La fine dei giganti: è stato l'uomo? (17-6-15)
Domanda che in definitiva, è la ragione di tutto questo piccolo eBook. Un viaggio attraverso le cose che ci siamo persi (e ci stiamo perdendo, tra l'indifferenza generale: il massacro delle risorse di Madagascar, Africa, Amazzonia, Indonesia ecc continua, ma a nessuno importa!), i tempi, la distruzione dell'ordine costituito dei giganti preistorici.
Abbiamo visto come un gran numero di generi, famiglie, ordini interi sia sparito di soppiatto, senza una spiegazione condivisa. Come sarà stato possibile un simile sterminio? Quali i meccanismi e i tempi? Ci sono probabilmente più ipotesi plausibili per l'estinzione del Permiano-Triassico, che per quella del Pleistocene (per l'Olocene, invece... esistono pochi dubbi).
I nostri primitivi antenati sono da maledire per tale scempio? O anche loro, hanno recitato soltanto la propria parte, lottando per una sopravvivenza difficilissima e vivendo una vita tribolata e breve, in cui hanno preso soltanto quel che potevano?
Già, ma in definitiva, chi erano questi uomini primitivi, e che ruolo giocavano nell'ecosistema dell'epoca? Certo che erano predatori di vertice; ma le loro armi erano primitive, e finché, circa 10.000 e passa anni fa non inventarono il proiettore e poi l'arco, avvicinarsi a bestie di grandi dimensioni non era cosa semplice.
Domanda che in definitiva, è la ragione di tutto questo piccolo eBook. Un viaggio attraverso le cose che ci siamo persi (e ci stiamo perdendo, tra l'indifferenza generale: il massacro delle risorse di Madagascar, Africa, Amazzonia, Indonesia ecc continua, ma a nessuno importa!), i tempi, la distruzione dell'ordine costituito dei giganti preistorici.
Abbiamo visto come un gran numero di generi, famiglie, ordini interi sia sparito di soppiatto, senza una spiegazione condivisa. Come sarà stato possibile un simile sterminio? Quali i meccanismi e i tempi? Ci sono probabilmente più ipotesi plausibili per l'estinzione del Permiano-Triassico, che per quella del Pleistocene (per l'Olocene, invece... esistono pochi dubbi).
I nostri primitivi antenati sono da maledire per tale scempio? O anche loro, hanno recitato soltanto la propria parte, lottando per una sopravvivenza difficilissima e vivendo una vita tribolata e breve, in cui hanno preso soltanto quel che potevano?
Già, ma in definitiva, chi erano questi uomini primitivi, e che ruolo giocavano nell'ecosistema dell'epoca? Certo che erano predatori di vertice; ma le loro armi erano primitive, e finché, circa 10.000 e passa anni fa non inventarono il proiettore e poi l'arco, avvicinarsi a bestie di grandi dimensioni non era cosa semplice.
L'origine degli uomini: crescete e moltiplicatevi
Questa è una delle domande più antiche che la mente umana fa a se stessa e all'Universo. Le religioni e filosofie hanno tentato di dare una risposta, ma è rimasta necessariamente sul vago. La discendenza degli ominidi si arricchisce di particolari inediti grazie a ritrovamenti come quello dell'Uomo di Flores (che alcune teste di pigna di 'sghenziadi' stentano ancora a classificare come specie o sottospecie, insinuando che si tratti di un Down o di un microcefalo; forse si stanno guardando allo specchio? NdA). Le analisi del DNA, che almeno in alcuni casi sono possibili (specie del DNA mitocondriale), hanno permesso di verificare ipotesi che prima nemmeno si potevano pronunciare a bassa voce, e nemmeno immaginare nei sogni più arditi delle comunità di paleontologi e antropologi.
Gli esseri umani o pre-umani cominciarono presto ad abbandonare la culla dell'Umanità, che finora è risultata essere l'Africa (con buona pace di Borghezio e simili). Le migrazioni sono state molteplici; prima pare che siano stati ominidi antichissimi come l'uomo di Pechino, ovvero l'Homo Erectus, un tipo umano piccolo, che non seppelliva morti né aveva un'arte precisa, però già conosceva e usava il fuoco e gli strumenti. Questo avvenne già quasi 2 milioni di anni fa. E questo ominicchio divenne, in realtà, il primo essere umano 'globale', come si vede in questa pagina dedicata alle migrazioni umane.
Poi seguirono altri omindi: quello di Heidelberg e quello di Neanderthal: quest'ultimo NON è il nostro antenato, eppure pare che in tutti gli uomini non africani esista una piccola percentuale di DNA che deriva da lui (e nel caso dei Sapiens antichi, come Oetzly, è anche più marcata). Queste migrazioni sono avvenute moltissimi anni fa: i Neanderthalesi sono risalenti a circa 300.000 anni fa o giù di lì. I tipi 'moderni', i Cro Magnon, sono successivi e appaiono poco oltre i 40.000 anni fa, dopo un'origine africana. Curiosamente, si pensa che fossero di pelle scura, mentre i Neanderthal avessero peli rossicci e pelle chiara, essendo dopo tutto i primi 'uomini europei' (forse). Comunque erano omaccioni atletici e alti, con un cranio persino più grande del nostro. Sebbene non fossero robusti come i neanderthalesi, erano dei predatori intelligenti e resistenti alle condizioni più avverse.
In America gli uomini sono arrivati nel tardo Pleistocene/inizio Olocene. A tutt'oggi è difficilissimo dire quando questo accadde. Però gli Americani, con la loro proverbiale modestia, si sono accampati per molto tempo sulla teoria dei 'Clovis first', ovvero prima dei Clovis non c'era niente (di umano) in America. Però questo (qui la dettagliatissima pagina riassuntiva), oramai, è decisamente messo in pesante discussione da più parti, specie dagli studiosi latino-americani. E questo, come si vedrà, non è un fattore secondario per le nostre teorie. A parte i siti latinos, ci sono anche siti nordamericani come quello di Meadowcroft, che è dichiarato avere circa 20.000 anni, molti di più dei Clovis (circa 13.000 anni al massimo).
Qualcosa di simile è accaduto anche per le migrazioni australiane: inizialmente si pensava che fossero state fatte attorno ai 40.000 anni fa, ma in realtà oramai si è arrivati a stabilire date ben più antiche, persino oltre i 60.000!
Questa è una delle domande più antiche che la mente umana fa a se stessa e all'Universo. Le religioni e filosofie hanno tentato di dare una risposta, ma è rimasta necessariamente sul vago. La discendenza degli ominidi si arricchisce di particolari inediti grazie a ritrovamenti come quello dell'Uomo di Flores (che alcune teste di pigna di 'sghenziadi' stentano ancora a classificare come specie o sottospecie, insinuando che si tratti di un Down o di un microcefalo; forse si stanno guardando allo specchio? NdA). Le analisi del DNA, che almeno in alcuni casi sono possibili (specie del DNA mitocondriale), hanno permesso di verificare ipotesi che prima nemmeno si potevano pronunciare a bassa voce, e nemmeno immaginare nei sogni più arditi delle comunità di paleontologi e antropologi.
Gli esseri umani o pre-umani cominciarono presto ad abbandonare la culla dell'Umanità, che finora è risultata essere l'Africa (con buona pace di Borghezio e simili). Le migrazioni sono state molteplici; prima pare che siano stati ominidi antichissimi come l'uomo di Pechino, ovvero l'Homo Erectus, un tipo umano piccolo, che non seppelliva morti né aveva un'arte precisa, però già conosceva e usava il fuoco e gli strumenti. Questo avvenne già quasi 2 milioni di anni fa. E questo ominicchio divenne, in realtà, il primo essere umano 'globale', come si vede in questa pagina dedicata alle migrazioni umane.
Poi seguirono altri omindi: quello di Heidelberg e quello di Neanderthal: quest'ultimo NON è il nostro antenato, eppure pare che in tutti gli uomini non africani esista una piccola percentuale di DNA che deriva da lui (e nel caso dei Sapiens antichi, come Oetzly, è anche più marcata). Queste migrazioni sono avvenute moltissimi anni fa: i Neanderthalesi sono risalenti a circa 300.000 anni fa o giù di lì. I tipi 'moderni', i Cro Magnon, sono successivi e appaiono poco oltre i 40.000 anni fa, dopo un'origine africana. Curiosamente, si pensa che fossero di pelle scura, mentre i Neanderthal avessero peli rossicci e pelle chiara, essendo dopo tutto i primi 'uomini europei' (forse). Comunque erano omaccioni atletici e alti, con un cranio persino più grande del nostro. Sebbene non fossero robusti come i neanderthalesi, erano dei predatori intelligenti e resistenti alle condizioni più avverse.
In America gli uomini sono arrivati nel tardo Pleistocene/inizio Olocene. A tutt'oggi è difficilissimo dire quando questo accadde. Però gli Americani, con la loro proverbiale modestia, si sono accampati per molto tempo sulla teoria dei 'Clovis first', ovvero prima dei Clovis non c'era niente (di umano) in America. Però questo (qui la dettagliatissima pagina riassuntiva), oramai, è decisamente messo in pesante discussione da più parti, specie dagli studiosi latino-americani. E questo, come si vedrà, non è un fattore secondario per le nostre teorie. A parte i siti latinos, ci sono anche siti nordamericani come quello di Meadowcroft, che è dichiarato avere circa 20.000 anni, molti di più dei Clovis (circa 13.000 anni al massimo).
Qualcosa di simile è accaduto anche per le migrazioni australiane: inizialmente si pensava che fossero state fatte attorno ai 40.000 anni fa, ma in realtà oramai si è arrivati a stabilire date ben più antiche, persino oltre i 60.000!
Chi uccise i Giganti?
Vi sono molti modelli per spiegare l'estinzione del Pleistocene, ma essenzialmente sono correlati a poche, grandi cause.
1- una è quella dell'estinzione dovuta al cambiamento climatico. Pro: è innegabile che il suddetto cambiamento sia avvenuto nell'emisfero settentrionale. Contro: gli animali erano riusciti a sopravvivere a condizioni estreme e alla fine delle epoche glaciali diverse altre volte, perché stavolta è stato tanto diverso? Inoltre, il clima non è cambiato in maniera uniforme. L'Australia, per esempio, non ha avuto effetti apprezzabili per la fine della glaciazione, tranne semmai quello -positivo- dell'aumento di umidità. L'area equatoriale ha ricevuto più pioggia e questo è già positivo per la vita e per le grandi foreste.
2- una seconda causa comunemente citata è l'azione dell'uomo. Questa sarebbe stata repentina ed efficace, perché molti animali, non evolutisi assieme agli esseri umani, non li avrebbero identificati come nemico e non sarebbero stati capaci di fuggire o di contrastarli quando del caso. Bah. Chi fa queste ipotesi ha idea di cosa sia un animale selvatico?
3- gli uomini non hanno estinto direttamente gli animali della megafauna, ma ne hanno causato il declino perché gli hanno distrutto l'ambiente, specie con l'uso di grandi fuochi (non poteva essere che così, dato che l'agricoltura era ancora poco o nulla adottata e l'unico modo per distruggere rapidamente l'ambiente era l'accensione di incendi), liberando vaste praterie (magari per cacciare il bisonte). Oppure, esiste anche un'altra variazione: l'aver portato specie invasive (cani, maiali ecc) con sé (questo sarebbe maggiormente vero per le estinzioni più recenti). O ancora, l'avere introdotto agenti patogeni (malattie) che in qualche modo, avrebbero attaccato anche la vita selvatica.
4- esiste anche l'ipotesi della predazione di 'secondo ordine'. Ergo, gli uomini avrebbero abbattuto anzitutto i predatori, lasciando che a quel punto gli animali erbivori, ora fuori controllo, aumentassero in maniera tale da causare una crisi ecologica avendo consumato tutte le risorse. Sotto proviamo a rispondere più nel dettaglio a questo (e altri) delirio.
Vi sono molti modelli per spiegare l'estinzione del Pleistocene, ma essenzialmente sono correlati a poche, grandi cause.
1- una è quella dell'estinzione dovuta al cambiamento climatico. Pro: è innegabile che il suddetto cambiamento sia avvenuto nell'emisfero settentrionale. Contro: gli animali erano riusciti a sopravvivere a condizioni estreme e alla fine delle epoche glaciali diverse altre volte, perché stavolta è stato tanto diverso? Inoltre, il clima non è cambiato in maniera uniforme. L'Australia, per esempio, non ha avuto effetti apprezzabili per la fine della glaciazione, tranne semmai quello -positivo- dell'aumento di umidità. L'area equatoriale ha ricevuto più pioggia e questo è già positivo per la vita e per le grandi foreste.
2- una seconda causa comunemente citata è l'azione dell'uomo. Questa sarebbe stata repentina ed efficace, perché molti animali, non evolutisi assieme agli esseri umani, non li avrebbero identificati come nemico e non sarebbero stati capaci di fuggire o di contrastarli quando del caso. Bah. Chi fa queste ipotesi ha idea di cosa sia un animale selvatico?
3- gli uomini non hanno estinto direttamente gli animali della megafauna, ma ne hanno causato il declino perché gli hanno distrutto l'ambiente, specie con l'uso di grandi fuochi (non poteva essere che così, dato che l'agricoltura era ancora poco o nulla adottata e l'unico modo per distruggere rapidamente l'ambiente era l'accensione di incendi), liberando vaste praterie (magari per cacciare il bisonte). Oppure, esiste anche un'altra variazione: l'aver portato specie invasive (cani, maiali ecc) con sé (questo sarebbe maggiormente vero per le estinzioni più recenti). O ancora, l'avere introdotto agenti patogeni (malattie) che in qualche modo, avrebbero attaccato anche la vita selvatica.
4- esiste anche l'ipotesi della predazione di 'secondo ordine'. Ergo, gli uomini avrebbero abbattuto anzitutto i predatori, lasciando che a quel punto gli animali erbivori, ora fuori controllo, aumentassero in maniera tale da causare una crisi ecologica avendo consumato tutte le risorse. Sotto proviamo a rispondere più nel dettaglio a questo (e altri) delirio.
Un pò di come e perché
La caccia avrebbe, quindi, estinto gli animali erbivori, e da qui all'estinzione dei carnivori il passo fu breve. Esiste anche la versione 'blitzkrieg' per dire che gli uomini estinsero gli animali preistorici in pochissimo tempo, probabilmente giusto qualche secolo.
Eppure, in Nord America non ci sono altro che (pochi) esempi di caccia diretta, per lo più mammuth, mastodonti, gomphoteridi e bisonti. Per spiegare la sopravvivenza di quest'ultimo genere, i dementi (ooops, scienziati) che parlano di overkill, spiegano che dopotutto i bisonti si sono evoluti nel vecchio Mondo e quindi conoscevano gli uomini. E come no. Solo che li hanno reincontrati nelle Americhe 200.000 anni dopo (circa 50.000 generazioni!!)
Ma sopratutto, per Giove e tutti gli déi: animali come i Mammuth sparirono più o meno in simultanea sia nelle Americhe che in Eurasia. Se il problema erano solo i Clovis e le loro lance e frecce di pietra, allora come mai pure i cuggini euroasiatici sparirono? I cro-Magnon, tra l'altro, erano entrati già da migliaia di anni in Eurasia: hanno dunque aspettato 30.000 anni prima di 'estinguere' la megafauna eurasiatica? E guarda caso, anche stavolta si sono salvati gli stessi tipi di animali, come i bisonti, i cervi, gli orsi bruni e bianchi, le alci. Ma non è che sia soltanto strana, è proprio una cosa assurda!
Su Wikipedia (in inglese) c'é a tutt'oggi un dibattito formidabile su questi argomenti, con nuovi autori e citazioni che cambiano alle volte apprezzabilmente la stessa voce e relative conclusioni, persino in pochissimo tempo. Quel che si capisce, comunque sia, è che da un lato il dibattito è estremamente vivo, dall'altro è estremamente tendenzioso da una parte e dall'altra. In pratica, puoi iniziare a leggere una frase che afferma una cosa e finire il paragrafetto leggendo l'esatto opposto. Cosmico.
Ma, relativamente a questo: i 'teorici della caccia' come diavolo fanno a proporre impunemente che sì, beh, i mammuth sono spariti in Europa in contemporanea, ma: ''The latter case occurred after the sudden appearance of modern human hunters on a land mass they had never previously inhabited, while the former case was the culmination of the gradual northward movement of human hunters over thousands of years as their technology for enduring extreme cold and bringing down big game improved. Thus, while the hunting hypothesis does not necessarily predict the rough simultaneity of the north Eurasian and American megafaunal extinctions, this simultaneity cannot be regarded as evidence against it.''
Capito la cazzata? Si ipotizza, in concreto, che i Clovis siano arrivati in America con le armi di pietra e abbiano fatto strage, mentre i Cro-Magnon o simili hanno migliorato le tecniche di caccia e abbiano ottenuto gli stessi successi (sigh) in simultanea. Davvero? E in base a COSA questo viene affermato?
Gli 'europei' hanno aspettato che i cuggini arrivassero alla scoperta delle Americhe prima di dare inizio allo sterminio finale? Sarà mica che l'unica cosa che è cambiata, in entrambi i continenti (anzi, i 'mondi') è il CLIMA (passato dalle glaciazioni alla fine delle stesse)?
Nooo. E' colpa dei Clovis e della fratellanza Cro Magnon. Delirio!
Altra 'perla' è quella delle estinzioni australiane. Si afferma che gli uomini distrussero la fauna con il cambiamento dell'ambiente tramite l'uso del fuoco. E al contempo si dice che il cambiamento climatico avvertito in Australia non fu particolarmente grave, circa 40-50.000 anni fa, e che gli animali erano adattati ad un clima arido, simile a quello attuale.
Capito che cazzate a ripetizione?
1-Prima si afferma che gli uomini usarono il fuoco per distruggere la vegetazione (da foresta 'umida') e poi si dice che gli animali erano già adattati ad un clima arido. Ma se il clima è già arido... non ci sono più le foreste da bruciare! E la vegetazione australiana è in larga parte non solo rada, ma è anche ben adattata al clima arido!! E questo non da adesso: ben prima degli uomini, l'Australia aveva perso progressivamente la sua foresta 'umida' e si era inaridita, dopotutto le glaciazioni colpivano duro (sin da circa 2,5 milioni di anni fa) e l'aridità del clima era diventata molto sensibile anche in quell'angolo di mondo.
Ci sono persino studiosi che dicono che sono stati proprio gli aborigeni che hanno aiutato a far sopravvivere la biodiversità, infatti con l'uso di incendi selettivi hanno salvato la foresta umida australiana, altrimenti perduta a causa dell'inaridirsi del clima (come conseguenza indiretta dell'era glaciale). Ovvero esattamente il CONTRARIO di quello che viene affermato da alcuni loro colleghi. Visto che gli australiani, in effetti, hanno conservato la foresta pluviale (benché ridotta a ben poco) per decine di migliaia di anni, sarà mica che non sono poi così pazzi e trucidi come gli europei vogliono dipingerli?
2- tutto bello e buono, ma il problema, con il concetto degli aborigeni 'incendiari' e della 'troppa caccia' (over-hunting) è che di fatto, ancora oggi non sappiamo QUANDO gli aborigeni arrivarono in Australia!
Non solo, ci sono pochissime prove che gli aborigeni cacciassero davvero la megafauna, anzi probabilmente ce ne sono meno che in qualsiasi altro continente! Ma no, è stata senz'altro colpa loro, che diamine.
Ma se davvero gli animali sono 'incoscienti' e non hanno paura degli uomini, e se davvero si estinsero a causa della 'blitzkrieg' degli uomini tutti assieme, questo significa che ebbero pochissimo tempo per realizzare -almeno quelli che potevano farlo- che dagli uomini bisogna stare alla larga. Magari i Diprotodon erano troppo lenti per salvarsi, ma i canguri giganti? E' questo un altro problemino: quando arrivarono gli uomini? Perché vi sono molte date citate: 40.000, 50.000, 60.000, 80.000 e persino 120-200.000 anni fa!
Questi margini sono eccezionalmente grandi. Se per esempio, fosse vero che la megafauna australiana sparì 45.000 anni fa, se l'uomo era lì 500 anni prima... è un conto. Ma se è arrivato 60.000 anni fa, e si è sparso abbastanza in fretta per l'Australia, questo implica che gli animali australiani hanno convissuto, prima di estinguersi, ben 15.000 anni con gli uomini. E questa NON è una 'estinzione-lampo'. Anche alla luce del fatto che molti di questi animali erano presenti da decine di milioni di anni, non si possono ignorare altre possibilità, perché dopo poco tempo l'equilibrio tra cacciatori e prede generalmente si stabilisce e tende a restare come è.
La scienza è una cosa seria, no? E allora com'é che quando le 'evidenze' supportano la tua teoria, allora sono buone e giuste, e quando non la supportano, non è un dato 'credibile'. Eh, ma non è troppo facile così?
Del resto non è nemmeno certo che siccome, tra 15 e 10 mila anni fa, avvenne un aumento della temperatura globale di 6° C, allora i mammuth sparirono a causa del caldo.
Piuttosto, una variazione della vegetazione potrebbe essere causa di parecchio 'stress' per molte grandi specie: l'avvento di ambienti separati foresta o prateria, avrebbe potuto causare problemi ai grandi mammiferi erbivori ma non ruminanti come i mammuth, mentre avrebbe lasciato i più efficienti bisonti e cervi vivi e in salute.
Una prova drammatica di questo è la fine di oltre un terzo delle antilopi Saiga appena il mese scorso (maggio 2015), per ragioni a tutt'oggi non chiarite. Però una spiegazione di questo fenomeno è che vi siano state delle variazioni stagionali nell'alimentazione, che hanno portato a malesseri diffusi (con il 100% di mortalità, pazzesco..); qualsiasi cosa sia successa, ha colpito una popolazione diffusa in un areale vasto e dispersa largamente, sebbene geneticamente risenta senz'altro dell'eccessiva somiglianza a causa della quasi estinzione subita decenni fa.
Il discorso sulla predazione di secondo ordine, come spiegato sopra, sarebbe stato fatto dagli uomini uccidendo i predatori e lasciando che le prede diventassero così numerose, da distruggere la vegetazione e quindi morire di fame.
Io me li vedo proprio i Clovis a fare incetta di tigri dai denti a sciabola e di leoni americani. Persino i Romani, dove non osavano avventurarsi, scrivevano 'hic sunt leones'. Per la cronaca, i Romani, malgrado la richiesta di bestie per i loro perversi circhi, non riuscirono MAI ad estinguere le grandi fiere del Nord Africa, ma solo a ridurne un pò il numero. L'Orso dell'Atlante e il Leone Berbero, due colossali predatori, sono rimasti in vita fino al XX secolo, soccombendo (tragicamente, purtroppo nemmeno questi animali, così come i grizzly messicani e californiani, sono stati salvati!), essenzialmente solo all'incremento demografico e all'efficacia delle moderne armi da fuoco.
Persino in tempi recenti, in California (e non solo) i cacciatori indiani avevano paura ad entrare nelle foreste, perché lì c'era il Grizzly.
Ma questi Clovis, erano evidentemente dei veri temerari! Potevano fare cose che i legionari romani non potevano ottenere!
E non solo, esiste un altro problema: la 'second order predation' è un'ipotesi talmente bizzarra che lascia in vita orsi bruni, orsi neri e con gli occhiali, orsi bianchi, lupi grigi e rossi, coyote, puma, giaguari, linci, ocelot e ghiottoni. Mica male come 'eliminazione dei predatori'! Stranamente, sparirono solo i più grandi specialisti, come lo Smilodonte o il lupo terribile, che erano guarda caso, più focalizzati nell'uccisione di grandi prede (che sparirono anch'esse). Io penso che questa teoria è una minchiata al cubo. Veramente. I predatori superstiti si sarebbero semplicemente moltiplicati soppiantando quelli spariti, e bye bye. E poi come è che i Clovis li sceglievano, quali prede? Più grossi possibile? Sicuri che avessero tempo e rischi da correre con questi mostri? E i grizzly californiani, gli orsi bruni e bianchi, come mai sono comunque sopravvissuti?
Esistono poi altre teorie, come l'impatto di un asteroide, per esempio. Strano ma vero, prima dicono che i Clovis sono spariti (o meglio, la loro 'cultura', cosa un pò diversa) con il Dryas; poi invece, gli studiosi dicono che l'impatto dell'eventuale corpo celeste non causò diminuzioni delle popolazioni indiane. Ma và! Quale delle due è vera? I Clovis sono spariti o no? E perché?
Ma se l'impatto (ammesso che sia reale) è accaduto -o si ritiene che sia accaduto- nello stesso periodo di tempo del Dryas! Si parla di circa 12.900 anni fa, il che è più o meno quel che si dice sulla perdita della megafauna (estinta attorno a 11-13.000 anni fa). Molto spesso, tra l'altro, si fa confusione tra anni fa, e anni AC, il che dà un non minuscolo errore di 2.000 anni, il che può mandare a donnine allegre ogni teoria sulla 'blitzkrieg'.
Quanto all'incoscienza degli animali preistorici, ci sarebbe molto di più da dire.
Anzitutto: a quanto pare, molti sghenziadi pensano che tutti i giganti della preistoria fossero tonti e bitonti, incapaci di riconoscere un pericolo nemmeno se cominciavano a subire impatti con frecce e lance. Basicamente, per funzionare, bisognerebbe che tutti gli animali estinti fossero IDIOTI senza paura, come il mitico Dodo e il meno noto Solitario di Mauritius. Animali che arrivano fino ai piedi delle persone e poi vengono ammazzati a bastonate come se nulla fosse, senza che nemmeno capiscano che stanno correndo un pericolo, concetto sconosciuto alle loro teste cresciute in isole prive di predatori.
Eppure, anche gli esistenti bisonti americani, con la loro debole vista, a tutt'oggi non sono proprio questi fulmini di guerra a capire che sta succedendo qualcosa di brutto (vedere i cacciatori che si sistemano con comodo a qualche centinaio di metri dalle mandrie e poi cominciano a sparare accoppando gli animali uno ad uno, e gli altri continuano a pascolare come se non fosse successo nulla, tranne occasionalmente scappare via a poca distanza, è veramente una cosa incredibile), ma poi c'é dell'altro.
Io non ci metterei la mano sul fuoco sulla capacità di un Diprotodon di capire che qualcosa di non bello accade se si dà troppa confidenza agli ignudi ma agguerriti aborigeni australiani, né sul fatto che questo tipo di bestie potesse scappare a velocità tali da evitare di esser massacrate anche se si accorgessero dei pericoli. Ok.
Ma in NORD AMERICA non c'era certo scarsità di pericoli. Tigri dai denti a sciabola e a scimitarra, leoni americani e puma, ghepardi (naturalmente di taglia extra large!), orsi di vari colori e dal naso più o meno piatto, lupi normali e 'cattivi'. Se un'antilope dalla velocità seconda soltanto a quella del ghepardo africano è nata proprio in America, qualcosa dovrà pur dire, no? Eppure, queste velocissime antilopi sono sparite quasi totalmente con quel fenomeno di estinzione di massa (su una quindicina di specie, solo una si è fortunatamente salvata). Come diavolo si spiega?
E come è possibile che i cavalli, nati in Nord America, si siano estinti lì, ma siano riusciti a 'vincere' in casa dell'Uomo (nel Vecchio mondo: proprio così, senza la migrazione inversa adesso i cavalli li conosceremmo soltanto dai fossili americani), in Eurasia? Mistero. Nessuno trova un pò strano questo semplice fatto?
Idem in Europa, dove a tenere 'occupati' gli erbivori della megafauna c'erano leoni, orsi e iene delle caverne, lupi e almeno tre specie di Ominidi: l'Erectus, il Neandhertal e l'anello di congiunzione (almeno temporale), il gigantesco Hilderbergensis.
Per questo, trovo offensivo per gli animali stessi, una tale supposta idiozia. Gli 'scienziati' fanno qui molta confusione, e non so nemmeno se lo facciano per stupidità o per malafede. Paragonare le estinzioni delle Americhe e dell'Eurasia a quelle di isole disperse nell'oceano, è una solenne cazzata.
Oltretutto, qualcuno potrebbe spiegare come mai gli elefanti indiani siano sopravvissuti (così come i rinoceronti e altri grossi animali) all'avanzata degli ominidi moderni (ok, prima erano arrivati anche gli Erectus, ma un momento: in Europa erano arrivati almeno altri due tipi di ominidi ancora più temibili! Eppure la megafauna non era 'vaccinata' contro un pugno di Sapiens).
La caccia avrebbe, quindi, estinto gli animali erbivori, e da qui all'estinzione dei carnivori il passo fu breve. Esiste anche la versione 'blitzkrieg' per dire che gli uomini estinsero gli animali preistorici in pochissimo tempo, probabilmente giusto qualche secolo.
Eppure, in Nord America non ci sono altro che (pochi) esempi di caccia diretta, per lo più mammuth, mastodonti, gomphoteridi e bisonti. Per spiegare la sopravvivenza di quest'ultimo genere, i dementi (ooops, scienziati) che parlano di overkill, spiegano che dopotutto i bisonti si sono evoluti nel vecchio Mondo e quindi conoscevano gli uomini. E come no. Solo che li hanno reincontrati nelle Americhe 200.000 anni dopo (circa 50.000 generazioni!!)
Ma sopratutto, per Giove e tutti gli déi: animali come i Mammuth sparirono più o meno in simultanea sia nelle Americhe che in Eurasia. Se il problema erano solo i Clovis e le loro lance e frecce di pietra, allora come mai pure i cuggini euroasiatici sparirono? I cro-Magnon, tra l'altro, erano entrati già da migliaia di anni in Eurasia: hanno dunque aspettato 30.000 anni prima di 'estinguere' la megafauna eurasiatica? E guarda caso, anche stavolta si sono salvati gli stessi tipi di animali, come i bisonti, i cervi, gli orsi bruni e bianchi, le alci. Ma non è che sia soltanto strana, è proprio una cosa assurda!
Su Wikipedia (in inglese) c'é a tutt'oggi un dibattito formidabile su questi argomenti, con nuovi autori e citazioni che cambiano alle volte apprezzabilmente la stessa voce e relative conclusioni, persino in pochissimo tempo. Quel che si capisce, comunque sia, è che da un lato il dibattito è estremamente vivo, dall'altro è estremamente tendenzioso da una parte e dall'altra. In pratica, puoi iniziare a leggere una frase che afferma una cosa e finire il paragrafetto leggendo l'esatto opposto. Cosmico.
Ma, relativamente a questo: i 'teorici della caccia' come diavolo fanno a proporre impunemente che sì, beh, i mammuth sono spariti in Europa in contemporanea, ma: ''The latter case occurred after the sudden appearance of modern human hunters on a land mass they had never previously inhabited, while the former case was the culmination of the gradual northward movement of human hunters over thousands of years as their technology for enduring extreme cold and bringing down big game improved. Thus, while the hunting hypothesis does not necessarily predict the rough simultaneity of the north Eurasian and American megafaunal extinctions, this simultaneity cannot be regarded as evidence against it.''
Capito la cazzata? Si ipotizza, in concreto, che i Clovis siano arrivati in America con le armi di pietra e abbiano fatto strage, mentre i Cro-Magnon o simili hanno migliorato le tecniche di caccia e abbiano ottenuto gli stessi successi (sigh) in simultanea. Davvero? E in base a COSA questo viene affermato?
Gli 'europei' hanno aspettato che i cuggini arrivassero alla scoperta delle Americhe prima di dare inizio allo sterminio finale? Sarà mica che l'unica cosa che è cambiata, in entrambi i continenti (anzi, i 'mondi') è il CLIMA (passato dalle glaciazioni alla fine delle stesse)?
Nooo. E' colpa dei Clovis e della fratellanza Cro Magnon. Delirio!
Altra 'perla' è quella delle estinzioni australiane. Si afferma che gli uomini distrussero la fauna con il cambiamento dell'ambiente tramite l'uso del fuoco. E al contempo si dice che il cambiamento climatico avvertito in Australia non fu particolarmente grave, circa 40-50.000 anni fa, e che gli animali erano adattati ad un clima arido, simile a quello attuale.
Capito che cazzate a ripetizione?
1-Prima si afferma che gli uomini usarono il fuoco per distruggere la vegetazione (da foresta 'umida') e poi si dice che gli animali erano già adattati ad un clima arido. Ma se il clima è già arido... non ci sono più le foreste da bruciare! E la vegetazione australiana è in larga parte non solo rada, ma è anche ben adattata al clima arido!! E questo non da adesso: ben prima degli uomini, l'Australia aveva perso progressivamente la sua foresta 'umida' e si era inaridita, dopotutto le glaciazioni colpivano duro (sin da circa 2,5 milioni di anni fa) e l'aridità del clima era diventata molto sensibile anche in quell'angolo di mondo.
Ci sono persino studiosi che dicono che sono stati proprio gli aborigeni che hanno aiutato a far sopravvivere la biodiversità, infatti con l'uso di incendi selettivi hanno salvato la foresta umida australiana, altrimenti perduta a causa dell'inaridirsi del clima (come conseguenza indiretta dell'era glaciale). Ovvero esattamente il CONTRARIO di quello che viene affermato da alcuni loro colleghi. Visto che gli australiani, in effetti, hanno conservato la foresta pluviale (benché ridotta a ben poco) per decine di migliaia di anni, sarà mica che non sono poi così pazzi e trucidi come gli europei vogliono dipingerli?
2- tutto bello e buono, ma il problema, con il concetto degli aborigeni 'incendiari' e della 'troppa caccia' (over-hunting) è che di fatto, ancora oggi non sappiamo QUANDO gli aborigeni arrivarono in Australia!
Non solo, ci sono pochissime prove che gli aborigeni cacciassero davvero la megafauna, anzi probabilmente ce ne sono meno che in qualsiasi altro continente! Ma no, è stata senz'altro colpa loro, che diamine.
Ma se davvero gli animali sono 'incoscienti' e non hanno paura degli uomini, e se davvero si estinsero a causa della 'blitzkrieg' degli uomini tutti assieme, questo significa che ebbero pochissimo tempo per realizzare -almeno quelli che potevano farlo- che dagli uomini bisogna stare alla larga. Magari i Diprotodon erano troppo lenti per salvarsi, ma i canguri giganti? E' questo un altro problemino: quando arrivarono gli uomini? Perché vi sono molte date citate: 40.000, 50.000, 60.000, 80.000 e persino 120-200.000 anni fa!
Questi margini sono eccezionalmente grandi. Se per esempio, fosse vero che la megafauna australiana sparì 45.000 anni fa, se l'uomo era lì 500 anni prima... è un conto. Ma se è arrivato 60.000 anni fa, e si è sparso abbastanza in fretta per l'Australia, questo implica che gli animali australiani hanno convissuto, prima di estinguersi, ben 15.000 anni con gli uomini. E questa NON è una 'estinzione-lampo'. Anche alla luce del fatto che molti di questi animali erano presenti da decine di milioni di anni, non si possono ignorare altre possibilità, perché dopo poco tempo l'equilibrio tra cacciatori e prede generalmente si stabilisce e tende a restare come è.
La scienza è una cosa seria, no? E allora com'é che quando le 'evidenze' supportano la tua teoria, allora sono buone e giuste, e quando non la supportano, non è un dato 'credibile'. Eh, ma non è troppo facile così?
Del resto non è nemmeno certo che siccome, tra 15 e 10 mila anni fa, avvenne un aumento della temperatura globale di 6° C, allora i mammuth sparirono a causa del caldo.
Piuttosto, una variazione della vegetazione potrebbe essere causa di parecchio 'stress' per molte grandi specie: l'avvento di ambienti separati foresta o prateria, avrebbe potuto causare problemi ai grandi mammiferi erbivori ma non ruminanti come i mammuth, mentre avrebbe lasciato i più efficienti bisonti e cervi vivi e in salute.
Una prova drammatica di questo è la fine di oltre un terzo delle antilopi Saiga appena il mese scorso (maggio 2015), per ragioni a tutt'oggi non chiarite. Però una spiegazione di questo fenomeno è che vi siano state delle variazioni stagionali nell'alimentazione, che hanno portato a malesseri diffusi (con il 100% di mortalità, pazzesco..); qualsiasi cosa sia successa, ha colpito una popolazione diffusa in un areale vasto e dispersa largamente, sebbene geneticamente risenta senz'altro dell'eccessiva somiglianza a causa della quasi estinzione subita decenni fa.
Il discorso sulla predazione di secondo ordine, come spiegato sopra, sarebbe stato fatto dagli uomini uccidendo i predatori e lasciando che le prede diventassero così numerose, da distruggere la vegetazione e quindi morire di fame.
Io me li vedo proprio i Clovis a fare incetta di tigri dai denti a sciabola e di leoni americani. Persino i Romani, dove non osavano avventurarsi, scrivevano 'hic sunt leones'. Per la cronaca, i Romani, malgrado la richiesta di bestie per i loro perversi circhi, non riuscirono MAI ad estinguere le grandi fiere del Nord Africa, ma solo a ridurne un pò il numero. L'Orso dell'Atlante e il Leone Berbero, due colossali predatori, sono rimasti in vita fino al XX secolo, soccombendo (tragicamente, purtroppo nemmeno questi animali, così come i grizzly messicani e californiani, sono stati salvati!), essenzialmente solo all'incremento demografico e all'efficacia delle moderne armi da fuoco.
Persino in tempi recenti, in California (e non solo) i cacciatori indiani avevano paura ad entrare nelle foreste, perché lì c'era il Grizzly.
Ma questi Clovis, erano evidentemente dei veri temerari! Potevano fare cose che i legionari romani non potevano ottenere!
E non solo, esiste un altro problema: la 'second order predation' è un'ipotesi talmente bizzarra che lascia in vita orsi bruni, orsi neri e con gli occhiali, orsi bianchi, lupi grigi e rossi, coyote, puma, giaguari, linci, ocelot e ghiottoni. Mica male come 'eliminazione dei predatori'! Stranamente, sparirono solo i più grandi specialisti, come lo Smilodonte o il lupo terribile, che erano guarda caso, più focalizzati nell'uccisione di grandi prede (che sparirono anch'esse). Io penso che questa teoria è una minchiata al cubo. Veramente. I predatori superstiti si sarebbero semplicemente moltiplicati soppiantando quelli spariti, e bye bye. E poi come è che i Clovis li sceglievano, quali prede? Più grossi possibile? Sicuri che avessero tempo e rischi da correre con questi mostri? E i grizzly californiani, gli orsi bruni e bianchi, come mai sono comunque sopravvissuti?
Esistono poi altre teorie, come l'impatto di un asteroide, per esempio. Strano ma vero, prima dicono che i Clovis sono spariti (o meglio, la loro 'cultura', cosa un pò diversa) con il Dryas; poi invece, gli studiosi dicono che l'impatto dell'eventuale corpo celeste non causò diminuzioni delle popolazioni indiane. Ma và! Quale delle due è vera? I Clovis sono spariti o no? E perché?
Ma se l'impatto (ammesso che sia reale) è accaduto -o si ritiene che sia accaduto- nello stesso periodo di tempo del Dryas! Si parla di circa 12.900 anni fa, il che è più o meno quel che si dice sulla perdita della megafauna (estinta attorno a 11-13.000 anni fa). Molto spesso, tra l'altro, si fa confusione tra anni fa, e anni AC, il che dà un non minuscolo errore di 2.000 anni, il che può mandare a donnine allegre ogni teoria sulla 'blitzkrieg'.
Quanto all'incoscienza degli animali preistorici, ci sarebbe molto di più da dire.
Anzitutto: a quanto pare, molti sghenziadi pensano che tutti i giganti della preistoria fossero tonti e bitonti, incapaci di riconoscere un pericolo nemmeno se cominciavano a subire impatti con frecce e lance. Basicamente, per funzionare, bisognerebbe che tutti gli animali estinti fossero IDIOTI senza paura, come il mitico Dodo e il meno noto Solitario di Mauritius. Animali che arrivano fino ai piedi delle persone e poi vengono ammazzati a bastonate come se nulla fosse, senza che nemmeno capiscano che stanno correndo un pericolo, concetto sconosciuto alle loro teste cresciute in isole prive di predatori.
Eppure, anche gli esistenti bisonti americani, con la loro debole vista, a tutt'oggi non sono proprio questi fulmini di guerra a capire che sta succedendo qualcosa di brutto (vedere i cacciatori che si sistemano con comodo a qualche centinaio di metri dalle mandrie e poi cominciano a sparare accoppando gli animali uno ad uno, e gli altri continuano a pascolare come se non fosse successo nulla, tranne occasionalmente scappare via a poca distanza, è veramente una cosa incredibile), ma poi c'é dell'altro.
Io non ci metterei la mano sul fuoco sulla capacità di un Diprotodon di capire che qualcosa di non bello accade se si dà troppa confidenza agli ignudi ma agguerriti aborigeni australiani, né sul fatto che questo tipo di bestie potesse scappare a velocità tali da evitare di esser massacrate anche se si accorgessero dei pericoli. Ok.
Ma in NORD AMERICA non c'era certo scarsità di pericoli. Tigri dai denti a sciabola e a scimitarra, leoni americani e puma, ghepardi (naturalmente di taglia extra large!), orsi di vari colori e dal naso più o meno piatto, lupi normali e 'cattivi'. Se un'antilope dalla velocità seconda soltanto a quella del ghepardo africano è nata proprio in America, qualcosa dovrà pur dire, no? Eppure, queste velocissime antilopi sono sparite quasi totalmente con quel fenomeno di estinzione di massa (su una quindicina di specie, solo una si è fortunatamente salvata). Come diavolo si spiega?
E come è possibile che i cavalli, nati in Nord America, si siano estinti lì, ma siano riusciti a 'vincere' in casa dell'Uomo (nel Vecchio mondo: proprio così, senza la migrazione inversa adesso i cavalli li conosceremmo soltanto dai fossili americani), in Eurasia? Mistero. Nessuno trova un pò strano questo semplice fatto?
Idem in Europa, dove a tenere 'occupati' gli erbivori della megafauna c'erano leoni, orsi e iene delle caverne, lupi e almeno tre specie di Ominidi: l'Erectus, il Neandhertal e l'anello di congiunzione (almeno temporale), il gigantesco Hilderbergensis.
Per questo, trovo offensivo per gli animali stessi, una tale supposta idiozia. Gli 'scienziati' fanno qui molta confusione, e non so nemmeno se lo facciano per stupidità o per malafede. Paragonare le estinzioni delle Americhe e dell'Eurasia a quelle di isole disperse nell'oceano, è una solenne cazzata.
Oltretutto, qualcuno potrebbe spiegare come mai gli elefanti indiani siano sopravvissuti (così come i rinoceronti e altri grossi animali) all'avanzata degli ominidi moderni (ok, prima erano arrivati anche gli Erectus, ma un momento: in Europa erano arrivati almeno altri due tipi di ominidi ancora più temibili! Eppure la megafauna non era 'vaccinata' contro un pugno di Sapiens).
In definitiva...
Qualunque cosa sia accaduta 10 mila o 40 mila anni fa, è stata una perdita netta e tragica per la vita sulla Terra. Il perché è, spero, ben chiaro e non c'é bisogno di rispiegarlo ancora.
MA... detto questo, la responsabilità degli uomini primitivi è tutt'altro che chiara.
Questo vale, a mio avviso, per l'Europa, l'Asia settentrionale (a tutt'oggi, la Siberia è largamente spopolata, è un pò difficile che orde di cacciatori abbiano spazzato via i mammuth e simili 10.000 e passa anni fa), e per le Americhe (specie quella più competitiva, la parte settentrionale).
Io non sono né sarò mai convinto che gli esseri umani siano stati determinanti o addirittura la sola causa di queste estinzioni di massa.
Con l'Australia è un pò diverso, lì la competizione e la predazione erano molto più rilassate e gli uomini mai visti prima. Ma anche così, è un capitolo tutt'altro che concluso perché mancano sufficienti prove, manca la cronologia esatta della colonizzazione arcaica, manca insomma il tempo e il modo in cui tale massacro si sarebbe perpetuato. A parte l'ideologia e la fede nella 'causa', qualcuno sa dirmi COSA giustifica questa certezza?
Comunque sia, alcune cose possiamo dirle senza tema di smentita, e sono le seguenti:
-la perdita di biodiversità non è una cosa 'bella', e spesso oltre che per ragioni estetiche o sentimentali (guardate come a tutt'oggi ci siano persone che disperatamente ricercano persino i Moa, e testimonianze vivamente seguite sull'avvistamento dei Tilacini), è un vulnus ad una vera ricchezza del Creato che viene sperperata, per la stupidità dello stesso (estinzioni di massa antiche), o per quella degli uomini, che ce la stanno mettendo tutta per fare anche di peggio delle forze ottuse della Natura. Spesso la perdita della mega e mesofauna non viene nemmeno sostituita, restando perennemente (per milioni di anni) una tragica assenza in un ecosistema. A parziale compenso, popoli che hanno estinto senza pietà in passato (Sudafricani e Maori) sono diventati molto comprensivi quando si parla di 'conservazione' della Natura, tanto che per esempio, il rinoceronte bianco è attualmente la specie più numerosa esistente, nonostante la maledettissima medicina cinese paghi profumatamente per i suoi corni (se i bracconieri fossero intelligenti, potrebbero prelevarli anche all'animale VIVO senza accopparlo per l'esigenza... ma vabbé, parliamo di bestie con un Kalashnikov in mano, mica di microchirurghi), cosa a cui dobbiamo la recente estinzione del rinoceronte nero occidentale (2011).
-l'evoluzione è spietata nella sua avanzata, le forme di vita non possono tornare indietro, nemmeno quando vanno a rioccupare vecchi ambienti (le balene non hanno le branchie); MA... nonostante questo, la Natura ha lasciato provvidenzialmente anche delle nicchie, dove animali quali i mammiferi marsupiali, gli antichissimi monotremi (più rettili che mammiferi, a dire il vero), e altre creature antiche (le proscimmie nel Madagascar, per esempio) riescono a sopravvivere. Alle volte questi 'fossili viventi' sopravvivono anche assieme a creature più moderne, come è il caso delle tartarughe.
Perché, in nome della 'globalizzazione' (l'arma di distruzione di massa più potente mai concepita) bisogna 'unificare tutto' e annientare ogni cosa che non sia profittevole? Il fatto che l'Australia veda convivere contemporaneamente milioni di pecore, canguri, emu e cammelli (!) è un'espressione di questo fatto. Peccato che non ci sia stato spazio per i poveri Diprotodonti e altre simili forme di vita, almeno una piccola nicchia se la meritavano.
-in piccoli ambienti, sopratutto se insulari e con scarsità di predatori, non è solo probabile, ma è pressoché sicuro che gli uomini possano fare massacri. E' successo in Tasmania, ma non in maniera completa. Gli uomini arrivarono lì 40.000 anni fa, e distrussero la megafauna, ma l'emu della Tasmania e il Tilacino sono sopravvissuti fino a tempi moderni. La scarsa minaccia percepita ha fatto sì che molti uccelli siano diventati non solo incapaci di concepire il pericolo, ma persino di volare per una qualche ragione, e così hanno fatto la fine del Dodo. C'é persino il caso di un piccolo passeriforme che, inabile al volo, si dice che nel XIX secolo sia stato estinto da un unico gatto, quello del guardiano del faro (di una piccola isola australiana). Ma questi sono casi che non dovrebbero mai essere presi come 'standard' da nessuna ricerca per le popolazioni continentali, meno che mai per l'Eurasia dove praticamente tutto il mondo è passato.
E non è tutto: in Madagascar, uno dei lemuri più grandi e più in pericolo, l'Aye-aye, è contemporaneamente privo di paura per gli uomini (nonostante 2000 anni di 'convivenza') e al contempo, cacciato dagli stessi con l'accusa di essere una creatura maligna (cacciano anche l'Indri, altra grande proscimmia, che però, al contrario dell'Aye-aye, dovrebbe essere addirittura considerata tabù dai nativi di stretta osservanza in quanto reputato animale sacro..).
-persino in terre grandi, ma non colossali, le estinzioni addebitate agli uomini sono avvenute in tempi non lievi. I Moa sarebbero spariti, in Nuova Zelanda (circa 250.000 kmq) nell'arco di circa 100-150 anni e forse oltre, se è vero che ancora 300 anni dopo c'erano avvistamenti e persino cacciatori in loro ricerca. Nel Madagascar, le estinzioni ebbero luogo sopratutto tra il I millennio e forse la metà del II, circa 1000-2000 anni dopo l'arrivo degli uomini (in un territorio di circa 500.000 kmq). Da notare, che almeno per quel che riguarda il Madagascar, i meccanismi e le cause che hanno determinato la distruzione della megafauna (incendi, caccia, concorrenza, agevolati dal fatto di trovare animali privi di paura o troppo lenti e goffi) è ancora materia di discussione e non ci sono abbastanza fonti storiche e archeologiche per arrivare a conclusioni del tutto convincenti. Si sa che è avvenuta dopo l'arrivo dell'uomo e questo è sicuro.
Non è affatto chiaro quanto un territorio vasto e inospitale come l'Australia o le Americhe, o la Siberia, potevano richiedere con quel 'rateo di distruzione'. Ma è parimenti chiaro che gli animali lì presenti non erano né stupidi né primitivi né privi di paura.
-nelle varie grandi estinzioni, non è mai chiaro se vi sia una sola causa; ma è invece piuttosto ovvio che ve ne sia più d'una. Se è vero che gli uomini sono arrivati nelle Americhe non 13.000, ma 20 o persino 50 mila anni fa, allora la teoria degli 'animali tonti che non sapevano scappare di fronte al pericolo' subisce un duro ridimensionamento: la coesistenza tra amerindi e mastodonti/mammuth ecc durò non pochi secoli, ma almeno 7-10.000 anni. Gli uomini possono avere sterminato intere specie in zone insulari, ma non è corretto applicare queste stesse considerazioni a scale continentali. Piuttosto, gli uomini possono essersi inseriti in una situazione di locale sofferenza delle specie viventi, relegate in pochi ambienti dove 'recuperare' dopo una catastrofe o la fine della glaciazione, e dare il colpo di grazia alla stessa; i mammuth, 280.000 anni fa, andarono vicini all'estinzione, ma sopravvissero, mentre 12.000 anni fa o giù di lì non ebbero la stessa fortuna. Però, in ogni caso, mancano sufficienti prove per affermare un ruolo decisivo degli uomini in queste scomparse così massicce. Se poi è vero che gli uomini sono arrivati decine di migliaia di anni fa in Sudamerica (un archeologo brasiliano, in risposta alle critiche mosse dai colleghi americani, ha risposto serafico: 'dovrebbero scrivere di meno e scavare di più'), è ancora più singolare che i Megateri siano sopravvissuti, in certe vallate, fino -pare- a 6.000 anni fa.
-la potenza delle eruzioni può senz'altro avere localmente distrutto la fauna ed estinto le specie viventi. Nondimeno, è sorprendente la rapidità con cui la vita ha ripreso posto nelle zone distrutte, e come moltissime specie sono sopravvissute ugualmente malgrado le gravissime perdite subite. Idem per le glaciazioni, a cui molte specie sono sopravvissute, anche se spesso si sono evolute massicciamente per adattarsi ai cambiamenti. Per esempio, i Moa sono sopravvissuti a molteplici eruzioni e terremoti di grande potenza, specie nell'isola settentrionale della Nuova Zelanda, nonostante i chilometri cubi di materiali eiettati dal locale supervulcano (di cui abbiamo parlato già nella pagina 2). I terremoti, così temuti dagli uomini non nomadi, la vita selvatica nemmeno li avverte come un problema, salvo situazioni locali di crolli o distruzioni.
-qualsiasi cosa abbia distrutto la megafauna, è chiaro che le dimensioni NON hanno aiutato. In verità, un grande animale può essere benissimo solo un bersaglio più grande per un predatore intelligente e cinico. I grandi animali hanno un rateo di nascite limitato (gli elefanti hanno un solo figlio dopo una gestazione di circa 22 mesi!), e questo non li può aiutare a sopravvivere se c'é un'improvvisa pressione predatoria o catastrofe, non hanno fisicamente la possibilità di reagire (mentre invece, i maiali selvatici e i cinghiali sono capaci di farlo e di reagire alla caccia riproducendosi di più, per questo è così difficile sterminarli).
-qualsiasi cosa ha distrutto la megafauna, però, ha anche accoppato equidi e antilopi tutt'altro che grandi e tutt'altro che volenterosi di farsi un selfie con il primo Clovis che passava. Anche questa è una problematica che non è spiegabile, se non eventualmente con cambiamenti climatici e una serrata concorrenza per il cibo (con i bisonti e i cervidi, per esempio)
-la peggiore iattura che una specie può avere è crescere in piccoli ambienti e isolati da predatori importanti, così che in pratica sia impossibile sia scappare dagli uomini (e dagli animali che introducono, come i ratti, volpi, ratti e gatti) e non avere nemmeno il tempo di elaborare una qualche strategia di sopravvivenza, ammesso che questa sia possibile.
-la peggiore iattura-bis: crescere in ambienti piccoli, isolati dai predatori, E/O diventare iperspecializzati, con certe modifiche non reversibili se non in milioni di anni di evoluzione. Il Dodo è un esempio di cosa NON è augurabile se si vogliono evitare 'sorprese' (un grande piccione che aveva perso la capacità di volare, basicamente); ma anche le tigri dai denti a sciabola e persino animali ragionevoli, ma pur sempre grossi come lupi, iene, leoni e orsi delle caverne. Chi è sopravvissuto, per quanto malconcio potesse essere, è stato invariabilmente un tipo d'animale polivalente, come gli orsi e lupi moderni, i leoni e le tigri, nonché gli elefanti attuali (meno zanne e probabilmente, più cervello).
Di più non mi sento di aggiungere. La lotta per la sopravvivenza è spietata e purtroppo, condotta con furia cieca da tutti i partecipanti. Gli uomini hanno una responsabilità in più rispetto a tutto questo, perché hanno il potere e la coscienza, se si degnassero di applicarli come si deve il mondo non sarebbe così pessimo (vedi il Dilemma del prigioniero).
Qualunque cosa sia accaduta 10 mila o 40 mila anni fa, è stata una perdita netta e tragica per la vita sulla Terra. Il perché è, spero, ben chiaro e non c'é bisogno di rispiegarlo ancora.
MA... detto questo, la responsabilità degli uomini primitivi è tutt'altro che chiara.
Questo vale, a mio avviso, per l'Europa, l'Asia settentrionale (a tutt'oggi, la Siberia è largamente spopolata, è un pò difficile che orde di cacciatori abbiano spazzato via i mammuth e simili 10.000 e passa anni fa), e per le Americhe (specie quella più competitiva, la parte settentrionale).
Io non sono né sarò mai convinto che gli esseri umani siano stati determinanti o addirittura la sola causa di queste estinzioni di massa.
Con l'Australia è un pò diverso, lì la competizione e la predazione erano molto più rilassate e gli uomini mai visti prima. Ma anche così, è un capitolo tutt'altro che concluso perché mancano sufficienti prove, manca la cronologia esatta della colonizzazione arcaica, manca insomma il tempo e il modo in cui tale massacro si sarebbe perpetuato. A parte l'ideologia e la fede nella 'causa', qualcuno sa dirmi COSA giustifica questa certezza?
Comunque sia, alcune cose possiamo dirle senza tema di smentita, e sono le seguenti:
-la perdita di biodiversità non è una cosa 'bella', e spesso oltre che per ragioni estetiche o sentimentali (guardate come a tutt'oggi ci siano persone che disperatamente ricercano persino i Moa, e testimonianze vivamente seguite sull'avvistamento dei Tilacini), è un vulnus ad una vera ricchezza del Creato che viene sperperata, per la stupidità dello stesso (estinzioni di massa antiche), o per quella degli uomini, che ce la stanno mettendo tutta per fare anche di peggio delle forze ottuse della Natura. Spesso la perdita della mega e mesofauna non viene nemmeno sostituita, restando perennemente (per milioni di anni) una tragica assenza in un ecosistema. A parziale compenso, popoli che hanno estinto senza pietà in passato (Sudafricani e Maori) sono diventati molto comprensivi quando si parla di 'conservazione' della Natura, tanto che per esempio, il rinoceronte bianco è attualmente la specie più numerosa esistente, nonostante la maledettissima medicina cinese paghi profumatamente per i suoi corni (se i bracconieri fossero intelligenti, potrebbero prelevarli anche all'animale VIVO senza accopparlo per l'esigenza... ma vabbé, parliamo di bestie con un Kalashnikov in mano, mica di microchirurghi), cosa a cui dobbiamo la recente estinzione del rinoceronte nero occidentale (2011).
-l'evoluzione è spietata nella sua avanzata, le forme di vita non possono tornare indietro, nemmeno quando vanno a rioccupare vecchi ambienti (le balene non hanno le branchie); MA... nonostante questo, la Natura ha lasciato provvidenzialmente anche delle nicchie, dove animali quali i mammiferi marsupiali, gli antichissimi monotremi (più rettili che mammiferi, a dire il vero), e altre creature antiche (le proscimmie nel Madagascar, per esempio) riescono a sopravvivere. Alle volte questi 'fossili viventi' sopravvivono anche assieme a creature più moderne, come è il caso delle tartarughe.
Perché, in nome della 'globalizzazione' (l'arma di distruzione di massa più potente mai concepita) bisogna 'unificare tutto' e annientare ogni cosa che non sia profittevole? Il fatto che l'Australia veda convivere contemporaneamente milioni di pecore, canguri, emu e cammelli (!) è un'espressione di questo fatto. Peccato che non ci sia stato spazio per i poveri Diprotodonti e altre simili forme di vita, almeno una piccola nicchia se la meritavano.
-in piccoli ambienti, sopratutto se insulari e con scarsità di predatori, non è solo probabile, ma è pressoché sicuro che gli uomini possano fare massacri. E' successo in Tasmania, ma non in maniera completa. Gli uomini arrivarono lì 40.000 anni fa, e distrussero la megafauna, ma l'emu della Tasmania e il Tilacino sono sopravvissuti fino a tempi moderni. La scarsa minaccia percepita ha fatto sì che molti uccelli siano diventati non solo incapaci di concepire il pericolo, ma persino di volare per una qualche ragione, e così hanno fatto la fine del Dodo. C'é persino il caso di un piccolo passeriforme che, inabile al volo, si dice che nel XIX secolo sia stato estinto da un unico gatto, quello del guardiano del faro (di una piccola isola australiana). Ma questi sono casi che non dovrebbero mai essere presi come 'standard' da nessuna ricerca per le popolazioni continentali, meno che mai per l'Eurasia dove praticamente tutto il mondo è passato.
E non è tutto: in Madagascar, uno dei lemuri più grandi e più in pericolo, l'Aye-aye, è contemporaneamente privo di paura per gli uomini (nonostante 2000 anni di 'convivenza') e al contempo, cacciato dagli stessi con l'accusa di essere una creatura maligna (cacciano anche l'Indri, altra grande proscimmia, che però, al contrario dell'Aye-aye, dovrebbe essere addirittura considerata tabù dai nativi di stretta osservanza in quanto reputato animale sacro..).
-persino in terre grandi, ma non colossali, le estinzioni addebitate agli uomini sono avvenute in tempi non lievi. I Moa sarebbero spariti, in Nuova Zelanda (circa 250.000 kmq) nell'arco di circa 100-150 anni e forse oltre, se è vero che ancora 300 anni dopo c'erano avvistamenti e persino cacciatori in loro ricerca. Nel Madagascar, le estinzioni ebbero luogo sopratutto tra il I millennio e forse la metà del II, circa 1000-2000 anni dopo l'arrivo degli uomini (in un territorio di circa 500.000 kmq). Da notare, che almeno per quel che riguarda il Madagascar, i meccanismi e le cause che hanno determinato la distruzione della megafauna (incendi, caccia, concorrenza, agevolati dal fatto di trovare animali privi di paura o troppo lenti e goffi) è ancora materia di discussione e non ci sono abbastanza fonti storiche e archeologiche per arrivare a conclusioni del tutto convincenti. Si sa che è avvenuta dopo l'arrivo dell'uomo e questo è sicuro.
Non è affatto chiaro quanto un territorio vasto e inospitale come l'Australia o le Americhe, o la Siberia, potevano richiedere con quel 'rateo di distruzione'. Ma è parimenti chiaro che gli animali lì presenti non erano né stupidi né primitivi né privi di paura.
-nelle varie grandi estinzioni, non è mai chiaro se vi sia una sola causa; ma è invece piuttosto ovvio che ve ne sia più d'una. Se è vero che gli uomini sono arrivati nelle Americhe non 13.000, ma 20 o persino 50 mila anni fa, allora la teoria degli 'animali tonti che non sapevano scappare di fronte al pericolo' subisce un duro ridimensionamento: la coesistenza tra amerindi e mastodonti/mammuth ecc durò non pochi secoli, ma almeno 7-10.000 anni. Gli uomini possono avere sterminato intere specie in zone insulari, ma non è corretto applicare queste stesse considerazioni a scale continentali. Piuttosto, gli uomini possono essersi inseriti in una situazione di locale sofferenza delle specie viventi, relegate in pochi ambienti dove 'recuperare' dopo una catastrofe o la fine della glaciazione, e dare il colpo di grazia alla stessa; i mammuth, 280.000 anni fa, andarono vicini all'estinzione, ma sopravvissero, mentre 12.000 anni fa o giù di lì non ebbero la stessa fortuna. Però, in ogni caso, mancano sufficienti prove per affermare un ruolo decisivo degli uomini in queste scomparse così massicce. Se poi è vero che gli uomini sono arrivati decine di migliaia di anni fa in Sudamerica (un archeologo brasiliano, in risposta alle critiche mosse dai colleghi americani, ha risposto serafico: 'dovrebbero scrivere di meno e scavare di più'), è ancora più singolare che i Megateri siano sopravvissuti, in certe vallate, fino -pare- a 6.000 anni fa.
-la potenza delle eruzioni può senz'altro avere localmente distrutto la fauna ed estinto le specie viventi. Nondimeno, è sorprendente la rapidità con cui la vita ha ripreso posto nelle zone distrutte, e come moltissime specie sono sopravvissute ugualmente malgrado le gravissime perdite subite. Idem per le glaciazioni, a cui molte specie sono sopravvissute, anche se spesso si sono evolute massicciamente per adattarsi ai cambiamenti. Per esempio, i Moa sono sopravvissuti a molteplici eruzioni e terremoti di grande potenza, specie nell'isola settentrionale della Nuova Zelanda, nonostante i chilometri cubi di materiali eiettati dal locale supervulcano (di cui abbiamo parlato già nella pagina 2). I terremoti, così temuti dagli uomini non nomadi, la vita selvatica nemmeno li avverte come un problema, salvo situazioni locali di crolli o distruzioni.
-qualsiasi cosa abbia distrutto la megafauna, è chiaro che le dimensioni NON hanno aiutato. In verità, un grande animale può essere benissimo solo un bersaglio più grande per un predatore intelligente e cinico. I grandi animali hanno un rateo di nascite limitato (gli elefanti hanno un solo figlio dopo una gestazione di circa 22 mesi!), e questo non li può aiutare a sopravvivere se c'é un'improvvisa pressione predatoria o catastrofe, non hanno fisicamente la possibilità di reagire (mentre invece, i maiali selvatici e i cinghiali sono capaci di farlo e di reagire alla caccia riproducendosi di più, per questo è così difficile sterminarli).
-qualsiasi cosa ha distrutto la megafauna, però, ha anche accoppato equidi e antilopi tutt'altro che grandi e tutt'altro che volenterosi di farsi un selfie con il primo Clovis che passava. Anche questa è una problematica che non è spiegabile, se non eventualmente con cambiamenti climatici e una serrata concorrenza per il cibo (con i bisonti e i cervidi, per esempio)
-la peggiore iattura che una specie può avere è crescere in piccoli ambienti e isolati da predatori importanti, così che in pratica sia impossibile sia scappare dagli uomini (e dagli animali che introducono, come i ratti, volpi, ratti e gatti) e non avere nemmeno il tempo di elaborare una qualche strategia di sopravvivenza, ammesso che questa sia possibile.
-la peggiore iattura-bis: crescere in ambienti piccoli, isolati dai predatori, E/O diventare iperspecializzati, con certe modifiche non reversibili se non in milioni di anni di evoluzione. Il Dodo è un esempio di cosa NON è augurabile se si vogliono evitare 'sorprese' (un grande piccione che aveva perso la capacità di volare, basicamente); ma anche le tigri dai denti a sciabola e persino animali ragionevoli, ma pur sempre grossi come lupi, iene, leoni e orsi delle caverne. Chi è sopravvissuto, per quanto malconcio potesse essere, è stato invariabilmente un tipo d'animale polivalente, come gli orsi e lupi moderni, i leoni e le tigri, nonché gli elefanti attuali (meno zanne e probabilmente, più cervello).
Di più non mi sento di aggiungere. La lotta per la sopravvivenza è spietata e purtroppo, condotta con furia cieca da tutti i partecipanti. Gli uomini hanno una responsabilità in più rispetto a tutto questo, perché hanno il potere e la coscienza, se si degnassero di applicarli come si deve il mondo non sarebbe così pessimo (vedi il Dilemma del prigioniero).
Un esempio da ricordare
Se però volete farvi 2 risate, tra tante ossa dall'espressione sofferta e stupita, almeno leggetevi la guerra degli Emu, specie 'dannosa' per l'agricoltura. Un anno di siccità (il 1932), i campi degli agricoltori locali invasi da frotte di questi bestioni e presto l'emergenza percepita fu tale, da mandare addirittura l'esercito australiano alla loro caccia, montati su veicoli e armati con mitragliatrici leggere. La caccia con i veicoli si dimostrò non pratica, i pennuti erano troppo veloci. Allora si provò con gli agguati.
The machine-gunners’ dreams of point blank fire into serried masses of Emus were soon dissipated. The Emu command had evidently ordered guerrilla tactics, and its unwieldy army soon split up into innumerable small units that made use of the military equipment uneconomic. A crestfallen field force therefore withdrew from the combat area after about a month. (traduzione, più o meno: ''i sogni dei mitraglieri di sparare a bruciapelo su masse serrate di Emu furono presto dissipati. Il comando degli Emu aveva evidentemente ordinato tattiche di guerriglia e il suo esercito si spezzò presto in innumerabili piccole unità che resero non economico l'impiego dell'armamento militare, con la forza campale che si ritirò dall'area dei combattimenti dopo circa un mese)
E ancora: ''se avessimo una divisione con l'invulnerabilità alle pallottole di questi uccelli, essa potrebbe sfidare qualsiasi esercito del mondo. Essi dimostrano un'indifferenza alle pallottole pari a quella di un carro armato. Sono come i guerrieri Zulu, che nemmeno le pallottole dum-dum possono fermare''.
Un altro soldato rimarcava mesto: ''dopo poco tempo gli Emu hanno cambiato tattica; ora ogni gruppo ha un capo che guarda, 6 piedi sopra la terra, di eventuali pericoli mentre i suoi compagni devastano il territorio'' e un altro: ''C'é solo un modo per uccidere un Emu: sparargli dietro la testa quando tiene il becco chiuso, oppure davanti quando lo tiene aperto. Questo è quant'é duro ucciderli.''
Gli emu dimostrarono una grande attitudine ad imparare il senso delle minacce, anche quelle desuete come i fucili mitragliatori Lewis. Quanto un grande branco di un migliaio di emu si avvicinò ai soldati australiani, questi li lasciarono avvicinare prima di sparargli, fino a circa 100 metri. Il tiro incrociato contro il mucchio avrebbe dovuto fare una carneficina, ma meno di una dozzina di emu caddero al suolo, e tutti gli altri uscirono dall'imboscata prima ancora che i mitraglieri ricaricassero le loro armi! La corazza di piume degli emu gli dava la possibilità di reggere ad attacchi che avrebbero ucciso un pachiderma. Al resto pensava la loro scaltrezza e la loro velocità.
E forse è per questo che l'Emu esiste a tutt'oggi, in centinaia di migliaia di esemplari, pur essendo a buon titolo parte della 'megafauna' (1,9 metri di altezza massima). Pare che siano addirittura più numerosi adesso di prima dell'avvento dei coloni bianchi (forse perché gli aborigeni sono stati 'ridotti'?), e siccome hanno un'ottima carne, vengono allevati (all'aperto) in varie parti del mondo, con un totale di circa 1 milione di esemplari fuori dall'Australia. A dire il vero gli emu, nel corso degli anni successivi hanno subito molte perdite con il sistema delle 'taglie' con cui veniva compensata la loro uccisione, finché non ci si è decisi a non perseguitarli più, o almeno non come prima. E così continuano ad esistere, loro e le loro bellissime uova verdi.
Eppure, gli emu, che hanno imparato a sopravvivere ad ogni problema incontrato, anche nuovo... non sono altro che tipica 'megafauna australiana'. Forse anche loro, come i canguri moderni, non avendo esagerato con le dimensioni e la massa, sono riusciti a sopravvivere alle avversità che hanno invece annullato il resto della megafauna locale.
Le uniche notevoli eccezioni sono quelle di tre distinte sottospecie di emu, tra cui quello della Tasmania, alle volte erano anche di dimensioni ridotte per l'adattamento all'ambiente. Furono però soltanto i coloni bianchi a sterminarli, cosa che gli indigeni, che pure li cacciavano (almeno in Tasmania) non erano riusciti mai a fare. Ma in un'isola non puoi avere lo spazio di manovra di un continente: il massacro dei Moa lo ha dimostrato appieno.
Malgrado questo, gli emu sono quello che una qualsiasi fauna locale dovrebbe essere: capaci di adattarsi ed improvvisare, specie se hanno un territorio tale da consentire ritirate strategiche.
Se questo fattore fosse stato più diffuso, forse i Giganti della preistoria non sarebbero mai spariti.
E forse la civiltà, a causa loro, non sarebbe nata o almeno, non come ce l'aspettiamo adesso (del resto, l'assenza del cavallo in America ha modificato.. in peggio la civiltà del Nuovo Mondo). Alla fine, l'era del mito è svanita assieme ai fantasmi dei suoi abitanti antichi e perduti, e quel che è rimasto è il mondo moderno. Sempre secondo l'infallibile wikipedia inglese, nella voce 'futuro della Terra' la tecnologia, di cui tanto ci fregiamo in questi ultimi decenni, è una delle minacce all'intera vita terrestre.
Già è preventivato che i danni che abbiamo fatto finora alla Terra richiederanno circa 5 milioni di anni per essere 'ricuciti', sempre che non facciamo altri danni ancora maggiori.
Un'altra ragione per meditare su quel che è stato in passato, e sulla direzione a cui vogliamo tendere per il futuro.
Se però volete farvi 2 risate, tra tante ossa dall'espressione sofferta e stupita, almeno leggetevi la guerra degli Emu, specie 'dannosa' per l'agricoltura. Un anno di siccità (il 1932), i campi degli agricoltori locali invasi da frotte di questi bestioni e presto l'emergenza percepita fu tale, da mandare addirittura l'esercito australiano alla loro caccia, montati su veicoli e armati con mitragliatrici leggere. La caccia con i veicoli si dimostrò non pratica, i pennuti erano troppo veloci. Allora si provò con gli agguati.
The machine-gunners’ dreams of point blank fire into serried masses of Emus were soon dissipated. The Emu command had evidently ordered guerrilla tactics, and its unwieldy army soon split up into innumerable small units that made use of the military equipment uneconomic. A crestfallen field force therefore withdrew from the combat area after about a month. (traduzione, più o meno: ''i sogni dei mitraglieri di sparare a bruciapelo su masse serrate di Emu furono presto dissipati. Il comando degli Emu aveva evidentemente ordinato tattiche di guerriglia e il suo esercito si spezzò presto in innumerabili piccole unità che resero non economico l'impiego dell'armamento militare, con la forza campale che si ritirò dall'area dei combattimenti dopo circa un mese)
E ancora: ''se avessimo una divisione con l'invulnerabilità alle pallottole di questi uccelli, essa potrebbe sfidare qualsiasi esercito del mondo. Essi dimostrano un'indifferenza alle pallottole pari a quella di un carro armato. Sono come i guerrieri Zulu, che nemmeno le pallottole dum-dum possono fermare''.
Un altro soldato rimarcava mesto: ''dopo poco tempo gli Emu hanno cambiato tattica; ora ogni gruppo ha un capo che guarda, 6 piedi sopra la terra, di eventuali pericoli mentre i suoi compagni devastano il territorio'' e un altro: ''C'é solo un modo per uccidere un Emu: sparargli dietro la testa quando tiene il becco chiuso, oppure davanti quando lo tiene aperto. Questo è quant'é duro ucciderli.''
Gli emu dimostrarono una grande attitudine ad imparare il senso delle minacce, anche quelle desuete come i fucili mitragliatori Lewis. Quanto un grande branco di un migliaio di emu si avvicinò ai soldati australiani, questi li lasciarono avvicinare prima di sparargli, fino a circa 100 metri. Il tiro incrociato contro il mucchio avrebbe dovuto fare una carneficina, ma meno di una dozzina di emu caddero al suolo, e tutti gli altri uscirono dall'imboscata prima ancora che i mitraglieri ricaricassero le loro armi! La corazza di piume degli emu gli dava la possibilità di reggere ad attacchi che avrebbero ucciso un pachiderma. Al resto pensava la loro scaltrezza e la loro velocità.
E forse è per questo che l'Emu esiste a tutt'oggi, in centinaia di migliaia di esemplari, pur essendo a buon titolo parte della 'megafauna' (1,9 metri di altezza massima). Pare che siano addirittura più numerosi adesso di prima dell'avvento dei coloni bianchi (forse perché gli aborigeni sono stati 'ridotti'?), e siccome hanno un'ottima carne, vengono allevati (all'aperto) in varie parti del mondo, con un totale di circa 1 milione di esemplari fuori dall'Australia. A dire il vero gli emu, nel corso degli anni successivi hanno subito molte perdite con il sistema delle 'taglie' con cui veniva compensata la loro uccisione, finché non ci si è decisi a non perseguitarli più, o almeno non come prima. E così continuano ad esistere, loro e le loro bellissime uova verdi.
Eppure, gli emu, che hanno imparato a sopravvivere ad ogni problema incontrato, anche nuovo... non sono altro che tipica 'megafauna australiana'. Forse anche loro, come i canguri moderni, non avendo esagerato con le dimensioni e la massa, sono riusciti a sopravvivere alle avversità che hanno invece annullato il resto della megafauna locale.
Le uniche notevoli eccezioni sono quelle di tre distinte sottospecie di emu, tra cui quello della Tasmania, alle volte erano anche di dimensioni ridotte per l'adattamento all'ambiente. Furono però soltanto i coloni bianchi a sterminarli, cosa che gli indigeni, che pure li cacciavano (almeno in Tasmania) non erano riusciti mai a fare. Ma in un'isola non puoi avere lo spazio di manovra di un continente: il massacro dei Moa lo ha dimostrato appieno.
Malgrado questo, gli emu sono quello che una qualsiasi fauna locale dovrebbe essere: capaci di adattarsi ed improvvisare, specie se hanno un territorio tale da consentire ritirate strategiche.
Se questo fattore fosse stato più diffuso, forse i Giganti della preistoria non sarebbero mai spariti.
E forse la civiltà, a causa loro, non sarebbe nata o almeno, non come ce l'aspettiamo adesso (del resto, l'assenza del cavallo in America ha modificato.. in peggio la civiltà del Nuovo Mondo). Alla fine, l'era del mito è svanita assieme ai fantasmi dei suoi abitanti antichi e perduti, e quel che è rimasto è il mondo moderno. Sempre secondo l'infallibile wikipedia inglese, nella voce 'futuro della Terra' la tecnologia, di cui tanto ci fregiamo in questi ultimi decenni, è una delle minacce all'intera vita terrestre.
Già è preventivato che i danni che abbiamo fatto finora alla Terra richiederanno circa 5 milioni di anni per essere 'ricuciti', sempre che non facciamo altri danni ancora maggiori.
Un'altra ragione per meditare su quel che è stato in passato, e sulla direzione a cui vogliamo tendere per il futuro.