La fine dei Giganti: le catastrofi e la Vita che continua 16-6-015
La vita sulla Terra ha avuto origine in un tempo lontanissimo, con testimonianze datate fin oltre i 3 miliardi di anni fa. E' un tempo che dà le vertigini, qualcosa che non ha nessun paragone con quello che viviamo. Sono molti meno i secondi che vengono vissuti da una persona nella sua vita, pensate voi quanto grandi sono i numeri in gioco!
Durante questa interminabile era, c'é stato un continuo perfezionarsi della vita di per sé, dalle cellule più semplici agli organismi pluricellulari, cordati, vertebrati, con i polmoni e le zampe, le uova e il sangue caldo, la pelle e le piume, fino ad arrivare a noi, che ci evolviamo sopratutto in un'altra dimensione, quella culturale, che è incredibilmente più rapida di quella biologica. Ma ci sono state anche rovinose cadute.
Adesso siamo concentrati sulla grande estinzione del Quaternario, ma per l'unica ragione per la quale essa non solo spazzò via animali evoluti e di lungo successo, ma anche e sopratutto perché è stata l'unica (a parte quella, a tutt'oggi tristemente in corso, dell'Olocene) in cui l'uomo è sul banco degli imputati. Tuttavia ce ne sono state altre, e persino peggiori, che SICURAMENTE non sono state causate da noi. Quindi la Natura è davvero matrigna, come intuiva bene Leopardi.
In passato c'é stata una lunghissima diatriba, che a tutt'oggi non è stata chiarita del tutto. La questione era tra creazionisti ed evoluzionisti. Ma non c'era soltanto questo confronto, ce n'era anche un altro. Quello tra CATASTROFISMO ed EVOLUZIONISMO.
Chi sosteneva il catastrofismo, come Couvier, intendeva dire che il mondo era andato incontro a numerose fasi di distruzione con una conseguente 'creazione'. Gli evoluzionisti, però, contestavano questo fatto e dicevano che era invece un flusso continuo di cambiamenti a modellare la vita. Non solo, ma si rifacevano anche a principi come l'attualismo, che dice sostanzialmente che quel che succede adesso è simile a quello che è successo in passato. Quindi non c'é stato il Diluvio universale e simili, giusto?
NO. SBAGLIATO!
Non è affatto così. Cuvier è stato abbandonato, ma le sue tesi non sono totalmente false.
Infatti, anche senza un Dio barbuto che torna dal cielo e modella dal fango i nuovi esseri viventi, c'é pur sempre una questione che non si può ignorare. Quella questione è data da eccezionali, ma incredibilmente decisivi, fenomeni NON ricorrenti. Fenomeni che sono avvenuti nell'arco di millenni, o dei milioni di anni. O di pochi minuti.
E quando sono avvenuti, hanno spazzato via la gerarchia della Vita che si era instaurata fino ad allora.
La scomparsa dei dinosauri, per esempio, è chiaramente un fenomeno 'catastrofico'.
L'evoluzione compare poi: l'apparizione di nuovi animali, che prima erano dietro le quinte, e che poi diventano dominanti. Questo accadde con gli uccelli e i mammiferi, dopo l'era irripetibile del dominio rettiliano.
E questo non è stato affatto l'unico episodio in cui tutte le creature dominati sono morte senza alcun successore.
La grande estinzione di fine Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa, lasciò il mondo spopolato di quasi tutte le grandi creature che prima dominavano. Niente più dinosauri, pterosauri, ma nemmeno molluschi come le ammoniti sopravvissero, nonché le meno note belemniti e chissà quante altre forme di vita, per un totale stimato di ben il 75% delle specie esistenti. Non sparirono soltanto singoli individui, e nemmeno specie e generi, ma intere famiglie e persino degli ordini interi di forme viventi. La vita cambiò davvero, ma non fu una semplice evoluzione, ma proprio una rivoluzione. Secondo molti scienziati, questo evento fu brutalmente causato da un gigantesco asteroide (circa 10 km di diametro) che sfondò la crosta terrestre e generò un cratere di 180 km di diametro. MA, se tutte quelle forme di vita siano sparite all'unisono o no, è una bella domanda. I fossili sono troppo incompleti per ricostruire quello che accadde così tanti anni fa.
L'estinzione del Permiano, per esempio, è considerata a tutt'oggi la più grande catastrofe biologica mai avvenuta sulla Terra. L'unica dove vi sia stata un'estinzione di massa persino nelle famiglie di insetti.
Dopo circa 50 milioni di anni in cui la vita era stata rigogliosa, alla fine del Carbonifero la Terra era popolata dalle più vaste foreste mai viste. La Siberia era all'epoca una terra fertile e paludosa. La vita, da non molto tempo colonizzatrice della terraferma, era fermamente stabilizzata sull'intera superficie terrestre, a parte semmai zone desertiche poco raggiunte dall'acqua.
Il mondo, caldo e umido, era popolato non solo da giganteschi alberi (come gli equiseti, i cui parenti e discendenti miniaturizzati, i licopodi, sono ancora oggi ben diffusi in fossi e campi), ma anche da enormi insetti e artropodi, che dopo tutto erano le forme di vita più evolute, con esoscheletro, ali, corpo diviso in sezioni simili a quelle dei vertebrati. Ma dimensioni impensabili adesso, come nel caso della Meganeura, una libellula che all'epoca era una sorta di aquila in quei cieli arcaici, con apertura alare di circa 60-70 cm. Come poteva essere possibile questo?
L'ossigeno nell'aria era molto di più di adesso. Ecco perché avveniva. Probabilmente verso il 30% anziché il 20 scarso di adesso. E per un artropode, avendo la respirazione dermica, era vitale perché il volume aumenta al cubo e la superficie al quadrato, quindi una creatura più grossa ha più volume e senza polmoni, dopo un pò non riesce più ad alimentare la sua biochimica. Per questo avere più ossigeno era vitale e permetteva questa floridità. Così come permetteva la vita di anfibi giganteschi, che assieme ai pesci all'epoca erano gli unici vertebrati esistenti. Da notare che al pari dell'ossigeno, anche la CO2 era molta di più, forse il triplo di quello che è attualmente. I mari erano più bassi di circa 120 metri, probabilmente per la grande quantità di ghiaccio ai poli. Nonostante la CO2 e il clima caldo, infatti, durante il Carbonifero esistette una glaciazione, che poi si protrasse anche nel successivo e meno noto periodo Permiano (300-250 mln di anni fa). Ma il clima non impedì a fauna e flora di continuare a prosperare in vaste aree continentali, all'epoca arroccate assieme nella Pangea, l'incredibile unione di tutti i continenti oggi così dispersi tra gli oceani.
Poi successe qualcosa. Quello che segue è solo uno dei possibili modelli esplicativi, ma certamente i fatti narrati sono veri anche se è -al solito-posto il dubbio se questi siano stati sufficienti per causare i danni che la vita del pianeta subì.
Un giorno, dalle viscere della Terra, rumori e vapori annunciarono una nuova presenza. Un mostro gigantesco stava risalendo in superficie. Questo 'mostro' era una sorta di supervulcano, generato da un 'hot spot' (punto caldo) sotto la crosta terrestre. La lava emerse dal terreno e cominciò ad inondare le pianure della Siberia, sotterrando e incenerendo le foreste.
Questo gigantesco fenomeno è ancora visibile oggi, è la zona del 'trappo siberiano', che non è nemmeno l'unica, ma è la più importante della sua categoria.
Durante la risalita del magma, vennero infatti incontrati gli strati di carbone. Ce n'era così tanto, che lo spessore sotto il terreno siberiano era di circa un chilometro!
Il magma incendiò anche il carbone, e questo diventò un vero inferno. Per capire cosa significa questo problema, si può ricordare cosa è accaduto ad una cittadina degli USA che, decenni fa, si trovò un incendio uscito di controllo che coinvolse una vena di carbone. Non ci fu modo di fermarlo e nel corso degli anni, la cittadina venne sconvolta da nubi di gas velenosi e cedimenti del terreno. Alla fine, è diventata una città fantasma.
Moltiplicate per migliaia, per milioni di volte questo fenomeno e pensate a cosa successe allora in Siberia. Non accadde solo questo: il supervulcano buttò fuori tanta di quella lava, da coprire diversi milioni di chilometri quadri di terreno, più o meno come l'intera superficie statunitense. L'attività vulcanica, però, comportava anche l'emissione di gas, e in particolare, l'anidride carbonica.
Questa è un gas inodore, insapore e incolore, che tuttavia è mortale per chi ne dovesse incontrare una sacca, dato che è sfortunatamente anche più pesante dell'aria e quindi NON si disperde.
Le piante, però, non hanno molti problemi, anzi sono contente di poterla avere, perché questo rende possibile la fotosintesi. Però questo accade solo di giorno, quando c'é la luce. Di notte anche le piante consumano ossigeno! E se la CO2 continua ad essere troppa? Finisce che muoiono anche loro!
Alla CO2 del vulcano si aggiunse quella del carbone. Questa quantità saturò la capacità di assorbimento degli alberi e cominciò un circolo vizioso. E' come se venissero uccisi dai 'fantasmi' dei loro antenati, tornati in superficie come gas velenoso.
Si stima che la quantità di CO2 divenne circa 3 volte quella attuale. Non accadde solo questo, però, troppo facile! Anche il metano venne emesso in quantità massiccia. Il metano è un gas-serra molto peggiore della CO2, ma ha il vantaggio di persistere nell'atmosfera per pochi anni, poi va disperso. Ma se viene emesso di continuo? Che è quello che si ipotizza avvenne allora, grazie anche a batteri speciali.
La temperatura aumentò così di circa 5-12°C.
I mari iniziarono a riscaldarsi uniformemente. Questo uccise le correnti, e con queste, l'ossigenazione.
Non solo. La mancanza di ossigeno aumentò la presenza di certi batteri 'rosa', che cominciarono a generare gas velenosi (acido solfidrico), che sono capaci di uccidere a loro volta (e più bastardi ancora, riescono ad iniziare paralizzando i nervi del naso, così li 'senti' solo all'inizio ma poi non più, e se resti nello stesso ambiente sei nei guai: chiedere ai tecnici delle fognature).
Tutto questo devastò il pianeta, e non per poco tempo. L'eruzione durò circa un milione di anni. Questo se non altro era vantaggioso rispetto ad un'attività esplosiva, come Yellowstone o Toba; ma non con quel terreno particolare, così maledettamente ricco di carbone. E non solo: il 20% dei materiali eruttati NON erano basaltici (e quindi lava fluida e molto 'tranquilla' nell'emissione), ma di tipo acido, con la formazione di gigantesche esplosioni piroclastiche. Questo non poteva che rendere le cose peggiori, disperdendo nell'aria grandi quantità di materiali, sebbene questi ultimi -polveri e SO2- tendono a raffreddare l'atmosfera assorbendo la luce. Però, se poi l'effetto del metano e della CO2 restano più a lungo, sommati anche al calore stesso di questi fenomeni... il bilancio va in positivo (troppo!) in termini di calore accomulato.
Tutto questo cataclisma causò l'estinzione del 95% (novantacinque per cento!) delle forme di vita marine e il 70 di quelle terresti (notare come le forme di vita sulla terraferma ebbero vita più facile, tutto sommato). I grandi anfibi sparirono e le foreste anche, così come i giganteschi insetti. Però sopravvissero piccoli animali e tra questi, i primi rettili e poi anche gli antenati diretti dei mammiferi.
E così la vita si riprese. Nel Permiano, il periodo che seguì alla catastrofe, iniziò addirittura una glaciazione intensissima nell'emisfero meridionale, eppure la vita non s'interruppe.
Ma i danni erano stati tali, che il primo deposito di carbone che si rileva dopo la fine del Carbonifero, è databile circa 17 milioni di anni più tardi. Mai più vi sarebbe stata quella floridità della vegetazione dei 'giorni felici' di 300 milioni di anni addietro.
Questo è o non è un argomento pro-catastrofismo? Come avrebbe mai potuto essere l'evoluzione 'graduale' senza un fenomeno del genere?
E così l'estinzione dei dinosauri, indipendentemente da quello che l'ha causata (forse una cometa, una supernova, un meteorite gigantesco o semplicemente variazioni climatiche, l'elevazione delle montagne e la competizione con i mammiferi). E questo benché i dinosauri non fossero affatto animali preistorici come si pensa: a differenza dei moderni rettili, erano in molti casi a sangue caldo. E questo lo si dimostra dal semplice fatto che molti di loro erano in realtà coperti -udite udite- di piume e peluria, più simili a dei primitivi uccelli che ai rettili come li conosciamo. Lo avreste mai immaginato? Beh, fino a pochi anni fa non c'era affatto questa certezza. E se erano dotati di piume, questo significa che erano nella necessità di conservare il calore. E quale calore conservavano, se non erano animali a sangue caldo? E questo da solo è un enorme passo avanti rispetto ai rettili 'normali', quelli che paradossalmente esistono a tutt'oggi ma che mai sono ritornati a quella gloria di evoluzione, restando piuttosto simili a quelli che c'erano già allora (tartarughe e coccodrilli) oppure evolvendosi in maniera 'non convenzionale' come i serpenti.
Notare che gli ordini 'relitti' tendono ad essere così. Stranamente, mentre anfibi e rettili sono diventati residuali e auto-replicativi (anche se sono poi apparsi gli anuri, anfibi che al contrario dei rettili, hanno eliminato la coda e si sono tenuti ben strette le zampe), i più antichi di tutti, i pesci, hanno continuato ad essere vivi ed evolutivi nel tempo, malgrado la presenza di 'relitti' come gli squali, che però sono ancora formidabili dominatori dei mari (se solo i Cinesi la piantassero di ammazzarli per le loro prelibate pinne).
Quindi, come si è visto, le catastrofi AVVENGONO. Cambia il metodo di recupero ma questo non è interamente evolutivo proprio per il presupposto iniziale: la vita non è determinata dalla pura evoluzione, e l'attualismo è -quando preso alla lettera- una solenne cazzata.
La storia della diffusione dell'uomo sulla Terra è argomento affascinante, ancora in buona parte da scrivere e probabilmente non sarà mai conosciuta davvero bene, malgrado le tante testimonianze della cultura. Si sa che ci sono state più ondate, e si pensa che tutte abbiano avuto, in un modo o nell'altro, origine dall'Africa, vera culla dell'umanità.
Gli uomini moderni sono apparsi probabilmente oltre 40.000 anni fa in Europa, ma non è facile dirlo con certezza, tanto sono scarsi i reperti umani. Sorprendentemente, in Australia sono arrivati persino prima o comunque molto tempo fa. In America, invece, sono giunti solo in tempi molto più recenti malgrado sia più vicina al 'vecchio Mondo'. Probabilmente la cosa si spiega perché molto del tratto di mare tra le grandi isole e l'Australia è stato messo allo scoperto durante le fasi glaciali, quando il mare era calato di decine di metri essendo la massa d'acqua imprigionata nei ghiacci un qualcosa di tanto grande, da sotterrare la Germania sotto oltre 3 chilometri di coltre. La Scandinavia e la Scozia si stanno ancora sollevando di qualcosa come reazione elastica alla perdita della massa dei ghiacciai, circa 10.000 anni fa.
Ma qual'é stato l'impatto dell'uomo antico sull'ambiente, e cosa trovò nel suo cammino?
Vicino a noi
Quando eruttò il vulcano Krakatoa, nel 1883, il boato venne udito chiaramente a migliaia di chilometri di distanza, rompendo i timpani a chiunque nel raggio di oltre 60 km. Il tempo divenne instabile nell'emisfero nord per circa 5 anni. Si dice che la Luna fosse di colore blu o grigio e che il quadro di Munch (L'Urlo) fosse una riproduzione non tanto infedele dello strano cielo che si vedeva all'epoca, parzialmente oscurato dalle ceneri e dai gas emessi dal Krakatoa.
E dire che il Krakatoa non ha fatto i danni del Tambora del 1815, altra gigantesca esplosione che ha scosso il mondo intero quanto ad effetti atmosferici, con carestie e sommosse causate dall'inclemenza del tempo. E Mary Shelley, in Svizzera, in quell'estate piovosa e fredda del 1816, iniziò Frankenstein dato che tanto, 'fuori' non si poteva stare.
Ma immaginatevi che questa è solo una parte delle catastrofi: queste gigantesche eruzioni buttarono fuori circa 20 km cubi di materiale, ma questo è nulla rispetto a quanto è accaduto in certe altre occasioni.
Il VEI (Vulcanic Explosivity Index) è usato per valutare la potenza delle eruzioni. Si parte dal valore 0 per le piccole attività, a livello 8 per 1000 chilometri cubi e superiore(!!).
Attualmente, si stima di conoscere ben 47 mega-eruzioni avvenute con la magnitudo 8 e superiore, avvenute in diverse centinaia di milioni di anni. La cosa è comunque da precisare maggiormente, perché, per varie ragioni, appare che ben 42 di esse siano avvenute negli ultimi 36 milioni di anni. Il che è preoccupante, visto che significa che questi fenomeni catastrofici, non sono così rari: non uno ogni 6-8 milioni di anni, dunque, ma uno ogni meno di un milione di anni! Il che da un punto di vista storico è ancora poca cosa, ma lo è eccome dal punto di vista biologico ed evolutivo. Tanto più se si considera che l'ultima di queste eruzioni fu quella del Lago Taupo, 26.500 anni fa, nella pur lontana Nuova Zelanda. Nell'Olocene, ovvero negli ultimi circa 10.000 anni, non sono state segnalate eruzioni simili, il che è una delle fortune dell'uomo 'moderno'. Ma ce ne sono state almeno 5 con magnitudo 7 e ben 58 eruzioni di tipo 'pliniano' e 13 formazioni di caldere, spesso senza identificazione certa della magnitudo. E questo, ovviamente, senza considerare i vulcani subacquei, ancora più difficili da valutare e noti sopratutto per gli tsunami che per le nubi ardenti e le ceneri.
L'eruzione del Pinatubo, del 1991, è un altro esempio da studiare attentamente. Questo vulcano, pur presente vicino alla base americana di Clark (aviazione) e al porto di Subic Bay, era ben poco studiato, visto che nelle ultime centinaia di anni non era stato protagonista di particolari attività. Nel giugno 1991, invece, esplose e buttò fuori circa 10 kmc di materiali. La mistura di polveri e di acido solforico eruttati e inviati nell'atmosfera, in quella che è l'unica eruzione magnitudo 6 del 20o secolo a parte un vulcano in Alaska del 1912, causò un raffreddamento globale di circa 0,4 C°, specie nell'emisfero settentrionale, assorbendo circa il 10% della luce usualmente destinata alla superficie terrestre. Questo raffreddamento durò circa 3 anni malgrado l'incremento della CO2 dovuto all'attività industriale umana; i livelli di ozono conobbero inoltre un pericoloso minimo a causa dell'aerosol di solfuri 'sparato' nell'atmosfera da questo terribile vulcano. La base di Clark venne abbandonata e Subic Bay lasciata ai Filippini. I danni furono enormi: quasi 1000 morti, quasi 800.000 capi di bestiame domestico uccisi, intere e rigoglosissime foreste distrutte.
Mentre l'eruzione del 1912, quella del Novarupta, avvenuta nella gelida Alaska, buttò fuori forse 15 kmc di materiali solo considerando le ceneri (più una quantità simile di lava e oltre 10 kmc di tufo!!), ma non uccise direttamente nessuno. Questa fu l'unica altra eruzione Magnitudo 6 del XX secolo, e fu relativamente benigna, per quel che se ne può capire e nonostante la mole degli eiecta.
Questo mentre l'eruzione del Tambora è stata con indice VEI-7: 4 volte la potenza del Krakatoa, ovvero 800 MT (pari a 16 bombe H tipo Tzar, l'ordigno più potente mai fatto esplodere), e ben 160 km3 di eiecta. La SO2 emessa dal vulcano causò un raffreddamento globale di quasi 1 C° e tanto bastò per produrre fenomeni che in molte località divennero 'estremi'. La SO2, infatti, è molto efficace nel respingere i raggi solari, e resta nell'atmosfera per anni, per questo finisce per superare l'effetto-serra che invece ha sia la CO2 che l'acqua vaporizzata, entrambe destinate a durare molto meno in aria, e quindi incapaci di contrastare il raffreddamento. Finché la SO2 non viene 'catturata' a sufficienza dal vapore acqueo, resta negli strati più alti dell'atmosfera, così come le particelle di cenere 'leggera'. Ecco perché il clima può cambiare drasticamente e per mesi, se non anni. Non solo: ma si pensa addirittura che fenomeni vulcanici estremi abbiano dato origine -o ampliato- le glaciazioni, cosa tutt'altro che sorprendente.
Un'altra super-eruzione vi fu in Corea attorno all'anno 1000 nel lago 'paradiso'.
Nella preistoria vi fu anche di peggio.. anche lasciando perdere le gigantesche catastrofi italiche (si pensi al lago di Bolsena, per dirne uno!), un'altra eruzione ben nota è quella del Monte Mazama. Attorno al 5.600 AC esplose con una potenza superiore di 42 volte rispetto a quella, ben nota e studiata, del mt. St Helens (detto anche, non casualmente, dagli indiani 'la signora del Fuoco', nel 1980), con circa 50 km3 di magma (uguale a circa 100 km3 di tephra, ovvero i 'prodotti finali' dell'eruzione).
Altre gigantesche eruzioni sono avvenute in Nuova Zelanda attorno al II secolo dopo Cristo nel lago Taupo (che ha una superficie di oltre 600 km2 ed è, per l'appunto, vulcanico!), ma quest'ultimo è stato teatro di circa 30 eruzioni negli ultimi 27.000 anni. Quella che lo ha generato è stata addirittura la più potente degli ultimi 70.000 anni, buttando fuori qualcosa come circa 530 kmc di magma (sottoforma di oltre 1.000 kmc di materiali vari, ceneri e colate piroclastiche).
Un'altra gigantesca esplosione fu quella di Thera, l'attuale Santorini. Questa catastrofe, spesso associata alla fine di Atlantide, è indicata come Magnitudo 7 (100 kmc).
MA, niente di questo batte l'eruzione tripla di Yellowstone, caldera sotto la quale esiste una camera magmatica che, in tempi recenti, è stata valutata avente dimensioni superiori a quelle prima previste, circa 80 km di lunghezza per 20 di larghezza, con un totale di circa 4.000 kmc di volume!!!
Delle tre principali eruzioni note, la prima 2,1 mln di anni fa, 'sparò fuori' 2.500 kmc di materiali; la seconda, 280 (1,3 mln di anni fa) e la terza, 640.000 anni fa, ne buttò fuori altri 1.000 kmc, solo considerando il materiale ignimbritico. Le ceneri arrivarono fino alla California e al Texas, tanto per intenderci.
Di quanto le mega-eruzioni esplosive siano devastanti (tecnicamente chiamate ultra-pliniane) c'é una dimostrazione scioccante: scavi paleontologici hanno riportato alla luce fossili di animali di grande taglia (rinoceronti ed equidi) uccisi, a quanto pare, dall'eruzione di un vulcano americano, distante oltre 1.000 km da quella località in Nebraska. E' successo oltre 10 milioni di anni fa, ma le ceneri hanno ricoperto tutto e conservato nel loro mortale abbraccio i resti di queste povere bestie.
Ma questo non sarebbe ancora completo, senza considerare Toba e la possibile azione di 'sterminio' della stessa razza umana, al punto da giustificare l'esistenza del 'collo di bottiglia'. Essendo avvenuto circa 70.000 anni fa, questo fenomeno non è studiabile con fonti storiche. Si stima comunque che abbia eiettato qualcosa come l'equivalente di 2.000-3.000 km3 di materiali, probabilmente 2800, di cui 800 di sole ceneri! Le ceneri caddero con spessori di circa 15 cm per tutta l'Asia meridionale. Secondo alcuni studiosi, questo fenomeno causò un raffreddamento del globo, già sottoposto ad una glaciazione, di ben 3-5°C. C'é chi dice che in realtà la caduta di temperatura fu solo di 1°C, altri la elevano addirittura a 15°C(!!!) ma al contempo, escludono che scatenò una vera e propria glaciazione. Secondo molti, questa è stata l'eruzione più potente degli ultimi 25 milioni di anni e ha formato un lago lungo circa 100 km con una minacciosa isola in mezzo (vedi sotto a sinistra, l'Occhio di Toba vi osserva!).
Questa eruzione ha dato origine a quello che i genetisti considerano il 'collo di bottiglia' attraverso cui è passato il genere umano, un 'collo' che avrebbe visto ridurre enormemente la popolazione umana, forse ad appena poche migliaia o centinaia di individui. Una specie di 'Adamo ed Eva', insomma, che ha ridotto la variabilità genetica del genere umano, che a tutt'oggi è estremamente 'compatto' e compatibile nonostante la millennaria diffusione in 5 continenti diversi e quindi distanze spaziali e temporali teoricamente sufficienti per la speciazione.
Che poi, lo stesso concetto del 'bottleneck', sarà VERO? Riflettiamoci un momento: oltre ai Sapiens moderni, c'erano anche i neandertalesi. Come mai loro non sparirono o si 'ridussero'? I neandertalesi tirarono avanti per quasi 50.000 anni dopo il 'collo di bottiglia', direi che se la cavarono piuttosto bene. Ci sono segni della loro 'decadenza numerica' dopo Toba? Mistero.
Poi c'é l'uomo di Flores (che abitava ... in zona), che appare essere una sorta di piccolo 'uomo', e secondo certe leggende esiste ancora in qualche remota foresta (e questo sarebbe persino confermato da alcune testimonianze occidentali che lo porrebbero tra uomo e bestia come aspetto, ma senza gli utensili che pure i floresiani veri hanno certamente usato, malgrado gli appena 380 cm3 di 'cilindrata' del loro cervello). Il Flores si sarebbe presumibilmente estinto meno di 20.000 anni fa.
Per chi crede in questa teoria del 'collo di bottiglia', tra 50 e 100 mila anni fa, vi fu un tempo in cui la popolazione umana cadde a non più di 10.000 effettivi. Però, è un fatto che l'Uomo di Flores non si estinse, e che in zone come l'India manufatti litici sono stati trovati, praticamente uguali, sia sopra che sotto lo strato di ceneri!
E in ogni caso, la popolazione umana si riprese presto, come dimostra la presenza degli australiani arcaici nel nuovissimo continente. Già, ma quando arrivarono questi australiani? Mistero. Ma ne riparleremo, perché è un argomento importante.
La vita sulla Terra ha avuto origine in un tempo lontanissimo, con testimonianze datate fin oltre i 3 miliardi di anni fa. E' un tempo che dà le vertigini, qualcosa che non ha nessun paragone con quello che viviamo. Sono molti meno i secondi che vengono vissuti da una persona nella sua vita, pensate voi quanto grandi sono i numeri in gioco!
Durante questa interminabile era, c'é stato un continuo perfezionarsi della vita di per sé, dalle cellule più semplici agli organismi pluricellulari, cordati, vertebrati, con i polmoni e le zampe, le uova e il sangue caldo, la pelle e le piume, fino ad arrivare a noi, che ci evolviamo sopratutto in un'altra dimensione, quella culturale, che è incredibilmente più rapida di quella biologica. Ma ci sono state anche rovinose cadute.
Adesso siamo concentrati sulla grande estinzione del Quaternario, ma per l'unica ragione per la quale essa non solo spazzò via animali evoluti e di lungo successo, ma anche e sopratutto perché è stata l'unica (a parte quella, a tutt'oggi tristemente in corso, dell'Olocene) in cui l'uomo è sul banco degli imputati. Tuttavia ce ne sono state altre, e persino peggiori, che SICURAMENTE non sono state causate da noi. Quindi la Natura è davvero matrigna, come intuiva bene Leopardi.
In passato c'é stata una lunghissima diatriba, che a tutt'oggi non è stata chiarita del tutto. La questione era tra creazionisti ed evoluzionisti. Ma non c'era soltanto questo confronto, ce n'era anche un altro. Quello tra CATASTROFISMO ed EVOLUZIONISMO.
Chi sosteneva il catastrofismo, come Couvier, intendeva dire che il mondo era andato incontro a numerose fasi di distruzione con una conseguente 'creazione'. Gli evoluzionisti, però, contestavano questo fatto e dicevano che era invece un flusso continuo di cambiamenti a modellare la vita. Non solo, ma si rifacevano anche a principi come l'attualismo, che dice sostanzialmente che quel che succede adesso è simile a quello che è successo in passato. Quindi non c'é stato il Diluvio universale e simili, giusto?
NO. SBAGLIATO!
Non è affatto così. Cuvier è stato abbandonato, ma le sue tesi non sono totalmente false.
Infatti, anche senza un Dio barbuto che torna dal cielo e modella dal fango i nuovi esseri viventi, c'é pur sempre una questione che non si può ignorare. Quella questione è data da eccezionali, ma incredibilmente decisivi, fenomeni NON ricorrenti. Fenomeni che sono avvenuti nell'arco di millenni, o dei milioni di anni. O di pochi minuti.
E quando sono avvenuti, hanno spazzato via la gerarchia della Vita che si era instaurata fino ad allora.
La scomparsa dei dinosauri, per esempio, è chiaramente un fenomeno 'catastrofico'.
L'evoluzione compare poi: l'apparizione di nuovi animali, che prima erano dietro le quinte, e che poi diventano dominanti. Questo accadde con gli uccelli e i mammiferi, dopo l'era irripetibile del dominio rettiliano.
E questo non è stato affatto l'unico episodio in cui tutte le creature dominati sono morte senza alcun successore.
La grande estinzione di fine Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa, lasciò il mondo spopolato di quasi tutte le grandi creature che prima dominavano. Niente più dinosauri, pterosauri, ma nemmeno molluschi come le ammoniti sopravvissero, nonché le meno note belemniti e chissà quante altre forme di vita, per un totale stimato di ben il 75% delle specie esistenti. Non sparirono soltanto singoli individui, e nemmeno specie e generi, ma intere famiglie e persino degli ordini interi di forme viventi. La vita cambiò davvero, ma non fu una semplice evoluzione, ma proprio una rivoluzione. Secondo molti scienziati, questo evento fu brutalmente causato da un gigantesco asteroide (circa 10 km di diametro) che sfondò la crosta terrestre e generò un cratere di 180 km di diametro. MA, se tutte quelle forme di vita siano sparite all'unisono o no, è una bella domanda. I fossili sono troppo incompleti per ricostruire quello che accadde così tanti anni fa.
L'estinzione del Permiano, per esempio, è considerata a tutt'oggi la più grande catastrofe biologica mai avvenuta sulla Terra. L'unica dove vi sia stata un'estinzione di massa persino nelle famiglie di insetti.
Dopo circa 50 milioni di anni in cui la vita era stata rigogliosa, alla fine del Carbonifero la Terra era popolata dalle più vaste foreste mai viste. La Siberia era all'epoca una terra fertile e paludosa. La vita, da non molto tempo colonizzatrice della terraferma, era fermamente stabilizzata sull'intera superficie terrestre, a parte semmai zone desertiche poco raggiunte dall'acqua.
Il mondo, caldo e umido, era popolato non solo da giganteschi alberi (come gli equiseti, i cui parenti e discendenti miniaturizzati, i licopodi, sono ancora oggi ben diffusi in fossi e campi), ma anche da enormi insetti e artropodi, che dopo tutto erano le forme di vita più evolute, con esoscheletro, ali, corpo diviso in sezioni simili a quelle dei vertebrati. Ma dimensioni impensabili adesso, come nel caso della Meganeura, una libellula che all'epoca era una sorta di aquila in quei cieli arcaici, con apertura alare di circa 60-70 cm. Come poteva essere possibile questo?
L'ossigeno nell'aria era molto di più di adesso. Ecco perché avveniva. Probabilmente verso il 30% anziché il 20 scarso di adesso. E per un artropode, avendo la respirazione dermica, era vitale perché il volume aumenta al cubo e la superficie al quadrato, quindi una creatura più grossa ha più volume e senza polmoni, dopo un pò non riesce più ad alimentare la sua biochimica. Per questo avere più ossigeno era vitale e permetteva questa floridità. Così come permetteva la vita di anfibi giganteschi, che assieme ai pesci all'epoca erano gli unici vertebrati esistenti. Da notare che al pari dell'ossigeno, anche la CO2 era molta di più, forse il triplo di quello che è attualmente. I mari erano più bassi di circa 120 metri, probabilmente per la grande quantità di ghiaccio ai poli. Nonostante la CO2 e il clima caldo, infatti, durante il Carbonifero esistette una glaciazione, che poi si protrasse anche nel successivo e meno noto periodo Permiano (300-250 mln di anni fa). Ma il clima non impedì a fauna e flora di continuare a prosperare in vaste aree continentali, all'epoca arroccate assieme nella Pangea, l'incredibile unione di tutti i continenti oggi così dispersi tra gli oceani.
Poi successe qualcosa. Quello che segue è solo uno dei possibili modelli esplicativi, ma certamente i fatti narrati sono veri anche se è -al solito-posto il dubbio se questi siano stati sufficienti per causare i danni che la vita del pianeta subì.
Un giorno, dalle viscere della Terra, rumori e vapori annunciarono una nuova presenza. Un mostro gigantesco stava risalendo in superficie. Questo 'mostro' era una sorta di supervulcano, generato da un 'hot spot' (punto caldo) sotto la crosta terrestre. La lava emerse dal terreno e cominciò ad inondare le pianure della Siberia, sotterrando e incenerendo le foreste.
Questo gigantesco fenomeno è ancora visibile oggi, è la zona del 'trappo siberiano', che non è nemmeno l'unica, ma è la più importante della sua categoria.
Durante la risalita del magma, vennero infatti incontrati gli strati di carbone. Ce n'era così tanto, che lo spessore sotto il terreno siberiano era di circa un chilometro!
Il magma incendiò anche il carbone, e questo diventò un vero inferno. Per capire cosa significa questo problema, si può ricordare cosa è accaduto ad una cittadina degli USA che, decenni fa, si trovò un incendio uscito di controllo che coinvolse una vena di carbone. Non ci fu modo di fermarlo e nel corso degli anni, la cittadina venne sconvolta da nubi di gas velenosi e cedimenti del terreno. Alla fine, è diventata una città fantasma.
Moltiplicate per migliaia, per milioni di volte questo fenomeno e pensate a cosa successe allora in Siberia. Non accadde solo questo: il supervulcano buttò fuori tanta di quella lava, da coprire diversi milioni di chilometri quadri di terreno, più o meno come l'intera superficie statunitense. L'attività vulcanica, però, comportava anche l'emissione di gas, e in particolare, l'anidride carbonica.
Questa è un gas inodore, insapore e incolore, che tuttavia è mortale per chi ne dovesse incontrare una sacca, dato che è sfortunatamente anche più pesante dell'aria e quindi NON si disperde.
Le piante, però, non hanno molti problemi, anzi sono contente di poterla avere, perché questo rende possibile la fotosintesi. Però questo accade solo di giorno, quando c'é la luce. Di notte anche le piante consumano ossigeno! E se la CO2 continua ad essere troppa? Finisce che muoiono anche loro!
Alla CO2 del vulcano si aggiunse quella del carbone. Questa quantità saturò la capacità di assorbimento degli alberi e cominciò un circolo vizioso. E' come se venissero uccisi dai 'fantasmi' dei loro antenati, tornati in superficie come gas velenoso.
Si stima che la quantità di CO2 divenne circa 3 volte quella attuale. Non accadde solo questo, però, troppo facile! Anche il metano venne emesso in quantità massiccia. Il metano è un gas-serra molto peggiore della CO2, ma ha il vantaggio di persistere nell'atmosfera per pochi anni, poi va disperso. Ma se viene emesso di continuo? Che è quello che si ipotizza avvenne allora, grazie anche a batteri speciali.
La temperatura aumentò così di circa 5-12°C.
I mari iniziarono a riscaldarsi uniformemente. Questo uccise le correnti, e con queste, l'ossigenazione.
Non solo. La mancanza di ossigeno aumentò la presenza di certi batteri 'rosa', che cominciarono a generare gas velenosi (acido solfidrico), che sono capaci di uccidere a loro volta (e più bastardi ancora, riescono ad iniziare paralizzando i nervi del naso, così li 'senti' solo all'inizio ma poi non più, e se resti nello stesso ambiente sei nei guai: chiedere ai tecnici delle fognature).
Tutto questo devastò il pianeta, e non per poco tempo. L'eruzione durò circa un milione di anni. Questo se non altro era vantaggioso rispetto ad un'attività esplosiva, come Yellowstone o Toba; ma non con quel terreno particolare, così maledettamente ricco di carbone. E non solo: il 20% dei materiali eruttati NON erano basaltici (e quindi lava fluida e molto 'tranquilla' nell'emissione), ma di tipo acido, con la formazione di gigantesche esplosioni piroclastiche. Questo non poteva che rendere le cose peggiori, disperdendo nell'aria grandi quantità di materiali, sebbene questi ultimi -polveri e SO2- tendono a raffreddare l'atmosfera assorbendo la luce. Però, se poi l'effetto del metano e della CO2 restano più a lungo, sommati anche al calore stesso di questi fenomeni... il bilancio va in positivo (troppo!) in termini di calore accomulato.
Tutto questo cataclisma causò l'estinzione del 95% (novantacinque per cento!) delle forme di vita marine e il 70 di quelle terresti (notare come le forme di vita sulla terraferma ebbero vita più facile, tutto sommato). I grandi anfibi sparirono e le foreste anche, così come i giganteschi insetti. Però sopravvissero piccoli animali e tra questi, i primi rettili e poi anche gli antenati diretti dei mammiferi.
E così la vita si riprese. Nel Permiano, il periodo che seguì alla catastrofe, iniziò addirittura una glaciazione intensissima nell'emisfero meridionale, eppure la vita non s'interruppe.
Ma i danni erano stati tali, che il primo deposito di carbone che si rileva dopo la fine del Carbonifero, è databile circa 17 milioni di anni più tardi. Mai più vi sarebbe stata quella floridità della vegetazione dei 'giorni felici' di 300 milioni di anni addietro.
Questo è o non è un argomento pro-catastrofismo? Come avrebbe mai potuto essere l'evoluzione 'graduale' senza un fenomeno del genere?
E così l'estinzione dei dinosauri, indipendentemente da quello che l'ha causata (forse una cometa, una supernova, un meteorite gigantesco o semplicemente variazioni climatiche, l'elevazione delle montagne e la competizione con i mammiferi). E questo benché i dinosauri non fossero affatto animali preistorici come si pensa: a differenza dei moderni rettili, erano in molti casi a sangue caldo. E questo lo si dimostra dal semplice fatto che molti di loro erano in realtà coperti -udite udite- di piume e peluria, più simili a dei primitivi uccelli che ai rettili come li conosciamo. Lo avreste mai immaginato? Beh, fino a pochi anni fa non c'era affatto questa certezza. E se erano dotati di piume, questo significa che erano nella necessità di conservare il calore. E quale calore conservavano, se non erano animali a sangue caldo? E questo da solo è un enorme passo avanti rispetto ai rettili 'normali', quelli che paradossalmente esistono a tutt'oggi ma che mai sono ritornati a quella gloria di evoluzione, restando piuttosto simili a quelli che c'erano già allora (tartarughe e coccodrilli) oppure evolvendosi in maniera 'non convenzionale' come i serpenti.
Notare che gli ordini 'relitti' tendono ad essere così. Stranamente, mentre anfibi e rettili sono diventati residuali e auto-replicativi (anche se sono poi apparsi gli anuri, anfibi che al contrario dei rettili, hanno eliminato la coda e si sono tenuti ben strette le zampe), i più antichi di tutti, i pesci, hanno continuato ad essere vivi ed evolutivi nel tempo, malgrado la presenza di 'relitti' come gli squali, che però sono ancora formidabili dominatori dei mari (se solo i Cinesi la piantassero di ammazzarli per le loro prelibate pinne).
Quindi, come si è visto, le catastrofi AVVENGONO. Cambia il metodo di recupero ma questo non è interamente evolutivo proprio per il presupposto iniziale: la vita non è determinata dalla pura evoluzione, e l'attualismo è -quando preso alla lettera- una solenne cazzata.
La storia della diffusione dell'uomo sulla Terra è argomento affascinante, ancora in buona parte da scrivere e probabilmente non sarà mai conosciuta davvero bene, malgrado le tante testimonianze della cultura. Si sa che ci sono state più ondate, e si pensa che tutte abbiano avuto, in un modo o nell'altro, origine dall'Africa, vera culla dell'umanità.
Gli uomini moderni sono apparsi probabilmente oltre 40.000 anni fa in Europa, ma non è facile dirlo con certezza, tanto sono scarsi i reperti umani. Sorprendentemente, in Australia sono arrivati persino prima o comunque molto tempo fa. In America, invece, sono giunti solo in tempi molto più recenti malgrado sia più vicina al 'vecchio Mondo'. Probabilmente la cosa si spiega perché molto del tratto di mare tra le grandi isole e l'Australia è stato messo allo scoperto durante le fasi glaciali, quando il mare era calato di decine di metri essendo la massa d'acqua imprigionata nei ghiacci un qualcosa di tanto grande, da sotterrare la Germania sotto oltre 3 chilometri di coltre. La Scandinavia e la Scozia si stanno ancora sollevando di qualcosa come reazione elastica alla perdita della massa dei ghiacciai, circa 10.000 anni fa.
Ma qual'é stato l'impatto dell'uomo antico sull'ambiente, e cosa trovò nel suo cammino?
Vicino a noi
Quando eruttò il vulcano Krakatoa, nel 1883, il boato venne udito chiaramente a migliaia di chilometri di distanza, rompendo i timpani a chiunque nel raggio di oltre 60 km. Il tempo divenne instabile nell'emisfero nord per circa 5 anni. Si dice che la Luna fosse di colore blu o grigio e che il quadro di Munch (L'Urlo) fosse una riproduzione non tanto infedele dello strano cielo che si vedeva all'epoca, parzialmente oscurato dalle ceneri e dai gas emessi dal Krakatoa.
E dire che il Krakatoa non ha fatto i danni del Tambora del 1815, altra gigantesca esplosione che ha scosso il mondo intero quanto ad effetti atmosferici, con carestie e sommosse causate dall'inclemenza del tempo. E Mary Shelley, in Svizzera, in quell'estate piovosa e fredda del 1816, iniziò Frankenstein dato che tanto, 'fuori' non si poteva stare.
Ma immaginatevi che questa è solo una parte delle catastrofi: queste gigantesche eruzioni buttarono fuori circa 20 km cubi di materiale, ma questo è nulla rispetto a quanto è accaduto in certe altre occasioni.
Il VEI (Vulcanic Explosivity Index) è usato per valutare la potenza delle eruzioni. Si parte dal valore 0 per le piccole attività, a livello 8 per 1000 chilometri cubi e superiore(!!).
Attualmente, si stima di conoscere ben 47 mega-eruzioni avvenute con la magnitudo 8 e superiore, avvenute in diverse centinaia di milioni di anni. La cosa è comunque da precisare maggiormente, perché, per varie ragioni, appare che ben 42 di esse siano avvenute negli ultimi 36 milioni di anni. Il che è preoccupante, visto che significa che questi fenomeni catastrofici, non sono così rari: non uno ogni 6-8 milioni di anni, dunque, ma uno ogni meno di un milione di anni! Il che da un punto di vista storico è ancora poca cosa, ma lo è eccome dal punto di vista biologico ed evolutivo. Tanto più se si considera che l'ultima di queste eruzioni fu quella del Lago Taupo, 26.500 anni fa, nella pur lontana Nuova Zelanda. Nell'Olocene, ovvero negli ultimi circa 10.000 anni, non sono state segnalate eruzioni simili, il che è una delle fortune dell'uomo 'moderno'. Ma ce ne sono state almeno 5 con magnitudo 7 e ben 58 eruzioni di tipo 'pliniano' e 13 formazioni di caldere, spesso senza identificazione certa della magnitudo. E questo, ovviamente, senza considerare i vulcani subacquei, ancora più difficili da valutare e noti sopratutto per gli tsunami che per le nubi ardenti e le ceneri.
L'eruzione del Pinatubo, del 1991, è un altro esempio da studiare attentamente. Questo vulcano, pur presente vicino alla base americana di Clark (aviazione) e al porto di Subic Bay, era ben poco studiato, visto che nelle ultime centinaia di anni non era stato protagonista di particolari attività. Nel giugno 1991, invece, esplose e buttò fuori circa 10 kmc di materiali. La mistura di polveri e di acido solforico eruttati e inviati nell'atmosfera, in quella che è l'unica eruzione magnitudo 6 del 20o secolo a parte un vulcano in Alaska del 1912, causò un raffreddamento globale di circa 0,4 C°, specie nell'emisfero settentrionale, assorbendo circa il 10% della luce usualmente destinata alla superficie terrestre. Questo raffreddamento durò circa 3 anni malgrado l'incremento della CO2 dovuto all'attività industriale umana; i livelli di ozono conobbero inoltre un pericoloso minimo a causa dell'aerosol di solfuri 'sparato' nell'atmosfera da questo terribile vulcano. La base di Clark venne abbandonata e Subic Bay lasciata ai Filippini. I danni furono enormi: quasi 1000 morti, quasi 800.000 capi di bestiame domestico uccisi, intere e rigoglosissime foreste distrutte.
Mentre l'eruzione del 1912, quella del Novarupta, avvenuta nella gelida Alaska, buttò fuori forse 15 kmc di materiali solo considerando le ceneri (più una quantità simile di lava e oltre 10 kmc di tufo!!), ma non uccise direttamente nessuno. Questa fu l'unica altra eruzione Magnitudo 6 del XX secolo, e fu relativamente benigna, per quel che se ne può capire e nonostante la mole degli eiecta.
Questo mentre l'eruzione del Tambora è stata con indice VEI-7: 4 volte la potenza del Krakatoa, ovvero 800 MT (pari a 16 bombe H tipo Tzar, l'ordigno più potente mai fatto esplodere), e ben 160 km3 di eiecta. La SO2 emessa dal vulcano causò un raffreddamento globale di quasi 1 C° e tanto bastò per produrre fenomeni che in molte località divennero 'estremi'. La SO2, infatti, è molto efficace nel respingere i raggi solari, e resta nell'atmosfera per anni, per questo finisce per superare l'effetto-serra che invece ha sia la CO2 che l'acqua vaporizzata, entrambe destinate a durare molto meno in aria, e quindi incapaci di contrastare il raffreddamento. Finché la SO2 non viene 'catturata' a sufficienza dal vapore acqueo, resta negli strati più alti dell'atmosfera, così come le particelle di cenere 'leggera'. Ecco perché il clima può cambiare drasticamente e per mesi, se non anni. Non solo: ma si pensa addirittura che fenomeni vulcanici estremi abbiano dato origine -o ampliato- le glaciazioni, cosa tutt'altro che sorprendente.
Un'altra super-eruzione vi fu in Corea attorno all'anno 1000 nel lago 'paradiso'.
Nella preistoria vi fu anche di peggio.. anche lasciando perdere le gigantesche catastrofi italiche (si pensi al lago di Bolsena, per dirne uno!), un'altra eruzione ben nota è quella del Monte Mazama. Attorno al 5.600 AC esplose con una potenza superiore di 42 volte rispetto a quella, ben nota e studiata, del mt. St Helens (detto anche, non casualmente, dagli indiani 'la signora del Fuoco', nel 1980), con circa 50 km3 di magma (uguale a circa 100 km3 di tephra, ovvero i 'prodotti finali' dell'eruzione).
Altre gigantesche eruzioni sono avvenute in Nuova Zelanda attorno al II secolo dopo Cristo nel lago Taupo (che ha una superficie di oltre 600 km2 ed è, per l'appunto, vulcanico!), ma quest'ultimo è stato teatro di circa 30 eruzioni negli ultimi 27.000 anni. Quella che lo ha generato è stata addirittura la più potente degli ultimi 70.000 anni, buttando fuori qualcosa come circa 530 kmc di magma (sottoforma di oltre 1.000 kmc di materiali vari, ceneri e colate piroclastiche).
Un'altra gigantesca esplosione fu quella di Thera, l'attuale Santorini. Questa catastrofe, spesso associata alla fine di Atlantide, è indicata come Magnitudo 7 (100 kmc).
MA, niente di questo batte l'eruzione tripla di Yellowstone, caldera sotto la quale esiste una camera magmatica che, in tempi recenti, è stata valutata avente dimensioni superiori a quelle prima previste, circa 80 km di lunghezza per 20 di larghezza, con un totale di circa 4.000 kmc di volume!!!
Delle tre principali eruzioni note, la prima 2,1 mln di anni fa, 'sparò fuori' 2.500 kmc di materiali; la seconda, 280 (1,3 mln di anni fa) e la terza, 640.000 anni fa, ne buttò fuori altri 1.000 kmc, solo considerando il materiale ignimbritico. Le ceneri arrivarono fino alla California e al Texas, tanto per intenderci.
Di quanto le mega-eruzioni esplosive siano devastanti (tecnicamente chiamate ultra-pliniane) c'é una dimostrazione scioccante: scavi paleontologici hanno riportato alla luce fossili di animali di grande taglia (rinoceronti ed equidi) uccisi, a quanto pare, dall'eruzione di un vulcano americano, distante oltre 1.000 km da quella località in Nebraska. E' successo oltre 10 milioni di anni fa, ma le ceneri hanno ricoperto tutto e conservato nel loro mortale abbraccio i resti di queste povere bestie.
Ma questo non sarebbe ancora completo, senza considerare Toba e la possibile azione di 'sterminio' della stessa razza umana, al punto da giustificare l'esistenza del 'collo di bottiglia'. Essendo avvenuto circa 70.000 anni fa, questo fenomeno non è studiabile con fonti storiche. Si stima comunque che abbia eiettato qualcosa come l'equivalente di 2.000-3.000 km3 di materiali, probabilmente 2800, di cui 800 di sole ceneri! Le ceneri caddero con spessori di circa 15 cm per tutta l'Asia meridionale. Secondo alcuni studiosi, questo fenomeno causò un raffreddamento del globo, già sottoposto ad una glaciazione, di ben 3-5°C. C'é chi dice che in realtà la caduta di temperatura fu solo di 1°C, altri la elevano addirittura a 15°C(!!!) ma al contempo, escludono che scatenò una vera e propria glaciazione. Secondo molti, questa è stata l'eruzione più potente degli ultimi 25 milioni di anni e ha formato un lago lungo circa 100 km con una minacciosa isola in mezzo (vedi sotto a sinistra, l'Occhio di Toba vi osserva!).
Questa eruzione ha dato origine a quello che i genetisti considerano il 'collo di bottiglia' attraverso cui è passato il genere umano, un 'collo' che avrebbe visto ridurre enormemente la popolazione umana, forse ad appena poche migliaia o centinaia di individui. Una specie di 'Adamo ed Eva', insomma, che ha ridotto la variabilità genetica del genere umano, che a tutt'oggi è estremamente 'compatto' e compatibile nonostante la millennaria diffusione in 5 continenti diversi e quindi distanze spaziali e temporali teoricamente sufficienti per la speciazione.
Che poi, lo stesso concetto del 'bottleneck', sarà VERO? Riflettiamoci un momento: oltre ai Sapiens moderni, c'erano anche i neandertalesi. Come mai loro non sparirono o si 'ridussero'? I neandertalesi tirarono avanti per quasi 50.000 anni dopo il 'collo di bottiglia', direi che se la cavarono piuttosto bene. Ci sono segni della loro 'decadenza numerica' dopo Toba? Mistero.
Poi c'é l'uomo di Flores (che abitava ... in zona), che appare essere una sorta di piccolo 'uomo', e secondo certe leggende esiste ancora in qualche remota foresta (e questo sarebbe persino confermato da alcune testimonianze occidentali che lo porrebbero tra uomo e bestia come aspetto, ma senza gli utensili che pure i floresiani veri hanno certamente usato, malgrado gli appena 380 cm3 di 'cilindrata' del loro cervello). Il Flores si sarebbe presumibilmente estinto meno di 20.000 anni fa.
Per chi crede in questa teoria del 'collo di bottiglia', tra 50 e 100 mila anni fa, vi fu un tempo in cui la popolazione umana cadde a non più di 10.000 effettivi. Però, è un fatto che l'Uomo di Flores non si estinse, e che in zone come l'India manufatti litici sono stati trovati, praticamente uguali, sia sopra che sotto lo strato di ceneri!
E in ogni caso, la popolazione umana si riprese presto, come dimostra la presenza degli australiani arcaici nel nuovissimo continente. Già, ma quando arrivarono questi australiani? Mistero. Ma ne riparleremo, perché è un argomento importante.
Lo splendido, freddo e terribile mondo dei giganti perduti
Il mondo moderno si è formato anche per le catastrofi ambientali che si sono verificate, con tanto di periodi di maggiori temperature e periodi più temperati. Tra il 1300 (o 1500, a seconda delle fonti) e circa il 1800, vi fu la cosiddetta 'piccola era glaciale'. A qualche secolo di clima caldo (al punto che la vite era coltivata in Inghilterra), seguì un periodo di freddo intenso, tanto che non raramente il mare gelava attorno ai porti dell'Europa centrale, e che il freddo e il gelo cominciarono ad essere rappresentati anche nell'arte, cosa che prima non era visibile! Queste epoche sono difficilmente spiegabili nella loro origine, ma fanno capire quanto sia delicato il mondo in cui viviamo, e quanto sia provvisoriamente stabile la sua identità come noi la conosciamo.
Non è affatto chiaro come mai le ere glaciali iniziano e finiscano, e cosa faccia oscillare così tanto il clima durante i secoli. E' l'attività del Sole che aumenta o diminuisce? La percentuale di CO2? Lo spostamento dell'asse terrestre? Non si sa bene, ma è chiaro che la nostra intera e pur potente società tecnologica può essere messa in crisi più o meno quanto le piccole comunità di cacciatori-raccoglitori umani della preistoria. Tanto più il pianeta è popolato, tanto peggio sarà. Anche se l'attività vulcanica è forse il pericolo maggiore, perché, a parte meteoriti, comete, supernove, attività solare 'strana' (incluse tempeste magnetiche capaci di mettere KO la nostra tecnologia), a parte eventi terrestri d'altro conto, mi pare una delle più ovvie e micidiali modalità in cui la Natura irrompe nell'ordine apparentemente costituito, cambiandolo e stravolgendolo senza alcuna pietà.
L'uomo moderno comparve e si diffuse nelle varie fasi dell'era glaciale conclusa (?) circa 10.000 anni fa. Già l'Africa era popolata da giganti, come gli elefanti e i rinoceronti, ippopotami e giraffe. All'epoca, come abbiamo visto prima, questa era una cosa comune in tutti, e dico tutti, i continenti!
Vi furono interglaciali caldi, al punto da trovare animali come i leoni alle latitudini di Londra, per esempio. Chi se lo aspetterebbe oggi?
E forse fa ancora più impressione che, andando a pesca 'a strascico' nel Mar del Nord, si tirino su ossa gigantesche. Proprio così: il fondale di quel mare, a tutt'oggi, è cosparso di ossa di mammuth! Non è incredibile, questa 'pesca di fossili'? Beh, è quel che Alberto Angela dimostrò anni fa in uno dei suoi documentari (della serie Passaggio a Nord Ovest IIRC). Forse non è nemmeno così sorprendente: con la glaciazione, il Mar del Nord, che è quasi tutto meno profondo di 100 metri, divenne una grande pianura ai piedi dei ghiacciai scozzesi, scandinavi e tedeschi. Una cosa impensabile adesso, non pensate? Immaginate cosa era l'Europa così 'arrangiata', nemmeno nella cartina geografica la si potrebbe riconoscere. Un ghiacciaio spesso come quelli dell'Antartide dalle Alpi in poi, e pianure estese tutt'attorno.
Ma non è nemmeno solo questo il problema: questa quantità d'acqua intrappolata causava anche, nel resto del mondo, un progressivo inaridimento, con il paradosso che il clima diventava caldo e tropicale proprio per tutti quei ghiacci, e la quantità d'acqua disponibile era così limitata, da rendere il terreno secco e vulnerabile. Se avete visto film degli anni '30, come 'Furore', noterete l'enorme quantità di polvere che si vedeva. Quella era stata causata da pratiche agricole sbagliate che distrussero largamente il terreno. Ma in Natura, durante le glaciazioni, un simile spettacolo non sarebbe stato insolito: tempeste di polvere e di sabbia erano decine di volte più comuni che adesso. La foresta pluviale e le relative creature soffrirono ovviamente di più, tanto che l'Amazzonia si trovava addirittura una vera savana che la divideva in più parti.
La sparizione dei ghiacciai fu determinata dall'aumento della temperatura (come questo sia accaduto, però, non è affatto chiaro!). Ma è la loro apparizione che sconcerta: l'Europa è uno dei continenti più piccoli, ed è quello con la maggiore 'termoregolazione' data dai suoi tanti mari. Come è possibile che sia formata una tale cupola di ghiaccio? La spiegazione che viene data è in genere, che la Corrente del Golfo, che funge da gigantesco nastro trasportatore di acqua calda (e anguille) fino al Nord Europa, sia stata bloccata da qualche fenomeno. Questo è anche quanto si sospetta per il periodo noto come Dryas, una specie di mini-ritorno della glaciazione con inaridimento del clima, avvenuta molte migliaia di anni fa. Più precisamente, circa 12.000 anni fa, il che si fa coincidere più o meno con la sparizione della cultura Clovis, ma è anche -incidentalmente!- la stessa data quando spariscono così tanti animali della megafauna nordamericana ed europea... ma perché accadde?
A quanto pare, i ghiacciai in ritirata avevano lasciata libera molta acqua, ma una volta che vennero meno le barriere di ghiaccio, un'enorme quantità di questa gelida sostanza venne liberata andando nell'Atlantico settentrionale e 'segando' la catena della corrente. Questo cortocircuitò il clima causando un periodo di terribile siccità e di tempeste di polvere e sabbia nel Nord America.
La temperatura si abbassò perentoriamente e con picchi incredibili nell'emisfero meridionale. Il mondo si stava riprendendo dal minimo di temperature glaciali, registrato circa 20.000 anni fa, con una progressione di estati più miti. Proprio queste causarono presumibilmente un tale accumulo di acqua libera, su uno dei laghi canadesi, che quando il ghiaccio che la tratteneva si sciolse, ne derivò una valanga di questo gelido liquido, che si riversò nei fiumi e poi, una volta nell'oceano, scese (l'acqua fredda è più densa) e bloccò la corrente del Golfo.
Di recente, nuovi studi hanno anche trovato un vasto campionario di nanodiamanti, formatisi presumibilmente per impatto meteoritico e indovinate un pò... esistono più o meno in contemporanea al 'giovane Dryas' (c'era stato anche un altro fenomeno antecedente, ma di minore forza), tanto da avere stabilito un'età dell'ordine dei 12.800 anni fa. E non stupirà nemmeno che l'ipotesi è stata subito confutata per mancanza di prove sufficienti. Suscita una certa ilarità che poi, i critici di quest'ipotesi dicano che la fauna americana era in declino tra 14.800 e 13.700 anni fa. Ma come, ci fanno 00 così dicendo che tutto è avvenuto in fretta, e poi le estinzioni le piazzano a seconda di come gli fa comodo, tra 15.000 e 10.000 anni fa? Ma dove sarebbe, dunque, la teoria della Blitzkrieg? Eppure nelle fonti si legge che le estinzioni avvennero sui 12-13.000 anni fa. Poi si 'aggiusta' a seconda delle esigenze, vero cari ipocriti? E il 'picco' di platino osservato nei ghiacci della Groenlandia, da dove viene? Dagli accampamenti esquimesi?
In ogni caso, il 'Giovane Dryas' durò circa 1.500 anni, e gli effetti furono drastici e importanti. In Groenlandia si stima che le temperature scesero di ben 15°C, e in Gran Bretagna di 5. Poi sparì nel giro di qualche decennio. Nel frattempo, in alcune zone del mondo era stata anche abbozzata l'agricoltura, forse perché gli uomini erano oramai spinti dall'esigenza di gestire al meglio quel poco che restava.
Gli uomini moderni entrarono in Europa molto prima di allora, dove trovarono un clima che, a seconda dei millenni, poteva essere mite come anche terribile. Ma trovarono anche duri competitori. C'erano leoni e orsi delle caverne, mammuth, e un loro cugino dimenticato da millenni: il Neanderthal. Questo ominide era comparso già da centinaia di migliaia di anni, ed era un esperto cacciatore di prede di grossa taglia. Non era per nulla stupido: il suo aspetto sarà stato un pò scimmiesco, ma la capacità del cervello era persino leggermente maggiore. Era diverso dagli uomini moderni, questo sì: era meno abile per la corsa prolungata (per la forma del bacino), era forte ma non aveva lo stesso grado di evoluzione culturale. E nondimeno, a differenza dei 'sapiens' moderni, molti neandertalesi seppellivano i propri morti (mentre a tutt'oggi vi sono culture che non lo fanno, specie i nomadi africani e le religioni orientali), e furono loro ad iniziare molte cose, quanto meno abbozzando concetti astratti, nonché linguaggi e altre caratteristiche che li avvicinano all'uomo moderno. Sarebbe un discorso molto lungo anche questo, a dire il vero.
Eppure, alla fine dei vari glaciali e interglaciali, furono i Sapiens moderni a restare padroni della scena, mentre il Neanderthal e gran parte della megafauna erano spariti per sempre. Come questo sia accaduto, è ancora oggetto di discussione.
Ma il Diluvio c'é stato?
Non nella forma estrema di cui parla la Bibbia, però sì, è successo qualcosa del genere.
Se la Bibbia riporta delle storie della Mesopotamia (come è ben noto, significa 'terra tra i due fiumi', il Tigri e l'Eufrate) oppure qualcos'altro di più antico, è difficile dire. Però considerate questo: quando i ghiacciai si sciolsero, alla fine dell'ultima era glaciale, una quantità incredibile di terre finì, semplicemente sott'acqua. Il mare si alzò di diverse decine di metri. Ora, prendete una cartina o Googleearth, e divertitevi a scoprire quanti dei mari attuali hanno una profondità diciamo, non superiore ai 50 metri. Il mondo vi apparirebbe diverso, se poteste considerarli 'terre emerse'. In Mediterraneo, per esempio, le secche di Kerkennah erano senz'altro emerse; il nord Adriatico lo era; il Mare del Nord, lo era quasi totalmente; e non soltanto questo: in Estremo Oriente, molti dei mari tra le isole maggiori (per esempio Indonesia, Malaysia ecc) erano all'epoca terre emerse su cui vivevano e transitavano uomini e bestie di ogni tipo. Messo tutto assieme, è qualcosa come diversi milioni di chilometri quadrati. In certe fasi dell'era glaciale, c'era talmente tanta acqua intrappolata nei ghiacci, da calare il livello del mare di circa 100 metri! Quando poi partivano gli 'interglaciali' caldi, alle volte la temperatura saliva più di oggi con le conseguenze facilmente immaginabili!
Non solo: per quanto sia poco noto, ad un certo punto lo stesso Mediterraneo, ritrovatosi mare chiuso e con un insufficiente apporto di piogge a causa del clima oramai diventato secco, era ridotto tanto a malpartito, da essersi quasi prosciugato!!! Pensate che estensione ha il Mediterraneo: circa 2,5 milioni di kmq. Il mondo dev'essere stato davvero molto diverso allora, con il livello degli oceani che a quel punto era probabilmente più alto di 10 metri, mentre nel bacino mediterraneo c'erano canyon profondi diversi chilometri! Questo accadde circa 5-6 milioni di anni fa, finché finalmente il Mediterraneo venne ri-allagato dall'apertura dello Stretto di Gibilterra, che tuttavia impiegò probabilmente circa un secolo prima di completare l'opera. Degna di nota è anche la constatazione, sorprendente, che nemmeno il flusso d'acqua di fiumi come il Nilo e il Po e migliaia di altri riuscì a tenere a livello il Mediterraneo, trasformandolo in una serie di 'pozze' ad alta salinità, quasi un 'mar Morto'. In fondo al Mediterraneo, per il solo riscaldamento adiabatico, la temperatura dev'essere stata prossima a quella dell'acqua in ebollizione, anche se nondimeno esistettero ugualmente un certo numero di animali e piante adattatisi ad essi. Questo è particolarmente vero per la parte orientale, dove l'afflusso di acqua dai fiumi rese possibile l'esistenza di un bacino d'acqua salmastra.
I bacini d'acqua, dolce o salata che sia, se sono interni rischiano sempre qualcosa, anche senza l'attività umana. Il Mar Nero, per esempio, ad un certo punto dev'essere stato molto più basso di oggi e forse oltre 5000 anni fa venne 'ricongiunto' dal Mediterraneo con una sorta di Diluvio (ma è solo un'ipotesi, non è chiaro se e come si sono svolte le cose, ad ogni modo leggetevi pure la storia completa).
Piuttosto, è una fortuna che il Mar Caspio sia ancora in salute o almeno, non così malmesso. Specialmente se si considera che il lago d'Aral, dal 1960 in poi, ha cominciato a sparire progressivamente a causa della deviazione delle acque per l'agricoltura, tanto che adesso è praticamente diventato un deserto salato, con grande scorno degli ecologisti di tutto il mondo. Qui, come si vede, non c'é nessun mistero né destino invisibile, solo una scelta di fondo troppo miope e 'sviluppista'. E dire che a suo tempo, da questo fertile lago (una sorta di Trasimeno centinaia di volte più grande) l'URSS prendeva circa il 15% del suo pesce. Adesso stanno cercando di migliorare le cose con la costruzione di dighe, e parziali successi sono stati ottenuti, ma chi sa se mai il lago tornerà come prima. Mai sottostimare l'idiozia dei burocrati e politici!
Ma nemmeno dare troppo la croce addosso ai comunisti. Il gigantesco lago che una volta sorgeva attorno a Città del Messico è stato totalmente asciugato nei decenni scorsi, per esempio. E cosa dire della distruzione del 70% delle foreste dell'Indonesia, e di simili scempi che accadono in Brasile, Congo e così via? Questa è pienamente colpa e responsabilità nostra, ma a chi importa? Non certo a Sting, che adesso difende la biodiversità del Chianti!
Se ne potrebbero dire molte altre, di cose, sulle catastrofi più o meno artificiali o naturali.
Una delle meno note cause di estinzioni sono le epidemie, per esempio. Un'altra è qualche 'provvidenziale' supernova. Ma sono eventi così impalpabili dal punto di vista paleontologico, che è difficile trattarli con la dovuta serietà. Anche se la fine triste di quasi la metà delle saiga il mese scorso, qualcosa potrebbe significare.
Quello che conta di sapere, però, è che l'uomo è UNA delle catastrofi che possono accadere alla vita sulla Terra, ma non è l'unica. E che adesso, con tutta la responsabilità che abbiamo, non possiamo né attribuirci tutte le colpe, né fare spalluce e fare quel che facciamo perché i mercati, la troika, la moda o quant'altro vogliono questo.
*****
Comunque sia, ogni catastrofe naturale ha portato la possibilità di 'cambiamenti'. Come e quando sono stati sfruttati, e sopratutto da chi e perché, è un altro discorso.
Si pensi solo a questo: l'eruzione del Pinatubo rilasciò miliardi di tonnellate di materiali, ma tra questi giova ricordare, relativamente ai soli metalli pesanti: 800.000 tonnellate di zinco, 600.000 di rame, 550.000 di cromo, 300.000 di nickel, 100.000 di piombo, 10.000 di arsenico, 1000 di cadmio e persino 800 di mercurio. Questo non conteggia le ceneri vulcaniche (vitali per le piante), ma anche così dà l'idea dell'importanza dei vulcani nel formare la crosta terrestre e le sue risorse. E del perché le popolazioni, animali, vegetali e umane, si ostinano ad abitarci vicino.
Non nella forma estrema di cui parla la Bibbia, però sì, è successo qualcosa del genere.
Se la Bibbia riporta delle storie della Mesopotamia (come è ben noto, significa 'terra tra i due fiumi', il Tigri e l'Eufrate) oppure qualcos'altro di più antico, è difficile dire. Però considerate questo: quando i ghiacciai si sciolsero, alla fine dell'ultima era glaciale, una quantità incredibile di terre finì, semplicemente sott'acqua. Il mare si alzò di diverse decine di metri. Ora, prendete una cartina o Googleearth, e divertitevi a scoprire quanti dei mari attuali hanno una profondità diciamo, non superiore ai 50 metri. Il mondo vi apparirebbe diverso, se poteste considerarli 'terre emerse'. In Mediterraneo, per esempio, le secche di Kerkennah erano senz'altro emerse; il nord Adriatico lo era; il Mare del Nord, lo era quasi totalmente; e non soltanto questo: in Estremo Oriente, molti dei mari tra le isole maggiori (per esempio Indonesia, Malaysia ecc) erano all'epoca terre emerse su cui vivevano e transitavano uomini e bestie di ogni tipo. Messo tutto assieme, è qualcosa come diversi milioni di chilometri quadrati. In certe fasi dell'era glaciale, c'era talmente tanta acqua intrappolata nei ghiacci, da calare il livello del mare di circa 100 metri! Quando poi partivano gli 'interglaciali' caldi, alle volte la temperatura saliva più di oggi con le conseguenze facilmente immaginabili!
Non solo: per quanto sia poco noto, ad un certo punto lo stesso Mediterraneo, ritrovatosi mare chiuso e con un insufficiente apporto di piogge a causa del clima oramai diventato secco, era ridotto tanto a malpartito, da essersi quasi prosciugato!!! Pensate che estensione ha il Mediterraneo: circa 2,5 milioni di kmq. Il mondo dev'essere stato davvero molto diverso allora, con il livello degli oceani che a quel punto era probabilmente più alto di 10 metri, mentre nel bacino mediterraneo c'erano canyon profondi diversi chilometri! Questo accadde circa 5-6 milioni di anni fa, finché finalmente il Mediterraneo venne ri-allagato dall'apertura dello Stretto di Gibilterra, che tuttavia impiegò probabilmente circa un secolo prima di completare l'opera. Degna di nota è anche la constatazione, sorprendente, che nemmeno il flusso d'acqua di fiumi come il Nilo e il Po e migliaia di altri riuscì a tenere a livello il Mediterraneo, trasformandolo in una serie di 'pozze' ad alta salinità, quasi un 'mar Morto'. In fondo al Mediterraneo, per il solo riscaldamento adiabatico, la temperatura dev'essere stata prossima a quella dell'acqua in ebollizione, anche se nondimeno esistettero ugualmente un certo numero di animali e piante adattatisi ad essi. Questo è particolarmente vero per la parte orientale, dove l'afflusso di acqua dai fiumi rese possibile l'esistenza di un bacino d'acqua salmastra.
I bacini d'acqua, dolce o salata che sia, se sono interni rischiano sempre qualcosa, anche senza l'attività umana. Il Mar Nero, per esempio, ad un certo punto dev'essere stato molto più basso di oggi e forse oltre 5000 anni fa venne 'ricongiunto' dal Mediterraneo con una sorta di Diluvio (ma è solo un'ipotesi, non è chiaro se e come si sono svolte le cose, ad ogni modo leggetevi pure la storia completa).
Piuttosto, è una fortuna che il Mar Caspio sia ancora in salute o almeno, non così malmesso. Specialmente se si considera che il lago d'Aral, dal 1960 in poi, ha cominciato a sparire progressivamente a causa della deviazione delle acque per l'agricoltura, tanto che adesso è praticamente diventato un deserto salato, con grande scorno degli ecologisti di tutto il mondo. Qui, come si vede, non c'é nessun mistero né destino invisibile, solo una scelta di fondo troppo miope e 'sviluppista'. E dire che a suo tempo, da questo fertile lago (una sorta di Trasimeno centinaia di volte più grande) l'URSS prendeva circa il 15% del suo pesce. Adesso stanno cercando di migliorare le cose con la costruzione di dighe, e parziali successi sono stati ottenuti, ma chi sa se mai il lago tornerà come prima. Mai sottostimare l'idiozia dei burocrati e politici!
Ma nemmeno dare troppo la croce addosso ai comunisti. Il gigantesco lago che una volta sorgeva attorno a Città del Messico è stato totalmente asciugato nei decenni scorsi, per esempio. E cosa dire della distruzione del 70% delle foreste dell'Indonesia, e di simili scempi che accadono in Brasile, Congo e così via? Questa è pienamente colpa e responsabilità nostra, ma a chi importa? Non certo a Sting, che adesso difende la biodiversità del Chianti!
Se ne potrebbero dire molte altre, di cose, sulle catastrofi più o meno artificiali o naturali.
Una delle meno note cause di estinzioni sono le epidemie, per esempio. Un'altra è qualche 'provvidenziale' supernova. Ma sono eventi così impalpabili dal punto di vista paleontologico, che è difficile trattarli con la dovuta serietà. Anche se la fine triste di quasi la metà delle saiga il mese scorso, qualcosa potrebbe significare.
Quello che conta di sapere, però, è che l'uomo è UNA delle catastrofi che possono accadere alla vita sulla Terra, ma non è l'unica. E che adesso, con tutta la responsabilità che abbiamo, non possiamo né attribuirci tutte le colpe, né fare spalluce e fare quel che facciamo perché i mercati, la troika, la moda o quant'altro vogliono questo.
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Comunque sia, ogni catastrofe naturale ha portato la possibilità di 'cambiamenti'. Come e quando sono stati sfruttati, e sopratutto da chi e perché, è un altro discorso.
Si pensi solo a questo: l'eruzione del Pinatubo rilasciò miliardi di tonnellate di materiali, ma tra questi giova ricordare, relativamente ai soli metalli pesanti: 800.000 tonnellate di zinco, 600.000 di rame, 550.000 di cromo, 300.000 di nickel, 100.000 di piombo, 10.000 di arsenico, 1000 di cadmio e persino 800 di mercurio. Questo non conteggia le ceneri vulcaniche (vitali per le piante), ma anche così dà l'idea dell'importanza dei vulcani nel formare la crosta terrestre e le sue risorse. E del perché le popolazioni, animali, vegetali e umane, si ostinano ad abitarci vicino.