26-8-17
Da qualche parte nel fronte Sud di Kursk.
I carri tedeschi di una divisione SS hanno oltrepassato le linee difensive sovietiche, con una serie di azioni violentissime, superando fossati controcarri, campi minati, bunker, fanteria e artiglieria nemica, nonché qualche carro sopraggiunto per aiutare le forze di presidio.
A quel punto, all'orizzonte appaiono due, tre, quattro puntini. Poi una decina, ma aumentano ancora. Distanza circa 1.000 metri. Sono circa 20 carri armati T-34. Si avvicinano con grande velocità.
La formazione tedesca si dispone per affrontarli. Sono circa 16 Panzer IV, 10 Panzer III e 4 Tiger, più 6 StuG III in appoggio, armati con cannoni lunghi. Dietro ci sono i semicingolati con le squadre di fanteria e i cannoni d'accompagnamento.
I Panzer vedono i carri sovietici avvicinarsi e sparare, spesso in movimento. Le granate cominciano a fischiare vicino alle torrette e ad esplodere vicino.
A quel punto i Panzer IV aprono il tiro attorno a circa 800 metri, con il loro cannone lungo da 75. Nel mentre i carri Panzer III, con il pezzo lungo, ma da 50 mm, ben poco possono fare in quelle condizioni, ma cercano di serrare a loro volta le distanze, e di porsi a lato dei carri nemici per colpirli meglio, mentre i russi si avvicinano. I Panzer IV aprono già dei vuoti nello schieramento sovietico. I carri T-34, nient'affatto invulnerabili ai colpi dei 75 lunghi, si fermano sferragliando e fumando. I loro colpi, malgrado il simile calibro (76 mm), raramente raggiungono i Panzer, ma altrettanto raramente riescono a causare qualche danno alle corazze tedesche se queste superano i 50-60 mm.
Ma in mezzo ai carri tedeschi 'normali' ci sono anche i quattro Tiger. Questi aprono il tiro con i pezzi da 88 mm, micidiali anche a lungo raggio. I carri sovietici, del tutto impotenti contro di loro, in quella pianura aperta non hanno scampo. Ogni tanto si fermano sferragliando, fumando e bruciando. Le torrette alle volte vengono lanciate a diversi metri d'altezza, quando i depositi interni esplodono.
A quel punto entrano in azione anche gli StuG, che si sono defilati un pò sui lati, per poter combattere meglio dato che non hanno la torretta mobile, così come non hanno un'arma adeguata i loro fratelli Panzer III, che quindi sono costretti anch'essi, ma per motivi diversi, ad evitare uno scontro troppo diretto. Gli StuG iniziano a sparare contro i T-34 e i loro pezzi da 75 non gli danno scampo, tirando sui fianchi meno protetti. Dopo diversi minuti di tiri micidiali quasi solo da una parte, i Tiger hanno eliminato almeno 10 T-34, mentre altri 6 sono stati distrutti o messi fuori uso dai carri Panzer III, IV e StuG. Alla fine, solo circa 4 T-34, la forza di un plotone, tornano da dove sono venuti quando erano cinque volte tanto. Le perdite tedesche sono state di un carro Panzer III, con un cingolo spezzato da un colpo da 76 mm, e un Panzer IV danneggiato e messo fuori uso da una granata che ha centrato la torretta, meno protetta dello scafo (per quanto sembri assurdo, ma evidentemente i limiti del Panzer IV erano stati raggiunti). Ma è riparabile, sia pure con più di un giorno di lavori. Raggiungono i T-34, almeno tre sono riparabili in breve tempo e più in generale circa la metà non è andata totalmente distrutta. Visto che uno è addirittura guidabile, pare che addirittura lo usino poi per trainare dietro il Panzer messo fuori uso.
Dopo questa battaglia che ha visto i sovietici perdere 16 preziosi T-34, i tedeschi hanno ancora operativi più o meno al pieno dell'efficienza 34 AFV sui 36 originali, ed entro un'ora al massimo torneranno a 35. Praticamente sono al 97% della potenza originale. Mentre i già pochi mezzi sovietici saranno costretti a ritirarsi, perché con appena 4 T-34 non si può sperare nulla, almeno finché non arriveranno almeno 10 volte tanto di carri amici per fermare i carristi nerocrociati.
La punta di lancia tedesca è riuscita a sfondare la resistenza sovietica e adesso può continuare secondo i piani, continuando la missione assegnatale. Una cosa di cui i sovietici dovranno tenere conto se vogliono fermare gli invasori prima che sfondino il saliente.
Adesso proviamo con i mezzi italiani.
Da qualche parte nel fronte Sud. La divisione corazzata delle Camicie Nere sta mandando la sua avanguardia nella linea del fronte. La forza corazzata, in quel momento, ha un totale di circa 30 carri e semoventi. Di nuovo, è un battaglione corazzato misto.
All'orizzonte appaiono due, tre, quattro mezzi. Non sembrano molti, ma poi ne arrivano circa una decina, e altri ancora spuntano poi. Nell'arco di pochissimo tempo, davanti agli italiani si stagliano circa 20 formidabili T-34.
Anche se sono solo 20 contro 30, in realtà come peso li superano: circa 600 tonnellate contro poco più di 400. Già questo dà l'idea: pesi piuma contro pesi massimi.
Eppure sono lì, e poco si può fare se non accettare battaglia.
A questo punto torniamo indietro di qualche ora. L'alba ha visto pesanti bombardamenti aerei e artigliereschi da entrambe le parti.
Il battaglione in questione ha avuto l'ordine di entrare in azione contro le difese di questo settore del saliente, dopo che i genieri e i bombardamenti d'artiglieria sono riusciti in qualche modo ad aprire le difese dei campi minati.
Inizialmente sono disponibili circa 40 mezzi corazzati: una compagnia ha i semoventi da 75/18, le altre due hanno i carri M. Per quanto se ne sa, si tratta di mezzi su base M15 e quindi con motore a benzina potenziato e in generale migliorati rispetto ai primi esponenti della famiglia, ma non in maniera sostanziale.
Sono disponibili circa 12 semoventi, circa 30 carri M e probabilmente almeno 3 carri comando simili ai semoventi ma senza cannone (sostituito da una mitragliatrice pesante).
Poi vanno all'attacco dei bunker e delle postazioni nemici. I proiettili arrivano da tutte le parti, in particolare spesso si tratta dei micidiali fuciloni sovietici, capaci di bucare senza troppe difficoltà i carri italiani nelle zone meno protette, specie i fianchi.
Inizialmente, i semoventi erano provvisti di un pieno di munizioni più altre extra normalmente non caricate. I pezzi da 75 hanno circa 44 colpi, ma se messi alle strette possono arrivare a 90-100 (come sia possibile, è difficile da dire dato che dopotutto è uno spazio estremamente angusto dove devono vivere tre uomini e un cannone).
In quella situazione ciascuno di essi aveva almeno 60 colpi, dunque un terzo in più del carico normale. Probabilmente ne avevano anche di più prima di entrare in combattimento diretto, forse li avevano sparati come tiri d'artiglieria a lungo raggio.
Ad ogni modo, la cosa che più interessa qui è il tipo di munizioni portate. Ciascuno di essi aveva almeno 30 proiettili controcarri: di questi 12 erano perforanti normali, ma c'erano anche 12 proiettili EP e infine esistevano altri 6 proiettili, che erano le nuovissime granate EPS, da pochi mesi entrate in produzione e certo poco diffuse a quel punto. In sostanza, i 12 semoventi avevano circa 720 colpi, di cui circa 360 perforanti, 72 di essi erano EPS e 144 EP. C'era un bel pò di munizioni per tutte le necessità, dunque. Poi c'erano ovviamente anche le munizioni dei rifornimenti, che peraltro, come sempre nel campo di battaglia, non sarebbero state facili da portare in prima linea.
Durante la battaglia i carri lasciarono per lo più il posto, in testa all'assalto, ai semoventi. Erano più adatti a funzionare in questo modo, più bassi, più potenti e più protetti. Spesso l'uso di bunker e postazioni protette faceva sì che il proiettile HE normale non funzionasse abbastanza bene, dato che era leggero e che il cannone aveva una scarsa velocità iniziale. Così veniva usato non di rado qualche tipo perforante.
I sovietici, però, non restarono in attesa del proiettile che li avrebbe mandati a trovare gli antenati. Sparavano con tutto quel che avevano. Un proiettile da 45 mm mise KO un semovente. Un altro invece, fu preso in pieno nei depositi di munizioni, ancora pieni, da un colpo arrivato nella zona bassa dello scafo da breve distanza. Il cingolato esplose andando perso con tutte le munizioni e probabilmente anche l'equipaggio a bordo.
Però l'attacco ebbe successo, anche se con due semoventi fuori uso. I carri dal canto loro tentarono di oltrepassare le difese nei punti più pericolosi, ma non ebbero tutto questo successo: da lungo raggio ebbero il tiro di diversi cannoni da 45 e uno da 76, tanto che due carri andarono distrutti e tre messi fuori uso.
Alla fine, la vittoria aveva costato caro, con 8 mezzi su circa 40 messi fuori uso: il 10% distrutto e il 10% messo KO dell'intera forza originaria.
Inoltre i soli semoventi avevano tirato complessivamente circa 250 colpi, di cui circa 50 erano EP e 30 AP per il tiro contro i bunker. Altri 50 proiettili erano andati distrutti per la perdita del semovente, e se non fosse abbastanza, il semovente messo fuori uso era stato riportato indietro senza scaricare le munizioni che aveva, apparentemente nemmeno le sei tipo EPS che aveva in dotazione e che avrebbero fatto comodo ai suoi camerati.
Questo lasciava la quantità di munizioni ridotta da oltre 700 a circa 380 totali. Di questi, quelli controcarri erano ridotti a circa 260, di cui presumibilmente circa 60 EPS, 80 EP e circa 90 AP.
La cosa non era drammatica, ma erano solo all'inizio. I mezzi di rifornimento, però, non poterono fare molto per aiutarli perché il tiro insistente dell'artiglieria sovietica lasciò il tempo solo di rifornire con circa 100 proiettili i semoventi, prima che i veicoli di rifornimento fossero costretti a ripiegare. Peggio che mai, di questi colpi solo circa 20 erano EP, gli altri erano HE normali.
Adesso la formazione dei semoventi aveva solo 10 mezzi, con una forza di circa 480 colpi, pari a 48 per veicolo, di cui tuttavia quelli controcarri erano solo 280, ovvero 28 per mezzo, e quelli EPS erano appena 60 in tutto.
Poi iniziarono ad avanzare, perché non c'era tempo per fare molto altro, dovendo sfruttare prima possibile questo successo locale, pagato piuttosto caro.
A quel punto andarono lungo il percorso previsto. Erano riusciti a fare appena qualche chilometro da lì, quando videro due delle autoblindo che li precedevano in fiamme.
Poco dopo capirono anche il perché. Questi mezzi, tra i componenti dello squadrone che li precedeva e che avevano anch'esse subito perdite durante l'operazione precedente, erano state prese sotto tiro dal fuoco preciso dei cannoni da 76 mm dei T-34.
Eccoli lì, gli autori del fattaccio. Erano soltanto in tre e si stagliavano orgogliosamente nella pianura, ad oltre 1 km di distanza.
Subito iniziò la battaglia contro questo piccolo plotone sovietico. Da una parte c'erano i carri T-34, dall'altra vennero direttamente impegnati i mezzi dell'ala sinistra italiana, dove c'erano i carri M di una compagnia e uno dei plotoni di semoventi.
Questi iniziarono il tiro contro i T-34, ma erano davvero lontani. Anche i T-34 erano un pò troppo lontani e non avevano il potere perforante sufficiente per eliminare i carri italiani e sopratutto, i semoventi su quel raggio La colpa era sopratutto delle munizioni molto scadenti che avevano, visto che le potenzialità balistiche erano molto buone, superiori ai pezzi analoghi alleati e italiani.
A quel punto i semoventi sparavano da fermi mentre la compagnia di carri M cercava di arrivare ai T-34 che erano più o meno immobili, ma stando attenti a non cadere in qualche trappola non vista, come i cacciatori di carri.
Lo scambio di colpi era micidiale, ed entrambi i contendenti riportarono molti centri. I semoventi utilizzati erano in superiorità numerica, ma non riuscirono a fare molto di più dei T-34. Però, in pochi minuti tirarono quasi tutte le munizioni EPS che avevano, per cercare di farli fuori da distanza elevata, e in aggiunta spararono anche le EP e persino le HE pur di danneggiarli in qualche modo. Ma da oltre 1 km la precisione lasciava a desiderare e così, di 15 preziosi colpi EPS, 18 EP e 10 HE lanciate, soltanto 1 delle prime e 2 delle seconde andarono a segno per certo. Ma tutto quel che riuscirono a fare fu mettere KO un carro armato e danneggiarne qualche altro. A loro volta i T-34 colpirono in pieno almeno un semovente, ma non riuscirono a metterlo fuori uso. Però convinsero almeno due di questi a sloggiare dalle loro posizioni, perché il tiro si era fatto troppo vicino, impedendogli per un pò di fare fuoco, proprio quando ci sarebbe stato più bisogno. Nel frattempo i carri M15 si avvicinavano. Un T-34 iniziò a sparargli, e poi gli altri seguirono mentre i semoventi continuavano a sparare. Ma questo non impedì ad un T-34 di centrare da 600 metri un M15 mettendolo KO e poi un altro seguì, prendendo fuoco, a circa 450 metri. Però gli M15 stavano oramai caricando e cominciarono da 400-300 metri a fermarsi e a sparare le granate AP, EP ed EPS contro i T-34. Questi non ressero molto la situazione, già uno era KO per via delle munizioni dei semoventi, adesso c'erano anche questi carri, e parecchi colpi andarono a segno su di loro. Uno dei T-34 venne messo KO, l'altro scappò, inseguito dai colpi di cannone. I tre T-34 avevano sparato complessivamente almeno 50 colpi di cannone, e colpito almeno 3 mezzi corazzati nemici, distruggendone uno, subendo a loro volta due perdite, mentre il terzo carro venne preso da circa 11 colpi da 75 e da 47 mm, eppure riuscì a scappare anche se un pò danneggiato, sopratutto da schegge interne e con due uomini leggermente feriti. Gli M15 non lo inseguirono, avevano altro da fare e comunque era troppo veloce, come ben era noto.
La battaglia era finita ed era stata sopratutto un contrattempo. Però era costata cara in termini di munizioni c/c proprio ora che servivano.
Come se non bastasse, un semovente ebbe un guasto alla trasmissione poco dopo e dovette essere fermato e portato nelle retrovie, usando uno dei carri comando come trattore visto che gli altri mezzi erano troppo pesanti per fare questo senza rompere la meccanica.
Un secondo semovente andò perduto poco dopo, per via di un attacco aereo da parte di alcuni Il-2. Il veicolo esplose in fiamme poco dopo avere incassato una raffica da 23 mm. Anche alcuni autocarri che seguivano la colonna iniziale vennero fermati dal tiro nemico e almeno 3 incendiati e 2 messi KO. Un carro M venne a sua volta messo fuori uso, ma i bersagli più importanti erano i semoventi. Intervennero alcuni Macchi 205 per cacciare via gli assalitori prima che fosse troppo tardi, e poi la colonna poté riprendere il viaggio. A quel punto erano andati perduti 2 semoventi e altri 2 danneggiati (KO) su 12, ovvero 1/3 del totale. Anche 8 carri erano andati KO, di cui 3 distrutti totalmente.
La forza d'urto totale era quindi ridotta a trenta veicoli: 22 M15 e 8 M42. C'erano anche alcuni altri mezzi corazzati, tra cui qualche carro comando e autoblindo, probabilmente anche alcuni autoprotetti tra i mezzi che seguivano i carri, ma questi in battaglia tendevano per forze di cose a restare indietro. Non pare che qui vi fossero autocannoni, del resto disperatamente necessari anche per le retrovie e la capacità di eseguire tiri antiaerei che molti di essi avevano, anzi erano nati basicamente sopratutto per questo.
Fu a quel punto che li videro. Due, tre, dieci, venti carri armati, che troneggiavano nella pianura.
A quel punto iniziò la battaglia.
I semoventi italiani si disposero al centro, mentre con i carri si cercava di costituire le ali della forza d'urto, che avrebbe attaccato il nemico cercando di disperderlo e confonderlo, grazie alla superiorità numerica che avevano gli italiani, l'unica arma che in effetti possedessero in quel momento.
I carri sovietici erano intervenuti per contenere l'espansione dei nemici dopo che riuscivano a passare le linee difensive statiche. Erano l'unità mobile di riserva, ma si trattava di piccoli numeri, tanto per dare problemi all'avanzata nemica prima di radunare le forze principali per la battaglia finale.
E adesso erano lì e non sembrava avessero voglia di andarsene. Sembravano un branco di bestie preistoriche che pascolavano nella pianura, ma non erano affatto erbivori pur essendo pachidermi.
I T-34 erano a circa mille metri, un pò meno di prima, quando i semoventi aprirono il fuoco, così come i sovietici. Gli equipaggi dei semoventi avevano la maggiore difficoltà nel trovare il bersaglio: le EP avevano una buona balistica se comparate alle EPS che erano molto più lente, anche se erano più aerodinamiche. Ma cosa aspettarsi da munizioni subsoniche?
Il tiro dei sovietici, invece era come al solito inficiato dalla scarsa penetrazione delle munizioni. Però erano più vicini, stavolta, e lo erano quel tanto che bastava per causare problemi seri ai semoventi italiani. La precisione era buona.
Circa 10-12 carri spararono direttamente ai semoventi, mentre i carri italiani, che si stavano avvicinando dai due lati, vennero ingaggiati solo da qualche T-34, quelli delle ali più esterne, roba di 2 o 3 mezzi per parte. Un plotone scarso, contro una compagnia.
I semoventi spararono tutto quel che potevano contro i loro avversari: finirono le poche EPS, tanto per cominciare. Queste ultime erano granate apparentemente entrate in produzione solo da qualche mese, per esempio ad El Alamein non c'erano, per cui ben poche erano state prodotte in così limitato tempo, per questo esse erano rare. Ad ogni modo perforavano per quel che se ne sa, appena 70 mm a 60°, che non era un capitale. La capacità di perforazione era praticamente ancora inferiore rispetto alla resistenza della corazza anteriore del T-34, almeno in teoria! E questa era la migliore delle munizioni italiane, da notarsi.
La battaglia durò diversi minuti. I T-34 misero a segno diversi colpi ma la maggior parte non riusciva a penetrare in maniera affidabile nei semoventi. Però non era piacevole. I semoventi colpirono i T-34 ma anche questi proiettili non funzionavano molto bene, difettavano di capacità di penetrazione, ma anche di precisione.
L'effetto netto fu comunque, che i T-34 subirono la perdita per incendio di uno dei loro, mentre altri due andarono KO a causa degli effetti di queste armi, e almeno altri due ebbero danni sensibili ma continuarono a combattere. Altri ancora non ebbero alcun danno vero nonostante avessero subito qualche colpo a segno. Probabilmente i semoventi riuscirono complessivamente a piazzare circa 10 proiettili a segno. Alle volte i carri che bersagliavano si spostavano un pò, qualche decina di metri. I semoventi facevano lo stesso quando la situazione era troppo pericolosa.
La reazione dei T-34 distrusse un semovente agli italiani, mentre altri tre andarono KO. Complessivamente almeno sette degli otto semoventi vennero colpiti, ma non tutti ebbero danni decisivi.
Nel frattempo, però, i carri italiani si avvicinavano. Una delle due compagnie si vide però sbarrare il passo dal tiro preciso di un T-34 particolarmente esperto. Da 800 metri era perfettamente possibile di perforare i carri M in maniera affidabile, spesso distruggendoli. Il T-34 ne mise KO uno da quella distanza, in effetti. Poi si ripeté in maniera spettacolare. Da 600 metri i proiettili erano più pericolosi e il coraggioso M15 esplose in fiamme dopo una penetrazione netta nello scafo. Però i carri M continuavano ad avanzare e infatti si trovarono ben presto sotto i 500 metri, e a quel punto cominciarono a sparare con tutto quel che avevano. Le munizioni EPS vennero usate qui con buon profitto se è vero che riuscirono a mettere KO ben tre T-34. Le munizioni EP risultarono comunque inefficaci o non sufficientemente letali, mentre i colpi AP, persino con i cannoni lunghi, non erano sufficienti contro le corazze frontali dei T-34, fallendo quasi sempre la penetrazione, usualmente rimbalzando nettamente.
A quel punto, però, anche i T-34 riuscirono a tirare con efficacia e distrussero o misero KO diversi altri M15. Uno prese fuoco, un altro andò KO e un terzo venne inizialmente disabilitato, ma poi colpito ancora e distrutto da fuoco ed esplosioni.
A quel punto, di 10 carri armati ne erano rimasti giusto la metà, alcuni dei quali danneggiati, mentre davanti a loro avevano ancora il grosso dei T-34 operativi. In quel momento, infatti, probabilmente erano disponibili ancora circa 14 T-34. A quel punto l'attacco si dimostrava fallimentare e anche insistendo, le probabilità diventavano proibitive e comunque sia, sarebbe stata una eventuale vittoria del tutto pirrica. Così i superstiti tornarono indietro, approfittando del fumo e della confusione.
Ma l'attacco aveva ancora possibilità di riuscita: dall'altra parte stava avvicinandosi l'altra compagnia, tra l'altro con ben 12 mezzi. Già, ma dove era la compagnia B? Non pervenuta. Era successo che i T-34 non erano schierati del tutto a caso. Lì vicino a loro c'era, a destra, un grosso fosso. Non è chiaro se fosse stato costruito appositamente, ma c'era. E i carri M non potevano attraversarlo, troppo profondo e con lati troppo alti. I T-34 erano ad appena 600 metri. Cento metri oltre, e i carri M avrebbero potuto fare qualche danno con le loro artiglierie. Ma forse non era un caso.
In compenso, mentre i carri M erano incerti su cosa fare per superare l'ostacolo, i T-34 come procedere lo sapevano benissimo: da circa 600 metri sparavano con grande precisione e potenza e i carri M in pratica non potevano rispondere. E così, uno dopo l'altro, non più di tre carri sovietici centrarono sette Carri M. Gli altri tornarono indietro, adesso che come dimensioni la loro compagnia era stata 'scalata' al livello dell'altra. Avevano reagito al fuoco quanto potevano, ma senza riuscire a perforare le corazze nemiche: tranne in un caso, un colpo nella parte inferiore della torretta, che venne messa KO dal colpo EP. Almeno altri 5 o 6 proiettili andarono a segno ma senza effetti apprezzabili. Il fatto è che quando hai già un proiettile che ha effetti appena superiori allo spessore della corazza e per giunta è di piccolo calibro, è chiaro che ha solo una ridotta energia residua quando entra dentro il bersaglio.
A quel punto l'attacco era stato respinto e i mezzi italiani tornarono dalle 'chiocce' semoventi, mentre i T-34 restavano ostinatamente padroni del campo. L'attacco fallito era costato 12 M15, mentre i T-34 avevano avuto KO solo 4 carri, nessuno dei quali distrutto. Avessero potuto gli altri M della compagnia avvicinarsi di più, forse i T-34 avrebbero dovuto levare le tende. Forse.
I semoventi, dal canto loro, avevano perso altri 4 dei loro, riducendosi a soli 4 veicoli operativi.
In tutto quando iniziarono a tirare, avevano a bordo circa 35 proiettili EPS e li usarono tutti nei primi due minuti di battaglia; seguirono anche altre munizioni: dei circa 85 proiettili EP, presenti assieme a circa 100 AP, ne tirarono non meno di 67. Inoltre spararono anche 15 AP e 24 HE. Questa montagna di proiettili ammontava a ben 141 colpi, lasciando solo, dei circa 400 colpi originari, solo 18 EP e 85 alquanto inutili AP, a parte quelle distrutte a bordo dei mezzi perduti.
In questa situazione di stallo, c'erano ancora circa 13 carri T-34 funzionanti (più o meno acciaccati) da una parte, e 10 carri M15 e 4 semoventi M42 dall'altra. La superiorità numerica originaria era stata del tutto erosa: in pratica gli italiani avevano finito per perdere circa il doppio dei mezzi nemici, pur usando al massimo la loro forza. Inoltre i sovietici, pur avendo sparato circa 300 colpi, avevano ancora circa altri 300 colpi AP disponibili. Più che sufficienti per regolare il conto con gli italiani, anche senza dover rifare rifornimento.
Peggio che mai, adesso erano proprio a corto di munizioni efficaci. In pratica non potevano più provare ad attaccare lo schieramento nemico.
A quel punto arrivarono degli aerei italiani: erano coraggiosi cacciabombardieri CR.42, una mezza dozzina, che attaccarono i T-34 con bombe e mitragliatrici. I T-34 non potevano difendersi con armi antiaeree perché non ne avevano. Però vicino a loro c'erano dei soldati armati con mitra e fucili, prima rimasti nascosti, che iniziarono a sparare per difenderli, mentre i T-34 facevano manovre varie per evitare di essere inquadrati dalle bombe italiane, nonché dalle pallottole perforanti delle mitragliatrici pesanti. I CR.42 erano simili, ma più potenti, agli Hs 123 già usati con successo come mezzi d'appoggio dalla LW. Nel mentre iniziavano anche i tiri di artiglieria da parte di una batteria divisionale da 100 e da parte di una da 75. Ma oramai era tardi per cambiare davvero le sorti del combattimento. I T-34, ad ogni modo, subirono danni dai bombardamenti: in tutto almeno tre carri vennero messi KO dal tiro dei CR.42 e altri ancora danneggiati. Meno male che c'era la fanteria che difese i carri sparando ai lenti biplani e costringedoli a non indugiare più di tanto nella loro azione.
I T-34 si allontanarono, ma restarono comunque in zona. E gli italiani lo sapevano. Il nemico non era adesso più visibile. Però gli italiani non erano nelle condizioni di potersene approfittare perché avrebbe potuto tornare in qualsiasi momento e loro non avevano più le armi per affrontarlo.
Inoltre, a quel punto anche la V-VS lanciò un altro attacco: dei cacciabombardieri La-5 attaccarono i mezzi italiani, ripagando con gli stessi mezzi l'azione italiana appena conclusa.
Ma nessun mezzo italiano venne messo KO né seriamente danneggiato.
Però a quel punto successe un disastro: i velivoli russi videro che c'era una colonna di mezzi che seguivano i carri. Erano circa 20 camion e mezzi protetti. A quel punto li attaccarono mitragliandoli. Due di questi avevano cannoni Breda da 20 mm per la difesa, ma in pratica ben poco poterono fare contro la squadriglia di velivoli sovietici: almeno 12 mezzi italiani andarono distrutti o (in soli 3 casi) messi fuori uso.
Quel che fu peggio, però, fu la sorte dei portamunizioni. Erano vicini alla coda del convoglio, piuttosto separati per evitare problemi reciproci. Ma nemmeno questo bastò. Uno venne incendiato da una raffica da 20 mm. Prese fuoco ed esplose. Il secondo mezzo era a circa 50 metri dal primo, ma venne raggiunto dalla pioggia di proiettili e schegge. Anche questo prese fuoco e scoppiò. L'ultimo camion era a circa 30 metri e anch'esso venne coinvolto dalle esplosioni. Gli equipaggi li avevano abbandonati sapendo bene cosa poteva succedere. Ed erano troppo pesanti per muoversi agevolmente fuoristrada, infatti stavano viaggiando per una stradina sterrata che seguiva la direttrice di avanzata della stessa unità corazzata.
In fumo, tra le altre cose, andarono altri 250 proiettili da 75 mm, di cui ben 108 EP e pure altri 12 EPS, per il resto erano solo HE. Solo un autocarro portamunizioni sopravvisse, ma aveva armi da fanteria (essenzialmente proiettili da mortaio).
La situazione era a quel punto insostenibile e i mezzi italiani superstiti dovetterono ritornare nelle retrovie, circa 2 km indietro, per evitare ulteriori attacchi visto che era una zona del tutto scoperta ed esposta ad azioni sui 360°, con un campo visivo di oltre 1 km in tutte le direzioni.
Il risultato fu quindi un bel pò diverso da quello che ottennero i tedeschi: la battaglia vide la perdita complessiva di 4 semoventi e 12 carri contro appena 7 sovietici. A questi ultimi si aggiunsero almeno 3 altri carri messi KO dagli attacchi aerei, ma anche così erano circa 10 più o meno ancora in efficienza e nessuno poté essere catturato dagli italiani.
Gli italiani si limitarono a tornare indietro portandosi i tre semoventi ancora utilizzabili anche se messi KO. Uno fu messo in condizioni di muovere, gli altri due però dovettero essere rimorchiati da altri mezzi, presumibilmente i carri comando superstiti. Si sa che anche un carro comando andò perso in battaglia, forse centrato dal tiro di un T-34.
I carri M15, sebbene avessero subito solo in cinque casi la completa distruzione (più probabilmente altri due casi in cui il carro è andato distrutto poi, perché ulteriormente fatto soggetto dal tiro dei sovietici), non vennero recuperati. Almeno cinque, e forse sette, vennero così lasciati indietro, così come il relitto del semovente e quello del carro comando.
La battaglia complessiva vide quindi la perdita italiana di 2 semoventi, un carro comando (non è sicurissimo), 10 carri M, contro circa 10 carri T-34 (di cui non più della metà incendiati o distrutti).
Nell'insieme, durante questi scontri gli italiani avevano perso totalmente 3 semoventi e 13 carri M (di cui almeno 8 totalmente distrutti), inoltre avevano avuto altri 4 semoventi e 5 carri KO.
In tutto ebbero tali perdite: 1 semovente distrutto per cannoni c/c da 45 mm; 1 per attacco aereo; 1 distrutto da carri.
2 carri M15 distrutti da cannoni c/c; 12 KO (almeno 6 distrutti totalmente e gli altri perduti) da carri nemici.
Tra le altre loro perdite accessorie, almeno 2 blindo, un carro comando, almeno 15 autocarri.
Altri mezzi invece persi solo temporaneamente: 1 semovente KO per cannoni c/c; 3 per carri nemici; 1 per guasto.
3 carri M per fuoco c/c e 1 per attacco aereo. 2 autocarri per attacco aereo.
Ignote, ma non troppo pesanti, le perdite umane.
I sovietici, a parte le perdite nelle linee sfondate, ebbero la distruzione o messa KO di almeno 12 carri T-34, anche se alla fine riuscirono a tornare padroni del campo di battaglia e riuscirono di conseguenza a riprendersi i carri (probabilmente circa la metà) non totalmente distrutti, e che certo gli italiani non erano riusciti a mettere in salvo nelle loro linee, visto che erano già troppo presi a salvare il loro materiale.
Il battaglione, con i suoi 42 carri e semoventi originali, in pratica perse gran parte della sua forza e per la fine della giornata aveva efficienti probabilmente solo 4 semoventi su 12 e 12 carri M sui 30 originari, per un totale di 16 mezzi ancora efficienti su 42. Gli altri 26 erano perdite, di cui ben 17 definitive (anche se probabilmente solo 10 o 12 erano stati sicuramente distrutti totalmente e gli altri sarebbero potuti essere recuperati se fosse stata conclusa diversamente la battaglia). Questo lasciava solo 25 mezzi su 42 ancora disponibili anche dopo le riparazioni, ovvero 9 semoventi (12) e 16 carri (su 30). Anche se fossero stati tutti rimessi in servizio per i giorni successivi, la forza non sarebbe stata probabilmente più del 60% del valore originario.
Questo significa questa battaglia, alla fin dei conti: chi riesce a fermare la strategia del nemico ha vinto anche se perde di più. In questo caso, però, la vittoria è stata univoca. I carri T-34 non avevano nessun bisogno di avvicinarsi, anzi era un problema serio per loro. Per questo, esattamente al contrario che con i tedeschi, sono rimasti a distanza e hanno sfruttato la gittata del cannone.
Inoltre viene fuori anche il problema della logistica: i deboli AFV italiani avevano bisogno di molti colpi per sopraffare il loro avversario, ma per farlo dovevano intaccare le loro scorte, specie dei migliori proiettili, e se poi non potevano rifornirsi in maniera affidabile dovevano mollare la presa e ritirarsi dalla scena.
Quanto alle munizioni EPS, va detto che oltre ad essere di efficacia marginale già nel tipo da 75 mm contro i T-34, figurarsi il calibro 47 mm. La disponibilità numerica non era certo enorme: fino all'anno prima erano rare le EP, e le EPS erano ancora peggio: probabilmente ve n'erano soltanto 2.000 esemplari disponibili per le armi da 75 mm e circa 3000 per quelle da 47 mm, oltre che per qualche altro calibro.E' plausibile perché erano appena entrate in servizio ufficialmente, per cui la quantità non poteva essere che limitata. Inoltre almeno una riserva strategica sarà stata necessaria per la logistica, come si vede dal fatto che alcune venivano portate dai camion portamunizioni distrutti.
In altre parole, la differenza di potenzialità tra i carri armati nemici ha reso possibili dei risultati drammaticamente diversi: dal 16:1 contro i tedeschi al 7:14 rimediato contro gli italiani, i T-34 hanno fatto un salto notevole in termini di efficacia, grazie sopratutto al potenziale della loro artiglieria. Tutto dipende, come in genere accade, da chi ce l'ha più lungo, non c'é niente da fare.
Da qualche parte nel fronte Sud di Kursk.
I carri tedeschi di una divisione SS hanno oltrepassato le linee difensive sovietiche, con una serie di azioni violentissime, superando fossati controcarri, campi minati, bunker, fanteria e artiglieria nemica, nonché qualche carro sopraggiunto per aiutare le forze di presidio.
A quel punto, all'orizzonte appaiono due, tre, quattro puntini. Poi una decina, ma aumentano ancora. Distanza circa 1.000 metri. Sono circa 20 carri armati T-34. Si avvicinano con grande velocità.
La formazione tedesca si dispone per affrontarli. Sono circa 16 Panzer IV, 10 Panzer III e 4 Tiger, più 6 StuG III in appoggio, armati con cannoni lunghi. Dietro ci sono i semicingolati con le squadre di fanteria e i cannoni d'accompagnamento.
I Panzer vedono i carri sovietici avvicinarsi e sparare, spesso in movimento. Le granate cominciano a fischiare vicino alle torrette e ad esplodere vicino.
A quel punto i Panzer IV aprono il tiro attorno a circa 800 metri, con il loro cannone lungo da 75. Nel mentre i carri Panzer III, con il pezzo lungo, ma da 50 mm, ben poco possono fare in quelle condizioni, ma cercano di serrare a loro volta le distanze, e di porsi a lato dei carri nemici per colpirli meglio, mentre i russi si avvicinano. I Panzer IV aprono già dei vuoti nello schieramento sovietico. I carri T-34, nient'affatto invulnerabili ai colpi dei 75 lunghi, si fermano sferragliando e fumando. I loro colpi, malgrado il simile calibro (76 mm), raramente raggiungono i Panzer, ma altrettanto raramente riescono a causare qualche danno alle corazze tedesche se queste superano i 50-60 mm.
Ma in mezzo ai carri tedeschi 'normali' ci sono anche i quattro Tiger. Questi aprono il tiro con i pezzi da 88 mm, micidiali anche a lungo raggio. I carri sovietici, del tutto impotenti contro di loro, in quella pianura aperta non hanno scampo. Ogni tanto si fermano sferragliando, fumando e bruciando. Le torrette alle volte vengono lanciate a diversi metri d'altezza, quando i depositi interni esplodono.
A quel punto entrano in azione anche gli StuG, che si sono defilati un pò sui lati, per poter combattere meglio dato che non hanno la torretta mobile, così come non hanno un'arma adeguata i loro fratelli Panzer III, che quindi sono costretti anch'essi, ma per motivi diversi, ad evitare uno scontro troppo diretto. Gli StuG iniziano a sparare contro i T-34 e i loro pezzi da 75 non gli danno scampo, tirando sui fianchi meno protetti. Dopo diversi minuti di tiri micidiali quasi solo da una parte, i Tiger hanno eliminato almeno 10 T-34, mentre altri 6 sono stati distrutti o messi fuori uso dai carri Panzer III, IV e StuG. Alla fine, solo circa 4 T-34, la forza di un plotone, tornano da dove sono venuti quando erano cinque volte tanto. Le perdite tedesche sono state di un carro Panzer III, con un cingolo spezzato da un colpo da 76 mm, e un Panzer IV danneggiato e messo fuori uso da una granata che ha centrato la torretta, meno protetta dello scafo (per quanto sembri assurdo, ma evidentemente i limiti del Panzer IV erano stati raggiunti). Ma è riparabile, sia pure con più di un giorno di lavori. Raggiungono i T-34, almeno tre sono riparabili in breve tempo e più in generale circa la metà non è andata totalmente distrutta. Visto che uno è addirittura guidabile, pare che addirittura lo usino poi per trainare dietro il Panzer messo fuori uso.
Dopo questa battaglia che ha visto i sovietici perdere 16 preziosi T-34, i tedeschi hanno ancora operativi più o meno al pieno dell'efficienza 34 AFV sui 36 originali, ed entro un'ora al massimo torneranno a 35. Praticamente sono al 97% della potenza originale. Mentre i già pochi mezzi sovietici saranno costretti a ritirarsi, perché con appena 4 T-34 non si può sperare nulla, almeno finché non arriveranno almeno 10 volte tanto di carri amici per fermare i carristi nerocrociati.
La punta di lancia tedesca è riuscita a sfondare la resistenza sovietica e adesso può continuare secondo i piani, continuando la missione assegnatale. Una cosa di cui i sovietici dovranno tenere conto se vogliono fermare gli invasori prima che sfondino il saliente.
Adesso proviamo con i mezzi italiani.
Da qualche parte nel fronte Sud. La divisione corazzata delle Camicie Nere sta mandando la sua avanguardia nella linea del fronte. La forza corazzata, in quel momento, ha un totale di circa 30 carri e semoventi. Di nuovo, è un battaglione corazzato misto.
All'orizzonte appaiono due, tre, quattro mezzi. Non sembrano molti, ma poi ne arrivano circa una decina, e altri ancora spuntano poi. Nell'arco di pochissimo tempo, davanti agli italiani si stagliano circa 20 formidabili T-34.
Anche se sono solo 20 contro 30, in realtà come peso li superano: circa 600 tonnellate contro poco più di 400. Già questo dà l'idea: pesi piuma contro pesi massimi.
Eppure sono lì, e poco si può fare se non accettare battaglia.
A questo punto torniamo indietro di qualche ora. L'alba ha visto pesanti bombardamenti aerei e artigliereschi da entrambe le parti.
Il battaglione in questione ha avuto l'ordine di entrare in azione contro le difese di questo settore del saliente, dopo che i genieri e i bombardamenti d'artiglieria sono riusciti in qualche modo ad aprire le difese dei campi minati.
Inizialmente sono disponibili circa 40 mezzi corazzati: una compagnia ha i semoventi da 75/18, le altre due hanno i carri M. Per quanto se ne sa, si tratta di mezzi su base M15 e quindi con motore a benzina potenziato e in generale migliorati rispetto ai primi esponenti della famiglia, ma non in maniera sostanziale.
Sono disponibili circa 12 semoventi, circa 30 carri M e probabilmente almeno 3 carri comando simili ai semoventi ma senza cannone (sostituito da una mitragliatrice pesante).
Poi vanno all'attacco dei bunker e delle postazioni nemici. I proiettili arrivano da tutte le parti, in particolare spesso si tratta dei micidiali fuciloni sovietici, capaci di bucare senza troppe difficoltà i carri italiani nelle zone meno protette, specie i fianchi.
Inizialmente, i semoventi erano provvisti di un pieno di munizioni più altre extra normalmente non caricate. I pezzi da 75 hanno circa 44 colpi, ma se messi alle strette possono arrivare a 90-100 (come sia possibile, è difficile da dire dato che dopotutto è uno spazio estremamente angusto dove devono vivere tre uomini e un cannone).
In quella situazione ciascuno di essi aveva almeno 60 colpi, dunque un terzo in più del carico normale. Probabilmente ne avevano anche di più prima di entrare in combattimento diretto, forse li avevano sparati come tiri d'artiglieria a lungo raggio.
Ad ogni modo, la cosa che più interessa qui è il tipo di munizioni portate. Ciascuno di essi aveva almeno 30 proiettili controcarri: di questi 12 erano perforanti normali, ma c'erano anche 12 proiettili EP e infine esistevano altri 6 proiettili, che erano le nuovissime granate EPS, da pochi mesi entrate in produzione e certo poco diffuse a quel punto. In sostanza, i 12 semoventi avevano circa 720 colpi, di cui circa 360 perforanti, 72 di essi erano EPS e 144 EP. C'era un bel pò di munizioni per tutte le necessità, dunque. Poi c'erano ovviamente anche le munizioni dei rifornimenti, che peraltro, come sempre nel campo di battaglia, non sarebbero state facili da portare in prima linea.
Durante la battaglia i carri lasciarono per lo più il posto, in testa all'assalto, ai semoventi. Erano più adatti a funzionare in questo modo, più bassi, più potenti e più protetti. Spesso l'uso di bunker e postazioni protette faceva sì che il proiettile HE normale non funzionasse abbastanza bene, dato che era leggero e che il cannone aveva una scarsa velocità iniziale. Così veniva usato non di rado qualche tipo perforante.
I sovietici, però, non restarono in attesa del proiettile che li avrebbe mandati a trovare gli antenati. Sparavano con tutto quel che avevano. Un proiettile da 45 mm mise KO un semovente. Un altro invece, fu preso in pieno nei depositi di munizioni, ancora pieni, da un colpo arrivato nella zona bassa dello scafo da breve distanza. Il cingolato esplose andando perso con tutte le munizioni e probabilmente anche l'equipaggio a bordo.
Però l'attacco ebbe successo, anche se con due semoventi fuori uso. I carri dal canto loro tentarono di oltrepassare le difese nei punti più pericolosi, ma non ebbero tutto questo successo: da lungo raggio ebbero il tiro di diversi cannoni da 45 e uno da 76, tanto che due carri andarono distrutti e tre messi fuori uso.
Alla fine, la vittoria aveva costato caro, con 8 mezzi su circa 40 messi fuori uso: il 10% distrutto e il 10% messo KO dell'intera forza originaria.
Inoltre i soli semoventi avevano tirato complessivamente circa 250 colpi, di cui circa 50 erano EP e 30 AP per il tiro contro i bunker. Altri 50 proiettili erano andati distrutti per la perdita del semovente, e se non fosse abbastanza, il semovente messo fuori uso era stato riportato indietro senza scaricare le munizioni che aveva, apparentemente nemmeno le sei tipo EPS che aveva in dotazione e che avrebbero fatto comodo ai suoi camerati.
Questo lasciava la quantità di munizioni ridotta da oltre 700 a circa 380 totali. Di questi, quelli controcarri erano ridotti a circa 260, di cui presumibilmente circa 60 EPS, 80 EP e circa 90 AP.
La cosa non era drammatica, ma erano solo all'inizio. I mezzi di rifornimento, però, non poterono fare molto per aiutarli perché il tiro insistente dell'artiglieria sovietica lasciò il tempo solo di rifornire con circa 100 proiettili i semoventi, prima che i veicoli di rifornimento fossero costretti a ripiegare. Peggio che mai, di questi colpi solo circa 20 erano EP, gli altri erano HE normali.
Adesso la formazione dei semoventi aveva solo 10 mezzi, con una forza di circa 480 colpi, pari a 48 per veicolo, di cui tuttavia quelli controcarri erano solo 280, ovvero 28 per mezzo, e quelli EPS erano appena 60 in tutto.
Poi iniziarono ad avanzare, perché non c'era tempo per fare molto altro, dovendo sfruttare prima possibile questo successo locale, pagato piuttosto caro.
A quel punto andarono lungo il percorso previsto. Erano riusciti a fare appena qualche chilometro da lì, quando videro due delle autoblindo che li precedevano in fiamme.
Poco dopo capirono anche il perché. Questi mezzi, tra i componenti dello squadrone che li precedeva e che avevano anch'esse subito perdite durante l'operazione precedente, erano state prese sotto tiro dal fuoco preciso dei cannoni da 76 mm dei T-34.
Eccoli lì, gli autori del fattaccio. Erano soltanto in tre e si stagliavano orgogliosamente nella pianura, ad oltre 1 km di distanza.
Subito iniziò la battaglia contro questo piccolo plotone sovietico. Da una parte c'erano i carri T-34, dall'altra vennero direttamente impegnati i mezzi dell'ala sinistra italiana, dove c'erano i carri M di una compagnia e uno dei plotoni di semoventi.
Questi iniziarono il tiro contro i T-34, ma erano davvero lontani. Anche i T-34 erano un pò troppo lontani e non avevano il potere perforante sufficiente per eliminare i carri italiani e sopratutto, i semoventi su quel raggio La colpa era sopratutto delle munizioni molto scadenti che avevano, visto che le potenzialità balistiche erano molto buone, superiori ai pezzi analoghi alleati e italiani.
A quel punto i semoventi sparavano da fermi mentre la compagnia di carri M cercava di arrivare ai T-34 che erano più o meno immobili, ma stando attenti a non cadere in qualche trappola non vista, come i cacciatori di carri.
Lo scambio di colpi era micidiale, ed entrambi i contendenti riportarono molti centri. I semoventi utilizzati erano in superiorità numerica, ma non riuscirono a fare molto di più dei T-34. Però, in pochi minuti tirarono quasi tutte le munizioni EPS che avevano, per cercare di farli fuori da distanza elevata, e in aggiunta spararono anche le EP e persino le HE pur di danneggiarli in qualche modo. Ma da oltre 1 km la precisione lasciava a desiderare e così, di 15 preziosi colpi EPS, 18 EP e 10 HE lanciate, soltanto 1 delle prime e 2 delle seconde andarono a segno per certo. Ma tutto quel che riuscirono a fare fu mettere KO un carro armato e danneggiarne qualche altro. A loro volta i T-34 colpirono in pieno almeno un semovente, ma non riuscirono a metterlo fuori uso. Però convinsero almeno due di questi a sloggiare dalle loro posizioni, perché il tiro si era fatto troppo vicino, impedendogli per un pò di fare fuoco, proprio quando ci sarebbe stato più bisogno. Nel frattempo i carri M15 si avvicinavano. Un T-34 iniziò a sparargli, e poi gli altri seguirono mentre i semoventi continuavano a sparare. Ma questo non impedì ad un T-34 di centrare da 600 metri un M15 mettendolo KO e poi un altro seguì, prendendo fuoco, a circa 450 metri. Però gli M15 stavano oramai caricando e cominciarono da 400-300 metri a fermarsi e a sparare le granate AP, EP ed EPS contro i T-34. Questi non ressero molto la situazione, già uno era KO per via delle munizioni dei semoventi, adesso c'erano anche questi carri, e parecchi colpi andarono a segno su di loro. Uno dei T-34 venne messo KO, l'altro scappò, inseguito dai colpi di cannone. I tre T-34 avevano sparato complessivamente almeno 50 colpi di cannone, e colpito almeno 3 mezzi corazzati nemici, distruggendone uno, subendo a loro volta due perdite, mentre il terzo carro venne preso da circa 11 colpi da 75 e da 47 mm, eppure riuscì a scappare anche se un pò danneggiato, sopratutto da schegge interne e con due uomini leggermente feriti. Gli M15 non lo inseguirono, avevano altro da fare e comunque era troppo veloce, come ben era noto.
La battaglia era finita ed era stata sopratutto un contrattempo. Però era costata cara in termini di munizioni c/c proprio ora che servivano.
Come se non bastasse, un semovente ebbe un guasto alla trasmissione poco dopo e dovette essere fermato e portato nelle retrovie, usando uno dei carri comando come trattore visto che gli altri mezzi erano troppo pesanti per fare questo senza rompere la meccanica.
Un secondo semovente andò perduto poco dopo, per via di un attacco aereo da parte di alcuni Il-2. Il veicolo esplose in fiamme poco dopo avere incassato una raffica da 23 mm. Anche alcuni autocarri che seguivano la colonna iniziale vennero fermati dal tiro nemico e almeno 3 incendiati e 2 messi KO. Un carro M venne a sua volta messo fuori uso, ma i bersagli più importanti erano i semoventi. Intervennero alcuni Macchi 205 per cacciare via gli assalitori prima che fosse troppo tardi, e poi la colonna poté riprendere il viaggio. A quel punto erano andati perduti 2 semoventi e altri 2 danneggiati (KO) su 12, ovvero 1/3 del totale. Anche 8 carri erano andati KO, di cui 3 distrutti totalmente.
La forza d'urto totale era quindi ridotta a trenta veicoli: 22 M15 e 8 M42. C'erano anche alcuni altri mezzi corazzati, tra cui qualche carro comando e autoblindo, probabilmente anche alcuni autoprotetti tra i mezzi che seguivano i carri, ma questi in battaglia tendevano per forze di cose a restare indietro. Non pare che qui vi fossero autocannoni, del resto disperatamente necessari anche per le retrovie e la capacità di eseguire tiri antiaerei che molti di essi avevano, anzi erano nati basicamente sopratutto per questo.
Fu a quel punto che li videro. Due, tre, dieci, venti carri armati, che troneggiavano nella pianura.
A quel punto iniziò la battaglia.
I semoventi italiani si disposero al centro, mentre con i carri si cercava di costituire le ali della forza d'urto, che avrebbe attaccato il nemico cercando di disperderlo e confonderlo, grazie alla superiorità numerica che avevano gli italiani, l'unica arma che in effetti possedessero in quel momento.
I carri sovietici erano intervenuti per contenere l'espansione dei nemici dopo che riuscivano a passare le linee difensive statiche. Erano l'unità mobile di riserva, ma si trattava di piccoli numeri, tanto per dare problemi all'avanzata nemica prima di radunare le forze principali per la battaglia finale.
E adesso erano lì e non sembrava avessero voglia di andarsene. Sembravano un branco di bestie preistoriche che pascolavano nella pianura, ma non erano affatto erbivori pur essendo pachidermi.
I T-34 erano a circa mille metri, un pò meno di prima, quando i semoventi aprirono il fuoco, così come i sovietici. Gli equipaggi dei semoventi avevano la maggiore difficoltà nel trovare il bersaglio: le EP avevano una buona balistica se comparate alle EPS che erano molto più lente, anche se erano più aerodinamiche. Ma cosa aspettarsi da munizioni subsoniche?
Il tiro dei sovietici, invece era come al solito inficiato dalla scarsa penetrazione delle munizioni. Però erano più vicini, stavolta, e lo erano quel tanto che bastava per causare problemi seri ai semoventi italiani. La precisione era buona.
Circa 10-12 carri spararono direttamente ai semoventi, mentre i carri italiani, che si stavano avvicinando dai due lati, vennero ingaggiati solo da qualche T-34, quelli delle ali più esterne, roba di 2 o 3 mezzi per parte. Un plotone scarso, contro una compagnia.
I semoventi spararono tutto quel che potevano contro i loro avversari: finirono le poche EPS, tanto per cominciare. Queste ultime erano granate apparentemente entrate in produzione solo da qualche mese, per esempio ad El Alamein non c'erano, per cui ben poche erano state prodotte in così limitato tempo, per questo esse erano rare. Ad ogni modo perforavano per quel che se ne sa, appena 70 mm a 60°, che non era un capitale. La capacità di perforazione era praticamente ancora inferiore rispetto alla resistenza della corazza anteriore del T-34, almeno in teoria! E questa era la migliore delle munizioni italiane, da notarsi.
La battaglia durò diversi minuti. I T-34 misero a segno diversi colpi ma la maggior parte non riusciva a penetrare in maniera affidabile nei semoventi. Però non era piacevole. I semoventi colpirono i T-34 ma anche questi proiettili non funzionavano molto bene, difettavano di capacità di penetrazione, ma anche di precisione.
L'effetto netto fu comunque, che i T-34 subirono la perdita per incendio di uno dei loro, mentre altri due andarono KO a causa degli effetti di queste armi, e almeno altri due ebbero danni sensibili ma continuarono a combattere. Altri ancora non ebbero alcun danno vero nonostante avessero subito qualche colpo a segno. Probabilmente i semoventi riuscirono complessivamente a piazzare circa 10 proiettili a segno. Alle volte i carri che bersagliavano si spostavano un pò, qualche decina di metri. I semoventi facevano lo stesso quando la situazione era troppo pericolosa.
La reazione dei T-34 distrusse un semovente agli italiani, mentre altri tre andarono KO. Complessivamente almeno sette degli otto semoventi vennero colpiti, ma non tutti ebbero danni decisivi.
Nel frattempo, però, i carri italiani si avvicinavano. Una delle due compagnie si vide però sbarrare il passo dal tiro preciso di un T-34 particolarmente esperto. Da 800 metri era perfettamente possibile di perforare i carri M in maniera affidabile, spesso distruggendoli. Il T-34 ne mise KO uno da quella distanza, in effetti. Poi si ripeté in maniera spettacolare. Da 600 metri i proiettili erano più pericolosi e il coraggioso M15 esplose in fiamme dopo una penetrazione netta nello scafo. Però i carri M continuavano ad avanzare e infatti si trovarono ben presto sotto i 500 metri, e a quel punto cominciarono a sparare con tutto quel che avevano. Le munizioni EPS vennero usate qui con buon profitto se è vero che riuscirono a mettere KO ben tre T-34. Le munizioni EP risultarono comunque inefficaci o non sufficientemente letali, mentre i colpi AP, persino con i cannoni lunghi, non erano sufficienti contro le corazze frontali dei T-34, fallendo quasi sempre la penetrazione, usualmente rimbalzando nettamente.
A quel punto, però, anche i T-34 riuscirono a tirare con efficacia e distrussero o misero KO diversi altri M15. Uno prese fuoco, un altro andò KO e un terzo venne inizialmente disabilitato, ma poi colpito ancora e distrutto da fuoco ed esplosioni.
A quel punto, di 10 carri armati ne erano rimasti giusto la metà, alcuni dei quali danneggiati, mentre davanti a loro avevano ancora il grosso dei T-34 operativi. In quel momento, infatti, probabilmente erano disponibili ancora circa 14 T-34. A quel punto l'attacco si dimostrava fallimentare e anche insistendo, le probabilità diventavano proibitive e comunque sia, sarebbe stata una eventuale vittoria del tutto pirrica. Così i superstiti tornarono indietro, approfittando del fumo e della confusione.
Ma l'attacco aveva ancora possibilità di riuscita: dall'altra parte stava avvicinandosi l'altra compagnia, tra l'altro con ben 12 mezzi. Già, ma dove era la compagnia B? Non pervenuta. Era successo che i T-34 non erano schierati del tutto a caso. Lì vicino a loro c'era, a destra, un grosso fosso. Non è chiaro se fosse stato costruito appositamente, ma c'era. E i carri M non potevano attraversarlo, troppo profondo e con lati troppo alti. I T-34 erano ad appena 600 metri. Cento metri oltre, e i carri M avrebbero potuto fare qualche danno con le loro artiglierie. Ma forse non era un caso.
In compenso, mentre i carri M erano incerti su cosa fare per superare l'ostacolo, i T-34 come procedere lo sapevano benissimo: da circa 600 metri sparavano con grande precisione e potenza e i carri M in pratica non potevano rispondere. E così, uno dopo l'altro, non più di tre carri sovietici centrarono sette Carri M. Gli altri tornarono indietro, adesso che come dimensioni la loro compagnia era stata 'scalata' al livello dell'altra. Avevano reagito al fuoco quanto potevano, ma senza riuscire a perforare le corazze nemiche: tranne in un caso, un colpo nella parte inferiore della torretta, che venne messa KO dal colpo EP. Almeno altri 5 o 6 proiettili andarono a segno ma senza effetti apprezzabili. Il fatto è che quando hai già un proiettile che ha effetti appena superiori allo spessore della corazza e per giunta è di piccolo calibro, è chiaro che ha solo una ridotta energia residua quando entra dentro il bersaglio.
A quel punto l'attacco era stato respinto e i mezzi italiani tornarono dalle 'chiocce' semoventi, mentre i T-34 restavano ostinatamente padroni del campo. L'attacco fallito era costato 12 M15, mentre i T-34 avevano avuto KO solo 4 carri, nessuno dei quali distrutto. Avessero potuto gli altri M della compagnia avvicinarsi di più, forse i T-34 avrebbero dovuto levare le tende. Forse.
I semoventi, dal canto loro, avevano perso altri 4 dei loro, riducendosi a soli 4 veicoli operativi.
In tutto quando iniziarono a tirare, avevano a bordo circa 35 proiettili EPS e li usarono tutti nei primi due minuti di battaglia; seguirono anche altre munizioni: dei circa 85 proiettili EP, presenti assieme a circa 100 AP, ne tirarono non meno di 67. Inoltre spararono anche 15 AP e 24 HE. Questa montagna di proiettili ammontava a ben 141 colpi, lasciando solo, dei circa 400 colpi originari, solo 18 EP e 85 alquanto inutili AP, a parte quelle distrutte a bordo dei mezzi perduti.
In questa situazione di stallo, c'erano ancora circa 13 carri T-34 funzionanti (più o meno acciaccati) da una parte, e 10 carri M15 e 4 semoventi M42 dall'altra. La superiorità numerica originaria era stata del tutto erosa: in pratica gli italiani avevano finito per perdere circa il doppio dei mezzi nemici, pur usando al massimo la loro forza. Inoltre i sovietici, pur avendo sparato circa 300 colpi, avevano ancora circa altri 300 colpi AP disponibili. Più che sufficienti per regolare il conto con gli italiani, anche senza dover rifare rifornimento.
Peggio che mai, adesso erano proprio a corto di munizioni efficaci. In pratica non potevano più provare ad attaccare lo schieramento nemico.
A quel punto arrivarono degli aerei italiani: erano coraggiosi cacciabombardieri CR.42, una mezza dozzina, che attaccarono i T-34 con bombe e mitragliatrici. I T-34 non potevano difendersi con armi antiaeree perché non ne avevano. Però vicino a loro c'erano dei soldati armati con mitra e fucili, prima rimasti nascosti, che iniziarono a sparare per difenderli, mentre i T-34 facevano manovre varie per evitare di essere inquadrati dalle bombe italiane, nonché dalle pallottole perforanti delle mitragliatrici pesanti. I CR.42 erano simili, ma più potenti, agli Hs 123 già usati con successo come mezzi d'appoggio dalla LW. Nel mentre iniziavano anche i tiri di artiglieria da parte di una batteria divisionale da 100 e da parte di una da 75. Ma oramai era tardi per cambiare davvero le sorti del combattimento. I T-34, ad ogni modo, subirono danni dai bombardamenti: in tutto almeno tre carri vennero messi KO dal tiro dei CR.42 e altri ancora danneggiati. Meno male che c'era la fanteria che difese i carri sparando ai lenti biplani e costringedoli a non indugiare più di tanto nella loro azione.
I T-34 si allontanarono, ma restarono comunque in zona. E gli italiani lo sapevano. Il nemico non era adesso più visibile. Però gli italiani non erano nelle condizioni di potersene approfittare perché avrebbe potuto tornare in qualsiasi momento e loro non avevano più le armi per affrontarlo.
Inoltre, a quel punto anche la V-VS lanciò un altro attacco: dei cacciabombardieri La-5 attaccarono i mezzi italiani, ripagando con gli stessi mezzi l'azione italiana appena conclusa.
Ma nessun mezzo italiano venne messo KO né seriamente danneggiato.
Però a quel punto successe un disastro: i velivoli russi videro che c'era una colonna di mezzi che seguivano i carri. Erano circa 20 camion e mezzi protetti. A quel punto li attaccarono mitragliandoli. Due di questi avevano cannoni Breda da 20 mm per la difesa, ma in pratica ben poco poterono fare contro la squadriglia di velivoli sovietici: almeno 12 mezzi italiani andarono distrutti o (in soli 3 casi) messi fuori uso.
Quel che fu peggio, però, fu la sorte dei portamunizioni. Erano vicini alla coda del convoglio, piuttosto separati per evitare problemi reciproci. Ma nemmeno questo bastò. Uno venne incendiato da una raffica da 20 mm. Prese fuoco ed esplose. Il secondo mezzo era a circa 50 metri dal primo, ma venne raggiunto dalla pioggia di proiettili e schegge. Anche questo prese fuoco e scoppiò. L'ultimo camion era a circa 30 metri e anch'esso venne coinvolto dalle esplosioni. Gli equipaggi li avevano abbandonati sapendo bene cosa poteva succedere. Ed erano troppo pesanti per muoversi agevolmente fuoristrada, infatti stavano viaggiando per una stradina sterrata che seguiva la direttrice di avanzata della stessa unità corazzata.
In fumo, tra le altre cose, andarono altri 250 proiettili da 75 mm, di cui ben 108 EP e pure altri 12 EPS, per il resto erano solo HE. Solo un autocarro portamunizioni sopravvisse, ma aveva armi da fanteria (essenzialmente proiettili da mortaio).
La situazione era a quel punto insostenibile e i mezzi italiani superstiti dovetterono ritornare nelle retrovie, circa 2 km indietro, per evitare ulteriori attacchi visto che era una zona del tutto scoperta ed esposta ad azioni sui 360°, con un campo visivo di oltre 1 km in tutte le direzioni.
Il risultato fu quindi un bel pò diverso da quello che ottennero i tedeschi: la battaglia vide la perdita complessiva di 4 semoventi e 12 carri contro appena 7 sovietici. A questi ultimi si aggiunsero almeno 3 altri carri messi KO dagli attacchi aerei, ma anche così erano circa 10 più o meno ancora in efficienza e nessuno poté essere catturato dagli italiani.
Gli italiani si limitarono a tornare indietro portandosi i tre semoventi ancora utilizzabili anche se messi KO. Uno fu messo in condizioni di muovere, gli altri due però dovettero essere rimorchiati da altri mezzi, presumibilmente i carri comando superstiti. Si sa che anche un carro comando andò perso in battaglia, forse centrato dal tiro di un T-34.
I carri M15, sebbene avessero subito solo in cinque casi la completa distruzione (più probabilmente altri due casi in cui il carro è andato distrutto poi, perché ulteriormente fatto soggetto dal tiro dei sovietici), non vennero recuperati. Almeno cinque, e forse sette, vennero così lasciati indietro, così come il relitto del semovente e quello del carro comando.
La battaglia complessiva vide quindi la perdita italiana di 2 semoventi, un carro comando (non è sicurissimo), 10 carri M, contro circa 10 carri T-34 (di cui non più della metà incendiati o distrutti).
Nell'insieme, durante questi scontri gli italiani avevano perso totalmente 3 semoventi e 13 carri M (di cui almeno 8 totalmente distrutti), inoltre avevano avuto altri 4 semoventi e 5 carri KO.
In tutto ebbero tali perdite: 1 semovente distrutto per cannoni c/c da 45 mm; 1 per attacco aereo; 1 distrutto da carri.
2 carri M15 distrutti da cannoni c/c; 12 KO (almeno 6 distrutti totalmente e gli altri perduti) da carri nemici.
Tra le altre loro perdite accessorie, almeno 2 blindo, un carro comando, almeno 15 autocarri.
Altri mezzi invece persi solo temporaneamente: 1 semovente KO per cannoni c/c; 3 per carri nemici; 1 per guasto.
3 carri M per fuoco c/c e 1 per attacco aereo. 2 autocarri per attacco aereo.
Ignote, ma non troppo pesanti, le perdite umane.
I sovietici, a parte le perdite nelle linee sfondate, ebbero la distruzione o messa KO di almeno 12 carri T-34, anche se alla fine riuscirono a tornare padroni del campo di battaglia e riuscirono di conseguenza a riprendersi i carri (probabilmente circa la metà) non totalmente distrutti, e che certo gli italiani non erano riusciti a mettere in salvo nelle loro linee, visto che erano già troppo presi a salvare il loro materiale.
Il battaglione, con i suoi 42 carri e semoventi originali, in pratica perse gran parte della sua forza e per la fine della giornata aveva efficienti probabilmente solo 4 semoventi su 12 e 12 carri M sui 30 originari, per un totale di 16 mezzi ancora efficienti su 42. Gli altri 26 erano perdite, di cui ben 17 definitive (anche se probabilmente solo 10 o 12 erano stati sicuramente distrutti totalmente e gli altri sarebbero potuti essere recuperati se fosse stata conclusa diversamente la battaglia). Questo lasciava solo 25 mezzi su 42 ancora disponibili anche dopo le riparazioni, ovvero 9 semoventi (12) e 16 carri (su 30). Anche se fossero stati tutti rimessi in servizio per i giorni successivi, la forza non sarebbe stata probabilmente più del 60% del valore originario.
Questo significa questa battaglia, alla fin dei conti: chi riesce a fermare la strategia del nemico ha vinto anche se perde di più. In questo caso, però, la vittoria è stata univoca. I carri T-34 non avevano nessun bisogno di avvicinarsi, anzi era un problema serio per loro. Per questo, esattamente al contrario che con i tedeschi, sono rimasti a distanza e hanno sfruttato la gittata del cannone.
Inoltre viene fuori anche il problema della logistica: i deboli AFV italiani avevano bisogno di molti colpi per sopraffare il loro avversario, ma per farlo dovevano intaccare le loro scorte, specie dei migliori proiettili, e se poi non potevano rifornirsi in maniera affidabile dovevano mollare la presa e ritirarsi dalla scena.
Quanto alle munizioni EPS, va detto che oltre ad essere di efficacia marginale già nel tipo da 75 mm contro i T-34, figurarsi il calibro 47 mm. La disponibilità numerica non era certo enorme: fino all'anno prima erano rare le EP, e le EPS erano ancora peggio: probabilmente ve n'erano soltanto 2.000 esemplari disponibili per le armi da 75 mm e circa 3000 per quelle da 47 mm, oltre che per qualche altro calibro.E' plausibile perché erano appena entrate in servizio ufficialmente, per cui la quantità non poteva essere che limitata. Inoltre almeno una riserva strategica sarà stata necessaria per la logistica, come si vede dal fatto che alcune venivano portate dai camion portamunizioni distrutti.
In altre parole, la differenza di potenzialità tra i carri armati nemici ha reso possibili dei risultati drammaticamente diversi: dal 16:1 contro i tedeschi al 7:14 rimediato contro gli italiani, i T-34 hanno fatto un salto notevole in termini di efficacia, grazie sopratutto al potenziale della loro artiglieria. Tutto dipende, come in genere accade, da chi ce l'ha più lungo, non c'é niente da fare.