Jutland all'amatriciana: RM vs Royal Navy, giugno 1916 29/4--2/5.015
Ecco un wargame che mi ha intrigato per anni.
Come si sarebbero comportante le navi italiane allo Jutland? O meglio, in un 'simil Jutland'?
E ovviamente, non parlo del grosso della flotta, costituito da unità vecchie e obsolete, anche quando di costruzione relativamente recente.
L'ideale sarebbe quello di valutare soltanto le navi come 'punta di lancia' delle relative flotte. E quindi, niente di meglio che considerare soltanto le navi più veloci, che del resto nella marina italiana diciamo così, erano nettamente la maggioranza.
Certo la RM non sarebbe stata capace di combattere lo Jutland contro l'intera flotta inglese o tedesca. Ma, per l'appunto, queste avevano una componente 'di cavalleria' che era certo interessante e tecnicamente progredita. E sopratutto... di dimensioni comparabili con il 'grosso' italiano.
Questa flotta era costituita dagli incrociatori da battaglia, navi con le quali le tradizionali corazzate italiane erano sempre state 'simili', addirittura dai tempi della Italia, e perché no, della Duilio che -oltre ad un armamento e corazze mostruosi- era anche notevolmente veloce per l'epoca (15 nodi).
Durante lo Jutland vennero alle mani, costituendo certo la parte più interessante e studiata dell'ingaggio, le 'cavallerie' opposte, ergo, per l'appunto, le squadre di incrociatori da battaglia. Non sono in grado di dire quanto buoni fossero quelli tedeschi: mediamente un pò meno veloci e armati di quelli inglesi, ma certo più corazzati e in quanto tali, più affidabili come macchine belliche. L'armamento, però, era limitato al 280 o al più, al 305 mm, che non erano calibri eccezionali, o per così dire, 'spettacolari'.
Molto più interessante e noto, invece, era lo schieramento inglese: c'erano 6 incrociatori da battaglia, il New Zealand e Indefaticable (8x305 mm, ma con bordata max di 6, teoricamente anche 8 ma con molte limitazioni); Queen Mary, Tiger, Lion e Princess Royal (8x343 mm); e sopratutto, l'importantissima aggiunta delle 4 corazzate veloci tipo Queen Elizabeth (8x381 mm). Notare come
Questa forza era notevolmente superiore a quella degli italiani, che all'epoca era costituita essenzialmente da 6 'Dreadnought' o meglio, corazzate monocalibro.
Gli italiani erano arrivati tardi alle potenti corazzate monocalibro, iniziando con la Dante Alighieri dei primi anni '10. Queste navi in realtà non erano una novità: teorizzate ampiamente da Cunimberti, in realtà esistevano già 30 anni prima (corsi e ricorsi della storia, direbbe Vico), come le Duilio stesse, ma prima ancora, si potrebbe risalire probabilmente fino al Monitor confederato! O almeno, tra le navi 'd'alto mare', a mezzi bellici come la prima Dreadnough inglese, dei primi anni '70 (del XIX secolo!).
Insomma, cose reinventate a seconda delle varie evoluzioni tecniche e concettuali del pensiero navale.
Infatti, l'avvento delle navi torpediniere causò sempre più sconcerto per i fautori delle navi 'giganti', le quali, per perforarsi le corazze che oramai le proteggevano, dovevano affidarsi a cannoni enormi e costosi, pure un pò delicati, e sopratutto pochi e con una capacità di fuoco di circa un colpo ogni 5 minuti. Per questo bisognava avere anche armi secondarie, e più i siluri erano migliorati nel corso del tardo XIX secolo, più le armi vennero aumentate, con calibri sempre più alti. Poi venne la voglia di ingaggiare anche le navi di grosse dimensioni, prima le corazzate di seconda o terza classe (incrociatori corazzati e protetti), poi le stesse navi da battaglia, pensando che i cannoni potessero averne ragione alle usuali corte-brevi distanze dell'epoca. E così arrivarono le corazzate policalibre vere e proprie o 'pre-Dreadnought', attorno al 1902 o giù di lì. A quel punto, però, arrivarono alla conclusione che le corazzate migliori per combatterne altre erano le monocalibre, con i cannoni del più grande calibro possibile (ma no! proprio come 30 anni prima!). I siluri rimasero comunque un problema, e sempre maggiore, essendosi nel frattempo diffusisi in tutto il mondo come sistema economico per minacciare qualsiasi nave da guerra (anche una corazzata). Quelli dei sottomarini non erano praticamente possibili da fermare con le artiglierie (anche se proprio la Dreadnought investì uno di questi, scoperto in emersione), quelli degli aerosiluranti necessitavano delle artiglierie adatte, certo non di calibri elevati; ma i cacciatorpediniere e le torpediniere erano ancora un grande problema, e sarebbero rimasti tali. Per cui ricominciò la ruota, arrivando a cannoni da 150-152 mm secondari, ma stavolta senza aumentare oltre. Al contempo, però, la taglia delle navi, con maggiori calibri, sempre più numerosi anche come numero, e così per la robusta batteria secondaria, finì per aumentare oltremodo e superò di slancio le 20.000 tonnellate, arrivando agevolmente anche verso le 30.000 per la fine della Grande Guerra.
Detto questo, la flotta italiana era costituita da: Dante Alighieri, le tre gemelle Cavour, Cesare e Da Vinci; e le due nuovissime Doria e Duilio. Queste 6 potenti navi erano un complesso omogeneo. La Alighieri, a dire il vero, era armata pesantemente con 12x305 mm, ed era veloce (23 nodi). Ma era assai diversa dalle altre che seguirono. La Alighieri fu la prima nave ad essere concepita con le torri trinate, che permettevano di aumentare la potenza di fuoco su di uno scafo, e sopratutto di usare tutti i cannoni in una bordata, a differenza di tante altre dell'epoca, costrette a due-quattro torri laterali, col bel risultato di poter sparare con 8 (tedeschi) o 10 (francesi, già ben più rispettabili) cannoni dei 12 disponibili. La Alighieri poteva tirare con 12 cannoni su 12, ma bisogna dire, a prua o a poppa poteva tirare solo con 3! La cosa era potenzialmente spiacevole, perché era una nave relativamente poco protetta ed esporre totalmente il fianco poteva essere pericoloso, anche se bisogna dire che era veloce (23 nodi). Il problema venne rettificato con le altre 5, che avevano ben 13 cannoni(!!), in quanto non si volle mollare il concetto della torre trinata, ma vennero anche aggiunte quelle sovrapposte. La torre trinata, introdotta con la Alighieri progettualmente, venne in realtà portata in servizio per primi dagli austro-ungarici, che furono più lesti nel realizzare le loro Viribus Unitis. La torre sovrapposta era in realtà una vecchia idea americana, prima nel senso più letterale (con le torri di calibro secondario sopra quelle primarie!), poi con l'impostazione delle Michigan, che avevano solo 8 cannoni (e motrici alternative anziché a turbina), ma questi erano tutti utilizzabili con ampio campo di tiro, grazie al raggruppamento a prua e a poppa. Le 5 unità italiane avevano 5 torri, una sola a centro nave, ma due a ciascuna estremità, di cui la bassa tripla e l'alta binata. Nell'insieme, queste sei navi, da sole, comportavano l'enormità di ben 77 cannoni da 305 mm. Per giunta, si trattava di armi potenti, da 305/46 mm, che erano nondimeno capaci, grazie all'elevato angolo massimo, di raggiungere gittate enormi per l'epoca (sui 24-25 km!), con proiettili tra l'altro più pesanti di quelli inglesi (sui 450 kg anziché 380-390!), mentre la cadenza di tiro, almeno in teoria, era analoga, sui 2 colpi/min (ma in realtà, le torri trinate spesso avevano seri problemi di alimentazione, specie per il cannone centrale, per questo molti erano riluttanti ad adottarle: i tedeschi, per dirne una, lo fecero solo quando erano costretti dai limiti di dislocamento, e i britannici tesero sempre a torri binate di calibro maggiore fino alla fine della Grande guerra, salvo poi cambiare totalmente idea dopo, ma costretti sopratutto da limiti di dislocamento dovuti ai trattati).
Le navi italiane erano un pò tutte uguali quanto a protezione base, per esempio sui 250 mm per la cintura principale. Essenzialmente, era quanto bastava per reggere con un minimo di affidabilità, ai colpi da 305 mm e inferiori. Le navi che vennero dopo la Alighieri, però, erano un pò più lente, sui 21-21,5 nodi. Questo le metteva nella media delle navi migliori dell'epoca, che erano sui 21-22 nodi, mentre i tipi 'standard' erano attorno ai 18-19. Questo significa che l'Alighieri era probabilmente più simile ad una nave tipo incrociatore da battaglia che una corazzata vera e propria.
Dunque, la squadra italiana, chiaramente l'equivalente della Grand Fleet, era quella costituita da queste 6 navi.
Solo che, onestamente, non sarebbero mai state al pari delle flotte principali inglese o tedesca, erano semplicemente... troppo poche!
Quindi resta l'idea base: gli italiani avrebbero potuto impersonare essenzialmente la forza 'esplorante' delle flotte principali.
In sostanza, significa che ci sarebbero state le 6 navi da battaglia italiane, più altre da scegliere. Altrimenti, avrebbero potuto sì confrontarsi con i sei incrociatori da battaglia inglesi, ma lo squadrone di Beatty aveva anche le 4 corazzate Queen Elizabeth (tutte tranne la capoclasse). Questo sbilanciava enormemente il livello del confronto rispetto alle navi italiane, che necessitavano almeno di rinforzi per fare numero.
Ma... a quel punto, in 'avanti', chi ci mandavamo assieme a loro?
La risposta possibile potrebbe essere quella degli incrociatori corazzati, che fino al 1912, a quanto pare, erano definiti navi da battaglia (di 1a classe).
Questi, però, erano pochi e non necessariamente dei tipi migliori. I 3 Garibaldi erano oramai obsoleti, troppo lenti e non particolarmente ben armati e veloci. Quindi restavano solo i 2 Pisa e i 2 'Pisa migliorati/San Giorgio', tutte navi del 1909-10, più o meno coevi con gli ultimissimi incrociatori corazzati britannici. Erano navi veloci: alle prove superarono anche i 23 nodi, anche se con dislocamento normale probabilmente facevano sui 22 (cosa facile da pensare, visto che erano circa 1.000 tonnellate più pesanti nel 'mondo reale' rispetto alle prove iniziali).
Questa flotta di navi omogenee era costituita da unità con corazze fino a 200 mm, 4 cannoni da 254, 8 (con bordata di 4) da 190, 22 nodi circa.
In questo modo, si sarebbe avuta una flotta abbastanza temibile di navi da 10.000 t in aggiunta alle corazzate da 20.000+ tonnellate, per un totale di 4+6 unità, quindi equivalendo il numero delle navi inglesi.
Però... c'é un PERO'.... l'AMALFI (come del resto il Garibaldi) era affondato già nel 1915 per siluramento! Quindi, i 'fantastici 4' erano in realtà, ridotti a 3 soli incrociatori. Si potevano integrare con le altre navi tipo Garibaldi superstiti? No, perché erano troppo vecchie, piccole e lente.
Quindi che si potrebbe fare? Combattimento in inferiorità numerica, oppure cercare un'altra soluzione?
L'alternativa sarebbero state le 4 corazzate tipo 'Vittorio Emanuele', che erano delle navi da 12.000 t, 2x305 mm, 12x203 mm, corazze fino a 250 mm e velocità di 21-22 nodi (due di esse erano sotto i 22 nodi alle prove, le altre leggermente al di sopra). Erano navi più potenti degli incrociatori corazzati, ma di poco. Erano leggermente più lente degli incrociatori corazzati e un pò meno recenti. Arduo dire se fossero davvero migliori, del resto la velocità era in linea con quella delle 5 corazzate più moderne. Con gli incrociatori corazzati, invece, si otteneva una velocità più simile a quella della Alighieri, e quindi a 'trazione anteriore', con la lancetta della velocità spostata più decisamente verso i 22-23 nodi anziché i 21. Non era una grande differenza, ma bisogna considerare che le 10 magnifiche navi inglesi erano appena più veloci, dato che le Queen Elizabeth erano capaci di andare sui 24 nodi, quindi rallentavano gli incrociatori da battaglia, che da soli erano capaci di 25-28.
Quindi, decidere quali dei due gruppi di navi sarebbe importante.
Ad ogni modo, personalmente, ho sempre prescelto le navi tipo Pisa/San Giorgio, forse perché più veloci, forse perché hanno maggiore fiducia nell'uso di un'artiglieria principale più leggera, ma con maggiore cadenza di tiro e numero di armi, sebbene la bordata sia praticamente uguale in peso.
In altre parole, erano navi tutto sommato più moderne, perché gli incrociatori corazzati sono stati costruiti per diversi anni dopo la Dreadnough e sono diventati obsoleti soltanto con i BC. Le corazzate policalibro, però, sono sparite presto dopo l'arrivo delle 'monocalibre'. Ma anche quel presto è relativo, visto che le Emanuale erano appena più vecchie dei Pisa/S.Giorgio, e che erano pur sempre molto simili per caratteristiche ad un incrociatore corazzato, seppure ben protetto (almeno come spessori massimi).
Beh, del resto questo è un wargame, quindi si può fare un pò quel che si vuole. Per un fatto di simmetrie varie, ho deciso da sempre (prima di sapere quando, di precisione, l'Amalfi fosse affondato), di usare i 4 incrociatori corazzati. In realtà la giusta situazione storica sarebbe stata quella delle 4 Emanauele. Dal momento che queste ultime sono più protette, ma con una corazza meno estesa per molti versi, e che sono appena meglio armate (ma probabilmente in maniera meno efficiente), e che come velocità sono un pò più lente (la media a cui dovrebbero andare, al più, sarebbe sui 21 nodi per non disperdere la formazione, e probabilmente in effetti sarebbe anche meno, sui 18-20, per non forzare troppo), direi che, tutto sommato, la differenza in potenziale combattivo, specie quando paragonata alle grandi navi inglesi, sia in realtà alquanto limitata.
Dunque, d'ora in poi, considerate pure che al posto delle 4 navi tipo Pisa/S.Marco possano esserci le unità tipo Emanuele. Non cambia praticamente nulla, visto che i cannoni fino al 203 mm sono pressoché inefficaci oltre le medie distanze, e che 4 cannoni da 254 non sono da meno di 2 da 305 mm, perché se non altro aumentano la probabilità di colpire qualcosa, mentre la perforazione di corazze di un qualche spessore, sopra i 10 km, resta in entrambi i casi, piuttosto... aleatoria, dati i limiti delle munizioni esplosive dell'epoca, che tendevano a frantumarsi o ad esplodere se colpivano una corazza anche solo di 100-150 mm KC, con angoli anche non elevati.
Da notare che la RN non aveva certo finito i battlecruiser: c'erano anche i tre incrociatori del 3rd Battle squadron, ovvero Invincible (che venne ingaggiato e affondato allo Jutland, ma NON era parte della squadra di Beatty!), Inflexible e Indomitable.
Questi, al limite, potrebbero ingaggiare in seconda battuta, le navi lasciate indietro dagli italiani, essenzialmente le 4 'escluse', che io credo, sarebbero proprio le 'Emanuele'. Ma in genere non considero questo discorso nel wargame, anche se sarebbe affascinante.
E così avremmo, nel modello proposto:
da una parte lo squadrone da battaglia di Beatty, con Indefaticable e New Zealand (8x305 mm); Lion, Princess Royal e Queen Mary, nonché Tiger (8x343 mm; attenzione, le 4 unità Kongo giapponesi erano simili al Tiger, ma il calibro del Tiger era sempre il 343 e NON il 356!); Warspite, Malaya, Barham e Valiant (8x381 mm).
Dall'altra abbiamo le navi italiane tipo Alighieri (12x305 mm); Cavour, Da Vinci, Cesare (13x305 mm); Doria e Duilio (13x305 mm); Pisa e Amalfi, San Giorgio e San Marco (4x254 mm e 4/8x190 mm).
Peso di bordata: circa 6160+18144+27872 kg per i britannici; 5424+29380+5080 kg per gli italiani.
Totale: 52176 kg per i britannici contro 39.884 kg per gli italiani. (dati approssimati!!!)
Questo ci porta alla vittoria inglese 'a tavolino', essendo superiore la bordata di qualcosa come 13 tonnellate, ovvero sul 30% del totale italiano.
Tuttavia, questi dati non ci dicono ancora tutto, anzi!
C'é da dire che la protezione delle navi inglesi era varia, ma almeno 4 di esse potevano essere considerate abbastanza a prova del 305 mm, anche di tipi potenti come quelli italiani. Le 6 navi tipo battlecruiser erano molto meno robuste, ma offrivano almeno una certa protezione contro i grossi calibri, ma sopratutto contro i medi; erano abbastanza ben protette contro i 254 mm, e certo lo erano contro i 190 mm che contribuivano con un non disprezzabile valore (circa 1.080 kg) alla bordata italiana. E le navi italiane? I 4 incrociatori corazzati erano scarsamente protetti contro il 305 mm, sostanzialmente erano sul livello di grandezza delle navi inglesi (con una cintura da 8 pollici anziché 7 o 9, praticamente una via di mezzo!). Le corazzate monocalibre erano abbastanza ben protette contro il 305 mm, seppur senza esagerare (cintura da 250 mm, quindi classe 10 pollici). Idem sarebbe stato per le 4 'V.Emanuele' (o Regina Elena che dir si voglia), se fossero state incluse nel totale; ma tutte queste unità non erano buone a sufficienza contro il 343 mm inglese, cosa che per esempio poteva compensare la minore protezione delle navi tipo Lion (ma, per l'appunto, armate col 343 mm, in altre parole da una parte navi con cintura da 10 pollici e cannoni da 12, dall'altra navi con cintura da 9 pollici e cannoni da 13,5 pollici), che tuttavia erano molto meno armate in termini generali (8 cannoni vs 12-13!), anche se però erano nettamente più veloci (27-28 nodi vs 21-23) e questo avrebbe potuto portare al 'taglio del T', con il risultato di concentrare il tiro di tutti i cannoni disponibili (8) contro le corazzate, che in avanti ne avevano solo 3 o 5!
Ma il vero asso erano le Queen Elizabeth, perché col 381 mm, almeno sulla carta, non ce n'era. Con 4 navi del genere, significa che il 40% della flotta era costituita da unità armate a sufficienza per surclassare le equivalenti italiane, anche le più potenti (malgrado che i 305 italiani avessero sulla carta una gittata leggermente superiore), e al contempo praticamente invulnerabili al tiro nemico di ogni tipo di arma balistica.
In altre parole:
Queen Elizabeth: invulnerabile al tiro di tutte le navi italiane; capace di distruggere tutte le navi italiane superandone le difese principali.
Lion e Tiger: poco vulnerabili al tiro di tutte le 6 corazzate, e meno ancora a quello dei 4 incrociatori; efficaci contro le corazzate, micidiali contro gli incrociatori.
Indefaticable: vulnerabili al tiro delle corazzate, abbastanza vulnerabili agli incrociatori; poco efficaci contro le corazzate; abbastanza contro gli incrociatori.
Incrociatori italiani: abbastanza efficaci contro i battlecruiser meno potenti, poco contro quelli migliori, per niente contro le Q.E; assai vulnerabili contro i B.C. meno potenti, molto contro quelli più potenti e moltissimo contro le QE (il che era particolarmente vero per i 'Pisa', che erano meno potenti e protetti dei S.Giorgio).
Corazzate italiane: molto efficaci contro i BC meno potenti, assai contro quelli più potenti, inferiori nettamente contro le QE; poco vulnerabili contro i BC meno potenti, assai contro quelli più potenti, molto contro le QE.
In altre parole, le corazze da 330 mm delle QE sarebbero state sufficienti contro il 305/46, ma certo non sarebbe stato così per quelle da 250 mm contro il 381 mm!
Ma questa è solo una parte della questione.
Vanno commentate altre due cose.
Uno: sebbene allo Jutland il tiro inglese si dimostrò superiore a quello tedesco, dall'altra parte va detto che i proiettili inglesi, sebbene paradossalmente fossero più pesanti, e avessero esplosivi più potenti... in realtà NON erano particolarmente efficaci nella penetrazione. Perché? Non per l'energia, certo. Ma per l'attitudine della sensibile carica esplosiva, a detonare PRIMA che penetrasse la corazza, quando questa era molto spessa. Incredibile ma vero, spessori di appena 150-200 mm frequentemente attivarono le cariche, causando quindi danni limitati che altrimenti sarebbero stati fatali. Mentre i ben più piccoli proiettili da 280-305 mm tedeschi, apparentemente moscerini rispetto ai 305-343-381 mm inglesi, erano caricati con TNT che era poco potente sì, ma molto stabile, così che penetrassero realmente dentro le corazze prima di esplodere. E lo fecero.
Due. La compartimentazione delle navi inglesi non era così buona come quella delle navi tedesche e inoltre le procedure di sicurezza erano scadenti, sopratutto per due ragioni 1- per assicurare la rapidità massima di fuoco (se tu hai una porta di sicurezza e la lasci aperta, è evidente che perdi meno tempo nel ciclo di tiro, spesso appena poche decine di secondi!) e 2- certamente anche per i successi che i BC avevano ottenuto in precedenza in almeno 3 scontri contro l'agguerrita marina tedesca, eliminando incrociatori leggeri, pesanti, e colpendo duramente anche quelli da battaglia. MA, una linea di corazzate ben numerosa e determinata era un'altra cosa e comunque sia allo Jutland le navi tedesche combatterono con grande durezza.
Mentre 3 incrociatori da battaglia inglesi andarono a fondo, TUTTI per esplosione, da parte della KM andò perduto soltanto un incrociatore da battaglia, ma questo fu dovuto sopratutto ad un'enorme falla a prua, che la nave cercò di ignorare mentre fuggiva alla massima velocità, col risultato che per evitare la distruzione per mano inglese (la fine del Blucher era ancora ben ricordata), finì poi per imbarcare troppa acqua e divenne così allagato, da non essere più salvabile. Almeno l'equipaggio si salvò, però, la nave non esplose mai, e questo fa una grossa differenza con le navi inglesi distrutte, che in tre ebbero circa 3.000 morti e un pugno di superstiti, malgrado la presenza di molte navi di scorta che navigavano attorno. I BC tedeschi erano più corazzati di quelli inglesi, ma questi ultimi avevano cannoni ben più grossi e questo avrebbe dovuto controbilanciare la cosa. Evidentemente non fu così. Le navi tedesche ebbero una cura ben maggiore per sopravvivere anche di fronte a durissimi colpi: basti pensare alla fine della Scharnorst (quella della I GM, ma se vogliamo, anche l'omonima della II), e della gemella Gneisenau nella battaglia delle Falklands, o del Blucher. Devastati totalmente da decine di proiettili calibro 305 mm (quasi 400 kg l'uno), affondarono (in un caso con tutto l'equipaggio), ma NON esplosero. Avessero avuto un minimo di supporto, sarebbero stati capaci di sopravvivere, così come il loro equipaggio. Uno dei BC tedeschi (il Seydlitz) sopravvisse a circa 20 proiettili di grosso calibro allo Jutland e si beccò pure due siluri e 5.000 tonnellate d'acqua, eppure tornò a casa (confrontare questa prestazione con quella di alcune navi da battaglia che seguirono: chissà come e se se la sarebbe cavata la V.Veneto a Gaudo, se avesse avuto un simile ammontare di danni!).
Dopo lo Jutland, però, tutto cambiò, o almeno quel che si poteva cambiare ancora. Le misure di sicurezza, specie le 'flash protection', si stima che aumentassero l'efficienza dei BC inglesi almeno del 50%. Ma oramai era tardi per dimostrarlo, le battaglie con la KM erano pressoché finite, e se ne sarebbe riparlato nel tragico giorno di maggio 1941 con l'ultimogenito inglese, l'Hood. Ma questa è un'altra (e non proprio brillante) storia.
Una soluzione inattesa: la verità sui telemetri... e l'addestramento!
Ma c'é una ragione per la quale scrivo di quest'articolo. Nuovi elementi che di recente sono apparsi in Storia Militare n.4/15 (scusate se metto la definizione mese-anno, mi piace di più che mettere il numero che parte dal n.1 di oltre 20 anni fa).
Ora, in questo interessantissimo studio, si apprendono molte cose. Ma sopratutto si apprende il giudizio che nel 1916 (sì, proprio quel fatale 1916!) la RN aveva nei confronti degli italiani.
Vi sono due notizie in merito, scritte dai corrispondenti inglesi (ufficiali e comandanti) dell'epoca, uno a fine maggio e uno a novembre. In entrambi i casi si dice che le navi sono splendide, il che è un complimento per i progettisti e costruttori; MA... si dice anche che il tipo di addestramento al tiro è PESSIMO.
A maggio, gli italiani avevano vari tipi di telemetri, ma in genere erano quelli da 2,7 metri (del resto anche la RN ce li aveva); dall'anno successivo sarebbero arrivati quelli da 4,57 m TRIPLI, tutt'altra musica. Ma non ci riguarda granché.
Ma c'é di peggio: le navi italiane non avevano ancora un vero e proprio sistema di tiro centralizzato, per cui erano interessati alle 'tavole Dryer' (calcolatori per il tiro delle grandi navi), che di lì ad un paio di mesi la RN avrebbe davvero fornito, così come dalla Gran Bretagna sarebbero arrivati i nuovi telemetri. Del resto, la marina italiana era cliente degli inglesi, americani e tedeschi, ma... dopo l'inizio della guerra, la Germania, che forniva i vetri dei pochi telemetri prodotti in Italia, cessò le consegne e di fatto azzoppò totalmente la produzione nazionale perché, udite udite, anche realtà 'ottiche' come la Galileo e la S.Giorgio semplicemente non erano in grado di fare nemmeno dei piccoli telemetri, proprio per la qualità dei vetri(prismi, forse anche lenti) che riuscivano a realizzare! E dire che la S.Giorgio aveva venduto un brevetto alla RN per i periscopi, che evidentemente, però, non sono affatto così critici da realizzare. NON se comparati a strumenti di alta precisione come i telemetri.
Ma non era solo questo. Gli ufficiali commentavano come, a causa della lunga inattività della squadra da battaglia italiana, confinata nel ristretto e potenzialmente pericoloso porto di Taranto (l'accesso al mar Grande era limitato ad un ponte facilmente danneggiabile e i sabotatori non mancavano all'epoca, tanto che la L.Da Vinci venne poi distrutta, sempre nel 1916, da un agente segreto). L'addestramento era pessimo, semplicemente la flotta era tenuta lì per fare da deterrente. Mentre le forze leggere erano usate piuttosto ampiamente, i 'gioielli di famiglia' erano tenuti ben al sicuro! Quest'atteggiamento non cambierà nemmeno nella II GM. Il fatto che quest'ultima portasse maggiore mobilità alla guerra grazie all'aereo, anziché spingere ad una maggiore azione, spinse ad una ... maggiore prudenza.
E dato che c'era tutta 'sta carenza di carburante liquido, tanto sarebbe valso per gli italiani, convertire alcune caldie a carbone. A mali estremi... sempre che questo fosse davvero IL problema.
Del resto, la RM ha sempre evitato il concetto stesso di battaglie notturne, almeno con le corazzate. Persino quando, verso gli anni '40, la cosa era diventata tecnicamente (e finalmente) fattibile, gli italiani erano ancora convinti che bisognasse lasciare al nemico (la RN, che invece, come la JIN e la KM, si allenava eccome di notte), la metà dell'arco dioturno!
Insomma, le carenze tecniche si potevano anche eliminare (e certo non furono, radar a parte, queste a condizionare le battaglie italiane nella II GM!), MA la mentalità era tutt'altra cosa.
Infatti entrambi i commentatori inglesi dicevano che bisognava cercare di far capire agli italiani che la loro flotta necessitava di un allenamento realistico, perché la mancanza di questo era la ragione per la quale 'sei splendide navi da battaglia sono quasi del tutto inefficienti'. E a novembre successivo, malgrado qualche miglioramento, la situazione era ancora tale e quale. Il primo commentatore osservava che fosse necessario aiutare gli italiani a capire cosa andasse fatto (eravamo ancora PRIMA dello Jutland) senza ferirne l'amor proprio.
Il secondo, a novembre, diceva che gli italiani erano proprio 'così' ed erano troppo orgogliosi per prendere lezioni da NOI (ergo, dalla RN, che per circa 200 anni dominò tutti gli oceani).
E come si svolgeva il tiro? In genere da navi FERME, contro bersagli trainati a 5 NODI, e per giunta, con rotta RETTILINEA. Peggio di così non si sarebbe potuto fare. Cosa significasse combattere una battaglia navale a livello individuale si può ben immaginare, visto che con questi presupposti, nessun cannone sarebbe stato mai efficace. Forse, il secondo commentatore diceva, erano anche meglio di quel che si poteva valutare... ma se si fosse trattato di navigare in squadra ed affrontare un'intera squadra da battaglia, cosa sarebbe successo? Certo un disastro, se il nemico non fosse stato altrettanto incompetente.
Sparare contro una squadra che a sua volta manovra, spara e naviga ad alta velocità, su distanze dei 18 km, era un qualcosa che si poteva fare solo con un allenamento costante e competente. Far restare la flotta all'ancora per un anno (in pratica, da quando l'Italia entrò in guerra) era qualcosa di deprimente, e forse, nonostante altre due corazzate entrate in linea, l'Italia si trovava una flotta di corazzate meno efficace (e non superiore!) rispetto all'inizio della guerra.
Questo era un grave vizio di mentalità degli ammiragli italiani: sempre attentissimi alla TECNICA, alle innovazioni alle volte pure rivoluzionarie, ma poi incapaci di sfruttarle perché poi i loro 'giocattoli' (pagati carissimi dai contribuenti!) non vogliono romperli, nemmeno in una guerra mondiale.
Dall'altra parte, la piccola flotta austriaca, forte di 4 potenti corazzate, non era certo superiore a quella italiana tecnicamente, ma almeno si faceva valere con qualche uscita operativa, in un certo senso era la replica della situazione di blocco navale che già i tedeschi subivano dalla RN. Solo che la RN combatteva anche con le navi da battaglia.
Mentre la Marina italiana era considerata, dalla RN, semplicemente INCAPACE di far fronte alla sicurezza del Mediterraneo, proprio per quest'attitudine rinunciataria.
E il controllo del tiro, non importa nemmeno se poi erano state fornite le Dreyer, restava tragicamente carente. Aggiustamenti di tiro comunicati a voce, e in maniera approssimativa, tiri da nave ferma, nessuna condizione realistica nelle esercitazioni.
Molto probabilmente la flotta minore, quella di caccia e siluranti varie, era molto più efficiente (tanto che combatté anche diverse battaglie) durante la guerra, anche se non sempre molto fortunate.
Questa carenza di efficienza delle navi italiane era ben chiara all'esperto giudizio della RN già durante il maggio del 1916. Un giudizio forse 'preconcetto', forse. Ma la RN non lo pronunciava a voce aperta, ma ne riferiva privatamente, per cui al contrario, con gli alleati italiani era molto più diplomatica.
Il fatto è che un anno passato all'ancora o poco più, riduce l'efficienza di QUALSIASI marina, figurarsi di una che non era mai stata particolarmente all'avanguardia nella guerra navale e le tattiche di combattimento.
La guerra italo-turca, del 1911-12, era avvenuta da meno di un quinquennio, e lì gli italiani mostrarono di avere ottima mira, e vinsero i pochi scontri con la marina turca. MA, bisogna ammettere, che erano veramente battaglie di forza bruta, dove il nemico era semplicemente inefficiente e troppo piccolo per fare qualsiasi cosa se non soccombere. Non si può mettere una cannoniera obsoleta contro che so, un incrociatore.
Malgrado l'efficienza mostrata dalla marina italiana, molto spregiudicata (vedi la leggendaria missione delle siluranti nei Dardanelli, non andata in disastro solo per la pochezza... degli artiglieri turchi) ed efficiente in quella circostanza (in cui vi fu del resto una pari determinazione anche politica), la Grande Guerra vide un'inversione totale della politica navale, e al contempo, anche la marina ne soffriva necessariamente.
Dopo un anno di 'fermo', equipaggi e navi erano già sicuramente 'frollati' a sufficienza. In genere per cose simili appaiono sufficienti tempi di fermo superiori a 2-3 mesi. Un anno è tanto anche per la disciplina, oltre che per l'efficienza tecnica e operativa.
Non va dimenticato che, a questo proposito, la marina russa aveva degli ottimi artiglieri, tanto da poter sparare ad oltre 20 km contro il Goeben, con una nave che era abbastanza simile alla Alighieri. Ma evidentemente, i Russi avevano un concetto diverso dagli italiani riguardo l'addestramento (ignoti i tipi di telemetri usati, ma certo dovevano essere dei migliori, per ottenere un simile vantaggio; del resto, anche contro i giapponesi, nel Mar Giallo, i russi tirarono da distanze dell'ordine dei 15-18 km, che erano, per gli standard del 1905, semplicemente fantascientifici!).
E combattere significa anche e sopratutto una cosa. MENO SUDI IN ALLENAMENTO, MENO SANGUINI IN AZIONE. Detto sempre valido. Da cui discende, a mio avviso, che non è solo un fatto di 'peso bordata' 'corazza' e 'cannoni'. Tanto meno di gittata e capacità perforante. No, è chiarissimo che il problema sarebbe stato più simile a quello che causò la distruzione totale della flotta russa a TSUSHIMA o quella franco-spagnola a Trafalgar.
L'efficienza è un qualcosa che spesso viene dimenticato da qualche parte, abbagliati dalla 'modernità' o dalla velocità o dai grossi cannoni. Per esempio, è vero che 4 torri binate sono meno efficienti (dimensionalmente) che 3 trinate e hanno un cannone in meno; ma se poi tirano 2 colpi/min anziché 1,3, allora trovi il 30% di potenza di fuoco in più anche se hai un cannone in meno. L'esempio è quello della Bismarck: 6.400 kg bordata, oltre 13.000/min (a 2 rpm, ma esistono valutazioni anche di 2,3 circa); Littorio, circa 7.970 kg, ma circa 10.300kg/min; malgrado la superiorità di circa il 25% in peso bordata, le Bismarck potevano tirare almeno 16-18 colpi contro 12 al minuto e così sia in colpi che in kg erano superiori di circa il 30%, malgrado cannoni meno potenti e meno numerosi.
Poi la Bismarck era costretta ad avere corazze più lunghe per proteggere la cittadella corazzata, ma se a loro stava bene di avere il 70% della lunghezza blindata, anziché il 54, che importa finché potevano farlo? Il vantaggio era che potevano proteggere in maniera 'dura' la maggior parte dello scafo, anziché lasciarne quasi il 50% senza protezioni principali (ma delegando la rappresentanza a blindature poco più che simboliche). La cintura corazzata superiore? secondo i fautori del tutto o nulla, uno spreco per non rafforzare la cintura inferiore; però proteggeva un volume maggiore (entro certi angoli, anche dai grossi calibri) e permetteva di ridurre lo spessore delle barbette da 340 a 220 mm sottocoperta. Le 4 torri della Bismarck, del resto, pesavano meno delle 3 della Littorio. I cilindri Pugliese erano una soluzione apparentemente brillante, che però proteggeva poco più della metà della lunghezza nave, ed era realmente efficace solo al centro (dove lo spessore era quasi 7 metri!). Il torrione Pugliese? Brillante ed elegante, ma non offriva protezione sufficiente in nessuna parte della struttura, se confrontato ai grossi calibri (allora perché non ridurre il tutto a 100-150 mm e accontentarsi di una protezione contro i medi calibri, invece di fingere un'inefficiente protezione dai c.g.c e lasciare il resto comunque molto vulnerabile?); un centro di direzione tiro unificato bello a vedersi, ma senza protezione di sorta. La Bismarck aveva una conformazione tradizionale, ma anche ben tre direzioni tiro e assai ben corazzate. Inoltre il torrione era spesso a sufficienza e c'era abbondanza di spazio.
In effetti, il dislocamento delle Bismarck era maggiore di quello delle Littorio, ma solo perché avevano il doppio del carburante, a pari nafta erano quasi uguali, per cui come progettare una nave era solo un fatto di scelte, giuste o sbagliate che fossero.
E spesso era il caso a stabilire se fossero 'giuste'. Come sempre.
E adesso, passo, in scorta a quanto detto sopra, ad un tentativo di creazione della trama del wargame. Mi pare il minimo, dopo anni di studio e grazie all'articolo di Storia Militare, che mi dà la fondamentale nozione della reale efficienza della flotta principale della RM, specie quando comparata contro tedeschi e inglesi.
I tedeschi sono difficili da valutare, per le ragioni di cui sopra (tra l'altro gli incrociatori da battaglia, per quanto solidi e affidabili, erano assai poco numerosi e non particolarmente ben armati), per cui vado per l'opzione Royal Navy.
Per la Marina italiana: le 6 navi da battaglia (un quantitativo che sarebbe stato presto perso, e nuovamente raggiunto solo e per poco, nell'ottobre-novembre 1940), più i 4 incrociatori corazzati, che a mio insindacabile avviso sono di qualcosa più efficienti delle 'Emanuele' (sopratutto mi piace che abbiano più cannoni principali, cosa molto utile per tirare in maniera abbastanza accurata alle lunghe distanze).
Località: diciamo in mezzo al Mediterraneo (quindi anche una buona visibilità, che a pensarci bene è un favore alla RM visto che le condizioni 'marginali' l'avrebbero messa molto più in svantaggio che la RN), o anche in zona Jutland, ma comunque con una buona visibilità, tale da rendere possibile sparare anche a distanze pratiche di circa 18-20 km.
Ok, siete pronti?
Svoglimento (vero ma sopratutto, presunto)
Le due squadre entrano in camp... err si avvicinano, ciascuna con 10 gioca... err navi (scusate, ma il calcio è una brutta bestia). Da una parte le 4 QE e i 6 BC. Dall'altra le 6 NB e i 4 I.C.
Ripetiamo le formazioni:
RN RM
-Warspite (8x381, 24 kt, 330 mm) -Dante Alighieri (12x305, 23 kt, 250 mm)
-Barham -Cavour (13x305, 21+ kt, 250 mm)
-Valiant -Cesare
-Malaya -Da Vinci
-Andrea Doria
-Caio Duilio
-Tiger (8x343, 28 kt, 229 mm?) -Pisa (4x254, 23 kt, 200 mm)
-Lion (8x343, 27+ kt, 229 mm) -Amalfi
-Princess Royal -S.Giorgio (circa uguale)
-Queen Mary -S.Marco (circa uguale, ma oltre 23 nodi grazie a motori a turbina)
-Indefatigable (8x305, 25 kt, 152 mm)
-New Zealand
O sennò, al posto dell'Amalfi, una delle 'Emanuele' (così storicamente siamo corretti), o più probabilmente, l'intera divisione degli incrociatori corazzati sostituita dalle policalibre (2x305, 21+ kt, 250 mm). Per ragioni storiche mie, userò gli incrociatori corazzati, per ragioni storiche oggettive (per rimediare all'errore) si deve invece usare la seconda opzione (tutte le Emanuele, a differenza delle due precedenti e sfortunate Brin/Margherita, sopravvissero alla guerra, cosa che non accadde nemmeno per le tre Cavour e i due Pisa).
Per semplificare le cose, ho deciso che la battaglia, non solo avvenisse di giorno e con buona visibilità, nonché in mare aperto (molto generosamente, nell'insieme).. ma anche con le forze suddivise.
Le navi più lente erano lasciate lievemente indietro e separate da quelle più veloci, sebbene le Indefaticable fossero a metà strada o quasi, tra le QE e gli altri BC. Tuttavia, erano troppo deboli per far loro ingaggiare le corazzate e i loro pezzi da 305 mm. Quindi sarebbero stati mandati con i BC anche se fossero stati un pò distanziati e in generale, avessero costituito la palla al piede di questa formazione.
Dall'altra parte, le navi tipo incrociatore corazzato (che, per inciso, erano nati, almeno i Pisa, come miglioramento delle due 'Regina Margherita/Brin'), erano solo 4! Per cui c'é un'evidente asimmetria.
Tuttavia, curo l'asimmetria mandando anche la Dante Alighieri, che è più o meno capace di velocità analoga (all'epoca fu probabilmente la dreadnough più veloce del mondo, almeno finché non apparvero le QE) agli IC. Questo potrebbe bastare, la Alighieri fa da ammiraglia alle altre navi più piccole. Tuttavia, malgrado i suoi 12 cannoni da 305, potrebbe essere troppo debole e sopratutto, non mi aiuta molto il fatto che le navi inglesi tipo BC siano, dall'altra parte, 6.
Si potrebbero tenere tutte le navi unite così il problema si risolve, ma temo che tenere unite non meno di 9 classi di navi diverse, nelle rispettive fila, sia un pò difficile, specie se poi la differenza di velocità può arrivare anche a 4-5 nodi nell'ambito della stessa formazione (questo nel caso della RN, la RM in effetti è molto più 'omogenea', perché dopotutto, non ha un BC nelle sue fila, a parte la parziale eccezione del S.Marco).
Per semplificare la gestione della battaglia, almeno all'inizio, ho diviso la forza di entrambi gli opponenti in 4 navi (le più potenti) e 6 (scelte tra le meno potenti).
Per la RN: le 4 QE; per la RM, le 2 Doria e due delle Cavour.
Le altre 6 navi sono la componente 'veloce', che nel caso della RN sono i 6 BC, mentre la RM ha i 4 IC, la Alighieri... e la Da Vinci. Perché la Da Vinci? Perché una Cavour sarebbe stata comunque necessaria: i 12 pezzi da 305 della Alighieri, confrontati con i sei BC, non sarebbero stati comunque del tutto sufficienti, inoltre uno scontro che subito iniziava in inferiorità numerica NON era una cosa buona per chi si trovava 'sotto'. Quindi un rinforzo era gradito, eventualmente la Da Vinci, 'genialmente' sarebbe stata caricata con un minor carico di carburante e di munizioni, per stare più leggera e quindi, forzando, un pò più veloce del normale. Nulla lo vieta, dopo tutto. E con 25 cannoni da 305, più i 16 da 254 mm, la potenza di fuoco sarebbe sufficiente per contrastare i 32 da 343 e 16 da 305 inglesi. Tanto per capire l'equilibrio di questa formulazione, il peso di bordata della flotta 'veloce' sarebbe così di 24.000 kg per i britannici, contro circa 15.000 per gli italiani. Togliete i circa 6.000 kg della Da Vinci (una a caso, poteva essere qualsiasi altra, ovviamente), e #statesereni (in fondo al mare..).
Dunque, iniziamo la battaglia. Siamo attorno a mezzogiorno, ovviamente un mezzogiorno di fuoco. Sembra il titolo di un film, ma del resto, anche a Midway successero cose interessanti a mezzogiorno, quindi la realtà non è da meno della fantasia.
Le due formazioni si avvicinano di prua, a circa 20 nodi per le unità italiane (anche gli IC erano pur sempre rallentati dalla DV e inoltre, la navigazione in formazione non era uno scherzo, specie per navi eterogenee e che, da molto tempo ormai, non eseguivano missioni belliche apprezzabili, specie dopo l'affondamento del Garibaldi e dell'Amalfi (che però, io ho astutamente resuscitato, del resto non è corretto nemmeno immaginare un Punta Stilo/Matapan/Tsushima tra RN e RM, almeno non dopo che la RM è passata all'Intesa, dal 1915 in poi).
Ecco un wargame che mi ha intrigato per anni.
Come si sarebbero comportante le navi italiane allo Jutland? O meglio, in un 'simil Jutland'?
E ovviamente, non parlo del grosso della flotta, costituito da unità vecchie e obsolete, anche quando di costruzione relativamente recente.
L'ideale sarebbe quello di valutare soltanto le navi come 'punta di lancia' delle relative flotte. E quindi, niente di meglio che considerare soltanto le navi più veloci, che del resto nella marina italiana diciamo così, erano nettamente la maggioranza.
Certo la RM non sarebbe stata capace di combattere lo Jutland contro l'intera flotta inglese o tedesca. Ma, per l'appunto, queste avevano una componente 'di cavalleria' che era certo interessante e tecnicamente progredita. E sopratutto... di dimensioni comparabili con il 'grosso' italiano.
Questa flotta era costituita dagli incrociatori da battaglia, navi con le quali le tradizionali corazzate italiane erano sempre state 'simili', addirittura dai tempi della Italia, e perché no, della Duilio che -oltre ad un armamento e corazze mostruosi- era anche notevolmente veloce per l'epoca (15 nodi).
Durante lo Jutland vennero alle mani, costituendo certo la parte più interessante e studiata dell'ingaggio, le 'cavallerie' opposte, ergo, per l'appunto, le squadre di incrociatori da battaglia. Non sono in grado di dire quanto buoni fossero quelli tedeschi: mediamente un pò meno veloci e armati di quelli inglesi, ma certo più corazzati e in quanto tali, più affidabili come macchine belliche. L'armamento, però, era limitato al 280 o al più, al 305 mm, che non erano calibri eccezionali, o per così dire, 'spettacolari'.
Molto più interessante e noto, invece, era lo schieramento inglese: c'erano 6 incrociatori da battaglia, il New Zealand e Indefaticable (8x305 mm, ma con bordata max di 6, teoricamente anche 8 ma con molte limitazioni); Queen Mary, Tiger, Lion e Princess Royal (8x343 mm); e sopratutto, l'importantissima aggiunta delle 4 corazzate veloci tipo Queen Elizabeth (8x381 mm). Notare come
Questa forza era notevolmente superiore a quella degli italiani, che all'epoca era costituita essenzialmente da 6 'Dreadnought' o meglio, corazzate monocalibro.
Gli italiani erano arrivati tardi alle potenti corazzate monocalibro, iniziando con la Dante Alighieri dei primi anni '10. Queste navi in realtà non erano una novità: teorizzate ampiamente da Cunimberti, in realtà esistevano già 30 anni prima (corsi e ricorsi della storia, direbbe Vico), come le Duilio stesse, ma prima ancora, si potrebbe risalire probabilmente fino al Monitor confederato! O almeno, tra le navi 'd'alto mare', a mezzi bellici come la prima Dreadnough inglese, dei primi anni '70 (del XIX secolo!).
Insomma, cose reinventate a seconda delle varie evoluzioni tecniche e concettuali del pensiero navale.
Infatti, l'avvento delle navi torpediniere causò sempre più sconcerto per i fautori delle navi 'giganti', le quali, per perforarsi le corazze che oramai le proteggevano, dovevano affidarsi a cannoni enormi e costosi, pure un pò delicati, e sopratutto pochi e con una capacità di fuoco di circa un colpo ogni 5 minuti. Per questo bisognava avere anche armi secondarie, e più i siluri erano migliorati nel corso del tardo XIX secolo, più le armi vennero aumentate, con calibri sempre più alti. Poi venne la voglia di ingaggiare anche le navi di grosse dimensioni, prima le corazzate di seconda o terza classe (incrociatori corazzati e protetti), poi le stesse navi da battaglia, pensando che i cannoni potessero averne ragione alle usuali corte-brevi distanze dell'epoca. E così arrivarono le corazzate policalibre vere e proprie o 'pre-Dreadnought', attorno al 1902 o giù di lì. A quel punto, però, arrivarono alla conclusione che le corazzate migliori per combatterne altre erano le monocalibre, con i cannoni del più grande calibro possibile (ma no! proprio come 30 anni prima!). I siluri rimasero comunque un problema, e sempre maggiore, essendosi nel frattempo diffusisi in tutto il mondo come sistema economico per minacciare qualsiasi nave da guerra (anche una corazzata). Quelli dei sottomarini non erano praticamente possibili da fermare con le artiglierie (anche se proprio la Dreadnought investì uno di questi, scoperto in emersione), quelli degli aerosiluranti necessitavano delle artiglierie adatte, certo non di calibri elevati; ma i cacciatorpediniere e le torpediniere erano ancora un grande problema, e sarebbero rimasti tali. Per cui ricominciò la ruota, arrivando a cannoni da 150-152 mm secondari, ma stavolta senza aumentare oltre. Al contempo, però, la taglia delle navi, con maggiori calibri, sempre più numerosi anche come numero, e così per la robusta batteria secondaria, finì per aumentare oltremodo e superò di slancio le 20.000 tonnellate, arrivando agevolmente anche verso le 30.000 per la fine della Grande Guerra.
Detto questo, la flotta italiana era costituita da: Dante Alighieri, le tre gemelle Cavour, Cesare e Da Vinci; e le due nuovissime Doria e Duilio. Queste 6 potenti navi erano un complesso omogeneo. La Alighieri, a dire il vero, era armata pesantemente con 12x305 mm, ed era veloce (23 nodi). Ma era assai diversa dalle altre che seguirono. La Alighieri fu la prima nave ad essere concepita con le torri trinate, che permettevano di aumentare la potenza di fuoco su di uno scafo, e sopratutto di usare tutti i cannoni in una bordata, a differenza di tante altre dell'epoca, costrette a due-quattro torri laterali, col bel risultato di poter sparare con 8 (tedeschi) o 10 (francesi, già ben più rispettabili) cannoni dei 12 disponibili. La Alighieri poteva tirare con 12 cannoni su 12, ma bisogna dire, a prua o a poppa poteva tirare solo con 3! La cosa era potenzialmente spiacevole, perché era una nave relativamente poco protetta ed esporre totalmente il fianco poteva essere pericoloso, anche se bisogna dire che era veloce (23 nodi). Il problema venne rettificato con le altre 5, che avevano ben 13 cannoni(!!), in quanto non si volle mollare il concetto della torre trinata, ma vennero anche aggiunte quelle sovrapposte. La torre trinata, introdotta con la Alighieri progettualmente, venne in realtà portata in servizio per primi dagli austro-ungarici, che furono più lesti nel realizzare le loro Viribus Unitis. La torre sovrapposta era in realtà una vecchia idea americana, prima nel senso più letterale (con le torri di calibro secondario sopra quelle primarie!), poi con l'impostazione delle Michigan, che avevano solo 8 cannoni (e motrici alternative anziché a turbina), ma questi erano tutti utilizzabili con ampio campo di tiro, grazie al raggruppamento a prua e a poppa. Le 5 unità italiane avevano 5 torri, una sola a centro nave, ma due a ciascuna estremità, di cui la bassa tripla e l'alta binata. Nell'insieme, queste sei navi, da sole, comportavano l'enormità di ben 77 cannoni da 305 mm. Per giunta, si trattava di armi potenti, da 305/46 mm, che erano nondimeno capaci, grazie all'elevato angolo massimo, di raggiungere gittate enormi per l'epoca (sui 24-25 km!), con proiettili tra l'altro più pesanti di quelli inglesi (sui 450 kg anziché 380-390!), mentre la cadenza di tiro, almeno in teoria, era analoga, sui 2 colpi/min (ma in realtà, le torri trinate spesso avevano seri problemi di alimentazione, specie per il cannone centrale, per questo molti erano riluttanti ad adottarle: i tedeschi, per dirne una, lo fecero solo quando erano costretti dai limiti di dislocamento, e i britannici tesero sempre a torri binate di calibro maggiore fino alla fine della Grande guerra, salvo poi cambiare totalmente idea dopo, ma costretti sopratutto da limiti di dislocamento dovuti ai trattati).
Le navi italiane erano un pò tutte uguali quanto a protezione base, per esempio sui 250 mm per la cintura principale. Essenzialmente, era quanto bastava per reggere con un minimo di affidabilità, ai colpi da 305 mm e inferiori. Le navi che vennero dopo la Alighieri, però, erano un pò più lente, sui 21-21,5 nodi. Questo le metteva nella media delle navi migliori dell'epoca, che erano sui 21-22 nodi, mentre i tipi 'standard' erano attorno ai 18-19. Questo significa che l'Alighieri era probabilmente più simile ad una nave tipo incrociatore da battaglia che una corazzata vera e propria.
Dunque, la squadra italiana, chiaramente l'equivalente della Grand Fleet, era quella costituita da queste 6 navi.
Solo che, onestamente, non sarebbero mai state al pari delle flotte principali inglese o tedesca, erano semplicemente... troppo poche!
Quindi resta l'idea base: gli italiani avrebbero potuto impersonare essenzialmente la forza 'esplorante' delle flotte principali.
In sostanza, significa che ci sarebbero state le 6 navi da battaglia italiane, più altre da scegliere. Altrimenti, avrebbero potuto sì confrontarsi con i sei incrociatori da battaglia inglesi, ma lo squadrone di Beatty aveva anche le 4 corazzate Queen Elizabeth (tutte tranne la capoclasse). Questo sbilanciava enormemente il livello del confronto rispetto alle navi italiane, che necessitavano almeno di rinforzi per fare numero.
Ma... a quel punto, in 'avanti', chi ci mandavamo assieme a loro?
La risposta possibile potrebbe essere quella degli incrociatori corazzati, che fino al 1912, a quanto pare, erano definiti navi da battaglia (di 1a classe).
Questi, però, erano pochi e non necessariamente dei tipi migliori. I 3 Garibaldi erano oramai obsoleti, troppo lenti e non particolarmente ben armati e veloci. Quindi restavano solo i 2 Pisa e i 2 'Pisa migliorati/San Giorgio', tutte navi del 1909-10, più o meno coevi con gli ultimissimi incrociatori corazzati britannici. Erano navi veloci: alle prove superarono anche i 23 nodi, anche se con dislocamento normale probabilmente facevano sui 22 (cosa facile da pensare, visto che erano circa 1.000 tonnellate più pesanti nel 'mondo reale' rispetto alle prove iniziali).
Questa flotta di navi omogenee era costituita da unità con corazze fino a 200 mm, 4 cannoni da 254, 8 (con bordata di 4) da 190, 22 nodi circa.
In questo modo, si sarebbe avuta una flotta abbastanza temibile di navi da 10.000 t in aggiunta alle corazzate da 20.000+ tonnellate, per un totale di 4+6 unità, quindi equivalendo il numero delle navi inglesi.
Però... c'é un PERO'.... l'AMALFI (come del resto il Garibaldi) era affondato già nel 1915 per siluramento! Quindi, i 'fantastici 4' erano in realtà, ridotti a 3 soli incrociatori. Si potevano integrare con le altre navi tipo Garibaldi superstiti? No, perché erano troppo vecchie, piccole e lente.
Quindi che si potrebbe fare? Combattimento in inferiorità numerica, oppure cercare un'altra soluzione?
L'alternativa sarebbero state le 4 corazzate tipo 'Vittorio Emanuele', che erano delle navi da 12.000 t, 2x305 mm, 12x203 mm, corazze fino a 250 mm e velocità di 21-22 nodi (due di esse erano sotto i 22 nodi alle prove, le altre leggermente al di sopra). Erano navi più potenti degli incrociatori corazzati, ma di poco. Erano leggermente più lente degli incrociatori corazzati e un pò meno recenti. Arduo dire se fossero davvero migliori, del resto la velocità era in linea con quella delle 5 corazzate più moderne. Con gli incrociatori corazzati, invece, si otteneva una velocità più simile a quella della Alighieri, e quindi a 'trazione anteriore', con la lancetta della velocità spostata più decisamente verso i 22-23 nodi anziché i 21. Non era una grande differenza, ma bisogna considerare che le 10 magnifiche navi inglesi erano appena più veloci, dato che le Queen Elizabeth erano capaci di andare sui 24 nodi, quindi rallentavano gli incrociatori da battaglia, che da soli erano capaci di 25-28.
Quindi, decidere quali dei due gruppi di navi sarebbe importante.
Ad ogni modo, personalmente, ho sempre prescelto le navi tipo Pisa/San Giorgio, forse perché più veloci, forse perché hanno maggiore fiducia nell'uso di un'artiglieria principale più leggera, ma con maggiore cadenza di tiro e numero di armi, sebbene la bordata sia praticamente uguale in peso.
In altre parole, erano navi tutto sommato più moderne, perché gli incrociatori corazzati sono stati costruiti per diversi anni dopo la Dreadnough e sono diventati obsoleti soltanto con i BC. Le corazzate policalibro, però, sono sparite presto dopo l'arrivo delle 'monocalibre'. Ma anche quel presto è relativo, visto che le Emanuale erano appena più vecchie dei Pisa/S.Giorgio, e che erano pur sempre molto simili per caratteristiche ad un incrociatore corazzato, seppure ben protetto (almeno come spessori massimi).
Beh, del resto questo è un wargame, quindi si può fare un pò quel che si vuole. Per un fatto di simmetrie varie, ho deciso da sempre (prima di sapere quando, di precisione, l'Amalfi fosse affondato), di usare i 4 incrociatori corazzati. In realtà la giusta situazione storica sarebbe stata quella delle 4 Emanauele. Dal momento che queste ultime sono più protette, ma con una corazza meno estesa per molti versi, e che sono appena meglio armate (ma probabilmente in maniera meno efficiente), e che come velocità sono un pò più lente (la media a cui dovrebbero andare, al più, sarebbe sui 21 nodi per non disperdere la formazione, e probabilmente in effetti sarebbe anche meno, sui 18-20, per non forzare troppo), direi che, tutto sommato, la differenza in potenziale combattivo, specie quando paragonata alle grandi navi inglesi, sia in realtà alquanto limitata.
Dunque, d'ora in poi, considerate pure che al posto delle 4 navi tipo Pisa/S.Marco possano esserci le unità tipo Emanuele. Non cambia praticamente nulla, visto che i cannoni fino al 203 mm sono pressoché inefficaci oltre le medie distanze, e che 4 cannoni da 254 non sono da meno di 2 da 305 mm, perché se non altro aumentano la probabilità di colpire qualcosa, mentre la perforazione di corazze di un qualche spessore, sopra i 10 km, resta in entrambi i casi, piuttosto... aleatoria, dati i limiti delle munizioni esplosive dell'epoca, che tendevano a frantumarsi o ad esplodere se colpivano una corazza anche solo di 100-150 mm KC, con angoli anche non elevati.
Da notare che la RN non aveva certo finito i battlecruiser: c'erano anche i tre incrociatori del 3rd Battle squadron, ovvero Invincible (che venne ingaggiato e affondato allo Jutland, ma NON era parte della squadra di Beatty!), Inflexible e Indomitable.
Questi, al limite, potrebbero ingaggiare in seconda battuta, le navi lasciate indietro dagli italiani, essenzialmente le 4 'escluse', che io credo, sarebbero proprio le 'Emanuele'. Ma in genere non considero questo discorso nel wargame, anche se sarebbe affascinante.
E così avremmo, nel modello proposto:
da una parte lo squadrone da battaglia di Beatty, con Indefaticable e New Zealand (8x305 mm); Lion, Princess Royal e Queen Mary, nonché Tiger (8x343 mm; attenzione, le 4 unità Kongo giapponesi erano simili al Tiger, ma il calibro del Tiger era sempre il 343 e NON il 356!); Warspite, Malaya, Barham e Valiant (8x381 mm).
Dall'altra abbiamo le navi italiane tipo Alighieri (12x305 mm); Cavour, Da Vinci, Cesare (13x305 mm); Doria e Duilio (13x305 mm); Pisa e Amalfi, San Giorgio e San Marco (4x254 mm e 4/8x190 mm).
Peso di bordata: circa 6160+18144+27872 kg per i britannici; 5424+29380+5080 kg per gli italiani.
Totale: 52176 kg per i britannici contro 39.884 kg per gli italiani. (dati approssimati!!!)
Questo ci porta alla vittoria inglese 'a tavolino', essendo superiore la bordata di qualcosa come 13 tonnellate, ovvero sul 30% del totale italiano.
Tuttavia, questi dati non ci dicono ancora tutto, anzi!
C'é da dire che la protezione delle navi inglesi era varia, ma almeno 4 di esse potevano essere considerate abbastanza a prova del 305 mm, anche di tipi potenti come quelli italiani. Le 6 navi tipo battlecruiser erano molto meno robuste, ma offrivano almeno una certa protezione contro i grossi calibri, ma sopratutto contro i medi; erano abbastanza ben protette contro i 254 mm, e certo lo erano contro i 190 mm che contribuivano con un non disprezzabile valore (circa 1.080 kg) alla bordata italiana. E le navi italiane? I 4 incrociatori corazzati erano scarsamente protetti contro il 305 mm, sostanzialmente erano sul livello di grandezza delle navi inglesi (con una cintura da 8 pollici anziché 7 o 9, praticamente una via di mezzo!). Le corazzate monocalibre erano abbastanza ben protette contro il 305 mm, seppur senza esagerare (cintura da 250 mm, quindi classe 10 pollici). Idem sarebbe stato per le 4 'V.Emanuele' (o Regina Elena che dir si voglia), se fossero state incluse nel totale; ma tutte queste unità non erano buone a sufficienza contro il 343 mm inglese, cosa che per esempio poteva compensare la minore protezione delle navi tipo Lion (ma, per l'appunto, armate col 343 mm, in altre parole da una parte navi con cintura da 10 pollici e cannoni da 12, dall'altra navi con cintura da 9 pollici e cannoni da 13,5 pollici), che tuttavia erano molto meno armate in termini generali (8 cannoni vs 12-13!), anche se però erano nettamente più veloci (27-28 nodi vs 21-23) e questo avrebbe potuto portare al 'taglio del T', con il risultato di concentrare il tiro di tutti i cannoni disponibili (8) contro le corazzate, che in avanti ne avevano solo 3 o 5!
Ma il vero asso erano le Queen Elizabeth, perché col 381 mm, almeno sulla carta, non ce n'era. Con 4 navi del genere, significa che il 40% della flotta era costituita da unità armate a sufficienza per surclassare le equivalenti italiane, anche le più potenti (malgrado che i 305 italiani avessero sulla carta una gittata leggermente superiore), e al contempo praticamente invulnerabili al tiro nemico di ogni tipo di arma balistica.
In altre parole:
Queen Elizabeth: invulnerabile al tiro di tutte le navi italiane; capace di distruggere tutte le navi italiane superandone le difese principali.
Lion e Tiger: poco vulnerabili al tiro di tutte le 6 corazzate, e meno ancora a quello dei 4 incrociatori; efficaci contro le corazzate, micidiali contro gli incrociatori.
Indefaticable: vulnerabili al tiro delle corazzate, abbastanza vulnerabili agli incrociatori; poco efficaci contro le corazzate; abbastanza contro gli incrociatori.
Incrociatori italiani: abbastanza efficaci contro i battlecruiser meno potenti, poco contro quelli migliori, per niente contro le Q.E; assai vulnerabili contro i B.C. meno potenti, molto contro quelli più potenti e moltissimo contro le QE (il che era particolarmente vero per i 'Pisa', che erano meno potenti e protetti dei S.Giorgio).
Corazzate italiane: molto efficaci contro i BC meno potenti, assai contro quelli più potenti, inferiori nettamente contro le QE; poco vulnerabili contro i BC meno potenti, assai contro quelli più potenti, molto contro le QE.
In altre parole, le corazze da 330 mm delle QE sarebbero state sufficienti contro il 305/46, ma certo non sarebbe stato così per quelle da 250 mm contro il 381 mm!
Ma questa è solo una parte della questione.
Vanno commentate altre due cose.
Uno: sebbene allo Jutland il tiro inglese si dimostrò superiore a quello tedesco, dall'altra parte va detto che i proiettili inglesi, sebbene paradossalmente fossero più pesanti, e avessero esplosivi più potenti... in realtà NON erano particolarmente efficaci nella penetrazione. Perché? Non per l'energia, certo. Ma per l'attitudine della sensibile carica esplosiva, a detonare PRIMA che penetrasse la corazza, quando questa era molto spessa. Incredibile ma vero, spessori di appena 150-200 mm frequentemente attivarono le cariche, causando quindi danni limitati che altrimenti sarebbero stati fatali. Mentre i ben più piccoli proiettili da 280-305 mm tedeschi, apparentemente moscerini rispetto ai 305-343-381 mm inglesi, erano caricati con TNT che era poco potente sì, ma molto stabile, così che penetrassero realmente dentro le corazze prima di esplodere. E lo fecero.
Due. La compartimentazione delle navi inglesi non era così buona come quella delle navi tedesche e inoltre le procedure di sicurezza erano scadenti, sopratutto per due ragioni 1- per assicurare la rapidità massima di fuoco (se tu hai una porta di sicurezza e la lasci aperta, è evidente che perdi meno tempo nel ciclo di tiro, spesso appena poche decine di secondi!) e 2- certamente anche per i successi che i BC avevano ottenuto in precedenza in almeno 3 scontri contro l'agguerrita marina tedesca, eliminando incrociatori leggeri, pesanti, e colpendo duramente anche quelli da battaglia. MA, una linea di corazzate ben numerosa e determinata era un'altra cosa e comunque sia allo Jutland le navi tedesche combatterono con grande durezza.
Mentre 3 incrociatori da battaglia inglesi andarono a fondo, TUTTI per esplosione, da parte della KM andò perduto soltanto un incrociatore da battaglia, ma questo fu dovuto sopratutto ad un'enorme falla a prua, che la nave cercò di ignorare mentre fuggiva alla massima velocità, col risultato che per evitare la distruzione per mano inglese (la fine del Blucher era ancora ben ricordata), finì poi per imbarcare troppa acqua e divenne così allagato, da non essere più salvabile. Almeno l'equipaggio si salvò, però, la nave non esplose mai, e questo fa una grossa differenza con le navi inglesi distrutte, che in tre ebbero circa 3.000 morti e un pugno di superstiti, malgrado la presenza di molte navi di scorta che navigavano attorno. I BC tedeschi erano più corazzati di quelli inglesi, ma questi ultimi avevano cannoni ben più grossi e questo avrebbe dovuto controbilanciare la cosa. Evidentemente non fu così. Le navi tedesche ebbero una cura ben maggiore per sopravvivere anche di fronte a durissimi colpi: basti pensare alla fine della Scharnorst (quella della I GM, ma se vogliamo, anche l'omonima della II), e della gemella Gneisenau nella battaglia delle Falklands, o del Blucher. Devastati totalmente da decine di proiettili calibro 305 mm (quasi 400 kg l'uno), affondarono (in un caso con tutto l'equipaggio), ma NON esplosero. Avessero avuto un minimo di supporto, sarebbero stati capaci di sopravvivere, così come il loro equipaggio. Uno dei BC tedeschi (il Seydlitz) sopravvisse a circa 20 proiettili di grosso calibro allo Jutland e si beccò pure due siluri e 5.000 tonnellate d'acqua, eppure tornò a casa (confrontare questa prestazione con quella di alcune navi da battaglia che seguirono: chissà come e se se la sarebbe cavata la V.Veneto a Gaudo, se avesse avuto un simile ammontare di danni!).
Dopo lo Jutland, però, tutto cambiò, o almeno quel che si poteva cambiare ancora. Le misure di sicurezza, specie le 'flash protection', si stima che aumentassero l'efficienza dei BC inglesi almeno del 50%. Ma oramai era tardi per dimostrarlo, le battaglie con la KM erano pressoché finite, e se ne sarebbe riparlato nel tragico giorno di maggio 1941 con l'ultimogenito inglese, l'Hood. Ma questa è un'altra (e non proprio brillante) storia.
Una soluzione inattesa: la verità sui telemetri... e l'addestramento!
Ma c'é una ragione per la quale scrivo di quest'articolo. Nuovi elementi che di recente sono apparsi in Storia Militare n.4/15 (scusate se metto la definizione mese-anno, mi piace di più che mettere il numero che parte dal n.1 di oltre 20 anni fa).
Ora, in questo interessantissimo studio, si apprendono molte cose. Ma sopratutto si apprende il giudizio che nel 1916 (sì, proprio quel fatale 1916!) la RN aveva nei confronti degli italiani.
Vi sono due notizie in merito, scritte dai corrispondenti inglesi (ufficiali e comandanti) dell'epoca, uno a fine maggio e uno a novembre. In entrambi i casi si dice che le navi sono splendide, il che è un complimento per i progettisti e costruttori; MA... si dice anche che il tipo di addestramento al tiro è PESSIMO.
A maggio, gli italiani avevano vari tipi di telemetri, ma in genere erano quelli da 2,7 metri (del resto anche la RN ce li aveva); dall'anno successivo sarebbero arrivati quelli da 4,57 m TRIPLI, tutt'altra musica. Ma non ci riguarda granché.
Ma c'é di peggio: le navi italiane non avevano ancora un vero e proprio sistema di tiro centralizzato, per cui erano interessati alle 'tavole Dryer' (calcolatori per il tiro delle grandi navi), che di lì ad un paio di mesi la RN avrebbe davvero fornito, così come dalla Gran Bretagna sarebbero arrivati i nuovi telemetri. Del resto, la marina italiana era cliente degli inglesi, americani e tedeschi, ma... dopo l'inizio della guerra, la Germania, che forniva i vetri dei pochi telemetri prodotti in Italia, cessò le consegne e di fatto azzoppò totalmente la produzione nazionale perché, udite udite, anche realtà 'ottiche' come la Galileo e la S.Giorgio semplicemente non erano in grado di fare nemmeno dei piccoli telemetri, proprio per la qualità dei vetri(prismi, forse anche lenti) che riuscivano a realizzare! E dire che la S.Giorgio aveva venduto un brevetto alla RN per i periscopi, che evidentemente, però, non sono affatto così critici da realizzare. NON se comparati a strumenti di alta precisione come i telemetri.
Ma non era solo questo. Gli ufficiali commentavano come, a causa della lunga inattività della squadra da battaglia italiana, confinata nel ristretto e potenzialmente pericoloso porto di Taranto (l'accesso al mar Grande era limitato ad un ponte facilmente danneggiabile e i sabotatori non mancavano all'epoca, tanto che la L.Da Vinci venne poi distrutta, sempre nel 1916, da un agente segreto). L'addestramento era pessimo, semplicemente la flotta era tenuta lì per fare da deterrente. Mentre le forze leggere erano usate piuttosto ampiamente, i 'gioielli di famiglia' erano tenuti ben al sicuro! Quest'atteggiamento non cambierà nemmeno nella II GM. Il fatto che quest'ultima portasse maggiore mobilità alla guerra grazie all'aereo, anziché spingere ad una maggiore azione, spinse ad una ... maggiore prudenza.
E dato che c'era tutta 'sta carenza di carburante liquido, tanto sarebbe valso per gli italiani, convertire alcune caldie a carbone. A mali estremi... sempre che questo fosse davvero IL problema.
Del resto, la RM ha sempre evitato il concetto stesso di battaglie notturne, almeno con le corazzate. Persino quando, verso gli anni '40, la cosa era diventata tecnicamente (e finalmente) fattibile, gli italiani erano ancora convinti che bisognasse lasciare al nemico (la RN, che invece, come la JIN e la KM, si allenava eccome di notte), la metà dell'arco dioturno!
Insomma, le carenze tecniche si potevano anche eliminare (e certo non furono, radar a parte, queste a condizionare le battaglie italiane nella II GM!), MA la mentalità era tutt'altra cosa.
Infatti entrambi i commentatori inglesi dicevano che bisognava cercare di far capire agli italiani che la loro flotta necessitava di un allenamento realistico, perché la mancanza di questo era la ragione per la quale 'sei splendide navi da battaglia sono quasi del tutto inefficienti'. E a novembre successivo, malgrado qualche miglioramento, la situazione era ancora tale e quale. Il primo commentatore osservava che fosse necessario aiutare gli italiani a capire cosa andasse fatto (eravamo ancora PRIMA dello Jutland) senza ferirne l'amor proprio.
Il secondo, a novembre, diceva che gli italiani erano proprio 'così' ed erano troppo orgogliosi per prendere lezioni da NOI (ergo, dalla RN, che per circa 200 anni dominò tutti gli oceani).
E come si svolgeva il tiro? In genere da navi FERME, contro bersagli trainati a 5 NODI, e per giunta, con rotta RETTILINEA. Peggio di così non si sarebbe potuto fare. Cosa significasse combattere una battaglia navale a livello individuale si può ben immaginare, visto che con questi presupposti, nessun cannone sarebbe stato mai efficace. Forse, il secondo commentatore diceva, erano anche meglio di quel che si poteva valutare... ma se si fosse trattato di navigare in squadra ed affrontare un'intera squadra da battaglia, cosa sarebbe successo? Certo un disastro, se il nemico non fosse stato altrettanto incompetente.
Sparare contro una squadra che a sua volta manovra, spara e naviga ad alta velocità, su distanze dei 18 km, era un qualcosa che si poteva fare solo con un allenamento costante e competente. Far restare la flotta all'ancora per un anno (in pratica, da quando l'Italia entrò in guerra) era qualcosa di deprimente, e forse, nonostante altre due corazzate entrate in linea, l'Italia si trovava una flotta di corazzate meno efficace (e non superiore!) rispetto all'inizio della guerra.
Questo era un grave vizio di mentalità degli ammiragli italiani: sempre attentissimi alla TECNICA, alle innovazioni alle volte pure rivoluzionarie, ma poi incapaci di sfruttarle perché poi i loro 'giocattoli' (pagati carissimi dai contribuenti!) non vogliono romperli, nemmeno in una guerra mondiale.
Dall'altra parte, la piccola flotta austriaca, forte di 4 potenti corazzate, non era certo superiore a quella italiana tecnicamente, ma almeno si faceva valere con qualche uscita operativa, in un certo senso era la replica della situazione di blocco navale che già i tedeschi subivano dalla RN. Solo che la RN combatteva anche con le navi da battaglia.
Mentre la Marina italiana era considerata, dalla RN, semplicemente INCAPACE di far fronte alla sicurezza del Mediterraneo, proprio per quest'attitudine rinunciataria.
E il controllo del tiro, non importa nemmeno se poi erano state fornite le Dreyer, restava tragicamente carente. Aggiustamenti di tiro comunicati a voce, e in maniera approssimativa, tiri da nave ferma, nessuna condizione realistica nelle esercitazioni.
Molto probabilmente la flotta minore, quella di caccia e siluranti varie, era molto più efficiente (tanto che combatté anche diverse battaglie) durante la guerra, anche se non sempre molto fortunate.
Questa carenza di efficienza delle navi italiane era ben chiara all'esperto giudizio della RN già durante il maggio del 1916. Un giudizio forse 'preconcetto', forse. Ma la RN non lo pronunciava a voce aperta, ma ne riferiva privatamente, per cui al contrario, con gli alleati italiani era molto più diplomatica.
Il fatto è che un anno passato all'ancora o poco più, riduce l'efficienza di QUALSIASI marina, figurarsi di una che non era mai stata particolarmente all'avanguardia nella guerra navale e le tattiche di combattimento.
La guerra italo-turca, del 1911-12, era avvenuta da meno di un quinquennio, e lì gli italiani mostrarono di avere ottima mira, e vinsero i pochi scontri con la marina turca. MA, bisogna ammettere, che erano veramente battaglie di forza bruta, dove il nemico era semplicemente inefficiente e troppo piccolo per fare qualsiasi cosa se non soccombere. Non si può mettere una cannoniera obsoleta contro che so, un incrociatore.
Malgrado l'efficienza mostrata dalla marina italiana, molto spregiudicata (vedi la leggendaria missione delle siluranti nei Dardanelli, non andata in disastro solo per la pochezza... degli artiglieri turchi) ed efficiente in quella circostanza (in cui vi fu del resto una pari determinazione anche politica), la Grande Guerra vide un'inversione totale della politica navale, e al contempo, anche la marina ne soffriva necessariamente.
Dopo un anno di 'fermo', equipaggi e navi erano già sicuramente 'frollati' a sufficienza. In genere per cose simili appaiono sufficienti tempi di fermo superiori a 2-3 mesi. Un anno è tanto anche per la disciplina, oltre che per l'efficienza tecnica e operativa.
Non va dimenticato che, a questo proposito, la marina russa aveva degli ottimi artiglieri, tanto da poter sparare ad oltre 20 km contro il Goeben, con una nave che era abbastanza simile alla Alighieri. Ma evidentemente, i Russi avevano un concetto diverso dagli italiani riguardo l'addestramento (ignoti i tipi di telemetri usati, ma certo dovevano essere dei migliori, per ottenere un simile vantaggio; del resto, anche contro i giapponesi, nel Mar Giallo, i russi tirarono da distanze dell'ordine dei 15-18 km, che erano, per gli standard del 1905, semplicemente fantascientifici!).
E combattere significa anche e sopratutto una cosa. MENO SUDI IN ALLENAMENTO, MENO SANGUINI IN AZIONE. Detto sempre valido. Da cui discende, a mio avviso, che non è solo un fatto di 'peso bordata' 'corazza' e 'cannoni'. Tanto meno di gittata e capacità perforante. No, è chiarissimo che il problema sarebbe stato più simile a quello che causò la distruzione totale della flotta russa a TSUSHIMA o quella franco-spagnola a Trafalgar.
L'efficienza è un qualcosa che spesso viene dimenticato da qualche parte, abbagliati dalla 'modernità' o dalla velocità o dai grossi cannoni. Per esempio, è vero che 4 torri binate sono meno efficienti (dimensionalmente) che 3 trinate e hanno un cannone in meno; ma se poi tirano 2 colpi/min anziché 1,3, allora trovi il 30% di potenza di fuoco in più anche se hai un cannone in meno. L'esempio è quello della Bismarck: 6.400 kg bordata, oltre 13.000/min (a 2 rpm, ma esistono valutazioni anche di 2,3 circa); Littorio, circa 7.970 kg, ma circa 10.300kg/min; malgrado la superiorità di circa il 25% in peso bordata, le Bismarck potevano tirare almeno 16-18 colpi contro 12 al minuto e così sia in colpi che in kg erano superiori di circa il 30%, malgrado cannoni meno potenti e meno numerosi.
Poi la Bismarck era costretta ad avere corazze più lunghe per proteggere la cittadella corazzata, ma se a loro stava bene di avere il 70% della lunghezza blindata, anziché il 54, che importa finché potevano farlo? Il vantaggio era che potevano proteggere in maniera 'dura' la maggior parte dello scafo, anziché lasciarne quasi il 50% senza protezioni principali (ma delegando la rappresentanza a blindature poco più che simboliche). La cintura corazzata superiore? secondo i fautori del tutto o nulla, uno spreco per non rafforzare la cintura inferiore; però proteggeva un volume maggiore (entro certi angoli, anche dai grossi calibri) e permetteva di ridurre lo spessore delle barbette da 340 a 220 mm sottocoperta. Le 4 torri della Bismarck, del resto, pesavano meno delle 3 della Littorio. I cilindri Pugliese erano una soluzione apparentemente brillante, che però proteggeva poco più della metà della lunghezza nave, ed era realmente efficace solo al centro (dove lo spessore era quasi 7 metri!). Il torrione Pugliese? Brillante ed elegante, ma non offriva protezione sufficiente in nessuna parte della struttura, se confrontato ai grossi calibri (allora perché non ridurre il tutto a 100-150 mm e accontentarsi di una protezione contro i medi calibri, invece di fingere un'inefficiente protezione dai c.g.c e lasciare il resto comunque molto vulnerabile?); un centro di direzione tiro unificato bello a vedersi, ma senza protezione di sorta. La Bismarck aveva una conformazione tradizionale, ma anche ben tre direzioni tiro e assai ben corazzate. Inoltre il torrione era spesso a sufficienza e c'era abbondanza di spazio.
In effetti, il dislocamento delle Bismarck era maggiore di quello delle Littorio, ma solo perché avevano il doppio del carburante, a pari nafta erano quasi uguali, per cui come progettare una nave era solo un fatto di scelte, giuste o sbagliate che fossero.
E spesso era il caso a stabilire se fossero 'giuste'. Come sempre.
E adesso, passo, in scorta a quanto detto sopra, ad un tentativo di creazione della trama del wargame. Mi pare il minimo, dopo anni di studio e grazie all'articolo di Storia Militare, che mi dà la fondamentale nozione della reale efficienza della flotta principale della RM, specie quando comparata contro tedeschi e inglesi.
I tedeschi sono difficili da valutare, per le ragioni di cui sopra (tra l'altro gli incrociatori da battaglia, per quanto solidi e affidabili, erano assai poco numerosi e non particolarmente ben armati), per cui vado per l'opzione Royal Navy.
Per la Marina italiana: le 6 navi da battaglia (un quantitativo che sarebbe stato presto perso, e nuovamente raggiunto solo e per poco, nell'ottobre-novembre 1940), più i 4 incrociatori corazzati, che a mio insindacabile avviso sono di qualcosa più efficienti delle 'Emanuele' (sopratutto mi piace che abbiano più cannoni principali, cosa molto utile per tirare in maniera abbastanza accurata alle lunghe distanze).
Località: diciamo in mezzo al Mediterraneo (quindi anche una buona visibilità, che a pensarci bene è un favore alla RM visto che le condizioni 'marginali' l'avrebbero messa molto più in svantaggio che la RN), o anche in zona Jutland, ma comunque con una buona visibilità, tale da rendere possibile sparare anche a distanze pratiche di circa 18-20 km.
Ok, siete pronti?
Svoglimento (vero ma sopratutto, presunto)
Le due squadre entrano in camp... err si avvicinano, ciascuna con 10 gioca... err navi (scusate, ma il calcio è una brutta bestia). Da una parte le 4 QE e i 6 BC. Dall'altra le 6 NB e i 4 I.C.
Ripetiamo le formazioni:
RN RM
-Warspite (8x381, 24 kt, 330 mm) -Dante Alighieri (12x305, 23 kt, 250 mm)
-Barham -Cavour (13x305, 21+ kt, 250 mm)
-Valiant -Cesare
-Malaya -Da Vinci
-Andrea Doria
-Caio Duilio
-Tiger (8x343, 28 kt, 229 mm?) -Pisa (4x254, 23 kt, 200 mm)
-Lion (8x343, 27+ kt, 229 mm) -Amalfi
-Princess Royal -S.Giorgio (circa uguale)
-Queen Mary -S.Marco (circa uguale, ma oltre 23 nodi grazie a motori a turbina)
-Indefatigable (8x305, 25 kt, 152 mm)
-New Zealand
O sennò, al posto dell'Amalfi, una delle 'Emanuele' (così storicamente siamo corretti), o più probabilmente, l'intera divisione degli incrociatori corazzati sostituita dalle policalibre (2x305, 21+ kt, 250 mm). Per ragioni storiche mie, userò gli incrociatori corazzati, per ragioni storiche oggettive (per rimediare all'errore) si deve invece usare la seconda opzione (tutte le Emanuele, a differenza delle due precedenti e sfortunate Brin/Margherita, sopravvissero alla guerra, cosa che non accadde nemmeno per le tre Cavour e i due Pisa).
Per semplificare le cose, ho deciso che la battaglia, non solo avvenisse di giorno e con buona visibilità, nonché in mare aperto (molto generosamente, nell'insieme).. ma anche con le forze suddivise.
Le navi più lente erano lasciate lievemente indietro e separate da quelle più veloci, sebbene le Indefaticable fossero a metà strada o quasi, tra le QE e gli altri BC. Tuttavia, erano troppo deboli per far loro ingaggiare le corazzate e i loro pezzi da 305 mm. Quindi sarebbero stati mandati con i BC anche se fossero stati un pò distanziati e in generale, avessero costituito la palla al piede di questa formazione.
Dall'altra parte, le navi tipo incrociatore corazzato (che, per inciso, erano nati, almeno i Pisa, come miglioramento delle due 'Regina Margherita/Brin'), erano solo 4! Per cui c'é un'evidente asimmetria.
Tuttavia, curo l'asimmetria mandando anche la Dante Alighieri, che è più o meno capace di velocità analoga (all'epoca fu probabilmente la dreadnough più veloce del mondo, almeno finché non apparvero le QE) agli IC. Questo potrebbe bastare, la Alighieri fa da ammiraglia alle altre navi più piccole. Tuttavia, malgrado i suoi 12 cannoni da 305, potrebbe essere troppo debole e sopratutto, non mi aiuta molto il fatto che le navi inglesi tipo BC siano, dall'altra parte, 6.
Si potrebbero tenere tutte le navi unite così il problema si risolve, ma temo che tenere unite non meno di 9 classi di navi diverse, nelle rispettive fila, sia un pò difficile, specie se poi la differenza di velocità può arrivare anche a 4-5 nodi nell'ambito della stessa formazione (questo nel caso della RN, la RM in effetti è molto più 'omogenea', perché dopotutto, non ha un BC nelle sue fila, a parte la parziale eccezione del S.Marco).
Per semplificare la gestione della battaglia, almeno all'inizio, ho diviso la forza di entrambi gli opponenti in 4 navi (le più potenti) e 6 (scelte tra le meno potenti).
Per la RN: le 4 QE; per la RM, le 2 Doria e due delle Cavour.
Le altre 6 navi sono la componente 'veloce', che nel caso della RN sono i 6 BC, mentre la RM ha i 4 IC, la Alighieri... e la Da Vinci. Perché la Da Vinci? Perché una Cavour sarebbe stata comunque necessaria: i 12 pezzi da 305 della Alighieri, confrontati con i sei BC, non sarebbero stati comunque del tutto sufficienti, inoltre uno scontro che subito iniziava in inferiorità numerica NON era una cosa buona per chi si trovava 'sotto'. Quindi un rinforzo era gradito, eventualmente la Da Vinci, 'genialmente' sarebbe stata caricata con un minor carico di carburante e di munizioni, per stare più leggera e quindi, forzando, un pò più veloce del normale. Nulla lo vieta, dopo tutto. E con 25 cannoni da 305, più i 16 da 254 mm, la potenza di fuoco sarebbe sufficiente per contrastare i 32 da 343 e 16 da 305 inglesi. Tanto per capire l'equilibrio di questa formulazione, il peso di bordata della flotta 'veloce' sarebbe così di 24.000 kg per i britannici, contro circa 15.000 per gli italiani. Togliete i circa 6.000 kg della Da Vinci (una a caso, poteva essere qualsiasi altra, ovviamente), e #statesereni (in fondo al mare..).
Dunque, iniziamo la battaglia. Siamo attorno a mezzogiorno, ovviamente un mezzogiorno di fuoco. Sembra il titolo di un film, ma del resto, anche a Midway successero cose interessanti a mezzogiorno, quindi la realtà non è da meno della fantasia.
Le due formazioni si avvicinano di prua, a circa 20 nodi per le unità italiane (anche gli IC erano pur sempre rallentati dalla DV e inoltre, la navigazione in formazione non era uno scherzo, specie per navi eterogenee e che, da molto tempo ormai, non eseguivano missioni belliche apprezzabili, specie dopo l'affondamento del Garibaldi e dell'Amalfi (che però, io ho astutamente resuscitato, del resto non è corretto nemmeno immaginare un Punta Stilo/Matapan/Tsushima tra RN e RM, almeno non dopo che la RM è passata all'Intesa, dal 1915 in poi).
Cronaca quarto d'ora per quarto d'ora
1o quarto d'ora
Della flotta inglese, il Warspite inizia il tiro contro il Doria, entrambe capofila delle rispettive formazioni. La distanza iniziale è sui 18,5 km, quando la Warspite apre il fuoco, subito imitata dall'ammiraglia italiana. Tuttavia, la Warspite spara circa 3 salve in 3 minuti (tutte complete), e subito inquadra la nave italiana, che è rimasta a due salve, prima delle 2 torri anteriori, e poi anche delle altre (un'altra mezza salva con i cannoni rimanenti, e poi una serie di salve parziali per la seconda bordata; bisogna specificare che spesso le bordate erano tirate per gruppi di torri, non erano quindi 'tutti e subito', quello che scrivo è quindi una semplificazione e non tiene in conto nemmeno dei guasti e rallentamenti dovuti a cause tecniche).
Il Warspite raggiunge il Doria con salve 'a Cavallo', e alla quarta, tirata ad appena 4 minuti dall'inizio dello scambio, lo colpisce con un proiettile, mentre il Doria sta giusto tirando la terza salva prodiera. Il proiettile, arrivato sui fianchi, centra il fianco della prua e poi esplode all'interno, causando vari danni e incendi, ma nulla di determinante.
Il Doria risponde al fuoco, e fa forcella alla 5a salva, ma senza alcun danno per il Warspite perché i colpi non cadono a meno di 150 metri. Nel frattempo, però, il Warspite ha tirato l'equivalente di 7 salve complete, lo centra ancora con l'8a salva, da circa 17.600 metri. Le distanze iniziali, nonostante fossero passati 9 minuti, erano ancora quasi intatte, perché nessuno dei due contendenti voleva avvicinarsi troppo all'altro. Il colpo n.2 arriva sulla casamatta laterale della nave, distruggendo due cannoni da 152 e causando un incendio ed esplosioni di munizioni pronte all'impiego. Tuttavia, non ci sono danni sotto il ponte corazzato inferiore. Alcuni telemetri di bordo, però, sono danneggiati dalle schegge che provengono anche da altri colpi vicini, near miss per dirla in maniera tecnica.
Questi due proiettili non hanno ancora causato danni eccessivi al Doria, che risponde al fuoco. Dopo 10 minuti, il Doria ha tirato complessivamente 7 salve, mentre il Warspite è arrivato a 9, malgrado il calibro maggiore e il peso pressoché doppio dei colpi. Nondimeno, il numero dei proiettili è più basso. A quel punto, mentre il Doria sta viaggiando a circa 20 nodi e circa convergente di 10° con il Warspite, viene colpito ancora, a circa 17.200 metri, da un ulteriore colpo, che stavolta trapassa il fianco sott'acqua e apparentemente nemmeno esplode, causando una falla a prua, che in poco tempo fa entrare circa 1.000 tonnellate d'acqua. Nondimeno, il Doria continua a tirare contro il Warspite. Dopo 15 minuti, il Warspite è arrivato a circa 12 salve complete, colpendo con la 11a il Doria per la 4a volta, ma adesso causa un danno notevole, distruggendo una torre binata, quella di poppa, e causando un incendio interno che comporta l'allagamento precauzionale del deposito inferiore. Nel mentre, il Doria è colpito anche da almeno due near miss, che causano altre schegge e concussioni. Il Doria, nondimeno, arriva a 10 salve per un totale di 130 colpi, di cui tuttavia soltanto 2, alla 9a salva, riescono ad avvicinarsi al Warspite, causando qualche danno da schegge alle sovrastrutture, essendo scoppiati a 50-60 metri. Nel mentre la distanze è scesa sui 16.900 metri. Dunque per adesso, il Warspite è sul 4-0 e il Doria ha perso 2 dei suoi 13 cannoni principali.
Nel mentre, la seconda unità della fila, la Valiant, tira contro il Duilio. La scena è simile, così come le distanze. Per farla breve: la Valiant colpisce il Duilio alla 5a salva, causandogli danni a mezza nave, vicino al fumaiolo posteriore, dopo che il proiettile è atterrato sul ponte di coperta, esplodendo su quello di batteria; tuttavia subisce anche due near miss di lì a poco. Probabilmente è perché il Duilio è entrato in servizio da più tempo, mentre il Doria è ancora fresco di rodaggio. Il Duilio pareggia inusitatamente il conto di lì a poco, alla sua 6a salva, tirando un colpo da 305 contro la zona poppiera della Valiant, dove esplode senza fare molto danno, sul ponte di batteria(?) e sopratutto, senza minacciare né i depositi, né il timone. Nonostante questo, è stata una roba non di poco conto. La Valiant tira comunque più forte, e riesce a colpire il Duilio ancora una volta; la prima è stata a circa 5 minuti dall'inizio, questa è all'11o minuto, stavolta sulla barbetta della torre n.3, che viene immobilizzata anche se il proiettile, malgrado dovrebbe perforarla (280 mm sono perforabili fino a circa 20 km), non ci riesce e finisce nondimeno per causare danni tutt'attorno, causando incendi e schegge. La torre stessa, però, dopo questa 'botta', è in buona parte fuori gioco, con problemi notevoli di brandeggio e qualche danno all'interno da concussione e schegge interne.
Dopo 15 minuti, la Valiant sta ancora tirando contro il Duilio, ma non ci sono altri proiettili a segno da nessuna delle due parti, che hanno tirato rispettivamente sulle 12 e 9 salve rispettivamente. Quindi per ora è 2:1 e anche qui, la nave italiana ha una torre parzialmente ko, ma con 3 cannoni.
La Malaya iniziava il tiro contro il Cesare, tirando una prima salva da oltre 19.000 metri, eppure già centrata sul bersaglio. La correzione è rapida: alla 3a salva già becca la nave sul fianco a poppa, causando un'esplosione dentro questa e vari incendi, mentre alla 5a salva fa un near miss vicino al timone, causando danni sensibili al controllo. Poi non si ripete più per altre 7 salve, mentre il Cesare esce un pò dalla formazione, per poi rientrare. All'11o minuto anche la Malaya colpisce il Cesare un'altra volta, mettendo KO una torre, la n.2, pur non riuscendo a perforare la blindatura esterna. Siamo sul 2-0, le fiancate tirate dalla nave inglese in 15 minuti sono 13, contro appena 8 della nave italiana. La distanza è scesa a 17.200 metri circa.
La Barham sta tirando come un forsennato contro il Cavour, colpendolo già alla 4a salva, con un proiettile che ha devastato il ponte di castello, ma senza causare danni vitali, però il fumo generato non ha fatto certo bene ai telemetri di prua. La nave inglese continua ancora a tirare fortemente, e da circa 17.500 metri, la prende in pieno con un secondo colpo alla 6a, che esplode dentro un fumaiolo, causando danni a mezzanave e incendi a bordo, tanto da rendere la nave sensibilmente penalizzata, specie dopo che esplodono una decina di proiettili secondari. Erano passati appena 6 minuti, e già la sorte era a favore della nave inglese. Il tiro continua con forza, e dopo appena 7 minuti la Barham è già alla 9a salva! Tanto che proprio allora tira un altro proiettile a segno, colpendo il Cavour a mezzanave, stavolta però senza fare danni apprezzabili, perché il 381 esplode fuori della cintura corazzata principale. Però un altro colpo esplode a 15 metri dalla chiglia, causando schegge e entrate d'acqua. Non c'é accenno alla fine della potenza di fuoco contro il Cavour, che viene colpito ancora nella zona della chiglia a prua, dove un proiettile inesploso penetra e causa una via d'acqua importante, che in pochi minuti fa incassare circa 300 tonnellate d'acqua di mare. La Barham tira, in appena 15 minuti, 17 salve, mentre il Cavour risponde con circa 11 salve, non poche, ma senza mettere a segno nulla, visto che non riesce a tirare a meno di 200 metri dalla nave inglese. E' dunque un 4-0.
Il primo quarto d'ora, dunque, vede le navi inglesi di testa mettere a segno qualcosa come 12 colpi, contro 1 subito. Le navi italiane sono tutte danneggiate, ma ancora sono operative, anche se tre torri sono KO più o meno definitivamente, con 8 cannoni dei 56 disponibili. Gli inglesi, invece, dei loro 32 pezzi non ne hanno perso nemmeno uno.
Nel mentre, a circa 20 km di distanza (non è importante in che direzione!), abbiamo la battaglia tra le navi italiane della squadra 'veloce' e quelle inglesi tipo BC.
Il Lion apre il fuoco a circa 18.000 metri, come unità capofila. Il suo bersaglio è l'equivalente nave italiana di testa, che nell'occasione è l'Alighieri. Anche questo spara una serie di salve, ma in quel primo quarto d'ora non ha molta fortuna. Tutto quel che riesce a fare sono due near miss con l'8a salva, che causano a bordo del Lion qualche danno da schegge e un'accostata di 10° all'esterno, per poi ricominciare dopo circa 2 minuti. Nel mentre, il Lion colpisce l'Alighieri con un proiettile: alla 6a salva lo becca a centronave, distruggendo una casamatta da 120 e causando un incendio; alla 9a salva, invece, distrugge un fumaiolo, erano passati appena 10 minuti dall'inizio della battaglia. Poi arriva il 3o colpo, attorno al 15o minuto e alla 14a salva. La Alighieri prende il proiettile sulla canna di un cannone, e l'esplosione del proiettile rovina quest'artiglieria, che è della torre n.2 a centro nave, più numerose schegge che danneggiano anche un telemetro.
In tutta la battaglia, il Lion ha manovrato per stare a distanza debita, e non è mai sceso sotto i 17.300 metri circa, colpendo l'Alighieri con 3 colpi a 0, e rovinandogli un cannone dei 12. L'Alighieri ha tirato circa 115 colpi in 15 minuti, che non sono certo pochi, ma corrispondono a circa 9,6 salve (in tutto ne ha tirate ufficialmente 11) contro le 14 (però pari a circa 112 colpi) del Lion.
Il Tiger è in lotta con un nemico persino più terribile: il Da Vinci, molto migliore dell'Alighieri e con 13 cannoni. E' il Da Vinci che inizia il tiro, a circa 19.400 metri, tanto che il Tiger inizialmente nemmeno inizia a replicare alle prime due salve, ritenendo che le distanze fossero eccessive. In effetti, le salve italiane finiscono a non meno di 250 metri, ma mettono un pò pressione alla nave inglese. Questa apre il tiro a 18.300 metri (20kyd, al solito), ma certo che non scherza. Tira subito a cavallo della nave italiana, e poi ci mette tuttavia altre 5 salve prima di fare centro, al 9o minuto, con un proiettile che esplode contro la cintura superiore, causando danni sensibili perché penetra anche all'interno e schegge e fiamme iniziano a diffondere danni alla potente nave italiana. Questa risponde al tiro, ma non colpisce il Tiger, almeno per ora. Il Tiger riesce tuttavia a tirare ancora a segno al 14o minuto, colpendo il Da Vinci sull'albero, che viene spezzato. Il Da Vinci tira sul Tiger e riesce alfine a restituire il favore, colpendo la cintura superiore della nave, ma senza ottenere molto perché il proiettile esplode subito dopo e i danni sono limitati ad un cannone da 152 mm distrutto e schegge varie. Il 15o minuto finisce con il Tiger che accosta leggermente fuori (15°) mentre continua a tirare, ed è arrivato alla 14a salva, mentre la nave italiana ha risposto con 11 salve, pari teoricamente a 143 colpi. Per ora è 2-1.
La presenza delle due n.b. italiane di fatto rende piuttosto timidi i britannici, che vorrebbero aspettare finché le QE mettono KO qualche nave italiana e poi vengono in loro soccorso. Nel mentre devono affrontare le navi italiane più che altro per prendere tempo. E intanto mettono le navi migliori contro di loro, l'ammiraglia e il Tiger. Tuttavia, il bilancio dopo appena 15 minuti è di ben 5 colpi a 1, che è tutt'altro che 'temporeggiatore'.
Nel mentre, gli altri 4 incrociatori inglesi, malgrado la minaccia di queste due corazzate, tirano anch'essi contro le unità omologhe italiane. Il Queen Mary, che viene per terzo, ha aperto il fuoco contro la Da Vinci con la torre di prua per almeno 5 salve, in maniera da alleggerire il compito al Tiger, mentre il Da Vinci, forse non consapevole del fuoco della QM, non risponde. Né arrivano colpi a segno dal QM, per cui è probabilmente un esercizio futile, che distoglie armi dal nemico assegnato, anche se è un'azione di per sé commendevole.
La QM se la vede con il San Giorgio, i cui cannoni da 254 aprono il tiro sistematicamente, fin da 18 km. Ma il QM è ben più preciso, e alla 7a salva riesce a centrare il San Giorgio da circa 17 km, era il 7o minuto e il S.Marco era anch'esso alla 7a salva, ma a vuoto. E comunque erano 4 cannoni da 254 contro i 6 da 343 del QM. I pezzi da 190 nemmeno erano stati attivati: erano capaci di arrivare fin lì con la gittata che avevano, e anche oltre, ma in pratica erano fuori dalla loro gittata efficace e potevano solo disturbare il lavoro d'aggiustamento dei calibri principali, essendo le loro colonne d'acqua non tanto più basse, per giunta generavano anche vibrazioni e fumo non indifferenti. Il San Giorgio tira circa 15 salve in 15 minuti, superando di poco le 13 salve del QM, ma finisce 1-0.
Poi c'é il Princess Royal, che ingaggia il Pisa. Nonostante l'intenso fuoco, non c'é stato un colpo a segno tra i due, forse perché il Pisa era un pò piccolo, e il PR era troppo lontano. Sparano circa 14 salve il Pisa, 13 il PR, presumibilmente anche perché disturbati dal fumo delle navi precedenti. 0-0.
Chi non si fa problemi è l'Indefaticable. Per qualche ragione, ad esso è stato assegnato il 3o incrociatore, che è niente di meno che il S.Marco, la nave più veloce degli italiani. Tirando con almeno 6 cannoni da 305 mm, però, l'Indefaticable riesce a colpirlo 2 volte con le salve n.8 e 11, nei minuti 11 e 14. In tutto tira 12 salve, il S.Marco risponde con 16 e riesce a colpire l'Indefaticable con un colpo da 254 mm, che esplode nella zona prodiera causando danni alla nave, ma senza fare molto di più che schegge e incendi vari. L'Indefaticable si trova anche un telemetro danneggiato, ma continua a sparare ugualmente. Il San Marco, del resto, viene colpito anch'esso al castello con danni simili ma più gravi, e al ponte corazzato a poppa, dove vi sono altri danni e incendi, ma nulla di drammatico. Finisce 2-1.
La fila delle navi è conclusa dal lazzaro Amalfi, e dal New Zealand. Quest'ultimo tira bene e precisamente, colpendo con un proiettile l'Amalfi alla 9a salva, mettendogli KO una torre da 190 mm, e poi al 10o minuto (10a salva), riesce a tirare ancora a segno, colpendo la nave italiana con un proiettile che causa una via d'acqua importante a poppa, dopo avere perforato la locale e debole cintura, ma fortunatamente non esplode. 2-0. Le salve complessive sono state 14 a 16 (per la nave italiana), da notare che tra queste vengono tirate anche 4 salve da 190, che non hanno sortito effetti.
In tutto, dopo 15 minuti, il gruppo QE ha fatto 12:1, il gruppo BC ha fatto 10:2, per cui in questo secondo caso la misura è molto più proporzionata. In tutto sono 22 colpi contro 3, su distanze tra i 17 -scarsi- e i 19 km abbondanti, ma quasi tutti i colpi sono stati tra i 17 e i 18 km.
2o quarto d'ora
La Warspite continua indefessamente il suo lavoro: tira, in 15 minuti, altre 14 bordate, un tiro davvero rapido per cannoni così grossi, anche se il massimo sarebbe sui 1,6-2 colpi al minuto. Il Doria è colpito ancora 3 volte, per cui è messo duramente alla prova: un proiettile non esplode e trapassa un fumaiolo, un altro mette KO una torre binata perforando la barbetta. Il terzo, tirato alla 13a salva, esplode contro la cintura superiore da 150 mm, senza fortunatamente perforarla.
Il Doria, colpito da ben 7 proiettili da 381, non riesce ancora a replicare bene, tirando 11 salve, ma senza andare più in là di un near miss alla 7a, del resto era costantemente sotto un fuoco micidiale da circa 16,5-17,4 km. 3-0.
La Valiant, invece, pur partendo dalla situazione di cui sopra, 2-1, riesce a farsi valere. Tira complessivamente 12 salve contro 11, ma riesce ad andare ancora a segno, ben 4 volte, sebbene subisca un proiettile da 305 che la danneggia nella zona prodiera, senza tuttavia comprometterne le capacità belliche. La distanza non è scesa mai sotto i 16.900 metri. Il Duilio scappa via, a quel punto, colpito quasi altrettando duramente della sua consorella, con 6 colpi anziché 7, e con gravi danni al timone, causati peraltro da un near miss che rendevano molto più lento e largo il raggio di virata. 4-1.
La Malaya colpisce ancora duramente il Cesare. Lo bersaglia ripetutamente senza scendere sotto i 16.500 metri, centrandolo con 4 colpi di 13 salve, mentre il Cesare risponde con 10 salve e un singolo proiettile, che peraltro è fermato dalla cintura della nave inglese. Anche quella italiana ferma un proiettile, ma un altro passa sotto la linea d'acqua e causa un allagamento a prua che fa imbarcare alla nave italiana quasi 2.000 t d'acqua! Inoltre, una centrale di diro è distrutta da un altro proiettile. 4-1.
Nel mentre la Barham continua a devastare il Cavour, centrandolo con ben 5 proiettili tirando 14 salve, e riuscendo a serrare la distanza a 15.800 metri. Il Cavour è incapace di reggere benché spari 9 salve, si trova il timone fuori uso e bloccato, e una torre trinata KO, oltre che incendi vari a bordo. Un proiettile è riuscito a penetrare la cintura e a danneggiare una sala caldaie. In tutto è un 5-0.
Il Lion, nel frattempo, sta continuando il tiro contro l'Alighieri, mettendo a segno altri 2 colpi con 12 salve tirate in tutto, mentre l'Alighieri risponde con 9 salve più o meno complete; un proiettile lo ha centrato alla cintura, l'altro è esploso contro la base di un fumaiolo. I danni sono stati pochi, però. Intanto, il Lion è riuscito a mettere a segno ben 5 colpi, ma deve accostare oltre i 19.000 m per non rischiare troppo di fronte al tiro via via più preciso dell'Alighieri. Per adesso, si può ben dire che ha svolto bene il suo compito di 'ammorbidire' le navi nemiche. 2-0.
Il Tiger è più incisivo, e resta sui 17.000 metri per continuare a combattere contro la corazzata Da Vinci, da quel raggio è forse ancora possibile perforarne le protezioni principali (specie se fossero stati adottati i proiettili da 635 kg anziché quelli da 570 'leggeri'), tirando una valanga di colpi, pari a circa 16 salve. Di fronte a questo uragano di fuoco, il Da Vinci risponde a sua volta con 11 salve più o meno complete, colpendo il Tiger con un altro proiettile in pieno (esploso contro un ponte a prua della nave, ma sopra il livello del mare), causando danni limitati ma finendo per imporre, dopo questo colpo (al 28o minuto) una decisa accostata all'infuori, fino a circa 18.400 metri, pur continuando a sparare. Tuttavia, il colpi del Tiger arrivano a loro volta e centrano il Da Vinci altre 3 volte, una a mezza nave e l'altra sulla barbetta di una torre. Quest'ultima resta pressoché indenne, mentre a mezzanave si sviluppa un incendio. Per ora siamo ancora sul 3-1 e di questo passo, considerando che sono oltre 1.100 kg contro circa 450, non è affatto detto che il Tiger soccomberebbe contro la nave italiana, più protetta (ma non di molto), ma addirittura più piccola e leggera.
Il Queen Mary, intanto, sta combattendo contro il San Giorgio, che ha già colpito una volta. Il San Giorgio spara contro l'incrociatore inglese tra distanze di 15.500 e 16.800 metri, più vicino alla nave inglese dunque, e tira complessivamente almeno 13 salve da 254 mm, ma ancora non se la sente di sparare con i 190 mm, che darebbero un +35% circa al peso di bordata. Semplicemente, sarebbero più un danno che un utile rispetto al tiro dei cannoni principali. Il Queen Mary riesce a tirare a sua volta solo 11 salve in 15 minuti, forse per la difficoltà di stimare le distanze dovuta al fumo delle navi precedenti. Sia come sia, ha messo a segno un colpo alla 9a salva, danneggiando ancora una volta il San Giorgio, mentre quest'ultimo non riesce ad andare oltre un near miss. 1-0.
Il Princess Royal, invece, tira con maggior decisione, e complessivamente fa 14 salve in 15 minuti, colpendo il Pisa 2 volte tra i 15,5 e i 17 km. Il Pisa risponde con un singolo colpo da 254 mm a segno, che però non perfora la corazza centrale della nave, presumibilmente quella della cintura superiore. La nave italiana, invece, prende un tremendo colpo sotto la linea di galleggiamento, che arriva ad allagare una sala macchine e fa incassare oltre 1.000 tonnellate d'acqua, molte per una nave classe 10.000 tonnellate. Un altro proiettile esplode contro un ponte, forse quello di batteria, e non riesce a distruggere granché, però causa degli incendi e schegge consistenti. Il Pisa, però, dopo questa legnata, è costretto a rallentare la velocità a circa 13-15 nodi e ad uscire dalla formazione. Prima di questo ha tirato complessivamente 4 salve da 254 mm e pure 2 da 190 mm. Quindi 2-0.
Il prode Indefaticable, nel contempo, continua lo scambio di colpi con il San Marco, tirando con i suoi cannoni da 305 mm e scendendo inopinatamente a circa 14.500 metri. A quel punto, il San Marco spara anche con i 190 mm, sparando circa 14 salve da 254 e 10 da 190 mm, e colpendo con un proiettile da 190 il BC inglese, anche se il proiettile si 'spegne' impattando la cintura da 152 mm; un altro 254 mm arriva ad esplodere a circa 10 metri e causa alcune schegge e infiltrazioni d'acqua. L'Indefatible, per nulla intimorito, continua a sparare e tira complessivamente 11 salve da 305 mm, colpendo a sua volta il San Marco 3 volte e infliggendogli discreti danni, anche se un 305 è fermato dalla robusta cintura superiore (180 mm), mentre un altro non esplode ma trapassa un fumaiolo. Il terzo, però, colpisce la nave nella zona anteriore alla torre A, esplodendo ben dentro e causando un violento incendio. Quindi siamo 3-1.
Il New Zealand, intanto, riesce a danneggiare l'Amalfi con altri 2 colpi, tirandoli da circa 15.800-16.200 metri. In tutto ha sparato 14 salve, mentre l'Amalfi non è riuscito a replicare, pur sparando 12 salve da 254 e 8 da 190, queste ultime più buone a confondere il controllo del tiro che a colpire qualcosa. Quindi 2-0.
Il bilancio netto del 2o quarto d'ora somiglia un pò al primo. E' un secondo round comunque terribile per le navi italiane, sottoposte ad un fuoco cumulativo terribile.
In tutto, le corazzate inglesi hanno ottenuto 16:2, riuscendo a fare meglio di prima. I 6 BC non hanno problema di sorta, pur stando a maggiori distanze, 15:2. In tutto hanno quindi ottenuto ben 31:4, ben più serio del 22:3 iniziale.
3o quarto d'ora
La Warspite continua a colpire il Doria in allontanamento, colpendolo con altri due proiettili, dei quali uno centra il tetto di una torre trinata, mettendola KO (era quella di poppa), e quindi riducendo l'armamento della nave ad appena 6 cannoni. L'altro esplode sul ponte di batteria, ma non causa molti danni reali, nella zona poppiera. Il Doria continua ad allontanarsi assieme al Duilio, dopo avere preso ben 9 proiettili da 381. La nave, tuttavia, assieme al Duilio, esegue poi una carica importante per riuscire a salvare Cesare e Cavour, rimaste indietro, il che peraltro richiede una virata di circa 180°. 2-0. In tutto, la Warspite ha tirato non più di 8 salve, a causa sopratutto del fumo, e per giunta, l'ultima è stata diretta al Cesare.
La Valiant continua a bombardare il Duilio, che stavolta non riesce ad allontanarsi senza rispondere al fuoco. Apre il tiro e colpisce 2 volte il Duilio,causando altri danni seri, con 8 salve contro le 5 del Duilio. 2-0.
Nel mentre la Malaya colpisce ancora la Cesare, assieme alla Warspite; il Cesare si trova 2 torri binate e una tripla KO, colpito da complessivamente altri 3 colpi di 10 salve della Malaya (ma nessuno della Warspite, che pure ha tirato con le torri poppiere almeno 5 salve sul Cesare), rispondendo debolmente con 4 salve. 3-0.
La Barham, ostacolata dal fumo e dalle manovre anche della squadra, non riesce a colpire altrettanto duramente la Cavour, ma già che c'é gli mette a segno altri 2 colpi. La Cavour, però, replica con un proiettile che fortunosamente mette KO la torre n.3 della corazzata! Le salve sono 9 per l'inglese, 8 per l'italiana. 2-1.
Il Lion, nel frattempo, sta continuando a martellare l'Alighieri, anche se con circospezione, per così dire. Dopo un inizio più che scintillante, riesce soltanto a tirare a segno un colpo, stando oramai a circa 18.000 metri per tutta la fase. Ha tirato 11 salve. La Alighieri ha tirato a sua volta 9 salve, ma ha perso la torre A per via degli effetti dell'unico colpo a segno, che da quella forte distanza ha danneggiato il tetto della stessa. 1-0.
Il Tiger anche accosta, salendo a 17.500 metri e tornando praticamente invulnerabile al tiro della corazzata Da Vinci. Da lì tira altre 10 salve, mentre la Da Vinci ne spara addirittura 12, ma non ci sono colpi a segno per ora. 0-0.
Nel mentre, il Queen Mary spara contro il San Giorgio, serrando le distanze a circa 14.500 metri, prima di riprendere il largo per evitare il fuoco nemico; nel mentre, tira 14 salve e colpisce il San Giorgio con altri 2 colpi, senza essere colpita dal fuoco di 12 salve da 254 mm. 2-0.
Il Princess Royal è ingaggiato al Pisa e se lo lavora alla distanza, restando ad almeno 15.500 metri, tirando 9 salve, e riuscendo a colpire il Pisa con altri 3 colpi, tanto per gradire. Il Pisa riesce a sparare con tutto quel che ha, e colpisce lo scafo non protetto con un altro colpo da 190 mm; in tutto ha tirato 12 salve da 254 e 10 da 190 mm. 3-1.
L'Indefaticable riesce a colpire duramente il San Marco, con altri 4 colpi da 305 mm, tanto da rallentarlo sensibilmente, anche se un proiettile non esplode e un altro colpisce un'alberatura, mentre due esplodono sullo scafo sopra la linea d'acqua. In tutto spara 14 salve, mentre il San Marco non riesce a superare le 11, tutte da 254 mm, visto che erano a circa 14.800 metri e il 190 non fu ancora decisamente impiegato da questa nave, almeno non in questa fase. Quindi stiamo 4-0.
Il New Zealand tira contro l'Amalfi, ma non riesce a colpirlo se non con 3 near miss, ma tirando complessivamente 12 salve da 305 mm, contro i 14 da 254 dell'Amalfi , più 6 da 190. 0-0.
Peggio che mai, l'Amalfi è costretto a ritirarsi assieme al gemello Pisa, cercando di scortarlo visto che non è più capace di stare in formazione, pur avendo ancora l'armamento efficiente. Questo fatto, avvenuto attorno al 42o minuto, lascia drammaticamente esposta l'intera linea italiana.
In tutto, il gruppo QE stava vincendo nettamente, anche se è stata una fase interlocutoria, 9:1. I BC hanno 10:1, quindi in questo 3o quarto d'ora in tutto siamo a 19:2.
4o quarto d'ora
Nonostante le drammatiche condizioni di bordo, Doria e Duilio tornano all'attacco, eseguendo un singolo passaggio. La distanza è calata a circa 16.000 metri e il Doria, una volta tanto, riesce a colpire il bersaglio, centrando il Warspite ad una barbetta, pare quella della torre B. Questa resta fuori uso per parecchio tempo e in più vi sono danni da schegge vari. La Warspite stava infierendo con le artiglierie contro il Cesare, colpendolo a mezzanave con un proiettile da 381, che arriva sul ponte di coperta ed esplode in quello di batteria, con le schegge che si propagano fino ad una sala macchine.
La Warspite risponde al fuoco del Doria, e riesce a colpirlo con un proiettile da 381 sulla zona del torrione, mettendolo largamente KO anche se fortunatamente non lo penetra. A quel punto, il Doria esce dalla battaglia cercando scampo, anche perché non c'é più niente da fare per le altre navi da battaglia italiane. In tutto ha tirato, in questa fase, circa 9 salve, e ha messo a segno 1 colpo, ricevendone un altro.
La Warspite, invece, ha tirato 11 salve, e ha subito un colpo dal Doria, ma ne ha messo a segno un altro su questa, e uno sul Cesare. 2-1.
Il Duilio riesce a tornare assieme al Doria e a colpire la Valiant, stavolta danneggiando l'alberatura di comando e il sistema principale di tiro, scendendo a 13.500 metri. La Valiant spara a sua volta centrando il Duilio altre 3 volte. Duilio tira 9 salve, Valiant altre 8. Il Duilio si allontana, mentre la Valiant lo insegue inferocita per i danni subiti da quest'ultimo passaggio, ma deve virare prima e così perde qualche km nella manovra di quasi 180°. In tutto, è un 3-1.
Mentre Doria e Duilio cercano di tornare per aiutare le due Cavour, affrontate da Warspite e Valiant, Malaya e Barham devastano le due navi italiane rimaste. Un proiettile della Warspite aveva colpito il Cesare, ma poi ci pensano 2 colpi della Valiant per fare il danno maggiore, causando l'esplosione delle munizioni della torre centrale e l'affondamento della nave italiana, che aveva tirato a quel punto circa 4 salve, al 58o minuto, per un totale di 26, contro le 45 della Valiant e qualcuna della Warspite. In tutto ha incassato ben 12 colpi da 381 mm, per cui era fatale che dovesse subire danni devastanti. 2-0.
La Barham, intanto, sta demolendo un pò per volta la Cavour, le cui due torri di prua sono oramai KO e così una di poppa. Spara altre 8 salve soltanto, disturbata dal fumo e dalle manovre, ma colpisce la nave italiana con altre 2 cannonate da circa 14.500 metri. Il Cavour risponde con 6 salve, malgrado tutto, e ottiene almeno 2 near miss. 2-0.
Mentre le navi maggiori continuano a sgrugnarsi, la flotta 'veloce' inglese, continua a combattere contro quella 'leggera' italiana. Il giro degli incrociatori britannici è ancora un fattore determinante, e il Lion riesce a centrare l'Alighieri ancora una volta, tirando 11 salve, pur restando a circa 18.200-19.100 metri. L'Alighieri, che ha risposto con 8 salve in tutto, a quel punto, è nei guai: colpito da ben 7 proiettili da 343 mm, la sua capacità di fuoco è stata ridotta a soli 8 cannoni da 305, poca roba contro 8 da 343 mm, tutti ancora efficienti. Però il Lion decide per il momento di non attaccare a fondo. Per ora, comunque sia, porta un 1-0 a suo favore.
Il Tiger è a quel punto aiutato fortemente dagli altri incrociatori: sul Da Vinci converge il tiro della nave che ha messo KO il Pisa, ovvero la Princess Royal (che a quanto pare, ha avuto fin dall'inizio granate di circa 635 kg e più precise e micidiali di quelle normali). Questo doppio fuoco è micidiale per il Da Vinci, preso in pieno da 2 granate del Tiger, che sta tornando sotto fino a circa 17.400 metri, mentre il Princess Royal per ora sta tirando da circa 18.000 metri, e colleziona forse solo qualche near miss. In tutto, quindi, per ora il Da Vinci non è ancora troppo pericolosamente ingaggiato, ma è solo questione di tempo. Per ora il Tiger ha tirato 11 salve, e il Princess Royal ne ha tirate altre 8. Il Da Vinci, ha risposto con ben 12 salve, sparando contro entrambe le navi, e colpendo il Princess Royal con una pericolosa granata da 305 mm, che raggiunge una barbetta ma non esplode propriamente, pur intaccandola. Probabilmente s'é frantumata prima. Ad ogni modo, il Princess Royal è stato costretto ad allargare la rotta, anche se la distanza è aumentata solo di poco. Quindi è un 2-1.
Il Queen Mary, invece, sta sparando contro il San Giorgio, ed è un tiro a segno non da poco: 12 salve malgrado il già lunghissimo periodo di ingaggio (oramai circa un'ora), e 4 colpi a segno sulla nave italiana, che per sua fortuna è robustamente protetta, tanto che un proiettile si infrange contro la cintura, e un altro contro la torre n.1, che però è bloccata per la concussione. Degli altri due, uno non esplode, ma l'altro sì e causa un grosso squarcio nella zona poppiera, anche se sopra il livello del mare. Il timone resta sostanzialmente integro, malgrado tutto. Il San Giorgio risponde con 8 salve da 254, ma nessuna da 190, dato che le distanze sono di circa 15.800-16.400 metri, un pò tanto per un tiro realmente efficace di questi cannoni (del resto era proprio per questo che il nemico stava distante). 4-0.
L'incrociatore Indefaticable si trova ancora ad ingaggiare il San Marco, ma data la sparizione dell'Amalfi e del Pisa, è aiutato dal gemello New Zealand. Entrambi sparano contro la nave italiana, che già era in difficoltà contro un solo avversario! Tuttavia, la direzione del tiro degli incrociatori si intralcia non essendo capace di calcolare gli scarti tra le varie colonne d'acqua che erano tutte da 305 mm. Il fuoco delle navi inglesi praticamente oscura il San Marco, che prende 3 colpi in pieno dall'Indefaticable e 1 dal New Zealand, tirati da circa 14.800-16.800 metri. A quel punto, le navi inglesi hanno in mano la situazione, con l'Indefaticable che ha tirato 10 salve e il New Zealand altre 8, mentre la nave italiana è riuscita a tirare solo 5 salve da 254 e 4 da 190, senza successo a causa dei danni a bordo e del fumo degli incendi, nonché del fatto che a quel punto praticamente ha tutti i telemetri danneggiati o distrutti. Per ora è un 4-0.
Totale colpi di grosso calibro: 381 vs 305, 9:1 per le QE. I BC, invece, sono stati capaci di tirare complessivamente 10:1.
Dopo 60 minuti, per fare il punto della situazione, le navi italiane hanno fatto la parte del bersaglio da tiro a segno. In tutto, le QE hanno tirato 46:6 a loro favore, mettendo in media a segno oltre 10 colpi su ciascuna corazzata, e ricevendone poco più di 0,5 a testa.
Le navi tipo BC, 45:6, quindi sono state quasi pari, prendendo però 1 colpo a testa, mentre ne hanno inflitti solo circa 7 a testa. In tutto sono ben 91 colpi contro 12.
Gli effetti sono gravi, ma tutto sommato non così drammatici: le navi italiane sono tutte duramente colpite, una, la corazzata Cesare è affondata dopo essere esplosa. Un incrociatore corazzato è in ritirata (Amalfi), le altre 8 navi sono duramente colpite e la Cavour è praticamente immobilizzata.
5o quarto d'ora
La Warspite apre il fuoco contro il Doria, inseguendolo pur avendo una torre anteriore KO. Il Doria, incapace di fare più di 20 nodi per i danni riportati in precedenza, è colpito altre 2 volte, portando il totale a 12 proiettili. Per giunta, ne riceve un altro anche dalla Valiant, che sta inseguendo le due navi fuggitive. Quest'ultimo spezza i comandi del timone e la nave, a quel punto, è incapace di manovrare. La distanza è a quel punto di circa 16 km, con le navi inglesi in avvicinamento. Il Doria, con il timone in avaria e i cannoni ancora efficienti ridotti a 4, perché due sono in avaria, è praticamente un bersaglio destinato ad essere sopraffatto. La Warspite ha tirato in questa fase altre 8 salve soltanto, il Doria circa 5. 3-0.
Il Duilio sta allontanandosi, mentre il Valiant gli spara contro. Dopo la 3a salva, la nave italiana viene colpita da almeno un proiettile da 381, che riesce ad esplodere sotto il ponte inferiore e a far esplodere il deposito di munizioni poppiero, tanto che la nave affonda pochi minuti dopo. In tutto, la Duilio ha combattuto 67 minuti circa, sparando 35 salve più o meno complete, mettendo a segno 2 colpi da 305 sulla Valiant, e subendone 12, l'ultimo dei quali fatale. La Valiant, fino ad allora, ne ha invece tirate almeno 43, mettendo a segno 13 colpi di cui 12 sul Duilio e 1 sul Doria. 1-0.
Il Cavour, colpito fino a quel punto da 13 cannonate da 381 mm, viene ulteriormente centrato 3 volte dalla Barham (6 salve) e Malaya (altre 4, ma sembra, senza centri diretti). A quel punto, al 69o minuto, viene costretta alla resa per l'impossibilità di manovrare la nave. Nel mentre ha tirato altre 5 salve con i cannoni rimasti (non più di 5 efficienti dei 13 originali). Il meglio che si può dire è che forse ha ottenuto il record del numero di salve (più o meno complete) con 39 tirate in circa 70 minuti di battaglia, pari -ipotizzando il 60% dei cannoni sparanti- a circa 300 proiettili, per cui non si può dire che non ci abbia provato. Nondimeno, ha colpito il bersaglio soltanto 1 volta, incassando invece ben 16 cannonate da 381 mm, che è davvero il limite pratico per reggere, per una corazzata di poco più di 20.000 tonnellate, e ringraziare che i proiettili dell'epoca erano spesso incapaci di perforare quello che dovevano, perché esplodevano prematuramente. 3-0.
Il Lion serra un pò le distanze, ma per qualche ragione è ancora da solo contro l'Alighieri, riuscendo a 'lisciarla' con 4 near miss, tirando altre 11 salve, mentre ne ha ricevute altre 9, senza nessun risultato, vista la distanza di circa 18.200-18.800 metri. 0-0.
Il Tiger, invece, è come sempre un pò più vicino, e torna alla carica scendendo fino a 15.500 metri, scivolando in mare a quasi 28 nodi. La corazzata Da Vinci -che sebbene più protetta di poco, è pur sempre più piccola e meno pesante e potente- è investita, a quel punto, dal tiro del Tiger e colpita altre 2 volte dalle granate (probabilmente anche queste da 635 kg). Non solo, ma anche il Princess Royal è andato a segno con un altro colpo tirato da 17.800 metri, e stavolta il Da Vinci è rimasto incapace di rispondere al fuoco, mentre una torre è andata KO per gli effetti di uno dei proiettili. Entrambi i BC si stanno adesso avvicinando alla nave italiana. Il Tiger ha tirato 10 salve, il Princess Royal altre 7, il Da Vinci ha risposto con 8 salve. In tutto è dunque un 3-0.
Il Queen Mary, dal canto suo, insegue il San Giorgio, uscito dalla formazione e colpendolo una volta ancora: lo scoppio è fatale, perché scoperchia una torre e causa un'esplosione interna, che poi distrugge l'intero incrociatore. Accade al 73o minuto, dopo avere sparato altre 5 salve, mentre il San Giorgio aveva tirato solo 2 salve da 254 mm. Dopo di che, il Queen Mary si muove a sua volta, contro... il Da Vinci! Ma alla fine del quarto d'ora è riuscita ad avvicinarsi solo entro i 19.000 metri, avendo perso diverso tempo nell'inseguire il San Giorgio. 1-0.
Nel mentre, il San Marco è costretto a subire il tiro concentrato dei due gemelli Indefaticable e New Zealand. Questi serrano, durante questo 5o quarto d'ora, fino a circa 12.500 metri, nel mentre tirano ben 13 salve (Indefaticable) e 11 (N.Zealand). In compenso moolto parziale, il San Marco spara con una torre da 254 per 'ben' 4 volte, più 4 salve da una torre da 190 mm. Il che è già tanto, se si pensa che l'Indefaticable colpisce il San Marco con altri 2 proiettili, e il New Zealand ne aggiunge addirittura 3, più qualche near miss per entrambe. Il San Marco è letteralmente squassato e incendiato da prua a poppa, e si arresta in fiamme. 5-0. A quanto pare, è stato fino ad allora centrato da 18 colpi da 305 mm.
In questo 5o quarto d'ora, così, le QE hanno tirato a segno 7:0. E' stato un punteggio apparentemente un pò scarso, ma forse era dovuto alla stanchezza, problemi tecnici e altro ancora, nonché alla volontà probabile di non forzare troppo. Inoltre il Duilio viene colpito ed esplode, è già la seconda corazzata a fare il botto in poco più di un'ora. E il Cavour è costretto alla resa, per cui resta solo il Doria. Quanto ai BC, la situazione è simile: 9-0. Ora che la resistenza nemica è calata, si riduce anche il numero di colpi a segno, piuttosto sorprendentemente.
6o quarto d'ora
La Warspite arriva a circa 14 km dal Doria, e lo tempesta di colpi ora che è riuscita a riattivare anche la torre B. Apre il tiro con 12 salve, e mette a segno altri 2 colpi sulla zona poppiera del Doria, uno dei quali entra in una sala macchine esplodendo e mettendo praticamente la nave KO. A quel punto, il Doria è immobilizzato e in fiamme, colpito da 15 proiettili da 381 mm. La resa segue poco dopo, mentre vengono sparate altre 3 salve da un'unica torre. 2-0.
Il Valiant, invece, arriva a dar man forte agli incrociatori da battaglia, iniziando il tiro contro la Da Vinci, con 4 salve che però non sono ancora arrivate a segno.
Malaya e Barham oramai hanno esaurito il loro compito e vanno ad attaccare le navi italiane dell'altro gruppo. Il Malaya inizia a tirare contro l'Alighieri, il Barham contro il San Marco, tirando rispettivamente 8 e 9 salve, senza che gli italiani nemmeno possano rispondere al fuoco. Solo la Malaya tira a segno, però, con un singolo colpo della corazzata che arriva a mezza nave, sul ponte, da oltre 18.200 metri.
Il Lion, nel frattempo, ha ottenuto l'aiuto della nuova arrivata, e ne approfitta per avvicinarsi all'Alighieri serrando subito verso i 15.000 metri, tirando nel frattempo ben 12 salve, e colpendo con 3 colpi la nave italiana, che a quel punto prende fuoco. Non è chiaro dove, ma si verifica un'enorme esplosione a mezza nave, all' 87o minuto. Bye bye anche all'Alighieri, che a quel punto aveva incassato ben 10 colpi da 343 mm e 1 da 381 mm, difficile dire chi l'abbia affondato come ultimo atto, ma di sicuro è stato il Lion a rosicare l'Alighieri di più, mettendo a segno oltre 5.000 kg di munizioni. In tutto, l'Alighieri aveva tirato ben 49 salve complete o parziali, consumando circa metà delle munizioni, ma senza mettere a segno alcun proiettile sui circa 500+ tirati. Il Lion, invece, ha tirato ben 82 salve(!!), mettendo a segno 10 proiettili di quelli tirati (fino a 656 teorici, ma in pratica difficilmente più di 500-520).
Nel mentre, procede l'attacco concentrico contro lo sventurato Da Vinci, che è stato assalito contemporaneamente dall'intera forza degli incrociatori col 343, Lion escluso. Il tiro di queste navi è devastante: il Tiger scende, ancora una volta gagliardamente, fino a 13.400 metri, sparando complessivamente 12 salve da 343 mm, e colpendo con 3 colpi il Da Vinci; Princess Royal tira altre 7 sventagliate e mette a segno ulteriori 2 colpi, seppur stando a circa 16.800 metri; il Queen Mary arriva a tirare altre 9 scariche, e non mette a segno che 2 colpi, ma stando a circa 15.800-16.600 metri. In tutto, in appena 15 minuti, viene tirato un totale di 28 scariche, quasi una per 30 secondi, e il Da Vinci risponde dal canto suo solo 3 volte con due torri d'artiglieria, mentre la velocità crolla a circa 12 nodi a causa delle falle e di un proiettile che ha perforato anche le protezioni danneggiando parte delle sale macchine o forse caldaie. In tutto, è un 7-0.
Le QE, nel 6o quarto d'ora, hanno messo a segno 3:0 e i BC altri 10:0.
7o quarto d'ora
Il Warspite non si ferma, andando ad inseguire gli incrociatori corazzati in fuga, e inizia a tirare da 18,8 km contro il Pisa. Dopo 4 salve, riesce a prenderlo in pieno, causando una grossa falla dopo che il proiettile è esploso a contatto con la chiglia. Non passano 3 minuti che lo colpisce ancora, da circa 17,4 km, stavolta mettendo KO una torre da 254, tanto che è necessario anche allagare il deposito poppiero. A quel punto, il Pisa è quasi finito, mentre il Warspite continua ad avvicinarsi. Adesso è a circa 14 km e ha tirato, in questa fase, circa 8 salve. 2-0.
Il Valiant devasta invece il Da Vinci con altri 3 colpi, mentre serra le distanze fino a 13 km, che mettono a fuoco praticamente la zona centrale dell'intera nave, oltre a causare una via d'acqua importante. In tutto il Valiant ha sparato altre 11 bordate, portando il totale a 57 e i colpi a segno a 16. 3-0 per la Valiant.
Il Malaya, per un guasto a bordo, probabilmente legato al timone o all'apparecchiatura di tiro, è poco capace di tirare ancora le sue bordate, ne spara appena 3 e non mette a segno alcun colpo sul Da Vinci. Il Barham, invece, tira contro il San Marco, già sotto un fuoco micidiale, e tira 8 salve, di cui pare che una sia andata a segno, quindi in tutto è giusto un 1-0.
Il Da Vinci, a quel punto, viene anche investito dal fuoco delle navi rimaste, come un branco di lupi! Ora che è andata giù l'Alighieri, non c'é più nient'altro che tiene unita la linea inglese, se non colpire questo singolo naviglio. Ad un certo punto, sotto l'urto concentrico di 8 cannoni da 381 e 22 da 343 mm, viene visto ondeggiare e infine, capovolgersi. E' il 99o minuto. Si stima che il Lion non abbia partecipato alla nuova fase della battaglia, restando in riserva e stando a controllare gli altri incrociatori, mentre il Tiger tira 8 salve, il Princess Royal altre 9 e il Queen Mary addirittura 11, malgrado la stanchezza e la scarsità di munizioni perforanti. I colpi a segno, oltre ai tre terribili colpi da 381 mm, dovrebbero essere stati 4 per il Tiger e 2 per il Princess Royal, per un totale di 6:0, addirittura 9 se si considerano i colpi da 381 mm.
Il Da Vinci è andato quindi giù senza nemmeno esplodere o comunque sia, semplicemente era sopraffatto dall'enorme volume di fuoco che stava subendo. Nell'ultima fase della battaglia ha probabilmente risposto con appena 3 salve in circa 8 minuti. Ma non è che avesse sparato poco, anzi. In tutto, ha tirato ben 61 salve in quasi 100 minuti di combattimento, teoricamente oltre il 50% del totale disponibile nei depositi, anche se in pratica sono state certo assai di meno, visto che alla fine era quasi del tutto disarmato. Probabilmente ha tirato tra 450 e 500 colpi, comunque tanti. In tutto, però, ha messo a segno solo 3 colpi. Dal canto suo, ha preso qualcosa come 16 colpi da 343 mm e 3 da 381 mm, quindi ben 19 colpi di grosso calibro. Da notare che fino a quest'ultimo quarto d'ora, il Da Vinci aveva preso 'solo' 9 colpi da 343, e ne aveva messi a segno 3 da 305 mm. Era sotto tiro spinto, danneggiato seriamente, ma non ancora del tutto perduto. Nell'ultimo quarto d'ora tutto è cambiato. Il Tiger, da solo, ha sparato qualcosa come circa 81 salve, e messo a segno non meno di 13 colpi da 343 (quasi tutti APC, ma probabilmente anche qualche CPC e forse HE), pur subendone 2 a sua volta.
Per cui, alla lunga, avrebbe presumibilmente vinto ai punti contro il Da Vinci, che tra l'altro aveva perso almeno 2 torri -di cui una prima dell'ingaggio con le altre navi per colpa del suo tiro insidioso. In tutto, 5 colpi erano valevoli di circa 3.000 kg vs 900 del Da Vinci, e questo con il Tiger che era anche nettamente più pesante del Da Vinci (era meno protetto perché anche più grosso). L'unico problema era che oramai il Tiger era a corto di munizioni perforanti, e avrebbe dovuto usare eventualmente quelle esplosive normali, avendo probabilmente (se il carico era come con il Lion), 66 APC, 22 CPC e 22 HE. Al più e al peggio, il Tiger si sarebbe dovuto allontanare dopo avere danneggiato seriamente il Da Vinci, oppure serrare e correre maggiori rischi, ma mettendo a segno più colpi.
E ora, il San Marco, preso in mezzo a tutto il peggio, con i due Indefaticable oramai scesi a circa 10.500 metri e 11.800 circa. Il coraggioso Indefaticable tira a quel punto da distanze ridotte, e perfora le corazze del San Marco, oramai rimasto con una sola torre principale funzionante e due da 190, ergo la metà del totale. Ora attenzione: l'Indefaticable tira complessivamente 8 salve, il New Zealand altre 10, usando anche proiettili HE avendo quasi finito le munizioni perforanti. In tutto, l'Indefaticable centra con altre 4 granate il San Marco, e il New Zealand con altre 2. Inoltre, da forte distanze c'era stato il fuoco della Warspite, con 2 altri colpi, come si è visto. Anche escludendo questi, è il 6-0. Il San Marco risponde al fuoco con 3 salve da 254 e 4 da 190, tutte a vuoto a causa dei danni subiti e del fumo.
La nave si ferma con le macchine in avaria e fortemente appruata, è oramai schiantata pure essa. Si è presa sui 18 colpi da 305 mm.
Dopo questa azione, siamo al 5:0 per le QE contro corazzate, e 6:0 totali, inclusi gli incrociatori. I BC invece, hanno messo a segno complessivamente 12:0, totale 18:0.
8o quarto d'ora
Il Doria viene abbandonato dall'equipaggio, che ha anche messo in atto le procedure per autoaffondare la nave, del resto già piuttosto bassa sul mare. In tutto, il Doria ha sparato circa 37 salve più o meno complete, che rappresentano circa il 40% del totale teoricamente disponibile (se tutti i colpi fossero stati tirati), però considerando anche quelli esplosivi.
Il Warspite, invece, sta cannoneggiando il Pisa, scendendo a circa 12 km, e colpendolo altre 3 volte con appena 8 salve. Il Pisa, devastato da questi proiettili, si ferma e s'arrende a sua volta, dopo la bordata ultima di un incrociatore inglese, il Lion, che era andato a rincorrere le navi italiane in fuga (a circa 15 nodi a far tanto, mentre il Lion arriva sopra i 25). Mette a segno un proiettile con una singola salva, da 12.300 metri, ma basta per fare il risultato (= messaggio recepito).
Come se non bastasse, la Barham si sta avvicinando anch'essa agli incrociatori fuggitivi, stavolta puntando all'azzoppato Amalfi, alcuni km più distante dal gemello, che stava cercando di fuggire e di attirare al contempo la caccia su di sé, invece di restare come l'imbelle compagno dei pesci spada femmina colpiti dagli arpioni.
La Malaya, rimane invece indietro vicina alle navi italiane colpite, forse impegnata in operazioni di salvataggio?
Gli altri incrociatori da battaglia sono più o meno a corto di munizioni e restano piuttosto indietro, mentre il Lion soltanto è andato avanti per fare la sua parte, tra l'altro essendo anche la nave di comando. A distanza segue il fido Tiger, ma gli altri restano vicino alle prede, forse per missione di salvataggio.
Il totale dei colpi a segno messi è di 3:0 per le QE e 1:0 per i BC.
9o quarto d'ora
Il Doria è in affondamento.
Il Cavour è ancora a galla, ma viene finito da un siluro da parte della Malaya.
Il Warspite, invece, ha affondato o contribuito ad affondare sia il Doria che il Pisa, ora immobilizzato. In tutto, il Warspite ha tirato qualcosa come 81 salve. In questo senso, aveva probabilmente finito gli APC e usava i CPC, meno perforanti ma più potenti. In tutto aveva messo a segno 14 colpi sul Doria e 5 sul Pisa, per un totale di almeno 19 centri. A sua volta aveva incassato, incredibilmente, solo un proiettile da 305 mm.
Nel mentre, la Barham mette a segno 2 colpi, tirando 4 salve da circa 10.800 metri, contro l'ultimo degli incrociatori italiani, l'Amalfi, già duramente colpito. Centrato ancora con gravi danni, viene messo KO e si arrende subito dopo, essendo rimasto senza timone funzionante. Questi sono gli ultimi colpi della battaglia. E' il 125o minuto, più o meno la durata di una partita con i supplementari.
In quest'ultimo quarto d'ora, le QE hanno messo a segno 2:0.
Beh, complessivamente abbiamo questi risultati.
1o quarto d'ora: QE 12:1, BC 10:2 = 22: 3
2o: QE 16:2, BC 15:2 = 31:4
3o: QE 9:1 BC 10:1 = 19:1
4o: QE 9:1 BC 11:1 = 20:2 (Cesare, 58o min)
5o: QE 7:0 BC 9:0. = 16:0 (Duilio, 67o min; Cavour, 69o, S.Giorgio, 73o)
6o: QE 3:0 BC 10:0 = 13:0 (Alighieri, 87o min, Doria KO)
7o: QE 6:0 BC 12:0 = 18:0 (Da Vinci, 99o min; San Marco)
8o: QE 3:0 BC 1:0 = 4:0 (Pisa, arreso)
9o: QE 2:0 BC 0:0 = 2:0 (Amalfi, arreso)
Totale: QE 67:5 BC 78:6 = 145: 11
In tutto, le navi italiane hanno preso in media quasi 15 colpi a testa, mentre le navi inglesi hanno superato di poco il singolo colpo.
Questo con navi più grandi, armate e corazzate, per cui c'é poco da dire.
Si può vedere da questa situazione, come le navi italiane fossero state ingaggiate nel primo quarto d'ora, aggiustando il tiro e la manovra; travolte nel 2o quarto, e costrette alla ritirata nel 3o, quando si abbassa nuovamente il numero di colpi subiti, ma anche mandati a segno da parte loro, ora gravemente danneggiate (già oltre 5 colpi a testa nei primi 30 minuti). Nel 4o tempo c'é praticamente la sconfitta delle navi italiane, con la Cesare che oltretutto esplode. A quel punto le navi italiane sono massacrate davvero, ora che hanno preso 72 colpi (7,2 a testa), più che sufficienti per causare parecchi problemi, specie considerando che ben 37 sono da parte delle QE.
Finito il 4o quarto d'ora, ovvero dopo 60 minuti, le navi italiane avevano beccato 92 colpi e tirato a segno solo 11, oramai erano ad oltre 9 per nave, quindi molto pesanti come danni, malgrado la tendenza dei proiettili ad esplodere anzitempo.
Il 5o tempo ha visto la consacrazione di questa cosa, con altre 3 navi perdute di cui 2 per esplosioni, e un risultato di 16:0, per la prima volta assolutamente netto.
Dopo di che, le navi italiane sono state sostanzialmente massacrate, quel che è seguito è infatti un totale di 37:0, mentre nei 60 minuti successivi venivano distrutte o messe KO altre 5 navi. L'ultima, l'Amalfi (o una delle 'Emanuale' se si ricorda l'equivalenza), si arrende nel 9o quarto, ma oramai è solo una formalità.
Le navi inglesi hanno tirato un'enormità di colpi, ma del resto dovevano anche stare a distanza per mettere a frutto la propria superiorità. Meglio stare alla larga e rischiare poco, ma vincere con quasi certezza, che serrare e rischiare indebitamente. Alcune di queste hanno tirato agevolmente oltre 80 salve, forse spingendosi fin quasi a 100 per alcune in particolare.
Come sono finite le navi italiane:
Dante Alighieri: 10 da 343 mm del Lion e 1 da 381 della Malaya = 11 colpi di g.c. ==> esploso
Cavour: 16 da 381 mm da Bharam ==> KO
Cesare: 12 da 381 mm da Warspite e Malaya ==> Esploso
Da Vinci: 16 da 343 da Tiger e P.Royal, + 3 da 381 Valiant = 19 colpi di g.c. ==> affondato (rovesciamento?)
Duilio: 12 da 381 mm da Valiant ==> Esploso
Doria: 15 da 381 mm da Warspite ==> KO
Pisa: 6 da 343 mm del Princess Royal; + 3 da 381 mm di Waspite ==> 9 colpi KO
Amalfi: 4 da 305 mm del New Zealand; + 2 da 381 della Barham ==> 6 colpi KO
S.Giorgio: 9 da 343 mm del Queen Mary ==> Esploso.
S.Marco: 18 da 305 mm di Indefaticable e New Zealand + 2 da 381 Waspite = 20 colpi ==> KO
Determinanti sono state dunque le QE, le quali, in tutti i casi, hanno colpito più di un bersaglio (Malaya: Cesare e Alighieri; Warspite: Doria, Cesare, Pisa e S.Marco; Barham: Cavour e Amalfi; Valiant: Duilio e Da Vinci). Il numero di salve tirate è stato enorme: la Warspite è stata capace di tirarne ben 81, svuoltando una grossa pare delle sue riserve (forse però poco oltre il 50%). Il numero di colpi a segno, però, è stato enorme: almeno 21, che sarebbero stati un rispettabile 4% persino se fosse riuscita tirare circa 500 colpi (ovvero circa 60 salve complete da 381).
Le navi italiane più toste sono state presumibilmente la Da Vinci, il San Marco, e la Duilio. Ma nemmeno lontanamente quanto il nemico. E l'Alighieri, tirando centinaia di colpi, non ne ha messo a segno nemmeno uno.
Quanto alla resistenza: i proiettili tedeschi, per quanto insidiosi fossero per le loro capacità penetranti, non riuscirono sempre a distruggere le navi inglesi. Il Lion, per esempio, al Dogger Bank prese ben 16 colpi, mentre allo Jutland ne ebbe altri 14, eppure sopravvisse. Il Tiger subì, sempre allo Jutland, 18 colpi, mentre il Princess Royal ne subì 9 (nb: non tutti erano di g.c. e meno ancora da 305 mm). Il New Zealand, invece, soltanto una. Ad ogni modo, questo dimostra che, casi 'fortunati' a parte, gli incrociatori inglesi non erano affatto navi 'one shot-one kill', anzi furono in grado di reggere numerosi proiettili restando ancora a galla e capaci di combattere. Quindi 11 proiettili sono decisamente troppo pochi per essere un pericolo per le navi inglesi, visto che sono sparsi in maniera tale, che non più di 2-3 sono andati a ciascuna unità. Inoltre, parte di questi sono da 190 e 254 mm, troppo piccoli per fare i danni di cui sono capaci i 305 o anche i 280 mm.
Gli incrociatori corazzati italiani, essendo basicamente delle piccole corazzate veloci, si sono dimostrati abbastanza tosti, con un solo incrociatore esploso, e gli altri costretti a fermarsi. Da ricordare come i britannici, nel corso della battaglia dello Jutland, persero 3 grandi incrociatori corazzati, di cui 2 esplosi e uno affondato poco a poco, dopo avere incassato sui 15 colpi, forse sia da 305 che da 280 mm. Per cui, incassando una media di 11 colpi ciascuno, tutti piuttosto pesanti, è abbastanza naturale che abbiano ceduto, specie considerando che oramai erano senza praticamente speranza di sopravvivere, ultimi superstiti di questa sorta di disfida di Barletta, o Oriazi e Curiazi o 'mezzogiorno di fuoco', a piacere.
http://en.wikipedia.org/wiki/Order_of_battle_at_Jutland
http://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Jutland
1o quarto d'ora
Della flotta inglese, il Warspite inizia il tiro contro il Doria, entrambe capofila delle rispettive formazioni. La distanza iniziale è sui 18,5 km, quando la Warspite apre il fuoco, subito imitata dall'ammiraglia italiana. Tuttavia, la Warspite spara circa 3 salve in 3 minuti (tutte complete), e subito inquadra la nave italiana, che è rimasta a due salve, prima delle 2 torri anteriori, e poi anche delle altre (un'altra mezza salva con i cannoni rimanenti, e poi una serie di salve parziali per la seconda bordata; bisogna specificare che spesso le bordate erano tirate per gruppi di torri, non erano quindi 'tutti e subito', quello che scrivo è quindi una semplificazione e non tiene in conto nemmeno dei guasti e rallentamenti dovuti a cause tecniche).
Il Warspite raggiunge il Doria con salve 'a Cavallo', e alla quarta, tirata ad appena 4 minuti dall'inizio dello scambio, lo colpisce con un proiettile, mentre il Doria sta giusto tirando la terza salva prodiera. Il proiettile, arrivato sui fianchi, centra il fianco della prua e poi esplode all'interno, causando vari danni e incendi, ma nulla di determinante.
Il Doria risponde al fuoco, e fa forcella alla 5a salva, ma senza alcun danno per il Warspite perché i colpi non cadono a meno di 150 metri. Nel frattempo, però, il Warspite ha tirato l'equivalente di 7 salve complete, lo centra ancora con l'8a salva, da circa 17.600 metri. Le distanze iniziali, nonostante fossero passati 9 minuti, erano ancora quasi intatte, perché nessuno dei due contendenti voleva avvicinarsi troppo all'altro. Il colpo n.2 arriva sulla casamatta laterale della nave, distruggendo due cannoni da 152 e causando un incendio ed esplosioni di munizioni pronte all'impiego. Tuttavia, non ci sono danni sotto il ponte corazzato inferiore. Alcuni telemetri di bordo, però, sono danneggiati dalle schegge che provengono anche da altri colpi vicini, near miss per dirla in maniera tecnica.
Questi due proiettili non hanno ancora causato danni eccessivi al Doria, che risponde al fuoco. Dopo 10 minuti, il Doria ha tirato complessivamente 7 salve, mentre il Warspite è arrivato a 9, malgrado il calibro maggiore e il peso pressoché doppio dei colpi. Nondimeno, il numero dei proiettili è più basso. A quel punto, mentre il Doria sta viaggiando a circa 20 nodi e circa convergente di 10° con il Warspite, viene colpito ancora, a circa 17.200 metri, da un ulteriore colpo, che stavolta trapassa il fianco sott'acqua e apparentemente nemmeno esplode, causando una falla a prua, che in poco tempo fa entrare circa 1.000 tonnellate d'acqua. Nondimeno, il Doria continua a tirare contro il Warspite. Dopo 15 minuti, il Warspite è arrivato a circa 12 salve complete, colpendo con la 11a il Doria per la 4a volta, ma adesso causa un danno notevole, distruggendo una torre binata, quella di poppa, e causando un incendio interno che comporta l'allagamento precauzionale del deposito inferiore. Nel mentre, il Doria è colpito anche da almeno due near miss, che causano altre schegge e concussioni. Il Doria, nondimeno, arriva a 10 salve per un totale di 130 colpi, di cui tuttavia soltanto 2, alla 9a salva, riescono ad avvicinarsi al Warspite, causando qualche danno da schegge alle sovrastrutture, essendo scoppiati a 50-60 metri. Nel mentre la distanze è scesa sui 16.900 metri. Dunque per adesso, il Warspite è sul 4-0 e il Doria ha perso 2 dei suoi 13 cannoni principali.
Nel mentre, la seconda unità della fila, la Valiant, tira contro il Duilio. La scena è simile, così come le distanze. Per farla breve: la Valiant colpisce il Duilio alla 5a salva, causandogli danni a mezza nave, vicino al fumaiolo posteriore, dopo che il proiettile è atterrato sul ponte di coperta, esplodendo su quello di batteria; tuttavia subisce anche due near miss di lì a poco. Probabilmente è perché il Duilio è entrato in servizio da più tempo, mentre il Doria è ancora fresco di rodaggio. Il Duilio pareggia inusitatamente il conto di lì a poco, alla sua 6a salva, tirando un colpo da 305 contro la zona poppiera della Valiant, dove esplode senza fare molto danno, sul ponte di batteria(?) e sopratutto, senza minacciare né i depositi, né il timone. Nonostante questo, è stata una roba non di poco conto. La Valiant tira comunque più forte, e riesce a colpire il Duilio ancora una volta; la prima è stata a circa 5 minuti dall'inizio, questa è all'11o minuto, stavolta sulla barbetta della torre n.3, che viene immobilizzata anche se il proiettile, malgrado dovrebbe perforarla (280 mm sono perforabili fino a circa 20 km), non ci riesce e finisce nondimeno per causare danni tutt'attorno, causando incendi e schegge. La torre stessa, però, dopo questa 'botta', è in buona parte fuori gioco, con problemi notevoli di brandeggio e qualche danno all'interno da concussione e schegge interne.
Dopo 15 minuti, la Valiant sta ancora tirando contro il Duilio, ma non ci sono altri proiettili a segno da nessuna delle due parti, che hanno tirato rispettivamente sulle 12 e 9 salve rispettivamente. Quindi per ora è 2:1 e anche qui, la nave italiana ha una torre parzialmente ko, ma con 3 cannoni.
La Malaya iniziava il tiro contro il Cesare, tirando una prima salva da oltre 19.000 metri, eppure già centrata sul bersaglio. La correzione è rapida: alla 3a salva già becca la nave sul fianco a poppa, causando un'esplosione dentro questa e vari incendi, mentre alla 5a salva fa un near miss vicino al timone, causando danni sensibili al controllo. Poi non si ripete più per altre 7 salve, mentre il Cesare esce un pò dalla formazione, per poi rientrare. All'11o minuto anche la Malaya colpisce il Cesare un'altra volta, mettendo KO una torre, la n.2, pur non riuscendo a perforare la blindatura esterna. Siamo sul 2-0, le fiancate tirate dalla nave inglese in 15 minuti sono 13, contro appena 8 della nave italiana. La distanza è scesa a 17.200 metri circa.
La Barham sta tirando come un forsennato contro il Cavour, colpendolo già alla 4a salva, con un proiettile che ha devastato il ponte di castello, ma senza causare danni vitali, però il fumo generato non ha fatto certo bene ai telemetri di prua. La nave inglese continua ancora a tirare fortemente, e da circa 17.500 metri, la prende in pieno con un secondo colpo alla 6a, che esplode dentro un fumaiolo, causando danni a mezzanave e incendi a bordo, tanto da rendere la nave sensibilmente penalizzata, specie dopo che esplodono una decina di proiettili secondari. Erano passati appena 6 minuti, e già la sorte era a favore della nave inglese. Il tiro continua con forza, e dopo appena 7 minuti la Barham è già alla 9a salva! Tanto che proprio allora tira un altro proiettile a segno, colpendo il Cavour a mezzanave, stavolta però senza fare danni apprezzabili, perché il 381 esplode fuori della cintura corazzata principale. Però un altro colpo esplode a 15 metri dalla chiglia, causando schegge e entrate d'acqua. Non c'é accenno alla fine della potenza di fuoco contro il Cavour, che viene colpito ancora nella zona della chiglia a prua, dove un proiettile inesploso penetra e causa una via d'acqua importante, che in pochi minuti fa incassare circa 300 tonnellate d'acqua di mare. La Barham tira, in appena 15 minuti, 17 salve, mentre il Cavour risponde con circa 11 salve, non poche, ma senza mettere a segno nulla, visto che non riesce a tirare a meno di 200 metri dalla nave inglese. E' dunque un 4-0.
Il primo quarto d'ora, dunque, vede le navi inglesi di testa mettere a segno qualcosa come 12 colpi, contro 1 subito. Le navi italiane sono tutte danneggiate, ma ancora sono operative, anche se tre torri sono KO più o meno definitivamente, con 8 cannoni dei 56 disponibili. Gli inglesi, invece, dei loro 32 pezzi non ne hanno perso nemmeno uno.
Nel mentre, a circa 20 km di distanza (non è importante in che direzione!), abbiamo la battaglia tra le navi italiane della squadra 'veloce' e quelle inglesi tipo BC.
Il Lion apre il fuoco a circa 18.000 metri, come unità capofila. Il suo bersaglio è l'equivalente nave italiana di testa, che nell'occasione è l'Alighieri. Anche questo spara una serie di salve, ma in quel primo quarto d'ora non ha molta fortuna. Tutto quel che riesce a fare sono due near miss con l'8a salva, che causano a bordo del Lion qualche danno da schegge e un'accostata di 10° all'esterno, per poi ricominciare dopo circa 2 minuti. Nel mentre, il Lion colpisce l'Alighieri con un proiettile: alla 6a salva lo becca a centronave, distruggendo una casamatta da 120 e causando un incendio; alla 9a salva, invece, distrugge un fumaiolo, erano passati appena 10 minuti dall'inizio della battaglia. Poi arriva il 3o colpo, attorno al 15o minuto e alla 14a salva. La Alighieri prende il proiettile sulla canna di un cannone, e l'esplosione del proiettile rovina quest'artiglieria, che è della torre n.2 a centro nave, più numerose schegge che danneggiano anche un telemetro.
In tutta la battaglia, il Lion ha manovrato per stare a distanza debita, e non è mai sceso sotto i 17.300 metri circa, colpendo l'Alighieri con 3 colpi a 0, e rovinandogli un cannone dei 12. L'Alighieri ha tirato circa 115 colpi in 15 minuti, che non sono certo pochi, ma corrispondono a circa 9,6 salve (in tutto ne ha tirate ufficialmente 11) contro le 14 (però pari a circa 112 colpi) del Lion.
Il Tiger è in lotta con un nemico persino più terribile: il Da Vinci, molto migliore dell'Alighieri e con 13 cannoni. E' il Da Vinci che inizia il tiro, a circa 19.400 metri, tanto che il Tiger inizialmente nemmeno inizia a replicare alle prime due salve, ritenendo che le distanze fossero eccessive. In effetti, le salve italiane finiscono a non meno di 250 metri, ma mettono un pò pressione alla nave inglese. Questa apre il tiro a 18.300 metri (20kyd, al solito), ma certo che non scherza. Tira subito a cavallo della nave italiana, e poi ci mette tuttavia altre 5 salve prima di fare centro, al 9o minuto, con un proiettile che esplode contro la cintura superiore, causando danni sensibili perché penetra anche all'interno e schegge e fiamme iniziano a diffondere danni alla potente nave italiana. Questa risponde al tiro, ma non colpisce il Tiger, almeno per ora. Il Tiger riesce tuttavia a tirare ancora a segno al 14o minuto, colpendo il Da Vinci sull'albero, che viene spezzato. Il Da Vinci tira sul Tiger e riesce alfine a restituire il favore, colpendo la cintura superiore della nave, ma senza ottenere molto perché il proiettile esplode subito dopo e i danni sono limitati ad un cannone da 152 mm distrutto e schegge varie. Il 15o minuto finisce con il Tiger che accosta leggermente fuori (15°) mentre continua a tirare, ed è arrivato alla 14a salva, mentre la nave italiana ha risposto con 11 salve, pari teoricamente a 143 colpi. Per ora è 2-1.
La presenza delle due n.b. italiane di fatto rende piuttosto timidi i britannici, che vorrebbero aspettare finché le QE mettono KO qualche nave italiana e poi vengono in loro soccorso. Nel mentre devono affrontare le navi italiane più che altro per prendere tempo. E intanto mettono le navi migliori contro di loro, l'ammiraglia e il Tiger. Tuttavia, il bilancio dopo appena 15 minuti è di ben 5 colpi a 1, che è tutt'altro che 'temporeggiatore'.
Nel mentre, gli altri 4 incrociatori inglesi, malgrado la minaccia di queste due corazzate, tirano anch'essi contro le unità omologhe italiane. Il Queen Mary, che viene per terzo, ha aperto il fuoco contro la Da Vinci con la torre di prua per almeno 5 salve, in maniera da alleggerire il compito al Tiger, mentre il Da Vinci, forse non consapevole del fuoco della QM, non risponde. Né arrivano colpi a segno dal QM, per cui è probabilmente un esercizio futile, che distoglie armi dal nemico assegnato, anche se è un'azione di per sé commendevole.
La QM se la vede con il San Giorgio, i cui cannoni da 254 aprono il tiro sistematicamente, fin da 18 km. Ma il QM è ben più preciso, e alla 7a salva riesce a centrare il San Giorgio da circa 17 km, era il 7o minuto e il S.Marco era anch'esso alla 7a salva, ma a vuoto. E comunque erano 4 cannoni da 254 contro i 6 da 343 del QM. I pezzi da 190 nemmeno erano stati attivati: erano capaci di arrivare fin lì con la gittata che avevano, e anche oltre, ma in pratica erano fuori dalla loro gittata efficace e potevano solo disturbare il lavoro d'aggiustamento dei calibri principali, essendo le loro colonne d'acqua non tanto più basse, per giunta generavano anche vibrazioni e fumo non indifferenti. Il San Giorgio tira circa 15 salve in 15 minuti, superando di poco le 13 salve del QM, ma finisce 1-0.
Poi c'é il Princess Royal, che ingaggia il Pisa. Nonostante l'intenso fuoco, non c'é stato un colpo a segno tra i due, forse perché il Pisa era un pò piccolo, e il PR era troppo lontano. Sparano circa 14 salve il Pisa, 13 il PR, presumibilmente anche perché disturbati dal fumo delle navi precedenti. 0-0.
Chi non si fa problemi è l'Indefaticable. Per qualche ragione, ad esso è stato assegnato il 3o incrociatore, che è niente di meno che il S.Marco, la nave più veloce degli italiani. Tirando con almeno 6 cannoni da 305 mm, però, l'Indefaticable riesce a colpirlo 2 volte con le salve n.8 e 11, nei minuti 11 e 14. In tutto tira 12 salve, il S.Marco risponde con 16 e riesce a colpire l'Indefaticable con un colpo da 254 mm, che esplode nella zona prodiera causando danni alla nave, ma senza fare molto di più che schegge e incendi vari. L'Indefaticable si trova anche un telemetro danneggiato, ma continua a sparare ugualmente. Il San Marco, del resto, viene colpito anch'esso al castello con danni simili ma più gravi, e al ponte corazzato a poppa, dove vi sono altri danni e incendi, ma nulla di drammatico. Finisce 2-1.
La fila delle navi è conclusa dal lazzaro Amalfi, e dal New Zealand. Quest'ultimo tira bene e precisamente, colpendo con un proiettile l'Amalfi alla 9a salva, mettendogli KO una torre da 190 mm, e poi al 10o minuto (10a salva), riesce a tirare ancora a segno, colpendo la nave italiana con un proiettile che causa una via d'acqua importante a poppa, dopo avere perforato la locale e debole cintura, ma fortunatamente non esplode. 2-0. Le salve complessive sono state 14 a 16 (per la nave italiana), da notare che tra queste vengono tirate anche 4 salve da 190, che non hanno sortito effetti.
In tutto, dopo 15 minuti, il gruppo QE ha fatto 12:1, il gruppo BC ha fatto 10:2, per cui in questo secondo caso la misura è molto più proporzionata. In tutto sono 22 colpi contro 3, su distanze tra i 17 -scarsi- e i 19 km abbondanti, ma quasi tutti i colpi sono stati tra i 17 e i 18 km.
2o quarto d'ora
La Warspite continua indefessamente il suo lavoro: tira, in 15 minuti, altre 14 bordate, un tiro davvero rapido per cannoni così grossi, anche se il massimo sarebbe sui 1,6-2 colpi al minuto. Il Doria è colpito ancora 3 volte, per cui è messo duramente alla prova: un proiettile non esplode e trapassa un fumaiolo, un altro mette KO una torre binata perforando la barbetta. Il terzo, tirato alla 13a salva, esplode contro la cintura superiore da 150 mm, senza fortunatamente perforarla.
Il Doria, colpito da ben 7 proiettili da 381, non riesce ancora a replicare bene, tirando 11 salve, ma senza andare più in là di un near miss alla 7a, del resto era costantemente sotto un fuoco micidiale da circa 16,5-17,4 km. 3-0.
La Valiant, invece, pur partendo dalla situazione di cui sopra, 2-1, riesce a farsi valere. Tira complessivamente 12 salve contro 11, ma riesce ad andare ancora a segno, ben 4 volte, sebbene subisca un proiettile da 305 che la danneggia nella zona prodiera, senza tuttavia comprometterne le capacità belliche. La distanza non è scesa mai sotto i 16.900 metri. Il Duilio scappa via, a quel punto, colpito quasi altrettando duramente della sua consorella, con 6 colpi anziché 7, e con gravi danni al timone, causati peraltro da un near miss che rendevano molto più lento e largo il raggio di virata. 4-1.
La Malaya colpisce ancora duramente il Cesare. Lo bersaglia ripetutamente senza scendere sotto i 16.500 metri, centrandolo con 4 colpi di 13 salve, mentre il Cesare risponde con 10 salve e un singolo proiettile, che peraltro è fermato dalla cintura della nave inglese. Anche quella italiana ferma un proiettile, ma un altro passa sotto la linea d'acqua e causa un allagamento a prua che fa imbarcare alla nave italiana quasi 2.000 t d'acqua! Inoltre, una centrale di diro è distrutta da un altro proiettile. 4-1.
Nel mentre la Barham continua a devastare il Cavour, centrandolo con ben 5 proiettili tirando 14 salve, e riuscendo a serrare la distanza a 15.800 metri. Il Cavour è incapace di reggere benché spari 9 salve, si trova il timone fuori uso e bloccato, e una torre trinata KO, oltre che incendi vari a bordo. Un proiettile è riuscito a penetrare la cintura e a danneggiare una sala caldaie. In tutto è un 5-0.
Il Lion, nel frattempo, sta continuando il tiro contro l'Alighieri, mettendo a segno altri 2 colpi con 12 salve tirate in tutto, mentre l'Alighieri risponde con 9 salve più o meno complete; un proiettile lo ha centrato alla cintura, l'altro è esploso contro la base di un fumaiolo. I danni sono stati pochi, però. Intanto, il Lion è riuscito a mettere a segno ben 5 colpi, ma deve accostare oltre i 19.000 m per non rischiare troppo di fronte al tiro via via più preciso dell'Alighieri. Per adesso, si può ben dire che ha svolto bene il suo compito di 'ammorbidire' le navi nemiche. 2-0.
Il Tiger è più incisivo, e resta sui 17.000 metri per continuare a combattere contro la corazzata Da Vinci, da quel raggio è forse ancora possibile perforarne le protezioni principali (specie se fossero stati adottati i proiettili da 635 kg anziché quelli da 570 'leggeri'), tirando una valanga di colpi, pari a circa 16 salve. Di fronte a questo uragano di fuoco, il Da Vinci risponde a sua volta con 11 salve più o meno complete, colpendo il Tiger con un altro proiettile in pieno (esploso contro un ponte a prua della nave, ma sopra il livello del mare), causando danni limitati ma finendo per imporre, dopo questo colpo (al 28o minuto) una decisa accostata all'infuori, fino a circa 18.400 metri, pur continuando a sparare. Tuttavia, il colpi del Tiger arrivano a loro volta e centrano il Da Vinci altre 3 volte, una a mezza nave e l'altra sulla barbetta di una torre. Quest'ultima resta pressoché indenne, mentre a mezzanave si sviluppa un incendio. Per ora siamo ancora sul 3-1 e di questo passo, considerando che sono oltre 1.100 kg contro circa 450, non è affatto detto che il Tiger soccomberebbe contro la nave italiana, più protetta (ma non di molto), ma addirittura più piccola e leggera.
Il Queen Mary, intanto, sta combattendo contro il San Giorgio, che ha già colpito una volta. Il San Giorgio spara contro l'incrociatore inglese tra distanze di 15.500 e 16.800 metri, più vicino alla nave inglese dunque, e tira complessivamente almeno 13 salve da 254 mm, ma ancora non se la sente di sparare con i 190 mm, che darebbero un +35% circa al peso di bordata. Semplicemente, sarebbero più un danno che un utile rispetto al tiro dei cannoni principali. Il Queen Mary riesce a tirare a sua volta solo 11 salve in 15 minuti, forse per la difficoltà di stimare le distanze dovuta al fumo delle navi precedenti. Sia come sia, ha messo a segno un colpo alla 9a salva, danneggiando ancora una volta il San Giorgio, mentre quest'ultimo non riesce ad andare oltre un near miss. 1-0.
Il Princess Royal, invece, tira con maggior decisione, e complessivamente fa 14 salve in 15 minuti, colpendo il Pisa 2 volte tra i 15,5 e i 17 km. Il Pisa risponde con un singolo colpo da 254 mm a segno, che però non perfora la corazza centrale della nave, presumibilmente quella della cintura superiore. La nave italiana, invece, prende un tremendo colpo sotto la linea di galleggiamento, che arriva ad allagare una sala macchine e fa incassare oltre 1.000 tonnellate d'acqua, molte per una nave classe 10.000 tonnellate. Un altro proiettile esplode contro un ponte, forse quello di batteria, e non riesce a distruggere granché, però causa degli incendi e schegge consistenti. Il Pisa, però, dopo questa legnata, è costretto a rallentare la velocità a circa 13-15 nodi e ad uscire dalla formazione. Prima di questo ha tirato complessivamente 4 salve da 254 mm e pure 2 da 190 mm. Quindi 2-0.
Il prode Indefaticable, nel contempo, continua lo scambio di colpi con il San Marco, tirando con i suoi cannoni da 305 mm e scendendo inopinatamente a circa 14.500 metri. A quel punto, il San Marco spara anche con i 190 mm, sparando circa 14 salve da 254 e 10 da 190 mm, e colpendo con un proiettile da 190 il BC inglese, anche se il proiettile si 'spegne' impattando la cintura da 152 mm; un altro 254 mm arriva ad esplodere a circa 10 metri e causa alcune schegge e infiltrazioni d'acqua. L'Indefatible, per nulla intimorito, continua a sparare e tira complessivamente 11 salve da 305 mm, colpendo a sua volta il San Marco 3 volte e infliggendogli discreti danni, anche se un 305 è fermato dalla robusta cintura superiore (180 mm), mentre un altro non esplode ma trapassa un fumaiolo. Il terzo, però, colpisce la nave nella zona anteriore alla torre A, esplodendo ben dentro e causando un violento incendio. Quindi siamo 3-1.
Il New Zealand, intanto, riesce a danneggiare l'Amalfi con altri 2 colpi, tirandoli da circa 15.800-16.200 metri. In tutto ha sparato 14 salve, mentre l'Amalfi non è riuscito a replicare, pur sparando 12 salve da 254 e 8 da 190, queste ultime più buone a confondere il controllo del tiro che a colpire qualcosa. Quindi 2-0.
Il bilancio netto del 2o quarto d'ora somiglia un pò al primo. E' un secondo round comunque terribile per le navi italiane, sottoposte ad un fuoco cumulativo terribile.
In tutto, le corazzate inglesi hanno ottenuto 16:2, riuscendo a fare meglio di prima. I 6 BC non hanno problema di sorta, pur stando a maggiori distanze, 15:2. In tutto hanno quindi ottenuto ben 31:4, ben più serio del 22:3 iniziale.
3o quarto d'ora
La Warspite continua a colpire il Doria in allontanamento, colpendolo con altri due proiettili, dei quali uno centra il tetto di una torre trinata, mettendola KO (era quella di poppa), e quindi riducendo l'armamento della nave ad appena 6 cannoni. L'altro esplode sul ponte di batteria, ma non causa molti danni reali, nella zona poppiera. Il Doria continua ad allontanarsi assieme al Duilio, dopo avere preso ben 9 proiettili da 381. La nave, tuttavia, assieme al Duilio, esegue poi una carica importante per riuscire a salvare Cesare e Cavour, rimaste indietro, il che peraltro richiede una virata di circa 180°. 2-0. In tutto, la Warspite ha tirato non più di 8 salve, a causa sopratutto del fumo, e per giunta, l'ultima è stata diretta al Cesare.
La Valiant continua a bombardare il Duilio, che stavolta non riesce ad allontanarsi senza rispondere al fuoco. Apre il tiro e colpisce 2 volte il Duilio,causando altri danni seri, con 8 salve contro le 5 del Duilio. 2-0.
Nel mentre la Malaya colpisce ancora la Cesare, assieme alla Warspite; il Cesare si trova 2 torri binate e una tripla KO, colpito da complessivamente altri 3 colpi di 10 salve della Malaya (ma nessuno della Warspite, che pure ha tirato con le torri poppiere almeno 5 salve sul Cesare), rispondendo debolmente con 4 salve. 3-0.
La Barham, ostacolata dal fumo e dalle manovre anche della squadra, non riesce a colpire altrettanto duramente la Cavour, ma già che c'é gli mette a segno altri 2 colpi. La Cavour, però, replica con un proiettile che fortunosamente mette KO la torre n.3 della corazzata! Le salve sono 9 per l'inglese, 8 per l'italiana. 2-1.
Il Lion, nel frattempo, sta continuando a martellare l'Alighieri, anche se con circospezione, per così dire. Dopo un inizio più che scintillante, riesce soltanto a tirare a segno un colpo, stando oramai a circa 18.000 metri per tutta la fase. Ha tirato 11 salve. La Alighieri ha tirato a sua volta 9 salve, ma ha perso la torre A per via degli effetti dell'unico colpo a segno, che da quella forte distanza ha danneggiato il tetto della stessa. 1-0.
Il Tiger anche accosta, salendo a 17.500 metri e tornando praticamente invulnerabile al tiro della corazzata Da Vinci. Da lì tira altre 10 salve, mentre la Da Vinci ne spara addirittura 12, ma non ci sono colpi a segno per ora. 0-0.
Nel mentre, il Queen Mary spara contro il San Giorgio, serrando le distanze a circa 14.500 metri, prima di riprendere il largo per evitare il fuoco nemico; nel mentre, tira 14 salve e colpisce il San Giorgio con altri 2 colpi, senza essere colpita dal fuoco di 12 salve da 254 mm. 2-0.
Il Princess Royal è ingaggiato al Pisa e se lo lavora alla distanza, restando ad almeno 15.500 metri, tirando 9 salve, e riuscendo a colpire il Pisa con altri 3 colpi, tanto per gradire. Il Pisa riesce a sparare con tutto quel che ha, e colpisce lo scafo non protetto con un altro colpo da 190 mm; in tutto ha tirato 12 salve da 254 e 10 da 190 mm. 3-1.
L'Indefaticable riesce a colpire duramente il San Marco, con altri 4 colpi da 305 mm, tanto da rallentarlo sensibilmente, anche se un proiettile non esplode e un altro colpisce un'alberatura, mentre due esplodono sullo scafo sopra la linea d'acqua. In tutto spara 14 salve, mentre il San Marco non riesce a superare le 11, tutte da 254 mm, visto che erano a circa 14.800 metri e il 190 non fu ancora decisamente impiegato da questa nave, almeno non in questa fase. Quindi stiamo 4-0.
Il New Zealand tira contro l'Amalfi, ma non riesce a colpirlo se non con 3 near miss, ma tirando complessivamente 12 salve da 305 mm, contro i 14 da 254 dell'Amalfi , più 6 da 190. 0-0.
Peggio che mai, l'Amalfi è costretto a ritirarsi assieme al gemello Pisa, cercando di scortarlo visto che non è più capace di stare in formazione, pur avendo ancora l'armamento efficiente. Questo fatto, avvenuto attorno al 42o minuto, lascia drammaticamente esposta l'intera linea italiana.
In tutto, il gruppo QE stava vincendo nettamente, anche se è stata una fase interlocutoria, 9:1. I BC hanno 10:1, quindi in questo 3o quarto d'ora in tutto siamo a 19:2.
4o quarto d'ora
Nonostante le drammatiche condizioni di bordo, Doria e Duilio tornano all'attacco, eseguendo un singolo passaggio. La distanza è calata a circa 16.000 metri e il Doria, una volta tanto, riesce a colpire il bersaglio, centrando il Warspite ad una barbetta, pare quella della torre B. Questa resta fuori uso per parecchio tempo e in più vi sono danni da schegge vari. La Warspite stava infierendo con le artiglierie contro il Cesare, colpendolo a mezzanave con un proiettile da 381, che arriva sul ponte di coperta ed esplode in quello di batteria, con le schegge che si propagano fino ad una sala macchine.
La Warspite risponde al fuoco del Doria, e riesce a colpirlo con un proiettile da 381 sulla zona del torrione, mettendolo largamente KO anche se fortunatamente non lo penetra. A quel punto, il Doria esce dalla battaglia cercando scampo, anche perché non c'é più niente da fare per le altre navi da battaglia italiane. In tutto ha tirato, in questa fase, circa 9 salve, e ha messo a segno 1 colpo, ricevendone un altro.
La Warspite, invece, ha tirato 11 salve, e ha subito un colpo dal Doria, ma ne ha messo a segno un altro su questa, e uno sul Cesare. 2-1.
Il Duilio riesce a tornare assieme al Doria e a colpire la Valiant, stavolta danneggiando l'alberatura di comando e il sistema principale di tiro, scendendo a 13.500 metri. La Valiant spara a sua volta centrando il Duilio altre 3 volte. Duilio tira 9 salve, Valiant altre 8. Il Duilio si allontana, mentre la Valiant lo insegue inferocita per i danni subiti da quest'ultimo passaggio, ma deve virare prima e così perde qualche km nella manovra di quasi 180°. In tutto, è un 3-1.
Mentre Doria e Duilio cercano di tornare per aiutare le due Cavour, affrontate da Warspite e Valiant, Malaya e Barham devastano le due navi italiane rimaste. Un proiettile della Warspite aveva colpito il Cesare, ma poi ci pensano 2 colpi della Valiant per fare il danno maggiore, causando l'esplosione delle munizioni della torre centrale e l'affondamento della nave italiana, che aveva tirato a quel punto circa 4 salve, al 58o minuto, per un totale di 26, contro le 45 della Valiant e qualcuna della Warspite. In tutto ha incassato ben 12 colpi da 381 mm, per cui era fatale che dovesse subire danni devastanti. 2-0.
La Barham, intanto, sta demolendo un pò per volta la Cavour, le cui due torri di prua sono oramai KO e così una di poppa. Spara altre 8 salve soltanto, disturbata dal fumo e dalle manovre, ma colpisce la nave italiana con altre 2 cannonate da circa 14.500 metri. Il Cavour risponde con 6 salve, malgrado tutto, e ottiene almeno 2 near miss. 2-0.
Mentre le navi maggiori continuano a sgrugnarsi, la flotta 'veloce' inglese, continua a combattere contro quella 'leggera' italiana. Il giro degli incrociatori britannici è ancora un fattore determinante, e il Lion riesce a centrare l'Alighieri ancora una volta, tirando 11 salve, pur restando a circa 18.200-19.100 metri. L'Alighieri, che ha risposto con 8 salve in tutto, a quel punto, è nei guai: colpito da ben 7 proiettili da 343 mm, la sua capacità di fuoco è stata ridotta a soli 8 cannoni da 305, poca roba contro 8 da 343 mm, tutti ancora efficienti. Però il Lion decide per il momento di non attaccare a fondo. Per ora, comunque sia, porta un 1-0 a suo favore.
Il Tiger è a quel punto aiutato fortemente dagli altri incrociatori: sul Da Vinci converge il tiro della nave che ha messo KO il Pisa, ovvero la Princess Royal (che a quanto pare, ha avuto fin dall'inizio granate di circa 635 kg e più precise e micidiali di quelle normali). Questo doppio fuoco è micidiale per il Da Vinci, preso in pieno da 2 granate del Tiger, che sta tornando sotto fino a circa 17.400 metri, mentre il Princess Royal per ora sta tirando da circa 18.000 metri, e colleziona forse solo qualche near miss. In tutto, quindi, per ora il Da Vinci non è ancora troppo pericolosamente ingaggiato, ma è solo questione di tempo. Per ora il Tiger ha tirato 11 salve, e il Princess Royal ne ha tirate altre 8. Il Da Vinci, ha risposto con ben 12 salve, sparando contro entrambe le navi, e colpendo il Princess Royal con una pericolosa granata da 305 mm, che raggiunge una barbetta ma non esplode propriamente, pur intaccandola. Probabilmente s'é frantumata prima. Ad ogni modo, il Princess Royal è stato costretto ad allargare la rotta, anche se la distanza è aumentata solo di poco. Quindi è un 2-1.
Il Queen Mary, invece, sta sparando contro il San Giorgio, ed è un tiro a segno non da poco: 12 salve malgrado il già lunghissimo periodo di ingaggio (oramai circa un'ora), e 4 colpi a segno sulla nave italiana, che per sua fortuna è robustamente protetta, tanto che un proiettile si infrange contro la cintura, e un altro contro la torre n.1, che però è bloccata per la concussione. Degli altri due, uno non esplode, ma l'altro sì e causa un grosso squarcio nella zona poppiera, anche se sopra il livello del mare. Il timone resta sostanzialmente integro, malgrado tutto. Il San Giorgio risponde con 8 salve da 254, ma nessuna da 190, dato che le distanze sono di circa 15.800-16.400 metri, un pò tanto per un tiro realmente efficace di questi cannoni (del resto era proprio per questo che il nemico stava distante). 4-0.
L'incrociatore Indefaticable si trova ancora ad ingaggiare il San Marco, ma data la sparizione dell'Amalfi e del Pisa, è aiutato dal gemello New Zealand. Entrambi sparano contro la nave italiana, che già era in difficoltà contro un solo avversario! Tuttavia, la direzione del tiro degli incrociatori si intralcia non essendo capace di calcolare gli scarti tra le varie colonne d'acqua che erano tutte da 305 mm. Il fuoco delle navi inglesi praticamente oscura il San Marco, che prende 3 colpi in pieno dall'Indefaticable e 1 dal New Zealand, tirati da circa 14.800-16.800 metri. A quel punto, le navi inglesi hanno in mano la situazione, con l'Indefaticable che ha tirato 10 salve e il New Zealand altre 8, mentre la nave italiana è riuscita a tirare solo 5 salve da 254 e 4 da 190, senza successo a causa dei danni a bordo e del fumo degli incendi, nonché del fatto che a quel punto praticamente ha tutti i telemetri danneggiati o distrutti. Per ora è un 4-0.
Totale colpi di grosso calibro: 381 vs 305, 9:1 per le QE. I BC, invece, sono stati capaci di tirare complessivamente 10:1.
Dopo 60 minuti, per fare il punto della situazione, le navi italiane hanno fatto la parte del bersaglio da tiro a segno. In tutto, le QE hanno tirato 46:6 a loro favore, mettendo in media a segno oltre 10 colpi su ciascuna corazzata, e ricevendone poco più di 0,5 a testa.
Le navi tipo BC, 45:6, quindi sono state quasi pari, prendendo però 1 colpo a testa, mentre ne hanno inflitti solo circa 7 a testa. In tutto sono ben 91 colpi contro 12.
Gli effetti sono gravi, ma tutto sommato non così drammatici: le navi italiane sono tutte duramente colpite, una, la corazzata Cesare è affondata dopo essere esplosa. Un incrociatore corazzato è in ritirata (Amalfi), le altre 8 navi sono duramente colpite e la Cavour è praticamente immobilizzata.
5o quarto d'ora
La Warspite apre il fuoco contro il Doria, inseguendolo pur avendo una torre anteriore KO. Il Doria, incapace di fare più di 20 nodi per i danni riportati in precedenza, è colpito altre 2 volte, portando il totale a 12 proiettili. Per giunta, ne riceve un altro anche dalla Valiant, che sta inseguendo le due navi fuggitive. Quest'ultimo spezza i comandi del timone e la nave, a quel punto, è incapace di manovrare. La distanza è a quel punto di circa 16 km, con le navi inglesi in avvicinamento. Il Doria, con il timone in avaria e i cannoni ancora efficienti ridotti a 4, perché due sono in avaria, è praticamente un bersaglio destinato ad essere sopraffatto. La Warspite ha tirato in questa fase altre 8 salve soltanto, il Doria circa 5. 3-0.
Il Duilio sta allontanandosi, mentre il Valiant gli spara contro. Dopo la 3a salva, la nave italiana viene colpita da almeno un proiettile da 381, che riesce ad esplodere sotto il ponte inferiore e a far esplodere il deposito di munizioni poppiero, tanto che la nave affonda pochi minuti dopo. In tutto, la Duilio ha combattuto 67 minuti circa, sparando 35 salve più o meno complete, mettendo a segno 2 colpi da 305 sulla Valiant, e subendone 12, l'ultimo dei quali fatale. La Valiant, fino ad allora, ne ha invece tirate almeno 43, mettendo a segno 13 colpi di cui 12 sul Duilio e 1 sul Doria. 1-0.
Il Cavour, colpito fino a quel punto da 13 cannonate da 381 mm, viene ulteriormente centrato 3 volte dalla Barham (6 salve) e Malaya (altre 4, ma sembra, senza centri diretti). A quel punto, al 69o minuto, viene costretta alla resa per l'impossibilità di manovrare la nave. Nel mentre ha tirato altre 5 salve con i cannoni rimasti (non più di 5 efficienti dei 13 originali). Il meglio che si può dire è che forse ha ottenuto il record del numero di salve (più o meno complete) con 39 tirate in circa 70 minuti di battaglia, pari -ipotizzando il 60% dei cannoni sparanti- a circa 300 proiettili, per cui non si può dire che non ci abbia provato. Nondimeno, ha colpito il bersaglio soltanto 1 volta, incassando invece ben 16 cannonate da 381 mm, che è davvero il limite pratico per reggere, per una corazzata di poco più di 20.000 tonnellate, e ringraziare che i proiettili dell'epoca erano spesso incapaci di perforare quello che dovevano, perché esplodevano prematuramente. 3-0.
Il Lion serra un pò le distanze, ma per qualche ragione è ancora da solo contro l'Alighieri, riuscendo a 'lisciarla' con 4 near miss, tirando altre 11 salve, mentre ne ha ricevute altre 9, senza nessun risultato, vista la distanza di circa 18.200-18.800 metri. 0-0.
Il Tiger, invece, è come sempre un pò più vicino, e torna alla carica scendendo fino a 15.500 metri, scivolando in mare a quasi 28 nodi. La corazzata Da Vinci -che sebbene più protetta di poco, è pur sempre più piccola e meno pesante e potente- è investita, a quel punto, dal tiro del Tiger e colpita altre 2 volte dalle granate (probabilmente anche queste da 635 kg). Non solo, ma anche il Princess Royal è andato a segno con un altro colpo tirato da 17.800 metri, e stavolta il Da Vinci è rimasto incapace di rispondere al fuoco, mentre una torre è andata KO per gli effetti di uno dei proiettili. Entrambi i BC si stanno adesso avvicinando alla nave italiana. Il Tiger ha tirato 10 salve, il Princess Royal altre 7, il Da Vinci ha risposto con 8 salve. In tutto è dunque un 3-0.
Il Queen Mary, dal canto suo, insegue il San Giorgio, uscito dalla formazione e colpendolo una volta ancora: lo scoppio è fatale, perché scoperchia una torre e causa un'esplosione interna, che poi distrugge l'intero incrociatore. Accade al 73o minuto, dopo avere sparato altre 5 salve, mentre il San Giorgio aveva tirato solo 2 salve da 254 mm. Dopo di che, il Queen Mary si muove a sua volta, contro... il Da Vinci! Ma alla fine del quarto d'ora è riuscita ad avvicinarsi solo entro i 19.000 metri, avendo perso diverso tempo nell'inseguire il San Giorgio. 1-0.
Nel mentre, il San Marco è costretto a subire il tiro concentrato dei due gemelli Indefaticable e New Zealand. Questi serrano, durante questo 5o quarto d'ora, fino a circa 12.500 metri, nel mentre tirano ben 13 salve (Indefaticable) e 11 (N.Zealand). In compenso moolto parziale, il San Marco spara con una torre da 254 per 'ben' 4 volte, più 4 salve da una torre da 190 mm. Il che è già tanto, se si pensa che l'Indefaticable colpisce il San Marco con altri 2 proiettili, e il New Zealand ne aggiunge addirittura 3, più qualche near miss per entrambe. Il San Marco è letteralmente squassato e incendiato da prua a poppa, e si arresta in fiamme. 5-0. A quanto pare, è stato fino ad allora centrato da 18 colpi da 305 mm.
In questo 5o quarto d'ora, così, le QE hanno tirato a segno 7:0. E' stato un punteggio apparentemente un pò scarso, ma forse era dovuto alla stanchezza, problemi tecnici e altro ancora, nonché alla volontà probabile di non forzare troppo. Inoltre il Duilio viene colpito ed esplode, è già la seconda corazzata a fare il botto in poco più di un'ora. E il Cavour è costretto alla resa, per cui resta solo il Doria. Quanto ai BC, la situazione è simile: 9-0. Ora che la resistenza nemica è calata, si riduce anche il numero di colpi a segno, piuttosto sorprendentemente.
6o quarto d'ora
La Warspite arriva a circa 14 km dal Doria, e lo tempesta di colpi ora che è riuscita a riattivare anche la torre B. Apre il tiro con 12 salve, e mette a segno altri 2 colpi sulla zona poppiera del Doria, uno dei quali entra in una sala macchine esplodendo e mettendo praticamente la nave KO. A quel punto, il Doria è immobilizzato e in fiamme, colpito da 15 proiettili da 381 mm. La resa segue poco dopo, mentre vengono sparate altre 3 salve da un'unica torre. 2-0.
Il Valiant, invece, arriva a dar man forte agli incrociatori da battaglia, iniziando il tiro contro la Da Vinci, con 4 salve che però non sono ancora arrivate a segno.
Malaya e Barham oramai hanno esaurito il loro compito e vanno ad attaccare le navi italiane dell'altro gruppo. Il Malaya inizia a tirare contro l'Alighieri, il Barham contro il San Marco, tirando rispettivamente 8 e 9 salve, senza che gli italiani nemmeno possano rispondere al fuoco. Solo la Malaya tira a segno, però, con un singolo colpo della corazzata che arriva a mezza nave, sul ponte, da oltre 18.200 metri.
Il Lion, nel frattempo, ha ottenuto l'aiuto della nuova arrivata, e ne approfitta per avvicinarsi all'Alighieri serrando subito verso i 15.000 metri, tirando nel frattempo ben 12 salve, e colpendo con 3 colpi la nave italiana, che a quel punto prende fuoco. Non è chiaro dove, ma si verifica un'enorme esplosione a mezza nave, all' 87o minuto. Bye bye anche all'Alighieri, che a quel punto aveva incassato ben 10 colpi da 343 mm e 1 da 381 mm, difficile dire chi l'abbia affondato come ultimo atto, ma di sicuro è stato il Lion a rosicare l'Alighieri di più, mettendo a segno oltre 5.000 kg di munizioni. In tutto, l'Alighieri aveva tirato ben 49 salve complete o parziali, consumando circa metà delle munizioni, ma senza mettere a segno alcun proiettile sui circa 500+ tirati. Il Lion, invece, ha tirato ben 82 salve(!!), mettendo a segno 10 proiettili di quelli tirati (fino a 656 teorici, ma in pratica difficilmente più di 500-520).
Nel mentre, procede l'attacco concentrico contro lo sventurato Da Vinci, che è stato assalito contemporaneamente dall'intera forza degli incrociatori col 343, Lion escluso. Il tiro di queste navi è devastante: il Tiger scende, ancora una volta gagliardamente, fino a 13.400 metri, sparando complessivamente 12 salve da 343 mm, e colpendo con 3 colpi il Da Vinci; Princess Royal tira altre 7 sventagliate e mette a segno ulteriori 2 colpi, seppur stando a circa 16.800 metri; il Queen Mary arriva a tirare altre 9 scariche, e non mette a segno che 2 colpi, ma stando a circa 15.800-16.600 metri. In tutto, in appena 15 minuti, viene tirato un totale di 28 scariche, quasi una per 30 secondi, e il Da Vinci risponde dal canto suo solo 3 volte con due torri d'artiglieria, mentre la velocità crolla a circa 12 nodi a causa delle falle e di un proiettile che ha perforato anche le protezioni danneggiando parte delle sale macchine o forse caldaie. In tutto, è un 7-0.
Le QE, nel 6o quarto d'ora, hanno messo a segno 3:0 e i BC altri 10:0.
7o quarto d'ora
Il Warspite non si ferma, andando ad inseguire gli incrociatori corazzati in fuga, e inizia a tirare da 18,8 km contro il Pisa. Dopo 4 salve, riesce a prenderlo in pieno, causando una grossa falla dopo che il proiettile è esploso a contatto con la chiglia. Non passano 3 minuti che lo colpisce ancora, da circa 17,4 km, stavolta mettendo KO una torre da 254, tanto che è necessario anche allagare il deposito poppiero. A quel punto, il Pisa è quasi finito, mentre il Warspite continua ad avvicinarsi. Adesso è a circa 14 km e ha tirato, in questa fase, circa 8 salve. 2-0.
Il Valiant devasta invece il Da Vinci con altri 3 colpi, mentre serra le distanze fino a 13 km, che mettono a fuoco praticamente la zona centrale dell'intera nave, oltre a causare una via d'acqua importante. In tutto il Valiant ha sparato altre 11 bordate, portando il totale a 57 e i colpi a segno a 16. 3-0 per la Valiant.
Il Malaya, per un guasto a bordo, probabilmente legato al timone o all'apparecchiatura di tiro, è poco capace di tirare ancora le sue bordate, ne spara appena 3 e non mette a segno alcun colpo sul Da Vinci. Il Barham, invece, tira contro il San Marco, già sotto un fuoco micidiale, e tira 8 salve, di cui pare che una sia andata a segno, quindi in tutto è giusto un 1-0.
Il Da Vinci, a quel punto, viene anche investito dal fuoco delle navi rimaste, come un branco di lupi! Ora che è andata giù l'Alighieri, non c'é più nient'altro che tiene unita la linea inglese, se non colpire questo singolo naviglio. Ad un certo punto, sotto l'urto concentrico di 8 cannoni da 381 e 22 da 343 mm, viene visto ondeggiare e infine, capovolgersi. E' il 99o minuto. Si stima che il Lion non abbia partecipato alla nuova fase della battaglia, restando in riserva e stando a controllare gli altri incrociatori, mentre il Tiger tira 8 salve, il Princess Royal altre 9 e il Queen Mary addirittura 11, malgrado la stanchezza e la scarsità di munizioni perforanti. I colpi a segno, oltre ai tre terribili colpi da 381 mm, dovrebbero essere stati 4 per il Tiger e 2 per il Princess Royal, per un totale di 6:0, addirittura 9 se si considerano i colpi da 381 mm.
Il Da Vinci è andato quindi giù senza nemmeno esplodere o comunque sia, semplicemente era sopraffatto dall'enorme volume di fuoco che stava subendo. Nell'ultima fase della battaglia ha probabilmente risposto con appena 3 salve in circa 8 minuti. Ma non è che avesse sparato poco, anzi. In tutto, ha tirato ben 61 salve in quasi 100 minuti di combattimento, teoricamente oltre il 50% del totale disponibile nei depositi, anche se in pratica sono state certo assai di meno, visto che alla fine era quasi del tutto disarmato. Probabilmente ha tirato tra 450 e 500 colpi, comunque tanti. In tutto, però, ha messo a segno solo 3 colpi. Dal canto suo, ha preso qualcosa come 16 colpi da 343 mm e 3 da 381 mm, quindi ben 19 colpi di grosso calibro. Da notare che fino a quest'ultimo quarto d'ora, il Da Vinci aveva preso 'solo' 9 colpi da 343, e ne aveva messi a segno 3 da 305 mm. Era sotto tiro spinto, danneggiato seriamente, ma non ancora del tutto perduto. Nell'ultimo quarto d'ora tutto è cambiato. Il Tiger, da solo, ha sparato qualcosa come circa 81 salve, e messo a segno non meno di 13 colpi da 343 (quasi tutti APC, ma probabilmente anche qualche CPC e forse HE), pur subendone 2 a sua volta.
Per cui, alla lunga, avrebbe presumibilmente vinto ai punti contro il Da Vinci, che tra l'altro aveva perso almeno 2 torri -di cui una prima dell'ingaggio con le altre navi per colpa del suo tiro insidioso. In tutto, 5 colpi erano valevoli di circa 3.000 kg vs 900 del Da Vinci, e questo con il Tiger che era anche nettamente più pesante del Da Vinci (era meno protetto perché anche più grosso). L'unico problema era che oramai il Tiger era a corto di munizioni perforanti, e avrebbe dovuto usare eventualmente quelle esplosive normali, avendo probabilmente (se il carico era come con il Lion), 66 APC, 22 CPC e 22 HE. Al più e al peggio, il Tiger si sarebbe dovuto allontanare dopo avere danneggiato seriamente il Da Vinci, oppure serrare e correre maggiori rischi, ma mettendo a segno più colpi.
E ora, il San Marco, preso in mezzo a tutto il peggio, con i due Indefaticable oramai scesi a circa 10.500 metri e 11.800 circa. Il coraggioso Indefaticable tira a quel punto da distanze ridotte, e perfora le corazze del San Marco, oramai rimasto con una sola torre principale funzionante e due da 190, ergo la metà del totale. Ora attenzione: l'Indefaticable tira complessivamente 8 salve, il New Zealand altre 10, usando anche proiettili HE avendo quasi finito le munizioni perforanti. In tutto, l'Indefaticable centra con altre 4 granate il San Marco, e il New Zealand con altre 2. Inoltre, da forte distanze c'era stato il fuoco della Warspite, con 2 altri colpi, come si è visto. Anche escludendo questi, è il 6-0. Il San Marco risponde al fuoco con 3 salve da 254 e 4 da 190, tutte a vuoto a causa dei danni subiti e del fumo.
La nave si ferma con le macchine in avaria e fortemente appruata, è oramai schiantata pure essa. Si è presa sui 18 colpi da 305 mm.
Dopo questa azione, siamo al 5:0 per le QE contro corazzate, e 6:0 totali, inclusi gli incrociatori. I BC invece, hanno messo a segno complessivamente 12:0, totale 18:0.
8o quarto d'ora
Il Doria viene abbandonato dall'equipaggio, che ha anche messo in atto le procedure per autoaffondare la nave, del resto già piuttosto bassa sul mare. In tutto, il Doria ha sparato circa 37 salve più o meno complete, che rappresentano circa il 40% del totale teoricamente disponibile (se tutti i colpi fossero stati tirati), però considerando anche quelli esplosivi.
Il Warspite, invece, sta cannoneggiando il Pisa, scendendo a circa 12 km, e colpendolo altre 3 volte con appena 8 salve. Il Pisa, devastato da questi proiettili, si ferma e s'arrende a sua volta, dopo la bordata ultima di un incrociatore inglese, il Lion, che era andato a rincorrere le navi italiane in fuga (a circa 15 nodi a far tanto, mentre il Lion arriva sopra i 25). Mette a segno un proiettile con una singola salva, da 12.300 metri, ma basta per fare il risultato (= messaggio recepito).
Come se non bastasse, la Barham si sta avvicinando anch'essa agli incrociatori fuggitivi, stavolta puntando all'azzoppato Amalfi, alcuni km più distante dal gemello, che stava cercando di fuggire e di attirare al contempo la caccia su di sé, invece di restare come l'imbelle compagno dei pesci spada femmina colpiti dagli arpioni.
La Malaya, rimane invece indietro vicina alle navi italiane colpite, forse impegnata in operazioni di salvataggio?
Gli altri incrociatori da battaglia sono più o meno a corto di munizioni e restano piuttosto indietro, mentre il Lion soltanto è andato avanti per fare la sua parte, tra l'altro essendo anche la nave di comando. A distanza segue il fido Tiger, ma gli altri restano vicino alle prede, forse per missione di salvataggio.
Il totale dei colpi a segno messi è di 3:0 per le QE e 1:0 per i BC.
9o quarto d'ora
Il Doria è in affondamento.
Il Cavour è ancora a galla, ma viene finito da un siluro da parte della Malaya.
Il Warspite, invece, ha affondato o contribuito ad affondare sia il Doria che il Pisa, ora immobilizzato. In tutto, il Warspite ha tirato qualcosa come 81 salve. In questo senso, aveva probabilmente finito gli APC e usava i CPC, meno perforanti ma più potenti. In tutto aveva messo a segno 14 colpi sul Doria e 5 sul Pisa, per un totale di almeno 19 centri. A sua volta aveva incassato, incredibilmente, solo un proiettile da 305 mm.
Nel mentre, la Barham mette a segno 2 colpi, tirando 4 salve da circa 10.800 metri, contro l'ultimo degli incrociatori italiani, l'Amalfi, già duramente colpito. Centrato ancora con gravi danni, viene messo KO e si arrende subito dopo, essendo rimasto senza timone funzionante. Questi sono gli ultimi colpi della battaglia. E' il 125o minuto, più o meno la durata di una partita con i supplementari.
In quest'ultimo quarto d'ora, le QE hanno messo a segno 2:0.
Beh, complessivamente abbiamo questi risultati.
1o quarto d'ora: QE 12:1, BC 10:2 = 22: 3
2o: QE 16:2, BC 15:2 = 31:4
3o: QE 9:1 BC 10:1 = 19:1
4o: QE 9:1 BC 11:1 = 20:2 (Cesare, 58o min)
5o: QE 7:0 BC 9:0. = 16:0 (Duilio, 67o min; Cavour, 69o, S.Giorgio, 73o)
6o: QE 3:0 BC 10:0 = 13:0 (Alighieri, 87o min, Doria KO)
7o: QE 6:0 BC 12:0 = 18:0 (Da Vinci, 99o min; San Marco)
8o: QE 3:0 BC 1:0 = 4:0 (Pisa, arreso)
9o: QE 2:0 BC 0:0 = 2:0 (Amalfi, arreso)
Totale: QE 67:5 BC 78:6 = 145: 11
In tutto, le navi italiane hanno preso in media quasi 15 colpi a testa, mentre le navi inglesi hanno superato di poco il singolo colpo.
Questo con navi più grandi, armate e corazzate, per cui c'é poco da dire.
Si può vedere da questa situazione, come le navi italiane fossero state ingaggiate nel primo quarto d'ora, aggiustando il tiro e la manovra; travolte nel 2o quarto, e costrette alla ritirata nel 3o, quando si abbassa nuovamente il numero di colpi subiti, ma anche mandati a segno da parte loro, ora gravemente danneggiate (già oltre 5 colpi a testa nei primi 30 minuti). Nel 4o tempo c'é praticamente la sconfitta delle navi italiane, con la Cesare che oltretutto esplode. A quel punto le navi italiane sono massacrate davvero, ora che hanno preso 72 colpi (7,2 a testa), più che sufficienti per causare parecchi problemi, specie considerando che ben 37 sono da parte delle QE.
Finito il 4o quarto d'ora, ovvero dopo 60 minuti, le navi italiane avevano beccato 92 colpi e tirato a segno solo 11, oramai erano ad oltre 9 per nave, quindi molto pesanti come danni, malgrado la tendenza dei proiettili ad esplodere anzitempo.
Il 5o tempo ha visto la consacrazione di questa cosa, con altre 3 navi perdute di cui 2 per esplosioni, e un risultato di 16:0, per la prima volta assolutamente netto.
Dopo di che, le navi italiane sono state sostanzialmente massacrate, quel che è seguito è infatti un totale di 37:0, mentre nei 60 minuti successivi venivano distrutte o messe KO altre 5 navi. L'ultima, l'Amalfi (o una delle 'Emanuale' se si ricorda l'equivalenza), si arrende nel 9o quarto, ma oramai è solo una formalità.
Le navi inglesi hanno tirato un'enormità di colpi, ma del resto dovevano anche stare a distanza per mettere a frutto la propria superiorità. Meglio stare alla larga e rischiare poco, ma vincere con quasi certezza, che serrare e rischiare indebitamente. Alcune di queste hanno tirato agevolmente oltre 80 salve, forse spingendosi fin quasi a 100 per alcune in particolare.
Come sono finite le navi italiane:
Dante Alighieri: 10 da 343 mm del Lion e 1 da 381 della Malaya = 11 colpi di g.c. ==> esploso
Cavour: 16 da 381 mm da Bharam ==> KO
Cesare: 12 da 381 mm da Warspite e Malaya ==> Esploso
Da Vinci: 16 da 343 da Tiger e P.Royal, + 3 da 381 Valiant = 19 colpi di g.c. ==> affondato (rovesciamento?)
Duilio: 12 da 381 mm da Valiant ==> Esploso
Doria: 15 da 381 mm da Warspite ==> KO
Pisa: 6 da 343 mm del Princess Royal; + 3 da 381 mm di Waspite ==> 9 colpi KO
Amalfi: 4 da 305 mm del New Zealand; + 2 da 381 della Barham ==> 6 colpi KO
S.Giorgio: 9 da 343 mm del Queen Mary ==> Esploso.
S.Marco: 18 da 305 mm di Indefaticable e New Zealand + 2 da 381 Waspite = 20 colpi ==> KO
Determinanti sono state dunque le QE, le quali, in tutti i casi, hanno colpito più di un bersaglio (Malaya: Cesare e Alighieri; Warspite: Doria, Cesare, Pisa e S.Marco; Barham: Cavour e Amalfi; Valiant: Duilio e Da Vinci). Il numero di salve tirate è stato enorme: la Warspite è stata capace di tirarne ben 81, svuoltando una grossa pare delle sue riserve (forse però poco oltre il 50%). Il numero di colpi a segno, però, è stato enorme: almeno 21, che sarebbero stati un rispettabile 4% persino se fosse riuscita tirare circa 500 colpi (ovvero circa 60 salve complete da 381).
Le navi italiane più toste sono state presumibilmente la Da Vinci, il San Marco, e la Duilio. Ma nemmeno lontanamente quanto il nemico. E l'Alighieri, tirando centinaia di colpi, non ne ha messo a segno nemmeno uno.
Quanto alla resistenza: i proiettili tedeschi, per quanto insidiosi fossero per le loro capacità penetranti, non riuscirono sempre a distruggere le navi inglesi. Il Lion, per esempio, al Dogger Bank prese ben 16 colpi, mentre allo Jutland ne ebbe altri 14, eppure sopravvisse. Il Tiger subì, sempre allo Jutland, 18 colpi, mentre il Princess Royal ne subì 9 (nb: non tutti erano di g.c. e meno ancora da 305 mm). Il New Zealand, invece, soltanto una. Ad ogni modo, questo dimostra che, casi 'fortunati' a parte, gli incrociatori inglesi non erano affatto navi 'one shot-one kill', anzi furono in grado di reggere numerosi proiettili restando ancora a galla e capaci di combattere. Quindi 11 proiettili sono decisamente troppo pochi per essere un pericolo per le navi inglesi, visto che sono sparsi in maniera tale, che non più di 2-3 sono andati a ciascuna unità. Inoltre, parte di questi sono da 190 e 254 mm, troppo piccoli per fare i danni di cui sono capaci i 305 o anche i 280 mm.
Gli incrociatori corazzati italiani, essendo basicamente delle piccole corazzate veloci, si sono dimostrati abbastanza tosti, con un solo incrociatore esploso, e gli altri costretti a fermarsi. Da ricordare come i britannici, nel corso della battaglia dello Jutland, persero 3 grandi incrociatori corazzati, di cui 2 esplosi e uno affondato poco a poco, dopo avere incassato sui 15 colpi, forse sia da 305 che da 280 mm. Per cui, incassando una media di 11 colpi ciascuno, tutti piuttosto pesanti, è abbastanza naturale che abbiano ceduto, specie considerando che oramai erano senza praticamente speranza di sopravvivere, ultimi superstiti di questa sorta di disfida di Barletta, o Oriazi e Curiazi o 'mezzogiorno di fuoco', a piacere.
http://en.wikipedia.org/wiki/Order_of_battle_at_Jutland
http://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Jutland