioni antisiluro, cosa incredibile se si pensa che all'epoca questa era una possibilità che pochi prendevano in considerazione per navi snelle come gli incrociatori, e a maggior ragione per i giapponesi, che intendevano con queste navi arrivare ad alte velocità, così da renderle incredibilmente sottili (circa 12:1!). Eppure riuscirono ad incorporare uno spazio protettivo laterale di tutto rispetto, con tanto di paratia rinforzata posteriore. Anche se questa protezione non poteva garantire niente contro siluri di grosso calibro come quelli usati dalle navi giapponesi già allora, era tuttavia una buona soluzione contro armi aerolanciate o da motosiluranti, e comunque serviva a ridurre i danni anche delle armi più pesanti.
La cintura era massiccia, spessa 100 (o 102?) mm, lunga oltre 123 metri e alta tra 2 e 3,5 metri, a cui si aggiungeva la paratia inferiore. Nulla da dire nemmeno sul ponte, perché era sì sottile (32-35 mm), ma il ponte di coperta aveva tra 13 e 25 mm di spessore (o forse erano in rinforzo e con le piastre standard davano spessori anche maggiori?), buone per esempio, per proteggere dal mitragliamento e dalle schegge. Inoltre, i depositi erano protetti da altri 35 mm di corazza sul tetto. Non è chiaro se questi ponti corazzati fossero disponibili in simultanea sui depositi (coperta sui 25 mm, medio sui 35, e inferiore sui 35), se sì sarebbe stato un record per un incrociatore!
Detto questo, i motori erano ampiamente suddivisi, infatti le 12 caldaie erano provviste in ben 8 compartimenti diversi, e c'era una paratia longitudinale che tagliava anche i locali macchine (come è noto, questa paratia è stata spesso accusata, e non a torto, di aiutare i rovesciamenti delle navi quando allagate su di un lato, però era pur sempre una protezione non trascurabile in molti altri casi). Anche i locali macchine erano provvisti di un compartimento per turbina, per cui l'apparato motore in tutto ne aveva ben 12, contribuendo ad innalzare la protezione della nave. La potenza era elevata e ci si aspettavano 35 nodi effettivi (nonostante l'assenza di surriscaldatori), per un peso totale di 2.260 t.
I Myoko vennero aggiornati nel 1932 e negli anni successivi, quando sostituirono i pezzi da 200 con quelli da 203 mm (alzo max 40°) in torri elettro-idrauliche. Nella prima metà del 1935 videro la sostituzione dei 6 pezzi da 120 signoli con 4 binati da 127. Inoltre vennero sostituiti anche i lanciasiluri da 610 mm fissi con 2 quadrupli e 8 siluri di riserva, spostati da sopra le sale macchine al ponte superiore, e le nuove controcarene (aggiunte a quelle già esistenti che vennero inglobate) portarono la larghezza a 19 m (dai 17,34 iniziali!), anche se la velocità scese a circa 34 kt (15.391 t max). Inoltre arrivarono anche 2 quadrinate da 13,2 mm e doppia catapulta.
Nel 1939-41 (i primi 3 pronti entro giugno 1940), i 4 'Myoko' vennero aggiornati ancora con l'aggiunta di 4 binati da 25 mm e 2 binati da 13, al posto delle mtg precedenti, nonché altri due lanciasiluri da 610 mm, il che portò a ben 16 armi (ora del potente tipo Long Lance) il totale pronto al lancio (più 8 di riserva), più controcarene ingrandite (e larghezza passata a 20,7 m), il che però portò il pescaggio a 6,10 metri, il dislocamento a 12.342-16.007 t, 33,3 kt.
Fu con questa splendida forma che i Myoko si presentarono in guerra, equipaggiati con un rinnovato armamento principale (10x203/50 mm), silurante (16x610 mm), a.a. leggero (8x25 e 4x13 mm). Nel 1942 raddoppiarono le 25 mm togliendo le armi da 13, aggiungendo 4 lanciabombe AS e persino il radar Tipo 21, apparentemente il tutto venne fatto prima dell'agosto 1942 (o forse il radar arrivò nel 1943, dipende dalle fonti), per cui non è affatto vero che le navi giapponesi non avessero radar a bordo, anche se non erano certo della migliore qualità. Al giugno 1944 essi avevano dimezzato i lanciasiluri (8+8 riserva), ma le armi a.a. erano diventate 4x3 e 16x1 da 25 mm oppure (su Ashigara e Nachi) 2x2 e 20x1 da 25 mm (totale 24 armi).
Adesso, dopo che passarono dal 4o al 5o squadrone (facendo posto ai Takao), i Myoko riuscirono a combattere duramente la guerra contro gli alleati. Anche prima della guerra erano ben noti, entrando in servizio per un decennio prima del conflitto. L'Ashigara fu mandato nel 1937 in Europa a dare bella mostra di sé alla sfilata navale per la corona inglese.
In guerra, operarono efficacemente contro le navi alleate, per esempio nella battaglia del Mare di Giava, dove il Nachi distrusse l'incrociatore Java e il de Ruyter venne affondato dall'Haguro. Nel mese successivo, marzo, furono determinanti nell'affondare l'Exeter, e poi contribuirono a distruggere i caccia Pope ed Encounter, mentre l'Ashigara annientò il caccia americano Pillsbury.
A tutti gli effetti, i Myōkō erano i più potenti incrociatori pesanti dell'epoca, migliori apparentemente delle navi europee e di quelle americane.
Non avevano alcun torrione corazzato, per ragioni legate alla stabilità, ovviamente; ma per il resto si dimostrarono molto robusti, sebbene le torri giapponesi, per ragioni di stabilità sopratutto, rimasero sempre incapaci di incassare colpi diretti. Ma lo scafo era sufficientemente robusto, come il Myōkō ben dimostrò. Alla fine della guerra, arrivò a 52 cannoni da 25 mm e due da 13 mm.
Delle torri di prua la terza, a mio avvisto, sembrava lì giusto per fare... karakiri: seriamente, ma non sarebbe stato meglio 3 torri trinate oppure, semplicemente, accettare una riduzione di dislcoamento? Pensate cosa sarebbe stato possibile fare se fosse stato adottato lo stesso layout degli incrociatori americani coevi, e per giunta, su scafi grandemente più grossi e capaci. Peccato non avere resistito alla tentazione di installare un'ulteriore, abbastanza inutile, torre d'artiglieria.
Il 4 gennaio 1942 il Myōkō venne colpito da un B-17 con una bomba da 227 kg, durante l'invasione delle Filippine, ma ebbe solo pochi danni superficiali.
Ebbe danni leggeri, forse senza colpi diretti, anche da altri B-17 il 14 settembre 1942, e altri leggeri ne ebbe anche durante la battaglia del 3 novembre, quando entrò in collisione con un cacciatorpediniere giapponese, che poi venne affondato dagli americani.
Nella battaglia di Empress Augusta, il 1-2 novembre 1943, sia il Myoko che l'Haguro ebbero lievi danni.
Dopo avere evitato almeno 2 attacchi di sommergibili con almeno 10 siluri, il Myōkō combatté a Leyte, dove incassò un siluro da un aereo che danneggiò le eliche di sinistra, riducendo la velocità a 15 nodi. Il 13 novembre, alcuni giorno dopo, mentre era diretto in Indocina, venne colpito da un siluro lanciato da un sommergibile americano. che lo colpì ancora una volta, a poppa, stavolta a destra. Incapace di manovrare, con la poppa spezzata, si trovò tuttavia ancora in grado di muoversi: una delle 2 eliche di destra, infatti, era ancora utilizzabile, così che il Myōkō poteva fare ancora 6 nodi. Nel frattempo, però, doveva anche essere rimorchiato da un cacciatorpediniere, perché aveva perso la capacità di manovrare, non avendo più il timone! Nondimeno, riuscì a tornare a Singapore. Ma lì non c'erano materiali per riparare la nave, e così venne lasciata come batteria galleggiante. Unico superstite della sua classe, il Myōkō si arrese ai Royal Marines il 21 settembre 1945, per poi essere affondato in mare nel dopoguerra.
L'Ashigara era un altro incrociatore di questa classe, potentemente armato (anche se inizialmente, come un pò tutte le navi del suo tipo, con appena due mitragliatrici da 7,7 mm per la difesa ravvicinata!), veloce e ben protetto. Arrivò a 970 uomini d'equipaggio, e a circa 14.000 tonnellate, sopravvivendo nel 1935 ad un'esplosione in una torretta (la n.2) che uccise tuttavia 41 uomini. Era ben noto per le sue partecipazioni a importanti rassegne navali mondiali, all'epoca vera vetrina per le nazioni più potenti e moderne, nonché per il soccorso ai naufraghi di un 'liner' americano spiaggiato per un tifone. Insomma, era una nave diplomatica e apprezzata.
Durante la guerra, però, le cose cambiarono: il 10 dicembre, a Luzon, fu mancata da ben 9 grossi Catalina bombardieri, e poi da 5 B-17 l'11. Il 1 marzo 1942 contribuì ad affondare l'Exeter inglese.
Il 14 dicembre 1944, venne sorpresa dai B-25 mentre andava a bombardare una testa di ponte nelle Filippine, e colpita da una bomba da 225 kg, senza che questo gli impedisse di continuare la missione tirando oltre 200 colpi.
Tutta la fortuna dell'Ashigara finì l'8 giugno 1945, dopo quasi 4 anni di guerra in cui si era distinto. Stava viaggiando tra Batavia a Singapore, con 1.600 truppe a bordo in ritirata, quando venne attaccata, assieme al cacciatorpediniere di scorta, da ben 3 sottomarini alleati. L'Ashigara, a quel punto, era tra un campo minato e la costa, per muovere i suoi 200 e passa metri di spazio non ce n'era, e così non riuscì ad evitare ben 5 siluri degli 8 dell'HMS Trenchant. Questo riuscì poi a lanciarne altri due, non è chiaro se e quanti andarono a segno (entrambi?), ma l'incrociatore non sopravvisse. Dopo 22 minuti si inabissò. Il Kamikaze, fortunatamente, non venne colpito, e salvò ben 853 uomini d'equipaggio, per cui i morti furono circa 100, sorprendentemente pochi per una tale catastrofe (fino a 7 siluri pesanti a segno!). Purtroppo, le truppe furono meno fortunate, subendo circa 1.200 perdite.
L'Haguro è un altro incrociatore che ha avuto una vita lunga e spericolata, iniziata il 25 aprile 1929 e finita il 16 maggio 1945.
Combatté con successo nel 1942, subendo qualche danno nella battaglia di Augusta Bay del 2 novembre 1943. Partecipò a tutte le battaglie principali, a parte quella di Midway. Per il resto se le fece praticamente tutte: Giava, Mar dei Coralli, Salomone orientali, Filippine e Leyte!
A Samar, l'Haguro venne colpito da una bomba nella torre n.2.
In tutto questo curriculum bellico, l'Haguro ebbe solo pochi danni, finché non venne localizzato dai britannici a Singapore, e si seppe che era in rotta per Port Blair per riportare le truppe lì sistemate indietro. La Royal Navy voleva vendetta contro la nave giapponese, e l'ebbe. L'Haguro ebbe danni leggeri da un attacco aereo americano, ma leggeri; piuttosto, abbatté un Avenger inglese, facendo prigioniero l'equipaggio. 5 cacciatorpediniere inglesi erano in agguato nello stretto di Malacca. Certo non sapevano della presenza di loro connazionali a bordo, anche se non per questo avrebbero evitato l'attacco all'incrociatore giapponese. Nella notte, tra temporali e fulmini, i pur primitivi radar della flottiglia inglese riuscirono a localizzare l'Haguro a ben 64 km di distanza. A quel punto si avvicinarono in formazione di battaglia. Malgrado avesse una maggiore altezza sul mare, l'Haguro non li vide per lungo tempo, finché a 16 km non li localizzò con il suo radar di bordo. Il vantaggio dei britannici, che avevano radar più moderni ed erano più piccoli, fu determinante: prima colpirono un caccia giapponese di scorta (il Kamikaze, centrato da una salva da 120 e una scarica da 40 su tutta la lunghezza), e poi lanciarono i siluri contro l'Haguro. Questo aprì il fuoco contro un caccia inglese, il Saumarez da appena 5,5 km, mentre si avvicinavano a 30 nodi per parte. Il Saumarez venne colpito da un colpo da 203 e da uno da 127 al fumaiolo e alla caldaia, ma questi colpi non esplosero per via delle distanze ridotte. L'Haguro, però, venne colpito da 3 siluri di questo e di un altro cacciatorpediniere, a prua, causando una forte inclinazione e mettendo KO tutte le torri anteriori. Erano le 1.15, circa 90 minuti dopo l'avvistamento iniziale inglese(!); ai primi siluri vennero anche aggiunti un siluro alle 1:25, e altri due alle 1:27. L'Haguro era immobilizzato e con gran parte dell'armamento KO, ma venne molestato con le artiglierie leggere per parecchio tempo, mentre si beccò un altro siluro e infine altri due. Il Kamikaze tornò per salvare i superstiti dell'ammiraglia, ma oltre 900 morirono nell'azione, lasciando solo 320 superstiti.
L'Haguro, se tutte le rivendicazioni sono corrette, fu dunque affondato da ben 9 siluri da 533 mm, più alcune cannonate a segno. Nessuna nave poteva sopravvivere ad un tale uragano di fuoco, specie considerando che i siluri inglesi erano tra i migliori in assoluto per affidabilità, e con cariche esplosive molto potenti.
Nachi
Entrato in servizio nel 1928, ancora prima di essere completato, il Nachi divenne pronto per il servizio solo nell'aprile del 1929. Durante i lavori da metà anni '30 in poi ebbe 8 cannoni da 127/40 al posto dei 6 da 120/45 mm, i siluri raddoppiarono a 16 (inizialmente erano 12, poi ridotti a 8). Arrivarono anche 8 armi da 25 mm.
Nella battaglia delle isole Komandorski, il 26 marzo 1943, il Nachi colpì duramente le navi americane, ma ebbe 5 colpi da 203 mm a segno e 14 morti. Il 6 ottobre subì danni minimi da un siluro lanciato da un sottomarino americano, però difettoso.
Il 25 ottobre 1944, a Surigao, il Nachi danneggiò seriamente la prua contro il Mogami, durante una collisione in azione notturna (causata, attenzione, non dal Mogami, ma dal Nachi). Circa 10 giorni dopo, il 5 novembre, il Nachi era a Manila Bay, costretto alla fermata da quest'incidente, quando venne attaccato da 3 ondate di aerei americani. Il Nachi aveva 8 cannoni da 127 mm, anche i 10 da 203 avevano una qualche capacità a.a., e c'erano ben 48 cannoni da 25 mm, per cui non era poi tanto facile colpirlo.. La prima mancò il bersaglio, ma nel secondo attacco venne colpito da almeno 2 siluri e 5 bombe. Era già gravemente danneggiato da quest'azione, ma agli aerei americani non sembrò bastare: la terza ondata portò a segno altri 5 siluri a dritta, spezzando la prua e la poppa della nave giapponese, ma anche un diluvio di 20 bombe e 16 razzi (da 127 mm?). Per sua fortuna, il comandante della nave, Shima, era a terra in quel momento. Arrivò giusto in tempo per vedere la sua nave fatta a pezzi. Affondò in meno di 4 metri d'acqua, ma sopratutto ben 807 uomini morirono e solo 220 si salvarono da quell'autentico inferno. E' difficile capire tanta rabbia e un destino così duro per questa nave, ma gli americani scesero fino a 6 metri di quota per mitragliare anche i superstiti che annaspavano nella nafta. Volevano ammazzarli tutti, in pratica, anche se non riuscirono totalmente nel loro intento criminale (come altro definirlo?).
E così finì il Nachi, a suo tempo vincitore delle navi dell'ABDA (tra cui l'Exeter), incrociatore che s'era dimostrato assai fortunato, ma -per contrappasso- poi fermato da un incidente e sommerso letteralmente da almeno 7 siluri, 25 bombe e 16 razzi, una 'razione' che avrebbe affondato qualsiasi cosa meno potente di una Yamato. Figurarsi un incrociatore da 10.000 tonnellate del 1928.
Nel marzo 1945, gli americani, oramai padroni delle Filippine, ispezionarono il relitto e trovarono, malgrado tutto, ancora materiali come radar e libri dei codici per usarli a proprio vantaggio.
In sostanza, i '4 moschettieri' di questa classe combatterono a lungo e duramente, probabilmente si tratta della classe di incrociatori pesanti di maggior successo, e forse non solo tra quelli giapponesi.
In tutto:
-iil Myōkō' subì una bomba da 227 kg e due siluri, sopravvivendo a tutte le offese.
-il Nachi venne disintegrato da 7 siluri e 25 bombe più 16 razzi e mitragliamenti vari;
-l'Ashigara subì tra 5 e 7 siluri da 533 mm.
-infine l'Haguro incassò fino a 9 siluri da 533 mm.
Si trattò di navi indubbiamente robuste: ma la nemesi delle ultime tre fu decisamente catastrofica, troppo per qualunque difesa
Takao (meravigliao)
Erano stati concepiti come 4 nuovi incrociatori da contrapporre alle navi autorizzate per la marina americana nel 1924, che contemplava per l'appunto, 4 navi da 10.000 tonnellate. Splendite navi, dal look altrettanto intimidatorio ma più moderno dei tipi precedenti. Erano in larga misura ripetizioni dei Myoko, ma i cannoni avevano l'alzo fino a 70°, per giunta erano i nuovi modelli da 203/50 mm; e i lanciasiluri non erano più fissi e nel ponte di mezzo, ma brandeggiabili e sul ponte di coperta, dove erano sì più vulnerabili, ma in caso di esplosione erano anche meno devastanti e inoltre erano, per l'appunto, brandeggiabili. Però i pesi in alto aumentavano e così divenne necessario usare lanciasiluri binati (8 armi), il che portò a sua volta, allo sviluppo di un sistema di ricarica rapida per altri 8 grandi siluri da 610 mm, che normalmente erano sistemati in depositi blindati sottocoperta.
Tra le altre caratteristiche c'era acciaio di leghe migliorate, leghe leggere, saldatura e 2 catapulte per i 3 idrovolanti.
Questi grandi incrociatori erano navi da 9.850-15.490 t, armati con una batteria principale con capacità marginale anche a.a. il che portò a ridurre da 6 a 4 i cannoni da 120 mm, mentre i siluri erano 16x610 mm più ricariche, più due cannoni da 40 e due mitragliatrici da 7,7 mm.
Anno: iniziati nel 1927/28, varati 1930-31, completati 1932.
Dimensioni: 203,76 (192,5 sl)x 19-20,4 (dopo mod) x 6,11-6,32 m.
Dislocamento: 9.850-15.490 t; 11350-14.260 t o a seconda delle fonti 10.007-15.738 t; potenza 132.000 hp, 35,5 kt; 8.500 nm a 14 kt (equipaggio 773)
Armamento: 10x203/50 mm; 4x120 mm; 2x40 e 2x7,7 mm; 16x610 mm; 3 idro
Corazzatura: 2.568 t (16,8% con i 2/3 di carico); cintura corazzata (L=119,8 m) e inclinata di 12°: 38-127 mm sui depositi (37,4x 4,2 m), zona macchine costante da 102 mm (82,4x3,5 m); traverse 102-38 mm (più sottile in basso); ponte 35 mm, depositi 47 mm; ponte principale fino a 25 mm; torrette 25 mm, barbette 75 mm; torrione sui 16 mm. Protezione subacquea (L= 93 m): paratie da 58 mm longitudinali e (poi) controcarene, profondità 3,3 metri per lato (poi aumentata a 4,2 con le controcarene).
La protezione era diversa dai Myoko in pochi dettagli: era più corta (119,8 anziché 123,6 m), ma sui depositi era più spessa; inoltre la torre di comando era, almeno parzialmente, blindata (con corazze leggere). La cintura era estremamente complessa e 'sfaccettata'. In tutto era lunga 119,2 m, ed era inclinata di 12°. Essa era particolarmente robusta nei depositi munizioni, dove era alta 4,2 metri (x37,4 m di lunghezza) e costruita con piastre da 127 mm nella parte di 2,5 metri più alta, poi si riduceva fino a 76 e infine a 38 mm nella parte immersa (1,7 metri). La parte centrale era invece di 82,4x3,5 m, sempre a 12°, apparentemente costantemente da 102 mm (4 pollici). Per fare un paragone, la cintura da 100-150 mm degli Zara era lunga 90 metri (altezza non nota, ma comunque più o meno dello stesso ordine di grandezza).
Non è chiaro se vi fossero due ponti sui depositi munizioni (tetto depositi e ponte); il ponte principale era, a seconda delle versioni, 35 o 37 mm, connesso con metà della cintura, ma ridotto a 32 mm a centro nave (sotto le sovrastrutture, in pratica). Il ponte superiore era però, apparentemente, rinforzato da un altro ponte, quello di coperta, da 25-40 mm.
In tutto, considerando una stazza paragonabile a quella di un incrociatore tipo 'Zara' non deve stupire questo elevato livello di protezione, sebbene il torrione e le torri fossero giusto protetti contro le schegge.
Nel 1936 tutte queste navi vennero rinforzate e nel 1938-39 Atago e Takao ebbero lanciasiluri quadrupli (16 siluri!), più altri 8 di riserva (corazze del deposito spesse 25 mm). Rimpiazzati i cannoni da 40 e 7,7 mm, vennero adottate due mitragliere quadruple da 13,2 mm (Maya e Chokai), oppure 4 binati da 25 mm e 2x2 da 13,2 mm (gli altri due).Atago e Takao ebbero anche due lanciabombe AS con 12 cariche e nuove catapulte, potenziate. Inoltre la capacità dei serbatoi cadde da 2570 a 2281 t, vennero applicate carente esterne da 0,95 m per migliorare protezione e stabilità, ma a causa della stazza l'immersione aumentò a 6,3 m e la velocità massima calò a 'soli' 34,3 kt. Il dislocamento di Takao e Atago era così aumentato a ben 12.570 std e 15875 t p.c.
In seguito apparvero molte altre modifiche:
Nel 1941-42 Atago e Takao ebbero 4 torri binate da 127 mm al posto dei singoli da 120, più 4x2 da 25 mm (al posto delle 2x2 da 13,2 mm), diventando così degli incrociatori con un ottimo armamento a.a. (8x127, 10x25 mm, e persino i 10x203 mm teoricamente utilizzabili, almeno per il tiro di sbarramento, come accadde non raramente durante la guerra). Il radar modello 21 apparve già nella seconda metà del 1942 su tutte le navi della classe. In seguito i cannoni da 25 aumentarono, così come le cariche AS e nuovi radar vennero installati.
Chokai e Maya vennero aggiornati pesantemente solo nel 1943-44, quando il diloscamento std arrivò a 13.350 t benché il carico di carburante massimo era sceso a 2.370 t e la torre n.3 da 203 mm fosse rimossa. Ma l'armamento da 120 era stato rimpiazzato con ben 6 torri binate da 127/40 mm Tipo 89. L'equipaggio era salito a 996 effettivi, sopratutto perché erano aumentati i cannoni da 25 mm a.a., oramai arrivati a non meno di 13x3 e 9x1, più -tanto per gradire- 36 mtg da 13,2 mm singole e persino le due da 7,7 originali. I siluri erano sempre 16+8 di ricarica. In questa forma, i due 'Takao' fino ad allora meno aggiornati si presentarono nella migliore delle forme possibili, eccellenti navi a.a. e antinave, dotate persino di 4 lanciabombe AS (24 bombe?) e radar Tipo 13 e 22.
Forse ironicamente, e forse anche inevitabilmente, andò a finire che la maggior parte dei danni di questa classe verrà quindi non da aerei, ma da sottomarini. Ad ogni modo, tutti servirono, generalmente, con il 4o squadrone incrociatori, e il loro sodalizio durò molti e fruttuosi anni.
Takao
Questo possente incrociatore entrò in servizio nel 1932 e combatté durante la II guerra mondiale in diverse battaglie; nel giugno 1942 due suoi ricognitori vennero abbattuti o danneggiati dai P-40 americani basati a Unmak Island, durante le operazioni contro le Aleutine, e poco dopo, il giorno di Midway, si vendicò distruggendo un B-17E.
Il Takao non vene danneggiato nemmeno nella battaglia di Guadalcanal, ma non ebbe tanta fortuna il 5 novembre 1943 a Rabaul, quando venne colpito da due bombe dei Dauntless americani, con 23 morti, lo scafo bucato e il timone danneggiato.
Venne riparato in un paio di mesi, ma all'alba del 23 ottobre, parte della forza di Kurita, venne danneggiato da due siluri di un sottomarino americano, l'USS Darter. Nonostante due assi rotti e tre caldaie allagate, ritornò a Brunei, notare bene, con i suoi mezzi. Ma era troppo danneggiato, in quella situazione, per tornare in Giappone e farsi riparare. Rimase in zona, assieme al Myōkō, come batteria a.a. galleggiante.
Lì venne danneggiato gravemente da un minisommergibile inglese, alcune delle cariche detonarono, ma in tutto non fu così drammatico come sembrava: l'esplosivo causò un buco di 20x10 metri (o di 23x10 piedi, ergo 7x3 metri), ma il Takao non affondò! Le torri, il telemetro e la chiglia erano KO, ma non fu sufficiente per annientalro. L'evento di per sé fu epico: infatti lo XE3 rimase ad un certo punto incastrato sotto la chiglia del Takao, dove stava piazzando le mine, per via della bassa marea. Fu estremamente avventuroso liberarsi e scappare da lì, senza che nessuno se ne accorgesse e prima dell'esplosione finale.
La nave si consegnò il 21 settembre 1945, e dopo un breve servizio come nave 'caserma', già il 27 ottobre venne portata in mare e affondata dall'HMS Newfoundland. A cannonate, come sarebbe stato giusto per uno scontro tra 'galantuomini', se la guerra fosse davvero così lineare da essere combattuta contro chi si era previsto di combattere e in quei modi in cui si immaginava che potesse essere combattuta. Invece, fu affondata da colpi calibro 203 mm quella che era oramai solo una struttura vuota e inerte.
L'Atago era entrato in servizio il 30 marzo 1932, e durante la guerra ebbe modo di mettersi in luce, colpendo duramente anche la USS South Dakota con un totale di forse 17 colpi da 203 mm e altri minori. Il 5 novembre 1943, a Rabaul, L'Atago venne colpito da 3 near miss da 227 kg, uccidendo anche il comandante Nakaoka per via di una scheggia (malgrado il ponte di comando fosse blindato..).
Il 23 ottobre 1944 (vigilia dell'enorme operazione navale per respingere gli americani da Leyte), l'Atago era in navigazione con tutti i suoi fratelli, fino ad allora sopravvissuti a quasi 3 anni di guerra. Ma in quel giorno infausto, che fu veramente un massacro per i giapponesi, esso venne attaccato da un sommergibile americano (l'USS Darter) e centrato da ben 4 siluri da 533 mm, finendo in fiamme. In genere, una regola base della guerra navale è che nessuna nave, storicamente, è sopravvissuta a più di 2 siluri pesanti a bordo, e l'Atago non fece eccezione. Affondò in 18 minuti circa, alle 5.53 con circa 360 vittime e 700 superstiti, ma l'ammiraglio Kurita (che era a bordo) riuscì a salvarsi e a continuare l'azione.
Nemmeno l'USS Darter andò lontano; dopo avere silurato e affondato l'Atago e danneggiato il Takao (con i tubi poppieri), finì su di una scogliera. L'equipaggio venne peraltro recuperato da un altro sottomarino americano e portato in salvo.
Il Maya venne costruito e immesso in servizio tra il 1928 e il 1932, ma a differenza di Atago e Takao, non venne modificato così tanto negli anni '30, specie al grosso e pesante torrione.
Partecipò a molte delle più importanti battaglie d'inizio guerra, incluso l'affondamento della cannoniera australiana Yarra, e la campagna di Guadalcanal (solo il 15/16 ottobre tirò contro Henderson Field 450 colpi di grosso calibro).
Durante un attacco aereo, il 14 novembre, un Dauntless mancò di poco con una bomba la nave, ma pur non facendo danni in quest'azione, urtò con l'ala l'albero principale e l'aereo esplose a bordo dell'incrociatore, causando l'esplosione delle munizioni da 120, 37 morti e il lancio dei siluri per evitare esplosioni a bordo.
Il 5 novembre 1943, a Truk, il Maya venne danneggiato dai Dauntless, con una bomba a mezzanave, e 17 morti. In seguito ebbe una modifica importante, con circa 48 cannoni da 25 mm (di cui 13 tripli) e ben 12 cannoni da 127/40 binati, senza però aerei e torre n.3.
Il 23 ottobre 1944, vicino a Palawan, venne colpito nella stessa situazione in cui vennero colpiti anche Atago e Takao. Purtroppo, anche stavolta la mira dei sommergibilisti americani fu ottima, e di sei lanciati dall'USS Dace, 4 siluri andarono a segno anche sul Maya, a dritta, inclusi due nelle sale macchine e caldaie. Con quest'altra salva andata a segno, quel solo giorno i sottomarini americani colpirono gli incrociatori giapponesi, con qualcosa come 10 siluri da 533 mm! Vi furono esplosioni secondarie e appena pochi minuti dopo (10?) il Maya affondò, con 336 uomini, capitano incluso, e ben 769 superstiti, trasferiti sulla Musashi. Che a sua volta, però, andrà persa il giorno dopo, con 143 naufraghi del Maya inclusi nel totale dei caduti.
Il Chōkai era un altro incrociatore di questa classe, che si fece a sua volta un pò tutte le grandi battaglie dell'inizio guerra, e finì anche contro gli scogli, il 22 febbraio 1942. Nell'aprile del '42 affondò a cannonate un trasporto inglese e ne danneggiò altri, durante la famosa incursione nell'Oceano Indiano.
A Savo, subì alcuni colpi a segno, la torre A andò KO e ci furono 34 morti, da parte degli incrociatori americani. Fu il più colpito in quell'occasione, ma non erano danni gravi e altre azioni seguiranno nelle Salomone.
Il Chōkai fu anche l'unico degli incrociatori (tutti della stessa classe) della 4a divisione, a non essere silurato il 23 ottobre 1944. Fu fortunato anche il 24, quando sopravvisse ad un attacco aereo.
La fortuna, però, non durò molto: il 25 ottobre, durante la famosa battaglia contro la Taffy 3 a Samar, il Chōkai venne colpito a mezza nave, stavolta (oltre a 5 altri) da un misero proiettile da 127 mm, tirato da una portaerei leggera americana (!). Eppure, questo bastò per causare danni enormi, perché mise a fuoco un lanciasiluri da 610 mm. L'esplosione di ben 8 (?) siluri mise KO motori e timone, e non bastasse, poco dopo un aereo americano colpì l'incrociatore con una bomba da 227 kg, che penetrò nella sala macchine anteriore. Nella confusione, le fiamme a metà della nave non vennero messe sotto controllo e quello stesso giorno, circa un'ora dopo (alle 10.00) fu abbandonato e poi affondato dai siluri di un caccia giapponese, il Fujinami, che tuttavia prese a bordo i superstiti.
Ma, a dimostrazione di come la fortuna possa essere bizzarra e possa abbandonare totalmente una parte, di lì a due giorni appena, il 27 ottobre, il caccia venne affondato con tutti gli occupanti, dagli aerei della USS Essex, che la spedirono per giunta, ad una profondità mostruosa, tra le maggiori a cui sia mai finita una nave, forse addirittura la maggiore, toccando gli 8.100 metri di profondità. Ecco come una nave apparentemente fortunata, sopravvissuta ai siluri che centrarono letteralmente tutte le sue sorelle, venne poi ad essere totalmente annientata e per giunta, da cause apparentemente veniali.
Così i potenti Takao vennero annientati due soli giorni (23/24-10-44). Con tre navi affondate, e una danneggiata gravemente per il resto della guerra, non ci sarebbero state altre battaglie più o meno gloriose, per questa formidabile classe di navi. In un certo senso, Leyte, o meglio, lo stretto di Palawan fu per i giapponesi, quel che fu Matapan per gli italiani, o Savo per gli americani.
Ricapitoliamo:
-Takao: colpito da due siluri e messo KO, ma sopravvissuto alla guerra.
-Atago: affondato da 4 siluri, sempre nell'imboscata a Palawan
-Maya: affondato da 4 siluri, sempre a Palawan.
-Chockai: affondato per lo scoppio di alcuni siluri a causa di uno dei circa 6 colpi da 127 mm sparatigli contro da una portaerei americana (!)
Erano stati concepiti come 4 nuovi incrociatori da contrapporre alle navi autorizzate per la marina americana nel 1924, che contemplava per l'appunto, 4 navi da 10.000 tonnellate. Splendite navi, dal look altrettanto intimidatorio ma più moderno dei tipi precedenti. Erano in larga misura ripetizioni dei Myoko, ma i cannoni avevano l'alzo fino a 70°, per giunta erano i nuovi modelli da 203/50 mm; e i lanciasiluri non erano più fissi e nel ponte di mezzo, ma brandeggiabili e sul ponte di coperta, dove erano sì più vulnerabili, ma in caso di esplosione erano anche meno devastanti e inoltre erano, per l'appunto, brandeggiabili. Però i pesi in alto aumentavano e così divenne necessario usare lanciasiluri binati (8 armi), il che portò a sua volta, allo sviluppo di un sistema di ricarica rapida per altri 8 grandi siluri da 610 mm, che normalmente erano sistemati in depositi blindati sottocoperta.
Tra le altre caratteristiche c'era acciaio di leghe migliorate, leghe leggere, saldatura e 2 catapulte per i 3 idrovolanti.
Questi grandi incrociatori erano navi da 9.850-15.490 t, armati con una batteria principale con capacità marginale anche a.a. il che portò a ridurre da 6 a 4 i cannoni da 120 mm, mentre i siluri erano 16x610 mm più ricariche, più due cannoni da 40 e due mitragliatrici da 7,7 mm.
Anno: iniziati nel 1927/28, varati 1930-31, completati 1932.
Dimensioni: 203,76 (192,5 sl)x 19-20,4 (dopo mod) x 6,11-6,32 m.
Dislocamento: 9.850-15.490 t; 11350-14.260 t o a seconda delle fonti 10.007-15.738 t; potenza 132.000 hp, 35,5 kt; 8.500 nm a 14 kt (equipaggio 773)
Armamento: 10x203/50 mm; 4x120 mm; 2x40 e 2x7,7 mm; 16x610 mm; 3 idro
Corazzatura: 2.568 t (16,8% con i 2/3 di carico); cintura corazzata (L=119,8 m) e inclinata di 12°: 38-127 mm sui depositi (37,4x 4,2 m), zona macchine costante da 102 mm (82,4x3,5 m); traverse 102-38 mm (più sottile in basso); ponte 35 mm, depositi 47 mm; ponte principale fino a 25 mm; torrette 25 mm, barbette 75 mm; torrione sui 16 mm. Protezione subacquea (L= 93 m): paratie da 58 mm longitudinali e (poi) controcarene, profondità 3,3 metri per lato (poi aumentata a 4,2 con le controcarene).
La protezione era diversa dai Myoko in pochi dettagli: era più corta (119,8 anziché 123,6 m), ma sui depositi era più spessa; inoltre la torre di comando era, almeno parzialmente, blindata (con corazze leggere). La cintura era estremamente complessa e 'sfaccettata'. In tutto era lunga 119,2 m, ed era inclinata di 12°. Essa era particolarmente robusta nei depositi munizioni, dove era alta 4,2 metri (x37,4 m di lunghezza) e costruita con piastre da 127 mm nella parte di 2,5 metri più alta, poi si riduceva fino a 76 e infine a 38 mm nella parte immersa (1,7 metri). La parte centrale era invece di 82,4x3,5 m, sempre a 12°, apparentemente costantemente da 102 mm (4 pollici). Per fare un paragone, la cintura da 100-150 mm degli Zara era lunga 90 metri (altezza non nota, ma comunque più o meno dello stesso ordine di grandezza).
Non è chiaro se vi fossero due ponti sui depositi munizioni (tetto depositi e ponte); il ponte principale era, a seconda delle versioni, 35 o 37 mm, connesso con metà della cintura, ma ridotto a 32 mm a centro nave (sotto le sovrastrutture, in pratica). Il ponte superiore era però, apparentemente, rinforzato da un altro ponte, quello di coperta, da 25-40 mm.
In tutto, considerando una stazza paragonabile a quella di un incrociatore tipo 'Zara' non deve stupire questo elevato livello di protezione, sebbene il torrione e le torri fossero giusto protetti contro le schegge.
Nel 1936 tutte queste navi vennero rinforzate e nel 1938-39 Atago e Takao ebbero lanciasiluri quadrupli (16 siluri!), più altri 8 di riserva (corazze del deposito spesse 25 mm). Rimpiazzati i cannoni da 40 e 7,7 mm, vennero adottate due mitragliere quadruple da 13,2 mm (Maya e Chokai), oppure 4 binati da 25 mm e 2x2 da 13,2 mm (gli altri due).Atago e Takao ebbero anche due lanciabombe AS con 12 cariche e nuove catapulte, potenziate. Inoltre la capacità dei serbatoi cadde da 2570 a 2281 t, vennero applicate carente esterne da 0,95 m per migliorare protezione e stabilità, ma a causa della stazza l'immersione aumentò a 6,3 m e la velocità massima calò a 'soli' 34,3 kt. Il dislocamento di Takao e Atago era così aumentato a ben 12.570 std e 15875 t p.c.
In seguito apparvero molte altre modifiche:
Nel 1941-42 Atago e Takao ebbero 4 torri binate da 127 mm al posto dei singoli da 120, più 4x2 da 25 mm (al posto delle 2x2 da 13,2 mm), diventando così degli incrociatori con un ottimo armamento a.a. (8x127, 10x25 mm, e persino i 10x203 mm teoricamente utilizzabili, almeno per il tiro di sbarramento, come accadde non raramente durante la guerra). Il radar modello 21 apparve già nella seconda metà del 1942 su tutte le navi della classe. In seguito i cannoni da 25 aumentarono, così come le cariche AS e nuovi radar vennero installati.
Chokai e Maya vennero aggiornati pesantemente solo nel 1943-44, quando il diloscamento std arrivò a 13.350 t benché il carico di carburante massimo era sceso a 2.370 t e la torre n.3 da 203 mm fosse rimossa. Ma l'armamento da 120 era stato rimpiazzato con ben 6 torri binate da 127/40 mm Tipo 89. L'equipaggio era salito a 996 effettivi, sopratutto perché erano aumentati i cannoni da 25 mm a.a., oramai arrivati a non meno di 13x3 e 9x1, più -tanto per gradire- 36 mtg da 13,2 mm singole e persino le due da 7,7 originali. I siluri erano sempre 16+8 di ricarica. In questa forma, i due 'Takao' fino ad allora meno aggiornati si presentarono nella migliore delle forme possibili, eccellenti navi a.a. e antinave, dotate persino di 4 lanciabombe AS (24 bombe?) e radar Tipo 13 e 22.
Forse ironicamente, e forse anche inevitabilmente, andò a finire che la maggior parte dei danni di questa classe verrà quindi non da aerei, ma da sottomarini. Ad ogni modo, tutti servirono, generalmente, con il 4o squadrone incrociatori, e il loro sodalizio durò molti e fruttuosi anni.
Takao
Questo possente incrociatore entrò in servizio nel 1932 e combatté durante la II guerra mondiale in diverse battaglie; nel giugno 1942 due suoi ricognitori vennero abbattuti o danneggiati dai P-40 americani basati a Unmak Island, durante le operazioni contro le Aleutine, e poco dopo, il giorno di Midway, si vendicò distruggendo un B-17E.
Il Takao non vene danneggiato nemmeno nella battaglia di Guadalcanal, ma non ebbe tanta fortuna il 5 novembre 1943 a Rabaul, quando venne colpito da due bombe dei Dauntless americani, con 23 morti, lo scafo bucato e il timone danneggiato.
Venne riparato in un paio di mesi, ma all'alba del 23 ottobre, parte della forza di Kurita, venne danneggiato da due siluri di un sottomarino americano, l'USS Darter. Nonostante due assi rotti e tre caldaie allagate, ritornò a Brunei, notare bene, con i suoi mezzi. Ma era troppo danneggiato, in quella situazione, per tornare in Giappone e farsi riparare. Rimase in zona, assieme al Myōkō, come batteria a.a. galleggiante.
Lì venne danneggiato gravemente da un minisommergibile inglese, alcune delle cariche detonarono, ma in tutto non fu così drammatico come sembrava: l'esplosivo causò un buco di 20x10 metri (o di 23x10 piedi, ergo 7x3 metri), ma il Takao non affondò! Le torri, il telemetro e la chiglia erano KO, ma non fu sufficiente per annientalro. L'evento di per sé fu epico: infatti lo XE3 rimase ad un certo punto incastrato sotto la chiglia del Takao, dove stava piazzando le mine, per via della bassa marea. Fu estremamente avventuroso liberarsi e scappare da lì, senza che nessuno se ne accorgesse e prima dell'esplosione finale.
La nave si consegnò il 21 settembre 1945, e dopo un breve servizio come nave 'caserma', già il 27 ottobre venne portata in mare e affondata dall'HMS Newfoundland. A cannonate, come sarebbe stato giusto per uno scontro tra 'galantuomini', se la guerra fosse davvero così lineare da essere combattuta contro chi si era previsto di combattere e in quei modi in cui si immaginava che potesse essere combattuta. Invece, fu affondata da colpi calibro 203 mm quella che era oramai solo una struttura vuota e inerte.
L'Atago era entrato in servizio il 30 marzo 1932, e durante la guerra ebbe modo di mettersi in luce, colpendo duramente anche la USS South Dakota con un totale di forse 17 colpi da 203 mm e altri minori. Il 5 novembre 1943, a Rabaul, L'Atago venne colpito da 3 near miss da 227 kg, uccidendo anche il comandante Nakaoka per via di una scheggia (malgrado il ponte di comando fosse blindato..).
Il 23 ottobre 1944 (vigilia dell'enorme operazione navale per respingere gli americani da Leyte), l'Atago era in navigazione con tutti i suoi fratelli, fino ad allora sopravvissuti a quasi 3 anni di guerra. Ma in quel giorno infausto, che fu veramente un massacro per i giapponesi, esso venne attaccato da un sommergibile americano (l'USS Darter) e centrato da ben 4 siluri da 533 mm, finendo in fiamme. In genere, una regola base della guerra navale è che nessuna nave, storicamente, è sopravvissuta a più di 2 siluri pesanti a bordo, e l'Atago non fece eccezione. Affondò in 18 minuti circa, alle 5.53 con circa 360 vittime e 700 superstiti, ma l'ammiraglio Kurita (che era a bordo) riuscì a salvarsi e a continuare l'azione.
Nemmeno l'USS Darter andò lontano; dopo avere silurato e affondato l'Atago e danneggiato il Takao (con i tubi poppieri), finì su di una scogliera. L'equipaggio venne peraltro recuperato da un altro sottomarino americano e portato in salvo.
Il Maya venne costruito e immesso in servizio tra il 1928 e il 1932, ma a differenza di Atago e Takao, non venne modificato così tanto negli anni '30, specie al grosso e pesante torrione.
Partecipò a molte delle più importanti battaglie d'inizio guerra, incluso l'affondamento della cannoniera australiana Yarra, e la campagna di Guadalcanal (solo il 15/16 ottobre tirò contro Henderson Field 450 colpi di grosso calibro).
Durante un attacco aereo, il 14 novembre, un Dauntless mancò di poco con una bomba la nave, ma pur non facendo danni in quest'azione, urtò con l'ala l'albero principale e l'aereo esplose a bordo dell'incrociatore, causando l'esplosione delle munizioni da 120, 37 morti e il lancio dei siluri per evitare esplosioni a bordo.
Il 5 novembre 1943, a Truk, il Maya venne danneggiato dai Dauntless, con una bomba a mezzanave, e 17 morti. In seguito ebbe una modifica importante, con circa 48 cannoni da 25 mm (di cui 13 tripli) e ben 12 cannoni da 127/40 binati, senza però aerei e torre n.3.
Il 23 ottobre 1944, vicino a Palawan, venne colpito nella stessa situazione in cui vennero colpiti anche Atago e Takao. Purtroppo, anche stavolta la mira dei sommergibilisti americani fu ottima, e di sei lanciati dall'USS Dace, 4 siluri andarono a segno anche sul Maya, a dritta, inclusi due nelle sale macchine e caldaie. Con quest'altra salva andata a segno, quel solo giorno i sottomarini americani colpirono gli incrociatori giapponesi, con qualcosa come 10 siluri da 533 mm! Vi furono esplosioni secondarie e appena pochi minuti dopo (10?) il Maya affondò, con 336 uomini, capitano incluso, e ben 769 superstiti, trasferiti sulla Musashi. Che a sua volta, però, andrà persa il giorno dopo, con 143 naufraghi del Maya inclusi nel totale dei caduti.
Il Chōkai era un altro incrociatore di questa classe, che si fece a sua volta un pò tutte le grandi battaglie dell'inizio guerra, e finì anche contro gli scogli, il 22 febbraio 1942. Nell'aprile del '42 affondò a cannonate un trasporto inglese e ne danneggiò altri, durante la famosa incursione nell'Oceano Indiano.
A Savo, subì alcuni colpi a segno, la torre A andò KO e ci furono 34 morti, da parte degli incrociatori americani. Fu il più colpito in quell'occasione, ma non erano danni gravi e altre azioni seguiranno nelle Salomone.
Il Chōkai fu anche l'unico degli incrociatori (tutti della stessa classe) della 4a divisione, a non essere silurato il 23 ottobre 1944. Fu fortunato anche il 24, quando sopravvisse ad un attacco aereo.
La fortuna, però, non durò molto: il 25 ottobre, durante la famosa battaglia contro la Taffy 3 a Samar, il Chōkai venne colpito a mezza nave, stavolta (oltre a 5 altri) da un misero proiettile da 127 mm, tirato da una portaerei leggera americana (!). Eppure, questo bastò per causare danni enormi, perché mise a fuoco un lanciasiluri da 610 mm. L'esplosione di ben 8 (?) siluri mise KO motori e timone, e non bastasse, poco dopo un aereo americano colpì l'incrociatore con una bomba da 227 kg, che penetrò nella sala macchine anteriore. Nella confusione, le fiamme a metà della nave non vennero messe sotto controllo e quello stesso giorno, circa un'ora dopo (alle 10.00) fu abbandonato e poi affondato dai siluri di un caccia giapponese, il Fujinami, che tuttavia prese a bordo i superstiti.
Ma, a dimostrazione di come la fortuna possa essere bizzarra e possa abbandonare totalmente una parte, di lì a due giorni appena, il 27 ottobre, il caccia venne affondato con tutti gli occupanti, dagli aerei della USS Essex, che la spedirono per giunta, ad una profondità mostruosa, tra le maggiori a cui sia mai finita una nave, forse addirittura la maggiore, toccando gli 8.100 metri di profondità. Ecco come una nave apparentemente fortunata, sopravvissuta ai siluri che centrarono letteralmente tutte le sue sorelle, venne poi ad essere totalmente annientata e per giunta, da cause apparentemente veniali.
Così i potenti Takao vennero annientati due soli giorni (23/24-10-44). Con tre navi affondate, e una danneggiata gravemente per il resto della guerra, non ci sarebbero state altre battaglie più o meno gloriose, per questa formidabile classe di navi. In un certo senso, Leyte, o meglio, lo stretto di Palawan fu per i giapponesi, quel che fu Matapan per gli italiani, o Savo per gli americani.
Ricapitoliamo:
-Takao: colpito da due siluri e messo KO, ma sopravvissuto alla guerra.
-Atago: affondato da 4 siluri, sempre nell'imboscata a Palawan
-Maya: affondato da 4 siluri, sempre a Palawan.
-Chockai: affondato per lo scoppio di alcuni siluri a causa di uno dei circa 6 colpi da 127 mm sparatigli contro da una portaerei americana (!)
Mogami (11-3-15)
La classe Mogami fu la successiva della lunga serie degli incrociatori pesanti giapponesi. Questa classe nacque perché i giapponesi avevano praticamente esaurito il tonnellaggio a loro disposizione con incrociatori pesanti col 203 mm, ma avevano circa 59.000 t da sfruttare per nuove navi, purché armate, secondo la conferenza di Londra, con armi di calibro non superiore al 155 mm. E così arrivarono i Mogami, teoricamente da 8.500 t, e da seguire da un'altra classe per completare il totale disponibile.
Le navi, iniziate nel 1931-34, varate nel 1934-36, e completate nel 1935-37, avevano queste caratteristiche:
Dimensioni: circa 201,6x20,6x 5,5 m, stazza prevista 8.500 t sd, ma in realtà molto maggiore. (850 uomini).
Potenza 152.000 hp e 37 nodi, poi calati a causa degli irrobustimenti, 2215 - 2302 t, autonomia circa 8.100 nm/15 kt
Armamento 15x155 mm e 8x127 mm, più 12x610 mm e vari aerei e armi minori.
Corazzatura: 2.061 t (più nelle due navi completate nel 1937): cintura 100-65 mm a 20° (110,5 x 6,5 m con la paratia inferiore); paratia antisiluro 65(o 60?)-25 mm (su sale macchine: 140-65 e 65-30 mm, H 4,5 m totali); paratie trasversali 105 mm; ponte principale 60-35 mm, ponte inferiore 40 mm su depositi; torri 25 mm, barbette 75-100 mm; torrione 100 mm lati, 50 tetto; timone 100 mm lati, 35 retro, 30 tetto. Protezione AS: 3,3 m per lato, controcarene e paratia da 65-25 mm.
Ma a differenza dei precedenti Myoko, e sopratutto dei Takao (forse i migliori incrociatori giapponesi anche se assai 'top heavy'), i Mogami vennero molto criticati per i troppi compromessi fatti a causa delle limitazioni di dislocamento, subendo vari ammodernamenti e appesantimenti, tanto da avere una sensibile riduzione di velocità, malgrado l'enorme potenza motrice che avevano, probabilmente la prima volta che un incrociatore superava il record dei precedenti 'Trento' italiani (che tra l'altro, sono rimasti a tutt'oggi le navi militari italiane più potenti!).
Ebbero largo uso di saldature e di leghe leggere per ridurre i pesi, ma anche la robustezza ne risentì. Alla fine, il peso alle prove aumentò: quello ufficiale era 8.500 t std, quello 'vero' era inizialmente 9.500, ma le prove vennero fatte a 11.169 t; in seguito la velocità cadde a 34,5 nodi, mentre venivano aggiunte le controcarene e il dislocamento aumentò a 13.000 t. Avere avuto inizialmente sia 15 pezzi da 155 DP (per quanto lenti) che 8 da 127 era un fatto davvero notevole, ma per combattere meglio azioni di superficie vennero adottati piuttosto i 203 mm, e i Mogami, che erano stati i più potenti incrociatori leggeri, diventarono a quel punto dei micidiali incrociatori pesanti, grazie alle barbette abbastanza larghe in previsione di questa 'evoluzione'.
Gli stessi esperti navali videro come un bluff i dati ufficiali giapponesi. Un britannico, per esempio, commentò che o i giapponesi facevano le navi di carta, oppure mentivano sul loro vero dislocamento. Per certi versi aveva ragione in entrambe le affermazioni.
Dopo l'incidente della 4a flotta (un tremendo tifone che causò, a metà anni '30, gravi danni alle navi giapponesi), i rinforzi strutturali e gli interventi di stabilizzazione diventarono prioritari anche rispetto a velocità e potenza di fuoco, e così si assistette ad un grande piano di ricostruzione delle navi di molte classi, cresciute con troppe ambizioni da una parte, e limiti di dislocamento dall'altra. Alla fine, la flotta giapponese ne guadagnò molto e diventò una grande flotta da guerra.
La protezione richiesta era, come negli incrociatori precedenti, quella contro i 203 mm per i depositi, e 155 per le sale macchine. Nonostante tutti i trucchi possibili, sopratutto con leghe leggere e saldatura, nonché con un unico fumaiolo, i potenti Mogami non potevano restare nei limiti dell dislocamento dichiarato.
Quanto alla struttura, la cintura era da 100 mm, con una paratia antisiluro che ne costituiva il prolungamento, e angolo verso l'interno di ben 20°. La cintura si riduceva all'estremità inferiore fino a 65 mm, e questo era anche lo spessore della paratia antisiluro, che poi si riduceva, scendendo al doppio fondo, a soli 25 mm. Da notare che era piatta e non incurvata. Nella zona dei depositi, però, la cintura era da ben 140 mm sl, e il limite inferiore della paratia scendeva fino a 30 mm. In tutto, la cintura era lunga 110,5 m.
Il ponte era 60 mm nelle zone esterne, inclinate di 20°, e 35 mm in quelle interne, piatte; c'era anche il ponte inferiore, sui depositi, con 40 mm. Le macchine erano simili a quelle delle altre classi, con 10 caldaie per i primi due incrociatori, 8 per gli altri e surriscaldatori per tutti, sempre con 152.000 hp.
Apparentemente, solo i primi due incrociatori vennero costruiti con il progetto originale per navi da 8.500-13.758 t, mentre Suzuya e Kumano arrivarono a 11.200-13.881 t, con l'incremento della larghezza da 19 a 20,2 m e il pescaggio da 5,5 a 5,9 m. L'armamento vide il raddoppio da 2 a 4 delle torri binate da 127 mm e l'introduzione da subito di 4 binate da 25 mm e 2 da 13 mm, al posto dei due cannoni da 40 e due da 7,7 mm. Però la velocità cadde da 37 a 35 nodi e i siluri a bordo calarono da 24 a 18, poi però riaumentati a 24. Aumento dislocamento a 12.400-15.057 t (dopo il riarmo delle torri da 203) per le ultime due navi, circa 400 t in più delle prime due.
Ad ogni modo, già all'entrata in servizio i primi due incrociatori dimostrarono di essere di struttura fragile, e vennero seriamente danneggiati da un forte tifone (26-9-35), il che bloccò momentaneamente il completamento degli altri due, che di fatto divennero navi diverse, con struttura rivettata per la maggior parte, rinforzi vari, sovrastrutture più basse, controcarene allargate e larghezza aumentata da 18 a 19,2 m, fino ad un massimo nelle carene di 20,2 m. In questo modo vennero poi ammodernati, nei tardi anni '30, i due primi incrociatori, riducendo la velocità a circa 34 nodi. Nel 1939-40 vennero tutti riarmati col 203 mm, diventando quel che non erano nati per essere: incrociatori pesanti.
I cannoni da 155 mm, capaci di tirare fino a 55° di elevazione, andarono alle Yamato.
Con tutte queste modifiche, i 4 Mogami, malgrado tutto, servirono bene con il 7o squadrone incrociatori, affondando il 28 febbraio-1 marzo anche lo Houston americano e il Perth australiano, e combattendo nelle principali battaglie navali eccetto che nel mar dei Coralli.
Il Mogami, dopo i danni subiti a Midway, venne alleggerito dell'armamento poppiero ma ebbe 30 cannoni da 25 mm e radar Tipo 21, più 11 idrovolanti; la velocità aumentò da 34,7 a 35 kt grazie al dislocamento calato a 12.206-13.940 t. Le altre navi ebbero nel 1943 il radar Tipo 21 e 12x25 mm trinati, più successivamente molte altre armi simili, per esempio il Kumano ne aveva 8x3, 4x2 e 24x1 (totale: 56), il Mogami 60 esatte (14x3 e 18x1), al mese di giugno 1944.
Mogami
Entrato i nservizio il 28 luglio 1935, questo diverrà uno degli incrociatori più famosi della guerra, pur senza brillare particolarmente in azioni di completo successo. Dopo le incursioni della primavera 1942, nell'Oceano indiano, il Mogami partecipò anche a Midway, dove avrebbe dovuto, con la 7a divisione, eseguire un bombardamento navale. Erano navi lanciate a ben 35 nodi per l'avvicinamento finale, nonostante il mare grosso, tanto che i caccia rimasero indietro. Un sommergibile americano (USS Tambor) le vide e lanciò dei siluri che vennero evitati; ma nella manovra il Mogami investì il Mikuma (che anziché i 45°, aveva deviato di 90°) rompandosi la prua, ma danneggiandolo su di un fianco, lasciando una striscia di nafta in mare, che poi venne seguita dagli aerei della Enterprise e Hornet (31 Dauntless), che devastarono la formazione. Il Mikuma venne colpito da almeno 5 bombe e venne incendiato, sopratutto i siluri esplosero e la nave andò distrutta. Anche due caccia vennero colpiti da una bomba l'uno. Ma il più colpito fu il Mogami, che ebbe ben 6 colpi a segno in quella mattina del 6 giugno 1942. Nonostante questo e la prua gravemente danneggiata, il Mogami sopravvisse, anche perché lanciò in mare i siluri prima che questi potessero esplodere. Ebbe almeno 81 morti, le torri poppiere vennero poi rimpiazzate da attrezzature aeronautiche per l'uso di 11 idrovolanti e l'armamento a.a. rinforzato.
Il Mogami, che imbarcò 9 idrovolanti (almeno all'inizio), fu sfortunato anche in seguito, entrando in collisione con una petroliera il 22 maggio 1943. L'8 giugno assistette all'esplosione della potente corazzata Mutsu, che era ormeggiata lì vicino.
Il 5 novembre, a Truk, fu colpito da una bomba da 227 kg di un Dauntless, subendo danni e 19 morti.
Armato con 60 cannoni da 25 mm, il Mogami partecipò a Surigao, dove la flotta giapponese subì una disfatta totale. Il Mogami venne danneggiato da mitragliamenti e razzi già il 24 ottobre, ma fu il 25, di notte, che ebbe luogo la grande battaglia. Durante questa, il Mogami venne colpito da almeno 4 colpi da 203 mm, che colpirono il torrione e uccisero il comandante. Poi entrò in collisione con il Nachi durante la ritirata, e quel che è peggio, depositi da 127 mm e 5 siluri esplosero a causa degli incendi, mettendo KO il motore di destra. Non bastasse, prima dell'alba, il Mogami venne anche colpito da circa 10-20 colpi da 152 e 203 mm da parte di incrociatori americani. Alle 8.30 del 25 il motore di sinistra si ruppe e la nave venne attaccata, poco dopo, da TBF Avenger, che la colpirono con due bombe da 227 kg (la 8a e la 9a che ebbe il 'piacere' di conoscere nella sua carriera). A quel punto, alle 10.47, dopo una collisione, due bombardamenti navali e due bombe, il Mogami venne abbandonato dall'equipaggio (700 superstiti, 192 morti) e distrutto con un siluro Type 93 da un cacciatorpediniere giapponese.
Il Mikuma, come anche il Mogani, combatté contro gli incrociatori Houston e Perth nel febbraio 1942, subendo diversi colpi e 6 morti e 11 feriti, ma contribuendo ad affondare le navi alleate.
Dopo le incursioni in Oceano Indiano, dove contribuì a distruggere le navi alleate, combatté a Midway, con i risultati visti sopra.
Da notare che malgrado i danni subiti dalla collisione, la devastazione dell'incrociatore avvenne solo alla terza ondata d'attacco, dopo i B-17 e un mix di Vindicator e Dauntless, che bombardarono ma fallirono i bersagli, perdendo almeno uno di loro a causa dell'a.a.
Il racconto dettagliato, tutto sommato è meritato. Dopo la catastrofe di Midway, il 5 giugno 1942, Yamamoto ordinò agli incrociatori di bombardare l'aeroporto americano. Per via della grande distanza delle navi giappoesi della 7a divisione, scortate dalla 8a cacciatorpediniere, dovettero correre come dannati nella notte, a 35 nodi, e questo in condizioni di mare non buono, tanto che i più leggeri caccia finirono per restare indietro. Alle 21.20 l'ordine di bombardamento venne cancellato, ma appena 18 minuti dopo venne avvistato dal Kumano un sommergibile, il Tambor. Non pare che abbia lanciato siluri, ma la sua presenza fu sufficiente per ordinare una manovra a 45° per evitare i siluri. Però, mentre il comandante del Mogami Masaki, era intento a guardare il Suzuya, il Mikuma sbagliò a capire il comando ed eseguì un cambio a 90°. Questi due errori comportarono che il Mogami penetrò nel fianco del Mikuma, con danni seri ad entrambi.
La mattina successiva, le navi giapponesi erano in ritirata, ma le due danneggiate erano più lente. Alle 5.34 vennero bombardate da 8 B-17, senza danni; alle 8.05 attaccarono anche 6 SB2U in picchiata da media quota, ma non riuscirono a colpire in pieno i bersagli.
Il 6 giugno, però, arrivò un attacco molto più pericoloso: una forza complessiva di ben 81 Dauntless delle due portaerei americane rimaste. Questo comportò: Mogami, 6 bombe a segno; i due cacciatorpendiere, una a testa; e sopratutto, cinque bombe sul Mikuma. La nave venne devastata da esplosioni secondarie, sopratutto dai siluri, che non erano stati buttati subito fuori bordo (non è chiaro se fossero quelli di riserva o quelli dei tubi di lancio, ad essere onesti). La nave affondò quello stesso giorno, con 650 morti e solo 240 superstiti raccolti, più altri recuperati poi dagli americani.
Tra i 5 ordigni a segno (pare tutti da 454 kg), quello sul castello mise KO le torri anteriori (troppo leggermente protette), quello vicino al torrione causò l'esplosione di munizioni a.a. e quello a mezzanave causò l'incendio e lo scoppio di alcuni siluri. Ben 650 furono i morti, e solo 240 i superstiti. Il comandante Sakiyama morì 6 giorni dopo per le ferite riportate.
Kumano
Quest'altro incrociatore classe Mogami era entrato in servizio nel 1937, per cui era contemporaneo del Garibaldi italiano; ma ben presto i suoi 15 cannoni da 155 DP (elevazione 55°) vennero sostituiti da 10 pezzi calibro 203 e divenne così un incrociatore pesante.
I primi danni che subì in azione furono il 14 settembre, quando fu leggermente colpito da B-17 alle Salomone.
Il 18 luglio 1943 venne attaccato da Avengers vicino Guadalcanal, subendo seri danni da un near-miss.
Il 25 ottobre, iniziò per il Kumano un mese di incredibili persecuzioni, trasformandolo in una belva ferita e in fuga; quel giorno stesso, la nave giapponese fu un altro degli incrociatori colpiti da siluri americani durante lo scontro di Samar, stavolta però da parte di un caccia americano (USS Johnson). Un siluro distrusse la prua del Kumano, poi quando si ritirò, subì alcuni danni da un attacco aereo con qualche near miss. Il Kumano, comunque sia, riuscì a fare 15 nodi, anche se per la battaglia era oramai drammaticamente inadatto.
Il 26 ottobre, mentre stava ritirandosi verso Manila, venne colpito da ben 3 bombe da 227 e 454 kg (o 2 bombe e un 'near miss' che comunque sfondò lo scafo). In tutto, ebbe 56 morti e 99 feriti. Delle bombe, una scoppià vicina alla murata, causando un allagamento della sala caldaie N.6, una o due altre colpirono alla base del fumaiolo, ed erano da 1.000 lb. Queste spensero 7 delle 8 caldaie, e gli aerei americani ignorarono successivamente il Kumano perché pensavano che fosse finito. Ma sopravvisse e ripartì alle 10 (circa un'ora dopo); raggiunse i 10 nodi e riuscì a farsi riparare, a Manila, in un tempo incredibilmente breve, infatti già il 4 novembre partì per una scorta ad un convoglio giapponese. Aveva solo 4 caldaie operative, ma gli era stata fabbricata una prua provvisoria e poteva andare ad almeno 15 nodi.
Il 5 novembre arrivarono gli aerei americani a Manila e distrussero lo sfortunato Nachi, su cui erano stati concentrati tutti gli attacchi. Il Kumano era già lontano e si salvò.
Il 6 novembre, ben 5 sommergibili americani attaccarono il convoglio con 23 siluri, oramai affidabili e letali. Si può dire veramente, che l'autunno del 1944 fu la conferma dell'oramai raggiunta maturità delle armi subacquee americane, già messa in luce dalla battaglia delle Marianne il giugno precedente.
Il Kumano ebbe qualcosa come quattro attacchi subacquei in appena un'ora. Prima fu mancato da un sottomarino (USS Guitarro, che rivendicò ben 3 centri), poi evitò altri siluri, infine venne attaccato da due sommergibili che rischiarono di colpirsi tra di loro essendo sugli opposti lati. Alla fine l'ebbe vinta l'USS Ray, che lanciò 4 siluri, oltre ai 13 lanciati fino ad allora contro il Kumano, senza successo (malgrado 5 centri rivendicati). Due siluri da 533 mm colpirono a dritta, uno distrusse la prua appena sostituita e l'altro allagò tutti e 4 i locali caldaie. Il Kumano, inclinato di 11°, venne trainato da uno dei mercantili che doveva scortare e portato a Luzon entro il giorno successivo, alla modica velocità di 2 nodi. E i sommergibili? Il Ray, in effetti, avrebbe voluto dargli il colpo di grazia, invece finì contro uno scoglio non segnalato dalle carte, e si ritirò a causa dei danni subiti.
Non era possibile fare altrimenti, ma il pur robusto Kumano non poteva trovare un posto peggiore: prima finì a riva a causa di un tifone. dopo avere rotto gli ormeggi (il 10 novembre); poi, il 25 novembre, fu attaccato ancora una volta, dagli aerei americani imbarcati della TF 38, che prima si dedicarono alla distruzione dell'altro naviglio (tra cui un vecchio incrociatore, a cui il Kumano mandò delle lance di salvataggio), poi, inesorabilmente, arrivarono anche i 'killer' del povero incrociatore, la cui distruzione era stata già predeterminata a tavolino...
Prima vennero giù i bombardieri, che lo colpirono duro con le loro armi: 4 bombe crivellarono i ponti della nave, squassandola, ma senza per questo metterne a rischio l'esistenza. Poi arrivarono 6 Avenger dall'entroterra (dove si erano momentantamente allontanati) che con calma olimpica presero la mira. Non ci fu molto che potesse fare, pur sparando con tutto quel che aveva, mentre il comandante Hitomi osservava la scena attonito. Quasi tutti gli aerei americani fecero centro e il Kumano non poté evitare il peggio, perché gli aerosiluranti non lo colpirono con uno, non con due, e nemmeno con tre, ma addirittura con 5 siluri, in aggiunta alle precedenti 4 bombe. E per giunta, le esplosioni erano distribuite su tutta la lunghezza, rendendo vana qualsiasia opera di contenimento dei danni... A quel punto, persino una corazzata avrebbe ceduto, figurarsi un incrociatore ferito e stremato come questo!
Comunque sia, il Kumano non fu una preda arrendevole: vi fu un momento in cui sembrò addirittura raddrizzarsi da solo, sparò finché non si inclinò di 45°, mentre il capitano Hitomi continuava a dare ordini prima di sparare (si attribuirono ben 4 aerei abbattuti dalla flak di bordo), e poi di evacuazione. Di per sé non volle abbandonare la nave, che si rovescì e affondò in appena 31 metri d'acqua. Affondò mezz'ora dopo, alle 15.15. Gli aerei americani bombardarono e mitragliarono anche l'equipaggio in acqua. Morirono ben 497 uomini dell'equipaggio tra cui l'indomito capitan Hitomi, anche se 636 si salvarono.
In un mese esatto, gli americani e Madre Natura provarono ad affondarlo ben nove volte.
L'ammiraglio Halsey poi dirà che 'se c'é una nave giapponese per la quale mi potrei sentire dispiaciuto, è il Kumano'.
Il Suzuya è un altro dei 'Mogami', un incrociatore potente ma relativamente fragile. Il 9 dicembre, perse un idrovolante per mancanza di carburante, durante le ricerche della Forza Z (anche il Kumano ne perse uno, equipaggio incluso).
In seguito combatté in numerose battaglie, anche a Midway e a Guadalcanal.
Durante i vari aggiornamenti ebbe fino ad una cinquantina di armi da 25 mm per la difesa ravvicinata, ma non venne mai danneggiato.
Tutta la fortuna del Suzuya finì il 25 ottobre 1944, a Samar (Leyte), quando una bomba di una prima ondata aerea esplose vicino distrusse l'elica di destra, ma sopratutto, la nave venne poi attaccata alle 10.50 da circa 30 velivoli, che la mancarono... ma le schegge di una bomba causarono l'esplosione dei Long Lance, e da qui ai danni e incendi che seguirono, la nave andò fuori uso, perché il suo debole ponte corazzato non poté impedire alle esplosioni di arrivare alle caldaie e sale macchine, iniziando dai motori di babordo. A quel punto, venne abbandonato dai superstiti (era la nave ammiraglia della divisione incrociatori del v.adm. Shiraishi), e dopo ulteriori esplosioni attorno a mezzogiorno, il Suzuya affondò alle 13.22. Solo 401 uomini e il comandante Teraoka vennero salvati.
Anche questa nave, dunque, come il Chockai, andò a fondo per ragioni 'indirette'. Proprio nei giorni in cui i siluri americani si dimostravano più letali, da quella barzelletta che inizialmente erano, i vantati Tipo 93 'long lance' si rivelarono più pericolosi per chi li aveva che per chi doveva esserne bersaglio. Ben due incrociatori, per via di questo, andarono persi a Samar, con pesantissime perdite umane oltretutto.
Il Suzuya, quindi, subì ironicamente, la sua triste fine nonostante che apparentemente non fu MAI colpito direttamente dalle armi americane, in tutta la sua carriera.
Ricapitoliamo i danni subiti dalla classe? Ma sì, via:
-Mogami: sopravvissuto a 6 bombe a Midway; a Surigao viene centrato da diverse cannonate, 2 bombe, collisione con il Nachi, e infine autoaffondato.
-Mikuma: affondato a Midway (Aleutine, in realtà) con almeno 5 bombe ed esplosioni interne.
-Kumano: silurato 2 volte a Leyte+3 bombe; sopravvive ad un altro siluro poco dopo, anche ad uno spiaggiamento, e infine affondato con 5 siluri e 4 bombe.
-Suzuya: andato perduto, in questo caso, addirittura senza alcun colpo diretto, ma a causa dell'incendio dei siluri a bordo dovuti a schegge di bomba.
I Tone
Questi potenti incrociatori (inizio 1934, varo attorno al 1937, completati 1938-39) da circa 11.400-15.200 t std erano ben corazzati e armati, con tutte le 4 torri binate anteriori, e un apparato motore e corazza simili a quelli dei Mogami, a cui in origine avrebbero dovuto somigliare (ma vi furono modifiche per via della scarsa stabilità delle navi giapponesi, dimostrata da incidenti dovuti al maltempo). La zona poppiera era dedicata alle operazioni con gli idrovolanti, e a centro nave c'era una robusta batteria a.a. che fin dall'inizio comprese 6x2 impianti da 25 mm, più 12 tls (4x3) da 610 mm. La corazzatura era molto robusta vicino ai depositi munizioni, ci sono fonti che parlano di ben 225 mm (la cintura più spessa mai avuta da un incrociatore pesante!), su altezza di circa 2,7 metri. Malgrado lo spazio a poppa, non c'erano hangar, ma comunque era possibile portare fino a 8 idrovolanti, anche se con un massimo pratico di 5-6.
In tutto, questi incrociatori furono i migliori della flotta giapponese, molto apprezzati, anche se avevano questa strana disposizione con ben
Dimensioni: circa 201,6x19,4x6,2+ m, stazza prevista 8.500 t sd, ma in realtà molto maggiore, sui (850 uomini). 11.400-15.400 t; equipaggio 850
Potenza 152.000 hp e 35 nodi, poi calati a causa degli irrobustimenti, 2215 - 2302 t (2690??), autonomia circa 8.100 nm/15 kt (8000/18?)
Armamento 15x155 mm e 8x127 mm, più 12x610 mm e vari aerei e armi minori.
Corazzatura cintura interna 110,5 m, a 20°: 2,6 H (5,85 totale) a mezza nave, 100-65 mm; paratia AS 65-34 mm; depositi munizioni: cintura e paratia H= 4 m, 145-55 mm (oppure, 125 mm costante per 2,7 m, e poi sotto la paratia AS). Paratia anteriore 175-30 m, posteriore 105-67 m. Ponte 65 mm a 20° o 31 mm; ponte di coperta 19 mm; ponte sui depositi 56 mm, piatto. Torri e barbette 25 mm; torrione 100-50 mm; torrione 100-35-30 mm; protezione subacquea 3,3 m per lato.
Nati inizialmente come Mogami poco modificati, i Tone divennero navi del tutto diverse per ovviare ai problemi di stabilità, concentrando tutte le armi anteriormente e gli aerei posteriormente e aumentando la protezione sui fianchi. L'armamento, inteso come 155 mm, divenne subito da 203 mm, con alzo da 55°. Vennero anche aggiunti 6x2 da 25 mm. Ma sopratutto, la dotazione di aerei divenne fondamentale per farne dei ricognitori per l'intera flotta.
La loro modernizzazione, durante la guerra, fu sopratutto quella di aumentare il numero dei cannoni da 25 mm (fino a 54), nonché i radar. Le navi servirono con distinzione con l'8o squadrone incrociatori, prima nelle Indie olandesi e poi nelle battaglie più importanti a Midway, Salomone, Guadalcanal ecc.
Il capoclasse Tone era da 11.213-15.553 t. Fu completato nel 1938 e il suo compito era sopratutto quello di esplorazioni a lungo raggio, ma anche l'attacco con gli aerei, di infrastrutture a terra non molto difese all'inizio della guerra.
Il Tone, operando quasi sempre con il gemello Chikuma, combatté innumerevoli battaglie, e poco mancò che cambiasse la storia quando uno dei suoi idrovolanti riuscì a localizzare le portaerei americane a Midway, informazione però non arrivata in tempo alla flotta.
Anche per merito dell'armamento a.a., aumentato fino a 57 cannoni da 25 mm, il Tone non fu colpito se non il 23 ottobre 1944, dopo quasi 3 anni di guerra, da alcune bombe americane. Nondimeno, riuscì a continuare l'azione e combatté senza subire danni a Samar.
Dopo quasi 4 anni di guerra, il Tone fu 'quasi affondato' mentre era immobilizzato a Kure, il 24 luglio 1945, da aerei imbarcati, che lo danneggiarono con 3 bombe (da 454 kg?), mandandolo a posarsi sul fondo, ma senza distruggerlo del tutto. Fu attaccato ancora il 28 luglio con bombe e razzi. Venne poi demolito nel 1947-48.
Il Chikuma, seconda unità della classe, fu messo in servizio il 20 maggio 1939, e combatté la guerra quasi sempre assieme al gemello Tone, con la 8a divisione.
Una delle battaglie che sostenne, stavolta con i suoi cannoni, fu quella contro il caccia USS Edsall, che pur armato solo di pezzi da 102 mm, riuscì ad evitare una valanga di proiettili: 297 da 356 mm, 844 da 203 mm, 132 da 152, 62 da 127, finché non affondò per mano del Chikuma. Anche se non furono tanti quanti i 5.000 colpi da 152 tirati contro l'Espero, in termini di munizionamento calcolato per 'peso lanciato' l'USS Edsall è da record.
Il 5 giugno, il Chikuma lanciò un ricognitore E13: come quello del Tone, che riuscì a localizzare le navi americane, ma non riconobbe tra di esse le portaerei, per cui il suo messaggio non diede l'allarme che avrebbe dovuto dare alla flotta giapponese. L'aereo del Chikuma riuscì invece a dirigere gli aerei giapponesi sulla Yorktown, danneggiandola duramente e guidando anche il sottomarino I-168 che poi l'affondò.
Ad ogni modo, nonostante questi ed altri successi, come le ricognizioni che portarono alla perdita della USS Hornet quello stesso anno, questi incrociatori giapponesi erano poco interessati alla battaglia diretta, essendo sopratutto fonti di esplorazioni aeree. Comunque in quell'occasione, venne colpito da una bomba da 227 kg e venne costretto a lanciare fuori i siluri, prima che altre due arrivassero, ma vi sono fonti che parlano di ben 5 bombe a segno. In tutto ebbe 190 morti e 154 feriti, incluso il comandante. Era il 26 ottobre 1942.
Per il 27 febbraio 1943 era già riparato e ammodernato, radar incluso. Il 5 novembre, a Truk, ebbe solo danni leggeri da un near miss.
Il Chikuma sopravvisse sia alla battaglia di Palawan (quando 3 incrociatori vennero danneggiati o affondati dai sottomarini) che quella di Sibuyan (quando venne affondata la Musashi e disabilitato il Myōkō nonché colpite anche la Nagato e la Haruna, però in maniera meno grave).
Il 25 ottobre 1944, durante la Battaglia di Samar, il Chikuma ingaggiò le portaerei di scorta americane, aiutando ad affondare la USS Gambier Bay, ma venne preso di mira dal cacciatorpediniere USS Heermann e da un pesante attacco aereo. Il Chikuma inflisse seri danni all'Heermann, ma poi venne presto attaccato da quattro (4) TBF Avenger della USS Manila Bay (e forse di altre navi). Uno di essi riuscì a colpire la nave con il suo siluro Mk 13 (NB: questo ci dice che già allora l'Mk 13, con la sua testata potenziata con 262 kg di Torpex pari a circa 400 kg di TNT, anziché la vecchia testata da 184 kg di TNT, praticamente il doppio più potente di un'arma già temibile!), spezzando la zona poppiera della nave (1 siluro su 4 tentativi contro bersaglio armato e manovrante) a sinistra, mettendo fuori uso il timone e l'elica di sinistra. La velocità cadde a 18 e poi a 9 nodi, ma sopratutto la nave non poté più virare. Alle 11.05, altri 5 TBF della USS Kitkun Bay attaccarono la nave e venne colpita ancora, a sinistra, a metà nave, da ben due siluri (2/5) con l'allagamento dei locali turbine. Dopo altre 3 ore, ulteriori 3 TBF di due portaerei di scorta si avvicinarono. Il comandate Cady venne poi premiato per quest'azione, che comportò altri siluri (al plurale...) sullo stesso lato (sinistro) del povero incrociatore, con la Navy Cross. In generale è ritenuto che il cacciatorpediniere Nowaki prese i sopravvissuti dall'incrociatore e poi lo affondò con i suoi siluri nel primo pomeriggio del 25 ottobre, ma uno studio più recente suggerisce che il Chikuma affondò per gli effetti dell'attacco aereo e il Nowaki recuperò soltanto i sopravvissuti dall'acqua.
Pare che i tre Avenger fecero tutti centro, e se è così, significò un totale di ben 6 siluri a segno. A quel punto, era inevitabile che anche il possente Chokai andasse a picco, colpo di grazia o meno inflitto dagli stessi giapponesi. Il Nowaki, prese in ogni caso a bordo i superstiti, ma il giorno dopo, purtroppo, venne affondato dal fuoco di incrociatori e cacciatorpediniere americani, portando giù ben 1.400 uomini, e lasciando un solo superstite dell'intero equipaggio del Chikuma, e solo perché lui veva preso terra da solo, senza imbarcarsi sul caccia! Questo spaventoso risultato fu paragonabile solo alla perdita del Chockai, che ebbe il 100% assoluto di perdite. Erano tempi veramente spietati, non c'é che dire.
In definitiva, gli incrociatori giapponesi erano certo potenti, ma anche limitati: erano troppo poco protetti alle torrette e al torrione. Però erano robusti e affondarli non era per niente facile. Le uniche vere minacce arrivarono dagli attacchi con i siluri, portati da flotte di aerei oppure da sottomarini. Ma sopratutto, colpisce come, con l'aumentare delle minacce aeree (ma anche in qualche fortuito scontro di superficie!) siano stati i siluri sì, ma non quelli nemici... quanto quelli di bordo (Type 93 Long Lance, alimentati col pericolos ossigeno liquido e con circa 480 kg di esplosivo), a causare spesso dei danni assolutamente catastrofici, che spesso affondarono la nave che li portava a bordo.
Al di là di questo, queste navi giapponesi, seppur costruite con il massimo riferimento alla velocità, e quindi con apparati motori potenti e ingombranti, corazze ridotte e scafi assolutamente troppo sottili (oltre 10:1), armi assolutamente esuberanti (10 cannoni e fino a 16 super-siluri, più ricariche!) riuscirono a reggere a un gran numero di colpi, che spesso avrebbero mandato a fondo anche incrociatori ben più equilibrati e apparentemente, robusti. L'adozione delle controcarene fu senz'altro d'aiuto, così come l'aver sforato il limite delle 10.000 tonnellate in quasi tutte le classi; ma in generale gli incrociatori pesanti giapponesi furono davvero delle 'bestie nere', protagonisti di quasi tutte le grandi battaglie navali. Solo pochissime date li misero in difficoltà: la prima perdita avvenne il 5 giugno 1942, con il Mikuma affondato (dopo essere stato speronato dal Mogami), ma i veri giorni critici furono il 5 novembre 1943 (quando, comunque sia, gli incrociatori vennero solo danneggiati), e sopratutto, il 23-26 ottobre 1944, a Leyte, a causa dei sottomarini e dell'infelice battaglia di Samar. Altrimenti, questi 18 incrociatori sarebbero sopravvissuti quasi tutti alla guerra, salvo poi restare fermi nei porti, senza più nemmeno carburante.
Quanto ai siluri Type 93 'Long lance', essi erano certamente delle armi formidabili (anche se, va precisato, non erano i PRIMI siluri da 610 mm giapponesi, quelli presenti fino a metà anni '30 erano essenzialmente armi convenzionali, meno prestanti anche se pur sempre formidabili!). Alla fine, è probabile che i Long Lance, quanto meno nella seconda metà della guerra, si siano rivelati più pericolosi per chi li portava che per chi li subiva. Succede, quando una forza eminentemente offensiva subisce l'iniziativa nemica.
Per la precisione, i siluri da 610 mm giapponesi erano nati come ingrandimenti di quelli da 533: il primo modello degli incrociatori, in servizio attorno al 1920, aveva circa 345 kg di HE e corsa di 10 km/38 kt o 20 km/27 kt. Il secondo tipo, entrato in servizio solo nel 1933 (quindi parecchio dopo, apparentemente, dai primi incrociatori armati con i siluri da 610 mm), aveva testate da 375 kg, prestazioni aumentate però a 7 km/46 kt e 15 km a 35 kt. Il Long Lance, che pesava circa 2.700 kg, era lungo 9 m (leggermente di più dei tipi precedenti) e portava 480 kg di testata a: 40 km a 36-38 kt, 32 km a 40-42 kt, o 20 km a 48-50 kt (con 200- 520 hp).
Vi furono persino degli studi sperimentali per siluri a turbina da 60 nodi, ma non vennero prodotti in serie. Mentre durante la guerra vennero aumentati i kg di esplosivo fino a ben 780, a scapito della portata, lievemente ridotta (15 km). Per cui non c'é da stupirsi se gli effetti collaterali che davano, quando esplodevano erano davvero sconsigliabili, specie per navi che non erano provviste di ponti corazzati molto spessi.
Ad ogni modo, è difficile negare che, malgrado tra le altre cose abbiano comportato la perdita di tre incrociatori giapponesi, i Long Lance siano stati un tentativo molto notevole di fare un'arma 'missilistica' ante-litteram, capace di competere in portata utile, persino con i cannoni da 203 mm.
Un'ultima notazione: dai resoconti si parla tipicamente di 'bombe da 500 libbre' (227 kg), ma, MA, aerei come i Dauntless usualmente portavano bombe da 454 kg, anche se spesso erano portate quelle da metà peso. QUINDI, anche se non posso assolutamente provarlo, affermo che molte delle bombe da 227 kg, in realtà, erano da 454, ma qualcuno ha sbagliato a segnalarlo. Una dimostrazione è quella dell'attacco alle navi portaerei giapponesi, colpite da un mix di ordigni di entrambi i tipi. Quindi attenzione a prendere con beneficio d'inventario la descrizione delle bombe, sebbene per i deboli ponti corazzati giapponesi, anche quelle da 227 kg erano sufficienti.
I pesi 'leggeri'
Gli incrociatori giapponesi sono ricordati sopratutto per il settore 'pesanti', indubbiamente ben sviluppato ed efficiente come forse nessun altro equivalente.
Ma le navi giapponesi 'leggere' erano, nondimeno, molto numerose e meritano un accenno.
Al di là di questo, queste navi giapponesi, seppur costruite con il massimo riferimento alla velocità, e quindi con apparati motori potenti e ingombranti, corazze ridotte e scafi assolutamente troppo sottili (oltre 10:1), armi assolutamente esuberanti (10 cannoni e fino a 16 super-siluri, più ricariche!) riuscirono a reggere a un gran numero di colpi, che spesso avrebbero mandato a fondo anche incrociatori ben più equilibrati e apparentemente, robusti. L'adozione delle controcarene fu senz'altro d'aiuto, così come l'aver sforato il limite delle 10.000 tonnellate in quasi tutte le classi; ma in generale gli incrociatori pesanti giapponesi furono davvero delle 'bestie nere', protagonisti di quasi tutte le grandi battaglie navali. Solo pochissime date li misero in difficoltà: la prima perdita avvenne il 5 giugno 1942, con il Mikuma affondato (dopo essere stato speronato dal Mogami), ma i veri giorni critici furono il 5 novembre 1943 (quando, comunque sia, gli incrociatori vennero solo danneggiati), e sopratutto, il 23-26 ottobre 1944, a Leyte, a causa dei sottomarini e dell'infelice battaglia di Samar. Altrimenti, questi 18 incrociatori sarebbero sopravvissuti quasi tutti alla guerra, salvo poi restare fermi nei porti, senza più nemmeno carburante.
Quanto ai siluri Type 93 'Long lance', essi erano certamente delle armi formidabili (anche se, va precisato, non erano i PRIMI siluri da 610 mm giapponesi, quelli presenti fino a metà anni '30 erano essenzialmente armi convenzionali, meno prestanti anche se pur sempre formidabili!). Alla fine, è probabile che i Long Lance, quanto meno nella seconda metà della guerra, si siano rivelati più pericolosi per chi li portava che per chi li subiva. Succede, quando una forza eminentemente offensiva subisce l'iniziativa nemica.
Per la precisione, i siluri da 610 mm giapponesi erano nati come ingrandimenti di quelli da 533: il primo modello degli incrociatori, in servizio attorno al 1920, aveva circa 345 kg di HE e corsa di 10 km/38 kt o 20 km/27 kt. Il secondo tipo, entrato in servizio solo nel 1933 (quindi parecchio dopo, apparentemente, dai primi incrociatori armati con i siluri da 610 mm), aveva testate da 375 kg, prestazioni aumentate però a 7 km/46 kt e 15 km a 35 kt. Il Long Lance, che pesava circa 2.700 kg, era lungo 9 m (leggermente di più dei tipi precedenti) e portava 480 kg di testata a: 40 km a 36-38 kt, 32 km a 40-42 kt, o 20 km a 48-50 kt (con 200- 520 hp).
Vi furono persino degli studi sperimentali per siluri a turbina da 60 nodi, ma non vennero prodotti in serie. Mentre durante la guerra vennero aumentati i kg di esplosivo fino a ben 780, a scapito della portata, lievemente ridotta (15 km). Per cui non c'é da stupirsi se gli effetti collaterali che davano, quando esplodevano erano davvero sconsigliabili, specie per navi che non erano provviste di ponti corazzati molto spessi.
Ad ogni modo, è difficile negare che, malgrado tra le altre cose abbiano comportato la perdita di tre incrociatori giapponesi, i Long Lance siano stati un tentativo molto notevole di fare un'arma 'missilistica' ante-litteram, capace di competere in portata utile, persino con i cannoni da 203 mm.
Un'ultima notazione: dai resoconti si parla tipicamente di 'bombe da 500 libbre' (227 kg), ma, MA, aerei come i Dauntless usualmente portavano bombe da 454 kg, anche se spesso erano portate quelle da metà peso. QUINDI, anche se non posso assolutamente provarlo, affermo che molte delle bombe da 227 kg, in realtà, erano da 454, ma qualcuno ha sbagliato a segnalarlo. Una dimostrazione è quella dell'attacco alle navi portaerei giapponesi, colpite da un mix di ordigni di entrambi i tipi. Quindi attenzione a prendere con beneficio d'inventario la descrizione delle bombe, sebbene per i deboli ponti corazzati giapponesi, anche quelle da 227 kg erano sufficienti.
I pesi 'leggeri'
Gli incrociatori giapponesi sono ricordati sopratutto per il settore 'pesanti', indubbiamente ben sviluppato ed efficiente come forse nessun altro equivalente.
Ma le navi giapponesi 'leggere' erano, nondimeno, molto numerose e meritano un accenno.
Classe Tenryū
I vecchi incrociatori classe Tenryū vennero costruiti nel 1917-1919, con appena due esemplari realizzati sul modello dei britannici Arethusa. Il loro scopo era sopratutto di caccia conduttori per flottiglie di cacciatorpediniere, che sarebbero state condotte con maggiore facilità in zona di combattimento, specie in azioni notturne, da una nave più grande e potente di loro. La protezione era ridotta e serviva sopratutto a parare i colpi dei caccia nemici, specialmente quelli americani con cannoni da 102 mm L50. Un'altra funzione era l'esplorazione a lungo raggio, in un'epoca in cui l'aereo era ancora nella sua infanzia. Per questo ebbero i cannoni da 140 mm, dalla maggiore cadenza di tiro rispetto al 152 ma più potente delle armi dei caccia 'normali'. Era una prassi non proprio ignota anche in Europa, ma questo calibro era forse il compromesso migliore, visto che i pezzi da 152 erano un pò troppo impegnativi per navi di classe così leggera.
Naturalmente anche la velocità dovette essere al livello dei cacciatorpediniere, e così la potenza diventava molto elevata per l'epoca.
Dislocamento 3948-4.420 t a pieno carico, 142,9x12,3x3,96 m, 51.000 hp su 3 assi (3 turbine Brown-Curtis e 10 caldaie Kampon), 1070 t, 33 nodi e 5000 nm a 14 kt, 327 marinai; armi 4x140/50 mm, 1 (o 3?)x76, 2x6,5, 6 tls da 533 mm (12 siluri), 48 mine.
Infine la protezione: cintura da 63-51 mm (sole macchine, 58,5x4,27 m), ponte 25-22, scudi 20; torrione da 51-25 mm. La cintura era spessa 51 mm nella parte superiore (1,45 m), e 63 mm nella parte posteriore (2,82 m). Il ponte era 25-22 mm e si univa alla parte alta della cintura. Il torrione aveva 51 mm sui lati, e 25 sul tetto.
Nel 1937 vennero sostituite le 6,5 e aggiunte due armi da 13,2 singole. Ma nel 1940 vennero sostituite (così come il pezzo da 76) con 2x2 da 25/60 mm e convertite per il solo uso di nafta (1070 t). Nel 1942 arrivarono altri 4 pezzi da 25 e nel '43 radar 21 e 22, due lb AS (60 cariche), 1 un altro da 25 singoli (per il solo Tatsuta, perché il Tenryu era affondato l'anno prima!).
Queste navi ebbero impiego anche nella II guerra mondiale.
Il Tenryū partecipò persino alla battaglia di Savo, contribuendo ad affondare gli incrociatori americani con i suoi siluri. Il 2 ottobre ebbe una bomba a bordo, da un B-17, ma nonostante avesse 30 marinai uccisi, non fu danneggiato seriamente. Fu fortunato in altre situazioni, attacchi aerei e persino motorsiluranti, e combatté in altre importanti battaglie a Guadalcanal. La sua fortuna finì il 19 dicembre 1942, quando venne colpito a poppa da un siluro da 533 lanciato da un sommergibile (USS Albacore). Affondò alle 23.20, ma se non altro le perdite risultarono ridotte, solo 23 dell'equipaggio andarono giù con la nave, a N della Nuova Guinea.
Il Tatsuta, veterano di numerose battaglie, continuò ad operare in maniera attiva, malgrado fosse piccolo e vecchio, senza essere danneggiato. Il 13 marzo 1944, mentre era vicino Yokosuka, venne colpito da uno o due siluri da un sommergibile americano. Il Tatsuta lottò per ore contro gli allagamenti, e alla fine venne abbandonato dall'equipaggio. Vi furono 26 morti e 10 feriti, ma la nave riuscì a resistere abbastanza per evitare una fine anticipata e pericolosa per chi era a bordo. Tutto sommato, una carriera eccellente per navi così piccole e vecchie.
Yūbari
Nave sperimentale, completata nel 1922-1923 nell'arsenale di Sasebo come alternativa ai grossi incrociatori da 5.000 t precedenti, era un piccolo incrociatore da 4.075 t p.c. (o 3.387-4.400?), da 138,9x12,04x3,58 m, 57.740 hp su 3 assi (8 caldaie), 916 t, 35,5 kt, 5.500 nm a 10 kt.
Armamento di 6x140 mm (2x2 e 2x1), 1x76 mm, 2x7,7 e 4 tls da 610 mm (2x2). Infine erano disponibili ferroguide per 48 mine.
L'equipaggio era di 328 uomini, e la protezione (circa il 10% del dislocamento) consisteva in una cintura inclinata a 10° (57,9 x 4,2 m, al centro) da 38 mm, più 19 mm dello scafo esterno; la cintura era connessa superiormente al ponte, e inferiormente all'inizio del doppio fondo; ponte e torri 25 (o 28?) mm.
Questa nave introdusse molte innovazioni che influenzarono le successive tecnologie navali giapponesi. Tra le sue caratteristiche, la cintura era parte dello stesso scafo Era molto potente e veloce, una sorta di prototipo per i successivi grandi incrociatori tipo Furutaka.Aveva un aspetto assai simile a questi ultimi, almeno dopo le modernizzazioni avvenute nella sua carriera. Nel 1923 venne usata per evacuare i civili dalle zone colpite dal terribile terremoto di quell'anno, e nel 1925 seguì le esercitazioni dell'USN, i cui cacciatorpediniere inseguirono l'incrociatore giapponese, che tuttavia li distanziò.
Negli anni '30 vi furono le solite trasformazioni, per esempio sostituire le armi da 7,7 con 2 da 13 mm, e poi nel 1940 vennero cambiate con due binate da 25. Il cannone da 76, invece, venne rimosso nel 1933. .
Il suo impegno bellico iniziò già con l'invasione di Wake Island, nel dicembre 1941, essendo addirittura la nave ammiraglia di quella forza d'attacco.
Lo Yūbari partecipò a tante altre azioni, come la presa di Rabaul. Il 10 marzo 1942, tuttavia, durante l'invasione di Lae, esso subì danni da dei near miss degli SBD Dauntless, e da mitragliamenti di almeno 4 Wildcat e vari Dauntless. Il giorno dopo, un altro attacco aereo causò la deflagrazione delle cariche della torre n.2, mentre i mitragliamenti dei Wildcat incendiarono la benzina dei battelli salvagente di bordo e le fiamme rischiarono di incendiare un lanciasiluri da cui le armi vennero gettate a mare manualmente, perché era rimasto bloccato. Alla fine della battaglia di Lae, forse la prima grande tra le due marine, lo Yubari aveva avuto 13 morti e 49 feriti, ma evitò 67 bombe e 12 siluri; le schegge di 5 near miss avevano danneggiato la nave in circa 3.000 punti. Al ritorno a Rabaul, venne colpita da 4 near miss dei B-17, con tre larghi buchi nello scafo a poppavia a causa delle schegge (larghi circa 20 cm).
Nonostante questo, lo Yūbari fu capace di partecipare a Savo, e addirittura venne accreditato di un siluro a bordo di un incrociatore americano. Il 2 luglio 1943 subì un impatto con una mina a prua, riducendo la velocità a 22 nodi.
A quel punto (1943) venne ricostruito, mentre venivano anche installati radar Type 22 e sonar e idrofono entrambi Type 93, e nel marzo 1944 ebbe complessivamente 4x140 mm, 1x120, 21x25 mm, due lb AS (36), ma il dislocamento aumentava a 4.448 t e la velocità calò a 32 kt. Anche due dei 140 mm vennero rimossi nel 1943, per aumentare le armi a.a.
Dopo altre missioni e qualche mitragliamento subito, lo Yūbari venne silurato il 27 aprile 1944, dall'ennesimo sottomarino americano (USS Bluegill). Di sei ordigni lanciati, 4 vennero evitati, ma 2 siluri da 533 (secondo combined fleet uno solo tra gli Mk 14 e Mk 23 lanciati) colpirono la nave a sinistra, vicino il locale caldaie n.1. Gli allagamenti cominciarono a diventare eccessivi e fallì il tentativo di allontanarsi con l'unica delle tre eliche (quella centrale) ancora attiva. Nemmeno il rimorchio funzionò, ma nondimeno il vecchio incrociatore giapponese affondò quasi 24 ore dopo il siluramento, vicino Palau, con la perdita di 19 uomini (praticamente tutti del locale caldaie colpito). Tutto sommato, non fu davvero un avversario fragile, malgrado fosse così piccolo e vecchio, e poco corazzato.
I 'Kuma'
Erano una classe di 5 incrociatori veloci, costruiti nel 1918-21, e in servizio dal 1920/21 al 1946. Nati come miglioramento dei Tenryu, inizialmente dovevano stazzare sulle 3.500 t, ma con gli Omaha in costruzione, i giapponesi modificarono il progetto e lo ingrandirono sul 50%. L'aumento di peso venne comunque consumato per portare la potenza da 51.000 a 90.000 hp e raggiungere i 36 nodi.
Dislocamento: 5.100 -5.926 t p.c., dimensioni 162,1x14,2x4,8 m, 4 turbine e 90.000 shp, 36 nodi, 1260+350 t (poi 1.600); 9.000 nm a 10 kt (o 4.000/14 kt), equipaggio 439-450 uomini;
armamento 7x140 mm, 2x76 mm e 2x6,5 mm; 8x533 mm (binati) e 48 mine;
corazzatura: cintura centrale (73,2x7,32 m) di 51-60 (o 63?) mm sui lati, ponte 30 mm (45 sui depositi); torrione 51 mm lati, 25 tetto; scudi 25 mm.
La cintura corazzata copriva meno della metà della lunghezza dello scafo, nella zona delle macchine; ma era eccezionalmente alta, ben 7,32 metri. La parte più alta di 3 metri era spessa 51 mm, la parte più bassa di 4,32 m era spessa 63 mm. Il ponte da 29 (o 30?) mm era connesso alla parte alta della cintura.
Erano sostanzialmente navi valide, che ebbero un lungo impiego. Già nel 1927 o forse 1930 circa, ebbero una catapulta e un aereo.
Nel 1935-38 ebbero conversione a nafta per tutte le caldaie e circa 200-400 t di zavorra liquida e solida, ma il dislocamento arrivò verso le 8.000 t p.c. e la velocità scese a 32 nodi. Le armi da 6,5 vennero sostituite dalle 7,7, mentre i due pezzi da 76 vennero sostituiti da due binati da 13,2 o da 12,7 (?) mm, oppure direttamente dalle binate cal 25 mm, che comunque vennero estese entro il 1940 a un pò tutte le navi, rimpiazzando anche le 13,2 mm. Le 7,7 venenro tolte nel 1941.
I siluri da 610 mm vennero applicati, pare, nel 1940 per tutte le navi ed erano della nuova generazione, ergo i famigerati Type 93.
Due di queste navi (Kitakami e Oi) vennero addirittura convertite in incrociatori 'siluranti', per distruggere la linea da battaglia nemica prima di arrivare al contatto balistico: così, nel 1941 ebbero ben 40 tubi lanciasiluri (10 impianti quadrupli, ma in origine ne erano previsti addirittura 11, con 5 impianti per lato e uno al centro!!!!), con i nuovi Type 93. Erano un pò gli antenati agli incrociatori missilistici 'Kynda' degli anni '60. Inoltre, i cannoni da 140 mm poppieri vennero sostituiti da 2 binati da 127 e 4 binati da 25 mm.
Ma all'inizio del 1942, la critica a questo tipo di nave fu tale, da trasformarli in trasporti veloci, anche se gli restarono comunque ben 24 tubi e i 25 mm diventarono 10 (2x3 e 2x2). Il Kitakami, dopo la riparazione dei danni nel 1944-45, diverrà poi un vero e proprio incrociatore 'missilistico', con 8 siluri suicidi Kaiten (al contempo, i cannoni da 140 vennero rimossi, sostituiti da 4x127 e 67x25 mm e 24 b.d.p.; non solo, ma non si sa bene se anche i siluri normali vennero tolti o addirittura aumentati a 24!) e sopratutto, due turbine vennero sbarcate e la potenza, a 35.000 hp, garantiva solo 23,8 kt (peso 5.640 t o a seconda delle fonti, 5.780-7.800 t). In seguito ebbe anche altri 27 singoli da 25 mm.
Il radar apparve sul Kiso nell'aprile del '43 (era il solito Tipo 21), nel mentre tendevano a sparire gli idrovolanti e catapulte. Tama e Kiso ebbero anche, nel 1943-44, una torre binata da 127 al posto di due cannoni singoli da 140, più 18 da 25 mm e 2 da 13 mm, e il radar Tipo 21. Altre modifiche arrivarono successivamente, sopratutto per aumentare i cannoni da 25 mm.
Ad ogni modo, i Kuma erano navi versatili e in pratica, divenne il punto di riferimento per gli incrociatori leggeri successivi.
Il Kuma divenne l'unità capoclasse, entrata in servizio il 31 agosto 1920.
Entrato fin da subito in azione in guerra, il 9 aprile venne colpito da un siluro di una motosilurante americana, ma questo non esplose, e la motosilurante venne poi distrutta da un idrovolante Pete lanciato da una portaidrovolanti giapponese.
Non ebbe danni significativi fino all'11 gennaio 1944, quando venne colpito da due siluri di uno dei tanti sottomarini alleati (ma stavolta era uno inglese): tirandone 7 da appena 1900 yd, non poteva mancarlo. 138 uomini morirono per le esplosioni dei siluri, l'incendio e lo scoppio delle cariche di profondità che erano a bordo della nave, disintegrandone la poppa.
Il Kitakami combatté anch'esso nel Pacifico, con il 9o squadrone. Non ebbe scontri di prima linea dove provare i suoi micidiali siluri, ma venne comunque impiegato come mezzo da trasporto veloce.
Il 27 gennaio del 1944, subì un attacco da un sommergibile inglese, che lo colpì con due siluri da 533 mm a poppavia. Nonostante questo non affondò, ma venne trainato in salvo dal Kinu. Riparato totalmente entro il 14 agosto, divenne un vettore dei Kaiten, con tre radar e quasi 70 cannoni da 25 mm!
Il Kitakami venne danneggiato a Kure il 24 luglio, ma da soli mitragliamenti aerei, anche se ebbe 32 caduti. Però sopravvisse, e dopo avere contribuito alle operazioni di rimpatrio dei soldati giapponesi dal continente (non è chiaro se direttamente oppure come nave officina per le unità coinvolte), venne demolito nel 1946-47.
Il Kiso era un altro incrociatore di questa classe, che venne impiegato ampiamente con varie missioni, sopratutto di scorta. Il 21 ottobre 1943, subì a bordo una bomba da 113 kg dei Beaufort australiani, vicino Guadalcanal. Il 13 novembre venne attaccato da una massiccia ondata aerea della TF38, e colpito da 3 bombe su tutta la sua lunghezza. Affondò in acque basse, purtroppo con ben 715 vittime (i sopravvissuti furono solo 103), un livello di perdite decisamente insolito, forse dovuto ai mitragliamenti o agli squali?
L'Ōi era un altro incrociatore della classe, entrato in servizio nel 1921. Anche questo ebbe un'attività assai elevata nella guerra, sopratutto come nave di scorta e trasporto, finché, il 6 luglio 1943, venne colpito da due siluri di un sottomarino americano. Uno non esplose, ma l'altro danneggiò la sala macchine posteriore. A quel punto il sottomarino americano (era il Flasher) lanciò altri 4 siluri, ma lo mancò. Nondimeno, l'incrociatore non sopravvisse, e si spezzò in due, con 153 vittime (i superstiti furono 368, più il capitano).
Infine il Tama. In guerra, esso pattugliò sopratutto i mari settentrionali, come le Kurili, e partecipò il 23 marzo alla battaglia delle isole Kommandorsky, subendo un paio di cannonate e un ferito. Poi venne spostato nel settore meridionale, dove il mare era più tranquillo. Però era anche più affollato di nemici. Il Tama, durante la battaglia di Leyte, venne colpito da un siluro Mk 13 di un Avenger, causandogli gravi danni, il 25 ottobre, nella battaglia di Capo Enganho. Nondimeno, il Tama riuscì a ritirarsi dalla battaglia, scortato da un cacciatorpediniere, che tuttavia venne richiamato per assistere una portaerei. A quel punto il Tama era da solo, e procedeva a 14 nodi. Il siluro l'aveva colpito ad una sala caldaie, ma il Tama era riuscito a cavarsela abbastanza bene. Però, mentre viaggiava vicino a Luzon, fu avvistato da un sottomarino americano, il Jallao, che gli tirò da circa 900 metri 3 siluri. Questi mancarono il bersaglio, ma poi seguirono altri 4 dai lanciasiluri di poppa, da appena 730 metri. Stavolta fece centro, con ben 3 siluri. Il piccolo Tama non riuscì a sopravvivere, e si spezzò in due. Probabilmente anche per via della mancanza di scorta, nessuno sopravvisse. Peccato, visto che non tutti gli incrociatori, anche ben più moderni, sono stati capaci di navigare dopo un siluro in pieno.
Erano una classe di 5 incrociatori veloci, costruiti nel 1918-21, e in servizio dal 1920/21 al 1946. Nati come miglioramento dei Tenryu, inizialmente dovevano stazzare sulle 3.500 t, ma con gli Omaha in costruzione, i giapponesi modificarono il progetto e lo ingrandirono sul 50%. L'aumento di peso venne comunque consumato per portare la potenza da 51.000 a 90.000 hp e raggiungere i 36 nodi.
Dislocamento: 5.100 -5.926 t p.c., dimensioni 162,1x14,2x4,8 m, 4 turbine e 90.000 shp, 36 nodi, 1260+350 t (poi 1.600); 9.000 nm a 10 kt (o 4.000/14 kt), equipaggio 439-450 uomini;
armamento 7x140 mm, 2x76 mm e 2x6,5 mm; 8x533 mm (binati) e 48 mine;
corazzatura: cintura centrale (73,2x7,32 m) di 51-60 (o 63?) mm sui lati, ponte 30 mm (45 sui depositi); torrione 51 mm lati, 25 tetto; scudi 25 mm.
La cintura corazzata copriva meno della metà della lunghezza dello scafo, nella zona delle macchine; ma era eccezionalmente alta, ben 7,32 metri. La parte più alta di 3 metri era spessa 51 mm, la parte più bassa di 4,32 m era spessa 63 mm. Il ponte da 29 (o 30?) mm era connesso alla parte alta della cintura.
Erano sostanzialmente navi valide, che ebbero un lungo impiego. Già nel 1927 o forse 1930 circa, ebbero una catapulta e un aereo.
Nel 1935-38 ebbero conversione a nafta per tutte le caldaie e circa 200-400 t di zavorra liquida e solida, ma il dislocamento arrivò verso le 8.000 t p.c. e la velocità scese a 32 nodi. Le armi da 6,5 vennero sostituite dalle 7,7, mentre i due pezzi da 76 vennero sostituiti da due binati da 13,2 o da 12,7 (?) mm, oppure direttamente dalle binate cal 25 mm, che comunque vennero estese entro il 1940 a un pò tutte le navi, rimpiazzando anche le 13,2 mm. Le 7,7 venenro tolte nel 1941.
I siluri da 610 mm vennero applicati, pare, nel 1940 per tutte le navi ed erano della nuova generazione, ergo i famigerati Type 93.
Due di queste navi (Kitakami e Oi) vennero addirittura convertite in incrociatori 'siluranti', per distruggere la linea da battaglia nemica prima di arrivare al contatto balistico: così, nel 1941 ebbero ben 40 tubi lanciasiluri (10 impianti quadrupli, ma in origine ne erano previsti addirittura 11, con 5 impianti per lato e uno al centro!!!!), con i nuovi Type 93. Erano un pò gli antenati agli incrociatori missilistici 'Kynda' degli anni '60. Inoltre, i cannoni da 140 mm poppieri vennero sostituiti da 2 binati da 127 e 4 binati da 25 mm.
Ma all'inizio del 1942, la critica a questo tipo di nave fu tale, da trasformarli in trasporti veloci, anche se gli restarono comunque ben 24 tubi e i 25 mm diventarono 10 (2x3 e 2x2). Il Kitakami, dopo la riparazione dei danni nel 1944-45, diverrà poi un vero e proprio incrociatore 'missilistico', con 8 siluri suicidi Kaiten (al contempo, i cannoni da 140 vennero rimossi, sostituiti da 4x127 e 67x25 mm e 24 b.d.p.; non solo, ma non si sa bene se anche i siluri normali vennero tolti o addirittura aumentati a 24!) e sopratutto, due turbine vennero sbarcate e la potenza, a 35.000 hp, garantiva solo 23,8 kt (peso 5.640 t o a seconda delle fonti, 5.780-7.800 t). In seguito ebbe anche altri 27 singoli da 25 mm.
Il radar apparve sul Kiso nell'aprile del '43 (era il solito Tipo 21), nel mentre tendevano a sparire gli idrovolanti e catapulte. Tama e Kiso ebbero anche, nel 1943-44, una torre binata da 127 al posto di due cannoni singoli da 140, più 18 da 25 mm e 2 da 13 mm, e il radar Tipo 21. Altre modifiche arrivarono successivamente, sopratutto per aumentare i cannoni da 25 mm.
Ad ogni modo, i Kuma erano navi versatili e in pratica, divenne il punto di riferimento per gli incrociatori leggeri successivi.
Il Kuma divenne l'unità capoclasse, entrata in servizio il 31 agosto 1920.
Entrato fin da subito in azione in guerra, il 9 aprile venne colpito da un siluro di una motosilurante americana, ma questo non esplose, e la motosilurante venne poi distrutta da un idrovolante Pete lanciato da una portaidrovolanti giapponese.
Non ebbe danni significativi fino all'11 gennaio 1944, quando venne colpito da due siluri di uno dei tanti sottomarini alleati (ma stavolta era uno inglese): tirandone 7 da appena 1900 yd, non poteva mancarlo. 138 uomini morirono per le esplosioni dei siluri, l'incendio e lo scoppio delle cariche di profondità che erano a bordo della nave, disintegrandone la poppa.
Il Kitakami combatté anch'esso nel Pacifico, con il 9o squadrone. Non ebbe scontri di prima linea dove provare i suoi micidiali siluri, ma venne comunque impiegato come mezzo da trasporto veloce.
Il 27 gennaio del 1944, subì un attacco da un sommergibile inglese, che lo colpì con due siluri da 533 mm a poppavia. Nonostante questo non affondò, ma venne trainato in salvo dal Kinu. Riparato totalmente entro il 14 agosto, divenne un vettore dei Kaiten, con tre radar e quasi 70 cannoni da 25 mm!
Il Kitakami venne danneggiato a Kure il 24 luglio, ma da soli mitragliamenti aerei, anche se ebbe 32 caduti. Però sopravvisse, e dopo avere contribuito alle operazioni di rimpatrio dei soldati giapponesi dal continente (non è chiaro se direttamente oppure come nave officina per le unità coinvolte), venne demolito nel 1946-47.
Il Kiso era un altro incrociatore di questa classe, che venne impiegato ampiamente con varie missioni, sopratutto di scorta. Il 21 ottobre 1943, subì a bordo una bomba da 113 kg dei Beaufort australiani, vicino Guadalcanal. Il 13 novembre venne attaccato da una massiccia ondata aerea della TF38, e colpito da 3 bombe su tutta la sua lunghezza. Affondò in acque basse, purtroppo con ben 715 vittime (i sopravvissuti furono solo 103), un livello di perdite decisamente insolito, forse dovuto ai mitragliamenti o agli squali?
L'Ōi era un altro incrociatore della classe, entrato in servizio nel 1921. Anche questo ebbe un'attività assai elevata nella guerra, sopratutto come nave di scorta e trasporto, finché, il 6 luglio 1943, venne colpito da due siluri di un sottomarino americano. Uno non esplose, ma l'altro danneggiò la sala macchine posteriore. A quel punto il sottomarino americano (era il Flasher) lanciò altri 4 siluri, ma lo mancò. Nondimeno, l'incrociatore non sopravvisse, e si spezzò in due, con 153 vittime (i superstiti furono 368, più il capitano).
Infine il Tama. In guerra, esso pattugliò sopratutto i mari settentrionali, come le Kurili, e partecipò il 23 marzo alla battaglia delle isole Kommandorsky, subendo un paio di cannonate e un ferito. Poi venne spostato nel settore meridionale, dove il mare era più tranquillo. Però era anche più affollato di nemici. Il Tama, durante la battaglia di Leyte, venne colpito da un siluro Mk 13 di un Avenger, causandogli gravi danni, il 25 ottobre, nella battaglia di Capo Enganho. Nondimeno, il Tama riuscì a ritirarsi dalla battaglia, scortato da un cacciatorpediniere, che tuttavia venne richiamato per assistere una portaerei. A quel punto il Tama era da solo, e procedeva a 14 nodi. Il siluro l'aveva colpito ad una sala caldaie, ma il Tama era riuscito a cavarsela abbastanza bene. Però, mentre viaggiava vicino a Luzon, fu avvistato da un sottomarino americano, il Jallao, che gli tirò da circa 900 metri 3 siluri. Questi mancarono il bersaglio, ma poi seguirono altri 4 dai lanciasiluri di poppa, da appena 730 metri. Stavolta fece centro, con ben 3 siluri. Il piccolo Tama non riuscì a sopravvivere, e si spezzò in due. Probabilmente anche per via della mancanza di scorta, nessuno sopravvisse. Peccato, visto che non tutti gli incrociatori, anche ben più moderni, sono stati capaci di navigare dopo un siluro in pieno.
Nagara
La classe di incrociatori leggeri in questione era stata costruita nel 1920-25 (varo 1921-23), con ben sei esemplari. Erano basicamente un miglioramento dei tipi precedenti, con un certo allargamento (60 cm) per migliorare la stabilità, mentre introdussero i siluri da 610 mm di prima generazione (il typo 8), che pesava circa 1.000 kg più dei normali da 533 mm; inoltre avevano una piattaforma di lancio aerei, sopra il cannone n.2 (a prua ce ne erano 4, tutti singoli).
Stazza 5.659 t std (oppure 5.170-5.925, oppure 5570-7050 t), 162,2-163x14,2-14,75x4,87 m.
Potenza: 90.000 hp (4 assi, 12 caldaie), 36 nodi; circa 1.600 t carburante; 6.000 nm a 14 kt (o 9.000 a 10 kt);
Armamento 7x140 mm, 2x80, 8x610 mm, mine e armi minori, 1 idro; 438-450 uomini d'equipaggio.
Protezione: cintura centrale 63-51 mm (73,2x3 metri superiore da 51 mm; e 58,3x4,32 m inferiore, da 63 mm), ponte 32 mm (o 29 mm?), connesso con la cintura superiore; torrione 51 mm lati, 25 tetto.
Essi seguivano la classe Kuma ed erano molto simili a questa, ma furono i primi ad avere i siluri Long Lance. Notevole era che il torrione ospitava anche un hangar per aerei, come nel caso dei successivi 'Da Giussano' italiani.
Ebbero spesso sostituiti due dei cannoni con due da 127, e varie altre armi leggere da 25 mm.
Tra gli aggiornamenti del periodo interbellico, nel 1927 vi fu una catapulta con un idro Typo 90. In seguito ebbero un albero a tripode e la catapulta venne spostata a poppa.
Non mancò nemmeno in questa classe l'aggiunta di irrobustimenti e zavorre (circa 120-200 solida, 160-200 liquida nel doppio fondo) per aumentare la resistenza al mare grosso, dopo il capovolgimento della torpediniera Tomozuru. La velocità scese a 32 kt mentre il peso aumentava a 8.000 t p.c.
Nel mentre vennero sostituite le armi da 6,5 con le 7,7 e i 76 mm con le 13,2 mm.
Nel 1943 era normale vedere le navi di questo tipo armate con 5x140, 2x127, e ben 22x25 più due da 13 mm, mentre i siluri erano stati addirittura aumentati a 16; nel 1944 i cannoni da 25 erano aumentati a 36 e infine l'Isuzu ebbe un armamento a.a. totale verso la metà del 1944, con 3x2 da 127 mm e 38x25 mm, sbarcando i lanciasiluri anteriori.
Il Nagara entrò in servizio il 21 aprile 1922, e durante la guerra prestò servizio col 16o squadrone incrociatori della Forza Sud. In azione, esso coprì le operazioni d'invasione delle Filippine, e persino del Madagascar, spesso operando come nave ammiraglia di una flottiglia di cacciatorpediniere. venne mancato almeno 3 volte da salve di siluri, combatté anche alle Midway, alle Salomone e quant'altro, sempre senza alcun danno.
Solo il 13 novembre,a Guadalcanal, ebbe un colpo da 127 a segno con 6 morti e danni lievi.
Il 26 novembre del 1943 ebbe danni da un attacco di Dauntless, ma non venne affondato. Rimodernato di continuo, con l'aggiunta di armi a.a. e di radar, rimase una nave assai valida, finché il 7 agosto 1944, vicino alle coste giapponesi, non incontrò un sottomarino americano, che sebbene fosse alla prima missione di guerra, lo colpì con un siluro a sinistra, causandone l'affondamento e gravi perdite (capitano e 348 uomini, solo 235 i superstiti).
Isuzu
Era un altro incrociatore di questa classe, e si diede molto da fare, con operazioni come l'invasione di Hong Kong. Partecipò anche a battaglie importanti, come quella di Santa Cruz nell'ottobre del 1942 e di Guadalcanal il 13 novembre, quando ebbe due near miss dai bombardieri americani, che gli causarono degli allagamenti nella sala macchine n.3. Modernizzato successivamente, continuò le operazioni, per esempio nella zona di Truk, dove venne anche danneggiato da una mina nell'ottobre del '43, mitragliato a novembre dell'anno successivo, e danneggiato ancora a dicembre. Convertito in un incrociatore a.a. con 2 torri binate da 127 e circa 50 canne da 25 mm (più 8x610 mm e due lb AS, radar Tipo 13 e 22, e persino sonar Tipo 93), partecipò anche a Leyte, dove venne danneggiato mentre cercava di proteggere le portaerei giapponesi.
Il 19 novembre 1944, venne sorpreso da un sottomarini americano, e colpito da un siluro da 533, ritrovandosi la poppa danneggiata e il timone distrutto. Nondimeno, riuscì a salvarsi.
Il 4 aprile 1945 era nuovamente in azione, per una missione di trasporto veloce, quando venne danneggiato il 6 da alcune bombe esplose vicino, e poi probabilmente anche da un colpo in pieno, a prua. Però continuò la missione.
Il 7 aprile evitò una salva di ben 9 siluri di un sottomarino americano (l'USS Besugo), mentre si ritirava dalle Indie Olandesi dopo avervi portato truppe. Però, quello stesso giorno un sottomarino gli lanciò altri 5 siluri, uno dei quali lo colpì venne all'altezza del torrione, così che ebbe un grave allagamento. Mentre era fermo, venne localizzato dall'ennesimo sottomarino americano, l'USS Charr, che lanciò altri 4 siluri. Due siluri colpirono nella zona delle sale macchine posteriori. Non contento, l'americano lanciò altri due siluri e un altro colpì la prua, spezzandola. Ebbe quindi ben 4 siluri a segno e a quel punto non poteva salvarsi: affondò poco dopo, anche se le perdite umane furono abbastanza ridotte (190) e i superstiti furono 450. Molti di più di quelli della possente Yamato, affondata quello stesso giorno assieme allo Yahagi e a 4 degli 8 caccia di scorta.
Lo Yura, classe 1922, era un altro di questi incrociatori classe Nagara, il terzo per l'esattezza. Anch'esso venne subito coinvolto in azioni offensive, all'inizio della guerra, quando i giapponesi sbarcavano dappertutto, in questo caso a Sarawak. Lo Yura (che come tutti gli incrociatori leggeri giapponesi, prendeva il nome da un fiume), combatté anche a Midway, come comandante di una squadriglia di cacciatorpediniere. Il 25 settembre 1942 venne danneggiato leggermente a Guadalcanal, da due B-17. Il 18 ottobre venne colpito da un sottomarino, ma il siluro non esplose.
Il 24 ottobre, lo Yura era in azione per bombardare Guadalcanal, alla testa di un gruppo di cacciatorpediniere. Però venne attaccato da 5 Dauntless e colpito da due bombe nella zona dei motori. A quel punto, lo Yura venne attaccato da numerosi aerei in diverse ondate, alla fine le fiamme andarono fuori controllo e la nave venne abbandonata, spezzandosi in due a causa dei siluri delle navi giapponesi. Però, la parte poppiera non volle saperne di affondare subito, e così venne affondata a cannonate da un cacciatorpediniere.
Il Kinu era un'altra di queste navi, veterana della caccia alla forza Z, campagne come quella della Malaysia, della Nuova Guinea, subì danni da near miss a causa di un bombardamento di B-24 ad una forza di 4 incrociatori leggeri, tutti colpiti ma in maniera poco grave, il 23 giugno a Juliana Quay. Ebbe poi aggiornamenti, con la sostituzione di un cannone da 140 con un impianto binato da 127, e altre armi e attrezzature varie. L'11 ottobre 1944 ebbe una collisione non grave con l'Aoba, ma ben peggio furono gli attacchi del 24 ottobre, quando gli aerei causarono 47 morti a bordo per le schegge e i mitragliamenti. Il 26 ottobre, il Kinu stava portando truppe a bordo in zona di guerra, quando un Avenger lo colpì con 2 bombe (da 227 kg?) e gli causò gravi danni. Un ulteriore attacco causò, con una terza bomba, l'incendio dei locali motori e il Kinu dovette essere abbandonato al suo destino. La maggior parte dell'equipaggio di 813 uomini riuscì comunque a salvarsi, mentre la nave affondò alle 17.30 del 26 ottobre, vicino a Masbate (Filippine), in appena 46 m d'acqua.
Il Natori era un altro incrociatore della classe Nagara, e partecipò all'assalto delle Filippine, dove, il 10 dicembre venne leggermente danneggiato da 3 B-17 con dei near miss.
Veterano di diverse battaglie, il Natori venne danneggiato a poppa il 9 gennaio, da un (o 2?) siluro da 533 di un sottomarino americano. Il 21 gennaio ebbe danni ulteriori per un near miss di un B-17, che gli allagò una sala macchine. Il Natori venne riparato entro il 24 maggio 1943, e successivamente venne anche ammodernato con nuovi cannoni a.a. da 127 mm binati e da 25 tripli.
Il Natori combatté anche nelle Filippine, ma il 18 agosto, mentre stava accompagnando un convoglio, fu attaccato da un sottomarino americano, che lo colpì con un siluro dei 5 Mk 23 tirati da 2,6 km. Colpito nella sala caldaie sinistra, si fermò in mare. A quel punto, il sottomarino (era l'Hardhead) lanciò altri 4 siluri (Mk 18 elettrici) e uno di questi colpì il Natori, sempre a sinistra. Affondò alle 7.04 con 330 uomini a bordo, incluso il comandante; i superstiti furono di meno, circa 240, di cui 44 a bordo di un battello che venne catturato da una nave americana, quasi un mese dopo (il 12 settembre!).
Anche il Natori, dunque, si era dimostrato un 'duro', ma non abbastanza per supportare tutti questi attacchi reiterati.
L'Abukuma era l'ultimo dei sei Nagara, entrato in servizio nel maggio 1925. Sopravvissituo alla perdita della prua durante la collisione con il Kikatami nel 1930, venne ricostruito e successivamente partecipò attivamente alla guerra. Operò sopratutto nelle zone di Rabaul e Java, ma si spinse anche a Ceylon, Aleutine e altro ancora. A Surigao, nell'ottobre del 1944, anche l'Abukuma era presente. Il 25 ottobre, un siluro partito da una motosilurante americana (PT 137), dopo avere mancato un cacciatorpediniere, colpì l'incrociatore, uccidendo 37 uomini e mettendo ko alcune caldaie. Nondimeno, poche ore dopo, era capace di navigare a ben 20 nodi e si era ricongiunto al resto della sua flottiglia, malgrado avesse 500 tonnellate d'acqua a bordo e la prua fosse bassa. Era una nave indubbiamente robusta, se riuscì a tenere così bene un siluro in pieno, ma il 26 ottobre venne purtroppo attaccata ancora, stavolta dai B-24 americani, con bombe da 227 kg. Un colpo in pieno centrò la torre n.3, altri due ancora più a poppa, incendiando le sale macchine. Circa mezz'ora dopo, per suprema disgrazia, esplosero 4 siluri Type 93, e attorno alle 11.00 iniziò l'abbandono della nave, che affondò con 250 uomini, alle 11:42 (284 furono i superstiti, incluso il capitano).
I Sendai
erano un'altra classe di incrociatori leggeri giapponesi, con 3 unità impostate nel 1922, varate nel 1923-25 e completate attorno al 1924-25.
Dislocamento 5.278 t (o anche 5195-7.100?); 163 x 14,17 x 4,9 m, 90.000 hp su 4 assi, 35,25 kt; c.a. 1600 t, 5000 nom a 14 kt; equipaggio 440-450 uomini.
Armi: 7x140 mm e 8 tls da 610 mm, nonché mine e armi minori. Avevano anche una catapulta (con gli aggiornamenti).
Corazzatura: cintura centrale alta 7,32 m; parte alta 51 mm (76,9x 3 m); parte bassa di 63 mm (72x 4,32 m); ponte sui 29 mm; torrione 51 lati e 25 mm tetto.
Erano navi derivate dai precedenti Nagara, ma con 4 fumaioli anziché 3, grazie alla migliore disposizione delle caldaie. Unità efficienti, come un pò tutti gli incrociatori nipponici, ebbero una lunga e fruttuosa carriera.
Nel 1935-38 circa tutti questi incrociatori vennero zavorrati in maniera simile a quella degli altri incrociatori leggeri, ma il dislocamento finì a circa 8.000 t(?) e la velocità a 32 kt. Vennero rimossi i cannoni da 76 (2 per nave), le armi da 6,5 mm, ma aggiunti un sistema quadrinato da 13 mm e 2 singoli, più 2x7,7 mm e la catapulta. Poi le armi da 13 singole vennero sostituite da 2x25 mm. Nel 1941 vennero rimpiazzati i vecchi tls con quelli nuovi, per i Long Lance e in due impianti quadrupli anziché 4 binati.
Tante altre piccole modifiche vennero poi, sopratutto con il rimpiazzo del cannone n.5 e l'aggiunta di altri cannoni da 25 mm e lanciabombe con 36 bdp, nonché il radar T.21. (1943 circa).
Il Sendai vvenne completato nell'aprile del 1924, e all'inizio della guerra partecipò all'invasione della Malaysia. Combatté in varie campagne periferiche, ma anche a Guadalcanal. Il 2 novembre 1943, nella battaglia della baia dell'Imperatrice Augusta, venne demolito dal tiro dei pezzi da 152 degli incrociatori americani (4 unità tipo Cleveland) e poi silurato da 3 caccia americani, con 184 uomini e il comandante, mentre 236 vennero salvati successivamente dai caccia e altri 76 (tra cui l'ammiraglio Jiin) da un sottomarino.
Il Jintsū era la seconda nave della classe Sendai. Combatté nel Mare di Giava, mentre il 25 agosto 1942, prese una bomba in pieno, 24 morti, e i danni furono tali da rimandarlo in Giappone. Il 16 gennaio 1943 era comunque gią in azione per evacuare i superstiti da Guadalcanal, cosa fatta con successo. Il 13 luglio prese parte alla battaglia di Kolombangara, come nave comando dell'ennesima missione alla Tokyo Express, illuminando quella notte le navi americane con i suoi proiettori, ma -proprio per questo- venendo colpito da un uragano di proiettili: almeno 2.630 sparati da meno di 9.000 metri, di cui almeno 10 cannonate da 152 mm, finendo fuori uso e incendiato. Per giunta, arrivò anche almeno un siluro. a circa metà nave. L'incrociatore si spezzò in due e affondò poco dopo, con 482 morti e alcuni superstiti (poche decine, tra cui quelli presi dagli americani come prigionieri).In cambio non aveva messo a segno che un colpo da 140 a bordo dell'HMS Leander. I suoi cacciatorpediniere fallirono l'attacco silurante, ma ritiratisi in un temporale, in appena 18 minuti ricaricarono e poi tornarono alla carica, silurando seriamente l'USS St. Louis e l'Honolulu. Alla fine fu una vittoria tattica giapponese contro superiori forze americane.
Il Naka era un altro incrociatore della classe, che prima ancora di nascere, venne ... distrutto, dal terribile terremoto del 1923. Così dovettero ricostruirlo. Questa fu la nave che venne completata nel maggio 1924 e che nel 1927 venne anche danneggiata da una collisione con un caccia. Da lì venne dotato della caratteristica poppa a S. Il Naka non si fece pregare durante la guerra, e combatté sopratutto nelle Indie olandesi e Java, contribuendo all'affondamento di numerose navi alleate.
Il 1 aprile venne colpito da un siluro dal Seawolf americano, esploso vicino all'apparato motore e costringendo a portarlo via a traino fino a Java, per poi tornare a Singapore da solo e infine in Giappone. Nel tardo 1943 ebbe qualche near miss da aerei americani, ma sopratutto, attorno al 18 febbraio 1944, venne attaccato da aerei nella zona di Truk. Colpito da una bomba e un siluro, si spezzò in due con 240 morti e 210 superstiti.
Gli Agano
La classe di incrociatori leggeri in questione era un'altra costituita nel periodo bellico, con la capoclasse entrata in servizio il 29 dicembre 1943, quindi era praticamente una coeva dei 'Capitani Romani/Regolo' italiani. Erano belle navi, di aspetto moderno e persino minaccioso, come era tipico degli incrociatori pesanti giapponesi. Le 4 navi realizzate vennero costruite tra il 1940 e il 1944.
Dimensioni 174,5x15,2x5,6 m, 6.652-7.590 t (o 8534?), 100.000 hp (4 turbine Kanpon su 4 assi) per 35 kt, 1405 t; 6300 o 8.000 (?) nm a 18 kt, equipaggio 730-750 uomini.
Armi: 6x152/50 mm, 4x76/60 mm (due torri binate, le armi erano specificatamente progettate per questa classe, all'opposto dell'armamento principale che era di seconda mano), 8x610 mm (16 siluri), armi varie (inizialmente 2x3 da 25 e 2x2 da 13 mm), 2 LB AS (36 armi); 2 idrovolanti E13 o E15K.
Corazza: cintura principale da 65,8 x 3,6 m per le macchine da 60 mm (tipo CNC); cinture secondarie da 55 mm su depositi 27 x 2,5 m (ant.) e 6,2x2,5 m post; ponte 20 mm su tutte le cinture; traverse pure da 20 mm (propulsione e munizioni); elevatori 50 mm (ant) e 25 (post); torri 19 mm, torrione con plancia da 40-16 mm CNC, timone 20-30 mmm CNC e 16 mm Ducol a seconda dei punti, 8 mm Ducol per il tubo di connessione della plancia/ponte principale, 16 mm per il condotto dei fumi. Non c'erano controcarene, ma fitta compartimentazione.
Si trattava di navi classe 5.500 t (di progetto), stabili e non sovraccaricate, con cannoni abbastanza potenti, pur essendo prelevati da vecchie navi da battaglia rimodernate (21 km per proiettili da 45 kg), elevabili a 55°, cannoni da 76 e da 25 mm, siluri Type 93. C'era anche un sonar, il Type 93, e presto i radar Type 21 (aerea, per l'Agano), 22(superficie, gli altri), 13 (aerea). L'apparato motore era su 4 turbine e 6 caldaie Kanpon (30 kg/cmq, 350°C) da 100.000 cavalli per 35 nodi.
Nell'insieme, non rappresentavano macchine belliche particolarmente potenti rispetto agli analoghi tipi europei come i vari Condottieri, un pò deludneti quanto meno per l'armamento che avrebbe potuto benissimo essere il cannone da 155 dei Mogami, ma invece era un residuato bellico di un'altra epoca e non ce n'erano nemmeno tanti. Nemmeno i cannoni antiaerei erano spettacolari, ma il pezzo da 76 era comunque un'arma moderna, del 1938, 900 m/sec per 13 km di gittata e 9.100 m di tangenza, 25 rpm. Da subito c'erano i cannoni da 25 mm. Lo Yahagi sarebbe affondato con ben 48 cannoni di questo tipo a bordo (di cui 30 triple e 18 singole), ma il Sakawa arrivò a 61, di cui 30 triple.
Gli aggiornamenti furono sopratutto legati all'aumento del numero dei 25 mm, aumentati con il passare del tempo e dell'avvento della superiorità aerea americana.
Il primo dei due, l'Agano, venne completato il 31 ottobre 1942, quindi era davvero un incrociatore 'bellico'.
Ebbe un'attività assai elevata, con numerose missioni belliche, e rimase indenne fino all'11 novembre 1943, quando un siluro Mk 13, tirato da un Avenger e mandato a segno, a poppa, danneggiò un asse e provocò allagamenti. Fu preso a rimorchio dal gemello Noshiro, e il giorno dopo venne silurato un'altra volta, sempre a poppa ma stavolta da parte di un sommergibile americano, ma nemmeno stavolta venne affondato. Dopo 3 mesi a Truk, riuscì a lasciare la base, ma con sole due delle 4 eliche, 16 nodi e senza 19 delle paratie interne. Questo non era per nulla un buon inizio, ma non c'era molto da fare. L'Agano, a quel punto, incontrò un ennesimo sottomarino, il temibile Skate, che lanciò 4 siluri. 2 di questi colpirono l'Agano a sinistra, allagando sale macchine e provocando incendi. La mattina dopo, circa 12 ore dopo il siluramento, il piccolo incrociatore andò a fondo, anche se almeno 523 su 726 dell'equipaggio vennero salvati. In ogni caso, per eliminare questo piccolo incrociatore, erano stati necessari ben 3 attacchi siluranti a segno, con 4 siluri, e una lunga attesa per vederlo alla fine, sparire dal mare. Un avversario coriaceo, senza alcun dubbio. Purtroppo, al rientro a Truk, la nave che aveva raccolto i naufraghi venne affondata dagli attacchi aerei, con la perdita di tutto l'equipaggio dell'Agano e di quasi tutti quelli della Oite (la nave salvatrice), anche stavolta a causa di siluri.
Il Noshiro, a sua volta, ebbe una carriera assai intensa, pur non essendo una nave per nulla speciale in termini di potenza di fuoco e protezione. Tra le battaglie a cui partecipò vi fu il disastro delle Filippine (19 giugno 1944), dove tuttavia ne uscì illeso. Aumentò la potenza di fuoco a.a. con un totale di 48 cannoni da 25 mm, e anche per questo riuscì ad evitare di essere danneggiato da ben 250 aerei (in 11 ondate) durante la battaglia di Sibuyan, il 23 ottobre. Il 25, il piccolo incrociatore combatté contro le navi americane a Samar, danneggiando una portaerei e contribuendo ad affondarne una seconda (la Gambier Bay), subendo a sua volta un colpo a sinistra, da 127 mm, di un cacciatorpediniere. Il 26, durante la ritirata, il piccolo incrociatore venne attaccato dagli Avenger, e una bomba esplose nel deposito a.a.. Nondimeno, l'incendio venne rapidamente estinto. La seconda ondata vide sei Avenger contro il Noshiro, ma i siluri vennero evitati; la terza ondata, però, vide un siluro Mk 13 centrare l'incrociatore, e lo lasciò fermo e senza potenza, con 16° di inclinazione a destra. Forse avrebbe potuto salvarsi, ma non essendo mai sazi, gli americani attaccarono ancora, con 28 siluranti e bombardieri. Il risultato fu un altro siluro a segno, a sinistra, vicino alla torre n.2. Nonostante i danni già subiti, il Noshiro rivendicò 6 aerei americani abbattuti. Malgrado l'allagamento del deposito di prua, per controbilanciare l'inclinazione, il Noshiro non riusciva più a reagire, e il comandante diede l'ordine di abbandono, quando il mare stava già lambendo il ponte anteriore. Dopo circa un'ora, alle 11.13, la nave affondò, fortunatamente abbandonata da 328 superstiti e il comandate. Totalmente, quindi, il Noshiro venne colpito da una bomba in un deposito e due siluri Mk 13 (carica oltre 200 kg HE).
Yahagi
Era il secondo della classe Agano, navi ibride tra caccia e incrociatori, come dimostrava la presenza dei due impianti tls nella mezzeria, e 18 cariche di profondità disponibili a poppa.
Lo Yahagi riuscì a sopravvivere alla battaglia delle Filippine e a quella di Leyte senza un graffio, nemmeno durante i pesanti attacchi aerei americani del 26 ottobre. Esso ebbe a bordo fino a 48 cannoni da 25 mm (24x1 e 8x3), radar Tipo 13 e 22, e questo indubbiamente l'aiutava a sopravvivere contro l'USN.
Ma non bastò il 6 aprile, quando l'allora invincibile incrociatore partì in missione per accompagnare la Yamato ad Okinawa, in una vera missione senza ritorno, ergo una 'Kamikaze'. In realtà, le navi non arrivarono mai ad Okinawa, e lo Yahagi precedette la Yamato nelle profondità del mare. Alle 12.46, già alla prima ondata, venne colpito da un siluro nella sala macchine, uccidendo tutti gli occupanti. A questo disastro s'aggiunsero gli attacchi del resto dell'aviazione americana, che complessivamente contava 180 caccia, 75 bombardieri e 131 siluranti (386!). Lo Yahagi, ora immobilizzato, venne colpito da almeno 6 siluri e 12 bombe. La nave, nonostante tutte queste bombe e siluri, a cui presumibilmente si aggiunsero anche razzi e sicuramente mitragliamenti, resse fino alle 14.05, per poi capovolgersi. Il comandante riuscì a sopravvivere, e le perdite non furono così drammatiche come con la Yamato, assommando a 445 uomini. Lo Yahagi fu amministrativamente rimosso dalla marina il 20 giugno 1945 (come praticamente in tutti i casi, la rimozione dalla marina seguiva solo dopo mesi dalla perdita della nave, potenza della burocrazia).
Il Sakawa fu l'ultimo della classe, e non partecipò mai a combattimenti, anche perché non c'era più carburante. Per questo non accompagnò la Yamato al suo ultimo viaggio. Ma, nonostante questo, merita di essere ricordata la sua esistenza, perché vi sono molte cose interessanti sul suo conto.
Nel dopoguerra fu demilitarizzato e impiegato per trasportare truppe provenienti dalle guarnigioni delle isole. Passato come preda di guerra agli americani nel 1946, venne trovato infestato da topi (che a quanto pare, si trovano molto bene dentro le navi!) e con lo scafo che imbarcava acqua. Venne mandato a Bikini assieme alla Nagato, ma questa ebbe un guasto a bordo, e per cercare di rimorchiarla, il Sakawa finì il carburante. Una petroliera venne mandata a soccorrere le navi, ma a causa del maltempo, si fracassò su di una scogliera! Questa fu forse l'ultima 'vittoria' delle navi giapponesi su quelle americane! Entrambe le navi giapponesi arrivarono, molto ingloriosamente, a rimorchio ad Eniwetok. 5 dei marinai, arrabbiati per la mole di lavoro che dovevano fare essendo così pochi a bordo rispetto all'equipaggio normale, ruppero attrezzature e tubazioni, buttando anche sabbia nelle pompe acqua e olio. Anziché essere processati, vennero promossi!
Finalmente, nel maggio 1946 le navi giapponesi arrivarono a Bikini, e il Sakawa fu uno dei bersagli primari del test Able. Una bomba atomica esplose circa 450 metri sopra, e leggermente a sinistra, della poppa del Sawaka. La nave, però, non affondò subito, anche se venne devastata dall'esplosione e dagli incendi, che bruciarono per 24 ore. Si cercò di rimorchiarla per portarla a spiaggiarsi, ma era troppo danneggiata, e affondò poco dopo, in 60 metri d'acqua, e con ancora una parte del cavo attaccato (infatti questo venne spezzato addirittura con una torcia ad acetilene, liberando così il rimorchiatore).
Un isolato fuoriclasse
L'Ōyodo era un altro incrociatore leggero, dell'omonima classe di cui era anche l'unico esemplare.
Stazza 8.295-11.616 t, 192x15,7x5,95 m, 110.000 hp su 4 assi, 2.445 t; velocità 35 nodi e 10.600 nm a 18 kt (782 uomini), 6x155/60 mm e 8x100 mm, più 18 da 25 (aumentati a 52 successivamente).
Corazza: cintura zona macchine 71x3,9 m (1,56 sott'acqua) da 60 mm omogenea in lega di rame (zona macchine); ponte 28-30 mm (zona macchine); torrione 40 mm laterali plancia, 20 mm cielo. Traverse: anteriore 35 mm, posteriore 50 mm. Timone: 40 mm lati, 20 mm fronte, 25 mm retro, più presumibilmente il ponte principale (28-30 mm?) per il tetto. Deposito munizioni da 155: 75-40 mm (decrescente) lati, cielo 50 mm; centro di tiro e deposito da 25 mm: 60-30 mm, 28 mm cielo. Deposito bombe (a poppa): 35 mm lati, 25 mm fronte, 50 mm tetto, 50 mm traversa poppiera.
Il tutto era pensato per resistere a proiettili da 155 mm e a bombe da 250 kg da 3.000 metri (ottimistici, eh).
Esso era un incrociatore pensato per supportare i sottomarini a lungo raggio, con azioni esplorative aeree. Basicamente era un Agano ingrandito, ma con 2 torri triple da 155 mm provenienti dai Mogami (e sistemate tutte a prua), moderni cannoni da 100/65 mm in 4 impianti binati, e altro ancora.
A poppa c'era una catapulta da 45 metri e c'era la predisposizione per un massimo di 6 idrovolanti E15, che con la loro velocità (500 km/h) sarebbero stati capaci di operare in ricognizione anche in zone pericolose. In seguito, però, si scoprì che erano aerei difettosi, la velocità di soli 468 km/h e dopo 15 esemplari completati venne interrotta la produzione. I 6 che raggiunsero la nave non vennero usati a lungo e nel 1944 la catapulta venne sostituita da una standard da 25 metri. NB: non c'erano siluri (per una volta tanto negli incrociatori nipponici di prima linea).
Completato il 28 febbraio 1943, quest'incrociatore si trovò in realtà senza un ruolo da adempiere (e senza più queste ambizioni offensive, caddero anche i piani per costruire altri 5 incrociatori). Successivamente ebbe rinforzi nell'armamento a.a. e come quasi tutti gli incrociatori e molti caccia, anche dei radar a bordo (due Type 21, aprile 1943).
In seguito ebbe 29 cannoni da 25 mm extra e due radar Type 22 e nell'ottobre del 1944, altri 10 cannoni da 25 e un radar Type 13, tanto che quando affondò aveva sui 52 pezzi da 25 mm, più gli 8 da 100 e i 6 da 155 mm.
Durante la battaglia di Leyte/ Capo Engano (25 ottobre 1944), ebbe compito di 'esca' assieme alla flotta di portaerei. Ebbe danni: 2 razzi e una bomba a bordo, più altri near-miss. La bomba colpì la sala caldaie N.4. L'ammiraglio Ozawa, dopo avere abbandonato la portaerei Zuikaku in affondamento, prese il comando a bordo di quest'incrociatore, che come si è visto, fu duramente colpito dalla TF 38.
L'incrociatore venne ulteriormente colpito il 19 marzo 1945, a Kure, quando tre o cinque bombe da 227 kg caddero a bordo. Le bombe che lo colpirono sicuramente furono una nella sala machine di sinistra che si incendiò, un'altra alla base del fumaiolo che danneggiò le prese d'aria delle caldaie e un'altra ancora 'dentro la nave', più alcuni 'near miss' che iniziarono ad allagare la nave a causa delle rotture. 54 a bordo morirono o vennero feriti e l'incrociatore fu mandato a spiaggiarsi ad Etajima dopo essere stato rimorchiato. Ma non affondò, e nonostante sia stato spiaggiato, riprese l'attività (limitato a 12 nodi) e tornò in azione dal 4 maggio.
Il 24 luglio venne colpito da ben 5 bombe, da 500 lb e vari mitragliamenti, subendo gravi danni. Una bomba colpì vicino al torrione, generando un fuoco che bruciò per due giorni, due colpirono la zona catapulta e due vicino alle caldaie.
Il 28 luglio, l'USN colpì ancora Kure con la solita TF-38, e nonostante il fuoco a.a., altre 4 bombe lanciate da SBC-4 e F6F-5 lo centrarono o secondo le fonti, furono solo 'near miss' ma che ruppero le lamiere e allagarono la sala caldie N.5 e il motore anteriore. A quel punto era davvero troppo: la nave si rovesciò su di un fianco, andando parzialmente sott'acqua, attorno alle 12. Circa 300 marinai e ufficiali vennero uccisi in questi ultimi attacchi, e il resto della ciurma abbandonò la nave quel pomeriggio, alcune ore dopo il rovesciamento. Durante il pomeriggio lo scafo fu colpito da razzi che lasciarono 2 buchi da circa 60 cm.
In tutto, per affondare questo incrociatore era stato necessario centrarlo o sfiorato, in questi due attacchi aeronavali, con non meno di 9 bombe, mitragliamenti esclusi.
24 July 1945: The Final Destruction of the Imperial Japanese Navy:
Etajima. From 0600 to 1700, OYODO suffers several attacks by about 50 of Vice Admiral (later Admiral) John S. McCain's Task Force 38's SB2C Helldiver dive-bombers and F6F Hellcats. She is strafed and hit by five 500-lb bombs and many near misses that cause her to list slightly to starboard. A major fire breaks out.
28 July 1945:
Etajima. From 0600 to 1700, OYODO suffers several attacks by about 40 of Task Force 38's aircraft. She is hit by four more bombs from SB2C-4s of USS WASP's (CV-18) Air Group 86 and by aircraft from SHANGRI-LA (CV-38) and F6F-5 fighter-bombers from MONTEREY's (CVL-26) VF-34. At 1000, hits near the bridge cause extensive flooding and OYODO takes on a heavy list to starboard. Captain Taguchi orders to counterflood the portside spaces to right his cruiser, but at 1200 she capsizes to starboard in shallow water. Soon thereafter the survivors abandon the ship. A total of 223 sailors are killed and 180 injured in the last two attacks.In the afternoon the exposed hull of the cruiser is hit by 5-inch rockets, ripping two 2-ft wide holes in the portside hull.
Katori
Erano navi addestrative da 5.895-6300 t, 129,77x15,95 (o 16,6) x 5,75 m, equipaggio 315+275 cadetti.
Potenza 8.000 hp (due assi, 3 caldaie e 2x1800 hp diesel), 18 nodi; 380+160 t; 9900 nm (18 kt??); armamento 4x140 mm, 2x127/40 mm, 2x2 da 25, 2x2 da 533 e 1 idro F1M2 Pete. La corazza era pressoché inesistente, 6-10 mm sulle torri, depositi e torrione, per lo più era comunque acciaio Ducol.
Entrarono in servizio attorno al 1940-41 come linea di moderne navi addestrative, con motori misti diesel-turbina e un buon armamento, che li spinse poi anche ad azioni non propriamente addestrative. Non mancarono gli aggiornamenti, sopratutto togliendo i siluri e aerei, ma aggiungendo 2 torri binate da 127 e 4 triple da 25 mm, più cariche di profondità (ben 100 oppure 300) e radar T.21 o 22.
Il Katori venne completato nell'aprile del 1940, e nonostante fosse una nave addestrativa, ebbe impiego bellico, specie nelle zone periferiche come Truk. Il 1 febbraio 1942 venne danneggiato seriamente dagli SBD e Devastator americani.
Il 17-18 febbraio l'USN attaccò Truk pesantemente. Il Katori venne attaccato mentre era in mare, lì vicino. Prima evitò dei siluri dai caccia americani, poi ebbe il dubbio onore di incontrare la corazzata Iowa, che gli tirò 46 colpi HE da 406 e 129 da 127 mm, e dopo appena 11 o 13 minuti, affondò crivellato dai proiettili, con tutto l'equipaggio malgrado parecchi fossero riusciti ad abbandonare la nave, ma NESSUNO di loro venne salvato dagli americani (crimini di guerra, questi sconosciuti). Si dice che sia stato colpito già alla seconda salva (da poco più di 14 km), aveva già risposto ai lanci di siluri americani con i propri, in ogni caso quando si rigirò di lato si videro almeno sette fori di proiettili anche piazzati sotto la linea d'acqua, larghi circa un metro e mezzo, più altri minori. E' chiaro che non aveva scampo. L'unico mezzo navale giapponese che uscì da quel disastro fu il Nowaki, che venne inseguito dalle super-corazzate americane lanciate a circa 32,5 nodi, tirando fino a 39.000 yd (circa 35 km) di distanza, piazzando le prime salve vicine alla nave, ma questa si allontanò con il Sole alle spalle, tanto che a 38k yds dovettero passare al solo controllo radar, e poi a 39k finirono il fuoco. La loro azione fu quella di tiro alla maggior distanza mai eseguita da navi americane (e non solo) contro altre unità navali. Notevole la precisione di tiro in ogni caso, ma il Nowaki andrà perduto solo l'ottobre successivo a Leyte.
Il Kashii era un'altra nave della classe, usato per missioni di scorta e secondarie durante la guerra. Il 10 dicembre 1944, mentre partecipava ad una scorta, venne colpito da aerei americani con un siluro e 2 bombe e colò a picco, con ben 621 vittime e 19 soli superstiti.
Il Kashima venne usato anch'esso in azioni belliche, malgrado fosse solo una nave addestrativa, fin dal gennaio del '42. Al solito per queste unità, i compiti non erano realmente di prima linea, ma di unità comando per navi minori o di seconda linea. L'armamento venne rinforzato con cannoni a.a. e per il resto, combatté bene, affondando anche un sottomarino americano nel 1943. La nave sopravvisse alla guerra e venne usata per il rimpatrio di molti militari giapponesi, per poi essere demolita nel 1946-47.
Bibliografia:
Vedi anche, per informazioni altamente dettagliate:
www.combinedfleet.com
http://www.navypedia.org
http://www.world-war.co.uk
http://www.navypedia.org
www.en.wikipedia.org e www.it.wikipedia.org