L'estinzione della megafauna RELOAD
(14-5-017 3.58)
PAGINA UNDER COSTRUCTION.
Il tempo: tanti anni fa, nel 10.000 a.C. E anche un pò prima. Ma, se è per questo, anche un pò dopo. Il luogo: la Terra prima della civilità umana.
Una geografia difficile da riconoscere. Pianure immense che adesso sono sott'acqua, ma che allora univano la Britannia all'Europa. L'Adriatico quasi non esisteva. L'Australia, ad un certo punto, era quasi unita alla Nuova Guinea.
E la ragione erano gli immensi ghiacciai che imprigionavano miliardi di tonnellate d'acqua, tenendo il mare decine di metri sotto a quello che è adesso. Questa è la ragione per cui la faccia della Terra era così diversa da come è adesso, anche se da un punto di vista geologico, era solo una differenza cosmetica.
Però esistevano ambienti e creature che adesso sono persino difficili da immaginare, abitati da bizzarri esseri che adesso non si capisce nemmeno come si nutrissero di preciso.
Eppure gli uomini esistevano già da tempo immemorabile e si erano adattati a vivere a tutte le latitudini del globo. Non era facile vivere in questo pianeta azzurro, ma non c'era altro a disposizione, così come non c'é adesso. Avevano già inventato il fuoco, ma per la ruota, i metalli, il cavallo domestico e la scrittura, per questo il tempo avrebbe dovuto ancora venire. A dire il vero, non era stata nemmeno inventata l'agricoltura. Si viveva come veniva, giorno dopo giorno, di caccia e raccolta.
Un paradiso terrestre, forse. Ma certo, un mondo selvaggio e molto diverso da quello che viviamo adesso. Persino più difficile da vivere, di quello che si può trovare nelle savane africane ai giorni nostri, o persino in tempi storici.
La sparizione di decine di specie di grandi animali che all'epoca vivevano da dominatori, è stata una delle questioni più dibattute nella storia della paleontologia, nonché persino dell'archeologia e certo, della biologia, fin dalla fine del XIX secolo.
La scoperta di migliaia di ossa di questi giganti antidiluviani, nell'800, deve essere stata qualcosa di stupefacente per gli archeologi dell'epoca. Non bastavano i fossili dei tirannosauri e di altre creature chiaramente antichissime. C'erano questi colossi interrati che venivano fuori dappertutto. Dal Texas, dall'Alaska, dal Canada, dalla Florida. E poi nel Sud America, cose persino più stupefacenti sono venute alla luce del Sole ancora una volta, oltre dieci millenni dalla loro scomparsa.
In Europa c'era molto meno da trovare, ma era pur sempre molto più interessante di come era nei tempi storici.
In Siberia spuntavano zanne di enormi elefanti: come c'erano arrivati fin lì? E che sconcerto quando vennero scoperti animali simili in Nord America, e persino nell'estremo Sud del Nuovo Mondo.
E in Australia? All'improvviso, un continente che non sembrava abitato da nient'altro che da bizzarri mammiferi con il marsupio, diventava un altro terreno di scoperta per dissotterrare enormi antenati. All'improvviso si scopriva che gli antenati dei canguri erano altri quasi tre metri, che i parenti dei wombati erano pesanti quasi tre tonnellate, e che tra i coevi degli emu c'erano colossi pesanti due quintali.
E poi le mirabolanti scoperte delle isole: il Madagascar e i suoi giganteschi primati e uccelli elefante, e la Nuova Zelanda con i suoi Moa.
Insomma, una scoperta sensazionale dietro l'altra. Non era un fatto di enormi lucertoloni vissuti milioni di anni fa. Erano fossili 'freschi'. Ma freschi tanto da trovare ancora delle mummie congelate nei ghiacci siberiani.
Insomma, cosa ha distrutto l'enorme ricchezza di biodiversità in questi ultimi millenni?
Di sicuro, dall'era cristiana in poi, è stato l'uomo. Caccia, distruzione dell'ambiente, antropizzazione, inquinamento.
Negli ultimi 200 anni la cosa è stata ancora più grave: non soltanto le esigenze di tipo 'sussistenziale', ma uno spietato mercantilismo, che del resto non ha risparmiato nemmeno gli esseri umani. Il genocidio degli indiani delle Americhe, dei Tasmaniani, degli Aborigeni australiani è un tragico esempio, anche se la maggior parte di queste perdite immense è stata dovuta all'inconsapevole diffusione di malattie epidemiche: quando Cortes arrivò in Messico, l'impero atzeco ebbe fino al 90% di vittime per malattie. Si dice che prima della conquista spagnola vi vivessero ben 20 milioni di persone; il secolo dopo erano ridotti a un milione nonostante l'apporto europeo (!!!)
Ma per quel che riguarda gli animali, non c'é stata alcuna pietà, così come non ce n'é attualmente.
La cosa peggiore è stata la combinazione tra capitalismo e armi da fuoco. Gli elefanti e i rinoceronti non erano mai stati davvero minacciati nelle loro zone più importanti, anche se erano finiti estinti in aree relativamente periferiche. Ma il problema adesso è qualcos'altro, assolutamente irrazionale.
Come altro definire il commercio dei corni di rinoceronte? A che titolo si possono seriamente pagare 'a peso d'oro'? Non c'é una spiegazione. Sono afrodisiaci? Cazzata, ma comunque c'é il viagra. Sono anti-epiretici? Bah, ma ad ogni modo c'é l'aspirina.
Ma con questi prezzi, persino nell'oramai decaduto Sudafrica i rinoceronti vengono massacrati a migliaia. I rinoceronti bianchi meridionali erano in sicurezza fino a pochi anni fa, adesso non è più così. La sottospecie settentrionale è ridotta a un maschio e due femmine, in Kenya, guardati a vista 24h da uomini armati. Ma non è pazzesco?
Il commercio delle zanne d'elefante è ancora più pervasivo data la mole dei 'raccolti'. Funzionari corrotti danno armi ai bracconieri, che possono tenersi la carne mentre loro si pigliano le zanne. Pazzesco.
Ma anche più pazzesco è che sia i corni di rinoceronte che le zanne d'elefante sono fonti 'rinnovabili'. Ora che per esempio, la metà delle sottospecie di rinoceronti neri è estinta, quali corni taglieranno i miserabili bracconieri dell'Africa occidentale? Nazioni così corrotte che non sono state nemmeno capaci di salvare gli ultimi esemplari della specie locale, malgrado vi fossero dei piani per questo.
Ma mentre questa follia accade, spinta dal benessere della nuova classe borghese della Cina, siamo tentati di pensare che sia sempre stato così. Spiegando quindi le estinzioni preistoriche con criteri 'moderni', che il Sistema aveva fatto nel 10.000 aC quello che è successo al giorno d'oggi. Ma perché avrebbe dovuto essere così?
Eppure c'é gente come Martin e Flannery, che di fatto, l'hanno più o meno pensato.
Martin è stato il pensatore della teoria 'blitzkrieg'. In base alle conoscenze dell'epoca, ma sopratutto in base alle ideologie dell'epoca (ehi, erano all'incirca l'epoca degli hippies), la colpa era per forza degli uomini. Quello che accadeva all'epoca, sembrava che gli uomini l'avessero fatto sempre. Altrimenti la teoria di Martin non ha alcun senso.
Ma perché, per l'appunto, avrebbe dovuto essere così?
Due anni fa ho abbozzato questo ebook per trattare dell'estinzione della megafauna pleistocenica. Da allora non ho smesso di informarmi per cercare di capirci di più. E non è stato certo facile raccapezzarsi.
Devo confessare che di fatto, non ho idea di 'cosa' sia successo alla fine del pleistocene, talmente grave da devastare la megafauna (ma non solo quella) di quasi tutto il mondo. Non è facile, non c'é molto da essere lieti a doverlo dire, ma non è davvero semplice anche soltanto ipotizzare un modello teorico che spieghi questo tipo di estinzioni di massa.
Da un lato, basicamente, abbiamo le cause 'antropiche', o diciamo 'umaniste' al massacro di tutti questi animali. Esse si basano effettivamente su di un'obiezione notevole: dove gli uomini sono arrivati, nel loro diffondersi per tutto il globo, di lì a poco le estinzioni di decine di specie e spesso, di intere famiglie di animali, speciamente grandi mammiferi e uccelli, sono avvenute, anche con creature che erano in scena da decine di milioni di anni. Come è possibile, dunque, in base a questo semplice ragionamento, pensare che siano stati i 'cambiamenti ambientali' quando queste creature hanno resistito a innumerevoli epoche di raffreddamento e riscaldamento del pianeta, e sempre sono sopravvissute?
L'unico elemento 'nuovo' di questa situazione appare essere l'uomo. E quindi è lui, per sillogismo, il responsabile.
Dall'altra parte, peraltro, esiste la versione 'climatica'. Indubbiamente il periodo in cui queste specie sono sparite è stato un tempo di intensi cambiamenti climatici, con riscaldamento e raffreddamento del clima e notevoli variazioni della geografia e dell'habitat in numerose zone del pianeta. Per esempio, lo Yunger Dryas è stato indubbiamente un forte colpo di coda delle glaciazioni. Però lo YD non ha fatto quasi differenza, per quel che se ne sa, in Sud America, e non ha probabilmente avuto un enorme impatto nemmeno in Europa. Tanto meno in Australia, aggiungiamo.
Esiste un'altra teoria: la fine di questa megafauna è stata causata da un impatto cosmico, quindi questa è una teoria 'catastrofista'. La cosa è interessante, ma per adesso non è molto provata, quanto meno non c'é affatto un accordo nella comunità scientifica nel riconoscerlo, figurarsi nel dargli la responsabilità della fine di tanti animali. E non ci sono molte prove. A cominciare dalla mancanza del cratere d'impatto.
Poi vi sono altre teorie. Una è l'infezione portata da nuovi visitatori. Gli esseri umani, infatti, sono capitati con la loro massa di batteri e virus, che li usano come comodi vettori per le proprie esigenze. E' incredibile, ma nel nostro corpo abbiamo un numero di batteri che supera il totale delle cellule umane, un numero così elevato da essere considerato tra 3 e 10 volte il totale delle cellule 'umane' vere e proprie. Il numero più piccolo non deriva per giunta dalla riduzione numerica dei batteri, ma dall'aumento del numero delle cellule umane (già, perché non è affatto facile stabilre di quante cellule siamo fatti!). E questo per non parlare dei virus e di altre creature più o meno miniaturizzate, dai pidocchi agli acari, ai virus, ai vermi.
Per cui, è probabile che l'immigrazione per le Americhe, o l'Australia, abbia portato nuove malattie attaccate poi alle bestie che lì risiedevano, e che non avevano gli anticorpi appositi per salvarsi. Questa è una cosa che è successa davvero nelle Americhe con l'arrivo degli europei, e parliamo di esseri umani contro esseri umani, separati geneticamente forse da appena 10.000 anni di evoluzione.
Però le malattie di una specie non sono facilmente esportabili ad altre specie, e questo è maggiormente vero se si tratta di animali selvatici con cui c'é ben poco contatto.
Esiste anche la variante dell'estinzione indiretta, per esempio l'ambiente sarebbe stato massicciamente cambiato dagli uomini, devastando l'habitat, anche semplicemente appiccando incendi che poi hanno distrutto le foreste e le savane.
C'é molta follia in certe ricerche, ammettiamolo: c'é chi ha dichiarato che gli indiani d'America abbiano formato le pianure centrali con il fuoco, per aiutare i bisonti a prosperare (e poi cacciarli). Sarà vero? Addirittura c'é un lavoro recente che dice come il Sahara sia stato creato dai primi allevatori-raccoglitori umani. Pensa un pò a cosa si può credere. Eppure lo hanno scritto degli sghenziadi, mica il Mago Othelma.
Esiste anche un'altra teoria: la teoria della 'predazione di secondo ordine'. Ovvero, gli uomini hanno fatto ingresso nelle Americhe o in altri posti, hanno sterminato i predatori (così imparano a disturbare), e questo ha causato l'enorme esplosione numerica dei grandi erbivori, che poi hanno magnato a quattro ganasce la vegetazione e quando questa è scarseggiata, sò morti de fame.
Come non crederci.
Insomma, di teorie ce ne sono di tutti i gusti e per tutti i gusti. Quale scegliere come la più credibile?
Oltretutto, esiste anche la possibilità di combinare le teorie e ricavarci una serie di elementi per ottenere comunque il risultato desiderato. Lo sterminio della megafauna. Però non tutta: i mammuth e i mastodonti, i megateri e i gliptodonti sì, ma i bisonti no. E nemmeno tutta la megafauna era davvero 'mega', alle volte sembra più mesofauna. Tutti i cavalli nordamericani sì, per esempio. Ma i cervi e le alci no.
E sopratutto, NON un'estinzione globale, anzi.
Prendiamo i cavalli. Ci saranno stati forse, qualcosa come circa 10 specie di equini nelle Americhe. I cavalli esistono, nelle loro varie fasi evolutive, da milioni di anni. Sono animali scaltri, intelligenti, svegli, per nulla desiderosi di morire uccisi da predatori, così come nient'affatto decisi a morire per colpa dei cambiamenti climatici.
Eppure, circa 10.000 anni fa, 'qualcosa' è successo nelle Americhe. Qualcosa che ha fatto fuori TUTTI, e dico TUTTI, i cavalli lì presenti. Non se ne è salvato nemmeno uno. Eppure erano diverse specie, e la loro diffusione geografica partiva dall'Alaska e arrivava fino alla Patagonia. Come è possibile che milioni di animali diffusi a tutte le latitudini non siano riusciti, almeno in un piccolo numero, a salvarsi dal cataclisma, per poi riprodursi e ripopolare le zone perdute?
Eppure è successo, il che è davvero l'unico fatto certo. Pensate come sarebbe stata diversa la storia del mondo se i cavalli fossero sopravvissuti nelle Americhe e gli indigeni li avessero addomesticati. Magari chissà, l'Europa sarebbe stata invasa dagli Atzechi. Di sicuro non avrebbero scambiato gli europei per semi-divinità senza spesso nemmeno capire che un cavaliere è soltanto un uomo sopra ad un cavallo, anziché una sorta di 'minotauro'. Ed è davvero rimarchevole pensare a come i pre-colombiani abbiano potuto creare enormi e sofisticate civilità e società, pur non avendo un animale da fatica e da soma, che non fosse, nel migliore dei casi, un semplice lama. Cosa avrebbero potuto fare se avessero avuto il cavallo?
Gli indiani d'America, che hanno avuto più tempo per resistere agli europei, hanno fatto in tempo ad apprezzare i cavalli, e sono diventati spesso ottimi cavallerizzi. Del resto loro non erano un 'bersaglio grosso' per gli Europei. E non avevano ricchezze di oro e argento. E strano ma vero, resistettero, disorganizzati come erano, molto più e molto meglio all'attacco degli invasori occidentali (anzi, orientali, dal loro punto di vista!).
La conquista e la caduta degli imperi americani fu incredibilmente rapida e fatta da pochissimi uomini. Si dice che Pizarro, per esempio, fosse partito alla conquista dell'immenso impero Inca con appena 126 uomini. Un gruppo di avventurieri, che tuttavia colpirono il potere centrale dell'impero prima di essere identificati per quel che erano: una mortale minaccia per gli indigeni. In un certo senso, loro sono stati un pò quel che furono i Maori per i Moa.
Cosa ha estinto i cavalli americani? Questa è una grande domanda, e vista la versatilità che queste creature hanno, non è facile trovare una risposta. E' difficile, se non impossibile, pensare ad un cambiamento climatico tale, da affliggerli così tanto da ucciderli in tutte le zone dove essi prosperavano da milioni di anni.
Però è non meno difficile immaginare qualsiasi altra cosa, quale causa della loro fine.
Per quelli che propugnano la caccia: ma come è possibile che gli indiani avrebbero ucciso tutti i cavalli? Ma proprio tutti, TUTTI? La 'blitzkrieg' dei Clovis o simili energumeni? I cavalli esistevano anche in zone dove la cultura Clovis non è mai esistita.
Per quanto lento e sofferto, alla fine si sta compiendo un processo che ha richiesto decenni di dibattiti scientifici: la fine della teoria del Clovis First.
(14-5-017 3.58)
PAGINA UNDER COSTRUCTION.
Il tempo: tanti anni fa, nel 10.000 a.C. E anche un pò prima. Ma, se è per questo, anche un pò dopo. Il luogo: la Terra prima della civilità umana.
Una geografia difficile da riconoscere. Pianure immense che adesso sono sott'acqua, ma che allora univano la Britannia all'Europa. L'Adriatico quasi non esisteva. L'Australia, ad un certo punto, era quasi unita alla Nuova Guinea.
E la ragione erano gli immensi ghiacciai che imprigionavano miliardi di tonnellate d'acqua, tenendo il mare decine di metri sotto a quello che è adesso. Questa è la ragione per cui la faccia della Terra era così diversa da come è adesso, anche se da un punto di vista geologico, era solo una differenza cosmetica.
Però esistevano ambienti e creature che adesso sono persino difficili da immaginare, abitati da bizzarri esseri che adesso non si capisce nemmeno come si nutrissero di preciso.
Eppure gli uomini esistevano già da tempo immemorabile e si erano adattati a vivere a tutte le latitudini del globo. Non era facile vivere in questo pianeta azzurro, ma non c'era altro a disposizione, così come non c'é adesso. Avevano già inventato il fuoco, ma per la ruota, i metalli, il cavallo domestico e la scrittura, per questo il tempo avrebbe dovuto ancora venire. A dire il vero, non era stata nemmeno inventata l'agricoltura. Si viveva come veniva, giorno dopo giorno, di caccia e raccolta.
Un paradiso terrestre, forse. Ma certo, un mondo selvaggio e molto diverso da quello che viviamo adesso. Persino più difficile da vivere, di quello che si può trovare nelle savane africane ai giorni nostri, o persino in tempi storici.
La sparizione di decine di specie di grandi animali che all'epoca vivevano da dominatori, è stata una delle questioni più dibattute nella storia della paleontologia, nonché persino dell'archeologia e certo, della biologia, fin dalla fine del XIX secolo.
La scoperta di migliaia di ossa di questi giganti antidiluviani, nell'800, deve essere stata qualcosa di stupefacente per gli archeologi dell'epoca. Non bastavano i fossili dei tirannosauri e di altre creature chiaramente antichissime. C'erano questi colossi interrati che venivano fuori dappertutto. Dal Texas, dall'Alaska, dal Canada, dalla Florida. E poi nel Sud America, cose persino più stupefacenti sono venute alla luce del Sole ancora una volta, oltre dieci millenni dalla loro scomparsa.
In Europa c'era molto meno da trovare, ma era pur sempre molto più interessante di come era nei tempi storici.
In Siberia spuntavano zanne di enormi elefanti: come c'erano arrivati fin lì? E che sconcerto quando vennero scoperti animali simili in Nord America, e persino nell'estremo Sud del Nuovo Mondo.
E in Australia? All'improvviso, un continente che non sembrava abitato da nient'altro che da bizzarri mammiferi con il marsupio, diventava un altro terreno di scoperta per dissotterrare enormi antenati. All'improvviso si scopriva che gli antenati dei canguri erano altri quasi tre metri, che i parenti dei wombati erano pesanti quasi tre tonnellate, e che tra i coevi degli emu c'erano colossi pesanti due quintali.
E poi le mirabolanti scoperte delle isole: il Madagascar e i suoi giganteschi primati e uccelli elefante, e la Nuova Zelanda con i suoi Moa.
Insomma, una scoperta sensazionale dietro l'altra. Non era un fatto di enormi lucertoloni vissuti milioni di anni fa. Erano fossili 'freschi'. Ma freschi tanto da trovare ancora delle mummie congelate nei ghiacci siberiani.
Insomma, cosa ha distrutto l'enorme ricchezza di biodiversità in questi ultimi millenni?
Di sicuro, dall'era cristiana in poi, è stato l'uomo. Caccia, distruzione dell'ambiente, antropizzazione, inquinamento.
Negli ultimi 200 anni la cosa è stata ancora più grave: non soltanto le esigenze di tipo 'sussistenziale', ma uno spietato mercantilismo, che del resto non ha risparmiato nemmeno gli esseri umani. Il genocidio degli indiani delle Americhe, dei Tasmaniani, degli Aborigeni australiani è un tragico esempio, anche se la maggior parte di queste perdite immense è stata dovuta all'inconsapevole diffusione di malattie epidemiche: quando Cortes arrivò in Messico, l'impero atzeco ebbe fino al 90% di vittime per malattie. Si dice che prima della conquista spagnola vi vivessero ben 20 milioni di persone; il secolo dopo erano ridotti a un milione nonostante l'apporto europeo (!!!)
Ma per quel che riguarda gli animali, non c'é stata alcuna pietà, così come non ce n'é attualmente.
La cosa peggiore è stata la combinazione tra capitalismo e armi da fuoco. Gli elefanti e i rinoceronti non erano mai stati davvero minacciati nelle loro zone più importanti, anche se erano finiti estinti in aree relativamente periferiche. Ma il problema adesso è qualcos'altro, assolutamente irrazionale.
Come altro definire il commercio dei corni di rinoceronte? A che titolo si possono seriamente pagare 'a peso d'oro'? Non c'é una spiegazione. Sono afrodisiaci? Cazzata, ma comunque c'é il viagra. Sono anti-epiretici? Bah, ma ad ogni modo c'é l'aspirina.
Ma con questi prezzi, persino nell'oramai decaduto Sudafrica i rinoceronti vengono massacrati a migliaia. I rinoceronti bianchi meridionali erano in sicurezza fino a pochi anni fa, adesso non è più così. La sottospecie settentrionale è ridotta a un maschio e due femmine, in Kenya, guardati a vista 24h da uomini armati. Ma non è pazzesco?
Il commercio delle zanne d'elefante è ancora più pervasivo data la mole dei 'raccolti'. Funzionari corrotti danno armi ai bracconieri, che possono tenersi la carne mentre loro si pigliano le zanne. Pazzesco.
Ma anche più pazzesco è che sia i corni di rinoceronte che le zanne d'elefante sono fonti 'rinnovabili'. Ora che per esempio, la metà delle sottospecie di rinoceronti neri è estinta, quali corni taglieranno i miserabili bracconieri dell'Africa occidentale? Nazioni così corrotte che non sono state nemmeno capaci di salvare gli ultimi esemplari della specie locale, malgrado vi fossero dei piani per questo.
Ma mentre questa follia accade, spinta dal benessere della nuova classe borghese della Cina, siamo tentati di pensare che sia sempre stato così. Spiegando quindi le estinzioni preistoriche con criteri 'moderni', che il Sistema aveva fatto nel 10.000 aC quello che è successo al giorno d'oggi. Ma perché avrebbe dovuto essere così?
Eppure c'é gente come Martin e Flannery, che di fatto, l'hanno più o meno pensato.
Martin è stato il pensatore della teoria 'blitzkrieg'. In base alle conoscenze dell'epoca, ma sopratutto in base alle ideologie dell'epoca (ehi, erano all'incirca l'epoca degli hippies), la colpa era per forza degli uomini. Quello che accadeva all'epoca, sembrava che gli uomini l'avessero fatto sempre. Altrimenti la teoria di Martin non ha alcun senso.
Ma perché, per l'appunto, avrebbe dovuto essere così?
Due anni fa ho abbozzato questo ebook per trattare dell'estinzione della megafauna pleistocenica. Da allora non ho smesso di informarmi per cercare di capirci di più. E non è stato certo facile raccapezzarsi.
Devo confessare che di fatto, non ho idea di 'cosa' sia successo alla fine del pleistocene, talmente grave da devastare la megafauna (ma non solo quella) di quasi tutto il mondo. Non è facile, non c'é molto da essere lieti a doverlo dire, ma non è davvero semplice anche soltanto ipotizzare un modello teorico che spieghi questo tipo di estinzioni di massa.
Da un lato, basicamente, abbiamo le cause 'antropiche', o diciamo 'umaniste' al massacro di tutti questi animali. Esse si basano effettivamente su di un'obiezione notevole: dove gli uomini sono arrivati, nel loro diffondersi per tutto il globo, di lì a poco le estinzioni di decine di specie e spesso, di intere famiglie di animali, speciamente grandi mammiferi e uccelli, sono avvenute, anche con creature che erano in scena da decine di milioni di anni. Come è possibile, dunque, in base a questo semplice ragionamento, pensare che siano stati i 'cambiamenti ambientali' quando queste creature hanno resistito a innumerevoli epoche di raffreddamento e riscaldamento del pianeta, e sempre sono sopravvissute?
L'unico elemento 'nuovo' di questa situazione appare essere l'uomo. E quindi è lui, per sillogismo, il responsabile.
Dall'altra parte, peraltro, esiste la versione 'climatica'. Indubbiamente il periodo in cui queste specie sono sparite è stato un tempo di intensi cambiamenti climatici, con riscaldamento e raffreddamento del clima e notevoli variazioni della geografia e dell'habitat in numerose zone del pianeta. Per esempio, lo Yunger Dryas è stato indubbiamente un forte colpo di coda delle glaciazioni. Però lo YD non ha fatto quasi differenza, per quel che se ne sa, in Sud America, e non ha probabilmente avuto un enorme impatto nemmeno in Europa. Tanto meno in Australia, aggiungiamo.
Esiste un'altra teoria: la fine di questa megafauna è stata causata da un impatto cosmico, quindi questa è una teoria 'catastrofista'. La cosa è interessante, ma per adesso non è molto provata, quanto meno non c'é affatto un accordo nella comunità scientifica nel riconoscerlo, figurarsi nel dargli la responsabilità della fine di tanti animali. E non ci sono molte prove. A cominciare dalla mancanza del cratere d'impatto.
Poi vi sono altre teorie. Una è l'infezione portata da nuovi visitatori. Gli esseri umani, infatti, sono capitati con la loro massa di batteri e virus, che li usano come comodi vettori per le proprie esigenze. E' incredibile, ma nel nostro corpo abbiamo un numero di batteri che supera il totale delle cellule umane, un numero così elevato da essere considerato tra 3 e 10 volte il totale delle cellule 'umane' vere e proprie. Il numero più piccolo non deriva per giunta dalla riduzione numerica dei batteri, ma dall'aumento del numero delle cellule umane (già, perché non è affatto facile stabilre di quante cellule siamo fatti!). E questo per non parlare dei virus e di altre creature più o meno miniaturizzate, dai pidocchi agli acari, ai virus, ai vermi.
Per cui, è probabile che l'immigrazione per le Americhe, o l'Australia, abbia portato nuove malattie attaccate poi alle bestie che lì risiedevano, e che non avevano gli anticorpi appositi per salvarsi. Questa è una cosa che è successa davvero nelle Americhe con l'arrivo degli europei, e parliamo di esseri umani contro esseri umani, separati geneticamente forse da appena 10.000 anni di evoluzione.
Però le malattie di una specie non sono facilmente esportabili ad altre specie, e questo è maggiormente vero se si tratta di animali selvatici con cui c'é ben poco contatto.
Esiste anche la variante dell'estinzione indiretta, per esempio l'ambiente sarebbe stato massicciamente cambiato dagli uomini, devastando l'habitat, anche semplicemente appiccando incendi che poi hanno distrutto le foreste e le savane.
C'é molta follia in certe ricerche, ammettiamolo: c'é chi ha dichiarato che gli indiani d'America abbiano formato le pianure centrali con il fuoco, per aiutare i bisonti a prosperare (e poi cacciarli). Sarà vero? Addirittura c'é un lavoro recente che dice come il Sahara sia stato creato dai primi allevatori-raccoglitori umani. Pensa un pò a cosa si può credere. Eppure lo hanno scritto degli sghenziadi, mica il Mago Othelma.
Esiste anche un'altra teoria: la teoria della 'predazione di secondo ordine'. Ovvero, gli uomini hanno fatto ingresso nelle Americhe o in altri posti, hanno sterminato i predatori (così imparano a disturbare), e questo ha causato l'enorme esplosione numerica dei grandi erbivori, che poi hanno magnato a quattro ganasce la vegetazione e quando questa è scarseggiata, sò morti de fame.
Come non crederci.
Insomma, di teorie ce ne sono di tutti i gusti e per tutti i gusti. Quale scegliere come la più credibile?
Oltretutto, esiste anche la possibilità di combinare le teorie e ricavarci una serie di elementi per ottenere comunque il risultato desiderato. Lo sterminio della megafauna. Però non tutta: i mammuth e i mastodonti, i megateri e i gliptodonti sì, ma i bisonti no. E nemmeno tutta la megafauna era davvero 'mega', alle volte sembra più mesofauna. Tutti i cavalli nordamericani sì, per esempio. Ma i cervi e le alci no.
E sopratutto, NON un'estinzione globale, anzi.
Prendiamo i cavalli. Ci saranno stati forse, qualcosa come circa 10 specie di equini nelle Americhe. I cavalli esistono, nelle loro varie fasi evolutive, da milioni di anni. Sono animali scaltri, intelligenti, svegli, per nulla desiderosi di morire uccisi da predatori, così come nient'affatto decisi a morire per colpa dei cambiamenti climatici.
Eppure, circa 10.000 anni fa, 'qualcosa' è successo nelle Americhe. Qualcosa che ha fatto fuori TUTTI, e dico TUTTI, i cavalli lì presenti. Non se ne è salvato nemmeno uno. Eppure erano diverse specie, e la loro diffusione geografica partiva dall'Alaska e arrivava fino alla Patagonia. Come è possibile che milioni di animali diffusi a tutte le latitudini non siano riusciti, almeno in un piccolo numero, a salvarsi dal cataclisma, per poi riprodursi e ripopolare le zone perdute?
Eppure è successo, il che è davvero l'unico fatto certo. Pensate come sarebbe stata diversa la storia del mondo se i cavalli fossero sopravvissuti nelle Americhe e gli indigeni li avessero addomesticati. Magari chissà, l'Europa sarebbe stata invasa dagli Atzechi. Di sicuro non avrebbero scambiato gli europei per semi-divinità senza spesso nemmeno capire che un cavaliere è soltanto un uomo sopra ad un cavallo, anziché una sorta di 'minotauro'. Ed è davvero rimarchevole pensare a come i pre-colombiani abbiano potuto creare enormi e sofisticate civilità e società, pur non avendo un animale da fatica e da soma, che non fosse, nel migliore dei casi, un semplice lama. Cosa avrebbero potuto fare se avessero avuto il cavallo?
Gli indiani d'America, che hanno avuto più tempo per resistere agli europei, hanno fatto in tempo ad apprezzare i cavalli, e sono diventati spesso ottimi cavallerizzi. Del resto loro non erano un 'bersaglio grosso' per gli Europei. E non avevano ricchezze di oro e argento. E strano ma vero, resistettero, disorganizzati come erano, molto più e molto meglio all'attacco degli invasori occidentali (anzi, orientali, dal loro punto di vista!).
La conquista e la caduta degli imperi americani fu incredibilmente rapida e fatta da pochissimi uomini. Si dice che Pizarro, per esempio, fosse partito alla conquista dell'immenso impero Inca con appena 126 uomini. Un gruppo di avventurieri, che tuttavia colpirono il potere centrale dell'impero prima di essere identificati per quel che erano: una mortale minaccia per gli indigeni. In un certo senso, loro sono stati un pò quel che furono i Maori per i Moa.
Cosa ha estinto i cavalli americani? Questa è una grande domanda, e vista la versatilità che queste creature hanno, non è facile trovare una risposta. E' difficile, se non impossibile, pensare ad un cambiamento climatico tale, da affliggerli così tanto da ucciderli in tutte le zone dove essi prosperavano da milioni di anni.
Però è non meno difficile immaginare qualsiasi altra cosa, quale causa della loro fine.
Per quelli che propugnano la caccia: ma come è possibile che gli indiani avrebbero ucciso tutti i cavalli? Ma proprio tutti, TUTTI? La 'blitzkrieg' dei Clovis o simili energumeni? I cavalli esistevano anche in zone dove la cultura Clovis non è mai esistita.
Per quanto lento e sofferto, alla fine si sta compiendo un processo che ha richiesto decenni di dibattiti scientifici: la fine della teoria del Clovis First.