Littorio vs Iowa: chi vincebbe/rà?
11.01.015
In Rete, tempo, fa ho trovato uno dei filmati che spesso si vedono attualmente su YT: simulazione in un gioco interattivo di una battaglia tra la Littorio e la Iowa.
Il videoclip era poco interessante, speravo di vedere chi vinceva. Macché! Solo qualche cannonata qua e là! Anche se certo, è incredibile come questo piccolo filmato aveva suscitato discussioni a non finire.
In compenso, i commenti erano molto interessanti. C'era un soggettino che da anni (4!) sta lì a presidiare la discussione vantando la superiorità della Littorio sulla Iowa, con quegli argomenti che adesso sono ben definibili come 'quelli dell'uomo di paglia'. Arrivando anche a mentire sfacciatamente, o quanto meno a dire cose che dimostrano l'ignoranza che ha, affermando che la corazzata 'Impero' era prevista come versione 'allungata' e con 4 torri corazzate anziché 3. E come no! Del resto, per essere possibile era possibile, ma questa versione 'Montana' delle 'Littorio', è semplicemente falsa. A meno di non prevedere navi di oltre 50.000 t e lunghe sui 260 metri, intendo.
Così, in questo modo sollecitato, mi accinsi a fare un'analisi un pò più approfondita della questione: può la Littorio battere la possente USS Iowa?
Ecco come avrebbe potuto succedere: uno scudo invincibile, e un giavellotto infallibile. O no?
Teoricamente la cosa è pure spiegabile. E' facile, in fondo, con questa filosofia, prendere quello che fa più comodo. La distanza di tiro a cui le navi possono perforare le relative cinture corazzate, basandosi sulle cinture corazzate e sui cannoni.
Questa, notare bene, non è una cosa per cui vale la pena di biasimare più di tanto. E' da quando esistono le corazzate, che i progettisti e gli ammiragli ragionano sul rapporto cannone vs cintura, giusto come i generali e i progettisti di terra ragionano su temi tipo cannone vs scudo frontale (dello scafo).
Così, abbiamo un'equazione potente. Le Littorio hanno una corazza da 350 mm alla cintura, ma non è solo un fatto di spessore. Hanno un cannone ad altissima potenza, e nemmeno questo è solo un fatto legato al calibro. Bisognerà elaborare meglio questo discorso, e lo farò dopo, così si capisce meglio quello di cui si parla.
La Littorio non ha (aveva, diciamo che la Roma 'ha' a tutt'oggi..) una semplice cintura da 350 mm.
No, per i nostri ammiragli sognatori di una superiorità 'sempre e comunque' totale delle proprie navi (dal 1870 ad oggi), questo non basta, davvero.
Anzitutto le corazze sono di qualità eccezionale, secondo molte analisi (vedi warship.org) le migliori corazze indurite per navi da guerra durante la guerra (anche se si contraddice almeno in parte, visto che per la taglia 'corazzate' il n.1 è forse il tipo britannico, e per la 'taglia incrociatori' è meglio il tipo americano -Class A: forse il tipo italiano è il migliore 'all around'?), del resto gli 'acciai speciali' di Terni non sono propriamente una novità. Che poi le corazze dei nostri carri armati fossero fatte con carton.... errr, acciaio non di primissima scelta (purtroppo per i nostri poveri carristi, che loro sì, dovettero combattere fino all'ultimo proiettile!), è un altro mistero di come vengano allocate le risorse (tre Littorio complete e una incompleta, ciascuna con oltre 14.000 t di acciaio balistico, probabilmente una Littorio in meno avrebbe significato triplicare i carri 'M'!). Ma vabbé, lasciamo correre questa considerazione, che già nella Grande Guerra aveva saggiamente fatto interrompere quasi tutte le grandi costruzioni navali in favore di altri problemi 'più urgenti'.
Ma era solo un fatto di spessore e qualità? No. Certo che no!
La disposizione, anche, conta. Non era una cintura monoblocco, ma una struttura a strati (ATTENZIONE: non è stato propriamente facile ricostruire, a causa delle fonti differenziate, queste caratteristiche!) Prima c'erano 80 mm, ma non erano una piastra unica: prima 70 mm di corazza omogenea, seguiti da 10 mm di acciaio da costruzione (a che pro, non mi è ben chiaro!); poi 250 mm di vuoto, oppure, a seconda delle fonti, riempito di cemento. POI, arrivava la vera piastra da 280 mm indurita (apparentemente, il massimo spessore ottenibile dall'industria italiana: che sia per questo che abbiano usato queste corazze stratificate?). Poi altri 15 mm di acciaio da costruzione. Poi 36 mm di acciaio di un'altra paratia parallela, a poca distanza (la cui utilità, francamente, mi sfugge). E INFINE, altri 24 mm di corazza con una inclinazione del tutto diversa (verso l'alto).
Il tutto è per l'appunto inclinato. NON è affatto chiaro di quanto: Galuppini, per esempio, parlava di ben 25 gradi, ma è una cavolata cosmica, visto che cinture palesemente ben più inclinate sono indicate molto meno, in genere tra i 15 e i 20 gradi. Altre fonti parlano di 14 o 15 gradi, ma Nathan Okun dice solo 8°. Nel vedere i disegni della struttura, direi che questo è un valore forse lievemente inferiore al vero, ma è molto dubbio che l'inclinazione sia di 14-15° ed è praticamente impossibile che una struttura a murata abbia una inclinazione maggiore di questa, anche con uno scafo ottimizzato per questo (e NON è il caso delle Littorio). Può essere che, come nelle altre navi con corazza 'a murata' l'inclinazione fosse diversa a seconda dei punti. Le Bismarck, per esempio, a metà nave avevano una corazza pressoché verticale (o forse, addirittura lievemente all'indietro!), ma alle estremità della cittadinella corazzata, ecco che le blindature aumentano l'inclinazione seguendo la nave. Circa la metà della blindatura, infatti, non proteggeva l'apparato motore (relativamente meno importante dei depositi munizioni!), ma la zona delle torri, e lì, stando ad un sito (Bismarck.org, se ricordo bene) l'inclinazione era 17° (torre A), 10° (B), 7° (C) e 8-10 (D). Quindi, solo il 50% dei colpi avrebbe potuto trovare i 320 (o 317?) mm di armatura totalmente verticale.
Forse 8 (o 11°?) erano a centro nave, mentre verso prua aumentava (a 11, o 15°?) Di sicuro, era IMPOSSIBILE per le 'Littorio' avere una corazza molto inclinata di tipo esterno, senza avere uno scafo dai fianchi molto 'particolari', a centro nave. Solo i tipi 'North Carolina' ci riuscivano, ma con uno scafo dalle forme molto diverse da quelle, relativamente tradizionali, delle 'Littorio' (basta vedere le fotografie, specie da prua, per accorgersi di quanto le fiancate delle Littorio fossero meno inclinate di quelle, a 17°, delle N.C.).
In ogni caso, questa colossale struttura comporta uno spessore di ben 70+10+ (250 mm cemento?)+ 28+ 15 +36+24 mm, per giunta tutti inclinati (anche in maniera diversa, totalizzando l'incredibile valore di 435 mm. Questo è addirittura superiore a quello della Yamato, anche se quest'ultima aveva una cintura SICURAMENTE più inclinata.
Però la Littorio (e le sue sorelle) avevano corazze scaglionate, e come si è visto, di qualità eccellente. Quindi la loro protezione era presumibilmente superiore a quella di qualunque altra corazzata, alla linea di galleggiamento. MA... solo in QUELLA posizione.
La corazza scaglionata era importante, e la Marina lo sapeva bene. Infatti, la prima piastra aveva il compito di 'scappucciare' il proiettile perforante in arrivo. La seconda era quella indurita, e doveva essere spessa a sufficienza, e ovviamente dura a sufficienza, per distruggerlo o fermarlo. Le piastre successive (addirittura TRE, inclusa quella di sostegno allo scafo!) dovevano fermare le schegge eventualmente distaccatesi.
Questo layout è veramente impressionante per spessore ed efficacia, non c'é dubbio, anche senza considerare l'inclinazione e la qualità del metallo usati.
A questo si aggiunge il cannone da 381/50 Mod 34. Questo eccezionale strumento bellico, sparava proiettili da 885 kg a 850 m/sec. Un'energia di circa 320 MJ, Trecentoventimegajoule. Immaginate un intero carico di munizioni dell'M1 Abrams.
E in aggiunta, l'energia esplosiva di qualche decina di kg del carico interno (altrimenti sarebbe quasi inutile tirare questi potentissimi proiettili). Inoltre, pare che -a differenza di altre nazioni (tipo Germania), la spolettatura fosse affidabile e i proiettili, una volta a segno, se non si frantumavano, esplodevano in genere in maniera regolare.
Questo cannone aveva quindi un potenziale eccezionale da sfruttare. La granata AP sfiorava i 43 km (il maggior raggio d'azione di una munizione da corazzata del periodo bellico!), quella HE (più leggera) andava oltre. E questo con cannoni con appena 35 o 36° di elevazione! Sfruttando al massimo questa caratteristica, era possibile avvicinarsi a 50 km.
La capacità perforante era eccezionale, nemmeno a dirlo. A bruciapelo eccedeva gli 800 mm. Molto meno dei proiettili dei carri moderni. Ma questo era un tipo di munizione e di guerra del tutto diverso.
La granata poteva mantenere a lungo la sua capacità perforante. Era capace di perforare, secondo i dati di RiD (Corazzate classe Yamato, pubblicato attorno al 1999), ben 415 mm ancora a 25 km, oppure 112 mm di ponti.
Può sembrare tutto eccellente, dunque. O no?
In fondo, parliamo di una corazzata con un rapporto tra capacità dello scudo e quello della lancia, probabilmente senza equivalenti al mondo. Un super scudo, e una super lancia. Cosa chiedere di più?
In definitiva, se consideriamo il rapporto tra la capacità perforante del cannone (e quindi la vulnerabilità delle 'altre' cinture corazzate) e la resistenza della propria cintura corazzata vs gli altri 'cannoni', è molto probabile, che le Littorio fossero le MIGLIORI IN ASSOLUTO.
Infatti, la capacità perforante è superiore a quella del 406/50 sopra i 22-24 km circa, e solo leggermente inferiore rispetto al 460/45. Ma nessuno dei progetti esteri poteva garantire la frantumazione del proiettile prima che trapassasse la cintura, anche se la distanza teorica di vulnerabilità non era poi così diversa tra questi tre progetti.
Ma prima di esultare per il risultato, bisogna considerare altri piccoli, ma non banali argomenti. Infatti saranno questi a fare la differenza.
Per capire meglio la differenza, pensiamo ad un paragone 'terrestre', ergo i carri armati (in fondo nacquero come 'navi di terra', no?), l'unico altro esempio di questi 'duelli' quasi medioevali.
I vari carri francesi B.1 e S.35, i britannici Matilda, i sovietici T-34 e KV-1, erano tutti pressoché invulnerabili agli equivalenti tedeschi, capaci di perforarli da distanze grandemente maggiori rispetto a quelle basse -o nulle!- a cui potevano essere perforati loro stessi. Una differenza persino maggiore di quella che si riscontra attualmente in battaglie tra mezzi come gli M-1 e i T-72 (NdA: perché? Perché anche ammettendo l'invulnerabilità sull'arco frontale, ergo 60°, i fianchi di un carro armato moderno NON sono nemmeno lontanamente resistenti quanto la parte anteriore e anche la torretta non è migliore: in altri termini, mentre uno Sherman poteva perforare un Tiger, tirando sui fianchi o anche sul retro, attorno ai 500 metri, un T-72 potrebbe fare lo stesso con qualunque moderno MBT da distanze eccedenti i 2 km! Semplicemente, la corazza dei carri moderni è stata concentrata sopratutto sull'arco anteriore, per cui la differenza tra lato e frontale, circa 5:4 per un Tiger, circa 2:1 per altri mezzi, è aumentata a forse 4-5:1).
Forse non sapete, però, che in Yugoslavia ci sono state esperienze incrociate con quasi TUTTI i mezzi orientali e occidentali, così da avere sempre le opzioni più valide da scegliere (politica permettendo).
L'esercito yugoslavo, nella felice condizione di poter scegliere (o dover scegliere!) i mezzi bellici sia occidentali che orientali (o propri), collaudò in combattimento sia l'M-47 Patton che i T-54/55.
Le prove balistiche evidenziarono che l'M-47, pur avendo apparentemente una corazza di scafo simile per spessore e inclinazione, era in realtà nettamente battuto dal T-54 (o T-55, non è chiarissimo se vennero collaudati entrambi o solo quest'ultimo). Semplicemente, mentre la torretta poteva essere perforata ad una certa distanza, la piastra da 100 mm a 60° frontale era imperforabile persino a 100 metri. Solo le munizioni HEAT potevano farcela (erano dei veri 'equalizzatori') purché non avessero impatti superiori ad un certo valore, anche per problemi di spolettatura.
A questo aggiungiamo che il T-54/55 aveva anche altre doti..
Una era la sagoma molto più piccola e molto più sfuggente, dunque era un bersaglio minimo per i cannonieri nemici, specie se poi era esposto solo parzialmente e/o mimetizzato.
Era leggero, e quindi aveva bisogno di un motore molto meno potente per avere buone prestazioni. Costava pochissimo, sia come produzione che come mantenimento. La sua rozzezza gli permetteva di essere mantenuto anche da meccanici esperti di trattori. E' un fatto che persino gli alleati afgani degli USA, quando gli è stata proposta una fornitura di carri armati moderni, hanno detto 'no grazie', e hanno chiesto piuttosto mezzi per mantenere gli obsoleti carri ex sovietici.
E il consumo, sopratutto, quello. L'M-47 aveva un motore da circa 800 hp -di cui ben 60 per i ventilatori!- e consumava qualcosa come 8 l/km, per cui anche un migliaio di litri di costosa e infiammabile benzina permetteva un raggio di circa 120 km!
Mentre il Patton aveva autonomie calcolate in ore, il T-54/55 le calcolava in giorni. Il raggio, con serbatoi ausiliari, poteva arrivare anche sopra i 500-600 km su strada. Uno o due pieni alla settimana bastavano. La ragione è semplice. Essendo un carro piccolo, il mezzo russo si accontentava di un motore piccolo, da 520-580 hp. Ed era un diesel. Questo significa molta più autonomia, meno costi, e un carburante molto più sicuro. Infatti, se è vero che il diesel, una volta incendiato brucia furiosamente, quanto e più della benzina, è intrinsecamente meno pericoloso perché ha un 'flashpoint' molto superiore. Ergo, se un serbatoio parzialmente riempito di carburante e di benzina supera i -40° circa, già si possono formare abbastanza vapori da provocare esplosioni in caso di proiettili incendiari/esplosivi al suo interno. Il gasolio, invece, ha un flashpoint di circa 40° SOPRA lo zero (e anche il kerosene non è molto diverso). Questo significa che è quasi impossibile far esplodere il serbatoio di gasolio. Potrà incendiarsi, ma non esplodere, una differenza notevole. Anche perché, pure un serbatoio incendiato, se conserva la sua integrità strutturale e non perde carburante (quindi con buchi sotto il livello dello stesso), fatalmente 'autoestingue' le fiamme in pochi secondi, perché semplicemente consumano l'ossigeno interno. Non è così facile incendiare il combustibile. Se si prende un piatto e si versa dell'olio, e sopra di esso, dell'alcool, si butta un fiammifero acceso sopra, si vede che l'olio non brucia. Né il fosforo rosso del fiammifero, né l'alcool lo convincono. Visto che si parla spesso di 'biodiesel', si potrebbe provare ad immaginare quanto un tipo di carburante del genere sia intrinsecamente sicuro, specie se fosse stato possibile, nella IIGM, adattarlo agli aerei (ma il Me 262, funzionante con carburanti che potevano essere sia benzina, che e sopratutto gasolio o kerosene, si avvicinava davvero a questo modello).
A tutto questo aggiungiamo che i T-54/55 introdussero sistemi di stabilizzazione dell'armamento (che gli americani avevano introdotto su praticamente tutti i loro carri armati, ma che apparentemente risultarono impossibili da applicare per i più pesanti pezzi da 90 mm), e un set completo di visione notturna per quasi tutto l'equipaggio (a parte il caricatore, che non doveva guardare fuori per fare il suo lavoro); e se aggiungiamo che i T-54/55 erano molto più facili da transitare in terreni cedevoli, su ponti di limitata capacità, o tramite mezzi portacarri ferroviari o stradali, si può intuire tutta la questione.
Un M-47 (e gli M-48 erano appena migliori) era vulnerabile al suo fuoco, e se colpito, il carico di benzina a bordo poteva bruciare o esplodere letteralmente. E anche se questo non accadeva, l'equipaggio che aveva fatto il pieno la mattina, era praticamente fermo in attesa di rifornimento la sera stessa. Il fatto che la velocità massima fosse simile (malgrado il T-54/55 avesse un rapporto potenza:peso di qualcosa inferiore) non permette di apprezzare il fatto che 'aprire la manetta' non fosse molto prudente, se dopo appena qualche ora ci si trovava in riserva. Il T-55 non aveva di questi problemi, poteva scorrazzare a lungo e non fermarsi finché l'equipaggio non fosse stremato.
Beh, in definitiva il T-54/55 era superiore all'M-47/48 per protezione (forse, nel caso dell'M-48!), potenza di fuoco, mobilità strategica/tattica. Le componenti chiave, insomma, delle qualità di un mezzo bellico.
Eppure... si sa bene che, all'atto pratico, i mezzi corazzati sovietici si sono trovati in condizioni di netta inferiorità rispetto ai tipi occidentali equivalenti. Nonostante che, teoricamente, come combinazione armi/corazza siano stati sempre superiori, l'efficacia non era così buona come i principi avveniristici che li avevano generati avrebbero suggerito!
Qualcosa di simile si potrebbe dire anche del confronto tra Littorio e Iowa. Non che entrambi i contendenti non abbiano carte decisive da giocare, ma un conto è la possibilità (anche un 54 potrebbe perforare un M1 Abrams, in fondo: basta arrivare a breve distanza sui fianchi o sul retro, o ottenere un colpo eccezionalmente fortunato, per esempio alla base della torretta, o su di un cingolo); un altro è la capacità, o meglio, la probabilità DIMOSTRATA.
In altre parole, il rapporto tra 'distanze di perforazione', quindi anche nella superiorità o meno della corazzatura e della potenza di fuoco, è FORSE una questione necessaria, ma SICURAMENTE NON E' SUFFICIENTE per determinare il risultato di una battaglia tra due mezzi bellici. Di fatto, questo può essere vero solo nel 'mondo virtuale' dei videogiochi, e forse nemmeno lì, se sono fatti bene.
Perché, per quanto teoricamente inferiori, i Panzer III e IV si sono dimostrati mezzi bellici superiori ai vari T-34, KV, B-1 e Matilda? Vi sembra che fosse il rapporto tra 'perforazione-corazza' che latitasse? Quando persino il piccolo S-35 surclassava il Panzer III di 1000 vs 200 metri?
L'efficienza, l'affidabilità, la praticità d'impiego, la tattica, l'addestramento, il supporto ecc ecc ecc, sono tutti fattori che possono esaltare anche un mezzo apparentemente mediocre (Panzer III/IV), così come dismettere un mezzo apparentemente invincibile, come lo erano i T-34, KV-1 e Matilda nel 1940-41.
E se questo è vero per un mezzo 'semplice' come un carro armato, figurarsi cosa significa un confronto 'complesso' tra navi da battaglia, con i loro innumerevoli sistemi, moltissimi dei quali vulnerabilissimi anche ad azioni di armi poco potenti. Per esempio, la Scharnorst, colpita proprio all'inizio della sua ultima battaglia, da incrociatori inglesi che prontamente e incredibilmente le misero KO il radar! E questo in condizioni di visibilità incredibilmente difficili. Una cosa che non poteva NON essere catastrofica (eppure la corazzata tedesca riuscì a scappare e avrebbe potuto salvarsi se non fosse tornata indietro per fare la sua 'missione impossibile', l'intercettazione di convogli sull'Artico). Oppure, il caso della pur efficiente corazzata South Dakota, un semplice cortocircuito 'sul più bello' causò il KO dei sistemi della nave, messa poi a ferro e fuoco dai giapponesi (che però, in quella battaglia notturna, non s'accorsero dalla Washington, la quale a quel punto distrusse la Kirishima: altra dimostrazione delle leggi di Murphy?).
Ma tutto questo ci porta troppo lontano, perché non è praticamente possibile stabilire l'outcome di una battaglia tra mezzi (e uomini) reali, in un ambiente reale, con risultati che vanno dal 'fin troppo prevedibile' in base al rapporto di forze, al suo esatto opposto, con l'estremo più grande tra 'Davide e Golia' dato dal MAS di Rizzo contro la corazzata St.Istvan (NdA: grazie sopratutto alla scadentissima compartimentazione antisiluro delle navi dell'epoca: notare che ho parlato di Rizzo e non di De la Penne, perché un mezzo 'insidioso' NON combatte veramente, attacca e basta, mentre almeno in teoria una battaglia tra navi di superficie è sempre un confronto, anche se è un MAS contro una corazzata; sennò, potremmo anche citare i sabotatori che distrussero la corazzata Da Vinci, in fondo una carica esplosiva gettata in incognito dentro un deposito di munizioni è così diversa rispetto ad arrivare sotto la chiglia con un 'maiale'? Sempre una 'guerra asimmetrica' è!).
Per approfondire ulteriormente quanto sopra, ecco a voi le caratteristiche dei due contendenti:
La USS Iowa
E la Littorio o anche nell'apposito sito qui (Regianaveroma)
E i cannoni:
Il 381/50 italiano su navweapons
e il 406/50 americano, nello stesso sito
Caratteristiche complessive:
Dislocamento
Iowa: 45.000 tons standard (progetto), 52.000 dislocamento medio; 57.000 t max
Classe Littorio: 41.167-41.650 t; normale 43.624-44.050 t, max 45.752-46.215 t
Dimensioni
Iowa: 270 m totali; 262.5 m p.p.; larghezza 33 m; immersione 11 m.
Littorio: 237,8 m (Roma: 240,7) ft; 224,5 m (p.p.); larghezza 32,9 m; immersione media p.c. 10,5 m
Apparato Motore
Iowa: 4 turbine e 8 caldaie, 4 assi e 2 timoni (principali); 212.000 hp (max 250.000); velocità 31 nodi continua, 32-33 massima (a pieno carico), 33-35 a carico leggero (51.000 t circa); autonomia 14.890 nm a 15 kt (27.000 km a 27 km/h)
Littorio: 4 turbine e 8 caldaie, 4 assi e 3 timoni (due ausiliari): 130-140.000 hp; velocità massima teorica fino a 30 nodi, pratica 28; nafta 3.700 t, max 4.210 t. Autonomia 4.580 nm/16 nodi (8.480 km a 29 km/h); 3.920 nm/20 nodi (7.300 km a 37 km/h); 1.770 nm/30 nodi (3.280 km a 56 km/h).
Armamento
Iowa: 9x 406/50 mm Mk 7 (xIII); 20x127/38 mm (xII); 60-80x40/56 mm (quadrupli) e 50x20 mm. 3-4 idrovolanti (e hangar)
Littorio: 9 x 381/50 mm Mod 34 (xIII); 12x152/55 mm (xIII); 12x90/50 mm; 20x37/54 mm; 16x20/65 mm; 4x120/40 mm; 3 idrovolanti
Protezione:
Iowa: 17.056 t (35% dislocamento), schema designato per una IZ contro i 406/45 mm con munizione leggera (circa 1.000 kg) tra 16,1 e 28 km; vs 406/50 mm con munizione pesante (1.220 kg): 21,6-25 km . Protezione contro bombe: 730 kg AP sganciate da 3.700 m.
Corazza verticale
-310 (o 307?) mm cintura principale (class A) sostenuta da 19 mm di STS a 19° + struttura antiscappucciante esterna di 38 mm (STS) verticale; cintura 'bassa' (class B) 307 (o 310?) mm sempre a 19°, ridotta fino a 44 mm verso il fondo, sostenuta da 19 mm STS-38 mm;
-paratia antischegge dietro la cintura 25 mm (STS)
-paratia protezione 38 mm STS per magazzini e macchine (non è chiaro se in aggiunta o alternativa ai 25 mm di cui sopra!)
-16 (o 15-22) mm fianchi superiori (STS)
=spessore totale: 38+(307+19)*19° +25 mm ai depositi = 389 mm più l'effetto inclinazione e forse, anche altri 38 mm per la protezione interna!
-timone: 343 mm lati, 287 mm posteriore, 121 (o 159?) mm superiore (STS??); paratie 370 mm anteriori.
Ponte corazzato principale 121-127 mm (class B) + 32 mm STS -
-38 mm (STS) per la corazza del ponte di coperta antiscappucciante;
-16 mm STS per locali macchine
-25 mm STS su magazzini.
Totale:
-sulla sala macchine: 38 mm coperta (STS); 121-127 mm (class B)+ 32 mm STS + 16 mm antischegge inferiore (oppure: 121+16 mm); ponte inferiore 12-16 mm, totalizzando almeno 172 o forse 207 mm
-sui depositi munizioni: 38 mm coperta STS + 121 (127?) mm (class B)+32 mm STS principale + 25 mm = 207 mm (o forse, 239 mm totali)
-sul timone, fino a 19-38 mm coperta + 19-32 mm intermedio + 143+19 mm (sugli assi)
Torri: massimo 500 mm frontale (438 mm B+ 63 mm STS), lati 184 mm(A)+19 mm(STS); posteriore 305 (A)+19 mm(STS);
-barbette principali (439 mm lati, 376 mm fronte, 295 mm retro);
-torri secondarie sui 50-60 mm; 63 mm torri secondarie; torrione 439 mm (B)+184 mm (tetto).
Protezione Antisiluro: 5,5 m con 4 paratie (vuoto-liquido-liquido-liquido): 16 mm + 41 mm (cintura inferiore); 16 mm e 22 mm, designati contro cariche fino a 318 kg o proiettili.
Littorio:
cintura 350+25 mm (a 8-15°?)+36+24 mm; cinture secondarie 60-90 mm(?); superiore 70 mm;
ponte principale 90-150+12 mm (90+9 e 100+12 mm a centro nave; 100+9 o 150+12 mm sui depositi); ponte sopra timone 108 mm; torrione comando 200-260 mm (tetto 130 mm); torrione 60 mm.
-ponte coperta 36-36+9 mm.
-Spessore su sale macchine: 36+9 mm (coperta) + 12 mm (batt) + 100+12 (principale) = 169 mm (di cui 136 mm corazza balistica AO e il resto ER)
-Spessore su depositi 162+12+45 mm= 219 mm di cui 186 mm corazza balistica.
Torri grosso calibro 350 mm (ci sono fonti che parlano di 381 mm: forse un refuso??), laterali 200 mm, superiore 150-200 mm; t medio calibro fino a 280 mm(??); antiaeree, fino a 40 mm; barbette principali 350 mm; secondarie 150 mm(?). Protezioni alla base fumaioli.
Antisiluro: spessori fino ad oltre 7 metri, con sistema Pugliese: scafo, paratia esterna, cilindro da 8 mm circa, paratia da 28-40 mm interna+ 8 mm
Equipaggio
Iowa: sui 2.700
Littorio: circa 1.800 (92 ufficiali)
Come regola, le piastre d'acciaio migliori sono quelle singole di grande spessore. Se sono multiple, allora bisogna calcolarle in resistenza come quella più spessa più il 70% di quella più sottile; se sono separate da strati esterni, allora sono lo spessore della piastra più spessa e il 50% di quella meno spessa. Il che significa, per esempio, che nelle Littorio, la zona macchine (escluse tutte le strutture realmente presenti nella nave!) significa più o meno 36+9*0,7 mm + 12*0,5 mm+100+12*0,7 mm = equivalente ad una piastra da 155 mm (anziché 169), senza considerare la differente qualità delle piastre d'acciaio.
Altra regola: la migliore combinazione è quella a tre ponti: scappucciante, principale, antischegge, come nelle navi americane, per esempio.
Regola 3:
Gli acciai non erano tutti uguali, come ricordato anche da altre parti.
L'acciaio indurito era il migliore, ma anche il meno adatto per la costruzione di per sé, essendo duro: qualità balistica: 1 (Class A e CA inglese)
L'acciaio omogeneo è il migliore per i ponti, più duttile ma simile in durezza media (ma senza la superficie ultra-dura):
QB 1 (Class B o anche l'NCA inglese, il PO italiano e simili); QB 0,97 (MNC giapponese)
QB: 0,97: questo era l'acciaio ad elevate caratteristiche, un pò meno duro ma utile anche come elemento strutturale: STS e e NVNC/CNC giapponesi.
0,9: era il Type D e le corazze omogenee di fusione.
0,85: (HT o EA) acciai ad alta resistenza da costruzione.
0,78: acciaio dolce da costruzione.
Quindi, se lo spessore è per esempio, 20 mm HT, l'equivalente balistico dovrebbe essere circa 17 mm di acciaio omogeneo.
Altre informazioni qui.
Ma adesso torniamo al confronto tra le navi da Littorio e Iowa...
La potenza dei cannoni, e la reale utilità del 'confronto cannone-cintura'
Come abbiamo visto prima, le Littorio erano imbattibili nel rapporto perforazione corazze nemiche-protezione dal fuoco nemico, o almeno erano moolto difficili da sconfiggere 'passando dal lato C'.
Ma questo fattore è in realtà tutt'altro che determinante.
Abbiamo visto l'efficacia delle 'Littorio' come rapporto corazza/penetrazione. Oltre i 25 km pare che persino i 406/50 americani fossero MENO (ma non di molto!) efficaci nella penetrazione di corazze orizzontali.
A dire il vero, il 406 americano era veloce quasi quanto il pezzo da 381 (762 vs 850 m/sec), e sparava un proiettile che sebbene di calibro maggiore, aveva un rapporto calibro (e quindi sezione)/massa molto superiore: precisamente del 21% circa (usando la formula 381*2/406*2 : 885/1225, ergo dividendo il rapporto tra sezioni per il rapporto tra masse).
Pertanto non parrebbe chiaro, sulle prime, il perché il 406 fosse inferiore in capacità di penetrazione con l'accrescersi della gittata, quando caso mai doveva essere il contrario!
Per la cronaca: apparentemente il 380 tedesco (e anche quello francese, forse!) riusciva invece ad avvicinarsi (ma mai ad eguagliare) moltissimo alla penetrazione del 381 italiano, eppure aveva solo 1 mm di calibro in meno (differenza meno dell'1%) ma circa 70 kg di peso in meno (800 o 820 vs 885 kg). Per cui aveva un rapporto area sezione: massa inferiore! Evidentemente c'era una differente forma aerodinamica, altrimenti non si spiega questo fenomeno. Sarà il caso di approfondire successivamente quest'argomento, per ora meglio fermarsi ai dati ufficiali, che già sono abbastanza complicati da analizzare (da notare, comunque sia, che il 380 francese, pur avendo praticamente proiettili della stessa massa del 381 italiano, aveva un eccezionale rapporto lunghezza: calibro di circa 5:1, ovvero molto maggiore e quindi, più penetrante alle lunghe distanze. Nondimeno, sparato a velocità non eccezionali, finiva per essere inferiore in penetrazione al 381/50, anche se sulle lunghe distanze recuperava leggermente lo svantaggio).
Il 406/50, per quanto il 381 italiano fosse potente, era ancora più potente, raggiungendo circa 390 MJ, ovvero circa il 20% superiore. Il 380 tedesco, invece, era inferiore di circa il 15%.
Detto tutto questo, analizziamo adesso i dati del 'mondo reale', che in fondo, sono gli unici che contano.
Le Littorio hanno cannoni con cambio tubo interno rapido, ma ne hanno anche un gran bisogno: con circa 140 colpi di vita utile, la canna del loro sovraccaricato cannone si sarebbe bevuta la metà della propria esistenza, se la nave avesse sparato tutte le proprie munizioni! E questo era percepibile anche prima: i 181 colpi tirati dalla Littorio nella battaglia della Sirte significarono probabilmente fuoco sopratutto con le torri di prua. Anche senza considerare questo, erano almeno 20 colpi per canna, e addirittura 30 se erano solo quelle anteriori (oltre il 20% della vita utile). Per cui la precisione e la velocità iniziale calavano sensibilmente al termine di un'azione così sostenuta. Chissà di quanto, ma contro una nave da battaglia da contrastare perforando le corazze fino alla massima propria capacità, è un fatto che avrebbe potuto avere conseguenze (che so, riduzione di 500-1.000 m della distanza di penetrazione pratica; aumento del 10-20% della dispersione ecc).
Deve anche far riflettere che nella battaglia di Gaudo, quasi 100 colpi abbiano provocato, a tali distanze e con cortine fumogene, giusto qualche scheggia a bordo, all'inizio della battaglia.
Non che successivamente sarebbe andata meglio: 181 colpi sparati nella Seconda Battaglia della Sirte, comportarono probabilmente solo un centro su di un cacciatorpediniere (a distanze medio-ridotte: i caccia inglesi si avvicinarono fino a circa 5,5 km, sebbene i tiri iniziassero ad una trentina!). In tutto, le 3 Littorio spararono, in battaglie reali, circa 300 colpi. Considerando che ogni cannone aveva normalmente 74 colpi, allora si tratta di meno della metà del carico di ciascuna di esse. Ma il punto è che tutta questa montagna di colpi partorì un unico centro. Troppo poco.
Le Iowa, per esempio, hanno circa 1.200 colpi per i loro 9 cannoni, ergo quasi il doppio delle navi italiane.
In generale, quanto sarebbe stato sperabile mettere a segno, in una battaglia a media-lunga distanza, dell'arsenale delle Littorio? Stando alle statistiche di guerra, forse giusto un paio di colpi! Un pò pochini per mettere KO una corazzata normale, non parliamo poi di una Iowa!
Tutto molto bello a vedersi, così come la fila di cannoni singoli da 90 mm antiaerei, tutti nella loro voluminosa e appariscente torretta singola. Ben fatto davvero, esteticamente parlando.
Il problema è che le navi da battaglia sono sempre state usate con molta, molta parsimonia. Essendo così costose, così prestigiose e con tante vite umane a bordo, nessuno se la sentiva di usarle a cuor leggero, a differenza di quel che accadeva con i cacciatorpediniere o anche gli incrociatori leggeri.
In verità, nella II GM gli alleati e le forze dell'Asse ragionavano già sopratutto in incrociatori (NB: come non ricordare gli 'Zara', che erano a tutti gli effetti delle piccole navi da battaglia 'veloci', diciamo le nostre 'corazzate tascabili', grazie allo sforamento del 15-19% dei limiti del dislocamento standard?). Questi venivano visti spesso come piccole navi da battaglia, sebbene i tipi 'Washington' fossero in genere troppo leggeri per avere una corazza adeguata per misurarsi contro unità similari.
Le corazzate venivano costruite in piccole serie, spesso giusto in coppie, e più che altro come reazione politica a navi analoghe messe in mostra da altre marine. Così come la gara tra velocità era stimolata, nel confronto Italia-Francia, dalle prestazioni dei reciproci mezzi navali (e dalla assurda parità riconosciuta all'Italia quanto a dislocamento ammissibile dai trattati internazionali, quando la Francia con ogni evidenza doveva operare su linee marittime globali e non concentrate quasi esclusivamente... in Mediterraneo. Per giunta, la Francia avrebbe dovuto guardarsi anche dalla Germania, e non è detto che la Gran Bretagna sarebbe sempre stata disponibile ad aiutare Parigi in caso di guerra con l'Asse!).
Ma una Bismarck assorbiva un costo (e un equipaggio) comparabili a quelli di una cinquantina di sottomarini. Ergo, circa paragonabile all'intera, vitale flotta sottomarina con cui la Germania entrò nella II GM (ed erano davvero troppo pochi i battelli a cui la Germania si dovette affidare nel primo, importante anno di guerra).
Ecco perché le corazzate classe H, ancora più grosse, furono subito abrogate, quando la guerra scoppiò e il piano Z tedesco andò a farsi friggere, così come praticamente tutti quelli delle nazioni principali. Erano ferraglia inutile, nonostante le portaerei fossero ancora nella loro adolescenza (con aerei dalle prestazioni troppo limitate). Del resto, fu così anche nella Grande Guerra, quando però il metallo serviva più alle baionette che agli aerei.
Sia come sia, pochi furono gli episodi antinave delle corazzate di tutti i belligeranti. E stranamente, le navi residue della Grande guerra furono più attive di quelle moderne. Un pò perché più numerose, un pò perché più spendibili essendo ferri vecchi (anche se spesso costosamente ammodernati) e un pò perché l'equipaggio era generalmente meno numeroso. L'Ammiraglio Cunningham, quando gli prospettarono di usare la corazzata Barham per fermare l'ingresso del porto di Tripoli (facendovela affonare dentro!) preferì, piuttosto, partire con l'intera squadra, e scaricare in circa mezz'ora qualcosa come 500 tonnellate di munizioni sulla città libica. Gli effetti non furono eccezionali, dal punto di vista materiale, ma psicologicamente fu un colpo durissimo, che si aggiunse ai tanti di quel periodo (culminato nella battaglia di Matapan) inflitti dalla RN ai danni degli Italiani (indimenticabili anche Taranto e il bombardamento di Genova).
La HMS Barham andrà a fondo il novembre successivo, distrutta da 3 siluri di un sommergibile tedesco, con gravissime perdite umane (tra le peggiori mai avute dalla RN); e nonostante questo, i superstiti di quel rapido affondamento furono quasi 500 (fatto veramente notevole visto che la nave esplose e affondò in circa 2-3 minuti), ovvero circa il 40% del totale (queste 'prestazioni' non erano rare nelle navi inglesi e americane, per qualsivoglia motivo).
Ma questo era lo 'stile' dei Britannici, senza il quale non avrebbero dominato gli oceani per quasi 200 anni. Mollare mai. E mai perdere una buona occasione, e anche meno buona (come gli assalti disastrosi ma rozzamente efficaci di Tobruk e Dieppe, nel 1942), per impressionare il nemico.
Questa da sola era un'arma sconosciuta agli italiani, a parte ovviamente le unità d'assalto speciali e qualche corpo d'elite. Sopratutto lo era per gli ammiragli, tecnicamente preparati quanto poco vogliosi di rischiare le loro preziose navi principali (salvo far decimare le flotte 'sottili' in servizi rischiosi ed estenuanti).
Detto questo, è giunto il momento di stabilire COSA, nel mondo reale, significasse la questione della 'cintura corazzata + cannone moolto potente'.
Come si è già visto con i carri armati, il rapporto di penetrazione-invulnerabilità, non è sufficiente per stabilire l'output di una battaglia. Non è solo il fatto del T-54/55 vs Patton. Anche i carri tedeschi P.III/IV erano grandemente inferiori SULLA CARTA... ai carri migliori francesi, britannici e sovietici. Eppure vinsero in maniera massiccia, persino in inferiorità numerica.
Eppure, sulla carta chi avrebbe scommesso su di un Panzer III vs un KV-1?
La realtà è un fenomeno complesso e richiede, inesorabilmente, almeno due ordini di risposte: una semplice: ('dipende') e una complessa (xxxx parole, formule magico/matematiche ecc ecc).
Cercando una soluzione 'intermedia', la questione è ancora di tipo difficilmente risolvibile.
La domanda forse più interessante, è proprio questa: ma la cintura corazzata... SERVIVA VERAMENTE?
La risposta, strano ma vero, è in larga misura, NO.
Vediamo cosa significa quest'affermazione.
Attorno al 1880 entrò in servizio la poderosa Duilio, una corazzata rivoluzionaria disegnata da Benedetto Brin, anche se in realtà aveva più le fattezze di un grosso monitore (corazzata costiera) che una nave da battaglia di tipo classico. Brin aveva voluto costruire una nave da battaglia che fosse davvero il massimo, malgrado i limiti dell'industria nazionale. Così importò cinture corazzate da 550 mm dalla Francia, cannoni da 450 mm (100 t) e macchinari dalla Gran Bretagna. E ottenne una nave più blindata, e più armata di qualunque altra, con una velocità al livello delle migliori. Tra i suoi limiti, una tenuta al mare non eccezionale (circa 3 metri di bordo libero) e la mancanza di protezione per la parte fuori dal ridotto corazzato.
Brin non era probabilmente soddisfatto di queste navi, non totalmente. Eppure, quando entrarono in servizio sembravano davvero le 'Yamato' dei loro tempi. Strano ma varo, la Gran Bretagna non aveva fermato la vendita dei cannoni, pur temendo le ambizioni di potenza dell'Italia (anche perché all'epoca si parlava di Malta come 'terra irredenta'). Tanto che finì per adottare lo stesso tipo di cannone (all'epoca il più grosso possibile) anche per la difesa di Gibilterra e Malta! Businnes as usual, visto che quei cannoni servivano più che altro proprio per tenere a bada le due 'Duilio', che altrimenti avrebbero distrutto da distanza le difese costiere britanniche (e la flotta del Mediterraneo?). La Marina britannica, con le tante sue splendide ma obsolescenti corazzate, si curò di realizzare una sola nave equivalente, la Inflexible (con pezzi da 406 mm e una struttura tutto sommato più equilibrata), quando per regola avrebbe dovuto probabilmente farne almeno 4.
Ma Brin, nemmeno di fronte a questa nave dall'elevatissimo rapporto penetrazione: immunità rispetto a qualsiasi altra (corazze impenetrabili e cannoni inarrestabili!), ne fu contento appieno, sennò negli anni successivi non avrebbe elaborato il progetto per le due 'Italia' (a quanto pare, originariamente concepite come altre navi 'Duilio'). Anche se conservavano i cannoni centrali, avevano una struttura diversa. Due motrici anziché una per ciascun asse, quindi velocità maggiore; un ponte in più e uno scafo più lungo. Ma sopratutto, senza quasi corazze. C'era principalmente un ponte corazzato inclinato, che scendeva sott'acqua, e una fitta compartimentazione. Questa era la protezione scelta, che di fatto aboliva la pesantissima cintura corazzata (circa 4 t/mq!). Ma non fu molto ben accolta. Questi mezzi bellici erano probabilmente superiori alle Duilio, ma sembravano più dei transatlantici armati che delle corazzate! Di fatto furono gli antenati degli incrociatori protetti o se si vuole, di quelli da battaglia.
Questo schema di protezione, per quel che se ne sa, non fu mai più applicato. Mai. La concezione di fare a meno della cintura corazzata, all'epoca era troppo avanzata per i tempi. Le navi dell'epoca sparavano a breve raggio, non c'era modo di evitare colpi diretti sui fianchi della nave. Troppo poco usare un solo ponte corazzato! Nemmeno le torri erano coperte (infatti erano di fatto delle barbette corazzate).
Ma quel che era sconsigliabile nel 1885 era ugualmente sconsigliabile anche nel 1940-45?
La risposta è nel cercare i casi dove si è sparato davvero. E il migliore dei casi è avvenuto nel 1941, nello Stretto di Danimarca. Là si scontrarono navi da battaglia moderne sia da una parte che dall'altra. Parteciparono l'incrociatore Prinz Eugen (rimasto indenne), l'incrociatore da battaglia Hood e le corazzate Bismarck e Prince of Whales.
Le distanze erano inizialmente lunghe, malgrado la scarsa visibilità: oltre 20 km. Poi si ridussero a circa la metà (12-13). La vittoria fu tedesca, ma è interessante notare quel che successe nel dettaglio. La Bismarck fu colpita da tre colpi, la P.o.W. da ben 7, la Hood da 2 o 3, la P.Eugen da nessuno.
Nel caso della Bismarck, due colpi andarono sotto la linea di galleggiamento, e uno sul ponte lance (danneggiandone almeno una, ma senza esplodere: però le schegge colpirono irreparabilmente la catapulta della corazzata, malgrado fosse ben riparata dalle sovrastrutture). Ma le altre due cannonate andarono a colpire lo scafo SOTTO la linea d'acqua. E sotto la cintura corazzata principale.
La P.o.W. ebbe tre dei sette colpi sotto l'acqua, altri sulle sovrastrutture.
La Hood prese colpi nelle sovrastrutture, ponti e forse la parte alta della cintura, ben più sottile di quella inferiore e principale.
Su 12-13 colpi (di cui 10 sulle corazzate), nessuno di questi andò a segno sulle cinture corazzate principali. Passi per la Bismarck, ma la P.o.W. fu colpita in maniera ben più significativa. E questo rimase vero, dalle distanze più ampie (quando i colpi tendono a cadere sul ponte) a quelle medie (quando invece, si sono avventati sotto la linea di galleggiamento.. e pure la cintura corazzata).
La cosa è anche più micidiale se si considera che le navi da battaglia in questione erano TUTTE dotate di ampie cinture corazzate, tra le più grandi costruite, per cui la cosa è ancora più incomprensibile!
In pratica, i colpi riuscirono prima a colpire sopra, e poi, specie a distanze più ridotte, sotto la cintura. I danni non furono determinanti (a parte che con la Hood, che però non è esattamente una nave moderna), ma è un fatto che non si poté chiudere la battaglia sulle distanze maggiori, e non si poté ottenere una vittoria sulle opposte navi da battaglia moderne nemmeno a distanze ridotte. In pratica, non si riuscì a colpire nessuna delle protezioni principali di ponti, cinture, torri, barbette e torrioni.
Ottenere un successo non era certo facile, in pratica.
Nella seconda parte della battaglia non c'é stata partita: due corazzate e un paio di incrociatori pesanti arrivano a distanze di meno di 4 km dal bersaglio. Da un raggio simile, non c'é nessuna corazza che avrebbe tenuto integra la difesa, a parte forse proprio il ponte della Bismarck, a supporto della cintura esterna. Ma questo non avrebbe impedito penetrazioni sotto la cintura stessa, né la devastazione sopra il ponte corazzato. Così come avvenne. Lì, le torri, forse le barbette e sicuramente il torrione saltarono in aria uno dopo l'altro. Non ci fu merce per gli sfortunati marinai tedeschi. Decine di colpi di grosso calibro pesanti quasi una tonnellata, proiettili leggeri, siluri, crivellarono l'intera struttura della Bismarck.
In altre parole: in quella che rappresenta la maggiore esperienza bellica di fuoco contro una nave da battaglia, si è visto come prima la cintura è stata ininfluente, e poi è stata insufficiente.
Nella prima parte di questa battaglia, tutte le corazzate e incrociatori impiegati avrebbero persino potuto fare a meno di tutte le cinture corazzate, risparmiando probabilmente oltre 20.000 tonnellate di blindatura (tra tutte e tre). Nella seconda parte non è servita a niente, perché la Bismarck, stavolta, è stata inefficace nel colpire le navi nemiche (probabilmente perché l'equipaggio era oramai esausto dopo una notte di attacchi da parte dei cacciatorpediniere nemici), e al contempo non ha potuto impedire che le navi nemiche la colpissero su distanze ridottissime, pari a poco più di un decimo della gittata massima.
Quindi: quand'anche al posto della Bismarck ci fosse stata la Littorio, probabilmente non sarebbe cambiato nulla, e certo NON per la cintura principale.
E dirò di più: a quel che si è visto dall'analisi del relitto della possente Bismarck, solo due colpi da 406 hanno perforato per certo la cintura principale (probabilmente finendo la loro corsa contro il ponte inclinato).
Quest'ultima, sulle Littorio, è robustissima, ma non è molto estesa in altezza, almeno non quanto quella della P.o.W e della Bismarck. Quest'ultima ha evitato gli effetti di almeno due, e forse tre siluri a centro nave proprio per questa ragione. Mentre nulla ha potuto fare contro l'ultimo siluro, quello a poppa che ha bloccato i timoni.
Bisogna dire che nemmeno una cintura eccezionalmente estesa in profondità (pare, fin oltre 4 metri di profondità!) come quella della P.o.W abbia potuto impedire, pur proteggendo circa la metà dello scafo immerso, diversi colpi a segno sulla parte sprotetta della chiglia.
Progettare una nave da battaglia... senza cintura corazzata: sarebbe stato solo il 'segno dei tempi'
In altre parole, si potrebbe persino rilanciare un progetto 'alternativo': una nave in stile Bismarck potrebbe essere concepita con un ponte inclinato più spesso (diciamo 120-150 mm vs 100-120), una cintura leggera di 100 mm (vs 170-320), ma assai estesa in profondità, una cintura superiore probabilmente di spessore dimezzato (50 mm vs 145). Il resto va a rinforzare la compartimentazione e sopratutto, i ponti (fino a 120-150 mm) principali, torrione e torri g.c. (circa 30-50 mm). Probabilmente, il peso non sarebbe cambiato (sulle Bismarck, le protezioni verticali erano di circa 8.000 t, quelle orizzontali 6.000: si poteva benissimo invertire questo valore, o addirittura ridurlo a circa 2.000 vs 12.000 t), e si sarebbe ottenuto un bilanciamento di protezione superiore rispetto alle nuove minacce, specialmente ai cannoni a traiettorie molto arcuate (come i 381 e 406 mm alleati), e le bombe d'aereo. I colpi sulla cintura sarebbero stati scappucciati dalla cintura esterna, e fermati dal ponte inclinato dietro di essa. E i siluri sarebbero stati bloccati dalla cintura e dalla compartimentazione. In un'ottica moderna, questo sarebbe stato grandemente meglio che buttare il 60% della protezione a difesa della linea di galleggiamento!
E se la cosa non fosse abbastanza chiara, va notato anche che i nuovi incrociatori italiani classe 'Costanzo Ciano', da circa 8.000 tonnellate, previsti come successori dei 'Condottieri', avrebbero avuto una protezione orizzontale rilevante, per reagire alle minacce moderne (attacchi aerei e tiri da lunga distanza), mentre la cintura corazzata non era quasi menzionata, preferendo piuttosto affidarsi ad una compartimentazione stagna. Dimostrazione di come i 'tempi moderni' fossero compresi anche dalla Marina, che pure stava costruendo all'epoca le Littorio e aveva negli 'Abruzzi' e nei più vecchi 'Zara', le 'cinture nere' della specialità. Strano ma vero, in tutte queste categorie di 'corazzate', le navi italiane erano le più protette (ed erano ai vertici anche nella protezione delle torri/barbette), cosa non proprio nuova, a dire il vero (vedi, tra gli incrociatori corazzati, i 'Pisa/S.Giorgio', ma tornando indietro nel tempo, le 'Duilio', che assieme a qualche nave francese, hanno ancora il record dello spessore dei 'fianchi di ferro'!).
Mentre non era così nel caso delle protezioni orizzontali, per esempio gli 'Abruzzi' avevano 142 mm laterali, ma solo 40+15 mm sui ponti.
Certo che la Bismarck avrebbe trovato giovamento anche da una disposizione diversa di comandi e di assi. Ma una silurata a poppa avrebbe comunque causato problemi enormi: cosa sarebbe successo se la V.Veneto fosse stata silurata nello stesso posto? E se questo fosse accaduto con il timone principale sensibilmente fuori asse, come è normale durante una manovra di combattimento? Se fosse restato bloccato con un'escursione netta, ben difficilmente gli assi a potenza differenziata e i due piccoli timoni ausiliari avrebbero potuto impedire che la marina nemica raggiungesse la nave italiana.
Però non sarebbe andata perduta, perché non era da sola. Sarebbe bastato prenderla a rimorchio per darle la rotta giusta, facendole da timone. Un lusso che la Bismarck, da lupo solitario obbligato (i cacciatorpediniere tedeschi non avevano abbastanza autonomia), non ebbe, anche se il P.Eugen, se non si fosse separato prematuramente, avrebbe certamente potuto portarla in salvo. Sarebbe bastato avvicinarsi fino a 400-500 km dalle coste francesi e l'aviazione avrebbe sicuramente risolto i problemi dati dalla RN. Invece tutto complottò contro e la Bismarck, da sola, per quanto potente, non poté sottrarsi alla vendetta inglese. Ci si mise anche il maltempo e il vento forte, che la spingeva inesorabilmente fuori dalla rotta di scampo, gettandola invece in mano alle navi britanniche in arrivo. Siccome queste erano un pò scarse a carburante (erano solo marginalmente migliori di una Littorio), in realtà la Bismarck avrebbe forse potuto giocar loro un brutto scherzo: cominciare a correre, sia pure in tondo, e obbligarle a mollare l'inseguimento oppure a rischiare di trovarsi senza carburante, in un mare pieno di U-Boat e anche di aerei a lungo raggio (i Fw 200 potevano certo arrivare fin lì).
Piuttosto, ci sarebbe da chiedersi come mai, navi anche di grandi dimensioni, non hanno avuto, durante la guerra, un misero timone di PRUA (per esempio, lo ipotizzarono i giapponesi per le Yamato), anche piccolo, anche retrattile, ma pur sempre utilissimo. Macché, nessuna li ebbe mai (e se è per questo, a tutt'oggi non sono diffusi).
Una nave sola, per quanto potente, non riesce a salvarsi da minacce complesse, del resto nemmeno gli USA mandano da sole le 'Nimitz', figurarsi una corazzata classica.
Quindi, lo scenario 'uno contro uno' in stile sfide medioevali, non è credibile in nessun caso. Almeno nel mondo reale.
Ipotizzando che invece questo sarebbe avvenuto, la Littorio avrebbe potuto causare problemi senz'altro gravi alla Iowa, ma questo non significa che sarebbe stato impossibile batterla. Del resto, lo stesso gen. Pugliese, mai avrebbe pensato seriamente di battere, con il suo progetto da 40.000 tonnellate, una nave moderna da oltre 50.000. Solo qualche emerito coglione (per usare un francesismo) può sostenere diversamente.
E' come se un T-72 fosse considerato superiore a un carro M1 Abrams, che pesa almeno il 40% in più. Eppure, il cannone dei T-72 era superiore, almeno sulla carta, a quello dei primi M1! In termini puramente dimensionali, lo è rimasto anche successivamente, inferiorità tecnologica a parte.
Ma questa 'è un'altra storia' e ne parleremo approfonditamente, ma in un altro tempo e posto.
Armamento secondario
Qui le 'Littorio', almeno apparentemente, vincono -a parte quello per la difesa a.a. ravvicinata, che però qui non ci riguarda- sulle Iowa. Queste hanno scelto una linea di cannoni unificata, senza calibri 'intermedi' per il tiro contro-superficie/antisilurante. Le navi dell'Asse, secondo una filosofia ancora ancorata ad una visione della Grande Guerra, avevano invece una batteria adatta ad ogni compito. Apparentemente era tutto molto giusto, con le armi adatte per ogni compito, ma specializzate ognuna per un compito solo.
In pratica, non è così che le cose andavano durante la II guerra mondiale. Anche se in azioni esclusivamente 'nave contro nave', avere una batteria da circa 150 mm era indubbiamente un vantaggio, sia per effetti che sopratutto per raggio, le armi bi-ruolo erano diventate importanti nel contesto dove gli aerei nemici diventavano sempre più pericolosi.
Si pensi soltanto alla HMS Warspite, che non solo venne colpita ad alta quota, da un Do 217 con una bomba Fritz-X nel 1943, ma in precedenza, era stata vittima di un'altra azione micidiale. E stavolta bastò un semplice cacciabombardiere Bf 109E-7, che piazzò una bomba da 250 kg nelle casamatte da 152 mm, causando una strage.
L'armamento secondario, senza capacità antiaeree degne di nota (i pezzi da 150-155 mm avevano una certa capacità, ma di fatto erano limitati al fuoco di sbarramento, del resto non si poteva pretendere molto da armi senza spolette di prossimità, radar e cadenza di tiro elevata), era quindi obsoleto nella guerra 'multistrato' dove il nemico poteva giungere da ogni direzione e quota. Per questo le navi da battaglia moderne di Gran Bretagna, Francia e USA ebbero delle batterie a.a. multiruolo. Almeno una delle navi da battaglia tipo 'Queen Elizabeth' ebbe una batteria completa di 20 cannoni binati da 114 mm, probabilmente i migliori prodotti in Europa, perché solo poco meno efficaci dei 133 mm, ma dal ritmo di fuoco notevolmente superiore e dalla gittata di poco inferiore. Ovviamente, però, per i tiri contro bersagli in superficie, la soluzione migliore era quella dei pezzi da 133 mm.
Ma, se consideriamo solo lo scontro nave-vs-nave, allora la batteria secondaria aveva un senso logico, e la Littorio era avvantaggiata avendo circa 10 km(!) di vantaggio in termini di raggio. Inoltre le torri erano molto più protette, quasi al livello dei cannoni principali!
Ma, posto che questo fosse un vantaggio, il punto è cosa in concreto potesse ricavare la Littorio da questi cannoni. La cadenza di tiro era piuttosto ridotta, per giunta il disturbo dato dalla batteria principale, come sempre, non era trascurabile (non fosse stato altro che per i fumi), e la portata pratica a cui era possibile inquadrare un bersaglio e colpirlo era probabilmente appena superiore ai 20 km, ovvero non del tutto sufficiente per queste battaglie.
Certo che i 152 mm si dimostrarono efficaci contro le navi inglesi nella Seconda Battaglia della Sirte, ma le gittate erano ridotte, perché si trattava essenzialmente di navi avvicinatesi per l'attacco silurante.
In tutte le altre occasioni, come Gaudo, i pezzi da 152 mm praticamente non ebbero alcun uso, così come non l'ebbero nella battaglia dello stretto di Danimarca, dove apparentemente non venne tirato alcun proiettile di medio calibro da nessuna delle due parti.
Vi furono anche occasioni in cui vennero usati, a dire il vero, ma i risultati non furono mai entusiasmanti. La Graf Spee tirò la metà dei proiettili calibro 150 mm a Rio de la Plata (però inclusi quelli usati anche in precedenza), e non colpì gli incrociatori inglesi, che invece vennero centrati sette volte dai 280 mm. La Renown, contro le 'terribili gemelle', nell'aprile del '40, aveva tirato ben 1.065 colpi da 114 mm, le navi tedesche avevano risposto con qualche decina di proiettili da 150 mm, ma alle distanze e con le condizioni meteo di quella mattinata, nessun proiettile andò a segno. Altri esempi di cannoni 'secondari' usati con efficacia tra navi da battaglia sono piuttosto ridotti, tanto che nemmeno a Tsushima riuscirono a causare danni decisivi, malgrado le distanze fossero modeste. A Guadalcanal, la Washington distrusse la Kirishima, ma oltre a colpirla con parecchie cannonate da 127 mm, la distrusse sopratutto con i pezzi da 406 mm. Furono questi a determinare la sorte della nave giapponese, specie i proiettili che la colpirono sott'acqua. Ad ogni modo, come già nel caso della Littorio vs le navi inglesi, si trattò di una battaglia selvaggia e a distanze ridotte. Mentre la Scharnorst, quando rimase praticamente disarmata durante la sua ultima battaglia (Isola degli Orsi, 26 dicembre 1943), continuò a fare fuoco anche con l'ultima torre da 150 mm ancora efficiente. Però con scarso effetto, almeno non contro la Duke of York, che invece venne colpita da due proiettili da 280 mm (alle alberature, ma con danni minimi).
Sperare che i 152 mm della Littorio avrebbero avuto una qualche utilità, a mio avviso, per tutte queste ragioni, del tutto accademico. La gittata era sufficiente anche a Gaudo (almeno all'inizio, quando l'apertura del fuoco avvenne a 23 km), ma a quanto pare, nessun proiettile da 152 venne tirato, data la distanza così elevata, lasciando piuttosto campo libero ai soli '381'.
Per tutte queste ragioni, ritengo che i 152 mm, almeno finché le distanze non fossero scese a livelli ragionevoli (non più di 15-16 km) sarebbero stati difficilmente utilizzabili, e che non avrebbero causato danni apprezzabili ad una nave da battaglia, a meno di non centrare qualche direzione di tiro.
Piuttosto, se il raggio di fuoco utile dei cannoni secondari, al dunque, era così esiguo, specie in condizioni di mare un pò difficili, allora rientrava in gioco l'armamento da 127/38 mm. Per quanto personalmente critichi questo tipo di cannone, dalla canna troppo corta per i tiri antinave (ma il pezzo da 127/54 mm non venne approntato in tempo, anche se fino ad oggi è rimasto poi il 'formato standard' delle artiglierie di medio calibro navali), devo dire che i suoi 15-16 km sarebbero stati, molto probabilmente, un raggio di tiro utile sufficiente per battagliare con i 152 (e anche i pezzi da 90 e 120!) della Littorio. Si dirà che i 152 mm hanno colpito anche a distanze maggiori di queste. Vero, ma un conto è avere un'intera nave dedicata SOLO a quel tipo di arma, come gli incrociatori leggeri; un altro è avere queste batterie installate su navi che hanno sopratutto interesse a manovrare e ad utilizzare cannoni di ben altra potenza. E ad ogni modo, quanti proiettili da 152 sono stati messi a segno su distanze superiori i 16 km?
Una volta scesi attorno ai 15 km, però, ammesso che vi fosse la volontà di farlo davvero (da entrambe le parti), allora avremmo visto uno scambio di colpi intensissimo, perché la corta gittata dei 127 americani sarebbe stata sfruttabile pressoché al 100% grazie anche ai sistemi di tiro radar. La loro maggiore cadenza di fuoco sarebbe stata un problema notevole, con una bordata da 10 cannoni e 12 RPM, puoi tirare circa 3 t/min di munizioni. Con 6 cannoni da 152 mm, invece, puoi tirare (a 5 RPM) 1800 kg, o più probabilmente, meno di 1.000 (a 2-2,5 RPM). La minore penetrazione di questi proiettili verrebbe compensata dal maggiore carico esplosivo, in ogni caso non ci si potrebbe aspettare molto da queste armi, anche se i 152 mm potrebbero perforare il ponte di coperta delle Iowa, se colpissero da sufficienti distanze.
Ma ripeto, è pura accademia. L'utilità pratica dell'armamento secondario è stata pressoché nulla nelle battaglie tra grandi navi e su forti distanze. Serve per respingere le navi da guerra minori, ma a questo punto tanto vale dire che basta usare un buon cannone a doppio scopo (DP) anche se di calibro minore. Nelle battaglie navali reali, per quanto limitate in numero, i cannoni 'secondari' hanno stentato a farsi notare persino quando s'é trattato di pezzi 'grossi' (anche 203 mm) tirati da distanze non elevate.
Nell'insieme, la Littorio avrebbe un certo vantaggio nelle distanze diciamo, tra 15 e 20-22 km, che in effetti sono quelle a cui si deciderebbe davvero la battaglia. Ma che i 152 mm possano essere usati con una qualche efficacia reale, è del tutto improbabile. Se la Iowa serrasse sotto questa distanza (ma gli conviene?) allora potrebbe far valere la superiorità di fuoco dei suoi 127 mm. Ma, come detto sopra, è in pratica ben poca cosa.
In Rete, tempo, fa ho trovato uno dei filmati che spesso si vedono attualmente su YT: simulazione in un gioco interattivo di una battaglia tra la Littorio e la Iowa.
Il videoclip era poco interessante, speravo di vedere chi vinceva. Macché! Solo qualche cannonata qua e là! Anche se certo, è incredibile come questo piccolo filmato aveva suscitato discussioni a non finire.
In compenso, i commenti erano molto interessanti. C'era un soggettino che da anni (4!) sta lì a presidiare la discussione vantando la superiorità della Littorio sulla Iowa, con quegli argomenti che adesso sono ben definibili come 'quelli dell'uomo di paglia'. Arrivando anche a mentire sfacciatamente, o quanto meno a dire cose che dimostrano l'ignoranza che ha, affermando che la corazzata 'Impero' era prevista come versione 'allungata' e con 4 torri corazzate anziché 3. E come no! Del resto, per essere possibile era possibile, ma questa versione 'Montana' delle 'Littorio', è semplicemente falsa. A meno di non prevedere navi di oltre 50.000 t e lunghe sui 260 metri, intendo.
Così, in questo modo sollecitato, mi accinsi a fare un'analisi un pò più approfondita della questione: può la Littorio battere la possente USS Iowa?
Ecco come avrebbe potuto succedere: uno scudo invincibile, e un giavellotto infallibile. O no?
Teoricamente la cosa è pure spiegabile. E' facile, in fondo, con questa filosofia, prendere quello che fa più comodo. La distanza di tiro a cui le navi possono perforare le relative cinture corazzate, basandosi sulle cinture corazzate e sui cannoni.
Questa, notare bene, non è una cosa per cui vale la pena di biasimare più di tanto. E' da quando esistono le corazzate, che i progettisti e gli ammiragli ragionano sul rapporto cannone vs cintura, giusto come i generali e i progettisti di terra ragionano su temi tipo cannone vs scudo frontale (dello scafo).
Così, abbiamo un'equazione potente. Le Littorio hanno una corazza da 350 mm alla cintura, ma non è solo un fatto di spessore. Hanno un cannone ad altissima potenza, e nemmeno questo è solo un fatto legato al calibro. Bisognerà elaborare meglio questo discorso, e lo farò dopo, così si capisce meglio quello di cui si parla.
La Littorio non ha (aveva, diciamo che la Roma 'ha' a tutt'oggi..) una semplice cintura da 350 mm.
No, per i nostri ammiragli sognatori di una superiorità 'sempre e comunque' totale delle proprie navi (dal 1870 ad oggi), questo non basta, davvero.
Anzitutto le corazze sono di qualità eccezionale, secondo molte analisi (vedi warship.org) le migliori corazze indurite per navi da guerra durante la guerra (anche se si contraddice almeno in parte, visto che per la taglia 'corazzate' il n.1 è forse il tipo britannico, e per la 'taglia incrociatori' è meglio il tipo americano -Class A: forse il tipo italiano è il migliore 'all around'?), del resto gli 'acciai speciali' di Terni non sono propriamente una novità. Che poi le corazze dei nostri carri armati fossero fatte con carton.... errr, acciaio non di primissima scelta (purtroppo per i nostri poveri carristi, che loro sì, dovettero combattere fino all'ultimo proiettile!), è un altro mistero di come vengano allocate le risorse (tre Littorio complete e una incompleta, ciascuna con oltre 14.000 t di acciaio balistico, probabilmente una Littorio in meno avrebbe significato triplicare i carri 'M'!). Ma vabbé, lasciamo correre questa considerazione, che già nella Grande Guerra aveva saggiamente fatto interrompere quasi tutte le grandi costruzioni navali in favore di altri problemi 'più urgenti'.
Ma era solo un fatto di spessore e qualità? No. Certo che no!
La disposizione, anche, conta. Non era una cintura monoblocco, ma una struttura a strati (ATTENZIONE: non è stato propriamente facile ricostruire, a causa delle fonti differenziate, queste caratteristiche!) Prima c'erano 80 mm, ma non erano una piastra unica: prima 70 mm di corazza omogenea, seguiti da 10 mm di acciaio da costruzione (a che pro, non mi è ben chiaro!); poi 250 mm di vuoto, oppure, a seconda delle fonti, riempito di cemento. POI, arrivava la vera piastra da 280 mm indurita (apparentemente, il massimo spessore ottenibile dall'industria italiana: che sia per questo che abbiano usato queste corazze stratificate?). Poi altri 15 mm di acciaio da costruzione. Poi 36 mm di acciaio di un'altra paratia parallela, a poca distanza (la cui utilità, francamente, mi sfugge). E INFINE, altri 24 mm di corazza con una inclinazione del tutto diversa (verso l'alto).
Il tutto è per l'appunto inclinato. NON è affatto chiaro di quanto: Galuppini, per esempio, parlava di ben 25 gradi, ma è una cavolata cosmica, visto che cinture palesemente ben più inclinate sono indicate molto meno, in genere tra i 15 e i 20 gradi. Altre fonti parlano di 14 o 15 gradi, ma Nathan Okun dice solo 8°. Nel vedere i disegni della struttura, direi che questo è un valore forse lievemente inferiore al vero, ma è molto dubbio che l'inclinazione sia di 14-15° ed è praticamente impossibile che una struttura a murata abbia una inclinazione maggiore di questa, anche con uno scafo ottimizzato per questo (e NON è il caso delle Littorio). Può essere che, come nelle altre navi con corazza 'a murata' l'inclinazione fosse diversa a seconda dei punti. Le Bismarck, per esempio, a metà nave avevano una corazza pressoché verticale (o forse, addirittura lievemente all'indietro!), ma alle estremità della cittadinella corazzata, ecco che le blindature aumentano l'inclinazione seguendo la nave. Circa la metà della blindatura, infatti, non proteggeva l'apparato motore (relativamente meno importante dei depositi munizioni!), ma la zona delle torri, e lì, stando ad un sito (Bismarck.org, se ricordo bene) l'inclinazione era 17° (torre A), 10° (B), 7° (C) e 8-10 (D). Quindi, solo il 50% dei colpi avrebbe potuto trovare i 320 (o 317?) mm di armatura totalmente verticale.
Forse 8 (o 11°?) erano a centro nave, mentre verso prua aumentava (a 11, o 15°?) Di sicuro, era IMPOSSIBILE per le 'Littorio' avere una corazza molto inclinata di tipo esterno, senza avere uno scafo dai fianchi molto 'particolari', a centro nave. Solo i tipi 'North Carolina' ci riuscivano, ma con uno scafo dalle forme molto diverse da quelle, relativamente tradizionali, delle 'Littorio' (basta vedere le fotografie, specie da prua, per accorgersi di quanto le fiancate delle Littorio fossero meno inclinate di quelle, a 17°, delle N.C.).
In ogni caso, questa colossale struttura comporta uno spessore di ben 70+10+ (250 mm cemento?)+ 28+ 15 +36+24 mm, per giunta tutti inclinati (anche in maniera diversa, totalizzando l'incredibile valore di 435 mm. Questo è addirittura superiore a quello della Yamato, anche se quest'ultima aveva una cintura SICURAMENTE più inclinata.
Però la Littorio (e le sue sorelle) avevano corazze scaglionate, e come si è visto, di qualità eccellente. Quindi la loro protezione era presumibilmente superiore a quella di qualunque altra corazzata, alla linea di galleggiamento. MA... solo in QUELLA posizione.
La corazza scaglionata era importante, e la Marina lo sapeva bene. Infatti, la prima piastra aveva il compito di 'scappucciare' il proiettile perforante in arrivo. La seconda era quella indurita, e doveva essere spessa a sufficienza, e ovviamente dura a sufficienza, per distruggerlo o fermarlo. Le piastre successive (addirittura TRE, inclusa quella di sostegno allo scafo!) dovevano fermare le schegge eventualmente distaccatesi.
Questo layout è veramente impressionante per spessore ed efficacia, non c'é dubbio, anche senza considerare l'inclinazione e la qualità del metallo usati.
A questo si aggiunge il cannone da 381/50 Mod 34. Questo eccezionale strumento bellico, sparava proiettili da 885 kg a 850 m/sec. Un'energia di circa 320 MJ, Trecentoventimegajoule. Immaginate un intero carico di munizioni dell'M1 Abrams.
E in aggiunta, l'energia esplosiva di qualche decina di kg del carico interno (altrimenti sarebbe quasi inutile tirare questi potentissimi proiettili). Inoltre, pare che -a differenza di altre nazioni (tipo Germania), la spolettatura fosse affidabile e i proiettili, una volta a segno, se non si frantumavano, esplodevano in genere in maniera regolare.
Questo cannone aveva quindi un potenziale eccezionale da sfruttare. La granata AP sfiorava i 43 km (il maggior raggio d'azione di una munizione da corazzata del periodo bellico!), quella HE (più leggera) andava oltre. E questo con cannoni con appena 35 o 36° di elevazione! Sfruttando al massimo questa caratteristica, era possibile avvicinarsi a 50 km.
La capacità perforante era eccezionale, nemmeno a dirlo. A bruciapelo eccedeva gli 800 mm. Molto meno dei proiettili dei carri moderni. Ma questo era un tipo di munizione e di guerra del tutto diverso.
La granata poteva mantenere a lungo la sua capacità perforante. Era capace di perforare, secondo i dati di RiD (Corazzate classe Yamato, pubblicato attorno al 1999), ben 415 mm ancora a 25 km, oppure 112 mm di ponti.
Può sembrare tutto eccellente, dunque. O no?
In fondo, parliamo di una corazzata con un rapporto tra capacità dello scudo e quello della lancia, probabilmente senza equivalenti al mondo. Un super scudo, e una super lancia. Cosa chiedere di più?
In definitiva, se consideriamo il rapporto tra la capacità perforante del cannone (e quindi la vulnerabilità delle 'altre' cinture corazzate) e la resistenza della propria cintura corazzata vs gli altri 'cannoni', è molto probabile, che le Littorio fossero le MIGLIORI IN ASSOLUTO.
Infatti, la capacità perforante è superiore a quella del 406/50 sopra i 22-24 km circa, e solo leggermente inferiore rispetto al 460/45. Ma nessuno dei progetti esteri poteva garantire la frantumazione del proiettile prima che trapassasse la cintura, anche se la distanza teorica di vulnerabilità non era poi così diversa tra questi tre progetti.
Ma prima di esultare per il risultato, bisogna considerare altri piccoli, ma non banali argomenti. Infatti saranno questi a fare la differenza.
Per capire meglio la differenza, pensiamo ad un paragone 'terrestre', ergo i carri armati (in fondo nacquero come 'navi di terra', no?), l'unico altro esempio di questi 'duelli' quasi medioevali.
I vari carri francesi B.1 e S.35, i britannici Matilda, i sovietici T-34 e KV-1, erano tutti pressoché invulnerabili agli equivalenti tedeschi, capaci di perforarli da distanze grandemente maggiori rispetto a quelle basse -o nulle!- a cui potevano essere perforati loro stessi. Una differenza persino maggiore di quella che si riscontra attualmente in battaglie tra mezzi come gli M-1 e i T-72 (NdA: perché? Perché anche ammettendo l'invulnerabilità sull'arco frontale, ergo 60°, i fianchi di un carro armato moderno NON sono nemmeno lontanamente resistenti quanto la parte anteriore e anche la torretta non è migliore: in altri termini, mentre uno Sherman poteva perforare un Tiger, tirando sui fianchi o anche sul retro, attorno ai 500 metri, un T-72 potrebbe fare lo stesso con qualunque moderno MBT da distanze eccedenti i 2 km! Semplicemente, la corazza dei carri moderni è stata concentrata sopratutto sull'arco anteriore, per cui la differenza tra lato e frontale, circa 5:4 per un Tiger, circa 2:1 per altri mezzi, è aumentata a forse 4-5:1).
Forse non sapete, però, che in Yugoslavia ci sono state esperienze incrociate con quasi TUTTI i mezzi orientali e occidentali, così da avere sempre le opzioni più valide da scegliere (politica permettendo).
L'esercito yugoslavo, nella felice condizione di poter scegliere (o dover scegliere!) i mezzi bellici sia occidentali che orientali (o propri), collaudò in combattimento sia l'M-47 Patton che i T-54/55.
Le prove balistiche evidenziarono che l'M-47, pur avendo apparentemente una corazza di scafo simile per spessore e inclinazione, era in realtà nettamente battuto dal T-54 (o T-55, non è chiarissimo se vennero collaudati entrambi o solo quest'ultimo). Semplicemente, mentre la torretta poteva essere perforata ad una certa distanza, la piastra da 100 mm a 60° frontale era imperforabile persino a 100 metri. Solo le munizioni HEAT potevano farcela (erano dei veri 'equalizzatori') purché non avessero impatti superiori ad un certo valore, anche per problemi di spolettatura.
A questo aggiungiamo che il T-54/55 aveva anche altre doti..
Una era la sagoma molto più piccola e molto più sfuggente, dunque era un bersaglio minimo per i cannonieri nemici, specie se poi era esposto solo parzialmente e/o mimetizzato.
Era leggero, e quindi aveva bisogno di un motore molto meno potente per avere buone prestazioni. Costava pochissimo, sia come produzione che come mantenimento. La sua rozzezza gli permetteva di essere mantenuto anche da meccanici esperti di trattori. E' un fatto che persino gli alleati afgani degli USA, quando gli è stata proposta una fornitura di carri armati moderni, hanno detto 'no grazie', e hanno chiesto piuttosto mezzi per mantenere gli obsoleti carri ex sovietici.
E il consumo, sopratutto, quello. L'M-47 aveva un motore da circa 800 hp -di cui ben 60 per i ventilatori!- e consumava qualcosa come 8 l/km, per cui anche un migliaio di litri di costosa e infiammabile benzina permetteva un raggio di circa 120 km!
Mentre il Patton aveva autonomie calcolate in ore, il T-54/55 le calcolava in giorni. Il raggio, con serbatoi ausiliari, poteva arrivare anche sopra i 500-600 km su strada. Uno o due pieni alla settimana bastavano. La ragione è semplice. Essendo un carro piccolo, il mezzo russo si accontentava di un motore piccolo, da 520-580 hp. Ed era un diesel. Questo significa molta più autonomia, meno costi, e un carburante molto più sicuro. Infatti, se è vero che il diesel, una volta incendiato brucia furiosamente, quanto e più della benzina, è intrinsecamente meno pericoloso perché ha un 'flashpoint' molto superiore. Ergo, se un serbatoio parzialmente riempito di carburante e di benzina supera i -40° circa, già si possono formare abbastanza vapori da provocare esplosioni in caso di proiettili incendiari/esplosivi al suo interno. Il gasolio, invece, ha un flashpoint di circa 40° SOPRA lo zero (e anche il kerosene non è molto diverso). Questo significa che è quasi impossibile far esplodere il serbatoio di gasolio. Potrà incendiarsi, ma non esplodere, una differenza notevole. Anche perché, pure un serbatoio incendiato, se conserva la sua integrità strutturale e non perde carburante (quindi con buchi sotto il livello dello stesso), fatalmente 'autoestingue' le fiamme in pochi secondi, perché semplicemente consumano l'ossigeno interno. Non è così facile incendiare il combustibile. Se si prende un piatto e si versa dell'olio, e sopra di esso, dell'alcool, si butta un fiammifero acceso sopra, si vede che l'olio non brucia. Né il fosforo rosso del fiammifero, né l'alcool lo convincono. Visto che si parla spesso di 'biodiesel', si potrebbe provare ad immaginare quanto un tipo di carburante del genere sia intrinsecamente sicuro, specie se fosse stato possibile, nella IIGM, adattarlo agli aerei (ma il Me 262, funzionante con carburanti che potevano essere sia benzina, che e sopratutto gasolio o kerosene, si avvicinava davvero a questo modello).
A tutto questo aggiungiamo che i T-54/55 introdussero sistemi di stabilizzazione dell'armamento (che gli americani avevano introdotto su praticamente tutti i loro carri armati, ma che apparentemente risultarono impossibili da applicare per i più pesanti pezzi da 90 mm), e un set completo di visione notturna per quasi tutto l'equipaggio (a parte il caricatore, che non doveva guardare fuori per fare il suo lavoro); e se aggiungiamo che i T-54/55 erano molto più facili da transitare in terreni cedevoli, su ponti di limitata capacità, o tramite mezzi portacarri ferroviari o stradali, si può intuire tutta la questione.
Un M-47 (e gli M-48 erano appena migliori) era vulnerabile al suo fuoco, e se colpito, il carico di benzina a bordo poteva bruciare o esplodere letteralmente. E anche se questo non accadeva, l'equipaggio che aveva fatto il pieno la mattina, era praticamente fermo in attesa di rifornimento la sera stessa. Il fatto che la velocità massima fosse simile (malgrado il T-54/55 avesse un rapporto potenza:peso di qualcosa inferiore) non permette di apprezzare il fatto che 'aprire la manetta' non fosse molto prudente, se dopo appena qualche ora ci si trovava in riserva. Il T-55 non aveva di questi problemi, poteva scorrazzare a lungo e non fermarsi finché l'equipaggio non fosse stremato.
Beh, in definitiva il T-54/55 era superiore all'M-47/48 per protezione (forse, nel caso dell'M-48!), potenza di fuoco, mobilità strategica/tattica. Le componenti chiave, insomma, delle qualità di un mezzo bellico.
Eppure... si sa bene che, all'atto pratico, i mezzi corazzati sovietici si sono trovati in condizioni di netta inferiorità rispetto ai tipi occidentali equivalenti. Nonostante che, teoricamente, come combinazione armi/corazza siano stati sempre superiori, l'efficacia non era così buona come i principi avveniristici che li avevano generati avrebbero suggerito!
Qualcosa di simile si potrebbe dire anche del confronto tra Littorio e Iowa. Non che entrambi i contendenti non abbiano carte decisive da giocare, ma un conto è la possibilità (anche un 54 potrebbe perforare un M1 Abrams, in fondo: basta arrivare a breve distanza sui fianchi o sul retro, o ottenere un colpo eccezionalmente fortunato, per esempio alla base della torretta, o su di un cingolo); un altro è la capacità, o meglio, la probabilità DIMOSTRATA.
In altre parole, il rapporto tra 'distanze di perforazione', quindi anche nella superiorità o meno della corazzatura e della potenza di fuoco, è FORSE una questione necessaria, ma SICURAMENTE NON E' SUFFICIENTE per determinare il risultato di una battaglia tra due mezzi bellici. Di fatto, questo può essere vero solo nel 'mondo virtuale' dei videogiochi, e forse nemmeno lì, se sono fatti bene.
Perché, per quanto teoricamente inferiori, i Panzer III e IV si sono dimostrati mezzi bellici superiori ai vari T-34, KV, B-1 e Matilda? Vi sembra che fosse il rapporto tra 'perforazione-corazza' che latitasse? Quando persino il piccolo S-35 surclassava il Panzer III di 1000 vs 200 metri?
L'efficienza, l'affidabilità, la praticità d'impiego, la tattica, l'addestramento, il supporto ecc ecc ecc, sono tutti fattori che possono esaltare anche un mezzo apparentemente mediocre (Panzer III/IV), così come dismettere un mezzo apparentemente invincibile, come lo erano i T-34, KV-1 e Matilda nel 1940-41.
E se questo è vero per un mezzo 'semplice' come un carro armato, figurarsi cosa significa un confronto 'complesso' tra navi da battaglia, con i loro innumerevoli sistemi, moltissimi dei quali vulnerabilissimi anche ad azioni di armi poco potenti. Per esempio, la Scharnorst, colpita proprio all'inizio della sua ultima battaglia, da incrociatori inglesi che prontamente e incredibilmente le misero KO il radar! E questo in condizioni di visibilità incredibilmente difficili. Una cosa che non poteva NON essere catastrofica (eppure la corazzata tedesca riuscì a scappare e avrebbe potuto salvarsi se non fosse tornata indietro per fare la sua 'missione impossibile', l'intercettazione di convogli sull'Artico). Oppure, il caso della pur efficiente corazzata South Dakota, un semplice cortocircuito 'sul più bello' causò il KO dei sistemi della nave, messa poi a ferro e fuoco dai giapponesi (che però, in quella battaglia notturna, non s'accorsero dalla Washington, la quale a quel punto distrusse la Kirishima: altra dimostrazione delle leggi di Murphy?).
Ma tutto questo ci porta troppo lontano, perché non è praticamente possibile stabilire l'outcome di una battaglia tra mezzi (e uomini) reali, in un ambiente reale, con risultati che vanno dal 'fin troppo prevedibile' in base al rapporto di forze, al suo esatto opposto, con l'estremo più grande tra 'Davide e Golia' dato dal MAS di Rizzo contro la corazzata St.Istvan (NdA: grazie sopratutto alla scadentissima compartimentazione antisiluro delle navi dell'epoca: notare che ho parlato di Rizzo e non di De la Penne, perché un mezzo 'insidioso' NON combatte veramente, attacca e basta, mentre almeno in teoria una battaglia tra navi di superficie è sempre un confronto, anche se è un MAS contro una corazzata; sennò, potremmo anche citare i sabotatori che distrussero la corazzata Da Vinci, in fondo una carica esplosiva gettata in incognito dentro un deposito di munizioni è così diversa rispetto ad arrivare sotto la chiglia con un 'maiale'? Sempre una 'guerra asimmetrica' è!).
Per approfondire ulteriormente quanto sopra, ecco a voi le caratteristiche dei due contendenti:
La USS Iowa
E la Littorio o anche nell'apposito sito qui (Regianaveroma)
E i cannoni:
Il 381/50 italiano su navweapons
e il 406/50 americano, nello stesso sito
Caratteristiche complessive:
Dislocamento
Iowa: 45.000 tons standard (progetto), 52.000 dislocamento medio; 57.000 t max
Classe Littorio: 41.167-41.650 t; normale 43.624-44.050 t, max 45.752-46.215 t
Dimensioni
Iowa: 270 m totali; 262.5 m p.p.; larghezza 33 m; immersione 11 m.
Littorio: 237,8 m (Roma: 240,7) ft; 224,5 m (p.p.); larghezza 32,9 m; immersione media p.c. 10,5 m
Apparato Motore
Iowa: 4 turbine e 8 caldaie, 4 assi e 2 timoni (principali); 212.000 hp (max 250.000); velocità 31 nodi continua, 32-33 massima (a pieno carico), 33-35 a carico leggero (51.000 t circa); autonomia 14.890 nm a 15 kt (27.000 km a 27 km/h)
Littorio: 4 turbine e 8 caldaie, 4 assi e 3 timoni (due ausiliari): 130-140.000 hp; velocità massima teorica fino a 30 nodi, pratica 28; nafta 3.700 t, max 4.210 t. Autonomia 4.580 nm/16 nodi (8.480 km a 29 km/h); 3.920 nm/20 nodi (7.300 km a 37 km/h); 1.770 nm/30 nodi (3.280 km a 56 km/h).
Armamento
Iowa: 9x 406/50 mm Mk 7 (xIII); 20x127/38 mm (xII); 60-80x40/56 mm (quadrupli) e 50x20 mm. 3-4 idrovolanti (e hangar)
Littorio: 9 x 381/50 mm Mod 34 (xIII); 12x152/55 mm (xIII); 12x90/50 mm; 20x37/54 mm; 16x20/65 mm; 4x120/40 mm; 3 idrovolanti
Protezione:
Iowa: 17.056 t (35% dislocamento), schema designato per una IZ contro i 406/45 mm con munizione leggera (circa 1.000 kg) tra 16,1 e 28 km; vs 406/50 mm con munizione pesante (1.220 kg): 21,6-25 km . Protezione contro bombe: 730 kg AP sganciate da 3.700 m.
Corazza verticale
-310 (o 307?) mm cintura principale (class A) sostenuta da 19 mm di STS a 19° + struttura antiscappucciante esterna di 38 mm (STS) verticale; cintura 'bassa' (class B) 307 (o 310?) mm sempre a 19°, ridotta fino a 44 mm verso il fondo, sostenuta da 19 mm STS-38 mm;
-paratia antischegge dietro la cintura 25 mm (STS)
-paratia protezione 38 mm STS per magazzini e macchine (non è chiaro se in aggiunta o alternativa ai 25 mm di cui sopra!)
-16 (o 15-22) mm fianchi superiori (STS)
=spessore totale: 38+(307+19)*19° +25 mm ai depositi = 389 mm più l'effetto inclinazione e forse, anche altri 38 mm per la protezione interna!
-timone: 343 mm lati, 287 mm posteriore, 121 (o 159?) mm superiore (STS??); paratie 370 mm anteriori.
Ponte corazzato principale 121-127 mm (class B) + 32 mm STS -
-38 mm (STS) per la corazza del ponte di coperta antiscappucciante;
-16 mm STS per locali macchine
-25 mm STS su magazzini.
Totale:
-sulla sala macchine: 38 mm coperta (STS); 121-127 mm (class B)+ 32 mm STS + 16 mm antischegge inferiore (oppure: 121+16 mm); ponte inferiore 12-16 mm, totalizzando almeno 172 o forse 207 mm
-sui depositi munizioni: 38 mm coperta STS + 121 (127?) mm (class B)+32 mm STS principale + 25 mm = 207 mm (o forse, 239 mm totali)
-sul timone, fino a 19-38 mm coperta + 19-32 mm intermedio + 143+19 mm (sugli assi)
Torri: massimo 500 mm frontale (438 mm B+ 63 mm STS), lati 184 mm(A)+19 mm(STS); posteriore 305 (A)+19 mm(STS);
-barbette principali (439 mm lati, 376 mm fronte, 295 mm retro);
-torri secondarie sui 50-60 mm; 63 mm torri secondarie; torrione 439 mm (B)+184 mm (tetto).
Protezione Antisiluro: 5,5 m con 4 paratie (vuoto-liquido-liquido-liquido): 16 mm + 41 mm (cintura inferiore); 16 mm e 22 mm, designati contro cariche fino a 318 kg o proiettili.
Littorio:
cintura 350+25 mm (a 8-15°?)+36+24 mm; cinture secondarie 60-90 mm(?); superiore 70 mm;
ponte principale 90-150+12 mm (90+9 e 100+12 mm a centro nave; 100+9 o 150+12 mm sui depositi); ponte sopra timone 108 mm; torrione comando 200-260 mm (tetto 130 mm); torrione 60 mm.
-ponte coperta 36-36+9 mm.
-Spessore su sale macchine: 36+9 mm (coperta) + 12 mm (batt) + 100+12 (principale) = 169 mm (di cui 136 mm corazza balistica AO e il resto ER)
-Spessore su depositi 162+12+45 mm= 219 mm di cui 186 mm corazza balistica.
Torri grosso calibro 350 mm (ci sono fonti che parlano di 381 mm: forse un refuso??), laterali 200 mm, superiore 150-200 mm; t medio calibro fino a 280 mm(??); antiaeree, fino a 40 mm; barbette principali 350 mm; secondarie 150 mm(?). Protezioni alla base fumaioli.
Antisiluro: spessori fino ad oltre 7 metri, con sistema Pugliese: scafo, paratia esterna, cilindro da 8 mm circa, paratia da 28-40 mm interna+ 8 mm
Equipaggio
Iowa: sui 2.700
Littorio: circa 1.800 (92 ufficiali)
Come regola, le piastre d'acciaio migliori sono quelle singole di grande spessore. Se sono multiple, allora bisogna calcolarle in resistenza come quella più spessa più il 70% di quella più sottile; se sono separate da strati esterni, allora sono lo spessore della piastra più spessa e il 50% di quella meno spessa. Il che significa, per esempio, che nelle Littorio, la zona macchine (escluse tutte le strutture realmente presenti nella nave!) significa più o meno 36+9*0,7 mm + 12*0,5 mm+100+12*0,7 mm = equivalente ad una piastra da 155 mm (anziché 169), senza considerare la differente qualità delle piastre d'acciaio.
Altra regola: la migliore combinazione è quella a tre ponti: scappucciante, principale, antischegge, come nelle navi americane, per esempio.
Regola 3:
Gli acciai non erano tutti uguali, come ricordato anche da altre parti.
L'acciaio indurito era il migliore, ma anche il meno adatto per la costruzione di per sé, essendo duro: qualità balistica: 1 (Class A e CA inglese)
L'acciaio omogeneo è il migliore per i ponti, più duttile ma simile in durezza media (ma senza la superficie ultra-dura):
QB 1 (Class B o anche l'NCA inglese, il PO italiano e simili); QB 0,97 (MNC giapponese)
QB: 0,97: questo era l'acciaio ad elevate caratteristiche, un pò meno duro ma utile anche come elemento strutturale: STS e e NVNC/CNC giapponesi.
0,9: era il Type D e le corazze omogenee di fusione.
0,85: (HT o EA) acciai ad alta resistenza da costruzione.
0,78: acciaio dolce da costruzione.
Quindi, se lo spessore è per esempio, 20 mm HT, l'equivalente balistico dovrebbe essere circa 17 mm di acciaio omogeneo.
Altre informazioni qui.
Ma adesso torniamo al confronto tra le navi da Littorio e Iowa...
La potenza dei cannoni, e la reale utilità del 'confronto cannone-cintura'
Come abbiamo visto prima, le Littorio erano imbattibili nel rapporto perforazione corazze nemiche-protezione dal fuoco nemico, o almeno erano moolto difficili da sconfiggere 'passando dal lato C'.
Ma questo fattore è in realtà tutt'altro che determinante.
Abbiamo visto l'efficacia delle 'Littorio' come rapporto corazza/penetrazione. Oltre i 25 km pare che persino i 406/50 americani fossero MENO (ma non di molto!) efficaci nella penetrazione di corazze orizzontali.
A dire il vero, il 406 americano era veloce quasi quanto il pezzo da 381 (762 vs 850 m/sec), e sparava un proiettile che sebbene di calibro maggiore, aveva un rapporto calibro (e quindi sezione)/massa molto superiore: precisamente del 21% circa (usando la formula 381*2/406*2 : 885/1225, ergo dividendo il rapporto tra sezioni per il rapporto tra masse).
Pertanto non parrebbe chiaro, sulle prime, il perché il 406 fosse inferiore in capacità di penetrazione con l'accrescersi della gittata, quando caso mai doveva essere il contrario!
Per la cronaca: apparentemente il 380 tedesco (e anche quello francese, forse!) riusciva invece ad avvicinarsi (ma mai ad eguagliare) moltissimo alla penetrazione del 381 italiano, eppure aveva solo 1 mm di calibro in meno (differenza meno dell'1%) ma circa 70 kg di peso in meno (800 o 820 vs 885 kg). Per cui aveva un rapporto area sezione: massa inferiore! Evidentemente c'era una differente forma aerodinamica, altrimenti non si spiega questo fenomeno. Sarà il caso di approfondire successivamente quest'argomento, per ora meglio fermarsi ai dati ufficiali, che già sono abbastanza complicati da analizzare (da notare, comunque sia, che il 380 francese, pur avendo praticamente proiettili della stessa massa del 381 italiano, aveva un eccezionale rapporto lunghezza: calibro di circa 5:1, ovvero molto maggiore e quindi, più penetrante alle lunghe distanze. Nondimeno, sparato a velocità non eccezionali, finiva per essere inferiore in penetrazione al 381/50, anche se sulle lunghe distanze recuperava leggermente lo svantaggio).
Il 406/50, per quanto il 381 italiano fosse potente, era ancora più potente, raggiungendo circa 390 MJ, ovvero circa il 20% superiore. Il 380 tedesco, invece, era inferiore di circa il 15%.
Detto tutto questo, analizziamo adesso i dati del 'mondo reale', che in fondo, sono gli unici che contano.
Le Littorio hanno cannoni con cambio tubo interno rapido, ma ne hanno anche un gran bisogno: con circa 140 colpi di vita utile, la canna del loro sovraccaricato cannone si sarebbe bevuta la metà della propria esistenza, se la nave avesse sparato tutte le proprie munizioni! E questo era percepibile anche prima: i 181 colpi tirati dalla Littorio nella battaglia della Sirte significarono probabilmente fuoco sopratutto con le torri di prua. Anche senza considerare questo, erano almeno 20 colpi per canna, e addirittura 30 se erano solo quelle anteriori (oltre il 20% della vita utile). Per cui la precisione e la velocità iniziale calavano sensibilmente al termine di un'azione così sostenuta. Chissà di quanto, ma contro una nave da battaglia da contrastare perforando le corazze fino alla massima propria capacità, è un fatto che avrebbe potuto avere conseguenze (che so, riduzione di 500-1.000 m della distanza di penetrazione pratica; aumento del 10-20% della dispersione ecc).
Deve anche far riflettere che nella battaglia di Gaudo, quasi 100 colpi abbiano provocato, a tali distanze e con cortine fumogene, giusto qualche scheggia a bordo, all'inizio della battaglia.
Non che successivamente sarebbe andata meglio: 181 colpi sparati nella Seconda Battaglia della Sirte, comportarono probabilmente solo un centro su di un cacciatorpediniere (a distanze medio-ridotte: i caccia inglesi si avvicinarono fino a circa 5,5 km, sebbene i tiri iniziassero ad una trentina!). In tutto, le 3 Littorio spararono, in battaglie reali, circa 300 colpi. Considerando che ogni cannone aveva normalmente 74 colpi, allora si tratta di meno della metà del carico di ciascuna di esse. Ma il punto è che tutta questa montagna di colpi partorì un unico centro. Troppo poco.
Le Iowa, per esempio, hanno circa 1.200 colpi per i loro 9 cannoni, ergo quasi il doppio delle navi italiane.
In generale, quanto sarebbe stato sperabile mettere a segno, in una battaglia a media-lunga distanza, dell'arsenale delle Littorio? Stando alle statistiche di guerra, forse giusto un paio di colpi! Un pò pochini per mettere KO una corazzata normale, non parliamo poi di una Iowa!
Tutto molto bello a vedersi, così come la fila di cannoni singoli da 90 mm antiaerei, tutti nella loro voluminosa e appariscente torretta singola. Ben fatto davvero, esteticamente parlando.
Il problema è che le navi da battaglia sono sempre state usate con molta, molta parsimonia. Essendo così costose, così prestigiose e con tante vite umane a bordo, nessuno se la sentiva di usarle a cuor leggero, a differenza di quel che accadeva con i cacciatorpediniere o anche gli incrociatori leggeri.
In verità, nella II GM gli alleati e le forze dell'Asse ragionavano già sopratutto in incrociatori (NB: come non ricordare gli 'Zara', che erano a tutti gli effetti delle piccole navi da battaglia 'veloci', diciamo le nostre 'corazzate tascabili', grazie allo sforamento del 15-19% dei limiti del dislocamento standard?). Questi venivano visti spesso come piccole navi da battaglia, sebbene i tipi 'Washington' fossero in genere troppo leggeri per avere una corazza adeguata per misurarsi contro unità similari.
Le corazzate venivano costruite in piccole serie, spesso giusto in coppie, e più che altro come reazione politica a navi analoghe messe in mostra da altre marine. Così come la gara tra velocità era stimolata, nel confronto Italia-Francia, dalle prestazioni dei reciproci mezzi navali (e dalla assurda parità riconosciuta all'Italia quanto a dislocamento ammissibile dai trattati internazionali, quando la Francia con ogni evidenza doveva operare su linee marittime globali e non concentrate quasi esclusivamente... in Mediterraneo. Per giunta, la Francia avrebbe dovuto guardarsi anche dalla Germania, e non è detto che la Gran Bretagna sarebbe sempre stata disponibile ad aiutare Parigi in caso di guerra con l'Asse!).
Ma una Bismarck assorbiva un costo (e un equipaggio) comparabili a quelli di una cinquantina di sottomarini. Ergo, circa paragonabile all'intera, vitale flotta sottomarina con cui la Germania entrò nella II GM (ed erano davvero troppo pochi i battelli a cui la Germania si dovette affidare nel primo, importante anno di guerra).
Ecco perché le corazzate classe H, ancora più grosse, furono subito abrogate, quando la guerra scoppiò e il piano Z tedesco andò a farsi friggere, così come praticamente tutti quelli delle nazioni principali. Erano ferraglia inutile, nonostante le portaerei fossero ancora nella loro adolescenza (con aerei dalle prestazioni troppo limitate). Del resto, fu così anche nella Grande Guerra, quando però il metallo serviva più alle baionette che agli aerei.
Sia come sia, pochi furono gli episodi antinave delle corazzate di tutti i belligeranti. E stranamente, le navi residue della Grande guerra furono più attive di quelle moderne. Un pò perché più numerose, un pò perché più spendibili essendo ferri vecchi (anche se spesso costosamente ammodernati) e un pò perché l'equipaggio era generalmente meno numeroso. L'Ammiraglio Cunningham, quando gli prospettarono di usare la corazzata Barham per fermare l'ingresso del porto di Tripoli (facendovela affonare dentro!) preferì, piuttosto, partire con l'intera squadra, e scaricare in circa mezz'ora qualcosa come 500 tonnellate di munizioni sulla città libica. Gli effetti non furono eccezionali, dal punto di vista materiale, ma psicologicamente fu un colpo durissimo, che si aggiunse ai tanti di quel periodo (culminato nella battaglia di Matapan) inflitti dalla RN ai danni degli Italiani (indimenticabili anche Taranto e il bombardamento di Genova).
La HMS Barham andrà a fondo il novembre successivo, distrutta da 3 siluri di un sommergibile tedesco, con gravissime perdite umane (tra le peggiori mai avute dalla RN); e nonostante questo, i superstiti di quel rapido affondamento furono quasi 500 (fatto veramente notevole visto che la nave esplose e affondò in circa 2-3 minuti), ovvero circa il 40% del totale (queste 'prestazioni' non erano rare nelle navi inglesi e americane, per qualsivoglia motivo).
Ma questo era lo 'stile' dei Britannici, senza il quale non avrebbero dominato gli oceani per quasi 200 anni. Mollare mai. E mai perdere una buona occasione, e anche meno buona (come gli assalti disastrosi ma rozzamente efficaci di Tobruk e Dieppe, nel 1942), per impressionare il nemico.
Questa da sola era un'arma sconosciuta agli italiani, a parte ovviamente le unità d'assalto speciali e qualche corpo d'elite. Sopratutto lo era per gli ammiragli, tecnicamente preparati quanto poco vogliosi di rischiare le loro preziose navi principali (salvo far decimare le flotte 'sottili' in servizi rischiosi ed estenuanti).
Detto questo, è giunto il momento di stabilire COSA, nel mondo reale, significasse la questione della 'cintura corazzata + cannone moolto potente'.
Come si è già visto con i carri armati, il rapporto di penetrazione-invulnerabilità, non è sufficiente per stabilire l'output di una battaglia. Non è solo il fatto del T-54/55 vs Patton. Anche i carri tedeschi P.III/IV erano grandemente inferiori SULLA CARTA... ai carri migliori francesi, britannici e sovietici. Eppure vinsero in maniera massiccia, persino in inferiorità numerica.
Eppure, sulla carta chi avrebbe scommesso su di un Panzer III vs un KV-1?
La realtà è un fenomeno complesso e richiede, inesorabilmente, almeno due ordini di risposte: una semplice: ('dipende') e una complessa (xxxx parole, formule magico/matematiche ecc ecc).
Cercando una soluzione 'intermedia', la questione è ancora di tipo difficilmente risolvibile.
La domanda forse più interessante, è proprio questa: ma la cintura corazzata... SERVIVA VERAMENTE?
La risposta, strano ma vero, è in larga misura, NO.
Vediamo cosa significa quest'affermazione.
Attorno al 1880 entrò in servizio la poderosa Duilio, una corazzata rivoluzionaria disegnata da Benedetto Brin, anche se in realtà aveva più le fattezze di un grosso monitore (corazzata costiera) che una nave da battaglia di tipo classico. Brin aveva voluto costruire una nave da battaglia che fosse davvero il massimo, malgrado i limiti dell'industria nazionale. Così importò cinture corazzate da 550 mm dalla Francia, cannoni da 450 mm (100 t) e macchinari dalla Gran Bretagna. E ottenne una nave più blindata, e più armata di qualunque altra, con una velocità al livello delle migliori. Tra i suoi limiti, una tenuta al mare non eccezionale (circa 3 metri di bordo libero) e la mancanza di protezione per la parte fuori dal ridotto corazzato.
Brin non era probabilmente soddisfatto di queste navi, non totalmente. Eppure, quando entrarono in servizio sembravano davvero le 'Yamato' dei loro tempi. Strano ma varo, la Gran Bretagna non aveva fermato la vendita dei cannoni, pur temendo le ambizioni di potenza dell'Italia (anche perché all'epoca si parlava di Malta come 'terra irredenta'). Tanto che finì per adottare lo stesso tipo di cannone (all'epoca il più grosso possibile) anche per la difesa di Gibilterra e Malta! Businnes as usual, visto che quei cannoni servivano più che altro proprio per tenere a bada le due 'Duilio', che altrimenti avrebbero distrutto da distanza le difese costiere britanniche (e la flotta del Mediterraneo?). La Marina britannica, con le tante sue splendide ma obsolescenti corazzate, si curò di realizzare una sola nave equivalente, la Inflexible (con pezzi da 406 mm e una struttura tutto sommato più equilibrata), quando per regola avrebbe dovuto probabilmente farne almeno 4.
Ma Brin, nemmeno di fronte a questa nave dall'elevatissimo rapporto penetrazione: immunità rispetto a qualsiasi altra (corazze impenetrabili e cannoni inarrestabili!), ne fu contento appieno, sennò negli anni successivi non avrebbe elaborato il progetto per le due 'Italia' (a quanto pare, originariamente concepite come altre navi 'Duilio'). Anche se conservavano i cannoni centrali, avevano una struttura diversa. Due motrici anziché una per ciascun asse, quindi velocità maggiore; un ponte in più e uno scafo più lungo. Ma sopratutto, senza quasi corazze. C'era principalmente un ponte corazzato inclinato, che scendeva sott'acqua, e una fitta compartimentazione. Questa era la protezione scelta, che di fatto aboliva la pesantissima cintura corazzata (circa 4 t/mq!). Ma non fu molto ben accolta. Questi mezzi bellici erano probabilmente superiori alle Duilio, ma sembravano più dei transatlantici armati che delle corazzate! Di fatto furono gli antenati degli incrociatori protetti o se si vuole, di quelli da battaglia.
Questo schema di protezione, per quel che se ne sa, non fu mai più applicato. Mai. La concezione di fare a meno della cintura corazzata, all'epoca era troppo avanzata per i tempi. Le navi dell'epoca sparavano a breve raggio, non c'era modo di evitare colpi diretti sui fianchi della nave. Troppo poco usare un solo ponte corazzato! Nemmeno le torri erano coperte (infatti erano di fatto delle barbette corazzate).
Ma quel che era sconsigliabile nel 1885 era ugualmente sconsigliabile anche nel 1940-45?
La risposta è nel cercare i casi dove si è sparato davvero. E il migliore dei casi è avvenuto nel 1941, nello Stretto di Danimarca. Là si scontrarono navi da battaglia moderne sia da una parte che dall'altra. Parteciparono l'incrociatore Prinz Eugen (rimasto indenne), l'incrociatore da battaglia Hood e le corazzate Bismarck e Prince of Whales.
Le distanze erano inizialmente lunghe, malgrado la scarsa visibilità: oltre 20 km. Poi si ridussero a circa la metà (12-13). La vittoria fu tedesca, ma è interessante notare quel che successe nel dettaglio. La Bismarck fu colpita da tre colpi, la P.o.W. da ben 7, la Hood da 2 o 3, la P.Eugen da nessuno.
Nel caso della Bismarck, due colpi andarono sotto la linea di galleggiamento, e uno sul ponte lance (danneggiandone almeno una, ma senza esplodere: però le schegge colpirono irreparabilmente la catapulta della corazzata, malgrado fosse ben riparata dalle sovrastrutture). Ma le altre due cannonate andarono a colpire lo scafo SOTTO la linea d'acqua. E sotto la cintura corazzata principale.
La P.o.W. ebbe tre dei sette colpi sotto l'acqua, altri sulle sovrastrutture.
La Hood prese colpi nelle sovrastrutture, ponti e forse la parte alta della cintura, ben più sottile di quella inferiore e principale.
Su 12-13 colpi (di cui 10 sulle corazzate), nessuno di questi andò a segno sulle cinture corazzate principali. Passi per la Bismarck, ma la P.o.W. fu colpita in maniera ben più significativa. E questo rimase vero, dalle distanze più ampie (quando i colpi tendono a cadere sul ponte) a quelle medie (quando invece, si sono avventati sotto la linea di galleggiamento.. e pure la cintura corazzata).
La cosa è anche più micidiale se si considera che le navi da battaglia in questione erano TUTTE dotate di ampie cinture corazzate, tra le più grandi costruite, per cui la cosa è ancora più incomprensibile!
In pratica, i colpi riuscirono prima a colpire sopra, e poi, specie a distanze più ridotte, sotto la cintura. I danni non furono determinanti (a parte che con la Hood, che però non è esattamente una nave moderna), ma è un fatto che non si poté chiudere la battaglia sulle distanze maggiori, e non si poté ottenere una vittoria sulle opposte navi da battaglia moderne nemmeno a distanze ridotte. In pratica, non si riuscì a colpire nessuna delle protezioni principali di ponti, cinture, torri, barbette e torrioni.
Ottenere un successo non era certo facile, in pratica.
Nella seconda parte della battaglia non c'é stata partita: due corazzate e un paio di incrociatori pesanti arrivano a distanze di meno di 4 km dal bersaglio. Da un raggio simile, non c'é nessuna corazza che avrebbe tenuto integra la difesa, a parte forse proprio il ponte della Bismarck, a supporto della cintura esterna. Ma questo non avrebbe impedito penetrazioni sotto la cintura stessa, né la devastazione sopra il ponte corazzato. Così come avvenne. Lì, le torri, forse le barbette e sicuramente il torrione saltarono in aria uno dopo l'altro. Non ci fu merce per gli sfortunati marinai tedeschi. Decine di colpi di grosso calibro pesanti quasi una tonnellata, proiettili leggeri, siluri, crivellarono l'intera struttura della Bismarck.
In altre parole: in quella che rappresenta la maggiore esperienza bellica di fuoco contro una nave da battaglia, si è visto come prima la cintura è stata ininfluente, e poi è stata insufficiente.
Nella prima parte di questa battaglia, tutte le corazzate e incrociatori impiegati avrebbero persino potuto fare a meno di tutte le cinture corazzate, risparmiando probabilmente oltre 20.000 tonnellate di blindatura (tra tutte e tre). Nella seconda parte non è servita a niente, perché la Bismarck, stavolta, è stata inefficace nel colpire le navi nemiche (probabilmente perché l'equipaggio era oramai esausto dopo una notte di attacchi da parte dei cacciatorpediniere nemici), e al contempo non ha potuto impedire che le navi nemiche la colpissero su distanze ridottissime, pari a poco più di un decimo della gittata massima.
Quindi: quand'anche al posto della Bismarck ci fosse stata la Littorio, probabilmente non sarebbe cambiato nulla, e certo NON per la cintura principale.
E dirò di più: a quel che si è visto dall'analisi del relitto della possente Bismarck, solo due colpi da 406 hanno perforato per certo la cintura principale (probabilmente finendo la loro corsa contro il ponte inclinato).
Quest'ultima, sulle Littorio, è robustissima, ma non è molto estesa in altezza, almeno non quanto quella della P.o.W e della Bismarck. Quest'ultima ha evitato gli effetti di almeno due, e forse tre siluri a centro nave proprio per questa ragione. Mentre nulla ha potuto fare contro l'ultimo siluro, quello a poppa che ha bloccato i timoni.
Bisogna dire che nemmeno una cintura eccezionalmente estesa in profondità (pare, fin oltre 4 metri di profondità!) come quella della P.o.W abbia potuto impedire, pur proteggendo circa la metà dello scafo immerso, diversi colpi a segno sulla parte sprotetta della chiglia.
Progettare una nave da battaglia... senza cintura corazzata: sarebbe stato solo il 'segno dei tempi'
In altre parole, si potrebbe persino rilanciare un progetto 'alternativo': una nave in stile Bismarck potrebbe essere concepita con un ponte inclinato più spesso (diciamo 120-150 mm vs 100-120), una cintura leggera di 100 mm (vs 170-320), ma assai estesa in profondità, una cintura superiore probabilmente di spessore dimezzato (50 mm vs 145). Il resto va a rinforzare la compartimentazione e sopratutto, i ponti (fino a 120-150 mm) principali, torrione e torri g.c. (circa 30-50 mm). Probabilmente, il peso non sarebbe cambiato (sulle Bismarck, le protezioni verticali erano di circa 8.000 t, quelle orizzontali 6.000: si poteva benissimo invertire questo valore, o addirittura ridurlo a circa 2.000 vs 12.000 t), e si sarebbe ottenuto un bilanciamento di protezione superiore rispetto alle nuove minacce, specialmente ai cannoni a traiettorie molto arcuate (come i 381 e 406 mm alleati), e le bombe d'aereo. I colpi sulla cintura sarebbero stati scappucciati dalla cintura esterna, e fermati dal ponte inclinato dietro di essa. E i siluri sarebbero stati bloccati dalla cintura e dalla compartimentazione. In un'ottica moderna, questo sarebbe stato grandemente meglio che buttare il 60% della protezione a difesa della linea di galleggiamento!
E se la cosa non fosse abbastanza chiara, va notato anche che i nuovi incrociatori italiani classe 'Costanzo Ciano', da circa 8.000 tonnellate, previsti come successori dei 'Condottieri', avrebbero avuto una protezione orizzontale rilevante, per reagire alle minacce moderne (attacchi aerei e tiri da lunga distanza), mentre la cintura corazzata non era quasi menzionata, preferendo piuttosto affidarsi ad una compartimentazione stagna. Dimostrazione di come i 'tempi moderni' fossero compresi anche dalla Marina, che pure stava costruendo all'epoca le Littorio e aveva negli 'Abruzzi' e nei più vecchi 'Zara', le 'cinture nere' della specialità. Strano ma vero, in tutte queste categorie di 'corazzate', le navi italiane erano le più protette (ed erano ai vertici anche nella protezione delle torri/barbette), cosa non proprio nuova, a dire il vero (vedi, tra gli incrociatori corazzati, i 'Pisa/S.Giorgio', ma tornando indietro nel tempo, le 'Duilio', che assieme a qualche nave francese, hanno ancora il record dello spessore dei 'fianchi di ferro'!).
Mentre non era così nel caso delle protezioni orizzontali, per esempio gli 'Abruzzi' avevano 142 mm laterali, ma solo 40+15 mm sui ponti.
Certo che la Bismarck avrebbe trovato giovamento anche da una disposizione diversa di comandi e di assi. Ma una silurata a poppa avrebbe comunque causato problemi enormi: cosa sarebbe successo se la V.Veneto fosse stata silurata nello stesso posto? E se questo fosse accaduto con il timone principale sensibilmente fuori asse, come è normale durante una manovra di combattimento? Se fosse restato bloccato con un'escursione netta, ben difficilmente gli assi a potenza differenziata e i due piccoli timoni ausiliari avrebbero potuto impedire che la marina nemica raggiungesse la nave italiana.
Però non sarebbe andata perduta, perché non era da sola. Sarebbe bastato prenderla a rimorchio per darle la rotta giusta, facendole da timone. Un lusso che la Bismarck, da lupo solitario obbligato (i cacciatorpediniere tedeschi non avevano abbastanza autonomia), non ebbe, anche se il P.Eugen, se non si fosse separato prematuramente, avrebbe certamente potuto portarla in salvo. Sarebbe bastato avvicinarsi fino a 400-500 km dalle coste francesi e l'aviazione avrebbe sicuramente risolto i problemi dati dalla RN. Invece tutto complottò contro e la Bismarck, da sola, per quanto potente, non poté sottrarsi alla vendetta inglese. Ci si mise anche il maltempo e il vento forte, che la spingeva inesorabilmente fuori dalla rotta di scampo, gettandola invece in mano alle navi britanniche in arrivo. Siccome queste erano un pò scarse a carburante (erano solo marginalmente migliori di una Littorio), in realtà la Bismarck avrebbe forse potuto giocar loro un brutto scherzo: cominciare a correre, sia pure in tondo, e obbligarle a mollare l'inseguimento oppure a rischiare di trovarsi senza carburante, in un mare pieno di U-Boat e anche di aerei a lungo raggio (i Fw 200 potevano certo arrivare fin lì).
Piuttosto, ci sarebbe da chiedersi come mai, navi anche di grandi dimensioni, non hanno avuto, durante la guerra, un misero timone di PRUA (per esempio, lo ipotizzarono i giapponesi per le Yamato), anche piccolo, anche retrattile, ma pur sempre utilissimo. Macché, nessuna li ebbe mai (e se è per questo, a tutt'oggi non sono diffusi).
Una nave sola, per quanto potente, non riesce a salvarsi da minacce complesse, del resto nemmeno gli USA mandano da sole le 'Nimitz', figurarsi una corazzata classica.
Quindi, lo scenario 'uno contro uno' in stile sfide medioevali, non è credibile in nessun caso. Almeno nel mondo reale.
Ipotizzando che invece questo sarebbe avvenuto, la Littorio avrebbe potuto causare problemi senz'altro gravi alla Iowa, ma questo non significa che sarebbe stato impossibile batterla. Del resto, lo stesso gen. Pugliese, mai avrebbe pensato seriamente di battere, con il suo progetto da 40.000 tonnellate, una nave moderna da oltre 50.000. Solo qualche emerito coglione (per usare un francesismo) può sostenere diversamente.
E' come se un T-72 fosse considerato superiore a un carro M1 Abrams, che pesa almeno il 40% in più. Eppure, il cannone dei T-72 era superiore, almeno sulla carta, a quello dei primi M1! In termini puramente dimensionali, lo è rimasto anche successivamente, inferiorità tecnologica a parte.
Ma questa 'è un'altra storia' e ne parleremo approfonditamente, ma in un altro tempo e posto.
Armamento secondario
Qui le 'Littorio', almeno apparentemente, vincono -a parte quello per la difesa a.a. ravvicinata, che però qui non ci riguarda- sulle Iowa. Queste hanno scelto una linea di cannoni unificata, senza calibri 'intermedi' per il tiro contro-superficie/antisilurante. Le navi dell'Asse, secondo una filosofia ancora ancorata ad una visione della Grande Guerra, avevano invece una batteria adatta ad ogni compito. Apparentemente era tutto molto giusto, con le armi adatte per ogni compito, ma specializzate ognuna per un compito solo.
In pratica, non è così che le cose andavano durante la II guerra mondiale. Anche se in azioni esclusivamente 'nave contro nave', avere una batteria da circa 150 mm era indubbiamente un vantaggio, sia per effetti che sopratutto per raggio, le armi bi-ruolo erano diventate importanti nel contesto dove gli aerei nemici diventavano sempre più pericolosi.
Si pensi soltanto alla HMS Warspite, che non solo venne colpita ad alta quota, da un Do 217 con una bomba Fritz-X nel 1943, ma in precedenza, era stata vittima di un'altra azione micidiale. E stavolta bastò un semplice cacciabombardiere Bf 109E-7, che piazzò una bomba da 250 kg nelle casamatte da 152 mm, causando una strage.
L'armamento secondario, senza capacità antiaeree degne di nota (i pezzi da 150-155 mm avevano una certa capacità, ma di fatto erano limitati al fuoco di sbarramento, del resto non si poteva pretendere molto da armi senza spolette di prossimità, radar e cadenza di tiro elevata), era quindi obsoleto nella guerra 'multistrato' dove il nemico poteva giungere da ogni direzione e quota. Per questo le navi da battaglia moderne di Gran Bretagna, Francia e USA ebbero delle batterie a.a. multiruolo. Almeno una delle navi da battaglia tipo 'Queen Elizabeth' ebbe una batteria completa di 20 cannoni binati da 114 mm, probabilmente i migliori prodotti in Europa, perché solo poco meno efficaci dei 133 mm, ma dal ritmo di fuoco notevolmente superiore e dalla gittata di poco inferiore. Ovviamente, però, per i tiri contro bersagli in superficie, la soluzione migliore era quella dei pezzi da 133 mm.
Ma, se consideriamo solo lo scontro nave-vs-nave, allora la batteria secondaria aveva un senso logico, e la Littorio era avvantaggiata avendo circa 10 km(!) di vantaggio in termini di raggio. Inoltre le torri erano molto più protette, quasi al livello dei cannoni principali!
Ma, posto che questo fosse un vantaggio, il punto è cosa in concreto potesse ricavare la Littorio da questi cannoni. La cadenza di tiro era piuttosto ridotta, per giunta il disturbo dato dalla batteria principale, come sempre, non era trascurabile (non fosse stato altro che per i fumi), e la portata pratica a cui era possibile inquadrare un bersaglio e colpirlo era probabilmente appena superiore ai 20 km, ovvero non del tutto sufficiente per queste battaglie.
Certo che i 152 mm si dimostrarono efficaci contro le navi inglesi nella Seconda Battaglia della Sirte, ma le gittate erano ridotte, perché si trattava essenzialmente di navi avvicinatesi per l'attacco silurante.
In tutte le altre occasioni, come Gaudo, i pezzi da 152 mm praticamente non ebbero alcun uso, così come non l'ebbero nella battaglia dello stretto di Danimarca, dove apparentemente non venne tirato alcun proiettile di medio calibro da nessuna delle due parti.
Vi furono anche occasioni in cui vennero usati, a dire il vero, ma i risultati non furono mai entusiasmanti. La Graf Spee tirò la metà dei proiettili calibro 150 mm a Rio de la Plata (però inclusi quelli usati anche in precedenza), e non colpì gli incrociatori inglesi, che invece vennero centrati sette volte dai 280 mm. La Renown, contro le 'terribili gemelle', nell'aprile del '40, aveva tirato ben 1.065 colpi da 114 mm, le navi tedesche avevano risposto con qualche decina di proiettili da 150 mm, ma alle distanze e con le condizioni meteo di quella mattinata, nessun proiettile andò a segno. Altri esempi di cannoni 'secondari' usati con efficacia tra navi da battaglia sono piuttosto ridotti, tanto che nemmeno a Tsushima riuscirono a causare danni decisivi, malgrado le distanze fossero modeste. A Guadalcanal, la Washington distrusse la Kirishima, ma oltre a colpirla con parecchie cannonate da 127 mm, la distrusse sopratutto con i pezzi da 406 mm. Furono questi a determinare la sorte della nave giapponese, specie i proiettili che la colpirono sott'acqua. Ad ogni modo, come già nel caso della Littorio vs le navi inglesi, si trattò di una battaglia selvaggia e a distanze ridotte. Mentre la Scharnorst, quando rimase praticamente disarmata durante la sua ultima battaglia (Isola degli Orsi, 26 dicembre 1943), continuò a fare fuoco anche con l'ultima torre da 150 mm ancora efficiente. Però con scarso effetto, almeno non contro la Duke of York, che invece venne colpita da due proiettili da 280 mm (alle alberature, ma con danni minimi).
Sperare che i 152 mm della Littorio avrebbero avuto una qualche utilità, a mio avviso, per tutte queste ragioni, del tutto accademico. La gittata era sufficiente anche a Gaudo (almeno all'inizio, quando l'apertura del fuoco avvenne a 23 km), ma a quanto pare, nessun proiettile da 152 venne tirato, data la distanza così elevata, lasciando piuttosto campo libero ai soli '381'.
Per tutte queste ragioni, ritengo che i 152 mm, almeno finché le distanze non fossero scese a livelli ragionevoli (non più di 15-16 km) sarebbero stati difficilmente utilizzabili, e che non avrebbero causato danni apprezzabili ad una nave da battaglia, a meno di non centrare qualche direzione di tiro.
Piuttosto, se il raggio di fuoco utile dei cannoni secondari, al dunque, era così esiguo, specie in condizioni di mare un pò difficili, allora rientrava in gioco l'armamento da 127/38 mm. Per quanto personalmente critichi questo tipo di cannone, dalla canna troppo corta per i tiri antinave (ma il pezzo da 127/54 mm non venne approntato in tempo, anche se fino ad oggi è rimasto poi il 'formato standard' delle artiglierie di medio calibro navali), devo dire che i suoi 15-16 km sarebbero stati, molto probabilmente, un raggio di tiro utile sufficiente per battagliare con i 152 (e anche i pezzi da 90 e 120!) della Littorio. Si dirà che i 152 mm hanno colpito anche a distanze maggiori di queste. Vero, ma un conto è avere un'intera nave dedicata SOLO a quel tipo di arma, come gli incrociatori leggeri; un altro è avere queste batterie installate su navi che hanno sopratutto interesse a manovrare e ad utilizzare cannoni di ben altra potenza. E ad ogni modo, quanti proiettili da 152 sono stati messi a segno su distanze superiori i 16 km?
Una volta scesi attorno ai 15 km, però, ammesso che vi fosse la volontà di farlo davvero (da entrambe le parti), allora avremmo visto uno scambio di colpi intensissimo, perché la corta gittata dei 127 americani sarebbe stata sfruttabile pressoché al 100% grazie anche ai sistemi di tiro radar. La loro maggiore cadenza di fuoco sarebbe stata un problema notevole, con una bordata da 10 cannoni e 12 RPM, puoi tirare circa 3 t/min di munizioni. Con 6 cannoni da 152 mm, invece, puoi tirare (a 5 RPM) 1800 kg, o più probabilmente, meno di 1.000 (a 2-2,5 RPM). La minore penetrazione di questi proiettili verrebbe compensata dal maggiore carico esplosivo, in ogni caso non ci si potrebbe aspettare molto da queste armi, anche se i 152 mm potrebbero perforare il ponte di coperta delle Iowa, se colpissero da sufficienti distanze.
Ma ripeto, è pura accademia. L'utilità pratica dell'armamento secondario è stata pressoché nulla nelle battaglie tra grandi navi e su forti distanze. Serve per respingere le navi da guerra minori, ma a questo punto tanto vale dire che basta usare un buon cannone a doppio scopo (DP) anche se di calibro minore. Nelle battaglie navali reali, per quanto limitate in numero, i cannoni 'secondari' hanno stentato a farsi notare persino quando s'é trattato di pezzi 'grossi' (anche 203 mm) tirati da distanze non elevate.
Nell'insieme, la Littorio avrebbe un certo vantaggio nelle distanze diciamo, tra 15 e 20-22 km, che in effetti sono quelle a cui si deciderebbe davvero la battaglia. Ma che i 152 mm possano essere usati con una qualche efficacia reale, è del tutto improbabile. Se la Iowa serrasse sotto questa distanza (ma gli conviene?) allora potrebbe far valere la superiorità di fuoco dei suoi 127 mm. Ma, come detto sopra, è in pratica ben poca cosa.