Calibro 254 mm (10 pollici)
Calibro 254/30-35 254/40 254/45 254/40 254/45 254/45 254/50 254/45
Modello Mk 1 Mk 3 MkVI/VII 254/40 R Mod 1908 Mod 91 Mod 08 Type 41
Nazione: USA USA UK ITA ITA RUS RUS JAP
Anno servizio: 1895 1902 1904 1898 1908 1895? 1908 1909
Peso: 22,7-26,1t+B 52,8 40/31,5 31,4 35 27,6 27,8 22
Lunghezza: 8,36-9,28 m 10,49 11,88 11,9 12,7
Proiettili AP: 231 kg 231,3 227 227 227 225,2 225,2
HE: 6 8,3 8,3-28,3
C.Lancio: 42,2 kg 90,7-94 66,7 40 84 65.6 84-87 69
v.iniz: 610 m/sec 823 810 700 870 693-777 899 810
v.utile:
N.colpi: 90 72 86 80-99
pressione: 2,2 t/cmq 2,52 1,73
ROF: 0,66-2-3 2-3 3-2 1,5 2,6 0,5 2 1,5-2
Gittata: 18,3 km 18,29 13,5 14-18 25 16,8-20,4 18,5 24,6
Peso torri: 279 t 244-420
Alzo: -3/+13,5° -3/+14 -3/+13,5 -5/20 -5/+20 -5/+35 -5/+35 -5/+30
Moto:
Distanza:
Protezione:
Perforazione:
175 mm/5,5 km 273/5,5V 305/2,7 343/0
107 mm/10,9 km 172/10,9V 176/5,5
198/10,9N 109/9,1
Altri cannoni pesanti di vecchia scuola: (19-2-15)
Calibro 240/40 mm 210/45 210/40 170/40 240/50 194/50 234/50 234/47 190/45 190/50 190/50 190/45 178/45
Modello SK C/94 SK C/05 SK C/95 SK C/04 M1902 M1902 Mk 11 Mk 10 Mk 1 Mk 2 Mk 3 M1908 Mk 2
Nazione: GER GER GER GER FRA FRA UK UK UK UK UK ITA USA
Anno servizio: 1898 1909 1898 1906 1911 1910 1908 1900 1905 1908 1904 1910 1906
Peso: 24 t 16,4 18-20 10,75 29,7 28 28,7 14 14,8 16 15 13
Lunghezza: 9,55 m 9,2 8,4 6,93 11,7 12 11,23 8,87 9,822 9,86 8,9 8,02
Proiettili AP: 140 kg 108 108 64 220 75/92 172 172 90,7 90,7 90,7 90,9 74,8
HE: 3,48 kg 3,5-7 3,5 3,5 6-16 2-10
C.Lancio: 41,35 kg 35,1 29 67 54,4 24,6 32,2 26,3
v.iniz: 690 m/sec 900 780 850 800 770 881 847 862 862 864
v.utile: 450 650 650
N.colpi: 85 85 58/95 130 150 100 150 100
pressione: 3,175 2,68
ROF: 1,5-4 4-6 4-5 6-7 2 2 3-4 4-5 5-6 2,6 4
Gittata: 16,9 km 19,1 16,3 17 23,8 25,9(45°) 14,2 14,2 12,8 33(45°) 22 15
Peso torri: 195 t 170 75 112
Alzo: -5/+30° -5/+30° -5/+30° -5/+30° -5/+45° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -7/+25° -5/+15°
Protezione:
Perforazione: 234/9,14km 196/5,5 114/2,7 254/2,7 132/5,5
Vecchi 203 mm:
Calibro 203/45 mm 203/35 203/45 203/45
Modello Mk 6 Mk 3 203-45 203/45
Nazione: USA USA JAP ITA
Anno servizio: 1906 1894 1904 1900
Peso: 19,2 t 13,3 9,49
Lunghezza: 9,37
Proiettili AP: 118 118 113,4 116
HE: 2,7-7,1
C.Lancio: 44,7 19,9 32
v.iniz: 838 640 756 790
v.utile:
N.colpi: 125 125
pressione: 2,68
ROF: 2 2-3 2 2
Gittata: 20,6-32 14,6 18 18
Peso torri: 149
Alzo: -7/+20° -5/+20° -5/+30° -5/+30°
Perforazione: 193 mm/5,5 km 142/5,5 km
Blucher (210/45 mm): corazza fronte 180 mm, lati 140 mm, retro 158 mm, tetto 60-80 mm
San Giorgio o Vittorio Emanuale? 21-2-015
Bella domanda, non trovate?
Il San Giorgio era ufficialmente un incrociatore corazzato, ma a quanto pare, questa definizione apparve solo dopo il 1912, prima era una nave da battaglia. probabilmente (se ricordo bene) di seconda classe (ergo un incrociatore corazzato, mentre i protetti erano corazzate di 3a classe). Entrambe le classi riscossero successo e ammirazione per la loro velocità e, almeno nel caso delle 'Emanuale', per l'eleganza delle forme. E del resto, non c'é tanto da stupirsene, visto che in effetti queste corazzate, in realtà, erano dei grossi incrociatori corazzati, quasi gli antesignani degli incrociatori da battaglia!
Ora ci si potrebbe chiedere: date le simili caratteristiche, quale delle due navi era più potente?
Il San Giorgio, forse l'incrociatore di maggior successo della Marina italiana, o il Vittorio Emanuale, inteso in generale come la classe di corazzate veloci di cui era capostipite (4 unità, come del resto i 4 'Pisa-San Giorgio')?
Le dimensioni sono assai simili, e così il dislocamento: circa 10.000 tonnellate per il S.Giorgio, circa 12.000 per il Vittorio Emanuale. La lunghezza era sui 140 metri in entrambi i casi.
Apparvero quasi in simultanea, con il San Giorgio comunque nato dopo il Vittorio Emanauele. A quanto pare, si trattava di un vero e proprio 'figlio' delle corazzate veloci di Cuninberti, solo opportunamente 'ridotto' in dislocamento. In effetti, è chiaro che gli incrociatori di questo tipo erano concepiti come corazzate veloci piuttosto che come incrociatori corazzati: il calibro da 254 mm, con una cintura da 200(203?) mm non lascia altra spiegazione plausibile. Si pensi che gli appena precedenti Minotaur avevano cannoni da 9,2 pollici, ma corazze da soli 6 pollici, mentre per le navi americane Tenneseee, era un rapporto di 10:5! Qui invece, abbiamo 10:8. Molto simile alle navi da battaglia che avevano, per esempio, cannoni da 12 pollici, e cinture da 9 pollici (305-229 mm). Quindi, se ne deduce che i San Giorgio erano protetti contro il loro stesso calibro, proprio come una nave da battaglia.
Anche così, la Vittorio Emanuele aveva dei vantaggi complessivi, anche se non così drammatici. Vediamo come e perché.
1- Potenza di fuoco. La questione era senz'altro spinosa. La V.Emanuele aveva due potenti cannoni da 305/40 mm, in torri singole. Questa potenza di fuoco, però, era un pò scarsa per una corazzata, visto che normalmente le torri erano binate. Le 'Emanuele' sarebbero state perfette quanto a potenza di fuoco se soltanto avessero avuto tali torri, ma non si poteva fare senza eccedere i limiti stabiliti di circa 12.000 tonnellate! Anche perché, per una volta dopo tanti anni, la protezione non apparve essere sacrificata al resto delle qualità. Singolarmente, la RM decise quindi di sacrificare la potenza di fuoco.
Ora, bisogna dire che le corazzate italiane erano state innovative fin dai tempi delle 'Duilio', forse le più temibili in proporzione alle loro coetanee. Dopo di queste navi, eccezionalmente ben armate e protette, e ancora assai veloci, fu il turno di quei due 'transatlantici coi cannoni' che erano le 'Italia', belle navi eccezionalmente grandi e veloci per l'epoca, ma seppur ben armate, erano pessime quanto a protezione (oltretutto, apparivano come bersagli estremamente grandi a qualsiasi cannoniere nemico). Non si capisce come qualcuno abbia potuto scrivere che potessero portare una divisione di fanteria a bordo (10.000 uomini!), quel qualcuno avrebbe potuto provare a disporre, in tre ponti (4 con la coperta) una tale massa di disperati, su di una nave che non era certo il Titanic, essendo lunga poco più di 120 metri e larga circa 20. Senza dimenticare che parte degli spazi era necessaria per l'equipaggio, le armi, i fumaioli, gli ascensori, scale, manichette a vento ecc ecc. Chissà dove e come le mense e cucine avrebbero mai potuto far fronte ad una tale massa umana, per non dire dei servizi.. Forse nemmeno se fosse stata una 'carretta del mare' in stile 'albanese' avrebbe potuto portare un tale numero di persone, figurarsi se armate ed equipaggiate. E di fatto mai venne usata in questo modo (ci mancherebbe). Di fatto, con la loro corazza inclinata del ponte principale, erano dei veri e propri, giganteschi, incrociatori protetti.
Poi, vennero le 'Ruggero di Lauria', che avevano fatto ritorno al concetto delle 'Duilio', ma erano anche nate oramai superate dal progresso tecnico, malgrado aggiornamenti non di poco conto (cannoni a retrocarica, torri-barbetta ecc).
Poi fu la volta delle due Re Umberto, e della più grande 'Sardegna', bella nave e ben armata, ma molto veloce per quanto pochissimo corazzata (100 mm, con una cintura di piccole dimensioni tra l'altro), tranne che nelle barbette e nel torrione corazzato. Erano una sorta
Poi vennero le 3 piccole navi tipo la 'St.Bon', che era un tipo di corazzate minuscole, quasi costiere, con 4 cannoni da 254 mm.
A quel punto si torrnò alle grandi navi, di cui le due 'Brin' furono quasi una replica della Sardegna, però molto più moderne. Avevano una tripla batteria: 4 cannoni in torri da 305 mm binate, 4 cannoni da 203 mm in barbette ai lati del ridotto corazzato, 12 da 152 mm. La velocità, alle prove, superò i 20 nodi anche se quella pratica era probabilmente attorno ai 19. La potenza di fuoco era elevata, ma la protezione era ridotta a 150 mm circa alla cintura, troppo poco, così come con la Sardegna, per affrontare in sicurezza una corazzata pariclasse.
Queste navi erano appena entrate in linea che arrivò la battaglia del Mar Giallo e poi quella di Tsushima, in cui le navi da battaglia, anziché arrivare a 4-5 km prima di sparare (la tipica portata dei telemetri dell'epoca), cominciarono a darsele fino da 15-18.000 metri, e il bello è che riuscirono anche a causare discreti danni.
Il peccato capitale del calibro intermedio 'pesante' è che da l'illusione di danneggiare seriamente le navi da battaglia nemiche, colpendole magari nelle sovrastrutture. Ma se queste sono già poco o nulla protette, perché non usare i cannoni da 138-152 mm, che sono più che sufficienti, e che permettono ancora tiri rapidi contro le navi siluranti veloci? Macché.
L'unica cosa sensata era quella di usare grandi cannoni e una batteria di armi 'veloci' per la difesa ravvicinata, ma le 'Brin' ebbero invece questi cannoni a tripla fila; ma usare 4 soli cannoni (in casamatta) da 203 mm era un'innovazione discutibile, che riduceva lo spazio libero per i pezzi da 152 mm, e tra l'altro il calibro secondario 'pesante' era difficile da distinguere da quello principale, quando c'era da osservare le salve cadute a distanza!
I britannici e americani, all'epoca, facevano più o meno lo stesso, ma le King Edward VII, se non altro, avevano 4 cannoni da 234 mm, e in torretta (singola). Non molto meglio, ma il 234 poteva perforare le cinture corazzate da una qualche distanza utile, a differenza del 203 mm, e le torri erano meglio delle barbette. Ma sopratutto, le navi britanniche avevano 9 e non 6 pollici di cintura corazzata!
Quindi, in un ipotetico confronto, mentre i 152 mm sarebbero stati poco efficaci in ogni caso, i 4 pezzi (bordata di 2) delle K.Edward VII avrebbero potuto probabilmente perforare i 152 mm delle 'Brin' da almeno 6-7 km, mentre i 203 mm delle Brin avrebbero potuto fare lo stesso con i 229 mm delle navi inglesi, forse giusto sparando a bruciapelo (1 km? 2 km?), a patto di tirare con angoli di impatto quasi nulli. I cannoni da 9,2 pollici contro le corazze da 6 pollici erano una cosa, i cannoni da 8 pollici contro corazze da 9 pollici, tutt'altra musica!
Ora, dopo Tsushima, le lezioni erano chiare: i cannoni fino al 203 mm erano di poca utilità contro le corazzate, specie finché le battaglie erano alle lunghe distanze. Le armi da 254 mm erano a stento apprezzabili, ma le uniche che contavano davvero erano quelle da 305 mm, nonché i siluri.
Per cui, riassumendo:
le Duilio erano OK come velocità, eccezionali come armi e protezione;
le Italia erano eccellenti come velocità e armamento, ma la protezione era troppo scarsa;
le 'Di Lauria' erano la versione aggiornata, ma oramai obsoleta, delle 'Duilio'.
Le Umberto/Sardegna erano ottime per armamento e velocità, ma troppo scarse quanto a corazzatura, a detrimento dell'effiacia reale contro le corazzate nemiche. Le Filiberto erano troppo piccole.
Le Brin erano ottime per armi e velocità, ma la corazzatura era solo poco migliore delle Umberto/Sardegna, e quindi erano poco adatte al combattimento contro altre corazzate. L'aver incluso un armamento da 203 mm in qualche casamatta non cambiava sensibilmente l'equazione.
A quel punto vennero le 4 'Vittorio Emanuale', che erano anche migliori per velocità (21,5-22+ nodi alle prove, per cui è probabile che tenessero circa 20 nodi operativi), senz'altro lo erano per la cintura corazzata, che adesso arrivava a ben 250 mm e si estendeva fino alle estremità di scafo.
MA, l'armamento, le penalizzava grandemente!
Dopo Tsushima, le navi 'tutte grossi cannoni' dovevano essere costruite in quantità e prioritariamente. SE non fosse stato possibile, per i tempi e i costi annessi, almeno la batteria primaria non doveva esserne afflitta! Questo accadde con certe corazzate russe e giapponesi, nonché americane e britanniche. Le 2 Lord Nelson, per esempio, che per un filo non vennero equipaggiate solo con pezzi da 305 mm, ebbero una batteria uniforme di ben 10 cannoni da 234 mm, più i 4 da 305 mm. Questo eliminava il principale inconveniente delle 8 K.Edward VII, i cui 4 nuovi cannoni da 234 mm erano insufficienti per valorizzare appieno l'innovazione, disturbando quelli da 305 e relegando i 10 pezzi da 152 in casamatte un pò anguste.
Ma le Vittorio Emanuele erano le peggiori di tutte. Tsushima dimostrò che le corazzate dovevano avere dei GROSSI cannoni per vincere, preferibilmente da 305 mm. E invece cosa successe? che le 4 navi da battaglia di questa classe, ebbero il 203! Un calibro che praticamente non riusciva a perforare le cinture corazzate nemiche se non a bruciapelo!
Con due soli cannoni da 305 mm, queste navi avevano una bordata di circa 800 kg dall'armamento principale. Quello secondario aveva un ottimo campo di tiro, ma era costituito da 12 cannoni da 203 mm, con bordata di 6. In tutto, la bordata era di circa 1.500 kg, tutt'altro che disprezzabile perché paragonabile a quella di navi dell'epoca. Però... il peso era quasi a metà per i pezzi da 203 mm, la cui efficacia contro le corazzate era quanto meno discutibile. Inoltre, le navi dell'epoca, a parte la Dreadnought, erano sì policalibre, ma con un armamento oramai ben più potente di quelle da 138-152 mm. Le Lord Nelson avevano 4x305 e 5x234 mm, totalizzando 2.400 kg vs 1.500. Le corazzate tipo 'Danton', le ultime ad entrare in servizio di questo tipo, erano provviste di 4 potenti cannoni da 305 mm, e 12 cannoni secondari da ben 240 mm in sei torri binate. La bordata era di ben 3.800 kg. Se si pensa che le corazzate tedesche avevano avuto, fino a qualche anno prima, 4 cannoni da 240 mm, di tipo meno potente oltretutto, si può apprezzare quanto potenti fossero le Danton, il cui solo armamento secondario era sufficiente per surclassare molte corazzate dell'epoca! Del resto erano navi da 18.000 tonnellate, pari alle Dreadnought, e il 50% superiori alle V.Emanuele.
Per avere una corazzata all'altezza della situazione, bisognerà aspettare attorno al 1912-13, con la Dante Alighieri, che era veloce, ben armata e assai ben protetta (ma in misura non eccezionale, a dire il vero, essendo più che altro curata la velocità e la potenza di fuoco).
E gli incrociatori corazzati? Gli italiani ci arrivarono con un certo ritardo. I primi di successo furono i 'Garibaldi' del tardo XIX-inizio XX secolo, 10 realizzati di cui 6 esportati. Erano abbastanza ben armati e protetti eppure di peso pari a circa 8.000 tonnellate, dunque poco, grazie al fatto che erano navi molto compatte. Potevano portare, come armamento principale, fino a 4 cannoni da 203 o 2 da 254, e la cintura arrivava a 150 mm. Presto ebbero davvero da combattere, ma pur facendosi onore, una decina d'anni dopo erano evidentemente superati. Così giunsero i 4 Pisa/San Giorgio, l'ultimo dei quali fu la prima grande unità della RM con turbine a vapore.
Queste navi, come è detto sopra, erano molto più corazzate del tipico incrociatore corazzato dell'epoca, avendo una protezione assai estesa e con elevati spessori. Erano ben armate e veloci (22-23 nodi). Del resto, apparvero più o meno in contemporanea con gli incrociatori da battaglia inglesi, e quindi nacquero superate.
Poche le navi della loro oramai obsoleta categoria che potevano confrontarsi a pieno titolo. Per esempio il Rurik (4x254 mm e 8x203 mm), rimasto esemplare unico, anche se con una protezione leggermente inferiore (ma più estesa), il potente (ma non armatissimo) Blucher, i Tennesse americani, i Warrior inglesi, e gli Ibuki Giapponesi. Questi ultimi erano forse gli unici ad essere chiaramente superiori, in quanto armati con 4 pezzi da 305 mm anziché i soliti 234-254 mm. E' vero che la cintura era meno spessa (178 mm) e la velocità più o meno simile. Però i cannoni da 12 pollici erano più efficaci contro una corazza da 8 pollici, di quanto non fossero i cannoni da 10 pollici contro una da 7! Di fatto, erano corazzate veloci anch'essi, più che degli incrociatori.
Detto questo, il confronto è tra le due navi italiane. Una classe 12.000 tonnellate, l'altra classe 10.000 tonnellate.
Armamento principale (ok, l'avevo già detto). Il peso complessivo era di circa 1.500 vs 1.270 kg, quasi identico!
E il peso di bordata di entrambe le navi, calcolato sui soli cannoni principali, era di circa 900 kg, anzi i San Giorgio erano leggermente superiori, circa 900+ vs 830 kg.
Questo fa capire quanto ingannevole possa essere la valutazione solo in 'kg'. Poi bisogna scindere la questione e trovare le vere differenze.
I due pezzi da 305 mm delle 'Emanuale' erano più potenti in termini di potenza di penetrazione: per un 12 pollici, perforare una corazza da 8 pollici era senz'altro più facile che per un 10 pollici perforarne una da 10!! Tanto più che all'epoca, i proiettili facilmente esplodevano in anticipo all'urto con le corazze, anche quando avrebbero dovuto perforarle, oppure si spezzavano (specie se ad alto angolo d'impatto, dove per 'alto' si intendevano 20-30°!).
Però, i cannoni da 254 mm avevano un ritmo di fuoco maggiore, mentre i due da 305 erano troppo modesti per eseguire un tiro preciso e accurato alle lunghe distanze. C'era il rischio, quindi che i San Giorgio potessero colpire con maggiore frequenza gli Emanuale anche se le loro munizioni erano meno efficaci e in pratica, non potevano penetrare le corazze principali dell'avversario.
Come armamento secondario, l'Emanuele poteva sparare però con sei pezzi da 203 mm, circa 700 kg per bordata, 2-3 volte per minuto. Dal canto suo, il San Giorgio rispondeva con 4 pezzi da 190 mm, che tiravano a ritmi simili, ma solo 360 kg per volta. Quindi il vantaggio era dell'Emanuale, a meno che tutti i cannoni da 190 non potessero tirare in caccia o in ritirata, come in teoria potevano fare data la posizione delle torri (però è difficile sparare con cannoni di grosso calibro sopra le altre torri, a meno che queste non siano specificamente progettate!).
In caccia o in ritirata, una nave di questo tipo poteva sparare fino con 1 pezzo da 305 e 8 da 203 mm, pari a circa 1.360 kg, ancora una volta simile a quanto erogabile dal San Giorgio con la bordata piena, e migliore del San Giorgio in ritirata/caccia (800 kg circa).
Però, il San Giorgio poteva tirare con cannoni di tipo più moderno, con gittate maggiori (stando ai dati ufficiali, pare ben 25 km per i 254 mm vs 20 dei 305 mm, e 22 km dei 190 vs 18 km dei 203). Queste non facevano molto testo (era praticamente impossibile sfruttare gittate simili, a quei tempi), più che altro evidenziavano elevate velocità iniziali e quindi capacità di perforazione.
Però la V.Emanuele aveva una cintura corazzata da 250 mm (al centro), estesa per tutta la lunghezza della nave, che avrebbero dovuto proteggerla meglio. Il S.Giorgio aveva pure una cintura per l'intera lunghezza, ma era spessa solo 200 mm, anche se si estendeva persino sullo sperone di prua. In generale, la cintura delle Emanuaele era più spessa, però era meno larga di quella del San Giorgio. Dal canto suo, però, la Emanuele, avendo 3 torri per lato, aveva un ridotto corazzato centrale più esteso e lungo. Entrambe le navi, comunque, avevano ampie zone dello scafo prive di qualsiasi protezione, mentre al loro interno c'erano due ponti blindati, per proteggere il ridotto e sotto, le strutture principali e i depositi.
Come velocità, il S. Giorgio aveva toccato i 23,2 nodi, però era ad un dislocamento inferiore rispetto a quello normale (9.700 t anziché 10.200); le 'Emanuele' avevano ottenuto 21,5 nodi (le prime due) e oltre 22 nodi (le altre), una differenza non spiegata (forse era dovuta, anche qui, al dislocamento di prova? Di sicuro c'erano delle differenze, le ultime due navi infatti non avevano gli apprestamenti per gli ammiragli ma questo non pare essere sufficiente per spiegare una tale differenza).
Ad ogni modo, le 'Emanuele' erano presumibilmente almeno un nodo più lente. Che tuttavia non era molto rispetto ai S.Giorgio, per cui difficilmente avrebbero potuto impostare una battaglia in questo modo. Caso mai, sarebbe stato utile per raggiungere l'avversario o seminarlo, ma solo con parecchia fatica (almeno una volta arrivati al contatto balistico).
And the winner is...
Nell'insieme, un combattimento abbastanza equo. Se si dovesse dire chi vincerebbe, direi la 'Vittorio Emanuele': 1 nodo in meno, 50 mm di corazza in più, una bordata un pò maggiore (il 20%?). Sufficiente per un 60-40%.
Ma se il San Giorgio riuscisse ad usare meglio la sua batteria principale rispetto a quella, lenta e sparuta, da 305 mm, sarebbe un'altra storia. Un match mica da ridere. Ad ogni modo, se il San Giorgio perdesse, potrebbe sempre trovare un alibi nel fatto d'essere 2.000 t più leggero. Certo non per defaillance sue proprie.
La Emanuele (o meglio, i suoi progettisti), invece, per i suoi due soli cannoni da 305 mm non ha scuse. Del resto il Cunimberti, in origine, aveva pensato ad una nave da battaglia da 12.000 tonnellate armata con 12 pezzi da 203 mm, per cui i 305 mm erano in pratica usati come 'extra bonus' per dare il colpo di grazia alle navi danneggiate, ergo esattamente il contrario della logica. Da uno come il propugnatore delle corazzate monocalibro, francamente, ci si sarebbe potuti aspettare di più.
Lo stesso Fisher, della RN, voleva fare qualcosa del genere, ma almeno aveva i cannoni da 254 mm, per poi essere dissuaso ed usare invece quelli da 305 mm, grazie ai consigli di altri suoi colleghi. La cadenza di tiro, insomma, non valeva la potenza del colpo singolo.
E questo avrebbe dovuto saperlo maggiormente la RM, che nel 1880 aveva corazzate 'monocalibre' con il 450 mm!
Purtroppo o per fortuna, le Vittorio Emanuale, così come le Sardegna/Brin, non ebbero mai modo di dimostrare davvero le loro doti belliche. Ma se avessero partecipato ad una nuova Lissa, o a Tsushima (al posto di uno dei due contendenti, anche se in realtà le Emanuale ancora non erano state completate), cosa sarebbe successo? La velocità e la potenza di fuoco avrebbero ovviato alla scarsa protezione delle Brin? E la protezione e velocità avrebbero ovviato alla scarsa potenza delle Emanuele? L'impressione è che la reputazione per queste navi, se fossero state davvero messe alla prova, avrebbe subito un 'duro scossone'..
La Vittorio Emanuale e le sue sorelle, invece, rimasero tali e quali e Tsushima, per loro, non significò nulla, restando poco più che grossi incrociatori corazzati discretamente armati e ben protetti, ma come tali, non particolarmente veloci. Un né-né, insomma, anche se di successo. E pure fortunate, visto che tutte sopravvissero alla guerra, mentre per esempio, le due Brin andarono entrambe perdute -con ingenti perdite- per esplosioni e mine, così come il gemello del Pisa (Amalfi).
Per cui, anche se il San Giorgio avesse perso, non sarebbe stato per colpa sua. Se invece avesse avuto la peggio la 'Emanuele', difficilmente si sarebbe potuto trovare scuse.
Bibliografia/link:
Sito di Pietro Cristini
Calibro 254/30-35 254/40 254/45 254/40 254/45 254/45 254/50 254/45
Modello Mk 1 Mk 3 MkVI/VII 254/40 R Mod 1908 Mod 91 Mod 08 Type 41
Nazione: USA USA UK ITA ITA RUS RUS JAP
Anno servizio: 1895 1902 1904 1898 1908 1895? 1908 1909
Peso: 22,7-26,1t+B 52,8 40/31,5 31,4 35 27,6 27,8 22
Lunghezza: 8,36-9,28 m 10,49 11,88 11,9 12,7
Proiettili AP: 231 kg 231,3 227 227 227 225,2 225,2
HE: 6 8,3 8,3-28,3
C.Lancio: 42,2 kg 90,7-94 66,7 40 84 65.6 84-87 69
v.iniz: 610 m/sec 823 810 700 870 693-777 899 810
v.utile:
N.colpi: 90 72 86 80-99
pressione: 2,2 t/cmq 2,52 1,73
ROF: 0,66-2-3 2-3 3-2 1,5 2,6 0,5 2 1,5-2
Gittata: 18,3 km 18,29 13,5 14-18 25 16,8-20,4 18,5 24,6
Peso torri: 279 t 244-420
Alzo: -3/+13,5° -3/+14 -3/+13,5 -5/20 -5/+20 -5/+35 -5/+35 -5/+30
Moto:
Distanza:
Protezione:
Perforazione:
175 mm/5,5 km 273/5,5V 305/2,7 343/0
107 mm/10,9 km 172/10,9V 176/5,5
198/10,9N 109/9,1
Altri cannoni pesanti di vecchia scuola: (19-2-15)
Calibro 240/40 mm 210/45 210/40 170/40 240/50 194/50 234/50 234/47 190/45 190/50 190/50 190/45 178/45
Modello SK C/94 SK C/05 SK C/95 SK C/04 M1902 M1902 Mk 11 Mk 10 Mk 1 Mk 2 Mk 3 M1908 Mk 2
Nazione: GER GER GER GER FRA FRA UK UK UK UK UK ITA USA
Anno servizio: 1898 1909 1898 1906 1911 1910 1908 1900 1905 1908 1904 1910 1906
Peso: 24 t 16,4 18-20 10,75 29,7 28 28,7 14 14,8 16 15 13
Lunghezza: 9,55 m 9,2 8,4 6,93 11,7 12 11,23 8,87 9,822 9,86 8,9 8,02
Proiettili AP: 140 kg 108 108 64 220 75/92 172 172 90,7 90,7 90,7 90,9 74,8
HE: 3,48 kg 3,5-7 3,5 3,5 6-16 2-10
C.Lancio: 41,35 kg 35,1 29 67 54,4 24,6 32,2 26,3
v.iniz: 690 m/sec 900 780 850 800 770 881 847 862 862 864
v.utile: 450 650 650
N.colpi: 85 85 58/95 130 150 100 150 100
pressione: 3,175 2,68
ROF: 1,5-4 4-6 4-5 6-7 2 2 3-4 4-5 5-6 2,6 4
Gittata: 16,9 km 19,1 16,3 17 23,8 25,9(45°) 14,2 14,2 12,8 33(45°) 22 15
Peso torri: 195 t 170 75 112
Alzo: -5/+30° -5/+30° -5/+30° -5/+30° -5/+45° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -5/+15° -7/+25° -5/+15°
Protezione:
Perforazione: 234/9,14km 196/5,5 114/2,7 254/2,7 132/5,5
Vecchi 203 mm:
Calibro 203/45 mm 203/35 203/45 203/45
Modello Mk 6 Mk 3 203-45 203/45
Nazione: USA USA JAP ITA
Anno servizio: 1906 1894 1904 1900
Peso: 19,2 t 13,3 9,49
Lunghezza: 9,37
Proiettili AP: 118 118 113,4 116
HE: 2,7-7,1
C.Lancio: 44,7 19,9 32
v.iniz: 838 640 756 790
v.utile:
N.colpi: 125 125
pressione: 2,68
ROF: 2 2-3 2 2
Gittata: 20,6-32 14,6 18 18
Peso torri: 149
Alzo: -7/+20° -5/+20° -5/+30° -5/+30°
Perforazione: 193 mm/5,5 km 142/5,5 km
Blucher (210/45 mm): corazza fronte 180 mm, lati 140 mm, retro 158 mm, tetto 60-80 mm
San Giorgio o Vittorio Emanuale? 21-2-015
Bella domanda, non trovate?
Il San Giorgio era ufficialmente un incrociatore corazzato, ma a quanto pare, questa definizione apparve solo dopo il 1912, prima era una nave da battaglia. probabilmente (se ricordo bene) di seconda classe (ergo un incrociatore corazzato, mentre i protetti erano corazzate di 3a classe). Entrambe le classi riscossero successo e ammirazione per la loro velocità e, almeno nel caso delle 'Emanuale', per l'eleganza delle forme. E del resto, non c'é tanto da stupirsene, visto che in effetti queste corazzate, in realtà, erano dei grossi incrociatori corazzati, quasi gli antesignani degli incrociatori da battaglia!
Ora ci si potrebbe chiedere: date le simili caratteristiche, quale delle due navi era più potente?
Il San Giorgio, forse l'incrociatore di maggior successo della Marina italiana, o il Vittorio Emanuale, inteso in generale come la classe di corazzate veloci di cui era capostipite (4 unità, come del resto i 4 'Pisa-San Giorgio')?
Le dimensioni sono assai simili, e così il dislocamento: circa 10.000 tonnellate per il S.Giorgio, circa 12.000 per il Vittorio Emanuale. La lunghezza era sui 140 metri in entrambi i casi.
Apparvero quasi in simultanea, con il San Giorgio comunque nato dopo il Vittorio Emanauele. A quanto pare, si trattava di un vero e proprio 'figlio' delle corazzate veloci di Cuninberti, solo opportunamente 'ridotto' in dislocamento. In effetti, è chiaro che gli incrociatori di questo tipo erano concepiti come corazzate veloci piuttosto che come incrociatori corazzati: il calibro da 254 mm, con una cintura da 200(203?) mm non lascia altra spiegazione plausibile. Si pensi che gli appena precedenti Minotaur avevano cannoni da 9,2 pollici, ma corazze da soli 6 pollici, mentre per le navi americane Tenneseee, era un rapporto di 10:5! Qui invece, abbiamo 10:8. Molto simile alle navi da battaglia che avevano, per esempio, cannoni da 12 pollici, e cinture da 9 pollici (305-229 mm). Quindi, se ne deduce che i San Giorgio erano protetti contro il loro stesso calibro, proprio come una nave da battaglia.
Anche così, la Vittorio Emanuele aveva dei vantaggi complessivi, anche se non così drammatici. Vediamo come e perché.
1- Potenza di fuoco. La questione era senz'altro spinosa. La V.Emanuele aveva due potenti cannoni da 305/40 mm, in torri singole. Questa potenza di fuoco, però, era un pò scarsa per una corazzata, visto che normalmente le torri erano binate. Le 'Emanuele' sarebbero state perfette quanto a potenza di fuoco se soltanto avessero avuto tali torri, ma non si poteva fare senza eccedere i limiti stabiliti di circa 12.000 tonnellate! Anche perché, per una volta dopo tanti anni, la protezione non apparve essere sacrificata al resto delle qualità. Singolarmente, la RM decise quindi di sacrificare la potenza di fuoco.
Ora, bisogna dire che le corazzate italiane erano state innovative fin dai tempi delle 'Duilio', forse le più temibili in proporzione alle loro coetanee. Dopo di queste navi, eccezionalmente ben armate e protette, e ancora assai veloci, fu il turno di quei due 'transatlantici coi cannoni' che erano le 'Italia', belle navi eccezionalmente grandi e veloci per l'epoca, ma seppur ben armate, erano pessime quanto a protezione (oltretutto, apparivano come bersagli estremamente grandi a qualsiasi cannoniere nemico). Non si capisce come qualcuno abbia potuto scrivere che potessero portare una divisione di fanteria a bordo (10.000 uomini!), quel qualcuno avrebbe potuto provare a disporre, in tre ponti (4 con la coperta) una tale massa di disperati, su di una nave che non era certo il Titanic, essendo lunga poco più di 120 metri e larga circa 20. Senza dimenticare che parte degli spazi era necessaria per l'equipaggio, le armi, i fumaioli, gli ascensori, scale, manichette a vento ecc ecc. Chissà dove e come le mense e cucine avrebbero mai potuto far fronte ad una tale massa umana, per non dire dei servizi.. Forse nemmeno se fosse stata una 'carretta del mare' in stile 'albanese' avrebbe potuto portare un tale numero di persone, figurarsi se armate ed equipaggiate. E di fatto mai venne usata in questo modo (ci mancherebbe). Di fatto, con la loro corazza inclinata del ponte principale, erano dei veri e propri, giganteschi, incrociatori protetti.
Poi, vennero le 'Ruggero di Lauria', che avevano fatto ritorno al concetto delle 'Duilio', ma erano anche nate oramai superate dal progresso tecnico, malgrado aggiornamenti non di poco conto (cannoni a retrocarica, torri-barbetta ecc).
Poi fu la volta delle due Re Umberto, e della più grande 'Sardegna', bella nave e ben armata, ma molto veloce per quanto pochissimo corazzata (100 mm, con una cintura di piccole dimensioni tra l'altro), tranne che nelle barbette e nel torrione corazzato. Erano una sorta
Poi vennero le 3 piccole navi tipo la 'St.Bon', che era un tipo di corazzate minuscole, quasi costiere, con 4 cannoni da 254 mm.
A quel punto si torrnò alle grandi navi, di cui le due 'Brin' furono quasi una replica della Sardegna, però molto più moderne. Avevano una tripla batteria: 4 cannoni in torri da 305 mm binate, 4 cannoni da 203 mm in barbette ai lati del ridotto corazzato, 12 da 152 mm. La velocità, alle prove, superò i 20 nodi anche se quella pratica era probabilmente attorno ai 19. La potenza di fuoco era elevata, ma la protezione era ridotta a 150 mm circa alla cintura, troppo poco, così come con la Sardegna, per affrontare in sicurezza una corazzata pariclasse.
Queste navi erano appena entrate in linea che arrivò la battaglia del Mar Giallo e poi quella di Tsushima, in cui le navi da battaglia, anziché arrivare a 4-5 km prima di sparare (la tipica portata dei telemetri dell'epoca), cominciarono a darsele fino da 15-18.000 metri, e il bello è che riuscirono anche a causare discreti danni.
Il peccato capitale del calibro intermedio 'pesante' è che da l'illusione di danneggiare seriamente le navi da battaglia nemiche, colpendole magari nelle sovrastrutture. Ma se queste sono già poco o nulla protette, perché non usare i cannoni da 138-152 mm, che sono più che sufficienti, e che permettono ancora tiri rapidi contro le navi siluranti veloci? Macché.
L'unica cosa sensata era quella di usare grandi cannoni e una batteria di armi 'veloci' per la difesa ravvicinata, ma le 'Brin' ebbero invece questi cannoni a tripla fila; ma usare 4 soli cannoni (in casamatta) da 203 mm era un'innovazione discutibile, che riduceva lo spazio libero per i pezzi da 152 mm, e tra l'altro il calibro secondario 'pesante' era difficile da distinguere da quello principale, quando c'era da osservare le salve cadute a distanza!
I britannici e americani, all'epoca, facevano più o meno lo stesso, ma le King Edward VII, se non altro, avevano 4 cannoni da 234 mm, e in torretta (singola). Non molto meglio, ma il 234 poteva perforare le cinture corazzate da una qualche distanza utile, a differenza del 203 mm, e le torri erano meglio delle barbette. Ma sopratutto, le navi britanniche avevano 9 e non 6 pollici di cintura corazzata!
Quindi, in un ipotetico confronto, mentre i 152 mm sarebbero stati poco efficaci in ogni caso, i 4 pezzi (bordata di 2) delle K.Edward VII avrebbero potuto probabilmente perforare i 152 mm delle 'Brin' da almeno 6-7 km, mentre i 203 mm delle Brin avrebbero potuto fare lo stesso con i 229 mm delle navi inglesi, forse giusto sparando a bruciapelo (1 km? 2 km?), a patto di tirare con angoli di impatto quasi nulli. I cannoni da 9,2 pollici contro le corazze da 6 pollici erano una cosa, i cannoni da 8 pollici contro corazze da 9 pollici, tutt'altra musica!
Ora, dopo Tsushima, le lezioni erano chiare: i cannoni fino al 203 mm erano di poca utilità contro le corazzate, specie finché le battaglie erano alle lunghe distanze. Le armi da 254 mm erano a stento apprezzabili, ma le uniche che contavano davvero erano quelle da 305 mm, nonché i siluri.
Per cui, riassumendo:
le Duilio erano OK come velocità, eccezionali come armi e protezione;
le Italia erano eccellenti come velocità e armamento, ma la protezione era troppo scarsa;
le 'Di Lauria' erano la versione aggiornata, ma oramai obsoleta, delle 'Duilio'.
Le Umberto/Sardegna erano ottime per armamento e velocità, ma troppo scarse quanto a corazzatura, a detrimento dell'effiacia reale contro le corazzate nemiche. Le Filiberto erano troppo piccole.
Le Brin erano ottime per armi e velocità, ma la corazzatura era solo poco migliore delle Umberto/Sardegna, e quindi erano poco adatte al combattimento contro altre corazzate. L'aver incluso un armamento da 203 mm in qualche casamatta non cambiava sensibilmente l'equazione.
A quel punto vennero le 4 'Vittorio Emanuale', che erano anche migliori per velocità (21,5-22+ nodi alle prove, per cui è probabile che tenessero circa 20 nodi operativi), senz'altro lo erano per la cintura corazzata, che adesso arrivava a ben 250 mm e si estendeva fino alle estremità di scafo.
MA, l'armamento, le penalizzava grandemente!
Dopo Tsushima, le navi 'tutte grossi cannoni' dovevano essere costruite in quantità e prioritariamente. SE non fosse stato possibile, per i tempi e i costi annessi, almeno la batteria primaria non doveva esserne afflitta! Questo accadde con certe corazzate russe e giapponesi, nonché americane e britanniche. Le 2 Lord Nelson, per esempio, che per un filo non vennero equipaggiate solo con pezzi da 305 mm, ebbero una batteria uniforme di ben 10 cannoni da 234 mm, più i 4 da 305 mm. Questo eliminava il principale inconveniente delle 8 K.Edward VII, i cui 4 nuovi cannoni da 234 mm erano insufficienti per valorizzare appieno l'innovazione, disturbando quelli da 305 e relegando i 10 pezzi da 152 in casamatte un pò anguste.
Ma le Vittorio Emanuele erano le peggiori di tutte. Tsushima dimostrò che le corazzate dovevano avere dei GROSSI cannoni per vincere, preferibilmente da 305 mm. E invece cosa successe? che le 4 navi da battaglia di questa classe, ebbero il 203! Un calibro che praticamente non riusciva a perforare le cinture corazzate nemiche se non a bruciapelo!
Con due soli cannoni da 305 mm, queste navi avevano una bordata di circa 800 kg dall'armamento principale. Quello secondario aveva un ottimo campo di tiro, ma era costituito da 12 cannoni da 203 mm, con bordata di 6. In tutto, la bordata era di circa 1.500 kg, tutt'altro che disprezzabile perché paragonabile a quella di navi dell'epoca. Però... il peso era quasi a metà per i pezzi da 203 mm, la cui efficacia contro le corazzate era quanto meno discutibile. Inoltre, le navi dell'epoca, a parte la Dreadnought, erano sì policalibre, ma con un armamento oramai ben più potente di quelle da 138-152 mm. Le Lord Nelson avevano 4x305 e 5x234 mm, totalizzando 2.400 kg vs 1.500. Le corazzate tipo 'Danton', le ultime ad entrare in servizio di questo tipo, erano provviste di 4 potenti cannoni da 305 mm, e 12 cannoni secondari da ben 240 mm in sei torri binate. La bordata era di ben 3.800 kg. Se si pensa che le corazzate tedesche avevano avuto, fino a qualche anno prima, 4 cannoni da 240 mm, di tipo meno potente oltretutto, si può apprezzare quanto potenti fossero le Danton, il cui solo armamento secondario era sufficiente per surclassare molte corazzate dell'epoca! Del resto erano navi da 18.000 tonnellate, pari alle Dreadnought, e il 50% superiori alle V.Emanuele.
Per avere una corazzata all'altezza della situazione, bisognerà aspettare attorno al 1912-13, con la Dante Alighieri, che era veloce, ben armata e assai ben protetta (ma in misura non eccezionale, a dire il vero, essendo più che altro curata la velocità e la potenza di fuoco).
E gli incrociatori corazzati? Gli italiani ci arrivarono con un certo ritardo. I primi di successo furono i 'Garibaldi' del tardo XIX-inizio XX secolo, 10 realizzati di cui 6 esportati. Erano abbastanza ben armati e protetti eppure di peso pari a circa 8.000 tonnellate, dunque poco, grazie al fatto che erano navi molto compatte. Potevano portare, come armamento principale, fino a 4 cannoni da 203 o 2 da 254, e la cintura arrivava a 150 mm. Presto ebbero davvero da combattere, ma pur facendosi onore, una decina d'anni dopo erano evidentemente superati. Così giunsero i 4 Pisa/San Giorgio, l'ultimo dei quali fu la prima grande unità della RM con turbine a vapore.
Queste navi, come è detto sopra, erano molto più corazzate del tipico incrociatore corazzato dell'epoca, avendo una protezione assai estesa e con elevati spessori. Erano ben armate e veloci (22-23 nodi). Del resto, apparvero più o meno in contemporanea con gli incrociatori da battaglia inglesi, e quindi nacquero superate.
Poche le navi della loro oramai obsoleta categoria che potevano confrontarsi a pieno titolo. Per esempio il Rurik (4x254 mm e 8x203 mm), rimasto esemplare unico, anche se con una protezione leggermente inferiore (ma più estesa), il potente (ma non armatissimo) Blucher, i Tennesse americani, i Warrior inglesi, e gli Ibuki Giapponesi. Questi ultimi erano forse gli unici ad essere chiaramente superiori, in quanto armati con 4 pezzi da 305 mm anziché i soliti 234-254 mm. E' vero che la cintura era meno spessa (178 mm) e la velocità più o meno simile. Però i cannoni da 12 pollici erano più efficaci contro una corazza da 8 pollici, di quanto non fossero i cannoni da 10 pollici contro una da 7! Di fatto, erano corazzate veloci anch'essi, più che degli incrociatori.
Detto questo, il confronto è tra le due navi italiane. Una classe 12.000 tonnellate, l'altra classe 10.000 tonnellate.
Armamento principale (ok, l'avevo già detto). Il peso complessivo era di circa 1.500 vs 1.270 kg, quasi identico!
E il peso di bordata di entrambe le navi, calcolato sui soli cannoni principali, era di circa 900 kg, anzi i San Giorgio erano leggermente superiori, circa 900+ vs 830 kg.
Questo fa capire quanto ingannevole possa essere la valutazione solo in 'kg'. Poi bisogna scindere la questione e trovare le vere differenze.
I due pezzi da 305 mm delle 'Emanuale' erano più potenti in termini di potenza di penetrazione: per un 12 pollici, perforare una corazza da 8 pollici era senz'altro più facile che per un 10 pollici perforarne una da 10!! Tanto più che all'epoca, i proiettili facilmente esplodevano in anticipo all'urto con le corazze, anche quando avrebbero dovuto perforarle, oppure si spezzavano (specie se ad alto angolo d'impatto, dove per 'alto' si intendevano 20-30°!).
Però, i cannoni da 254 mm avevano un ritmo di fuoco maggiore, mentre i due da 305 erano troppo modesti per eseguire un tiro preciso e accurato alle lunghe distanze. C'era il rischio, quindi che i San Giorgio potessero colpire con maggiore frequenza gli Emanuale anche se le loro munizioni erano meno efficaci e in pratica, non potevano penetrare le corazze principali dell'avversario.
Come armamento secondario, l'Emanuele poteva sparare però con sei pezzi da 203 mm, circa 700 kg per bordata, 2-3 volte per minuto. Dal canto suo, il San Giorgio rispondeva con 4 pezzi da 190 mm, che tiravano a ritmi simili, ma solo 360 kg per volta. Quindi il vantaggio era dell'Emanuale, a meno che tutti i cannoni da 190 non potessero tirare in caccia o in ritirata, come in teoria potevano fare data la posizione delle torri (però è difficile sparare con cannoni di grosso calibro sopra le altre torri, a meno che queste non siano specificamente progettate!).
In caccia o in ritirata, una nave di questo tipo poteva sparare fino con 1 pezzo da 305 e 8 da 203 mm, pari a circa 1.360 kg, ancora una volta simile a quanto erogabile dal San Giorgio con la bordata piena, e migliore del San Giorgio in ritirata/caccia (800 kg circa).
Però, il San Giorgio poteva tirare con cannoni di tipo più moderno, con gittate maggiori (stando ai dati ufficiali, pare ben 25 km per i 254 mm vs 20 dei 305 mm, e 22 km dei 190 vs 18 km dei 203). Queste non facevano molto testo (era praticamente impossibile sfruttare gittate simili, a quei tempi), più che altro evidenziavano elevate velocità iniziali e quindi capacità di perforazione.
Però la V.Emanuele aveva una cintura corazzata da 250 mm (al centro), estesa per tutta la lunghezza della nave, che avrebbero dovuto proteggerla meglio. Il S.Giorgio aveva pure una cintura per l'intera lunghezza, ma era spessa solo 200 mm, anche se si estendeva persino sullo sperone di prua. In generale, la cintura delle Emanuaele era più spessa, però era meno larga di quella del San Giorgio. Dal canto suo, però, la Emanuele, avendo 3 torri per lato, aveva un ridotto corazzato centrale più esteso e lungo. Entrambe le navi, comunque, avevano ampie zone dello scafo prive di qualsiasi protezione, mentre al loro interno c'erano due ponti blindati, per proteggere il ridotto e sotto, le strutture principali e i depositi.
Come velocità, il S. Giorgio aveva toccato i 23,2 nodi, però era ad un dislocamento inferiore rispetto a quello normale (9.700 t anziché 10.200); le 'Emanuele' avevano ottenuto 21,5 nodi (le prime due) e oltre 22 nodi (le altre), una differenza non spiegata (forse era dovuta, anche qui, al dislocamento di prova? Di sicuro c'erano delle differenze, le ultime due navi infatti non avevano gli apprestamenti per gli ammiragli ma questo non pare essere sufficiente per spiegare una tale differenza).
Ad ogni modo, le 'Emanuele' erano presumibilmente almeno un nodo più lente. Che tuttavia non era molto rispetto ai S.Giorgio, per cui difficilmente avrebbero potuto impostare una battaglia in questo modo. Caso mai, sarebbe stato utile per raggiungere l'avversario o seminarlo, ma solo con parecchia fatica (almeno una volta arrivati al contatto balistico).
And the winner is...
Nell'insieme, un combattimento abbastanza equo. Se si dovesse dire chi vincerebbe, direi la 'Vittorio Emanuele': 1 nodo in meno, 50 mm di corazza in più, una bordata un pò maggiore (il 20%?). Sufficiente per un 60-40%.
Ma se il San Giorgio riuscisse ad usare meglio la sua batteria principale rispetto a quella, lenta e sparuta, da 305 mm, sarebbe un'altra storia. Un match mica da ridere. Ad ogni modo, se il San Giorgio perdesse, potrebbe sempre trovare un alibi nel fatto d'essere 2.000 t più leggero. Certo non per defaillance sue proprie.
La Emanuele (o meglio, i suoi progettisti), invece, per i suoi due soli cannoni da 305 mm non ha scuse. Del resto il Cunimberti, in origine, aveva pensato ad una nave da battaglia da 12.000 tonnellate armata con 12 pezzi da 203 mm, per cui i 305 mm erano in pratica usati come 'extra bonus' per dare il colpo di grazia alle navi danneggiate, ergo esattamente il contrario della logica. Da uno come il propugnatore delle corazzate monocalibro, francamente, ci si sarebbe potuti aspettare di più.
Lo stesso Fisher, della RN, voleva fare qualcosa del genere, ma almeno aveva i cannoni da 254 mm, per poi essere dissuaso ed usare invece quelli da 305 mm, grazie ai consigli di altri suoi colleghi. La cadenza di tiro, insomma, non valeva la potenza del colpo singolo.
E questo avrebbe dovuto saperlo maggiormente la RM, che nel 1880 aveva corazzate 'monocalibre' con il 450 mm!
Purtroppo o per fortuna, le Vittorio Emanuale, così come le Sardegna/Brin, non ebbero mai modo di dimostrare davvero le loro doti belliche. Ma se avessero partecipato ad una nuova Lissa, o a Tsushima (al posto di uno dei due contendenti, anche se in realtà le Emanuale ancora non erano state completate), cosa sarebbe successo? La velocità e la potenza di fuoco avrebbero ovviato alla scarsa protezione delle Brin? E la protezione e velocità avrebbero ovviato alla scarsa potenza delle Emanuele? L'impressione è che la reputazione per queste navi, se fossero state davvero messe alla prova, avrebbe subito un 'duro scossone'..
La Vittorio Emanuale e le sue sorelle, invece, rimasero tali e quali e Tsushima, per loro, non significò nulla, restando poco più che grossi incrociatori corazzati discretamente armati e ben protetti, ma come tali, non particolarmente veloci. Un né-né, insomma, anche se di successo. E pure fortunate, visto che tutte sopravvissero alla guerra, mentre per esempio, le due Brin andarono entrambe perdute -con ingenti perdite- per esplosioni e mine, così come il gemello del Pisa (Amalfi).
Per cui, anche se il San Giorgio avesse perso, non sarebbe stato per colpa sua. Se invece avesse avuto la peggio la 'Emanuele', difficilmente si sarebbe potuto trovare scuse.
Bibliografia/link:
Sito di Pietro Cristini