29-1-015*
Panzerschiffe a confronto
Il periodo interbellico è stato probabilmente il più interessante, e certo l'ultimo, nel quel si sono sviluppate navi corazzate. Di molti tipi, e con molte varianti logiche, anche se alla fine uniformate essenzialmente sulla classe '45.000'.
Tra questi progetti, quelli della Germania furono senz'altro i più estremi. Ridotta a costruire navi entro le 10.000 tonnellate, con le potenze vincitrici che potevano permettersi margini grandemente più larghi, fino a 35.000 tonnellate, a quel punto la Germania non poteva non provare a fare qualcosa di 'diverso'.
La costruzione degli incrociatori leggeri fu un tipico esempio di questo: navi avanzate tecnicamente, con motori diesel e a vapore e lunga autonomia, nonché quasi come 'standard', le torri trinate, con tanto di cannoni ad alta potenza.
Queste navi erano un concentrato di potenza notevolissimo, per l'epoca senz'altro micidiale e pareggiato solo dagli incrociatori francesi da 7.600 tonnellate. Ma c'era un prezzo: la protezione era scarsa, sebbene migliore di quella di navi più grandi e di marine più 'titolate', come quelle del resto d'Europa.
Non potendo fare di più e meglio, i Tedeschi poi continuarono a costruire navi con grande potenziale di fuoco, concentrato in spazi ridotti. Nei loro progetti, questi incrociatori (perché di fatto non erano concepiti certo come navi da battaglia), erano armati in vario modo.
Dato che la flotta francese era molto forte, e quella tedesca ridotta a poche corazzate pre-Dreadnought, per giunta di scarsa qualità, armata con pezzi da 28 cm.
Già dal 1923 venne tuttavia proposta una nave che potesse combattere quelle francesi e la minaccia della nascente flotta polacca, ad Est. Questo era ul progetto II/10 da 10.000 tonnellate, con 4 cannoni da 380 mm in torri binate, turbine per 22 nodi e corazze da 200 mm sui fianchi e 30 mm al ponte. Poi si continuò in vari modi, proponendo navi con 8 pezzi da 210 e 32 nodi, ma meno protetta, e infine, attraverso varie evoluzioni, con 4 cannoni da 38 mm, o sei da 305 e infine da 280 mm, considerando anche 9 da 240 mm. Alla fine, la nave che ne venne fuori era una strana unità pesante come un incrociatore, e armata come una corazzata di vecchio tipo, sebbene non dei più potenti.
I pregi delle Panzerschiffe (navi corazzate), note anche come 'Pocket battleship' dagli alleati (corazzate tascabili), erano essenzialmente: armamento potentissimo (6 cannoni da 280 mm, di nuovo modello); lunga autonomia grazie ai motori diesel. Però, al contempo, erano afflitte da un paio di limiti: la protezione era stata sacrificata alla potenza di fuoco, e la velocità, non essendoci abbastanza potenza, era ridotta. Questa nave era tuttavia ancora un temibile avversario: aveva velocità sufficiente per scappare alle corazzate, e potenza sufficiente per superare gli incrociatori, inclusi i 'Washington', che saranno stati veloci, ma certo erano ancora meno corazzati, come dimostrato dalla battaglia della Plata, dove il piccolo Exeter venne messo a malpartito e pressoché disarmato dalla Graf Spee.
Tre navi da battaglia di questo tipo vennero così realizzate, e l'unico nemico che sembrava metterle in difficoltà era ancora, il solito incrociatore da battaglia. All'inizio degli anni '30, le navi da battaglia erano diversamente mobili, con velocità tipicamente tra 20-21 nodi (flotta USA), a quelle più rapide inglesi (21-24 nodi), mentre le corazzate italiane, praticamente mandate in riserva, non erano state ancora rimodernate e quindi potevano fare sui 21 nodi circa. Nulla di speciale, dunque. Se andavi a 26-28 nodi, potevi fartene beffe.
Le navi di questa classe, a dire il vero, erano tutte assai diverse l'una dall'altra. La prima, la Deutchland, era provvista di una sovrastruttura molto diversa dalle altre due. In verità, ciascuna di esse era diversa dalle altre, al di là dei motori e dell'armamento principale! Questa prima corazzata/incrociatore era probabilmente giusto un progetto per fare esperienza; la seconda, la Scheer, era probabilmente il progetto più equilibrato. La terza, la Spee, era al contrario un pò sovraccarica per i limiti del progetto, chiaramente un pesante compromesso, tanto che in pratica solo i tipi 'Bismarck' ebbero poi una costruzione 'senza limiti'.
Quanto alle protezioni, tanto per capire di che cosa si sta parlando, la cintura era così ripartita: 50 mm tra le ordinate 25 3/4 a 136,4, con parti però anche da 80 mm; fino all'ordinata 154 era di 60 mm, 18 mm fino a prua estrema, e 30 mm fino a poppa all'ord. 6,5.
All'interno c'era anche una paratia d'acciaio longitudinale in 45 mm N, antisiluri; sopra il ponte c'era anche una paratia per lato, da 30 mm. Esisteva anche una leggera corazza di fianco della nave, da 10 mm, sopra la cintura e il ponte corazzato. Paratie trasversali erano di 30 mm all'estremità della zona protetta, quindi ord 6,5; e da 60 mm che chiudevano le estremità, sia a prua che a poppa.
Il ponte era anch'esso assai sottile, e sempre in acciaio a bassa percentuale di nickel (tipo N), spesso, all'esterno delle paratie lungitudinali, 45 mm, all'interno solo 30 mm, così come all'esterno su tutto lo scafo da ord 6,5 in poi. Sopra di questo c'era anche un ponte da 20 mm tra le ord 31 e 149,5, ma in acciaio da costruzioni navali (SII), quindi era un ponte rinforzato, più che blindato.
Le torri d'artiglieria principale erano in 140 mm frontale di corazza Krupp saldabile (K.C.s), 80 e 75 mm lungo i lati, posteriore ben 170 mm (tipo N); tetto frontale anteriore 105 mm KCs (come tutto il tetto), 85 mm orizzontale, altre parti inclinate tra 50 mm (posteriore) e 90 mm. Le barbette erano da 100 mm di KCs. Dentro c'era anche un pavimento da 15 mm, ovviamente parziale perché c'erano anche gli elevatori munizioni.
Il torrione di comando era corazzato in 140 mm (KCs), tetto 50 mm, pavimento 30 mm, cupola per il telemetro da 6 m: 55 mm (tutti tipo N).
Altre piccole protezioni erano per la centrale di tiro poppiera (pareti 50 mm, tetto e pavimento 20 mm, tutti in nuovo acciaio omogeneo, Ww n/A), 50 mm per le pareti e 20 mm per il tetto del telemetro poppiero. L'armamento a.a. aveva comandi da 14 mm, gli elevatori di munizioni per i pezzi da 37 e 88 mm, solo 20 mm (N).
Le sovrastrutture avevano spessori da 7 e 18 mm (quest'ultimo spessore nella zona più centrale). Il timone, quindi, era protetto da 30 mm laterali, e 30 mm superiori.
La protezione era quindi molto diffusa, ma non molto spessa, evidentemente. Era buona contro cannoni di calibro piccolo e medio, ma non molto di più. Le parti meglio protette erano le artiglierie e le barbette, nonché il torrione di comando.
Anche la corazza laterale non era tuttavia trascurabile, avendo fino a 80 mm (nella parte BASSA, sott'acqua), e 45 mm per le paratie interne. Questo è importante, perché bisogna aggiungere questa struttura protettiva, molto importante per contenere in 'seconda battuta' i danni da granate, oltre agli stessi siluri. Inoltre, erano strutture inclinate, sui 13,5-14 gradi.
In tutto, la protezione era pesante appena 746 tonnellate, anche se da questo valore bisogna certo togliere quelle delle protezioni delle armi, visto che ciascuna barbetta principale, da sola, ammontava a ben 146,3 tonnellate. Difficile che si potesse includere nel totale, dunque.
L'apparato motore era di 4 diesel e altrettanti assi: c'erano 4 sale macchine, con gli ingranaggi per l'asse relativo, collegato a due motori. Erano diesel MAN a due tempi e 9 cilindri, da 7.100 hp l'uno, totalizzando fino a 56.800 complessivi. I compartimenti erano lunghi il 34% della nave, l'apparato motore e dei serbatoi arrivava a pesare 2.078 tonnellate, c'erano fino a 3.200 tonnellate di nafta più 200 per le caldaie ausiliarie. I generatori erano nelle stesse sale macchine. Ognuna delle quali aveva gli ingranaggi per il relativo asse, due diesel principali (14.200 hp), uno ausiliario, e due diesel generatori da 270 kW l'uno, totalizzando ben 2.160 kW.
L'armamento era potente: 6 cannoni da 280 mm SCK 28 in torri trinate. Erano armi capaci di sparare almeno 2,5 colpi al minuto da 300 kg ciascuno, su di un raggio massimo di ben 36 km all'elevazione massima di 45°. Erano capaci quindi di superare in gittata ogni cannone europeo di quell'epoca (inizio anni '30). Poi seguivano 8 cannoni singoli SCK 28 da 149 mm (23 km per proiettili da 45 kg, alzo di 35°), e 3 vecchi cannoni da 88 mm a.a. (di un progetto di vecchio modello, da 45 calibri), più vari cannoni da 37 mm (4 impianti binati semi-automatici SCK 30), da 20 mm (4 singole MGC/30), 8 tubi lanciasiluri da 533 mm poppieri (inizialmente erano da 500 mm), e almeno un idrovolante. Non mancava nemmeno un cannone KmLL da 6 cm da cannoniera (per le salve di saluto?), ma per la difesa ravvicinata erano anche disponibili otto armi da 7,92 mm MG08 e otto MG08/15.
Il sistema di tiro era sofisticato, con una centrale di tiro sul torrione, una sull'albero e una a poppa, con telemetri stereoscopici fino a 10 metri di apertura.
La Admiral Scheer, che venne autorizzata nel 1931, e la Graf Spee nel 1932.
La Scheer era più larga di 70 cm, ed ebbe una torre unificata anziché quella 'normale' con tanto di albero superiore. Era pressoché uguale come motori, mentre come protezione era superiore. Le barbette, infatti, aumentavano a ben 125 mm; la parte fuori ridotto a poppa vedeva un aumento della protezione, anche se, come in tutte le corazzate tedesche successive, essa partita sempre dall'ordinata 6,5 (ok, si scriverebbe 6 1/2, perdonate la semplificazione). Questa passava a 45 mm sia sui lati, che sul tetto, che sulla paratia posteriore, rispetto ai 30 iniziali.
La protezione laterale sui 65 mm della cintura inferiore e 50 mm di quella superiore, centralmente 80 e 50, stranamente nella zona torri solo di 50 mm. Erano tutte inclinate, sui 14 gradi, e la parte centrale era inglobata, nella porzione bassa della cintura, dentro delle controcarene (non protette).
La protezione del ponte era di 40 mm esterna alle paratie, 20 mm interna, dove però c'era anche da tenere in conto delle sovrastrutture (17 mm) e naturalmente, del ponte di castello (20 mm). La ragione era che le paratie laterali arrivavano a 40 mm.
Il solo scafo pesava, come acciaio da costruzione, circa 5.700 tonnellate.
Il solo peso delle due barbette era di 358,4 tonnellate, essendo ciascuna spessa 125 mm e costituita da ben 17 piastre laminate, con un diametro di 10,2 metri, per un'altezza di 5,56 m.
Il torrione aumentò a 150 mm sulle pareti, nel mentre erano stati adottati anche nuovi tipi di acciaio per molte di queste strutture, incluso lo scafo stesso, realizzato in parte in ST52, e persino leghe leggere (in acciaio).
Il peso complessivo delle corazze del ponte (incluso quello di castello?) aumentò a 475 t circa, mentre la cintura era di 413,3 t. In tutto, erano 898,154 tonnellate, il 20% della precedente nave, a cui aggiungere il peso del torrione, che da solo stazzava 192 tonnellate.
Il set di armi disponibile non cambiò molto, solo che vennero aumentate le armi di 10 cannoni calibro 20 mm, i cannoni da 88 mm divennero binati, e i siluri da subito arrivarono al calibro 533 mm. La Scheer divenne operativa nel 1934.
La Admiral Graf Spee, ordinata nel 1932, entrò in servizio per ultima. Vi furono molte discussioni su cosa installare come apparato motore in queste navi, ma oltre che a migliorare le caratteristiche dei diesel, appesantendo complessivamente tutto il sistema, non si poté fare, perché le turbine a vapore avrebbero dato un raggio pressoché dimezzato rispetto ai circa 26.000 km possibili ad andatura di crociera, con queste navi. Ad ogni modo, tutto l'apparato motore e di trasmissione aumentò di peso di 167 t rispetto alla Scheer, e 497 rispetto alla Deutchland.
Nelle prove di velocità e consumo, si verificarono molti dati interessanti. Con due motori alla potenza minima di 358 hp totali, era possibile viaggiare a 5,38 nodi (eliche a 45 rpm). Con 4 motori, 9.770 hp, potenza media, era possibile arrivare a 18,34 nodi e 142 rpm. Un risultato migliore fu raggiunto con tutti e otto i motori per 36.125 hp e 213 rpm, 26 nodi. Con la massima potenza disponibile si arrivava a 53.650 hp e 28,5 nodi (240 rpm), il tutto con pescaggio di 5,8/7,27 m (a seconda dei punti della nave). Lo stop, a 26 nodi era in 3 km e 9,5 minuti, ma se si dava indietro tutta si riduceva a 780 metri e 2,33 minuti. A 9 nodi erano 1,19 km/8,8' e 394 m/2'38''.
Il consumo: a 18,7 nodi e 10.250 hp, circa 3,117 t/h tutto compreso (anche i generatori e caldaie ausiliarie, circa 160 e 415 kg/h), consumo specifico 0,248 (kg/hp/h), totale 16,8 t/100 nm(185 km), con un raggio di 16.300 miglia nautiche. A 26 nodi e 36.945 hp, circa 7.900 miglia nautiche, con consumo migliorato a 0,226, ma in termini assoluti portato a 8,925 kg/h. Consumo orario: 34,3 t/100 nm.
Quanto alla corazza, l'aumento più sensibile era quello della cintura, passata ad uno spessore di 100 mm a 13°, tra le ordinate 29,5 e 148. Le paratie d'estremità erano pure spesse 100 mm, le paratie 40 mm, che andavano fino alla chiglia della nave. Il ponte, al solito, era molto variegato, ma stavolta era persino più strano del normale. Al centro, tra le due paratie laterali (da 40 mm, presumibilmente) e sotto il ponte di castello (sempre che fosse sempre presente, 20 mm) e le sovrastrutture, era di soli 20 mm. All'esterno era di 40 mm, al di fuori della zona dove c'erano le paratie antisiluri era di 30 mm, ma in alcune parti (depositi munizioni) era forse da ben 70 mm di spessore. In tutto, il ponte era da 697 tonnellate.
L'armamento era simile a quello delle altre navi, ma da subito vennero installati impianti binati da 105 mm (cannoni che vennero usati anche sulla Scheer, dopo un rimodernamento, ma ancora sui vecchi affusti da 88).
Le differenze erano anche visibili nei pesi: 900 t per l'apparato motore diesel, 982 per la Scheer, 1.013 per la Spee. La nafta era tra 103 e 230 t.
Quanto ai pesi da costruzione e protezione, sempre secondo Whitley, abbiamo che:
Acciaio da costruzione (SI): Scheer, 5.289 t; Graf Spee, 5.744 t; Scharnorst, 14.529 t; Tirpitz, 19.221 t
Con la corazza verticale: 6.159 t 6.769 t 22.139 t 28.684 t
Totale: 6.240 t 6.805 t 22.229 t 28.694 t
Ponte superiore: 1.989 t 2.248 t
Ponte principale: 475 t 697 t 3.252 t 4.293 t
Solo l'acciaio da giunture era tra le 88 t (Scheer; la Spee 137) e le 219 t (Scharnorst) e 323 (Tirpitz); l'acciaio da forgiatura (?) era tra le 265 e le 827 tonnellate. La sola pittura era di ben 63, 73, 140 e 168 tonnellate.
Questi totali non tengono conto, ovviamente, dell'armamento, munizioni, equipaggio, viveri, carburante (fino a circa 8.000 tonnellate per la Bismarck, oltre 3.000 per la Scheer).
Le 'Panzerschiffe' (che significa semplicamente navi corazzate), saranno poi un modello per tutte le navi tedesche che verranno, malgrado ironicamente, l'armamento policalibro che le contraddistingueva.
Infatti, aumentando il dislocamento, sarà possibile installare una terza torretta sulle Scharnorst, mentre 4 delle 8 postazioni da 150 verranno sostituite da torrette binate, tra l'altro ben corazzate e totalmente chiuse, sì da avere 9 cannoni da 280 e 12 da 150, a cui si aggiunse la moltiplicazione dei cannoni da 105, che da tre impianti binati totali, diventeranno tre per lato, più uno nella zona poppiera (14 totali). I siluri spariranno (per poi riapparire durante la guerra, abbastanza stranamente), mentre gli aerei aumenteranno da uno a due e l'armamento leggero verrà pure raddoppiato. A questo aggiungiamoci pure la corazzatura, diventata 2-3 volte più spessa e ben più estesa. L'unico problema fu la necessità di dover usare motori a turbina per avere prestazioni da '30 nodi' e passa, riducendo l'autonomia e l'affidabilità.
Le Bismarck perpetuarono l'evoluzione, con spessori e apparato motore simili, ma cambiando la batteria principale in 4x2 da 380 mm, più il rimpiazzo delle 4 postazioni da 150 con 2 binate dello stesso calibro, ottenendo 12 cannoni tutti in torrette (però meno blindate delle Scharnorst, sebbene indubbiamente ancora ben protette e indubitabilmente, molto più efficienti rispetto ai pezzi aperti, troppo vulnerabili nei climi freddi), oltre che ben 16 da 105 mm in otto impianti binati. Ma a questo punto parliamo di navi da 40.000 e passa tonnellate.
La triplice batteria resterà quindi un marchio delle navi tedesche, così come quelle italiane, del resto è così divertente da un punto di vista modellistico.
E' comunque notevole che già con le Panzerschiffe si pensasse, ad un certo punto, di rimpiazzare tutto l'armamento secondario/terziario con ben 14 cannoni da 127 mm in imbianti binati a doppio ruolo, con i quali oltre a maggior efficienza, si sarebbe ottenuto anche un risparmio di peso.
La Graf Spee aveva una protezione complessiva di circa 700 tonnellate per il ponte (senza considerare, ammesso che ci fosse ancora, il ponte di castello da 20 mm) spesso tra 20 e forse 70 mm; la cintura arrivava a circa 1.000 tonnellate, poi c'erano le barbette da circa 340, le torri e altre attrezzature minori probabilmente non conteggiate (come il torrione, da 192 tonnellate già nelle prime unità). In tutto, la corazza della più protetta delle navi tedesche 'tascabili' era sulle 2.000 tonnellate, anche abbondanti.
Ma sarebbe bastata?
Vs gli incrociatori Washington: il caso ZARA
Un degno avversario dei tipi 'Tascabili' era l'incrociatore da battaglia, ma a dire il vero, sarebbe stato un gioco un pò 'unfair'. Troppa grazia, mettere una nave da 30.000 tonnellate contro una, seppure un pò più moderna, da 10.000 (nominali)!
Così abbassiamo i 'toni' e non parliamo, almeno per ora, dei vari Hood e Renown, né delle potenti corazzate veloci 'Dunkerque'. Tutte navi con dislocamenti tra 2 e 3 volte quelle dei tipi originali.
Un'altra nave, piuttosto, merita la nostra attenzione. Praticamente coeva delle navi tedesche, la classe ZARA è stata formata da quattro incrociatori pesanti tipo 'Washington', dalle caratteristiche tra le migliori mai ottenute da questa categoria: ovvero gli incrociatori pesanti da 10.000 tonnellate.
Quando si parla di queste navi, bisogna rifarsi alla storia della tecnica del dopoguerra. Queste navi, infatti, non sarebbero state possibili se non ci fossero da rilevare i progressi che la tecnologia ottenne in pochissimi anni, a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
A quell'epoca esisteva una categoria di incrociatori, quelli 'corazzati', che erano sostanzialmente navi molto discutibili sebbene potenti. Essi erano concepiti come una sorta di navi capaci di combattere quelle più leggere, ma di fuggire di fronte alle corazzate vere e proprie, a meno che non fossero navi meno efficienti o più danneggiate. Ma questa teoria era davvero valida? Apparentemente, no. Infatti, il peso delle protezioni che avevano li rendeva capaci di superare a stento i 20-22 nodi. Le navi da battaglia dell'epoca erano in genere capaci di fare sui 18 nodi, qualcuna anche di più. Questo significava che il margine di velocità era risibile.
Sostanzialmente, gli incrociatori corazzati erano navi assai costose, decisamente grosse, eppure poco armate, e poco corazzate quando comparate alle corazzate vere e proprie. Non erano una scelta molto buona, e nella marina italiana erano classificate come 'corazzate di seconda classe'. La 'terza classe' erano invece gli incrociatori protetti, che seguendo l'esempio della corazzata Italia, avevano abbandonato la cintura corazzata come difesa principale, sostituendola con un ponte a tartaruga, che si abbassava ben sotto la linea di galleggiamento. Questo permetteva di ottenere navi molto più leggere a parità di caratteristiche, oppure molto più veloci a parità di potenza e dislocamento.
Però, di fatto, non furono nemmeno questi dei grandi successi in termini combattivi: tipicamente, erano navi piccole, sulle 3.000-4.000 tonnellate, generalmente ritenute incapaci di eseguire azioni di fuoco prolungate, tanto che la stessa classe Italia fu un esperimento, tra le corazzate, non più ripetuto (nemmeno quando le condizioni l'avrebbero reso consigliabile, come nelle battaglie dopo il 1916, e nelle limitazioni di dislocamento dei trattati).
Gli incrociatori corazzati, invece, erano navi assai grosse, capaci di arrivare facilmente alle 10.000-15.000 tonnellate, e quindi di pareggiare in dislocamento le corazzate dell'epoca, e superarle in dimensioni.
Ma anche così, basta vedere al riguardo un incrociatore classe 'Minotaur' inglese, confrontato con una corazzata 'Lord Nelson' per capire come la situazione non fosse delle migliori.
La Lord Nelson stazzava 16.500 t standard, e 17.750 a pieno carico, era lunga 135,2 x 24,2 m, disponeva di due motrici per 16.750 hp, andava a 18 nodi e disponeva di corazze di cintura spesse fino a 305 mm, nonché e sopratutto, di 4 cannoni da 305 mm e 10 da 234.
Confrontata con il Minotaur, aveva circa 5 nodi di svantaggio. Ma il Minotaur stazzava 14.500 t, eppure aveva solo 4 cannoni da 234 mm e 10 da 190, protetti da una corazza da 152 mm al galleggiamento, e fino a 203 mm in torri e torrione. Nondimeno, era una nave da 160 metri per 22,7 di larghezza, e possedeva ben 27.000 cavalli-vapore.
Questo significa che il Minotaur era in realtà più leggero, ma non di molto; era più lungo di quasi 30 metri, ma nonostante questo aveva la metà della protezione e il peso di bordata era di circa 1.000 kg contro 2.500! In pratica, non c'era paragone e il Minotaur non poteva che fuggire.
Quello stesso anno, ovvero il 1908, entrò anche in servizio un'altra nave, la HMS Invincibile.
Questa aveva un dilocamento di 20.135 t, 172,8 x 23,9 m, aveva corazze da circa 152 mm al galleggiamento (in origine ne erano stati dichiarati 178, ovvero 7 pollici anziché 6), 8 cannoni da 305 mm con bordata di 4 o 6, e ben 44.875 hp, per una velocità di 26,5 nodi.
Seppure marginalmente più grande dello stesso Minotaur, e protetto in maniera non dissimile, era una nave grandemente superiore in battaglia. La differenza la faceva sopratutto un paio di fattori: uno era l'armamento monocalibro, e l'altro era quello di possedere motori a turbina.
In altre parole, gli incrociatori corazzati, così com'erano, semplicemente non valeva la pena costruirli per via del costo e del limitato guadagno ad avere navi del genere.
E la Marina inglese, dopo il 1908, non ne costruì più. Bisogna pensare a quel che significasse, visto il numero enorme di navi disponibili. Era stato già così 2 anni prima, con la Dreadnough, che come necessaria evoluzione di pensiero, era andata alla categoria 'tutta grossi cannoni', anziché su due batterie, meno efficaci come venne dimostrato a Tsushima e in altre battaglie del 1904-5, quando solo i pezzi da 305 mm si dimostrarono davvero decisivi, lasciando ruoli piuttosto marginali ai pezzi di calibro minore, fino al 203-254 mm inclusi.
Ma mentre la Dreadnought era stata un'evoluzione, l'idea di fare praticamente lo stesso con la categoria incrociatori era una rivoluzione, che del resto si ritenne necessaria, perché le navi di questo tipo, all'epoca, erano già arrivate ai limiti massimi di sviluppo. Solo che, dopo l'Invincible, tutti i numerosi incrociatori corazzati divennero obsoleti, inclusi -ancora una volta- un gran numero in servizio con la Marina inglese!
Gli italiani provarono a fare una cosa diversa, ovvero la 'nave da battaglia veloce', già con la ITALIA (che, come altre che l'avevano preceduta, era pure MONOCALIBRO, altra idea che ogni tanto riaffiorerà), e poi proseguirono con navi molto veloci, ma poco corazzate (e policalibro), come la SARDEGNA, le BRIN e persino una nave veloce, assai blindata, ma poco armata, come la V.EMANUELE. Erano di fatto degli antenati degli incrociatori da battaglia, ma senza motori a turbina non erano progetti del tutto validi, e comunque erano troppo piccole per le esigenze moderne (dell'epoca). Sacrificare la cintura corazzata fino a spessori di appena 100 mm (Sardegna), o 152 (Brin), seppur con velocità e armamento potenti, oppure dimezzare il numero dei cannoni principali (Emanuele), non era certo una buona idea se si volevano navi capaci di combattere senza particolare timore. In questo, comunque sia, la velocità si era subito dimostrata la peggior nemica della protezione.
Le navi da battaglia, quindi, cominciarono a diventare sempre più grandi e potenti, e gli incrociatori da battaglia erano in particolare destinati proprio a distruggere quelle più piccole, ovvero gli incrociatori corazzati, e anch'essi, a sfuggire al fuoco delle corazzate.
Gli incrociatori da battaglia inglesi erano poco protetti, perché essenzialmente ci si aspettava l'uso contro navi inferiori, ma erano 'mostri dalle mascelle di vetro', e per supremo destino, finiranno per oscurarsi nella stessa battaglia dello Jutland, dove si eclissò definitivamente l'incrociatore corazzato, che essi erano stati creati per distruggere. In realtà, gli incrociatori da battaglia tedeschi si dimostrarono molto più resilienti, perché sacrificavano armamento e anche velocità, per una protezione maggiore. Questi furono alla fine dei veri e propri antenati diretti della moderna nave da battaglia 'veloce', di cui la prima classe fu forse la Queen Elizabeth (che a sua volta, debuttò proprio in quella battaglia!).
Però, per quanto si volesse costruire le navi migliori, non ce ne sarebbero mai state abbastanza e così qualche tipo di nave in aggiunta alle forze leggere, e alle corazzate dall'altro estremo, si doveva pur trovare. E lo trovarono.
La trasformazione, dell'immediato dopoguerra, vide presto le turbine a bordo delle navi 'intermedie', quelle che fino al 1912 in Italia erano chiamate corazzate di seconda classe. Ed era assai naturale, visto che gli incrociatori da battaglia le ebbero da subito, ma prima ancora, che c'erano navi che fin dalla fine del XIX secolo avevano quel tipo di propulsore. Un altro sviluppo fu quello di installarli sugli incrociatori leggeri, ovvero gli 'scout' della Marina inglese e anche di altre nazioni (Germania in testa). Ovviamente, non poterono mancare a bordo di navi totalmente sprotette ma velocissime, i cacciatorpediniere e le torpediniere.
Quindi, perché diavolo non dovevano stare su navi da 10.000 tonnellate, quando erano su unità di ogni sorta e classe, da 1.000, 4.000, o 20.000 tonnellate?
E così andò davvero.
Già il S.Marco, della marina italiana, era stato provvisto di quest'apparato motore, per circa 24 nodi. Ma questo era già un incrociatore 'post Invincible', costruito e messo in servizio attorno al 1910, quindi di fatto era una nave del tutto diversa da quelle 'classiche' di questa categoria. A tutti gli effetti, non era un grosso incrociatore, ma era una piccola corazzata veloce, solo meno armata e meno protetta, ma costruita con gli stessi criteri di una corazzata. E all'epoca, oramai, tutte le principali marine avevano corazzate a turbina, o si appressavano ad ottenerle. La prima fu la RN inglese, mentre l'USN e la KM erano ancora scettiche sulle turbine e costruirono le loro prime 'Dreadnought' con motrici alternative, salvo poi cambiare idea per ottenere prestazioni sufficienti.
Un altro sviluppo doveva caratterizzare gli incrociatori di tipo moderno: l'armamento monocalibro. La Francia, in questo caso, fu quella che ci arrivò per prima, ottenendo le 'Waldbeck Russeau', con una batteria uniforme di torri binate, ma da 194 mm, piuttosto pochi (certo validi, ma solo contro altri incrociatori).
Questa combinazione di turbine e armi principale monocalibro è sufficiente per generare un nuovo tipo di nave, ma bisognava mettere il tutto assieme.
Nel periodo prebellico, la RN, impegnata nella supremazia contro la KM, costruì un tipo di nave che era una via di mezzo tra l'incrociatore da battaglia e gli incrociatori leggeri. All'epoca, questi ultimi erano per lo più dotati di cannoni da 102 mm e qualche pezzo da 152. Per sopraffare gli incrociatori leggeri tedeschi, però, non era sufficiente, specialmente dopo che questi cominciarono ad imbarcare pezzi da 149 mm. E così nacquero gli 'Hawkins', navi che però rimasero ferme durante il conflitto, per essere poi riprese nel dopoguerra. Sebbene provviste ancora di postazioni singole e aperte, avevano cannoni da 190 mm, e i motori a turbina erano buoni per i 30 nodi (oltre 60.000 hp!). Gli americani, dal canto loro, costruirono gli 'Omaha', da circa 32 nodi e con circa 12 pezzi da 152 mm.
Queste classi erano i prototipi di quel che sarebbe venuto fuori di lì a poco.
Agli Hawkins seguiranno infatti gli incrociatori del tipo Washington, che per molti versi ne erano direttamente modellati. Il calibro dei cannoni fu aumentato a 203 mm come massimo, e vennero giocoforza introdotte delle torri binate o trinate per 'starci' in quel dislocamento di 10.000 tonnellate stabilito come limite.
A quel punto l'incrociatore pesante moderno era nato: una nave flessibile, veloce, ben armata, anche se giocoforza doveva rinunciare alla protezione per via dei pesi disponibili. E le maggiori potenze partirono subito per la loro costruzione.
Nel mentre, gli 'Omaha' divennero una pietra di paragone per gli incrociatori leggeri. Sia gli Hawkins che gli Omaha divennero presto obsoleti, nell'arco di un lustro al massimo; ma rimasero delle buone navi (tanto che poi serviranno nella II guerra mondiale con discreta utilità), e sopratutto, avevano indicato una via precisa.
E così, si può ben dire che l'incrociatore pesante fosse, dal primo dopoguerra in poi, il naturale erede dell'incrociatore corazzato: solo che, come il Roussau francese, era monocalibro e come il S.Marco era provvisto di motori a turbina, che assicurarono ben presto potenze mostruose (i 'Trento' italiani arrivarono a 150.000 hp!! Ergo, erano PIU' potenti delle corazzate 'Littorio' di quasi 15 anni dopo, pur pesando un quarto!).
Queste navi diventeranno presto le vere protagoniste delle flotte del periodo interbellico: nella Marina italiana, a fianco di due corazzate ricostruite, ne verranno costruite sette; idem per quella francese, i britannici ne introdussero 13, i tedeschi un paio, i giapponesi e gli americani molte di più, tanto che di fatto si può dire che queste fossero LE vere navi da battaglia del tempo. Secondo alcuni autori, erano navi che possedevano le qualità della corazzata, senza averne i difetti.
Sta di fatto che, a causa della crisi economica, dei trattati internazionali per la limitazione degli armamenti (conferenze di Washington e Londra), e per ragioni economiche, e nonostante l'inefficienza di costruire navi così potenti solo per il gusto di aggiungere ai loro fragili scafi, qualche nodo di velocità, durante il periodo interbellico ne vennero costruite circa una cinquantina di esemplari. Nel mentre, le navi da battaglia ristagnarono ad un incredibile livello di appena due nuove unità per la marina inglese, due per quella giapponese, e qualcun'altra per quella americana. Generalmente erano armate con i pezzi da 406 mm, che di fatto costituirono una loro 'era' prima del pieno fulgore della guerra successiva, quando diventarono lo standard per le corazzate americane.
E così gli incrociatori diventarono i veri protagonisti della guerra sul mare: ottima velocità, autonomia, buona potenza di fuoco e tenuta al mare, flessibili, assai robusti. Quelli leggeri erano discreti mezzi anti-cacciatorpediniere, ma quelli pesanti erano l'unica alternativa alla mancanza di corazzate veloci.
Per la protezione, non si poteva fare praticamente nulla, perché non c'erano i margini per questo sviluppo. Si doveva fare fare affidamento alla sola velocità per garantirsi la sopravvivenza.
Oppure barare.
Che è quel che qualcuno fece, e in particolare gli italiani per i loro 4 'Zara'.
Il dislocamento standard, a dire il vero, non ha mai detto davvero molto. Ma un conto era arrivare a 14.000 tonnellate a pieno carico sì, ma con 3.200 t di nafta, come la marina inglese per i suoi 'County', che però stazzavano rigorosamente meno di 10.000 tonnellate. Erano belle e alte navi, ma poco protette, quasi dei transatlantici con delle torri d'artiglieria. Al contrario, le navi americane erano 'tracagnotte' e avevano un basso bordo libero, con una scarsa tenuta al mare. La cosa era necessaria per avere un'elevata potenza di fuoco (cosa a cui tenevano molto!), e un minimo di protezione, specie per le artiglierie, il torrione, ma anche per la cintura corazzata. I Giapponesi, sorprendentemente, riuscirono a fare navi relativamente leggere, ben armate, e più veloci di quelle angloamericane. Sempre restando, nel totale concesso quanto a dislocamento.
Un conto era arrivare, invece, a navi che 'sforavano' questo stesso livello di tonnellaggio concesso, barando volontariamente.
Che è quello che ha fatto l'Italia.
Molto prima che i giapponesi e tedeschi scegliessero questa via (quando ormai i trattati erano diventati poco o niente vincolanti), vennero quindi impostati questi 4 incrociatori da '10.000 tonnellate', che in realtà erano navi da 11.500-11.900 tonnellate 'standard'. La differenza, nemmeno a dirlo, è praticamente quella che serviva per la corazzatura extra che contraddistinse queste robuste navi da guerra, e ne fece una delle migliori espressioni del tipo 'Washington', semplicemente perché in realtà, ignorò i limiti assegnati.
Gli 'Zara' erano potenti navi, più piccole e compatte dei 'Trento', e al contempo più pesanti. Ecco perché ebbero una corazzatura che nessun incrociatore da '10.000 tonnellate' poteva permettersi.
Ebbero cannoni di gittata più lunga e con proiettili più pesanti dei tipi 'Trento', e pare che in verità, sia pure di poco (rispetto ai cannoni francesi), fossero i pezzi di maggiore gittata della categoria, finché non vennero ridotti come carica di lancio e apparvero i cannoni da 203 mm degli 'Hipper' tedeschi.
Nel contempo, l'armamento a.a. venne ben curato, con una quantità di ben 16 cannoni a.a. da 100 mm, in otto impianti binati. Però non ebbero mai siluri a bordo. Due di questi impianti vennero poi sostituiti da cannoni da 37 mm a.a., e così si ridussero a 12 (più 4 impianti binati da 37 mm).
La velocità venne un pò sacrificata, invece di essere continuativamente i 'primi della classe', gli italiani, per una volta, furono costretti a volare 'basso', e scelsero un apparato motore su due soli assi, con una velocità e una potenza non trascurabili, ma nemmeno eccezionali: 32 nodi e 95.000 hp.
Quello che però colpisce è la completezza e la qualità della protezione. Ci si deve chiedere come mai avvennero dei cambiamenti del genere. Nella RM, con la direzione Pariani, la velocità era 'tutto' o quasi, e infatti arrivarono a teorizzare velocità operative di 38 nodi, ed ebbero cacciatorpediniere/esploratori e incrociatori che giunsero ad almeno 42, ovviamente alle prove in carico leggero!
Poi le cose cambiarono in maniera più concreta, gli incrociatori di 'carta' tipi Da Giussano e Da Barbiano sparirono dagli scali, e apparvero navi più pesanti e potenti, fino ai Garibaldi, e -nel caso degli incrociatori pesanti- agli Zara.
Questi ultimi erano mezzi navali molto ben protetti. La ragione era, che essi non dovevano fare semplicemente opposizione a navi più piccole e meno armate, ma andare proprio a scontrarsi con incrociatori della stessa categoria. Ecco perché erano provvisti di corazze così massicce, di acciai per giunta 'moderni' e resistenti.
La progettazione iniziale aveva persino valutato una cintura da 200 mm, e armamento di 6 o preferibilmente, 8 pezzi da 203 mm. Ma pesava troppo anche per il dislocamento 'sforato' (12.000 tonnellate) e così ci si 'accontentò' di 150 mm laterali, ma con una quarta torre da 203 mm. L'armamento a.a. era pure potente, avendo 16 cannoni di medio calibro quando all'epoca era normale che gli incrociatori di questa categoria ne avessero solo 4 o 8 al massimo. Singolarmente, il SUFFREN, l'unica nave francese ad imitarli, era provvista di 12 cannoni da 100 mm binati, più lanciasiluri. In pratica, così, quando sbarcarono 4 cannoni da 100 mm per raddoppiare le armi leggere, gli 'Zara' divennero simili a questo cugino, nonché ai camerati 'Hipper'. I 'County', invece, una volta che raddoppiarono i cannoni rimasero con 8 pezzi da 102 mm, ma anche con 8 siluri, che si può dire, fossero l'equivalente delle due torri cannoniere che mancavano per pareggiare (ergo, 6 armi multiple in entrambi i tipi, siluri o cannoni che fossero; mentre i Suffren e Hipper ne ebbero 8, così come i tipi giapponesi, solo che questi ultimi ebbero 4 torrette e 4 lanciasiluri).
Il costo unitario delle navi era di circa 110.000.000 di lire dell'epoca. Avevano una sovrastruttura di tipo 'classico' e non il tubo corazzato tipico delle navi che vennero dopo. C'era un albero quadripode che teneva la 1a direzione del tiro, e il torrione ne aveva una seconda, proprio sopra di esso.
Corazzatura
E veniamo, dunque, alla protezione: questa era pari a circa il 28% del dislocamento (standard?) ergo, presumibilmente, quasi 3.000 tonnellate di acciaio balistico.
Per capire la differenza con i precedenti 'Trento':
peso scafo 41,9% vs 49,2%;
motori 13,1 vs 22,4%;
protezione 24,8 vs 8,7%,
armamento 12,2 vs 10%,
allestimento e vari 8 vs 9,7%.
Questa protezione era del tipo 'a ridotto centrale', come in una vera corazzata. L'idea, insomma, era chiara: fare degli 'Zara', più che dei velocissimi incrociatori pesanti come i precedenti tipi, delle vere e proprie piccole corazzate classe 10.000 (12.000!) tonnellate. In questo, erano del tutto simili alle 'Panzerschiffe', solo che erano fatte in maniera del tutto diversa: minore armamento, più corazza e velocità, meno autonomia.
Al riguardo, bisogna dire che la R.Marina era molto confusa, all'epoca: si misero in riserva le corazzate, si costruirono questi incrociatori che sembravano fatti apposta per esserne l'economico sostituto, battendo le navi similari e fuggendo a quelle da battaglia. Sembrava giusto, in alternativa a rimodernare le vecchie corazzate, o a costruirne di nuove. E del resto, non era una novità che la RM fosse tradizionalmente favorevole a queste strane commistioni tra incrociatori molto protetti e navi da battaglia 'alleggerite', tanto da rendere difficile capire chi fosse cosa, con gli standard internazionali.
Come le cose siano poi andate è noto: la R.M. finirà per disperdere risorse in tutti e tre questi sentieri, spendendo per rimodernare ciascuna coppia di corazzate, una somma paragonabile a quella per costruire una corazzata ex-novo e più potente.
A parte l'assenza di cintura alle estremità, di fatto gli 'Zara' erano molto simili alla vecchia concezione italiane delle navi tipo 'Garibaldi/S.Giorgio', anche se il ridotto era più leggero e ovviamente, l'armamento monocalibro e i motori a turbina. Quasi tutta la protezione venne concentrata solo nella zona centrale, che peraltro era lunga solo la metà dello scafo, al ridotto centrale tra le torri 1 e 4. Questo, a sua volta, era lungo circa il 50% del totale, ergo 90 metri.
La cintura corazzata, grazie ai margini maggiori e alla minore superficie, era così raddoppiata rispetto ai Trento, passando da 70 a 150 mm. Era fatta, su ciascun lato, da 15 enormi piastre lunghe 6 metri l'una, ovvero 90 metri totali. Purtroppo, non è chiaro quanto fossero alte, ma un peso unitario di circa 20-30 tonnellate sembra ipotizzabile. Del resto, più una piastra è ampia, meno è vulnerabile dato che i bordi sono più fragili. Però è più difficile realizzare corazze omogeneamente robuste e resistenti, oltre che mobilitarle (specie all'epoca). Ad ogni modo, per risparmiare peso, va detto che esse si rastremavano fino a 100 mm sotto la linea d'acqua: quanto fosse lo spessore medio, però, non è dato sapere (120-130 mm?). In altezza, arrivavano fino al ponte di batteria, dove c'era quello corazzato.
Sopra a questa corazzatura così robusta, c'era un ponte da 70 mm, spessore anch'esso considerato sufficiente per la difesa contro le granate da 203 mm, fino praticamente alla massima distanza di tiro a cui si poteva tirare qualche colpo a segno.
Ma questa formidabile accoppiata non era mica sufficiente. Sopra la cintura principale, c'era anche la cintura secondaria, stavolta praticamente solo antischegge, essendo spessa 30 mm (ma sempre molto meglio del nulla delle navi di questa categoria). 10 piastre lunghe 9 metri (e alte, probabilmente, 2,2 metri) l'una, comprensive anche di oblò. Sopra ancora, tutto lo scafo della zona del ridotto era chiusa dal solito ponte di copertino (coperta), spesso 20 mm. Quindi c'erano DUE cinture, e c'erano due ponti.
Le due traverse corazzate, che chiudevano il ridotto, erano costituite da 8 piastre, spesse 120 mm e alte sino al ponte di batteria; più in alto, c'erano 2 piastre da 20 mm che si alzavano sino al ponte di coperta.
Quindi: scafo inferiore e più importante: cintura 150 mm, ponte 70 mm, traverse 120 mm; ponte superiore, cintura 30 mm, ponte 20 mm, traverse 20 mm. Il primo era capace di resistere ai proiettili, il secondo era essenzialmente solo antischegge.
Poi c'era la protezione delle torri binate, spessa fino a ben 203 mm frontalmente, mentre lateralmente non è chiarissimo a che spessore arrivasse; probabilmente, sui fianchi era di 152 mm (che è un valore anche più impressionante di quello frontale!), mentre il tetto pare che fosse di 100 mm, così come probabilmente la zona posteriore. Le barbette erano spesse circa 120-150 mm (sotto e sopra il ponte di coperta). Questo significa che, nonostante fossero molto spesse, le protezioni delle 'Panzerschiffe' erano sensibilmente meno robuste di queste.
Le barbette erano in acciaio al cromo-nickel, tra 150 e 120 mm di spessore. Un cilindro corazzato (non si sa con quanta blindatura) era in collegamento con il 'cervello' della nave, il torrione che aveva un diametro interno di appena 330 cm, e anche per questo, corazza spessa 150 mm sulle pareti, 80 tetto, 70 mm fondo. Sopra di esso c'era la 2° DT, pure cilindrica, ma paradossalmente, con un diametro interno di 3,5 m; le corazze erano quasi le stesse, 120 mm lati e ben 95 mm soffitto.
Per il resto, c'era solo il timone blindato con scatole da 20 mm, così come il locale calderine ausiliarie che era sopra la coperta. Una follia, se si pensa che il Bolzano ebbe il timone KO da un singolo colpo da 152 mm, che pure perforò un ponte di protezione spesso 30 mm, nonché il fianco della nave stessa.
Corazzatura Zara in dettaglio:
-cintura principale 100(sott'acqua)-150 mm fino a p.batteria, cintura superiore 30 mm, traverse inferiori 120 mm, superiori 20 mm; ponte principale 70 mm (più sottile alle estremità); ponte superiore 20 mm; barbette 120 (sotto ponte)-150 mm; torri 203 mm frontale, 152 lati, 100 superiore; torrione 150 mm (lati), 80 (sup.), 50 mm (infi); torre tiro 120 mm (lati), 95 mm (sup); scatola timone e locale calderine, 20 mm.
Piccole scudature laterali per i cannoni.
La protezione era anche data da 18 compartimenti (con 19 paratie) con la galleggiabilità assicurata fino a 3 contigui allagati, e turbopompe da 375 t/h, tra le altre cose. Oltre, ovviamente, agli impianti antincendio e alle centrali di controllo danni.
C'erano anche due paramine protettivi (e un terzo di riserva), normalmente sistemati a lato della torre n.2, essi erano capaci di divergere le mine ad ormeggio fino a 15 m di profondità e 70 m di larghezza per lato.
Esistevano anche 4 fumogeni a nafta nei fumaioli (2) o a cloridrina (a motori spenti).
Apparato motore
Il timone era uno solo, semicompensato e di oltre 29 mq, con due motrici idrauliche da 85 hp l'una, e angolo di barra massimo di 35°.
Le sole ancore di prua erano da 6,5 o 6,69 t, con motori da 80 hp elettrici, e uno da 40 hp per un'ancora di 1,8 tonnellate a poppa (che però venne sbarcata dopo l'inizio della guerra); le catene erano lunghe 265 metri.
La potenza dei motori, nominalmente, era di 95.000 hp, ma in pratica superò, alle prove, anche i 110.000, cosa notevole visto che di fatto eccedeva quei 50.000 hp/asse che erano considerati il limite pratico per ogni marina (e infatti, non vennero realmente mantenuti se non per poco tempo). Esse, assieme alle caldaie, erano separati in due locali diversi. L'acqua per le caldaie era varia: il Fiume aveva 144,9 t, con 2.528,1 t di carburante; il Pola aveva invece 183,8 e 2402,6 t rispettivamente.
Il peso di ciascuno dei due gruppi turbine (AP e BP) era sulle 56 t, mentre le eliche, da circa 4,5 metri, erano in bronzo e pesavano sulle 16 tonnellate.
Dato che erano motori a pressione (vapore surriscaldato di 60°, pressione 25 atm), ci voleva il suo tempo per ottenere la massima velocità! Questa era una caratteristica di tutti i motori a vapore. E se si voleva approntare la nave al moto, da spenta, ci volevano 6 ore, o 4,5 in emergenza; se si partiva con motrici già peridicamente riscaldate, si poteva ridurre a 1 ora e 50 minuti.
Quanto alla velocità: nelle prove, il più lento fu il FIUME, 11.233 t, erogava 110.793 hp a 288,7 rpm, eppure andò solo a 32,65 nodi. Il più potente fu il Gorizia, che a 10.865 t andò a 114.325 hp a 272,7 rpm, per 34,4 nodi. Il più veloce, però, fu lo Zara, che a 10.883 t, con 109.295 hp a 279,51 rpm, ottenne 34,55 nodi.
La potenza elettrica era assicurata da due centrali sopra i locali macchine, con turbine a vapore ausiliarie e potenza di 180 kW/220V per ciascuna. Apparentemente, però, non erano molto protette, se per 'sopra' si intende anche oltre la struttura del ponte principale.
Armamento
I cannoni da 203/53 Mod 29 degli Zara erano a culla unica anche se con elevatori separati per ciascun cannone, le torrette erano ben protette perché, essenzialmente, erano molto piccole. Però i cannoni a culla unica non erano l'ideale per il tiro di precisione, meno che mai un'eccessiva vicinanza dei cannoni stessi tra di loro, per i soliti problemi di disturbo reciproco. Per il resto erano armi molto potenti per il loro calibro, superando i 31 km di raggio d'azione.
Poi c'erano ben 16 armi da 100/47 mm OTO Mod 31, del tipo austriaco Skoda riprodotto poi in Italia in gran numero. 4 cannoncini da 40/39 Vickers, 8 mitragliere Hochtkiss. Fu nel 1937 che due impianti vennero sbarcati per rimpiazzarli con 4 mitragliere binate Mod 32 da 37/54 mm, mentre l'anno dopo sparirono anche i cannoni Vickers.
C'erano anche due obici da 120/15 illuminanti, i 'soliti' obici illuminanti che facevano pensare a come la RM fosse addestrata e bendisposta al combattimento notturno, cosa che poi gli eventi bellici dimostrarono essere totalmente falsa. Queste 'armi' verranno poi sostituite sul Gorizia, con altri due impianti da 37 binati. Strano ma vero, però, i cannoni da 20/65, su queste navi, non verranno MAI installati, nemmeno sul Gorizia che pure, dopo i danni del '43, era stato predisposto per averne 14.
I depositi munizioni erano 4, e contenevano su due piani cariche e proiettili (sotto), non solo principali, ma anche delle armi secondarie.
I colpi da 203 erano 440 colpi AP (buoni essenzialmente entro i 30° di impatto dalla normale della piastra), 360 HE, quindi appena 100x cannone; per i proiettili da 100 mm c'erano ben 1.200 granate antinave, 1.200 a.a. e 700 VR (vampa ridotta) antinave, 1200 VR a.a. e 480 antinave traccianti, totalizzando 4800 colpi ergo inizialmente 300 per cannone. 240 per gli obici illuminanti, 6000 per le 40 mm (=1500), 24.000(12.000 AP e 12.000 traccianti) per le 13,2 mm (=3000).
In teoria era possibile rifornire ciascun 203 mm con 4 proiettili al minuto (quindi più della cadenza di tiro effettiva, che non superava, a bassa angolazione, i 3,8 c/min, e ad elevate angolazioni non andava oltre i due), mentre i pezzi da 100 mm erano forniti di 6 colpi al minuto dai depositi sottostanti (un pò pochi).
Notare la presenza di cariche VR, che però nella RM si fermavano al 152 mm incluso.
La 1a DT era a 18,3 metri sul ponte di castello, era ruotante e aveva un telemetro stereoscopico da 5 metri, così come quella sopra il torrione, entrambe con un APG S. Giorgio. Le torri sopraelevate da 203/53 mm avevano una stazione ridotta con telemetro stereo da 7 metri (NB: nondimeno, anche le torri inferiori appaiono avere tale telemetro,o almeno la predisposizione). Poi c'erano due stazioni di tiro secondarie per il 100 mm, sui lati del torrione, con telemetri (coincidenza e stereo) da 3 metri, ruotanti e APG; c'erano anche due stazioni di tiro semplificate, per le azioni notturne e 'contro sommergibili', nonché contro bersagli a.a.
In teoria, il 1o DT (sull'albero) dirigeva il tiro della nave, ma se era in avaria sopraggiungeva il 2o DT (quello sulla cupola del torrione); se c'erano da battere più bersagli, le torri poppiere erano dirette dal 1o DT e quelle prodiere dal 2o. Era infine possibile tirare per gruppi di torri o anche per torri singole, in fuoco locale.
Non è chiaro dove e come, ma sebbene Cristini non lo dica, a poppa esisteva anche un'altra centrale di tiro, probabilmente secondaria per il fuoco dei cannoni da 203 mm. In tal caso, sembrerebbe simile allo stile delle Panzerschiffe e corazzate tedesche varie, ma non è affatto sicuro cosa mirassero. Può essere che fosse una centrale di tiro per i pezzi da 100 mm, ma chi lo sa di preciso?
Idrovolanti e imbarcazioni
E poi c'erano gli aerei, sistemati su di una catapulta fissa a prua, con una rimessa sottostante da 13,7 metri. In teoria, era possibile portare a bordo fino a 3 aerei, ma in pratica uno era sempre in revisione e solo due erano a bordo, entrambi normalmente sotto coperta. Una volta lanciato dalla catapulta da 16,2 metri, ottenendo velocità di 31,5 m/sec con un tipico aereo (Ro.43, almeno durante la II Guerra mondiale).
Nel 1935, il Gorizia sperimentò anche una piattaforma poppiera per gli autogiri tipo 'La Cierva'. Nel 1943, comunque sia, la dotazione aeronautica venne ridotta ad un solo idrovolante.
Notare bene: questo tipo di catapulta era vantaggiosa, in teoria (consentiva di lanciare l'idrovolante 'al vento' anche con velocità ridotte della nave, e ingombrava pochissimo nella nave stessa). Però c'erano un'enormità di svantaggi: l'aereo era espostissimo a spruzzi e maltempo, era quindi pressoché impossibile lanciarlo con condizioni marittime difficili. Inoltre era vulnerabilissimo, se i cannoni avessero dovuto sparare. O si lanciava prima dell'azione di fuoco, oppure non si poteva fare nulla, perché i cannoni l'avrebbero danneggiato o incendiato. E non solo: danni da tiro nemico sarebbero stati facili e pericolosi (benzina avio) colpendo a prua della torre n.1., dove non c'era alcuna protezione. Quindi spesso veniva addirittura buttato 'fuori' se era già issato sulla catapulta, perché rimetterlo dentro (smontandone le ali, presumibilmente) era difficile in azione, e prendeva molto tempo. Non solo, ma anche se veniva lanciato, questo modesto aeroplano (che pure era notevolmente veloce per la media della categoria) non poteva fare nient'altro che la sua missione di ricognizione, e poi in pratica, ritornare ad una base di terra. A quel che risulta, il recupero di questi ricognitori non era contemplato, almeno in azioni di guerra.
Era senz'altro la cosa più infelice di questi incrociatori, tanto che successivamente questa soluzione venne finalmente abbandonata dalle navi italiane (per esempio gli 'Aosta' ebbero gli aerei a centro nave, e le 'Littorio' a poppa), e praticamente mai adottata da altre. Altre navi avevano a loro volta delle catapulte a poppa, oppure a mezza nave. Stupisce che persino all'export, questa struttura venne mantenuta per il 25 de Mayo argentino, così come i siluri in sistemi di lancio fissi. Di fatto era una specie di 'Trento' ridotto, ma almeno queste qualità così 'originali' potevano risparmiarsele.
La coesistenza di aerei e navi armate di cannoni, a dire il vero, non è mai stata armoniosa, ma di sicuro non c'é stato peggior esempio delle soluzioni con catapulta 'avanti' degli incrociatori italiani anni '20, inclusi i leggeri 'Da Giussano', che avevano addirittura l'hangar ricavato dentro il torrione comando. Certo era una soluzione originale e interessante, ma non era affatto una buona soluzione, come finalmente si ammetterà nel decennio successivo!
Le imbarcazioni erano costituite da circa 9 vascelli e zattere, di cui 5 erano motorizzati (uno era un motoscafo).
Graf Spee vs Zara
E così eccoci al grande confronto. Ho scelto la terza nave tedesca, perché essa è la più potente e matura delle tre, sebbene quella con le qualità marine meno buone (per via del peso aggiuntivo). La sua corazzatura rende la Spee la più affidabile delle tre, quando sottoposta a colpi a segno. Peraltro, è ovvio che sia così, visto che dall'altra parte abbiamo, ad un peso pressoché identico, il 'campione' degli incrociatori pesanti 'Washington' da 10.000 tonnellate, almeno per quel che riguarda il settore della protezione.
Così, entrambe le parti sono ragionevolmente capaci di incassare, e non solo di colpire, l'avversario.
Caratteristiche: Admiral Graf Spee Zara S. Giorgio
-Dimensioni: 186 x 21,65 x 7,34 m ---------------------- 182,8 x 20,6 x 7,2 m-----------------------------------140,9 x 21 x 8 m
-Stazza st./p.c. 14.890-16.280 t ------------------------------- 11.500-11.900--14.168/14.360 t--------------------10.167-11.300 t
-Potenza: 52.050 hp----------------------------------------- 95.000 hp---------------------------------------------------18.200 hp
-Velocità: 29,5 (?) kn-----------------------------------------31-32 kt------------------------------------------------------23,2 kt (alle prove)
-Autonomia: 8.900 nm (16.500 km) a 20 kt-------------- 8.300 km/16 kt-3.100 km/31 kt--------------------5.800 km a 12 kt
-Cintura: 100+40 mm--------------------------------------- 100-150 mm-----------------------------------------------76-200 mm
-Ponti: 30-70 mm------------------------------------------ 70 e 20 mm-----------------------------------------------42+30 mm
-Armi principali: 6x280 mm----------------------------------------- 8x203 mm-------------------------------------------------4x254 mm
-Armi secondarie: 8x150 mm----------------------------------------- 12-16x100 mm-------------------------------------------8x190 mm
-Siluri: 8x533 mm------------------------------------------ NO-----------------------------------------------------------2x450 mm
-Aerei: 2------------------------------------------------------- 2 ------------------------------------------------------------- NO
Potenza di fuoco comparata:
Questa da sola è un argomento serio, molto serio. La Graf Spee, ad ogni modo, ha le carte migliori. I suoi 6 cannoni da 280 mm, in torri ben corazzate, hanno un peso di bordata di 1.800 kg, equivalente a quello di circa 15 cannoni da 203 mm, ovvero circa il doppio delle armi dello Zara. Il raggio di tiro, per quanto ottimo per i cannoni italiani (circa 3-4 km meglio di quelli di quasi tutte le altre navi della categoria), è inferiore ai pezzi da 280 mm, ovvero 31 vs 36 km. La gittata pratica, ovviamente, non arriva a tali livelli, ma di sicuro lo Zara non potrà stare a distanza di 'sicurezza' grazie alla sua maggiore velocità, mentre al contempo bombarda spietatamente il suo avversario, almeno per 'ammorbidirlo' un pò, prima di serrare le distanze.
Del resto, non è chiaro a cosa servirebbe mai, da parte dello 'Zara', serrare le distanze, visto che comunque non ha siluri, né quelli di tipo normale, né quelli fissi come quegli strani (e molto discutibili) complessi integrati dentro lo scafo del 'Trento'. Non è nemmeno detto che la cadenza di tiro effettiva sia superiore: il pezzo da 203 italiano poteva tirare fino a 3-4 colpi al minuto, ma negli esercizi prebellici, i pur maturati Zara non raggiunsero, ancora nel 1940, nemmeno i 2 colpi per minuto. Durante l'inseguimento delle navi inglesi di Gaudo (esempio da manuale, non fosse altro perché ce ne sono ben pochi nella categoria), vennero tirati oltre 500 colpi dai 12 cannoni di prua della 3a Divisione, il che ci dà circa 1 colpo al minuto come media. 'Ritmo lento, ma regolarissimo', era stato detto in merito nella relazione, però quale sarebbe stato il 'ritmo veloce'? In base alle valutazioni teoriche, fino a circa 3,8 colpi al minuto per questi cannoni Mod 1931. Con 8 di questi, usando proiettili da 125 kg, si arriva esattamente a 1.000, per cui la bordata delle navi tedesche è dell'80% superiore.
Dal canto loro, le artiglierie tedesche hanno una cadenza di tiro simile, sulla carta, potendo sparare sui 3 colpi al minuto; è molto probabile che la loro effettiva cadenza fosse comparabile con quella delle navi italiane, ovvero sui 2 colpi al minuto.
Oltre a questo, vi sono le armi secondarie. Le 'Panzerschiffe', da questo punto di vista, rappresentano per certi versi un ritorno all'incrociatore corazzato! Infatti hanno una robusta batteria di 8 pezzi da 150 mm, metà per lato. Sebbene siano relativamente poco potenti contro le corazze, sono pur sempre armi capaci di tirare proiettili di 45 kg a 23 km, con una buona cadenza (5-6 c./min?), e sopratutto aggiungono un peso di bordata di 180 kg.
Lo Zara ha invece 6 cannoni da 100 mm su ciascun lato, con una cadenza pratica, stando alla rapidità degli elevatori delle munizioni, di appena 6 c./min, e gittata sui 15 km. Il peso di bordata che aggiungono è un trascurabile 90 kg. Dal canto suo, lo Spee aggiunge la batteria a.a. pesante, che comporta 4 cannoni (dei sei disponibili) da 105 mm, con gittata e cadenza maggiori, nonché un peso di bordata di circa 60 kg.
In definitiva, si può dire quanto segue:
-oltre i 31 km, lo Spee ha un vantaggio di 1.800 kg vs 0
-tra 23 e 31 km, lo Spee ha un vantaggio di 1.800 kg vs 1.000
-tra 17 e 23 km, lo Spee ha un vantaggio di 1.980 kg vs 1.000
-tra 15 e 17 km, lo Spee ha un vantaggio di 2.040 kg vs 1.000
-sotto i 15 km, lo Spee ha un vantaggio di 2.040 kg vs 1.090 kg.
Questo, beninteso, senza bisogno di ridurre ulteriormente le distanze: le armi a.a. leggere sono trascurabili da questo punto di vista, ad ogni modo la nave tedesca aveva una certa inferiorità con i 37 mm semiautomatici, ma in parte recuperava grazie ai 20 mm vs le 13 mm italiane, prive di proiettili esplosivi; difficile che i cannoncini a salve o illuminanti avrebbero dato un qualche contributo, così come le mitragliatrici.
Se però le distanze fossero state davvero ridotte, allora quel che avrebbe fatto la differenza -specie contro un avversario 'azzoppato'- sarebbero stati i siluri, di cui 8 erano pronti al lancio. Questo avrebbe contato molto per finire una nave corazzata, cosa che è importante perché non è facile affondarla con i soli cannoni.
Lo Zara, però, non aveva alcun lanciasiluri, per cui avrebbe dovuto usare esclusivamente i suoi cannoni per battere la Spee.
Velocità: lo Zara era senz'altro in vantaggio, ma attenzione perché lo Spee non era affatto una nave 'lenta'; si potrebbe definire un mezzo a velocità 'media', paragonabile, per esempio, alla KG V o alla Washington. Sta di fatto che le prove in velocità avevano visto un massimo di 28,5 nodi, che erano appena 1,5 in meno dei fatidici '30 nodi', un risultato eccezionale per una nave diesel. Tra l'altro è probabile che non fosse ancora il massimo, perché la potenza indicata era circa 53.000 hp, quando i motori erano capaci di farne probabilmente altri 3.000 extra. Per cui, i 29 nodi cominciavano a diventare 'vicini'. E parliamo della velocità 'ufficiale' della Bismarck!
Quindi, non c'é dubbio che lo Zara sarebbe stato avvantaggiato, ma se si pensa che persino gli incrociatori 'Trento' non erano praticamente in grado, quando lavoravano in formazione, di tenere più di 30 nodi, anche in un ipotetico scontro, c'é poco da scegliere. I 3-6 nodi di differenza a favore degli 'Zara' sarebbero stati buoni, ma non strabilianti per dettare le regole una volta iniziata la battaglia. La tenuta al mare, e la disponibilità di carburante erano pure questioni di non poco conto, visto che i motori a turbina consumano molto, e che la Spee non ha di questi problemi, avendo il diesel.
Ma c'é anche dell'altro: i motori diesel, anche relativamente primordiali come questi, possono avviarsi 'a freddo' senza tante storie, e in pochi minuti portare la nave da moto fermo alla piena potenza. Impossibile fare lo stesso con gli 'Zara', essendo con turbine a vapore; se avesse conservato la massima pressione, avrebbe dovuto però consumare troppo anche quando non è affatto richiesto. E non solo: il vapore ha anche un altro piccolo 'problemino': le caldaie in pressione, se colpite, esplodono! Vi sono state navi andate a picco per esplosioni anche del tutto accidentali (specie delle caldaie 'a tubi d'acqua scozzesi'), per cui sono un pericolo potenziale, sia per la nave, che per i poveracci costretti a lavorare in quei compartimenti (dal calore terribile, specie in ambienti tropicali). A confronto, un apparato diesel è un paradiso: si accende subito, non è 'esplosivo', il calore è ben usato perché tutto avviene dentro il motore, e non nel sistema termodinamico caldaia-tubi-turbina-fumaiolo.
Se lo Zara arriva al Graf Spee dopo una caccia prolungata, rischia seriamente di dover stare attento a non dare 'troppo gas', per non consumare prezioso carburante. Lo Spee non deve temere questo, ed è più probabile che anche quando ingaggiato, sarà sempre in grado di dare la massima potenza per togliersi d'impaccio. Non saranno certo
Al dunque, i cannoni di grosso calibro erano SEMPRE dominanti nelle battaglie navali. Di quanto sopra, si può ben dire che il 90% del lavoro l'avrebbero fatto i cannoni da 203 e 280 (in realtà, pare, 283) mm. Le distanze di tiro sarebbero state medio-elevate, perché non era nell'interesse dello Zara serrare troppo, mentre lo Spee non poteva avvicinarsi facilmente, essendo di 5-6 nodi più lenta (posta una velocità operativa sui 26 nodi vs 31-32, ovvero circa un paio di nodi inferiore rispetto al massimo raggiunto in prova). Lo Spee, anche a 26 nodi, consumava circa 3 t/h, per cui non sarebbe stato possibile, da un punto di vista strategico, prenderlo 'per fame'. Ricordiamoci come, nella caccia alla Bismarck, le corazzate britanniche erano andate 'in riserva' assai presto, e se Lutjens lo avesse saputo, probabilmente avrebbe accelerato la nave al massimo anziché farsi bombardare viaggiando a 6 nodi!!
Quindi, tatticamente la superiorità è senz'altro dello Zara, strategicamente ... dipende. Vorrei ricordare, che persino a Punta Stilo, il Bolzano (coevo, ma non uguale, agli 'Zara') cominciò a sbandare paurosamente dopo una missione di circa 2 giorni, a causa del consumo di nafta, tanto da dover imbarcare acqua di mare per zavorra. Una nave che, a mare calmo, dopo una missione così ridotta, già rollava di 12°, non era certo un buon biglietto da visita per immaginare lunghe missioni oceaniche! Lo Zara sarà stato più stabile, ma è incerto di quanto, visto che era pur sempre molto pesantemente armato e corazzato.
In definitiva, lo Spee sarebbe stato ancora veloce a sufficienza, per non lasciare totale libertà allo Zara di posizionarsi e attaccare o disimpegnarsi.
Protezione
Lo Zara è qui in vantaggio apparentemente netto. O almeno così sembrerebbe, ma non è necessariamente vero. La cintura dello Spee è di 100 mm, e sebbene nettamente meglio dei 50-80 delle sorelle, è pur sempre inferiore rispetto a quella da 150 dello Zara.
Tuttavia, vanno considerati due fatti importanti: la cintura è inclinata di circa 13°, e sopratutto, dietro c'é una paratia (anch'essa inclinata) di 40 mm. Questa difesa combinata, riesce ad essere probabilmente efficace quanto quella di una cintura monolitica da 150 mm, specie contro proiettili AP o con la tendenza ad esplodere prematuramente dopo una prima penetrazione. Ricorda molto la disposizione adottata, per esempio, dagli incrociatori leggeri italiani, che avevano paratie di un certo spessore dietro la cintura corazzata vera e propria, fino addirittura all'inversione degli spessori con gli Abruzzi (in sostanza, si passò da 24-70 + 18-25 mm, a 30+100 mm).
Era senz'altro una buona disposizione, che probabilmente avrebbe retto fino a distanze molto ridotte, dell'ordine dei 10-12 km anche in condizioni di perfetta perpendicolarità all'impatto. Infatti abbiamo 100+40 mm* 13° (aumento efficacia circa 10%) = circa 155 mm (più il fasciame esterno, spesso 10-20 mm). Quindi è un valore non inferiore a quello della corazza degli Zara, anche se prevede la penetrazione della prima piastra.
La corazza degli Zara, se il cannone a modello è quello americano dei tipi 'Washington', godeva di una IZ probabilmente tra 14 e 24 km circa, ideale per l'appunto per condurre una battaglia sostenuta. Era già qualcosa: un incrociatore con protezione moderata, come per esempio i 'Trento', con cintura da 70 mm e ponte da 50, in teoria non aveva nessuna IZ contro questo tipo di artiglierie, essendo esse capaci di perforare la cintura fino a 27 km, e il ponte da oltre 19, il che significa che tra 19 e 27 non c'era corazza che tenesse, in nessun punto della nave (a meno di non ottenere, muovendosi, un'angolazione della cintura sufficiente, cosa tutt'altro che difficile, anche con spessori limitati!).
La Graf Spee, probabilmente, non era diversa, almeno contro le difese verticali. Un proiettile che fosse passato per il fianco, nelle zone blindate, avrebbe dovuto trovare l'energia per passare la cintura da 100 mm, poi lo scafo (10-20 mm) e poi la paratia interna da 40 mm, quindi tre strati e tutti inclinati di circa 13°!
Quindi sarebbe stato possibile eliminarla sotto una distanza dell'ordine della dozzina di km (solo se si era perpendicolari, cosa in pratica impossibile).
Il ponte, invece, era più 'malleabile', ma molto dipende se sulla coperta v'era ancora quello da 20 mm originario, che è presente sulle navi sorelle. Questo avrebbe aiutato, almeno un pò, a rallentare e a depotenziare i colpi in arrivo. Inoltre non è molto chiaro quale fosse lo spessore del ponte stesso: forse 45 mm era lo standard, ma è probabile che i depositi munizioni fossero coperti da 70 mm (e se è così, si tratta di una struttura pari a quella dello Zara).
Bisogna tuttavia tenere presente, che sullo Spee esisteva anche una corazza longitudinale, un pò come nelle altre navi maggiori tedesche. Questa era spessa circa 45 mm, e 'intercettava' i proiettili in arrivo, prima che potessero eventualmente atterrare sul ponte -molto leggero- che c'era in mezzo ad esse.
E' chiaro che la protezione orizzontale non fosse proprio il punto forte della Spee, ma era pur sempre un'impresa non da poco riuscire ad averne ragione.
Quanto alle torri, erano robuste a sufficienza, e sempre prendendo come modello i cannoni americani da 203/50 (non essendo disponibili dati sulle armi italiane analoghe), sarebbe stato difficile perforarle, anche in condizioni ottimali, sopra i 10-12 km, mentre il tetto era apparentemente fuori discussione fino al massimo raggio pratico di tiro.
Quanto ai cannoni da 280 mm tedeschi, la loro potenza era nettamente superiore, e potevano perforare circa 0,5 calibri/30°/500 m.sec o tradotto in maniera più corrente, ottemperare alla specifica di perforare sui 150 mm a 30° (circa 200 mm a 0°) a 15 km circa.
In sostanza, una capacità di perforazione effettiva che, volendo, poteva probabilmente perforare, sotto condizioni assolutamente ideali, i fianchi dello Zara fino a circa 18-20 km.
La perforazione è una cosa, poi bisogna anche che le munizioni esplodano. Le spolette italiane funzionavano in maniera affidabile, però pare che fossero assai tendenti a scoppiare un pò troppo presto; il contrario per i proiettili tedeschi. La carica HE, però, era del tutto dissimile: la granata AP italiana da 125 kg, aveva circa 3 kg di esplosivo, ma quella tedesca da 300 kg ne aveva 6. Le granate HE/SAP erano abbastanza utili contro gli incrociatori, ovviamente: potevano portare fino a 16 o 21 kg di esplosivo.
La potenza di fuoco della Spee era relegata a circa 100-120 colpi per arma; quando partì per la sua fatale missione, ne aveva 600, di cui un terzo esatto erano HE con spoletta nel muso, un terzo con spoletta nel fondo (meno esplosivo, ma maggiore capacità perforante) e un terzo AP. Ben 414 vennero tirate al Rio della Plata, ottenendo almeno 7 centri; notevole è che rimasero soltanto 16 granate SAP e ben 170 AP. Altrettanto notevole è che vennero tirati ben 414 colpi in circa 80 minuti, con appena 6 cannoni da 280 mm. Fanno circa 0,9 colpi/min, che è appena meno delle navi italiane a Gaudo. Solo che qui la battaglia fu del tutto diversa e la nave tedesca dovette spostare il tiro varie volte tra ben tre avversari, che nel frattempo misero a segno 20 colpi in pieno, tra cui uno da 203 che perforò la cintura, ingobbando e danneggiando il ponte corazzato. Non proprio un'esercitazione di tiro a segno.
I cannoni da 150 mm non andavano trascurati: ogni lato aveva quasi la potenza di fuoco di un incrociatore leggero (che sparasse in caccia o in ritirata). La Spee poteva perforare sovrastrutture e causare danni, anche se i colpi da 280 mm tendevano a disturbare le batterie secondarie, assai vicine.
Ma lo Zara non aveva di questi problemi: tutto quel che poteva fare, per aiutare la batteria principale, era sparare con i cannoni da 100 mm, la cui utilità era pressoché nulla (idem per i pezzi tedeschi da 105), a meno di non ridurre le distanze davvero a pochi km, quando però i siluri dello Spee avrebbero causato molta più apprensione.
Nell'insieme, tutto quel che poteva sperare lo Zara era di colpire lo Spee da forte distanza, e perforarne il ponte corazzato, che era piuttosto debole. Tuttavia, questo era quel che poteva e voleva fare anche lo Spee, con argomenti assai credibili di suo. Peraltro, i pezzi da 280 mm, seppur buoni come armi contro le cinture, erano a tiro un pò troppo teso per perforare facilmente i ponti, come quello dello Zara!
Nondimeno, il Graf Spee sarebbe stato avvantaggiato da un pò tutti i punti di vista, con l'unica preoccupazione seria per i propri ponti corazzati, troppo fragili rispetto al tiro nemico. A dire il vero, i 2 proiettili da 203 e 18 da 152 mm che subì al Rio de la Plata, dimostrano che questa vulnerabilità non era che marginale, essendosene uscito senza quasi nessun danno apprezzabile.
And the winner is...
Ammettiamolo, è una bella battaglia. Dati i cannoni più potenti e il peso di bordata molto superiore, direi che comunque il Graf Spee è avvantaggiato. Del resto, era nato per combattere con successo contro gli incrociatori tipo 'Washington'. Avesse avuto un pò più di corazze sul ponte principale, sarebbe stato perfetto, ma non si può avere tutto.
In ogni caso, con una bordata completa di 6 pezzi da 280 mm, 4 da 150 e 4 da 105 (sulle distanze minori) dovrebbe essere capace di 'domare' anche gli incrociatori più difficili. Anche senza ricordare che, persino nel 1939, aveva un radar di direzione tiro, oltre ai sistemi ottici. Questi ultimi erano ottimi sistemi stereoscopici tedeschi, da 7 metri, presumibilmente molto migliori dei sistemi italiani analoghi. Finché si fosse condotta la battaglia a forte distanza, diciamo sui 20-25 km, di fatto sarebbero stati solo i pezzi da 280 vs quelli da 203 mm; ma questo non avrebbe giovato molto allo Zara, perché la possibilità di perforare i ponti, da quella distanza, era abbastanza ridotta anche se non trascurabile. Ma la cintura corazzata, restava del tutto fuori discussione da così lontano.
Lo Zara, invece, sebbene a sua volta poco vulnerabile a quella distanza (fuori tiro per la cintura e non ancora penetrabile nemmeno nel ponte, perché le granate tedesche arrivavano con un angolo assai ridotto, data la loro velocità), avrebbe rischiato di essere devastato in una battaglia prolungata. Inoltre, circa la metà della nave era pressoché sprotetta, con particolare riguardo al timone (difeso da appena 20 mm di acciaio) e all'aviorimessa a prua della torre 1. Non sarebbe stato facile sostenere una battaglia del genere, da distanze così forti!
Ridurle, però, non avrebbe comportato nessun vantaggio per lo Zara, perché si sarebbe trovato più vulnerabile e al contempo, sotto tiro anche dei pezzi da 150 mm. Nell'insieme, nemmeno questa nave poteva combattere davvero alla pari con il Graf Spee, per cui doveva solo scappare.
L'Exeter, un incrociatore 'pesante' che in realtà, era estremamente debole, si prese almeno 6 cannonate ed ebbe l'armamento messo KO, ma la ragione per la quale continuò ad avvicinarsi, fu che aveva sei siluri e li usò, seppur senza successo. Lo Zara, nonostante fosse molto più potente dell'Exeter (sostanzialmente un incrociatore leggero con i cannoni calibro 203 mm), non aveva nessuna ragione per tentare l'avvicinamento, visto che avrebbe potuto solo peggiorare le cose.
Quindi, l'unica soluzione logica, sarebbe stata ... la fuga. Un Graf Spee poteva essere controbattuto con efficacia, probabilmente solo da almeno 2 incrociatori pesanti. Altrimenti finiva come al Rio de la Plata, quando una muta di tre incrociatori inglesi non riuscì a fare nient'altro che 'stancare' l'incrociatore tedesco. Sebbene nessuno di essi era al suo pari, in un confronto uno-a-uno, è chiaro che facendo 'squadra', e contando su 18 siluri, potevano causargli delle grosse difficoltà, e forse affondarlo con una fortunata azione d'attacco combinato.
Contro il S. Giorgio
Questo è un incrociatore corazzato per modo di dire. La RM, attorno al 1909-1910, si dotò di 4 esemplari di questo tipo, ma all'epoca erano considerati navi da battaglia di 2a classe. Vi fu anche una quinta nave, l'Averoff, comprata dalla Grecia e a tutt'oggi esistente, per dare lustro a questa antica razza di navi da guerra, oramai ridotte a ruggine e dimenticate da un pezzo.
Premessa e contesto storico
Le navi italiane furono sempre molto veloci, anche la Duilio, nel 1880, con circa 15 nodi era tra le corazzate più rapide, oltre che quella più potente della sua epoca. La Italia del 1885, diventò ancora più rapida, ma era poco protetta, pur essendo un potente mezzo bellico, la cui stazza (sulle 15.000 tonnellate) non sarà eguagliata, dalle altre marine, fino alla fine del XIX secolo (e non da tutte!). Poi vennero altre navi come le R. di Lauria, che erano delle 'Duilio' ammodernate ma oramai piuttosto superate; e le navi tipo Sardegna, che erano delle unità che invece tornavano alla velocità come concetto fondamentale, tanto da sacrificare la protezione fino a livelli infimi (cintura da 100 mm), seppure migliori che nelle Italia. E continuarono poi, con le modeste St. Bon (navi costiere, sostanzialmente), e con le veloci 'Brin', che erano assai simili alla 'Sardegna'. Devono essere state navi molto ammirate per la loro epoca, ma poi vennero anche le R. Emanuele, che erano delle pre-dreadnought tra le più tarde (1907-08), tanto che erano nate già superate. La velocità arrivò fino a 21-22 nodi, alle prove. La protezione era molto buona per navi da 12.000 tonnellate, la velocità addirittura concorrenziale con la Dreadnought a turbina, ma l'armamento era deficitario. Infatti, il peso di bordata era inficiato dal fatto di avere solo due cannoni da 305 mm, in torri singole, che era tutto quel che si poteva infilare in una nave così piccola (sebbene molto lunga) e leggera. Il resto delle armi comportava ben 12 cannoni da 203 mm, in torri binate. Ma una corazzata che di fatto, si affidava più a cannoni da 203 mm che a quelli da 305, avrebbe mai potuto essere credibile, come mezzo bellico? Visto che tutte queste navi non hanno mai avuto la loro Tsushima, ma che quest'ultima ha dimostrato come i pezzi 'grossi' sono di gran lunga quelli più importanti in battaglie tra corazzate, è evidente che non fosse una scelta saggia da un punto di vista militare. Tuttavia, le Emanuele facevano la loro figura ed erano navi molto belle a vedersi, e molto veloci.
Del resto, non si poteva paragonare queste navi alle pre-Dreadnought nate fin da circa 10 anni prima, e quindi superatissime dal progresso delle motrici a turbina.
E lo stesso, del resto, valeva per navi come i due 'Pisa' e i due 'S.Giorgio'.
In Italia, i primi incrociatori corazzati, malgrado tutta l'attenzione per l'alta velocità, vennero realizzati paradossalmente piuttosto tardi. Sembra quasi che prima si volessero costruire gli incrociatori da battaglia(!!) e POI le loro naturali prede, come il Marco Polo (varo 1892) e i due 'Vettor Pisani', varati attorno al 1895. Erano navi da appena 7.000 t circa, 13.000 hp e 18,6 nodi, corazze fino a 150 mm, 12 cannoni in postazioni singole, da 152 mm, più 6 da 120 mm (perché la marina fosse così ostinatamente favorevole ad avere due tipi di cannoni non molto diversi in calibro, è un mistero!) e varie armi minori. La velocità era di 18,6 nodi. Poco dopo arrivarono i 'Garibaldi', che entrarono in servizio dalla fine del XIX secolo (e quello spagnolo finì distrutto a Cuba, nel 1898, appena consegnato). Erano navi da 14.000 hp, 19,7 nodi, con una robusta corazza di 150 mm centrale e cannoni principali in torretta. Questa poteva avere anche armi di calibro diverso, una da 254 o due da 203 mm, a seconda delle scelte, che comportavano ovviamente torri di tipo diverso, ma sempre a prua e a poppa. La cosa che li rendeva simili a piccole corazzate era il fatto di avere un ridotto corazzato, spesso anch'esso 150 mm. C'erano due ponti corazzati, sul ridotto e sul ponte principale, da circa 40 mm l'uno. I cannoni, nei tipi italiani, erano uno da 254 mm a prua, 2 da 203 mm a poppa, 14 da 152 mm, più una ventina tra cannoncini, mitragliere e siluri. Erano navi capaci di combattere anche in prima linea, come dimostrarono i tipi giapponesi a Tsushima. Come potessero essere così armate e corazzate pur con un dislocamento contenuto, è spiegabile per le loro modeste dimensioni: 111 x 18 metri circa. Non erano però migliori delle altre, quando c'era da incassare siluri: il Garibaldi venne affondato da un sottomarino nel 1915.
A quel punto, l'evoluzione arrivò a mezzi navali più grandi e potenti. I Garibaldi, che in Italia vennero costruiti e messi in servizio fino al 1905, vennero successivamente sostituiti dai due tipi Pisa, e poi San Giorgio, realizzati nel 1909-10, i secondi erano leggermente più grandi dei primi e stazzavano 11.300 t, dimensioni 141 x 21 m, potenza 18.200 hp per 23 nodi circa.
Quel che ci guadagnò da quest'evoluzione, furono peraltro l'armamento e la corazzatura. Quest'ultima, nel ridotto centrale, era provvista di un ponte da 10+35 mm (45 in tutto), sotto c'era un ponte non protetto (10 mm), e poi uno corazzato (30 mm piano, 40 mm lati inclinati); c'erano anche i doppi fondi (come anche nei Garibaldi). La struttura di protezione laterale era molto più robusta: esisteva una cintura principale di ben 200 mm tra le due torri, che arrivava anche alle estremità ma con appena 60 mm; il ridotto era spesso 180 mm, le torri e barbette 180 mm, traverse corazzate 180 mm alle estremità del ridotto (forse erano vicine alle torri), torre comando 250 mm.
L'armamento era di 4 cannoni da 254 mm nelle torri principali, e 8 da 190 in quelle laterali, tutte binate. C'erano poi 18 cannoni da 76, 2 da 47, due mitragliere e 3 lanciasiluri. L'equipaggio era di quasi 700 unità.
Queste caratteristiche, NON erano certo tipiche di incrociatori corazzati normali! L'estensione e lo spessore della protezione erano piuttosto da corazzata 'veloce'. Anche l'armamento da 254 mm lo era. Non solo: non si trattava di armi 'standard', ma erano tutti cannoni di potenza elevata. La gittata dei pezzi da 254 mm era, grazie all'alta velocità (quasi 900 m/sec) di ben 25 km! Ma non meno sorprendente, i pezzi da 190 arrivavano a 22!
Sostanzialmente, solo gli incrociatori giapponesi Ibuki, con motori a turbina, erano superiori (sebbene andassero a 22 nodi e avessero cintura da 100-178 mm e ridotto da 127 mm, e perdeva il confronto anche nelle barbette (178 mm) e torre di comando (203). Tuttavia, erano navi più potenti, 147x23 m, 14.600 t, 25.000 hp e motori a turbina, sopratutto avevano 4 cannoni da 305 mm, nonché 8 da 203 mm in torri binate, e 12 da 152 in postazioni variamente posizionate nello scafo. Un pò meno protette, erano quindi capaci di erogare un volume di fuoco maggiore ed erano, sostanzialmente, degli incrociatori da battaglia senza armamento monocalibro.
Altre navi paragonabili ai S. Giorgio erano i Tennessee americani, con 4x254 mm e 16 da 152 mm, grosse navi da 153x22,2 metri, 24.000 hp per 22 nodi, e 14.500 t. Un'altra nave temibile era il Rurik, costruito per la marina russa: 15.200 t standard, 149x23 m, 19.700 hp e 21 nodi; 4 cannoni da 254 mm, 8 da 203 e 20 da 120 mm, più due tubi da 457 mm.
Ma nemmeno questo colosso aveva una cintura corazzata come i S. Giorgio! Infatti, pur essendo molto estesa, era di 76-152 mm.
E nemmeno il Blucher ci arrivava, pur essendo senz'altro il migliore incrociatore corazzato: 15.500 t, 161x25 m, 44.000 hp (da motrici a vapore!) per 26 nodi, 12 cannoni da 210 mm (ma bordata di soli 8), 8 da 150 mm e 16 da 88 mm. Ma cintura da 185 mm (e due ponti blindati, da 35 e 50 mm).
Era il frutto dell'intelligence inglese, che diede a bere ai tedeschi che i nuovi incrociatori da battaglia erano navi da 16.000 con otto cannoni da 234 mm, anziché da 17.230 con otto da 305 mm.
Gli incrociatori inglesi come gli ultimi nove dei tipi Black Prince, Warrior e Minotaur, ebbero una potenza via via aumentata: i cannoni da 234 erano inizialmente sei in torri singole, che già era molto meglio dei tipi precedenti che ne avevano solo due; più 10 cannoni da 152 mm in casematte; oppure 6x234 mm, e 4 dei nuovi da 190 mm, tutti in torri singole; e infine, 4x234 mm in torri binate, e 10 da 190 in torri singole laterali. Erano belle navi da 14.600 t, 158x22,7 m, 27.000 hp e 23 nodi. Ma la protezione era di 152 mm al massimo.
Le navi francesi? Il miglior tipo era il W.Russeau, ben 36.500 hp con 40 caldaie e 6 fumaioli; 13.750 t e velocità di 23 nodi, 159x21,4 m. Armamento: 14 pezzi binati da 194 mm, 14 da 65 mm e due lanciasiluri da 450 mm. Era un armamento migliore dei tipi precedenti, con 4x194 mm e 16x164 mm tutti in torri binate; ma la cintura, anche in questo caso, era di 'soli' 170 mm, senza nemmeno un vero ridotto centrale soprastante.
Insomma, i S. Giorgio erano delle navi piccole, ma erano molto ben protette. La ragione per la quale è stato introdotto l'argomento con il discorso sulle corazzate, è che la loro progettazione era ispirata da quella delle 'R.Elena/Emanuale', solo che dovevano essere un pò più piccoli (e nemmeno di tanto!).
Al dunque, risultarono più veloci di circa un nodo.. ma non fu un gran miglioramento, essendo l'armamento principale non necessariamente migliore (4x254 vs 2x305 mm), quello secondario sicuramente e di parecchio, inferiore (8x190 vs 12x203 mm), mentre la cintura corazzata era spessa sì, ma non quanto i 250 mm delle corazzate.
Quindi erano un progetto, sia pure di poco, inferiore, e certo molto meno capace di incassare i colpi da 305 e anche 203 mm nemici, di quanto non avrebbero potuto fare le corazzate con i suoi pezzi da 254 e 190 mm.
Nondimeno, era un progetto notevole, che di fatto era considerabile come una nave da battaglia veloce, ancorché piccola. Un incrociatore, cioé, che non aveva paura di affrontare i pariclasse, e entro certi limiti, nemmeno delle corazzate vere (se erano obsolete e poco efficienti, come quelle turche 'suonate' dall'Averoff NdA).
Nel mentre, le 'R.Elena/Emanuale' erano da molti considerati una sorta di incrociatori corazzati, come abbiamo visto, nemmeno dei più grossi, sebbene veloci a sufficienza per distanziare le corazzate e protette a sufficienza per reggere i colpi (250 mm era anche lo spessore delle corazze delle navi 'monocalibro' poi realizzate in Italia).
L'unica vera incognita era, invece, quanto i due cannoni da 305 mm fossero in grado di reggere il confronto con 4 o più pezzi dello stesso calibro. La cosa ebbe pareri assai discordi, ma considerandole come una sorta di 'incrociatore da battaglia' ante litteram, vennero comunque molto apprezzate, come ho detto sopra, per velocità e aspetto. In tutta onestà, sebbene 2 cannoni da 305 mm abbiano circa lo stesso peso di bordata di 4 da 254 mm, il paragone non si può fare quando hai di fronte una nave con 4 cannoni da 305 mm, che porta il peso di bordata principale a circa 1.600 kg contro 800-900.
Le navi, poi andavano confrontate con le 'pre-Dreadnought' più recenti: le Nelson, pur restando ad appena 18 nodi, erano pur sempre provviste di corazze spesse fino a 305 mm, e con 4x305 mm e 10x 233 mm, avevano un margine di potenza di fuoco notevole. Anche meglio le Danton francesi, che avevano 19 nodi di velocità, e oltre ai 4 cannoni da 305 mm (tra i più potenti di questo calibro), possedevano ben 12 cannoni da 240 mm, anch'essi molto potenti, e che, tanto per dire, erano paragonabili ciascuno alle torri che erano installate, ancora all'inizio del secolo, sulle corazzate tedesche (che poi passarono a 4 pezzi da 280 mm). Cioé, una Danton, come peso di bordata, poteva tirare circa 2.500 kg, quando una nave tedesca di qualche anno prima poteva sparare appena con 4 cannoni da 240, totalizzando circa 600 kg!! E nemmeno passare ai cannoni da 280 mm e a quelli da 170 secondari, aiutò più di tanto. Le Danton, benché arrivate tardi (completate fino al 1911 in sei esemplari) erano verosimilmente le più potenti pre-Dreadnought europee, se non mondiali. Abbastanza armate per tenere testa anche alle Dreadnought meno potenti e agli incrociatori da battaglia, e discretamente corazzate com'erano, sono un tipo di nave che era nato già vecchio. Come del resto tutti gli incrociatori corazzati/navi da battaglia di 2a categoria, nati dal 1908 in poi.
I compatti incrociatori italiani di ultima generazione, insomma, sarebbero stati un nemico da non sottovalutare per nessuno, anche se definire la loro reale efficienza bellica è arduo: cosa avrebbero combinato allo Jutland, per esempio? Chi lo sa per davvero...
In ogni caso, bisogna dire che se c'é stato un periodo 'felice' per la cantieristica navale italiana nel settore militare, fu a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Gli incrociatori prodotti in questo periodo, oltre che essere esportati in quantità (almeno 7 unità), furono le navi più riuscite anche in termini storici. L'Averoff colpì duro la ben armata ma inefficiente e imprecisa flotta turca, in due distinte battaglie, nel 1912-13. Del resto, era l'unica corazzata (sigh) vera e propria, nelle due flotte, che fosse sufficientemente moderna. Anche se la flotta turca aveva proprio due corazzate tedesche oramai radiate, e armate ciascuna con ben 6 cannoni da 280 mm (erano, praticamente, uno degli antenati delle 'Dreadnought', essendo navi monocalibro, e in quantità maggiore dei soliti 2 impianti binati), che in teoria dovevano vincere (e magari avrebbero vinto, se ci fossero stati i tedeschi, a bordo). Notare che anche queste navi avevano, per l'appunto, 6 cannoni da 280 mm, proprio come... le 'Panzerschiffe', però di diverse generazioni successivi!
Il Cristobal Colon della marina spagnola, invece, fu affondato dagli americani, ma riuscì per un pò di tempo a distanziare gli inseguitori, dopo averne danneggiato uno durante la fase iniziale della battaglia. Gli americani riuscirono a costringerlo ad arenarsi, ma andò perduto totalmente solo durante le successive azioni di traino. Tra l'altro, non aveva ancora ricevuto il cannone da 254 mm, per cui aveva solo i due da 203 mm.
Le navi italiane della classe si comportarono bene nella guerra italo-turca del 1911-12, affondando anche qualche vecchia unità della marina ottomana, mentre le due giapponesi si comportarono bene anche a Tsushima, dove tuttavia, va detto che i cannoni da 305 mm furono determinanti, cosa che non poteva essere per i pezzi da 203 e 254 mm.
Infine il S.Giorgio ebbe una carriera importante nella marina italiana, francamente non è chiaro come mai, visto che tra l'altro il fratello a turbina S.Marco fu declassato a semplice nave-bersaglio. Ad ogni modo, è molto probabile che esso sia stato l'incrociatore italiano più prestigioso pure della II guerra mondiale, visto che le sfortunate navi 'moderne' della categoria, finirono quasi tutte a picco senza fare praticamente nulla alla flotta inglese (basti pensare alla fine degli 'Zara', a tutti e sei gli incrociatori 'di carta', ecc). Ebbe fortuna, finché non dovette autoaffondarsi con la caduta di Tobruk.
Sarà stato certo un frangente storico favorevole, per varie ragioni più o meno contingenti (un pò come fu, per esempio, per la nascita dell'aviazione militare, per mano italiana, nel 1911 durante la guerra di Libia, che venne combattuta proprio negli anni giusti per precedere altre guerre, e per seguire quelle come la russo-giapponese, quando ancora il mezzo aereo non era minimamente pronto per un impiego pratico). Però è un fatto che queste navi si comportarono bene, e paradossalmente ebbero molte più attività e successi (anche all'export) delle corazzate italiane vere e proprie.
Quindi, si tratta di un nemico da non sottovalutare.
Certo è che, malgrado la loro corazzatura, erano totalmente vulnerabili ai siluri, come dimostra la rapida perdita dell'Amalfi e del precedente, e più piccolo, Garibaldi, anche se le perdite umane furono notevolmente ridotte (probabilmente per le acque abbastanza calde, e per la scorta lì vicino, ma comunque, si potrebbe pure dire per una botta di fortuna, se si pensa alla fine di navi come il Diaz nel conflitto successivo, e per la stessa causa!).
And the winner is..
Il combattimento tra il Graf Spee e il S.Giorgio è interessante, perché di fatto sono entrambi incrociatori corazzati, solo che sono di due epoche diverse. Il dislocamento è assai simile, l'armamento potente. Chi vincerà, dunque?
Affrontando lo Spee, il S.Giorgio (unico rimasto di questi incrociatori), avrebbe potuto fare piuttosto poco: tuttavia la battaglia sarebbe stata interessante: lo Spee, poteva tirare come s'é visto, 1.800 kg fino a 35-36 km di raggio.
Il S. Giorgio, con i suoi cannoni principali, fino a 908 kg a 25 km (almeno in teoria).
Se si scendeva sui 22-23 km: Spee, circa 2.000 kg di bordata; S. Giorgio, circa 1.250 kg (4x227 e 4x90 kg). Il vantaggio della nave tedesca era netto, in questo riguardo.
La corazzatura, invece, era meglio per la nave italiana, e i pezzi da 280 mm avrebbero dovuto far fatica per penetrare la cintura da 200 mm, o le torri e il ridotto da 180. La cosa ironica, è che se il Graf Spee aveva il doppio della potenza di fuoco, il S.Giorgio aveva il doppio della corazzatura!
La differenza l'avrebbe fatta, oltre che la fortuna, la precisione e la rapidità di fuoco, dove certo il Graf Spee era avvantaggiato, sia per i cannoni, che per i sistemi di controllo del tiro.
Il S.Giorgio era stato aggiornato, ed ebbe sopratutto compiti di nave a.a. con 4 e poi 5 impianti binati da 100 mm, e alcune mitragliere. Ma questo non avrebbe fatto molta differenza in uno scontro diretto.
Il Graf Spee, a tutti gli effetti, ha le migliori possibilità.
Così come ce le avrebbe avute contro l'Averoff, se è per questo.
Tuttavia, i cannoni da 190 mm non sono da prendersi in sottogamba, e sopratutto i pezzi da 254 mm sono temibili, anche se né per numero, né per potenza sono paragonabili a quelli dello Spee (4 da 254 mm, proiettili da 227 kg x 25 m; vs 4 da 280 mm, proiettili da 300 kg per 36 km).
Nell'insieme, il Graf Spee dovrebbe tenere agevolmente a distanza il S. Giorgio (che anche se considerato al suo pieno fulgore, dovrebbe fare solo 23 nodi vs 26-28), un pò troppo lento (e ai tempi della II guerra mondiale, è facile che fosse parecchio più lento dei bei tempi andati).
A quel punto, dovrebbe demolirlo con un tiro preciso e micidiale. Se possibile, dovrebbe stare quanto più possibile fuori tiro dei pezzi da 190 mm, ergo oltre i 22 km. In realtà, è facile che il raggio di tiro utile del S. Giorgio sia molto meno di così, dopo tutto è stato costruito in un'era in cui sparare oltre i 10-12 km era una notizia degna di nota, mentre il Graf Spee è una nave che può tirare con precisione anche sopra i 20 km.
Ma anche così, è evidente che tirare 6x2,5 = fino a 15 colpi al minuto, contro gli 8 al massimo lanciabili dal S.Giorgio, sarebbe una condanna per quest'ultimo.
Accettando le distanze più ridotte, lo Spee potrebbe usare i pezzi da 150 mm, ma questo darebbe modo all'avversario di usare quelli da 190 mm, il che non è un grande affare. Ad ogni modo, se il tiro della controparte fosse non del tutto preciso, lo Spee non avrebbe molto di che temere, e non dovrebbe far altro che demolire il S. Giorgio su medie distanze (15-18 km), dove la sua corazza è ancora abbastanza valida, se non contro il 254 mm, almeno contro il 190.
Bisogna anche considerare la qualità delle corazze: 20 anni non erano passati invano, e in questo senso, lo Spee poteva risultare più valido del S. Giorgio anche se non sembrava: per esempio, la corazzatura di 100 mm a 13°, più la paratia da 40 mm per la stessa inclinazione, erano probabilmente altrettanto valide e resistenti della lastra da 200 mm del S.Giorgio, verticale e in 'pezzo unico'.
Ma i cannoni da 280 erano chiaramente superiori ai pezzi da 254 mm! Con un calibro appena del 10% maggiore (classe 11 pollici anziché 10), pari ad una sezione d'impatto maggiore del 20%, potevano contare su di una massa maggiore del 32%. Quindi non dovrebbero esserci dubbi su chi vincerebbe in penetrazione e distruttività (la velocità iniziale è pressoché uguale). Inoltre, è un tipo di cannone tedesco più recente di circa 20 anni rispetto a questo modello inglese adottato per le navi italiane. E' come paragonare i pezzi da 380 delle Baden con quelli delle Bismarck.
Nell'insieme, come già detto, lo Spee, malgrado abbia una protezione superiore ai suoi fratelli, è ancora una nave corazzata contro nemici di classe inferiore, come gli incrociatori leggeri. Questo la rende certo meno robusta di quanto dovrebbe, quando c'é da affrontare navi dello stesso livello. E' questa la scommessa, quella di prendere l'iniziativa grazie ad una potenza di fuoco schiacciante, possibilmente colpendo per primi. Oppure, contro navi troppo potenti (le corazzate), scappare sfruttando la propria buona velocità tattica, nonché una eccezionale mobilità strategica, grazie alla lunga autonomia.
Contro gli incrociatori pesanti, quindi, lo Spee non avrebbe avuto vita facile, ma data la sua preminente capacità di fuoco, e una protezione discreta anche se non eccezionale, sarebbe stato pur sempre in grado di batterli, almeno in teoria, sia un coevo e ben protetto Zara, che un preistorico San Marco o Giorgios Averoff.
Beh, questi sono argomenti che sarebbe interessante vedere risolti, con un gioco di simulazione.
Per quel che mi riguarda, se devo dare una probabilità, direi che il Graf Spee ha circa il 70% di vittoria contro lo Zara, e forse il 75-80 contro il S. Giorgio (più vecchio e dai riflessi meno pronti, diciamo).
Tutto sta se riuscisse, senza subire danni apprezzabili, a mettere a segno rapidamente, tra i 4 e i 6 colpi da 280 mm, possibilmente tra distanze di 18 e 23 km. A quel punto, specie se ha disabilitato almeno una torre nemica, potrebbe avvicinarsi (sempre che lo Zara glielo permetta), e ne metta a segno altri 4-6, riuscendo a quel punto a sistemare per bene l'avversario. Se ci è riuscito senza subire danni apprezzabili, ora che ha piantato a segno 2-3 tonnellate di munizioni, non dovrebbe essere difficile procedere oltre: scendere a 8-12 km, e cominciare il tiro battente con tutte le armi tra 105 e 280 mm, distruggendo l'avversario almeno come capacità combattiva, e piantando a segno almeno altri 5-8 colpi. A quel punto, lo Zara o il S. Giorgio avrebbero tra 10 e 20 colpi a segno, solo considerando i 280 mm. Probabilmente non sarebbero più in grado di combattere né di scappare, e a quel punto lo Spee dovrebbe avvicinarsi a 3-5 km di distanza, sparare e mettere a segno altri 6-10 colpi, e infine usare i propri siluri per mettere almeno un colpo a segno sulla nave nemica. Sennò avvicinarsi a circa 1 km per tirare sulla linea di galleggiamento.
Se riesce a fare tutto questo subendo al più tra 4 e 6 colpi a bordo, lo Spee ha bell'e vinto. Solo i proiettili da 254 mm potrebbero metterlo in difficoltà, ma non è detto che funzionerebbero contro la sua corazza, specie quella delle torri e dei sistemi di tiro, o quella del timone (che è il vero punto debole di tutte queste navi, e non solo loro!).
Io gli dò il 70-80% di probabilità di vittoria, non solo perché ha una bordata del 50-100% maggiore, ma perché è una nave da guerra di elevata qualità e potenza d'urto. Le sue sorelle erano più adatte a colpire, al più, gli incrociatori leggeri, ma non così la Spee. Ad ogni modo, anche la Deutchland o la Scheer sarebbero nemici eccezionalmente tosti, benché poco corazzati. Il loro volume di fuoco dovrebbe essere capace di dettare le regole del gioco, e costringere alla fuga un incrociatore '10.000 t', oppure distruggere un vecchio guerriero come l'Averoff o il S.Giorgio. Però in questo caso gli dò il 60-70% di probabilità.
Bibliografia
Pagina incrociatori Zara di Pietro Cristini
Pagina incrociatori tipo S.Giorgio di Pietro Cristini
Incrociatore S.Giorgio da Trento in Cina
Whitley M. J 'Navi da battaglia tedesche'.
Naval Weapons (sito internet, sezione cannoni navali)