Incrociatori americani: la flotta che vinse la guerra (con fatica)
22-3-015
22-3-015
Le classi '203 millimetri'
Pensacola
I 2 incrociatori classe 'Pensacola' erano i primi 'Washington' americani. Iniziati nel 1926-27, varati nell'infausto 1929, completati nel 1929-30, arrivarono in leggero ritardo rispetto alle altre principali nazioni dell'epoca, del resto gli USA erano abbastanza lontani dalle zone di maggiore tensione. Fatto non di poco conto, inizialmente erano pensati per contrastare la classe 'Cavendish' inglese. Dopo il 1922, quando venne firmato il trattato di Washington, le cose divennero più chiare e si pretese un armamento di 203 mm, anche se inizialmente il dislocamento variava tra 5 e 10.000 t.
Dislocamento: 9.242-11.696 t; dimensioni 178,51x 19,89 x 5,93 m; 4 assi x 107.000 hp; 32,5 kt, 1.411-2.116 t, 10.000nm/15 kt.
Armi: 10x203/55 mm, 4x127/25 mm, 6x533 mm. 4 idro. 631 uomini.
Corazza: di progetto 773 t, poi modificata e in tutto, il 6% del dislocamento totale (probabilmente quello standard): cintura 64-102 mm (a centronave, zona macchine, 64 mm(2,5 in) tra 1,5 m sotto l.m. e alto fino al 2o ponte; 102 mm (4 in) alta solo fino al 3o ponte,sui lati del deposito prodiero, 89 mm per quello poppiero), ponte 45-25 mm (45 su depositi e 25 su macchine; oppure 40-60 lb/sq ft, ergo sui 25-38 mm, a seconda delle versioni), paratie 64-25 mm (64 alle estremità e 25 a mezzanave), barbette 19 mm, torri 64-19 mm (64 fronte, 25 lati, 51 tetto e 19 retro); depositi 102 mm lati (cintura per quello anteriore, 89 mm per il box che racchiudeva il deposito posteriore), 35 mm tetto (qui non è chiaro, ma probabilmente si tratta sempre del ponte corazzato principale). torrione 32 mm (1,25 in).
IZ: basicamente era assicurata solo contro il 127 mm a medio raggio, ma il controllo del tiro era abbastanza buono da poter combattere a forte distanza contro gli incrociatori leggeri col 152 mm, sconfiggendoli prima che si avvicinassero troppo.
Lo scafo era talmente ridotto che le torri triple vennero messe sulle barbette più alte perché sennò non c'era spazio, alle sottili estremità dello scafo. Navi così leggere, malgrado la lunghezza non trascurabile, che risultarono piuttosto fragili, instabili con movimenti rapidi e profondi di rollio, mentre i cannoni tripli quando sparavano potevano causare danni seri alla stessa struttura della nave. I cannoni antiaerei leggeri erano previsti, ma fatto non ben noto, il progetto di un'arma da 57 mm non venne mai concretizzato. Ecco perché sotto ai pezzi da 127 c'erano soltanto le mitragliatrici da 12,7. E non da subito.
Certo che i Pensacola non erano navi in sovrappeso per i dettami di Washington. Pur non essendo i primi incrociatori di questa categoria, non si può dire che fossero quelli più equilibrati. L'armamento era potentissimo, ma i cannoni pesanti in maniera spropositata (circa 20 ton l'uno), altro problema per una nave così palesemente inferiore alla stazza dovuta. La corazza era sufficiente giusto contro i cacciatorpediniere, e molto limitatamente, contro il 152 mm, mentre era estremamente debole contro il 203 mm. Però, anche così, i Pensacola riuscivano ad avere un'ottima autonomia, un motore più potente di oltre il 25% rispetto ai County, erano migliori come armamento pure del 25%, e la corazza protettiva verticale e per le torri era grandemente migliore di quella puramente antischegge degli incrociatori inglesi, benché quella orizzontale non fosse superiore e la stabilità e tenuta al mare forsero largamente inferiori. Nell'insieme erano navi, autonomia a parte, più adatte per operazioni in zone non molto lontane da casa e con mari abbastanza tranquilli, ma gli USA non hanno mari interni...
In definitiva si può dire che essi avessero protezione discreta per la zona macchine, con 64 mm laterali, e 25 mm (2,5 e 1 in rispettivamente) per il ponte. I depositi munizioni anteriori avevano 102 mm laterali esterni oppure 89 mm (3,5 in) interni, 45 (o 35 o 38 ?) superiori, paratie esterne di 64 mm, e interne (verso le macchine, apparentemente) di 25 mm. Questo fatto di possedere paratie interne nella struttura delle navi, tipica delle unità inglesi e americane, era senz'altro molto raccomandabile per navi che comunque non possedevano sufficiente corazzatura protettiva per evitare colpi a segno efficaci anche dentro la cittadella corazzata, poteva servire per evitare la propagazione di incendi dalle macchine ai depositi munizioni per esempio. Niente di simile era riscontrabile sui Dunquesne francesi, che avevano solo 30 mm di acciaio per torri e box munizioni, mentre i County possedevano uno scafo irrobustito (25 mm) nella zona macchine, erano OK per i depositi munizioni, scarsi ma migliori come ponte corazzato (sulla zona macchine/caldaie) delle unità americane, e passarono se non in vantaggio, quanto meno in condizioni di competere degnamente, quando ebbero (solo su alcuni) corazze di cintura (molto bassa) spesse 114 mm come retrofit. Come blindatura, i Pensacola, malgrado fossero poco corazzati, erano già assai simili ai Suffren francesi e ai Trento italiani; i primi erano teoricamente più provvisti di blindatura (a seconda della nave, progressivamente incrementata da 1000 a 1500 t circa). I secondi erano uniformi come corazza e possedevano una cittadella corazzata uniformemente, con un ponte corazzato sicuramente più spesso. Però la cintura corazzata era solo poco più robusta nella zona macchine (70 mm) e nei depositi era più sottile. Le torri e il torrione erano più blindati (fino a 100 mm). Nell'insieme i Pensacola non se la cavavano male, e con i loro 10 cannoni da 203 mm avrebbero potuto dare filo da torcere per chiunque li avesse sfidati, anche perché gli altri Washington di 1a generazione, inclusi i Trento (forse i più corazzati, malgrado tutto), erano comunque vulnerabili al tiro da 203 mm sul ponte e sopratutto, sulla cintura corazzata. Di fatto, contro i Trento i Pensacola erano un pò meno corazzati, ma la vera differenza è che la loro blindatura (depositi esclusi) era sopratutto buona entro il calibro da cacciatorpediniere, mentre i Trento erano sufficienti anche contro gli incrociatori pesanti. Ma entrambi potevano distruggersi a vicenda in uno scontro diretto.
In seguito i lanciasiluri vennero eliminati (tutto sommato poco male; i siluri americani erano terribilmente inaffidabili e per giunta, la loro produzione continuò a rilento persino nei primi anni di guerra) e aggiunte le mitragliere, 8x12,7 mm, poi rimosse per fare posto a 4 cannoni da 127/25 mm, mentre il Pensacola ebbe il radar CXAM nel 1940, un esordio eccezionale per l'epoca. Solo nel 1941 vennero installati 2 impianti quadrupli da 28 mm. Poi comparvero cannoni da 20 e 40 mm, e nuovi radar.
Il Pensacola venne coinvolto nella battaglia di Tassafaronga, il 30 novembre 1942, quando venne centrato da un siluro, tanto da restare in riparazione fino ad un anno dopo, con le riparazioni eseguite a P.Harbour, tra il 7-1 e novembre 1943. Combatté a Tarawa e infine, durante le azioni a Iwo Jima, venne colpito 6 volte dal tiro delle batterie costiere, subendo parecchie perdite, ma partecipando poi ad Okinawa e poi al rimpatrio veloce delle truppe americane. In seguito divenne un bersaglio per le bombe di Bikini, in particolare quello del 25 luglio 1946.
Inoltre il Salt Lake City (SLC) venne danneggiato durante la battaglia di Capo Esperance da 3 granate (11-10-42) e rimase 3 mesi in riparazione; poi arrivò la battaglia di Comandor Island (26-3-43) e subì danni seri (almeno 4 cannonate da 203) e rimase in riparazione a lungo, principalmente perché non raggiunse P.Harbour fino al 14 ottobre successivo!
Erano circa le 5.39 di quella mattina, quando le navi americane, principalmente il SLC e un incrociatore Omaha (il Richmond) videro comparire due incrociatori giapponesi, il Nachi e il Maya (oltre che il leggero Tama e vari caccia). Il Nachi aprì il fuoco da 19 km, ma incendiò uno dei suoi idrovolanti (incredibilmente, era un 'Rufe', lo Zero idrovolante!), e poi ebbe un'avaria grave all'impianto elettrico, restando KO per un pò con i cannoni bloccati. La flotta americana si ritirò inseguita dai giapponesi, ma alla 16a salva, alle 5.50, il SLC riuscì a beccare il Nachi, da 15 km, colpendo il torrione, uccidendo 11 uomini e ferendone 21, oltre a danneggiare i circuiti per la direzione tiro. Poi arrivò un colpo all'albero maestro, e uno alla piattaforma poppiera, danneggiando la zona dei lanciasiluri e uccidendo altri due uomini, ferendone 5 altri. Nell'inseguimento, il Nachi non mollò, mentre il Maya colpì alfine l'SLC con un proiettile su di una catapulta idrovolanti, uccidendo due marinai e distruggendo l'idrovolante. Colpi caduti vicino misero in avaria più volte il timone; poi un proiettile da 203 mm colpì ancora, a 21 km, non esplodendo ma allagando diversi compartimenti dopo essere passato tra il ponte principale e lo scafo a 1 metro di profondità.
Lasciandosi dietro i loro stessi cacciatorpediniere, i due incrociatori giapponesi aumentarono a 33 nodi inseguendo le navi americane in allontanamento e protette da cortine fumogene, ma ben più lente (meno di 30 nodi in quel momento). Vennero eseguiti diversi lanci di siluri, ma nessuno andò a segno, anche se uno passò vicinissimo all'SLC. Un colpo da 127 di un caccia americano colpì la torre A del Nachi, non esplose ma causò una vittima e un ferito, oltre al blocco di questa torre poco protetta. L'SLC, protetto dalle cortine nebbiogene, era continuamente bersagliato dai cannoni giapponesi, tanto che gli americani pensavano che il nemico avesse dei radar di tiro. Ad un certo punto i bruciatori delle caldaie smisero di funzionare, perché l'acqua di mare aveva contaminato le casse di nafta. I caccia americani erano pronti ad evacuare l'equipaggio, e uno di loro lo difese tirando anche 15 colpi al minuto per cannone. Alle 9 del mattino, questo caccia (l'USS Coghlan) venne colpito da un colpo da 203 provocando 5 vittime, poi vennero anche danneggiati il direttore tiro e le macchine di prua. Nondimeno, il caccia americano riuscì a colpire la plancia del Nachi con un proiettile da 127 mm. Nel frattempo l'SLC era riuscito a ripartire e continuava a sparare. Alle 9.12 la battaglia finì con entrambe le parti in ritirata, gli americani erano stati 'miracolati' dal timore giapponese di subire attacchi aerei e dall'elevato consumo di munizioni e di carburante. In oltre 3 ore di combattimento, l'SLC aveva tirato ben 832 colpi e colpito il Nachi almeno 3 volte, più 95 da 127 mm. Il Richmond aveva sparato solo 271 colpi da 152, i caccia, più vicini, ne spararono molti di più: Bailey 482, Coghlan 750(!), Dale 728, Monaghan 235, oltre a un totale di 5 siluri. Il Nachi aveva tirato 707 colpi da 203 e 276 da 127, più 16 siluri(!), il Maya addirittura 904 colpi da 203, 9 da 127 e 8 siluri da 610 mm. Due incrociatori leggeri giapponesi (Tama e Abukuma) poco più di 100 totali, e una manciata di colpi dai caccia, rimasti indietro rispetto agli incrociatori pesanti. In tutto, i giapponesi avevano lanciato ben 43 siluri, ma non avevano messo a segno alcuno di essi. Gli americani tornarono alla loro base ancora abbastanza indenni, malgrado tutto (SM 11/06).
Entrambe le navi di questa classe, per quanto vecchie, sopravvissero e vennero usate come bersagli per i test di Bikini, anche se sopravvissero (con gravi danni) altri due anni prima di essere affondati come bersagli nel 1948.
Pensacola
I 2 incrociatori classe 'Pensacola' erano i primi 'Washington' americani. Iniziati nel 1926-27, varati nell'infausto 1929, completati nel 1929-30, arrivarono in leggero ritardo rispetto alle altre principali nazioni dell'epoca, del resto gli USA erano abbastanza lontani dalle zone di maggiore tensione. Fatto non di poco conto, inizialmente erano pensati per contrastare la classe 'Cavendish' inglese. Dopo il 1922, quando venne firmato il trattato di Washington, le cose divennero più chiare e si pretese un armamento di 203 mm, anche se inizialmente il dislocamento variava tra 5 e 10.000 t.
Dislocamento: 9.242-11.696 t; dimensioni 178,51x 19,89 x 5,93 m; 4 assi x 107.000 hp; 32,5 kt, 1.411-2.116 t, 10.000nm/15 kt.
Armi: 10x203/55 mm, 4x127/25 mm, 6x533 mm. 4 idro. 631 uomini.
Corazza: di progetto 773 t, poi modificata e in tutto, il 6% del dislocamento totale (probabilmente quello standard): cintura 64-102 mm (a centronave, zona macchine, 64 mm(2,5 in) tra 1,5 m sotto l.m. e alto fino al 2o ponte; 102 mm (4 in) alta solo fino al 3o ponte,sui lati del deposito prodiero, 89 mm per quello poppiero), ponte 45-25 mm (45 su depositi e 25 su macchine; oppure 40-60 lb/sq ft, ergo sui 25-38 mm, a seconda delle versioni), paratie 64-25 mm (64 alle estremità e 25 a mezzanave), barbette 19 mm, torri 64-19 mm (64 fronte, 25 lati, 51 tetto e 19 retro); depositi 102 mm lati (cintura per quello anteriore, 89 mm per il box che racchiudeva il deposito posteriore), 35 mm tetto (qui non è chiaro, ma probabilmente si tratta sempre del ponte corazzato principale). torrione 32 mm (1,25 in).
IZ: basicamente era assicurata solo contro il 127 mm a medio raggio, ma il controllo del tiro era abbastanza buono da poter combattere a forte distanza contro gli incrociatori leggeri col 152 mm, sconfiggendoli prima che si avvicinassero troppo.
Lo scafo era talmente ridotto che le torri triple vennero messe sulle barbette più alte perché sennò non c'era spazio, alle sottili estremità dello scafo. Navi così leggere, malgrado la lunghezza non trascurabile, che risultarono piuttosto fragili, instabili con movimenti rapidi e profondi di rollio, mentre i cannoni tripli quando sparavano potevano causare danni seri alla stessa struttura della nave. I cannoni antiaerei leggeri erano previsti, ma fatto non ben noto, il progetto di un'arma da 57 mm non venne mai concretizzato. Ecco perché sotto ai pezzi da 127 c'erano soltanto le mitragliatrici da 12,7. E non da subito.
Certo che i Pensacola non erano navi in sovrappeso per i dettami di Washington. Pur non essendo i primi incrociatori di questa categoria, non si può dire che fossero quelli più equilibrati. L'armamento era potentissimo, ma i cannoni pesanti in maniera spropositata (circa 20 ton l'uno), altro problema per una nave così palesemente inferiore alla stazza dovuta. La corazza era sufficiente giusto contro i cacciatorpediniere, e molto limitatamente, contro il 152 mm, mentre era estremamente debole contro il 203 mm. Però, anche così, i Pensacola riuscivano ad avere un'ottima autonomia, un motore più potente di oltre il 25% rispetto ai County, erano migliori come armamento pure del 25%, e la corazza protettiva verticale e per le torri era grandemente migliore di quella puramente antischegge degli incrociatori inglesi, benché quella orizzontale non fosse superiore e la stabilità e tenuta al mare forsero largamente inferiori. Nell'insieme erano navi, autonomia a parte, più adatte per operazioni in zone non molto lontane da casa e con mari abbastanza tranquilli, ma gli USA non hanno mari interni...
In definitiva si può dire che essi avessero protezione discreta per la zona macchine, con 64 mm laterali, e 25 mm (2,5 e 1 in rispettivamente) per il ponte. I depositi munizioni anteriori avevano 102 mm laterali esterni oppure 89 mm (3,5 in) interni, 45 (o 35 o 38 ?) superiori, paratie esterne di 64 mm, e interne (verso le macchine, apparentemente) di 25 mm. Questo fatto di possedere paratie interne nella struttura delle navi, tipica delle unità inglesi e americane, era senz'altro molto raccomandabile per navi che comunque non possedevano sufficiente corazzatura protettiva per evitare colpi a segno efficaci anche dentro la cittadella corazzata, poteva servire per evitare la propagazione di incendi dalle macchine ai depositi munizioni per esempio. Niente di simile era riscontrabile sui Dunquesne francesi, che avevano solo 30 mm di acciaio per torri e box munizioni, mentre i County possedevano uno scafo irrobustito (25 mm) nella zona macchine, erano OK per i depositi munizioni, scarsi ma migliori come ponte corazzato (sulla zona macchine/caldaie) delle unità americane, e passarono se non in vantaggio, quanto meno in condizioni di competere degnamente, quando ebbero (solo su alcuni) corazze di cintura (molto bassa) spesse 114 mm come retrofit. Come blindatura, i Pensacola, malgrado fossero poco corazzati, erano già assai simili ai Suffren francesi e ai Trento italiani; i primi erano teoricamente più provvisti di blindatura (a seconda della nave, progressivamente incrementata da 1000 a 1500 t circa). I secondi erano uniformi come corazza e possedevano una cittadella corazzata uniformemente, con un ponte corazzato sicuramente più spesso. Però la cintura corazzata era solo poco più robusta nella zona macchine (70 mm) e nei depositi era più sottile. Le torri e il torrione erano più blindati (fino a 100 mm). Nell'insieme i Pensacola non se la cavavano male, e con i loro 10 cannoni da 203 mm avrebbero potuto dare filo da torcere per chiunque li avesse sfidati, anche perché gli altri Washington di 1a generazione, inclusi i Trento (forse i più corazzati, malgrado tutto), erano comunque vulnerabili al tiro da 203 mm sul ponte e sopratutto, sulla cintura corazzata. Di fatto, contro i Trento i Pensacola erano un pò meno corazzati, ma la vera differenza è che la loro blindatura (depositi esclusi) era sopratutto buona entro il calibro da cacciatorpediniere, mentre i Trento erano sufficienti anche contro gli incrociatori pesanti. Ma entrambi potevano distruggersi a vicenda in uno scontro diretto.
In seguito i lanciasiluri vennero eliminati (tutto sommato poco male; i siluri americani erano terribilmente inaffidabili e per giunta, la loro produzione continuò a rilento persino nei primi anni di guerra) e aggiunte le mitragliere, 8x12,7 mm, poi rimosse per fare posto a 4 cannoni da 127/25 mm, mentre il Pensacola ebbe il radar CXAM nel 1940, un esordio eccezionale per l'epoca. Solo nel 1941 vennero installati 2 impianti quadrupli da 28 mm. Poi comparvero cannoni da 20 e 40 mm, e nuovi radar.
Il Pensacola venne coinvolto nella battaglia di Tassafaronga, il 30 novembre 1942, quando venne centrato da un siluro, tanto da restare in riparazione fino ad un anno dopo, con le riparazioni eseguite a P.Harbour, tra il 7-1 e novembre 1943. Combatté a Tarawa e infine, durante le azioni a Iwo Jima, venne colpito 6 volte dal tiro delle batterie costiere, subendo parecchie perdite, ma partecipando poi ad Okinawa e poi al rimpatrio veloce delle truppe americane. In seguito divenne un bersaglio per le bombe di Bikini, in particolare quello del 25 luglio 1946.
Inoltre il Salt Lake City (SLC) venne danneggiato durante la battaglia di Capo Esperance da 3 granate (11-10-42) e rimase 3 mesi in riparazione; poi arrivò la battaglia di Comandor Island (26-3-43) e subì danni seri (almeno 4 cannonate da 203) e rimase in riparazione a lungo, principalmente perché non raggiunse P.Harbour fino al 14 ottobre successivo!
Erano circa le 5.39 di quella mattina, quando le navi americane, principalmente il SLC e un incrociatore Omaha (il Richmond) videro comparire due incrociatori giapponesi, il Nachi e il Maya (oltre che il leggero Tama e vari caccia). Il Nachi aprì il fuoco da 19 km, ma incendiò uno dei suoi idrovolanti (incredibilmente, era un 'Rufe', lo Zero idrovolante!), e poi ebbe un'avaria grave all'impianto elettrico, restando KO per un pò con i cannoni bloccati. La flotta americana si ritirò inseguita dai giapponesi, ma alla 16a salva, alle 5.50, il SLC riuscì a beccare il Nachi, da 15 km, colpendo il torrione, uccidendo 11 uomini e ferendone 21, oltre a danneggiare i circuiti per la direzione tiro. Poi arrivò un colpo all'albero maestro, e uno alla piattaforma poppiera, danneggiando la zona dei lanciasiluri e uccidendo altri due uomini, ferendone 5 altri. Nell'inseguimento, il Nachi non mollò, mentre il Maya colpì alfine l'SLC con un proiettile su di una catapulta idrovolanti, uccidendo due marinai e distruggendo l'idrovolante. Colpi caduti vicino misero in avaria più volte il timone; poi un proiettile da 203 mm colpì ancora, a 21 km, non esplodendo ma allagando diversi compartimenti dopo essere passato tra il ponte principale e lo scafo a 1 metro di profondità.
Lasciandosi dietro i loro stessi cacciatorpediniere, i due incrociatori giapponesi aumentarono a 33 nodi inseguendo le navi americane in allontanamento e protette da cortine fumogene, ma ben più lente (meno di 30 nodi in quel momento). Vennero eseguiti diversi lanci di siluri, ma nessuno andò a segno, anche se uno passò vicinissimo all'SLC. Un colpo da 127 di un caccia americano colpì la torre A del Nachi, non esplose ma causò una vittima e un ferito, oltre al blocco di questa torre poco protetta. L'SLC, protetto dalle cortine nebbiogene, era continuamente bersagliato dai cannoni giapponesi, tanto che gli americani pensavano che il nemico avesse dei radar di tiro. Ad un certo punto i bruciatori delle caldaie smisero di funzionare, perché l'acqua di mare aveva contaminato le casse di nafta. I caccia americani erano pronti ad evacuare l'equipaggio, e uno di loro lo difese tirando anche 15 colpi al minuto per cannone. Alle 9 del mattino, questo caccia (l'USS Coghlan) venne colpito da un colpo da 203 provocando 5 vittime, poi vennero anche danneggiati il direttore tiro e le macchine di prua. Nondimeno, il caccia americano riuscì a colpire la plancia del Nachi con un proiettile da 127 mm. Nel frattempo l'SLC era riuscito a ripartire e continuava a sparare. Alle 9.12 la battaglia finì con entrambe le parti in ritirata, gli americani erano stati 'miracolati' dal timore giapponese di subire attacchi aerei e dall'elevato consumo di munizioni e di carburante. In oltre 3 ore di combattimento, l'SLC aveva tirato ben 832 colpi e colpito il Nachi almeno 3 volte, più 95 da 127 mm. Il Richmond aveva sparato solo 271 colpi da 152, i caccia, più vicini, ne spararono molti di più: Bailey 482, Coghlan 750(!), Dale 728, Monaghan 235, oltre a un totale di 5 siluri. Il Nachi aveva tirato 707 colpi da 203 e 276 da 127, più 16 siluri(!), il Maya addirittura 904 colpi da 203, 9 da 127 e 8 siluri da 610 mm. Due incrociatori leggeri giapponesi (Tama e Abukuma) poco più di 100 totali, e una manciata di colpi dai caccia, rimasti indietro rispetto agli incrociatori pesanti. In tutto, i giapponesi avevano lanciato ben 43 siluri, ma non avevano messo a segno alcuno di essi. Gli americani tornarono alla loro base ancora abbastanza indenni, malgrado tutto (SM 11/06).
Entrambe le navi di questa classe, per quanto vecchie, sopravvissero e vennero usate come bersagli per i test di Bikini, anche se sopravvissero (con gravi danni) altri due anni prima di essere affondati come bersagli nel 1948.
Classe Northampton e Portland
Seguirono i Northampton, ben 6 unità iniziate nel 1929, varate attorno al 1930, e realizzate entro il 1931. Le ultime resistettero in servizio fino al 1959.
Dislocamento 9006-11.420 t, 183x20,1x5,92 m; 4 assi x 107.000 hp; 32,5 t, 1417-2108 t, 10000/15 kt.
Armi: 9x203/55 mm tripli; 4x127/25, 6x533 mm, 2 catapulte e 4 aerei; 617-748.
Corazza: 1.057 t (11% circa): cintura 95-76 mm (1,5 m sotto slm e 3 m sopra: 76 mm macchine, 95 depositi); paratie 64 alle estremità, 25 mm a metà nave. ponti 51 (depositi)-25 mm, torri 64-19 mm (64 frontale, 25 lati, 51 tetto, 19 retro), barbette 38 mm, torrione 32 mm. Hangar protetti anti-esplosione, per evitare danni anche dagli stessi cannoni da 203.
IZ: sopra 7,4 km vs 127 mm; vs 152 mm 9,2-19,1 km (ma solo sui depositi)
Dopo avere sperimentato con i due Pensacola, gli americani raggiunsero un migliore equilibrio con questa numerosa classe, con un bordo libero molto più alto e con un armamento leggermente inferiore. Questo venne valutato inizialmente con 8 cannoni da 203 mm binati, ma poi ci si rese conto che la nave ne sarebbe rimasta troppo compromessa a causa dello spazio per l'armamento; così vennero adottate le 3 torri trinate, che in effetti potevano salvare non poco spazio per fare una buona nave entro i limiti di peso. La protezione era molto dibattuta: alcuni disegni mostravano l'impiego di spessori anche di 203 mm per la protezione dei depositi munizioni, ma alla fine si decise che non era il caso di dare questo livello di corazzatura, ma era necessario, con i pesi ancora da assegnare, per proteggere gli elevatori munizioni, e per tenere conto delle future 'crescite' che inevitabilmente una grande nave avrebbe avuto. Anche così, però, questa classe rimase di circa 9.000 tonnellate, ovvero il 10% sotto il peso massimo del trattato, e forse la più potente espressione degli incrociatori da 9.000 tonnellate.
Le oltre mille tonnellate di corazza erano capaci di proteggere oltre i 7,4 dai pezzi da 127 mm (presumibilmente da 51 calibri), mentre la protezione contro i pezzi da 152 mm era tra 9 e 19 km circa, ma solo sui depositi, perché per le macchine la cintura era vulnerabile fino a 12 km, quando già il ponte era vulnerabile al loro tiro, quindi niente IZ contro i 6 pollici. Alla fine, la protezione extra garantita fu usata per gli elevatori munizioni, ma il peso di queste navi restò sotto i limiti di Wasthington, persino inferiore , per via dell'eliminazione di una torre, di quello dei due Pensacola. L'armamento, con 9 pezzi da 203, era invece tra i più pesanti e superava sulla carta quello di tutte le navi europee. Il torrione doppio era un'altra caratteristica di queste navi. Nell'insieme erano assai riuscite e decentemente corazzate.
Piuttosto, l'armamento a.a. non venne mai realizzato come si voleva: se i Pensacola non ebbero mai i loro 57 mm, nemmeno i Northampton ebbero mai i pezzi Colt da 37 mm (poi sviluppati per l'esercito), e dovettero accontentarsi delle 12,7 mm, senza niente in mezzo tra queste e i 127 mm.
Giа nel 1931 vennero rimossi i tls, nel '33 aggiunte 8 armi singole da 12,7/90 mm; nel 1938-39 vennero anche aggiunti altri 4 cannoni da 127 mm e nel 1940 arrivarono anche i primi tre seti di radar CXAM. Poi arrivarono 16x28 mm o 4 da 76 mm o altre combinazioni, poi giunsero, dal 1942, 14 cannoni da 20 mm, e dal '43 16 cannoni da 40.
Azioni belliche della classe, molto attiva in guerra:
Lo USS Houston, della divisione incrociatori 6, era l'ammiraglia della flotta USA alle Filippine. Esso venne danneggiato da una bomba giapponese (da 250 kg?) che mise KO la torre n.3, il 4 febbraio 1942, anche se il suo fuoco micidiale abbatté 4 (o forse 7) aerei giapponesi (aveva anche ricevuto i 16 pezzi da 28 mm). Il 27 febbraio venne danneggiato ulteriormente dal tiro giapponese a Giava, e il 1 marzo -mentre cercava di scappare attraverso uno stretto (assieme al Perth e ad un caccia olandese) venne coinvolto nella battaglia con la flotta d'invasione giapponese. Esso combatté disperatamente con le ultime munizioni rimaste, causando qualche danno (e a quanto pare, l'affondamento di 4 navi colpite per errore dai siluri giapponesi); ma, alla fine, lo Huston fu colpito da un micidiale fuoco d'artiglieria e anche da diversi siluri, venendo alfine affondato al termine di un epico combattimento contro vari caccia e incrociatori, tra cui il Mogami e il Mikuma. Su 1.061 uomini, solo 368 sopravvissero, finendo in prigionia. Il destino della nave non fu noto per lungo tempo dopo quella battaglia, visto che nessuno seppe che fine aveva fatto e non c'erano testimoni alleati, perché anche le altre due navi vennero affondate dai giapponesi.
Il Northampton combatté in numerose missioni, dal raid di Doolittle a Midway, nonché a Tassafaronga il 30 novembre 1942, quando una forza di incrociatori americani localizzò un convoglio giapponese, che sebbene inferiore, lanciò i siluri con risultati micidiali in quella battaglia notturna. Su 5 incrociatori americani, 4 vennero silurati dai giapponesi -che si avvicinarono senza rispondere al fuoco ma prendendo come riferimento le vampe dei cannoni americani- ma solo il Northampton affondò, dopo essere stato colpito da due siluri a dritta, lanciati da un caccia giapponese, e affondando 3 ore dopo, seppure con perdite minime tra l'equipaggio.
Alle 23.27, il Minneapolis (classe N. Orleans, vedi sotto) venne colpito nella sua metà anteriore, uno esplodendo vicino al serbatoio della benzina avio, l'altro colpendo tre delle 4 sale caldaie della nave. L'incrociatore ebbe la prua piegata di 70° e si trovò senza controllo e potenza, con 37 vittime a bordo. Poco dopo perse la prua avanti alla torre n.1.
Poco dopo, alle 23.28, appena un minuto scarso dopo il Minneapolis, venne colpito anche il New Orleans, che ebbe un siluro a lato della torre 1, tagliando praticamente tutto lo scafo oltre la torre n.2., quando la prua si piegò a destra e poi si staccò. Tutti quelli delle torri 1 e 2 morirono nell'impatto ed esplosione, totale 183 morti, assieme a 1.800 tonnellate di acciaio finiti in mare.
Il Pensacola fu il successivo ad essere colpito, essendo successivo nella colonna di incrociatori, e malgrado avesse manovrato, venne colpito alle 23.39, vicino al torrione. Ebbe 125 vittime dall'esplosione di un siluro e le fiamme del carburante, mettendo la nave fuori uso e immobile.
Dietro c'era l'Honolulu, che manovrando rapidamente a 30 nodi, evitò i siluri mentre continuava a sparare contro i caccia giapponesi.
L'ultimo della colonna era il Northampton, che però non aumentò la velocità e non manovrò in maniera radicalmente diversa, così alle 23.48 si beccò ben due siluri dal caccia Kawakaze. Il primo centrò lo scafo 3 metri sott'acqua, vicino alla sala macchine posteriore, e appena 4 secondi dopo, un altro siluro colpì 12 metri a poppa, così da causare un allagamento incontrollabile, 3 sale caldaie e la sala macchine posteriore allagate, tre assi KO, 10° di inclinazione e 50 uomini morirono.
Il Chicago venne invece danneggiato il 9 agosto 1942, a Savo, da un siluro che lo danneggiò a prua, sopravvivendo ma restando fuori servizio fino al termine dell'anno (e fu giа tanto così, perché arrivò ai cantieri di S.Francisco solo il 13 ottobre).
Durante la battaglia vicino l'Isola di Savo, gli incrociatori giapponesi scivolarono vicino al caccia americano USS Blue, che era a meno di 2 km, ma si sa, di notte tutti i gatti sono bigi e la nave americana, per sua fortuna, se ne andò per la sua strada tornando indietro, lungo la direttrice di pattugliamento assegnatale, mentre le vedette giapponesi la guardavano con attenzione e più di 50 cannoni erano puntati verso di lei, nel massimo silenzio.
Poi trovarono il caccia USS Jarvis, che era stato danneggiato il giorno prima e in allontanamento per riparazioni urgenti; lo attaccarono in silenzio con dei siluri, ma quest'azione potenzialmente letale si rivelò un fallimento, perché la nave americana venne mancata. In quest'ennesima dimostrazione che di notte, in mare specialmente, tutti i gatti sono bigi, il caccia americano si trovò a circa 1.100 metri di distanza, e malgrado fosse molto più piccolo degli incrociatori giapponesi, non solo non li vide, ma gli osservatori nemici poterono addirittura notare come sul ponte della nave non ci fosse nessuno.
Appena due minuti dopo, le vedette giapponesi avvistarono le navi alleate a circa 12.500 metri, mentre il gruppo di incrociatori a Nord venne localizzato a 16 km.
Prima ingaggiarono la forza Sud all'1.40, ma non avevano fatto ancora danni decisivi; poi i giapponesi, appena 10 minuti dopo, dopo essersi divisi inavvertitamente, i giapponesi della stessa flotta d'attacco (comprendente sette incrociatori e un solo caccia) attaccarono i tre incrociatori della forza nord, distruggendoli tutti.
Evidentemente nessuno si aspettava seriamente che i giapponesi attaccassero con le loro navi quella notte. Eppure, la zona degli sbarchi era stata bombardata dall'aviazione giapponese per tutto il giorno e non ci sarebbe stato molto da stupirsi dell'arrembante marina nipponica, già ben nota per le sue capacità di combattimento. Forse gli americani erano anche vittime del pregiudizio verso gli omini gialli; si diceva che il loro cervello avesse meno materia grigia di quello dei 'bianchi', e che fossero tutti miopi e vedessero male di notte. E come no.
E fu così che gli incrociatori giapponesi poterono fare questa vera azione da ninja, che peraltro fallì l'obiettivo primario, l'affondamento delle navi da trasporto.
Uno dei caccia americani avvistò le navi giapponesi a 5 km di distanza, ma di lì a poco vennero rilasciati i flare da parte degli idrovolanti lanciati dagli incrociatori giapponesi, illuminando la scena.
Il Chicago, il cui comandante fu svegliato e subito ordinò di sparare proiettili illuminanti sulla flotta nemica, venne colpito da due siluri, ma uno non esplose e l'altro si limitò a danneggiare la prua e a mettere sottosopra il sistema di controllo del tiro. Il siluro pare sia stato da parte dell'incrociatore Kako, e la nave si allontanò ad Ovest per 40 minuti sparando solo con i cannoni secondari. Questo fu un grave disonore per il comandante Bode, che era pur sempre il capo della scorta navale, incluse quelle che di lì a poco sarebbero state attaccate e che non vennero mai avvisate del disastro in corso.
Il 29 gennaio 1943 partecipò alla battaglia di Rendel, quando incrociatori americani cercarono di fermare le forze giapponesi in ritirata da Guadalcanal. Ma l'aviazione giapponese era in allerta, e durante la notte, questa nave venne silurata due volte da aerei giapponesi (che subirono due perdite), trovandosi allagati i locali caldaie e uno di quelli a turbina. Venne presa a rimorchio, ma il 30 gennaio venne ancora attaccata e colpita da 4 siluri dagli aerei giapponesi a centro nave e a prua (malgrado che i Wildcat della Enterprise riuscissero ad abbatterne due prima e 6 dopo l'attacco), cosa che impedì qualsiasi salvataggio, perché l'incrociatore andò giù in circa 20 minuti. La fortuna che ebbe a Savo, non durò a lungo e quel che fallirono gli incrociatori giapponesi, riuscì agli aerosiluranti (Betty e Nell, ma sopratutto Betty), ancorché non senza fatica. Ma sopratutto, da un lato i giapponesi (che annunciarono l'affondamento di una corazzata e 3 incrociatori) portarono a termine la loro azione, mentre gli americani non ebbero danni alla Enterprise, ma subirono circa 80 morti (62 sull'incrociatore) e nascosero per un pò la perdita di questo incrociatore, forse un pò imbarazzati per il fallimento della loro azione. Sicuramente fu una nave sfortunata.
Il Chester, parte della 7a divisione (come il Northampton) fu danneggiato da una bomba il 1 febbraio 1942 mentre appoggiava uno sbarco a Samoa, riparato fino a maggio; il 20 ottobre subì un siluro da un sommergibile (da 533 mm?) restando privo di potenza (come il Pola italiano) e restando fuori uso fino a giugno 1943. Infine, il 19-2-45 venne danneggiato da una collisione con una nave ausiliaria, restando in riparazione fino a maggio.
Infine, il Louisville (giа autore di una missione memorabile, il trasporto di oro da Londra agli USA), della divisione 4, operò in Pacifico in numerosi teatri (dalle Aleutine alle Salomone). Così venne colpito più volte, il 5-1-45 da 2 kamikaze, e l'8 gennaio ancora da un altro, con gravi perdite a bordo incluso il contrammiraglio Chandler; la nave rimase in riparazione fino ad aprile. Non bastando ancora, il 5 giugno venne centrato da altri due kamikaze, restando fuori uso per altri due mesi e quindi, praticamente per il resto della guerra.
I 2 Portland furono un ulteriore passo avanti realizzati tra il 1930 e il 1932-33, quindi grossomodo coevi del Bolzano e degli ultimi Zara.
Dislocamento: 10258-12755 t, 185,9x20,1x6,4 m. 4 assi per 107.000 hp, max velocità 32,5 kt, 1417-2125 t, 10000/15 kt.
Armi: 9x205/53 mm, 8x127/25 mm, 8x12,7 mm 4 idro. 807-917 eq.
Corazza: cintura 127-83 mm+ 19 mm (STS) a metà nave (-1,5/+3 m), e ben 146 mm per il deposito posteriore soltanto; c'erano paratie da 64 mm all'estremità della cintura, 25 a metà nave; ponte 54 mm su depositi, 64 su macchine; torri 64 mm anteriore, 25 lati, 51 tetto, 19 posteriore; barbette 38 mm; torrione 32 mm.
I due Portland erano due begli incrociatori, dalla prua molto slanciata, lunghi, in origine, 186x19,66x6,4 m (max 7,3); dislocamento 10.258 t, max 12.755. In realtà, il dislocamento, anziché crescere rispetto al progetto, calò! Erano infatti solo 9.800 m standard. Anche queste navi, come altre precedenti (specie i Pensacola) erano piuttosto instabili in rollio, finché non venne modificata la chiglia.
L'equipaggio era normalmente di 952 elementi, ma in guerra arrivava a 1.229.
Miglioramento dei Northampton, approfittavano della sorprendente situazione di sotto-peso di questi, utilizzandola per costruire un progetto con maggiore corazza e scafo allungato, senza siluri fin dall'inizio; piuttosto, l'armamento a.a. era superiore e la protezione era abbastanza efficace contro i colpi da 203 mm, ma solo nella zona dei depositi, calcolata tra 11 e 21 km per il deposito anteriore, 11-18,5 posteriore. A questo punto, il margine di peso che gli americani avevano correttamente mantenuto (a differenza di altri, sopratutto gli italiani), era di fatto eroso, nel senso che la stazza era arrivata davvero vicina alle 10.000 tons standard.
Attorno al 1942 vennero aggiunti 16 da 28 mm e 12 da 20 mm, più radar e tolte le 8 da 12,7 mm. In seguito arrivarono altre modifiche e potenziamenti e dal 1943 fino a 24 da 40 mm (4x4 e 4x2 o 6x4), 12-17x20 e vari radar.
Delle due navi, il secondo, l'Indianapolis era una nave ammiraglia. Combatté duramente prima al sud, e poi alle Aleutine dove rimase fino all'estate del '43. Dopo di che tornò in mari più caldi e combattè alle Filippine, Gilbert e Tarawa, per dirne solo alcune delle tante imprese che ha fatto nella sua carriera. Era presente persino al D-Day in Europa, per poi tornare in Oriente.
L'Indianapolis fu assai attivo in guerra anche nel 1945, partecipò agli attacchi su Tokyo, poi Iwo Jima; il 24 marzo era impegnato nel bombardamento di Okinawa e continuò per i successivi sette giorni la campagna dei tiri di preparazione per gli sbarchi. Il fuoco micidiale dei suoi numerosi cannoni a.a. abbatté 6 aerei giapponesi durante quel periodo, ma il 31 marzo un singolo caccia identificato come 'Oscar' (Ki-43) apparve da una nuvola poco sopra la nave, scendendo in picchiata quasi verticale, venendo colpito dal tiro di alcuni cannoni da 20 mm, impattando nella zona poppiera (da cui in qualche modo rimbalzò in mare..) e scagliando una bomba dentro (secondo il rapporto aveva bombe da 500 lb alari), che attraversò una serie di compartimenti e ponti (incluso il principale, spesso 16 mm), uscendo dalla chiglia ed esplodendo sotto di essa. I danni non furono gravissimi, ma l'incrociatore dovette tornare in cantiere per le riparazioni fino a luglio.
Per chi vuole farsi un'idea migliore dei danni che una nave sopporta da simili attacchi, qui c'é il rapporto completo dell'attacco nemico. http://www.researcheratlarge.com/Ships/CA35/1945Kamikaze/
Subito riparato, l'Indianapolis portò le due 'atomiche' a Tinian partendo dalla California il 16 luglio, arrivando alle Hawaii in meno di 3 giorni (alla velocità record di 29 nodi di media), ripartendo e raggiungendo Tinian il 26 luglio; ma al ritorno (dopo la partenza del 28 luglio) esso, che stupidamente navigava senza alcuna compagnia o scorta, venne silurato dall'I-58 nella notte del 30 luglio.
Alle 00.14 del 30 luglio venne centrata da due 533 mm Type 95 lanciati dal smg I-58 (ciascuno dotato di testate da circa 400 o addirittura 500 kg), e stavolta non ci fu modo di evitare il peggio: la nave affondò in 12 minuti di prua.con gravi perdite umane anche perché le ricerche non cominciarono prima di alcuni giorni, subendo complessivamente 900 morti, di cui 600 dopo l'affondamento (e spesso...causa squali) in un'epica lotta per la sopravvivenza nel mezzo del Pacifico.
Così divenne la nave americana con il maggior numero di vittime (oltre 900 su di un equipaggio di 1.200 baldi giovani) e vittime degli attacchi di squali, con i pochi sopravvissuti ripescati 5 giorni dopo. Nonostante tutte le colpe che ebbe la marina americana nella gestione della missione segretissima (appena poche ore dopo l'esperimento Trinity era già in navigazione!), dalla mancanza di scorta, al fatto che le stazioni radio che ricevettero la segnalazione (almeno 3) di aiuto riuscirono tutte ad ignorarla per una ragione o per l'altra, invece di processare il comandante di una di queste (era ubriaco) per negligenza, processarono il comandate McVay perché non faceva zig-zag con la nave.
Avete sentito bene, la marina più forte del mondo non aveva un paio di cacciatorpediniere da assegnare come scorta all'Indianapolis, non sapeva che in zona c'era il sommergibile I-58, non si accorse dei segnali di allarme e ci mise circa 5 giorni per rendersi conto della perdita dell'incrociatore. E processò il comandante della nave mandata volontariamente in solitaria, persino per il viaggio di ritorno. Venne sollevato da ogni colpa per l'intervento dell'amm. Spruance, ma si suicidò nel 1968. I pochi veterani di quell'epopea ancora si rivedono con riunioni annuali. Oramai sono pochi 90enni. Gli ultimi di milleduecento che partirono quel 28 luglio 1945. Fa pensare, no? Chissà quante volte si sono chiesti come mai loro si salvarono e hanno potuto invecchiare, e i loro tanti compagni non ci sono riusciti. Si consoleranno con la bugia della bomba di Hiroshima 'che fece finire la guerra'? O malediranno chi, ubriaco, non li ascoltò mentre chiedevano aiuto?
Il Portland, dal canto suo, ebbe una fortissima attività durata anch'essa tutta la guerra. Per quello che ci riguarda, a Santa Cruz, venne colpito da ben 3 siluri, ma nessuno esplose! Tuttavia, il 13 novembre 1942, venne colpito da un siluro a Guadalcanal, che distrusse le due eliche interne a poppa e mise KO la torretta posteriore, anche se l'incrociatore rimase a galla e affondò il caccia Yudachi (ridotto ad un rottame anch'esso) oltre a colpire la Hiei (mentre girava in tondo... con il timone bloccato). Venne riparato dai gravi danni entro marzo 1943. Partecipò da allora a un pò tutte le battaglie, incluse Leyte, Surigao, Okinawa e le immancabili Aleutine. Venne demolito a partire dal dicembre 1959, dopo 13 anni di riserva.
a
New Orleans
Il New Orleans e le altre navi della classe vennero realizzate poco dopo, iniziate nel 1931-33 e varate nel 1933-36, per poi entrare in servizio nel 1934-37.
Dislocamento 10.298-12.892 t, 179,2x18,8x6,93 m. 4x107.000 hp (8 caldaie), 32,7 kt, 1241-1861 t, 10000/15 kt. 868 uomini.
Armi: 9x203/55 mm, 8x127/25 mm, 8x12,7, 4 idro.
Corazza 15% dislocamento: cintura 127-76 mm (-1,5/+2,86 m nella zona macchine) su 19 mm STS; traverse 76-38 mm (76-51 mm tra depositi e macchine, e 37 mm alle estremità);
-ponte 57 mm sui ponti 2o o 3o (depositi), 32 mm avanti i depositi anteriori; torri 203-38 mm (203 mm fronte, 95-38 lati, 70 tetto, 38 posteriore); barbette 127 o 133 o 152 mm o addirittura 170 mm (dipende dalle fonti); torrione 127 mm.
-depositi:
(descrizione alternativa di w.w cruisers: 102-146 mm cintura, 57 mm macchine, 76-101 depositi lati, 57 tetto; 127 barbette, 203 mm torri frontali, 57 mm tetto, 38 lati; cintura da 127 mm alta circa 3 metri metà dei quali sott'acqua; cintura al deposito anteriore 101-76 mm, 120-76 quello posteriore; 64 mm per il torrione).
IZ: con angolo di 30° vs 203 mm, 11-23 km.
Le navi di questa classe, sette in tutto, vennero costruite con una protezione valida contro i 203 mm, scafo rinnovato, più corto di 4,2 m e stretto di 1,2 m. Le macchine erano le stesse, ma con locali più corti di 1,2 m, il che rese possibile aumentare lo spessore della cintura a parità di peso. Sopratutto, però, non erano alternati, ma c'erano due locali macchine dietro quello caldaie. Per mitigare forse la cosa, vennero installati dei diesel d'emergenza in 3 degli incrociatori, gli ultimi costruiti, anche se l'autonomia venne ridotta per una minore capacità di nafta. C'erano hangar per ben 4 aerei.
La blindatura era limitata alla sala macchine con spessori assai considerevoli, ma la nave era per il resto assai poco protetta. Pare che vi fosse anche una corazza interna tra macchine e depositi di 3,5 in (89 mm).
La corazza dei depositi era 101 mm (4 in) ed erano ben sotto la linea d'acqua anche se troppo vicino allo scafo per non rischiare dalle esplosioni subacquee, il tutto dava una protezione che pesava il 15% del totale della nave.
La protezione e le dimensioni delle barbette cambiarono, ad un certo punto divennero più spesse ma più piccole, ma poi vennero nuovamente leggermente calate, così che solo due delle navi ebbero uno spessore da 6 pollici (152 mm). Due navi, il Tuscaloosa e il San Francisco, ebbero cannoni Mk 12 di nuovo modello, moolto più leggeri dei precedenti, il che permise di risparmiare 40 tonnellate e di aumentare le barbette a ben 165 mm. Però gli ultimi due incrociatori ebbero protezione ridotta per non avvicinarsi troppo ai limiti estremi del trattato.
Durante il 1941-42 arrivarono 16 cannoni da 28 e poi cannoni da 20 e infine da 40 (al posto dei 28 mm), fino a 24 armi quadruple.
Il New Orleans (CruDiv 6), scampato all'attacco di P.Harbour, fu protagonista di tutte le battaglie principali dell'anno successivo, fino a Tassafaronga, quando danneggiato gravemente il 30 novembre 1942.
Poco dopo, alle 23.28, appena un minuto scarso dopo il Minneapolis, venne colpito anche il New Orleans, che ebbe un siluro a lato della torre 1, tagliando praticamente tutto lo scafo oltre la torre n.2., quando la prua si piegò a destra e poi si staccò. Tutti quelli delle torri 1 e 2 morirono nell'impatto ed esplosione, totale 183 morti, assieme a 1.800 tonnellate di acciaio finiti in mare. Eppure non affondò! Riuscì a ritirarsi, per poi essere riparato entro il luglio 1943.
Nonostante i danni subiti, con la perdita di circa 45 metri di prua, la nave riuscì a rientrare a Tulagi con un incendio a bordo e un'elica danneggiata, a soli 2 nodi, il 1 dicembre. Il 12 partì da lì per Cockatoo Island, Sidney, navigando rigorosamente all'incontrario. Lì ricevette altre riparazioni e una finta prua in acciaio saldato, ma comunque dovette rientare negli USA, al Puget Sound NY navigando di poppa, per tutto il Pacifico! Partì il 7 marzo 1943 e finalmente ebbe una nuova prua e in generale fu rimessa in sesto come mai prima, riducendo anche le pesanti sovrastrutture, revisionando l'apparato motore, aggiungendo nuovi radar e cannoni antiaerei. Tornò a P.Harbour il 31 agosto 1943, già incredibilmente pronta e il 5-6 ottobre andò a bombardare Wake Island. In seguito continuò la sua attività indiavolata contro i malcapitati giapponesi fino alla fine della guerra.
A Truk, nel febbraio 1944, affondò il piccolo Katori e il caccia Maikaze, ad ottobre affondò la danneggiata portaerei leggera Chiyoda e il caccia Hatsutsuki. Venne anche colpita da un aereo americano lanciato da una portaerei lì vicina e precipitato sull'incrociatore, anche se colpendolo solo di stricio. Venne radiato nel 1959. Durante la guerra, il New Orleans ottenne ben 17 battle stars, diventando una delle navi americane più decorate. E questo, pur avendo perso la sua principale battaglia.
Della classe però è ricordato sopratutto l'affondamento degli incrociatori Vincennes, Quincy e Astoria, durante la battaglia di Savo la notte del 8-9 agosto 1942, quando gli incrociatori giapponesi cercarono di contrastare gli barchi a Guadalcanal, ma non riuscirono a raggiungere le forze da sbarco, sfogando il loro potenziale nella distruzione della scorta esterna, che invece venne totalmente sorpresa. Due gruppi di incrociatori vennero così annientati in pochi minuti, in due azioni successive.
L'Astoria era l'incrociatore che nell'anteguerra aveva riportato le ceneri dell'ambasciatore giapponese morto negli USA in patria, ricevendo calorosa accoglienza.
Nel resto della sua carriera, quella bellica, però, gli scontri con i giapponesi saranno spietati. L'Astoria partecipò a molte azioni belliche, incluso il Mar dei Coralli e Midway, dove difese in entrambi i casi, senza successo, le portaerei americane USS Lexington e Yorktown. Poi arrivò a Guadalcanal il 7 agosto e nella notte tra l'8 e il 9 venne danneggiato da artiglierie e siluri lanciati da poche migliaia di metri. Nella notte di fuoco che ne seguì, la protezione -per una volta valida- di questi incrociatori non servì (così come non servì quella degli Zara).
Le 3 grandi navi americane, in movimento lento a 10 nodi e con i comandanti a dormire, vennero attaccate senza quasi preavviso e certo, senza alcuna efficienza nel passare dal riposo ai posti di combattimento. Resta il fatto che alle 1.50 arrivarono i colpi delle navi giapponesi, che già avevano lanciato minuti prima i siluri.
Dal ponte dell'Astoria l'ora svegliato comandante ordinò di cessare il fuoco per paura di attaccare navi alleate, ma poi cambiò idea dato che i proiettili nemici continuavano ad arrivare.
L'incrociatore fu fortunato: le prime 4 salve lo mancarono. Ma poi le cose cambiarono, la salva successiva centrò le sovrastrutture causando gravi danni, poi misero fuori uso la torre N.1 e incendiarono l'hangar, le cui fiamme resero la nave americana un facile bersaglio.
L'USS Astoria fu centrato da molti colpi del Chokai e poi di altri 3 incrociatori giapponesi, tanto che entro un quarto d'ora la nave americana fermò le macchine, ora colpite dai proiettili nemici. Solo alle 2.16 l'Astoria centrò, con la sua 12a e ultima salva, il Chokai, danneggiandolo in maniera non sostanziale (una torretta fuori uso). Attorno alle 2.25 finì la capacità di guidare la nave dal ponte e utilizzò il locale timone per continuare a manovrare, prima di perdere tutta la potenza disponibile. Alle 3.00 stava combattendo le fiamme ma la situazione era disperata. L'Astoria, benché non colpito da siluri, era stato centrato da almeno 65 colpi e le fiamme divampavano a bordo. Dopo l'alba, tuttavia, fu deciso che la nave potesse ancora essere salvata e presa a rimorchio e 325 uomini risalirono a bordo. Il problema era il fuoco, che sotto i ponti era ancora forte e cominciava a far detonare munizioni. L'angolo aumentò fino a 15° e la poppa iniziò ad affondare, mentre i buchi causati dalle granate, oramai finiti sott'acqua, contribuivano ad aumentare l'allagamento. Alla fine, ogni tentativo di rimpirchiarla fu vano e alla minaccia del fuoco si sostituì quella dell'acqua, tanto che l'incrociatore sparì sott'acqua entro le 12.16, circa 10 ore dopo l'attacco. I 325 sbarcarono tutti in tempo, ma le perdite erano state comunque gravi: 219 morti o dispersi.
Il Quincy era della CruDiv 7 e operò sopratutto in Atlantico, ma poi venne dato alla TF18 e lì andò perso per via del disastro di Savo, preso sotto tiro dopo l'Astoria da tutti i lati, incassando molti colpi e due siluri. Nonostante questo, riuscì a colpire il Chokai nella zona carteggio della nave (torrione) causando 36 morti e feriti, ma l'amm.Mikawa (a circa 6 metri) non venne colpito. MA entro le 2.10 il Quincy perse anche il capitano, e 6 minuti dopo era stato colpito anche da un 3o siluro giapponese, mentre non poteva più sparare, dirigendo verso la costa per spiaggiarsi. Non ci arrivò: alle 2.38 affondò di prua. 370 morti e 167 feriti.
Il Vincennes era stato uno dei protagonisti del raid di Doolittle, e poi combatté a Midway (in protezione delle portaerei, in particolare della Yorktown, che però andò perduta ugualmente) e poi iniziò a supportare, il 7 agosto, gli sbarchi a Guadalcanal. Lì bombardò le postazioni nemiche, poi usò tutte le armi per respingere i G4M siluranti, che si avvicinavano a bassissima quota. Il Vincennes usò efficacemente anche i colpi da 203 mm per generare alte colonne d'acqua, così da disturbare gli aerei giapponesi procedenti a meno di 20 metri. E sempre nella zona di Guadalcanal, dove era appena arrivato, si trovò ad affrontare i giapponesi in quell'ingloriosa notte d'agosto tra l'8 e il 9..
L'USS Vincennes non ebbe fortuna a sua volta. Benché avesse visto sia i bengala che i lampi dei cannoni, esitò a sparare contro i riflettori temendo fossero amici, ma fu troppo tardi: già alla prima salva, fu colpito dal Kako, e poi ebbe due siluri dal Chokai e altri proiettili ancora dal Kinugasa, che ebbe a sua volta un proiettile a segno (danni ridotti al motore del timone).
Nel tentativo di sfuggire al fuoco delle navi giapponesi, l'incrociatore, che aveva 19,5 kt di velocità, venne colpito anche all'hangar, causando un incendio della terribile benzina avio, e virando a sinistra, fu a quel punto colpito da una o due torpedini, perdendo totalmente potenza motrice, attorno alle 1.55. Entro 5 minuti la nave era ferma e inerte, mentre i proiettili continuavano a caderle addosso.
Ma alle 1.55 beccò due siluri da 610 mm del Chokai. Benché riuscisse successivamente a danneggiare leggermente il timone del Kinugasa, oramai era finita anche per quest'incrociatore: almeno 74 colpi a segno (o forse 85, tra 127 e 203), e alle 2.03 giunse un terzo siluro dal Yubar: incendiato dappertutto, senza energia, già alle 2.16 (o alle 2.30) venne ordinato l'abbandono nave da parte del comandante, e l'incrociatore andò giù alle 2.50, mentre due caccia americani si affannarono ad sparare ai giapponesi, senza risultati e senza conseguenze (per loro). Nello stesso minuto in cui il comandante americano ordinava l'abbandono nave, i giapponesi dismettevano l'azione di fuoco e andavano via, non prima di sparare anche al caccia Talbot, che tuttavia sopravvisse malgrado i danni, grazie ad un acquazzone lì vicino.
Ad ogni modo, probabilmente per via della confusione, non è sicuro come si a stato affondato nel dettaglio: se venne colpito da 74 colpi e 3 siluri, oppure da 1-2 siluri e 85 colpi. Le fonti divergono, ma da quell'uragano di fuoco il Vincennes non poté sopravvivere. Perse anche 332 uomini dell'equipaggio.
Certo che non erano le navi moderne: il Vincennes portava lo stesso nome dell'infame Robo-cruiser tipo AEGIS, che nel 1988 abbatté un innocente Airbus iraniano.
Il Minneapolis era un altro veterano di numerose battaglie, incluse Mar dei Coralli e Midway. Ma anch'esso venne danneggiato nel disastro di Tassafaronga. Alle 23.27, il Minneapolis venne colpito dua due siluri da 610 mm 'Long Lance': uno nella sua metà anteriore, uno esplodendo vicino al serbatoio della benzina avio avanti la torre n.1, l'altro colpendo tre delle 4 sale caldaie della nave. L'incrociatore ebbe la prua piegata di 70° e si trovò senza controllo e potenza, con 37 vittime a bordo. Poco dopo perse la prua avanti alla torre n.1. Bisogna dire che, ammirevolmente, quest'incrociatore riuscì a tornare negli USA con le proprie macchine superstiti, malgrado la potenza terribile dei siluri Long Lance (circa 480 kg HE). Venne riparato entro il settembre del 1943. Poi iniziò un nuovo ciclo di battaglie, come le Marianne, Saipan, Filippine, Leyte, finché non dovette andare a cambiare i cannoni troppo usurati. Andò poi in Corea per la resa dei giapponesi lì stanziati e venne messo in riserva il 10 febbraio 1947, radiato il 1 marzo 1959 e demolito entro il 1960.
Infine, il San Francisco. Una nave che combatté fin dai tempi di Wake e poi partecipò a missioni come quella che portò alla battaglia di Cap Esperance, quando contribuì ad affondare il celebre caccia Fubuki (iniziatore della 'scuola moderna' dei caccia giapponesi). Il San Francisco non mancò nemmeno a Guadalcanal, dove il 12 novembre si trovò un aereo giapponese che si schiantò sulle sue strutture, danneggiando la centrale di tiro posteriore. Ma la notte accadde di peggio, infatti in una battaglia dove quasi tutte le navi americane (a parte il nuovo ct Fletcher) vennero colpite duramente, anche il San Francisco non fece eccezione e venne danneggiato dalle navi giapponesi, fino a 45 colpi che uccisero anche il comandante e il vice. L'incrociatore però sopravvisse e venne riparato entro il febbraio 1943, ma è certo che ritornò in azione solo a novembre.
In seguito partecipò a un pò tutte le missioni di guerra principali, come le Bonin, Iwo Jima, Filippine ecc. Venne messo in riserva il 10 febbraio 1947 e demolito dopo la radiazione definitiva del 1 marzo 1959.
V'erano anche altre unità della classe: il Tuscaloosa, per esempio, che partecipò sopratutto alla guerra in Europa e Atlantico, e però non è menzionato ampiamente qui perché non subì danni in azione per quello che se ne sa.
Infine, tra gli incrociatori bellici vi fu il Wichita, costruito nel 1935, varato nel 1937 e entrato in servizio il 16 febbraio 1939.
Dislocamento 10.589-13.223 t, 185,42x18,82x7,24 m. 4 motori 100.000 hp (6 caldaie tutte anteriori), 33 kt, 1323-1984 t, 10.000/15 kt.
9x203/55 mm, 8x127/38 mm, 8x12,7, 4 idro.
Corazza: cintura 152(o 160)-102 mm tipo A (-1,5/+2,86 m a metà nave)+ 16 mm STS o 102-76 mm ai lati dei depositi (più basse); paratie 152 mm; traverse 152 mm; traversa depositi-macchine 152 mm (!); ponte 57 mm; torri 203-38 mm (203 fronte, 95 lati, 70 tetto, 38 retro); barbette 178 mm; torrione 152-57 mm. 929 uomini.
IZ: 9,2-20,3 km (prima erano circa 15 km come distanza minima).
Questa non era altro che la versione da 203 mm dei Brooklyn, con spessori di corazzatura che poteva arrivare a livelli paragonabili a quelli di uno Zara, bordo libero maggiore rispetto agli altri incrociatori pesanti. Le barbette erano tronco-coniche e non cilindriche, perché così si economizzava il peso, dato che la torretta era allargata per permettere una maggiore spaziatura dei cannoni. La protezione era tale da reggere il tiro dei 203 mm da brevi distanze, anche se il ponte non era molto spesso e quindi a lungo raggio era vulnerabile. I 127 mm erano del nuovo modello da 127/38 mm di maggiore raggio e cadenza tiro, mentre i cannoni da 203 erano maggiormente distanziati con torri più larghe, di nuovo modello Mk12 (più leggero), culle separate e avevano minore dispersione. Energia elettrica aumentata, ma solo 2 diesel generatori. Certamente era il migliore degli incrociatori moderni tipo Washington americani, e anche l'ultimo. In origine doveva essere un modello New Orleans modernizzato, ma in pratica si scelsero le navi tipo Brooklyn, forse perché più moderne. Comunque il Wichita rimase un singolo esemplare.
Il Wichita fu un incrociatore da 183 metri al galleggiamento (600 ft) e quasi 19 di larghezza, 7,24 di pescaggio e 10.759 t di dislocamento standard, 13.015 a pieno carico. Era quindi sopra il limite consentito, anche se molto meno degli Zara italiani. Con 100.000 hp su 4 assi faceva 33 nodi e poteva viaggiare, con un massimo di 2016 t di carburante, per lunghi percorsi, anche 10.000 NM a 15 nodi.
La corazzatura era costituita da una cintura di corazza classe A spessa ben 160 mm, era un tipo di acciaio indurito più resistente di quello usato sugli incrociatori precedenti, anche se verso le estremità era ridotto a 100 mm, in ogni caso su 16 mm di acciaio ad alta resistenza (STS) che di per sé era utilizzabile anche per le corazze protettive. Poteva registere ai cannoni da 203 mm oltre i 9.100 metri anziché 15.000 come con gli incrociatori delle classi precedenti. Il ponte era spesso comunque solo 57 mm anche se poteva resistere al 203 mm fino a 20.000 m. Questo gli dava una IZ di 9-20 km contro gli effetti dei cannoni da 203 mm, quanto bastava per resistere agli incrociatori della stessa classe. La torre di comando era da 152 mm lati e 57 tetto, mentre per quel che riguarda le torri, esse avevano 203 mm fronte, 95 (3,75 in) lati, 38 retro e 70 mm tetto. Non erano protette come quelle degli Zara, a parte la parte frontale che è ovviamente la più esposta; ma erano più protette di quelle degli incrociatori precedenti nell'insieme. Inoltre le barbette erano eccezionalmente corazzate, fino a 7 in ovvero sui 178 mm di spessore.
L'armamento era dato da cannoni Mk 12 che potevano sparare proiettili dall'eccezionale peso di 152 kg fino a 27,5 km e per il resto c'erano 8 cannoni da 127/38 in torri binate Mk 12, che tra l'altro, furono i primi cannoni di questo tipo installati sugli incrociatori (prima erano dedicati ai cacciatorpediniere e le navi maggiori averano l'L/25), più un numero via via maggiore di cannoni leggeri, tra cui fino a 24 cannoni (4x4 e 4x2) Bofors più 18 da 20 singoli. E naturalmente, c'erano anche i sistemi di tiro più sofisticati.
Nel 1941 ebbe i cannoni da 28 mm e il radar CXAS Mk 1, e durante la guerra ebbe armi da 20 e 24x40 mm e ulteriori radar, finché nel 1945 era di 14.611 t.
Questa nave era inizialmente della CruDiv 7, partecipando persino, nel luglio 1941, all'occupazione dell'Islanda. Battagliò anche durante l'invasione di Casablanca, contribuendo ad affondare tre cacciatorpediniere francesi e incassando un colpo da 194 costiero, che causò dei feriti a bordo e lo costrinse ad allontanarsi per un pò dal campo di battaglia.
Solo dal gennaio 1943 venne mandato in Pacifico, dove combatté in parecchie battaglie anche importanti, come Engano, dove contribuì ad affondare una portaerei (la Chyoda, già danneggiata dagli aerei americani) e un cacciatorpediniere.
Continuò ad operare anche ad Okinawa e all'occupazione del Giappone, fu una nave fortunata (durante un attacco aereo giapponese, vide uno Zero arrivare da uno squarcio tra le nubi, ma esso venne abbattuto da un cannone da 20 mm che gli tagliò la coda, l'aereo piegò l'ala sl ponte della nave, la bomba da 250 kg che sganciò esplose ad appena 15 metri e il carburante arrivò fino al ponte, ma la nave rimase pressoché indenne) ricevendo 13 battle stars; ma già il 3 febbraio 1946 venne messo in riserva, e il 1 marzo 1959 finì anch'esso per la rottamazione.
La battaglia di Tassafaronga
Il 30 novembre 1942, 5 incrociatori americani e 4 caccia tentarono di fermare un convoglio di rifornimenti di 8 cacciatorpediniere giapponesi che cercavano di portare cibo alla guarnigione. Le navi americane usarono la loro potenza di fuoco e il radar per combattere le navi giapponesi, affondandone una grazie all'effetto sorpresa iniziale, poi però, le navi giapponesi lanciarono i loro siluri Long Lance e affondarono un incrociatore e ne danneggiarono altri tre, il contrammiraglio Tanaka aveva ottenuto una grande vittoria tattica, ma non riuscì a rifornire la guarnigione dell'isola.
Le navi giapponesi, mentre erano in movimento lento, vennero avvistate al largo di Cap Esperance a cominciare dalle 23.06. Mare calmo, senza Luna, la calma dell'acqua paradossalmente aveva causato dei ritardi nell'approntare gli idrovolanti d'osservazione degli incrociatori americani.
La decrittazione delle comunicazioni giapponesi aveva funzionato, ma è interessante notare come l'inizio della battaglia furono i siluri degli americani, ben 20 Mk 15 verso le navi di Tanaka (nel frattempo, vicino a Guadalcanal, suddivise in due formazioni uguali) da parte di appena 3 dei 4 caccia americani (che precedevano la formazione di incrociatori), tra cui il nuovissimo Fletcher e poi tirarono colpi illuminanti, mentre il bersaglio era a circa 6 km. Gli incrociatori pesanti, schierati circa 4 km dietro e distanziati circa 1 km l'uno dall'altro, iniziarono a sparare alle 23.21. Il cacciatorpediniere Takanami venne messo fuori uso in appena 4 minuti e poi affondato (su 244 a bordo, solo 48 superstiti, 19 fatti prigionieri dagli americani) perché il più prossimo alla linea americana, ma non prima di avere lanciato 8 siluri, mentre gli americani si concentravano contro di esso, altre navi giapponesi presero posizione senza essere localizzati, con i siluri lanciati a salve di otto da parte di altri 3 cacciatorpediniere; le armi americane, invece, avevano fallito tutte. Seguirono anche altri 12 siluri da parte di altri due caccia (8 e 4), per un totale di 44 armi.
Alle 23.27, quando l'USS Minneapolis stava tirando la sua 9a salva, due siluri lo centrarono nella metà di prua. Uno di questi esplose nei serbatoi benzina avio a prua della torre uno, mentre un altro colpiva e metteva fuori uso tre dei quattro locali macchine. La parte prodiera della nave, esplodendo anche la benzina, si piegò a 70°, e la nave perse timoni e potenza, oltre a 37 uomini.
Poi toccò all'USS New Orleans. Colpito anch'esso a prua, l'esplosione delle munizioni e del carburante avio dei depositi anteriori. L'esplosione fece saltare per aria tutta la nave davanti alla torre N.2, con la prua che si piegò anch'essa, prima però di venire liberata dalla rapida decelerazione della nave e poi affondò. Tutti quelli che erano a prua, nelle torri che in quel momento stavano sparando, morirono. 183 vittime, 3 cannoni, 1.800 tonnellate d'acciaio e 125 piedi di nave perduti in un momento. Questo accadde alle 23.27, appena un minuto dopo dell'impatto sul Minneapolis. Incredibile, però, malgrado l'esplosione delle munizioni(!!) la nave non ne volle sapere di affondare, forse anche perché prontamente 'liberata' dal peso della parte anteriore. Però in genere, quando i depositi di munizioni esplodono, le navi affondano. Quelle americane, alle volte, no.
Poi toccò al Pensacola. Anch'esso venne colpito, stavolta alle 23.39, parecchi minuti dopo, e malgrado le manovre evasive. Ma l'esplosione incendiò il carburante e colpì duramente l'incrociatore. Ebbe 125 morti e aprì il fianco a sinistra, causando un angolo di 13° e la perdita di potenza e di manovra, oltre che di comunicazioni, cioé più o meno come le altre unità colpite da questi terrificanti super-siluri.
L'unico incrociatore che riuscì a cavarsela fu l'Honolulu, che continuò a sparare sulle navi giapponesi, le quali però erano oramai in fuga.
Chi non andò lontano fu il Northampton, l'ultimo della colonna di incrociatori americani. Malgrado quel che era successo fino ad allora, non aumentò la velocità e non cambiò radicalmente la rotta, e mentre stava ancora nella zona pericolo, si prese due siluri giapponesi, alle 23.48 per la precisione. Uno a 3 metri sotto la linea d'acqua vicino al locale motori poppiero, l'altro a 12 metri più a poppa, appena 4 secondi dopo. Il motore poppiero si allagò, 3 delle 4 eliche si fermarono e la nave finì subito a 10° di inclinazione a sinistra e prese fuoco. 50 uomini vennero uccisi.
Il Takanami venne abbandonato all'1:30 ma poco dopo affondò con una grande esplosione uccidendo molti dei suoi naufraghi, ma anche così, 48 sopravvissero (su 244) e 19 vennero catturati dagli americani.
Il Northampton non ebbe molta più fortuna e anch'esso venne abbandonato dall'equipaggio a cominciare proprio dall'1:30, affondando alle 3:04, ovvero oltre 90 minuti più tardi, con 773 sopravvissuti, un numero rimarchevole vista la fine dell'incrociatore.
Quanto agli altri tre, essi riuscirono a rientrare in porto. Non fu difficile: era a soli 31 km e ci arrivarono il 1 dicembre. Incredibile da dirsi, dal porto di Tulagi Minneapolis e New Orleans vennero provvisti di una prua fatta niente di meno che con tronchi di albero! Fu un momento molto grave eppure riuscirono a raggiungere i porti delle retrovie partendo già il 12 dicembre successivo, mentre il Pensacola era partito 6 giorni prima, arrivando lontani fino a Sidney. Il New Orleans venne ripristinato e tornò in servizio già ad agosto, il Minneapolis in settembre e il Pensacola nell'ottobre del '43. Niente male come dimostrazione di efficienza, sia delle navi praticamente fatte a pezzi da questa battaglia, sia da parte dei cantieri. Per comparazione si pensi a quel che successe al povero Bolzano nell'estate del '42.
Questo scontro rischiò seriamente di essere un'altra battaglia di Savo, con l'aggravante che stavolta gli americani avevano l'iniziativa. Ma 3 navi riuscirono a sopravvivere malgrado tutto, anche il piccolo Pensacola che pure era molto leggero e poco resiliente rispetto ad altre navi americane. Questo disastro lascì l'USN con appena 4 incrociatori pesanti e 9 leggeri operativi in tutto l'Oceano Pacifico.
Nonostante questa che obiettivamente può essere solo chiamata una netta sconfitta, l'ammiraglio Wright fu decorato con la più alta decorazione americana, la Navy Cross, e pretese di avere affondato ben 4 cacciatorpediniere nemici nel suo rapporto di missione. L'ammiraglio Halsey accusò della sconfitta (che comunque sembrava chiara) il comandate Cole, leader dei cacciatorpediniere ma egli continuò a far carriera, malgrado avesse lanciato a vuoto i suoi siluri e fatto nient'altro durante l'ingaggio decisivo. Ironicamente è lo stesso comandante che ha dato il nome al caccia missilistico danneggiato dall'attacco kamikaze del 2000.
Secondo Wright, i siluri devono essere stati lanciati da un sottomarino e non dalle navi giapponesi, essendo troppo lontane per lanci così efficaci. All'epoca non c'era ancora la percezione di quanto fossero potenti i Type 93, ma se è per questo, nemmeno di quanto ridotte furono le distanze del loro impiego (sui 5 km in quel caso). L'ammiraglio Tanaka disse nel dopoguerra che il merito della sua vittoria era dei suoi uomini e della loro abilità e devozione al lavoro.
Comunque sia, i giapponesi non ebbero fortuna nel loro lavoro di rifornimento delle loro affamate truppe. Il 3 dicembre altri 10 caccia lanciarono in mare 1.500 barili e gli aerei americani ne affondarono ben 1190(!!!), il 7 dicembre altro lancio (ad un anno esatto da Pearl Harbour) da parte di 12 caccia, ma annullato per la minaccia delle motosiluranti americane, che due notti dopo affondarono un sottomarino mandato per rifornimento. L'ultimo tentativo fu nel 1942, sempre diretto da Tanaka e nella notte dell'11 dicembre, con 11 caccia. Le motosiluranti americane vicino Guadalcanal silurarono però proprio la sua nave ammiraglia e lo ferirono e solo 220 dei 1200 barili rilasciati dalle navi vennero presi dai giapponesi. Già il giorno dopo, la Marina giapponese chiese e il 31 dicembre ottenne che Guadalcanal fosse abbandonata, malgrado l'esercito si opponesse, almeno inizialmente. Per questo motivo, la battaglia di Tassafaronga fu utile, i giapponesi alla fine dovettero andarsene con 3 convogli tra il 3 e il 7 febbraio 1943 e stabilire una linea di difesa più arretrata, alle Salomone e Nuova Georgia.
(a sx l'USS New Orleans e a dx il Minneapolis)
New Orleans
Il New Orleans e le altre navi della classe vennero realizzate poco dopo, iniziate nel 1931-33 e varate nel 1933-36, per poi entrare in servizio nel 1934-37.
Dislocamento 10.298-12.892 t, 179,2x18,8x6,93 m. 4x107.000 hp (8 caldaie), 32,7 kt, 1241-1861 t, 10000/15 kt. 868 uomini.
Armi: 9x203/55 mm, 8x127/25 mm, 8x12,7, 4 idro.
Corazza 15% dislocamento: cintura 127-76 mm (-1,5/+2,86 m nella zona macchine) su 19 mm STS; traverse 76-38 mm (76-51 mm tra depositi e macchine, e 37 mm alle estremità);
-ponte 57 mm sui ponti 2o o 3o (depositi), 32 mm avanti i depositi anteriori; torri 203-38 mm (203 mm fronte, 95-38 lati, 70 tetto, 38 posteriore); barbette 127 o 133 o 152 mm o addirittura 170 mm (dipende dalle fonti); torrione 127 mm.
-depositi:
(descrizione alternativa di w.w cruisers: 102-146 mm cintura, 57 mm macchine, 76-101 depositi lati, 57 tetto; 127 barbette, 203 mm torri frontali, 57 mm tetto, 38 lati; cintura da 127 mm alta circa 3 metri metà dei quali sott'acqua; cintura al deposito anteriore 101-76 mm, 120-76 quello posteriore; 64 mm per il torrione).
IZ: con angolo di 30° vs 203 mm, 11-23 km.
Le navi di questa classe, sette in tutto, vennero costruite con una protezione valida contro i 203 mm, scafo rinnovato, più corto di 4,2 m e stretto di 1,2 m. Le macchine erano le stesse, ma con locali più corti di 1,2 m, il che rese possibile aumentare lo spessore della cintura a parità di peso. Sopratutto, però, non erano alternati, ma c'erano due locali macchine dietro quello caldaie. Per mitigare forse la cosa, vennero installati dei diesel d'emergenza in 3 degli incrociatori, gli ultimi costruiti, anche se l'autonomia venne ridotta per una minore capacità di nafta. C'erano hangar per ben 4 aerei.
La blindatura era limitata alla sala macchine con spessori assai considerevoli, ma la nave era per il resto assai poco protetta. Pare che vi fosse anche una corazza interna tra macchine e depositi di 3,5 in (89 mm).
La corazza dei depositi era 101 mm (4 in) ed erano ben sotto la linea d'acqua anche se troppo vicino allo scafo per non rischiare dalle esplosioni subacquee, il tutto dava una protezione che pesava il 15% del totale della nave.
La protezione e le dimensioni delle barbette cambiarono, ad un certo punto divennero più spesse ma più piccole, ma poi vennero nuovamente leggermente calate, così che solo due delle navi ebbero uno spessore da 6 pollici (152 mm). Due navi, il Tuscaloosa e il San Francisco, ebbero cannoni Mk 12 di nuovo modello, moolto più leggeri dei precedenti, il che permise di risparmiare 40 tonnellate e di aumentare le barbette a ben 165 mm. Però gli ultimi due incrociatori ebbero protezione ridotta per non avvicinarsi troppo ai limiti estremi del trattato.
Durante il 1941-42 arrivarono 16 cannoni da 28 e poi cannoni da 20 e infine da 40 (al posto dei 28 mm), fino a 24 armi quadruple.
Il New Orleans (CruDiv 6), scampato all'attacco di P.Harbour, fu protagonista di tutte le battaglie principali dell'anno successivo, fino a Tassafaronga, quando danneggiato gravemente il 30 novembre 1942.
Poco dopo, alle 23.28, appena un minuto scarso dopo il Minneapolis, venne colpito anche il New Orleans, che ebbe un siluro a lato della torre 1, tagliando praticamente tutto lo scafo oltre la torre n.2., quando la prua si piegò a destra e poi si staccò. Tutti quelli delle torri 1 e 2 morirono nell'impatto ed esplosione, totale 183 morti, assieme a 1.800 tonnellate di acciaio finiti in mare. Eppure non affondò! Riuscì a ritirarsi, per poi essere riparato entro il luglio 1943.
Nonostante i danni subiti, con la perdita di circa 45 metri di prua, la nave riuscì a rientrare a Tulagi con un incendio a bordo e un'elica danneggiata, a soli 2 nodi, il 1 dicembre. Il 12 partì da lì per Cockatoo Island, Sidney, navigando rigorosamente all'incontrario. Lì ricevette altre riparazioni e una finta prua in acciaio saldato, ma comunque dovette rientare negli USA, al Puget Sound NY navigando di poppa, per tutto il Pacifico! Partì il 7 marzo 1943 e finalmente ebbe una nuova prua e in generale fu rimessa in sesto come mai prima, riducendo anche le pesanti sovrastrutture, revisionando l'apparato motore, aggiungendo nuovi radar e cannoni antiaerei. Tornò a P.Harbour il 31 agosto 1943, già incredibilmente pronta e il 5-6 ottobre andò a bombardare Wake Island. In seguito continuò la sua attività indiavolata contro i malcapitati giapponesi fino alla fine della guerra.
A Truk, nel febbraio 1944, affondò il piccolo Katori e il caccia Maikaze, ad ottobre affondò la danneggiata portaerei leggera Chiyoda e il caccia Hatsutsuki. Venne anche colpita da un aereo americano lanciato da una portaerei lì vicina e precipitato sull'incrociatore, anche se colpendolo solo di stricio. Venne radiato nel 1959. Durante la guerra, il New Orleans ottenne ben 17 battle stars, diventando una delle navi americane più decorate. E questo, pur avendo perso la sua principale battaglia.
Della classe però è ricordato sopratutto l'affondamento degli incrociatori Vincennes, Quincy e Astoria, durante la battaglia di Savo la notte del 8-9 agosto 1942, quando gli incrociatori giapponesi cercarono di contrastare gli barchi a Guadalcanal, ma non riuscirono a raggiungere le forze da sbarco, sfogando il loro potenziale nella distruzione della scorta esterna, che invece venne totalmente sorpresa. Due gruppi di incrociatori vennero così annientati in pochi minuti, in due azioni successive.
L'Astoria era l'incrociatore che nell'anteguerra aveva riportato le ceneri dell'ambasciatore giapponese morto negli USA in patria, ricevendo calorosa accoglienza.
Nel resto della sua carriera, quella bellica, però, gli scontri con i giapponesi saranno spietati. L'Astoria partecipò a molte azioni belliche, incluso il Mar dei Coralli e Midway, dove difese in entrambi i casi, senza successo, le portaerei americane USS Lexington e Yorktown. Poi arrivò a Guadalcanal il 7 agosto e nella notte tra l'8 e il 9 venne danneggiato da artiglierie e siluri lanciati da poche migliaia di metri. Nella notte di fuoco che ne seguì, la protezione -per una volta valida- di questi incrociatori non servì (così come non servì quella degli Zara).
Le 3 grandi navi americane, in movimento lento a 10 nodi e con i comandanti a dormire, vennero attaccate senza quasi preavviso e certo, senza alcuna efficienza nel passare dal riposo ai posti di combattimento. Resta il fatto che alle 1.50 arrivarono i colpi delle navi giapponesi, che già avevano lanciato minuti prima i siluri.
Dal ponte dell'Astoria l'ora svegliato comandante ordinò di cessare il fuoco per paura di attaccare navi alleate, ma poi cambiò idea dato che i proiettili nemici continuavano ad arrivare.
L'incrociatore fu fortunato: le prime 4 salve lo mancarono. Ma poi le cose cambiarono, la salva successiva centrò le sovrastrutture causando gravi danni, poi misero fuori uso la torre N.1 e incendiarono l'hangar, le cui fiamme resero la nave americana un facile bersaglio.
L'USS Astoria fu centrato da molti colpi del Chokai e poi di altri 3 incrociatori giapponesi, tanto che entro un quarto d'ora la nave americana fermò le macchine, ora colpite dai proiettili nemici. Solo alle 2.16 l'Astoria centrò, con la sua 12a e ultima salva, il Chokai, danneggiandolo in maniera non sostanziale (una torretta fuori uso). Attorno alle 2.25 finì la capacità di guidare la nave dal ponte e utilizzò il locale timone per continuare a manovrare, prima di perdere tutta la potenza disponibile. Alle 3.00 stava combattendo le fiamme ma la situazione era disperata. L'Astoria, benché non colpito da siluri, era stato centrato da almeno 65 colpi e le fiamme divampavano a bordo. Dopo l'alba, tuttavia, fu deciso che la nave potesse ancora essere salvata e presa a rimorchio e 325 uomini risalirono a bordo. Il problema era il fuoco, che sotto i ponti era ancora forte e cominciava a far detonare munizioni. L'angolo aumentò fino a 15° e la poppa iniziò ad affondare, mentre i buchi causati dalle granate, oramai finiti sott'acqua, contribuivano ad aumentare l'allagamento. Alla fine, ogni tentativo di rimpirchiarla fu vano e alla minaccia del fuoco si sostituì quella dell'acqua, tanto che l'incrociatore sparì sott'acqua entro le 12.16, circa 10 ore dopo l'attacco. I 325 sbarcarono tutti in tempo, ma le perdite erano state comunque gravi: 219 morti o dispersi.
Il Quincy era della CruDiv 7 e operò sopratutto in Atlantico, ma poi venne dato alla TF18 e lì andò perso per via del disastro di Savo, preso sotto tiro dopo l'Astoria da tutti i lati, incassando molti colpi e due siluri. Nonostante questo, riuscì a colpire il Chokai nella zona carteggio della nave (torrione) causando 36 morti e feriti, ma l'amm.Mikawa (a circa 6 metri) non venne colpito. MA entro le 2.10 il Quincy perse anche il capitano, e 6 minuti dopo era stato colpito anche da un 3o siluro giapponese, mentre non poteva più sparare, dirigendo verso la costa per spiaggiarsi. Non ci arrivò: alle 2.38 affondò di prua. 370 morti e 167 feriti.
Il Vincennes era stato uno dei protagonisti del raid di Doolittle, e poi combatté a Midway (in protezione delle portaerei, in particolare della Yorktown, che però andò perduta ugualmente) e poi iniziò a supportare, il 7 agosto, gli sbarchi a Guadalcanal. Lì bombardò le postazioni nemiche, poi usò tutte le armi per respingere i G4M siluranti, che si avvicinavano a bassissima quota. Il Vincennes usò efficacemente anche i colpi da 203 mm per generare alte colonne d'acqua, così da disturbare gli aerei giapponesi procedenti a meno di 20 metri. E sempre nella zona di Guadalcanal, dove era appena arrivato, si trovò ad affrontare i giapponesi in quell'ingloriosa notte d'agosto tra l'8 e il 9..
L'USS Vincennes non ebbe fortuna a sua volta. Benché avesse visto sia i bengala che i lampi dei cannoni, esitò a sparare contro i riflettori temendo fossero amici, ma fu troppo tardi: già alla prima salva, fu colpito dal Kako, e poi ebbe due siluri dal Chokai e altri proiettili ancora dal Kinugasa, che ebbe a sua volta un proiettile a segno (danni ridotti al motore del timone).
Nel tentativo di sfuggire al fuoco delle navi giapponesi, l'incrociatore, che aveva 19,5 kt di velocità, venne colpito anche all'hangar, causando un incendio della terribile benzina avio, e virando a sinistra, fu a quel punto colpito da una o due torpedini, perdendo totalmente potenza motrice, attorno alle 1.55. Entro 5 minuti la nave era ferma e inerte, mentre i proiettili continuavano a caderle addosso.
Ma alle 1.55 beccò due siluri da 610 mm del Chokai. Benché riuscisse successivamente a danneggiare leggermente il timone del Kinugasa, oramai era finita anche per quest'incrociatore: almeno 74 colpi a segno (o forse 85, tra 127 e 203), e alle 2.03 giunse un terzo siluro dal Yubar: incendiato dappertutto, senza energia, già alle 2.16 (o alle 2.30) venne ordinato l'abbandono nave da parte del comandante, e l'incrociatore andò giù alle 2.50, mentre due caccia americani si affannarono ad sparare ai giapponesi, senza risultati e senza conseguenze (per loro). Nello stesso minuto in cui il comandante americano ordinava l'abbandono nave, i giapponesi dismettevano l'azione di fuoco e andavano via, non prima di sparare anche al caccia Talbot, che tuttavia sopravvisse malgrado i danni, grazie ad un acquazzone lì vicino.
Ad ogni modo, probabilmente per via della confusione, non è sicuro come si a stato affondato nel dettaglio: se venne colpito da 74 colpi e 3 siluri, oppure da 1-2 siluri e 85 colpi. Le fonti divergono, ma da quell'uragano di fuoco il Vincennes non poté sopravvivere. Perse anche 332 uomini dell'equipaggio.
Certo che non erano le navi moderne: il Vincennes portava lo stesso nome dell'infame Robo-cruiser tipo AEGIS, che nel 1988 abbatté un innocente Airbus iraniano.
Il Minneapolis era un altro veterano di numerose battaglie, incluse Mar dei Coralli e Midway. Ma anch'esso venne danneggiato nel disastro di Tassafaronga. Alle 23.27, il Minneapolis venne colpito dua due siluri da 610 mm 'Long Lance': uno nella sua metà anteriore, uno esplodendo vicino al serbatoio della benzina avio avanti la torre n.1, l'altro colpendo tre delle 4 sale caldaie della nave. L'incrociatore ebbe la prua piegata di 70° e si trovò senza controllo e potenza, con 37 vittime a bordo. Poco dopo perse la prua avanti alla torre n.1. Bisogna dire che, ammirevolmente, quest'incrociatore riuscì a tornare negli USA con le proprie macchine superstiti, malgrado la potenza terribile dei siluri Long Lance (circa 480 kg HE). Venne riparato entro il settembre del 1943. Poi iniziò un nuovo ciclo di battaglie, come le Marianne, Saipan, Filippine, Leyte, finché non dovette andare a cambiare i cannoni troppo usurati. Andò poi in Corea per la resa dei giapponesi lì stanziati e venne messo in riserva il 10 febbraio 1947, radiato il 1 marzo 1959 e demolito entro il 1960.
Infine, il San Francisco. Una nave che combatté fin dai tempi di Wake e poi partecipò a missioni come quella che portò alla battaglia di Cap Esperance, quando contribuì ad affondare il celebre caccia Fubuki (iniziatore della 'scuola moderna' dei caccia giapponesi). Il San Francisco non mancò nemmeno a Guadalcanal, dove il 12 novembre si trovò un aereo giapponese che si schiantò sulle sue strutture, danneggiando la centrale di tiro posteriore. Ma la notte accadde di peggio, infatti in una battaglia dove quasi tutte le navi americane (a parte il nuovo ct Fletcher) vennero colpite duramente, anche il San Francisco non fece eccezione e venne danneggiato dalle navi giapponesi, fino a 45 colpi che uccisero anche il comandante e il vice. L'incrociatore però sopravvisse e venne riparato entro il febbraio 1943, ma è certo che ritornò in azione solo a novembre.
In seguito partecipò a un pò tutte le missioni di guerra principali, come le Bonin, Iwo Jima, Filippine ecc. Venne messo in riserva il 10 febbraio 1947 e demolito dopo la radiazione definitiva del 1 marzo 1959.
V'erano anche altre unità della classe: il Tuscaloosa, per esempio, che partecipò sopratutto alla guerra in Europa e Atlantico, e però non è menzionato ampiamente qui perché non subì danni in azione per quello che se ne sa.
Infine, tra gli incrociatori bellici vi fu il Wichita, costruito nel 1935, varato nel 1937 e entrato in servizio il 16 febbraio 1939.
Dislocamento 10.589-13.223 t, 185,42x18,82x7,24 m. 4 motori 100.000 hp (6 caldaie tutte anteriori), 33 kt, 1323-1984 t, 10.000/15 kt.
9x203/55 mm, 8x127/38 mm, 8x12,7, 4 idro.
Corazza: cintura 152(o 160)-102 mm tipo A (-1,5/+2,86 m a metà nave)+ 16 mm STS o 102-76 mm ai lati dei depositi (più basse); paratie 152 mm; traverse 152 mm; traversa depositi-macchine 152 mm (!); ponte 57 mm; torri 203-38 mm (203 fronte, 95 lati, 70 tetto, 38 retro); barbette 178 mm; torrione 152-57 mm. 929 uomini.
IZ: 9,2-20,3 km (prima erano circa 15 km come distanza minima).
Questa non era altro che la versione da 203 mm dei Brooklyn, con spessori di corazzatura che poteva arrivare a livelli paragonabili a quelli di uno Zara, bordo libero maggiore rispetto agli altri incrociatori pesanti. Le barbette erano tronco-coniche e non cilindriche, perché così si economizzava il peso, dato che la torretta era allargata per permettere una maggiore spaziatura dei cannoni. La protezione era tale da reggere il tiro dei 203 mm da brevi distanze, anche se il ponte non era molto spesso e quindi a lungo raggio era vulnerabile. I 127 mm erano del nuovo modello da 127/38 mm di maggiore raggio e cadenza tiro, mentre i cannoni da 203 erano maggiormente distanziati con torri più larghe, di nuovo modello Mk12 (più leggero), culle separate e avevano minore dispersione. Energia elettrica aumentata, ma solo 2 diesel generatori. Certamente era il migliore degli incrociatori moderni tipo Washington americani, e anche l'ultimo. In origine doveva essere un modello New Orleans modernizzato, ma in pratica si scelsero le navi tipo Brooklyn, forse perché più moderne. Comunque il Wichita rimase un singolo esemplare.
Il Wichita fu un incrociatore da 183 metri al galleggiamento (600 ft) e quasi 19 di larghezza, 7,24 di pescaggio e 10.759 t di dislocamento standard, 13.015 a pieno carico. Era quindi sopra il limite consentito, anche se molto meno degli Zara italiani. Con 100.000 hp su 4 assi faceva 33 nodi e poteva viaggiare, con un massimo di 2016 t di carburante, per lunghi percorsi, anche 10.000 NM a 15 nodi.
La corazzatura era costituita da una cintura di corazza classe A spessa ben 160 mm, era un tipo di acciaio indurito più resistente di quello usato sugli incrociatori precedenti, anche se verso le estremità era ridotto a 100 mm, in ogni caso su 16 mm di acciaio ad alta resistenza (STS) che di per sé era utilizzabile anche per le corazze protettive. Poteva registere ai cannoni da 203 mm oltre i 9.100 metri anziché 15.000 come con gli incrociatori delle classi precedenti. Il ponte era spesso comunque solo 57 mm anche se poteva resistere al 203 mm fino a 20.000 m. Questo gli dava una IZ di 9-20 km contro gli effetti dei cannoni da 203 mm, quanto bastava per resistere agli incrociatori della stessa classe. La torre di comando era da 152 mm lati e 57 tetto, mentre per quel che riguarda le torri, esse avevano 203 mm fronte, 95 (3,75 in) lati, 38 retro e 70 mm tetto. Non erano protette come quelle degli Zara, a parte la parte frontale che è ovviamente la più esposta; ma erano più protette di quelle degli incrociatori precedenti nell'insieme. Inoltre le barbette erano eccezionalmente corazzate, fino a 7 in ovvero sui 178 mm di spessore.
L'armamento era dato da cannoni Mk 12 che potevano sparare proiettili dall'eccezionale peso di 152 kg fino a 27,5 km e per il resto c'erano 8 cannoni da 127/38 in torri binate Mk 12, che tra l'altro, furono i primi cannoni di questo tipo installati sugli incrociatori (prima erano dedicati ai cacciatorpediniere e le navi maggiori averano l'L/25), più un numero via via maggiore di cannoni leggeri, tra cui fino a 24 cannoni (4x4 e 4x2) Bofors più 18 da 20 singoli. E naturalmente, c'erano anche i sistemi di tiro più sofisticati.
Nel 1941 ebbe i cannoni da 28 mm e il radar CXAS Mk 1, e durante la guerra ebbe armi da 20 e 24x40 mm e ulteriori radar, finché nel 1945 era di 14.611 t.
Questa nave era inizialmente della CruDiv 7, partecipando persino, nel luglio 1941, all'occupazione dell'Islanda. Battagliò anche durante l'invasione di Casablanca, contribuendo ad affondare tre cacciatorpediniere francesi e incassando un colpo da 194 costiero, che causò dei feriti a bordo e lo costrinse ad allontanarsi per un pò dal campo di battaglia.
Solo dal gennaio 1943 venne mandato in Pacifico, dove combatté in parecchie battaglie anche importanti, come Engano, dove contribuì ad affondare una portaerei (la Chyoda, già danneggiata dagli aerei americani) e un cacciatorpediniere.
Continuò ad operare anche ad Okinawa e all'occupazione del Giappone, fu una nave fortunata (durante un attacco aereo giapponese, vide uno Zero arrivare da uno squarcio tra le nubi, ma esso venne abbattuto da un cannone da 20 mm che gli tagliò la coda, l'aereo piegò l'ala sl ponte della nave, la bomba da 250 kg che sganciò esplose ad appena 15 metri e il carburante arrivò fino al ponte, ma la nave rimase pressoché indenne) ricevendo 13 battle stars; ma già il 3 febbraio 1946 venne messo in riserva, e il 1 marzo 1959 finì anch'esso per la rottamazione.
La battaglia di Tassafaronga
Il 30 novembre 1942, 5 incrociatori americani e 4 caccia tentarono di fermare un convoglio di rifornimenti di 8 cacciatorpediniere giapponesi che cercavano di portare cibo alla guarnigione. Le navi americane usarono la loro potenza di fuoco e il radar per combattere le navi giapponesi, affondandone una grazie all'effetto sorpresa iniziale, poi però, le navi giapponesi lanciarono i loro siluri Long Lance e affondarono un incrociatore e ne danneggiarono altri tre, il contrammiraglio Tanaka aveva ottenuto una grande vittoria tattica, ma non riuscì a rifornire la guarnigione dell'isola.
Le navi giapponesi, mentre erano in movimento lento, vennero avvistate al largo di Cap Esperance a cominciare dalle 23.06. Mare calmo, senza Luna, la calma dell'acqua paradossalmente aveva causato dei ritardi nell'approntare gli idrovolanti d'osservazione degli incrociatori americani.
La decrittazione delle comunicazioni giapponesi aveva funzionato, ma è interessante notare come l'inizio della battaglia furono i siluri degli americani, ben 20 Mk 15 verso le navi di Tanaka (nel frattempo, vicino a Guadalcanal, suddivise in due formazioni uguali) da parte di appena 3 dei 4 caccia americani (che precedevano la formazione di incrociatori), tra cui il nuovissimo Fletcher e poi tirarono colpi illuminanti, mentre il bersaglio era a circa 6 km. Gli incrociatori pesanti, schierati circa 4 km dietro e distanziati circa 1 km l'uno dall'altro, iniziarono a sparare alle 23.21. Il cacciatorpediniere Takanami venne messo fuori uso in appena 4 minuti e poi affondato (su 244 a bordo, solo 48 superstiti, 19 fatti prigionieri dagli americani) perché il più prossimo alla linea americana, ma non prima di avere lanciato 8 siluri, mentre gli americani si concentravano contro di esso, altre navi giapponesi presero posizione senza essere localizzati, con i siluri lanciati a salve di otto da parte di altri 3 cacciatorpediniere; le armi americane, invece, avevano fallito tutte. Seguirono anche altri 12 siluri da parte di altri due caccia (8 e 4), per un totale di 44 armi.
Alle 23.27, quando l'USS Minneapolis stava tirando la sua 9a salva, due siluri lo centrarono nella metà di prua. Uno di questi esplose nei serbatoi benzina avio a prua della torre uno, mentre un altro colpiva e metteva fuori uso tre dei quattro locali macchine. La parte prodiera della nave, esplodendo anche la benzina, si piegò a 70°, e la nave perse timoni e potenza, oltre a 37 uomini.
Poi toccò all'USS New Orleans. Colpito anch'esso a prua, l'esplosione delle munizioni e del carburante avio dei depositi anteriori. L'esplosione fece saltare per aria tutta la nave davanti alla torre N.2, con la prua che si piegò anch'essa, prima però di venire liberata dalla rapida decelerazione della nave e poi affondò. Tutti quelli che erano a prua, nelle torri che in quel momento stavano sparando, morirono. 183 vittime, 3 cannoni, 1.800 tonnellate d'acciaio e 125 piedi di nave perduti in un momento. Questo accadde alle 23.27, appena un minuto dopo dell'impatto sul Minneapolis. Incredibile, però, malgrado l'esplosione delle munizioni(!!) la nave non ne volle sapere di affondare, forse anche perché prontamente 'liberata' dal peso della parte anteriore. Però in genere, quando i depositi di munizioni esplodono, le navi affondano. Quelle americane, alle volte, no.
Poi toccò al Pensacola. Anch'esso venne colpito, stavolta alle 23.39, parecchi minuti dopo, e malgrado le manovre evasive. Ma l'esplosione incendiò il carburante e colpì duramente l'incrociatore. Ebbe 125 morti e aprì il fianco a sinistra, causando un angolo di 13° e la perdita di potenza e di manovra, oltre che di comunicazioni, cioé più o meno come le altre unità colpite da questi terrificanti super-siluri.
L'unico incrociatore che riuscì a cavarsela fu l'Honolulu, che continuò a sparare sulle navi giapponesi, le quali però erano oramai in fuga.
Chi non andò lontano fu il Northampton, l'ultimo della colonna di incrociatori americani. Malgrado quel che era successo fino ad allora, non aumentò la velocità e non cambiò radicalmente la rotta, e mentre stava ancora nella zona pericolo, si prese due siluri giapponesi, alle 23.48 per la precisione. Uno a 3 metri sotto la linea d'acqua vicino al locale motori poppiero, l'altro a 12 metri più a poppa, appena 4 secondi dopo. Il motore poppiero si allagò, 3 delle 4 eliche si fermarono e la nave finì subito a 10° di inclinazione a sinistra e prese fuoco. 50 uomini vennero uccisi.
Il Takanami venne abbandonato all'1:30 ma poco dopo affondò con una grande esplosione uccidendo molti dei suoi naufraghi, ma anche così, 48 sopravvissero (su 244) e 19 vennero catturati dagli americani.
Il Northampton non ebbe molta più fortuna e anch'esso venne abbandonato dall'equipaggio a cominciare proprio dall'1:30, affondando alle 3:04, ovvero oltre 90 minuti più tardi, con 773 sopravvissuti, un numero rimarchevole vista la fine dell'incrociatore.
Quanto agli altri tre, essi riuscirono a rientrare in porto. Non fu difficile: era a soli 31 km e ci arrivarono il 1 dicembre. Incredibile da dirsi, dal porto di Tulagi Minneapolis e New Orleans vennero provvisti di una prua fatta niente di meno che con tronchi di albero! Fu un momento molto grave eppure riuscirono a raggiungere i porti delle retrovie partendo già il 12 dicembre successivo, mentre il Pensacola era partito 6 giorni prima, arrivando lontani fino a Sidney. Il New Orleans venne ripristinato e tornò in servizio già ad agosto, il Minneapolis in settembre e il Pensacola nell'ottobre del '43. Niente male come dimostrazione di efficienza, sia delle navi praticamente fatte a pezzi da questa battaglia, sia da parte dei cantieri. Per comparazione si pensi a quel che successe al povero Bolzano nell'estate del '42.
Questo scontro rischiò seriamente di essere un'altra battaglia di Savo, con l'aggravante che stavolta gli americani avevano l'iniziativa. Ma 3 navi riuscirono a sopravvivere malgrado tutto, anche il piccolo Pensacola che pure era molto leggero e poco resiliente rispetto ad altre navi americane. Questo disastro lascì l'USN con appena 4 incrociatori pesanti e 9 leggeri operativi in tutto l'Oceano Pacifico.
Nonostante questa che obiettivamente può essere solo chiamata una netta sconfitta, l'ammiraglio Wright fu decorato con la più alta decorazione americana, la Navy Cross, e pretese di avere affondato ben 4 cacciatorpediniere nemici nel suo rapporto di missione. L'ammiraglio Halsey accusò della sconfitta (che comunque sembrava chiara) il comandate Cole, leader dei cacciatorpediniere ma egli continuò a far carriera, malgrado avesse lanciato a vuoto i suoi siluri e fatto nient'altro durante l'ingaggio decisivo. Ironicamente è lo stesso comandante che ha dato il nome al caccia missilistico danneggiato dall'attacco kamikaze del 2000.
Secondo Wright, i siluri devono essere stati lanciati da un sottomarino e non dalle navi giapponesi, essendo troppo lontane per lanci così efficaci. All'epoca non c'era ancora la percezione di quanto fossero potenti i Type 93, ma se è per questo, nemmeno di quanto ridotte furono le distanze del loro impiego (sui 5 km in quel caso). L'ammiraglio Tanaka disse nel dopoguerra che il merito della sua vittoria era dei suoi uomini e della loro abilità e devozione al lavoro.
Comunque sia, i giapponesi non ebbero fortuna nel loro lavoro di rifornimento delle loro affamate truppe. Il 3 dicembre altri 10 caccia lanciarono in mare 1.500 barili e gli aerei americani ne affondarono ben 1190(!!!), il 7 dicembre altro lancio (ad un anno esatto da Pearl Harbour) da parte di 12 caccia, ma annullato per la minaccia delle motosiluranti americane, che due notti dopo affondarono un sottomarino mandato per rifornimento. L'ultimo tentativo fu nel 1942, sempre diretto da Tanaka e nella notte dell'11 dicembre, con 11 caccia. Le motosiluranti americane vicino Guadalcanal silurarono però proprio la sua nave ammiraglia e lo ferirono e solo 220 dei 1200 barili rilasciati dalle navi vennero presi dai giapponesi. Già il giorno dopo, la Marina giapponese chiese e il 31 dicembre ottenne che Guadalcanal fosse abbandonata, malgrado l'esercito si opponesse, almeno inizialmente. Per questo motivo, la battaglia di Tassafaronga fu utile, i giapponesi alla fine dovettero andarsene con 3 convogli tra il 3 e il 7 febbraio 1943 e stabilire una linea di difesa più arretrata, alle Salomone e Nuova Georgia.
(a sx l'USS New Orleans e a dx il Minneapolis)
Poi fu il turno dei Baltimore, navi belliche per eccellenza, nate nel 1941-45, varate dal 1942 in poi, immesse in servizio dal 1943 in poi, per un totale di ben 18 unità.
Dislocamento 14.703-17.303 t. Dimensioni 205,3 mx21,6x7,32 m, 4 motori da 120.000 hp, 33 kt, 1200-2250 t, raggio 10.000/15 kt. 2039 uomini (!!)
Armi: 9x203/55 Mk 12, 12x127/38 Mk 12, 12 Bofors quadrinati (48x40/56 mm), 24 Oerlikon, 4 idrovolanti (capoclasse), con variazioni minime.
Corazza (1790 t, il 12,9%): cintura 152-102 mm (-1,5/+2,86 m a mezza nave)+16 STS mm, 76-51 mm sui depositi (più bassa di un ponte), traverse 140 mm anteriore e 127 post; 152 mm tra macchine e depositi; ponte 65 mm, torri 203-38 mm (203 mm ant, 83-38 lati, 76 tetto, 38 retro), barbette 160 o 178 mm (?), torrione (non per tutti, i 6 iniziali non l'avevano): 165 lati, 76 tetto.
IZ: vs 203 mm, 14-22 km circa.
I 'Baltimore' erano stati concepiti dal 1939, con l'inizio della guerra in Europa, e oramai erano navi 'fuori' del trattato di Washington e Londra, e così vennero costruiti senza limiti, se non quello di tenere presente l'ottimo Wichita, anche se rimediando alla scarsa stabilità di quest'ultimo incrociatore prebellico. Tutto quel che si poteva lamentare dei Baltimore era la scarsa stabilità, cosa piuttosto comune alle ben armate (anche troppo) navi americane, non solo del periodo bellico. Il dislocamento std arrivò presto a 13.600 t, e l'armamento a.a. venne notevolmente rinforzato.
I primi entrarono in servizio nel 1943 (il Baltimore entrò in azione dall'autunno 1943) e quindi poco parteciparono alle battaglie di superficie, ed ebbero subito radar, cannoni da 40 e da 20 e non le armi da 12,7 e da 28 mm. Ebbero anche una lunga vita nel dopoguerra, arrivando fino agli anni '70 nella flotta di riserva, e Boston e Camberra divennero, nella seconda metа degli anni '50, i primi incrociatori missilistici (in realtа unitа ibride) del mondo. Seguiranno nel 1962-64 altri tre incrociatori ibridi, ma questa и proprio un'altra storia.
Durante la guerra, il Canberra venne danneggiato da un siluro giapponese (13.10.44) nei locali caldaie n.4, dovettero rimorchiarla via e rimase a lungo in riparazione, riprendendo servizio un anno dopo. Venne ritirato dal servizio solo nel 1970 e radiato nel 1978. Attualmente esiste ancora come nave museo.
IL Pittsbourgh venne danneggiato seriamente da un tifone nel giugno 1945, perdendo addirittura la prua davanti alla torre n.1 (era il 5-6-45) e restando in riparazione fino a settembre.
Gli incrociatori americani tipo 'Alaska' erano 'large cruisers' più che incrociatori pesanti. Varati in 6 esemplari ma poi completati solo due, nel 1944, erano navi potenti, almeno sulla carta. Stazza 30.225-34.800 t, 246,4x27,8x 9,7 m, 4 assi per 150.000 hp e 32+ nodi, 3600 t, 12000 nm/15 kt. 9 cannoni da 305, 12 da 127, 56 da 40 quadrupli, più armi minori e aerei. 1517 effettivi.
Queste grandi navi da battaglia non erano in realtà altro che grandi incrociatori, nemmeno o non necessariamente 'da battaglia'. Essi erano enormi e potenti, addirittura più grandi delle navi da battaglia tipo '35000 t' come la Littorio e la KG V. Però avevano solo un timone e questo non li rendeva certo molto manovrieri, e la larghezza non era granché, rendendo difficile la protezione subacquea. La protezione non era da nave da battaglia, essendo concepita per reggere solo i colpi da 203 mm, ma poi anche aumentata contro il 305 mm, nel raggio di circa 16,5-22 km con angolo di 30°.
La protezione era di circa 4.720 tonnellate (16,2%), pensata contro i 305 mm: cintura principale 229-127 mm (H= 4,6 m) inclinati a 10°; paratie 260 mm; 270 mm per il timone; protezione subacquea 3-2,4 metri (spessore); ponte principale: 102-96 mm su macchine, 108 mm su magazzini+ ponte antischegge da 19-16 mm sotto, e 102 mm su timone; + ponte di coperta 36 mm e tetto di 38 mm per il timone. Torri: 325 mm fronte, 152-133 lati, 127 tetto e 133 retro; barbette 330-278 mm; torrione 269 mm lati e 127 mm tetto.
Tutto sommato non erano male! A parte la cintura e la protezione subacquea, la protezione era quasi analoga a quella di molte navi da '35.000 tons', specialmente per i ponti (nel classico arrangiamento triplo ponte coperta+ponte principale+ponte antischegge), che totalizzava forse sui 156 mm totali, e che era solo marginalmente inferiore a quello delle navi da battaglia; le torri erano di poco più sottili di quelle delle KG V e Bismarck, e il torrione era circa uguale o appena inferiore a quello delle Littorio.
Ad ogni modo, malgrado tutto, non ebbero alcuna occasione di farsi notare, e così queste navi, splendide sulla carta, ma poco apprezzate in pratica (costavano quasi quanto una Iowa ed erano molto meno potenti), non rimasero a lungo in auge. E non ebbero mai modo di affrontare le Scharnorst, i Kongo e i vari progettati incrociatori 'anti-Washington' che molte marine stavano studiando al contempo, tra cui quella sovietica.
Un'altra classe di incrociatori era la Oregon City, che aveva cannoni da 203 mm ed era meglio armata (48 cannoni da40 mm ), ma per il resto non molto diversa dalle altre navi pesanti. Pesavano 17.000 t, 206 m, 9x203 mm, corazze fino a 152 mm. Ma questi 4 incrociatori (a parte altri non completati) vennero messi in servizio solo nel '46 in poi e sono noti sopratutto perché alcuni vennero modificati in unità missilistiche. Quindi non ci interessano per nulla.
L'ultima classe furono i De Moines, però iniziati nel 1945 e finiti nel 1949. Durarono in servizio, in due di questi casi, così tanto da resistere fino al 1991.
Disclocamento: 17531-21268 t, 218,4x23x7,92 m; 4 assi per 120.000 hp (con appena 4 caldaie!); 33 kt, 3006 t, 10500/15 kt.
Armi 9x203/55, 12x127/38, 24x76 mm, 12x20 mm. 1799 uomini.
Corazza (2.189 t, 12,6%): cintura 152-102 mm (H= 3,1 m); traverse: 2 d'estremità da 152 mm, 4 interne alla cittadella, tutte da 127 mm; ponte 95 mm, ponte sup. 25 mm, paratie 127-102 mm, torri 203 fronte, 95-51 lati, 102 tetto e 38 retro; barbette 160 mm; ponte corazzato 165-140 mm. IZ: vs 203 mm, tra 14,2-25,5 km.
Questi potenti incrociatori furono gli ultimi dei tipi 'pesanti' ad essere realizzati, e certamente anche i migliori della loro categoria.
La marina stava lavorando ai cannoni automatizzati da 152 già dal 1937, con capacità totalmente doppio ruolo; sebbene questi fossero solo per torri binate, durante la guerra si arrivò a pensare che lo stesso si sarebbe potuto ottenere dai 203 mm, che erano potenti ma non molto graditi perché erano, negli scontri a breve raggio notturni, troppo lenti come cadenza di tiro. Triplicarla significava però renderli molto più temibili. E così fu: ma i cannoni automatici comportavano anche delle torri binate, per cui parte del vantaggio iniziale sarebbe andato perduto. Nel caso degli incrociatori leggeri, con i Worchester, si vollero mantenere i 12 cannoni dei Cleveland, ma questo significò allungare lo scafo con ben 6 torri binate, sparanti tutte in asse. Nel caso dei Des Moines, invece, si riuscì a costruire torri triple automatiche, nonostante il calibro maggiore! E il bello è che funzionarono, perché il 203 automatico si dimostrò affidabile, a differenza del 152 che invece era alquanto 'delicato'!!! Le tre navi che vennero realizzate (su di un totale programmato di 8, per avere una flotta omogenea di grandi e potenti incrociatori), rimasero in servizio per molti anni, e nessuna di esse venne nondimeno modernizzata in lanciamissili, preferendo lasciarle così come erano.
La blindatura era più o meno ai livelli degli 'Zara' e delle navi precedenti, con una struttura della cintura simile: 152 mm nella parte superiore, 102 all'estremità sott'acqua; il ponte era robustissimo e pressoché immune al tiro da 203 entro distanze pratiche, anche grazie al ponte di coperta da 25 mm. Quello antischegge superiore era da 38 mm, e da solo pesava 695 t. Le torri erano l'unica parte meno spessa di quelle degli Zara, non tanto frontalmente (203 mm), ma sul reato della struttura (tranne forse sul tetto). Del resto erano torri enormi (oltre 400 t) e non si potevano corazzare più di tanto, a causa della loro enorme larghezza).
Le navi vennero usate a lungo nel dopoguerra, ma merita di ricordare una brutta pagina dei pur efficaci cannoni automatici da 203: nel 1972 un'esplosione demolì la torre n.2 (sul Newport News). Per il resto, non mancarono servizi in Corea e in Vietnam, e persino una comparsata nella parte della Graf Spee in un famoso film bellico.
Dislocamento 14.703-17.303 t. Dimensioni 205,3 mx21,6x7,32 m, 4 motori da 120.000 hp, 33 kt, 1200-2250 t, raggio 10.000/15 kt. 2039 uomini (!!)
Armi: 9x203/55 Mk 12, 12x127/38 Mk 12, 12 Bofors quadrinati (48x40/56 mm), 24 Oerlikon, 4 idrovolanti (capoclasse), con variazioni minime.
Corazza (1790 t, il 12,9%): cintura 152-102 mm (-1,5/+2,86 m a mezza nave)+16 STS mm, 76-51 mm sui depositi (più bassa di un ponte), traverse 140 mm anteriore e 127 post; 152 mm tra macchine e depositi; ponte 65 mm, torri 203-38 mm (203 mm ant, 83-38 lati, 76 tetto, 38 retro), barbette 160 o 178 mm (?), torrione (non per tutti, i 6 iniziali non l'avevano): 165 lati, 76 tetto.
IZ: vs 203 mm, 14-22 km circa.
I 'Baltimore' erano stati concepiti dal 1939, con l'inizio della guerra in Europa, e oramai erano navi 'fuori' del trattato di Washington e Londra, e così vennero costruiti senza limiti, se non quello di tenere presente l'ottimo Wichita, anche se rimediando alla scarsa stabilità di quest'ultimo incrociatore prebellico. Tutto quel che si poteva lamentare dei Baltimore era la scarsa stabilità, cosa piuttosto comune alle ben armate (anche troppo) navi americane, non solo del periodo bellico. Il dislocamento std arrivò presto a 13.600 t, e l'armamento a.a. venne notevolmente rinforzato.
I primi entrarono in servizio nel 1943 (il Baltimore entrò in azione dall'autunno 1943) e quindi poco parteciparono alle battaglie di superficie, ed ebbero subito radar, cannoni da 40 e da 20 e non le armi da 12,7 e da 28 mm. Ebbero anche una lunga vita nel dopoguerra, arrivando fino agli anni '70 nella flotta di riserva, e Boston e Camberra divennero, nella seconda metа degli anni '50, i primi incrociatori missilistici (in realtа unitа ibride) del mondo. Seguiranno nel 1962-64 altri tre incrociatori ibridi, ma questa и proprio un'altra storia.
Durante la guerra, il Canberra venne danneggiato da un siluro giapponese (13.10.44) nei locali caldaie n.4, dovettero rimorchiarla via e rimase a lungo in riparazione, riprendendo servizio un anno dopo. Venne ritirato dal servizio solo nel 1970 e radiato nel 1978. Attualmente esiste ancora come nave museo.
IL Pittsbourgh venne danneggiato seriamente da un tifone nel giugno 1945, perdendo addirittura la prua davanti alla torre n.1 (era il 5-6-45) e restando in riparazione fino a settembre.
Gli incrociatori americani tipo 'Alaska' erano 'large cruisers' più che incrociatori pesanti. Varati in 6 esemplari ma poi completati solo due, nel 1944, erano navi potenti, almeno sulla carta. Stazza 30.225-34.800 t, 246,4x27,8x 9,7 m, 4 assi per 150.000 hp e 32+ nodi, 3600 t, 12000 nm/15 kt. 9 cannoni da 305, 12 da 127, 56 da 40 quadrupli, più armi minori e aerei. 1517 effettivi.
Queste grandi navi da battaglia non erano in realtà altro che grandi incrociatori, nemmeno o non necessariamente 'da battaglia'. Essi erano enormi e potenti, addirittura più grandi delle navi da battaglia tipo '35000 t' come la Littorio e la KG V. Però avevano solo un timone e questo non li rendeva certo molto manovrieri, e la larghezza non era granché, rendendo difficile la protezione subacquea. La protezione non era da nave da battaglia, essendo concepita per reggere solo i colpi da 203 mm, ma poi anche aumentata contro il 305 mm, nel raggio di circa 16,5-22 km con angolo di 30°.
La protezione era di circa 4.720 tonnellate (16,2%), pensata contro i 305 mm: cintura principale 229-127 mm (H= 4,6 m) inclinati a 10°; paratie 260 mm; 270 mm per il timone; protezione subacquea 3-2,4 metri (spessore); ponte principale: 102-96 mm su macchine, 108 mm su magazzini+ ponte antischegge da 19-16 mm sotto, e 102 mm su timone; + ponte di coperta 36 mm e tetto di 38 mm per il timone. Torri: 325 mm fronte, 152-133 lati, 127 tetto e 133 retro; barbette 330-278 mm; torrione 269 mm lati e 127 mm tetto.
Tutto sommato non erano male! A parte la cintura e la protezione subacquea, la protezione era quasi analoga a quella di molte navi da '35.000 tons', specialmente per i ponti (nel classico arrangiamento triplo ponte coperta+ponte principale+ponte antischegge), che totalizzava forse sui 156 mm totali, e che era solo marginalmente inferiore a quello delle navi da battaglia; le torri erano di poco più sottili di quelle delle KG V e Bismarck, e il torrione era circa uguale o appena inferiore a quello delle Littorio.
Ad ogni modo, malgrado tutto, non ebbero alcuna occasione di farsi notare, e così queste navi, splendide sulla carta, ma poco apprezzate in pratica (costavano quasi quanto una Iowa ed erano molto meno potenti), non rimasero a lungo in auge. E non ebbero mai modo di affrontare le Scharnorst, i Kongo e i vari progettati incrociatori 'anti-Washington' che molte marine stavano studiando al contempo, tra cui quella sovietica.
Un'altra classe di incrociatori era la Oregon City, che aveva cannoni da 203 mm ed era meglio armata (48 cannoni da40 mm ), ma per il resto non molto diversa dalle altre navi pesanti. Pesavano 17.000 t, 206 m, 9x203 mm, corazze fino a 152 mm. Ma questi 4 incrociatori (a parte altri non completati) vennero messi in servizio solo nel '46 in poi e sono noti sopratutto perché alcuni vennero modificati in unità missilistiche. Quindi non ci interessano per nulla.
L'ultima classe furono i De Moines, però iniziati nel 1945 e finiti nel 1949. Durarono in servizio, in due di questi casi, così tanto da resistere fino al 1991.
Disclocamento: 17531-21268 t, 218,4x23x7,92 m; 4 assi per 120.000 hp (con appena 4 caldaie!); 33 kt, 3006 t, 10500/15 kt.
Armi 9x203/55, 12x127/38, 24x76 mm, 12x20 mm. 1799 uomini.
Corazza (2.189 t, 12,6%): cintura 152-102 mm (H= 3,1 m); traverse: 2 d'estremità da 152 mm, 4 interne alla cittadella, tutte da 127 mm; ponte 95 mm, ponte sup. 25 mm, paratie 127-102 mm, torri 203 fronte, 95-51 lati, 102 tetto e 38 retro; barbette 160 mm; ponte corazzato 165-140 mm. IZ: vs 203 mm, tra 14,2-25,5 km.
Questi potenti incrociatori furono gli ultimi dei tipi 'pesanti' ad essere realizzati, e certamente anche i migliori della loro categoria.
La marina stava lavorando ai cannoni automatizzati da 152 già dal 1937, con capacità totalmente doppio ruolo; sebbene questi fossero solo per torri binate, durante la guerra si arrivò a pensare che lo stesso si sarebbe potuto ottenere dai 203 mm, che erano potenti ma non molto graditi perché erano, negli scontri a breve raggio notturni, troppo lenti come cadenza di tiro. Triplicarla significava però renderli molto più temibili. E così fu: ma i cannoni automatici comportavano anche delle torri binate, per cui parte del vantaggio iniziale sarebbe andato perduto. Nel caso degli incrociatori leggeri, con i Worchester, si vollero mantenere i 12 cannoni dei Cleveland, ma questo significò allungare lo scafo con ben 6 torri binate, sparanti tutte in asse. Nel caso dei Des Moines, invece, si riuscì a costruire torri triple automatiche, nonostante il calibro maggiore! E il bello è che funzionarono, perché il 203 automatico si dimostrò affidabile, a differenza del 152 che invece era alquanto 'delicato'!!! Le tre navi che vennero realizzate (su di un totale programmato di 8, per avere una flotta omogenea di grandi e potenti incrociatori), rimasero in servizio per molti anni, e nessuna di esse venne nondimeno modernizzata in lanciamissili, preferendo lasciarle così come erano.
La blindatura era più o meno ai livelli degli 'Zara' e delle navi precedenti, con una struttura della cintura simile: 152 mm nella parte superiore, 102 all'estremità sott'acqua; il ponte era robustissimo e pressoché immune al tiro da 203 entro distanze pratiche, anche grazie al ponte di coperta da 25 mm. Quello antischegge superiore era da 38 mm, e da solo pesava 695 t. Le torri erano l'unica parte meno spessa di quelle degli Zara, non tanto frontalmente (203 mm), ma sul reato della struttura (tranne forse sul tetto). Del resto erano torri enormi (oltre 400 t) e non si potevano corazzare più di tanto, a causa della loro enorme larghezza).
Le navi vennero usate a lungo nel dopoguerra, ma merita di ricordare una brutta pagina dei pur efficaci cannoni automatici da 203: nel 1972 un'esplosione demolì la torre n.2 (sul Newport News). Per il resto, non mancarono servizi in Corea e in Vietnam, e persino una comparsata nella parte della Graf Spee in un famoso film bellico.
I pesi 'leggeri'
Gli Omaha erano incrociatori di vecchio tipo, nati nell'immediato primo dopoguerra. Iniziati dal 1918 al 1920, varati nel 1920-22, entrati in servizio nel 1923-25, dopo qualche anno erano già obsoleti. Erano navi concepite sopratutto per la velocità e potenza di fuoco, troppo strette e poco abitabili, con numerosi difetti. Durante la loro carriera cambieranno spesso la disposizione dell'armamento, specie a.a. Le caldaie erano in due gruppi, con le macchine del locale n.1 in mezzo ad esse e quelle del n.2 dopo, disposizione mantenuta per tutti gli incrociatori che verranno, a parte N.Orleans e Brooklyn. C'erano anche diverse capacità di carburante, così che alcuni erano incrociatori 'a lungo raggio' e altri 'a corto raggio'. C'erano due catapulte, ma nessun hangar, e i siluri erano tripli nel ponte di castello, e due binati sotto, appena sopra il ponte principale, presenti sui lati con portelli apribili.
Dislocamento: 7.050-9.508 t, dimensioni 169,3x16,85x4,11 m; 2 assi per 90.000 hp (12 caldaie e 2 turbine); 34 kt, 1852 t, 8.460nm/10 kt.
Armi: 12x152/53 mm (2x2 e 8x1), 4x76, 10x533 mm (3x2 e 2x2), e successivamente, 2 aerei. 458-800 equipaggio.
Corazza: 8%. Cintura principale 5,8 m H per le sole macchine, spessa 76 mm; traverse 76 mm ant, 38 post; ponte 22 mm STS+15 mm(?); scudi cannone 6 mm.
Presto ebbero rimossi i due tls binati, e spesso anche due cannoni da 152, mentre vennero aggiunti cannoni da 76 a.a. e altre armi, al punto che alla fine della guerra c'erano 3 binati da 40 e 12 singoli da 20 mm.
Tutte le navi sopravvissero alla guerra (vennero ritirate nel 1945-47), anche se il Raleigh venne danneggiato a P.Harbour il 7 dicembre 1941 a causa di un siluro, restando in riparazione fino a luglio 1942; il siluro lo colpì nella sala caldaie n.2, allagandola, più una bomba scoppiata vicino. Alla fine, quasi tutti i locali macchine erano perduti, cosa che se fosse accaduta in mare, avrebbe portato quasi sicuramente alla perdita dell'incrociatore.
il Marblehead venne colpito da due bombe il 5 gennaio 1942, mentre partecipava alle operazioni contro l'invasione giapponese di Balikpapan; perse il timone ed ebbe seri allagamenti, ma sopravvisse, sebbene questo la rese inoperativa, restando in riparazione fino alla fine dell'anno. Per il resto queste navi combatterono in diverse battaglie e campagne, come a Commandorsky, ma non ebbero perdita alcuna, nessuna delle 10 unità venne quindi affondata durante la guerra e tutte vi sopravvissero, sebbene presto ritirate per manifesta obsolescenza.
L'Omaha riuscì, durante la guerra, a catturare una nave tedesca e ad affondarne un'altra, di quelle che avevano forzato il blocco navale, anche se il 1 novembre 1945 venne già radiata e alla fine del mese venne già avviata alla demolizione. L'unica nave che sopravvisse nettamente alla guerra fu il Milkwaukee, che venne dato ai russi al posto di uno degli incrociatori italiani promessi come 'preda di guerra', e restituito nel 1949 per poi essere demolito.
Il Richmond combatté alle Komandorski, ma non venne colpito, a differenza del S.Lake City.
Gli Omaha erano incrociatori di vecchio tipo, nati nell'immediato primo dopoguerra. Iniziati dal 1918 al 1920, varati nel 1920-22, entrati in servizio nel 1923-25, dopo qualche anno erano già obsoleti. Erano navi concepite sopratutto per la velocità e potenza di fuoco, troppo strette e poco abitabili, con numerosi difetti. Durante la loro carriera cambieranno spesso la disposizione dell'armamento, specie a.a. Le caldaie erano in due gruppi, con le macchine del locale n.1 in mezzo ad esse e quelle del n.2 dopo, disposizione mantenuta per tutti gli incrociatori che verranno, a parte N.Orleans e Brooklyn. C'erano anche diverse capacità di carburante, così che alcuni erano incrociatori 'a lungo raggio' e altri 'a corto raggio'. C'erano due catapulte, ma nessun hangar, e i siluri erano tripli nel ponte di castello, e due binati sotto, appena sopra il ponte principale, presenti sui lati con portelli apribili.
Dislocamento: 7.050-9.508 t, dimensioni 169,3x16,85x4,11 m; 2 assi per 90.000 hp (12 caldaie e 2 turbine); 34 kt, 1852 t, 8.460nm/10 kt.
Armi: 12x152/53 mm (2x2 e 8x1), 4x76, 10x533 mm (3x2 e 2x2), e successivamente, 2 aerei. 458-800 equipaggio.
Corazza: 8%. Cintura principale 5,8 m H per le sole macchine, spessa 76 mm; traverse 76 mm ant, 38 post; ponte 22 mm STS+15 mm(?); scudi cannone 6 mm.
Presto ebbero rimossi i due tls binati, e spesso anche due cannoni da 152, mentre vennero aggiunti cannoni da 76 a.a. e altre armi, al punto che alla fine della guerra c'erano 3 binati da 40 e 12 singoli da 20 mm.
Tutte le navi sopravvissero alla guerra (vennero ritirate nel 1945-47), anche se il Raleigh venne danneggiato a P.Harbour il 7 dicembre 1941 a causa di un siluro, restando in riparazione fino a luglio 1942; il siluro lo colpì nella sala caldaie n.2, allagandola, più una bomba scoppiata vicino. Alla fine, quasi tutti i locali macchine erano perduti, cosa che se fosse accaduta in mare, avrebbe portato quasi sicuramente alla perdita dell'incrociatore.
il Marblehead venne colpito da due bombe il 5 gennaio 1942, mentre partecipava alle operazioni contro l'invasione giapponese di Balikpapan; perse il timone ed ebbe seri allagamenti, ma sopravvisse, sebbene questo la rese inoperativa, restando in riparazione fino alla fine dell'anno. Per il resto queste navi combatterono in diverse battaglie e campagne, come a Commandorsky, ma non ebbero perdita alcuna, nessuna delle 10 unità venne quindi affondata durante la guerra e tutte vi sopravvissero, sebbene presto ritirate per manifesta obsolescenza.
L'Omaha riuscì, durante la guerra, a catturare una nave tedesca e ad affondarne un'altra, di quelle che avevano forzato il blocco navale, anche se il 1 novembre 1945 venne già radiata e alla fine del mese venne già avviata alla demolizione. L'unica nave che sopravvisse nettamente alla guerra fu il Milkwaukee, che venne dato ai russi al posto di uno degli incrociatori italiani promessi come 'preda di guerra', e restituito nel 1949 per poi essere demolito.
Il Richmond combatté alle Komandorski, ma non venne colpito, a differenza del S.Lake City.
I Brooklyn
Dopo di allora, gli americani non costruirono più incrociatori leggeri finché non ebbero conoscenza dei Mogami giapponesi, che vollero subito rintuzzare con ben 9 Brooklyn, ottimi incrociatori prebellici, probabilmente i migliori della categoria 'leggeri'. Vennero iniziati nel 1934-35, varati nel 1936-37, entrarono in servizio nel 1938-39.
Dislocamento: circa 9.820 o 10.560 t (per la sottoclasse Boise-Helena); max 12.403 o 13.327 t. Dimensioni 185,4x18,82x 6,54-9,93--7,37 m.
4 assi per 4 turbine e 8 caldaie, 100.000 hp, 32,5 kt, 1321-1982 t nafta, 10000/15 kt. Equipaggio 868.
Armi: 15x152/47 mm Mk 16; 8x127/25 (o 127/38 mm per le ultime due); 8x12,7 mm, 4 aerei.
Corazza (1.798 t, 15%): cintura 127-83 mm per tutti, centrale (4,2 m H), su 16 mm STS; cintura depositi 51 mm ant, 120 mm post (non è chiaro se è quella normale o quella interna); traverse d'estremità 93 mm per i depositi; tra macchine e depositi, 127-51 mm; ponti 51 mm; barbette 152 mm; torri 165-32 mm (165 mm anteriore, 32 lati, 32 retro, 51 tetto?); torrione 127 mm lati, 57 tetto; torri secondarie 32-25 mm.
IZ: 7,4-22 km vs 152 mm con angolo di 30°.
Ma quando i Brooklyn furono davvero necessari? Essenzialmente dopo il trattato di Londra del 1930, quando venne limitata la costruzione degli incrociatori pesanti e gli USA avevano al momento, solo spazio per altri due incrociatori con questo calibro, che generalmente era preferito rispetto ai piccoli cannoni da 152 mm. Poi ci si misero i giapponesi con i Mogami e allora l'USN volle seguire la moda dei 15 cannoni da 6 pollici ordinando un numero più che doppio di incrociatori rispetto a quel che fecero i giapponesi. Velocità e autonomia dovevano essere simili a quelli degli incrociatori pesanti, e dopo la conferenza del 1935 che cambiò ancora le regole di costruzioni navali stabilite a Londra, si cercò da parte americana di avvantaggiare le qualità delle navi singolarmente costruite, visto che il tonnellaggio complessivo non era più ben definito come prima e non si sapeva quante se ne sarebbero potute realizzare.
I Brooklyn, ironicamente, erano nati dal progetto base dei New Orleans. Ma non essendo incrociatori leggeri, potevano stare al di fuori del conteggio degli incrociatori pesanti, di cui agli americani erano concessi 18 esemplari, totalizzando 180.000 tonnellate (metriche: 182.888), ma anche 143.500 per un numero non definito di incrociatori leggeri. Mentre la RN puntò a navi piccole da 8.000 t buone sopratutto per pattugliare le sue lunghe linee di comunicazione, gli americani pensavano in grande e con differenti necessità. Il vantaggio dei 152 mm era non solo la maggiore cadenza di tiro, ma anche il maggior numero trasportabile. Inoltre, occupavano meno peso, per cui era possibile utilizzare maggiore percentuale nella struttura protettiva corazzata, il che significa che una simile nave poteva far fuori un incrociatore pesante poco protetto e armato con 8 pezzi da 203 mm. E questo con una nave armata con 12 pezzi da 152, figurarsi quando aumentarono il numero a 15 per pareggiare i Mogami... e la cosa migliorò ancora con i nuovi pezzi da 127/38 e le macchine disposte diversamente negli ultimi due incrociatori della classe.
Così venne allestito un progetto da 9.600 t che aveva 4 torri, ma successivamente si ampliò e divenne armato con 5 torrette, con costruzione longitudinale e le caldaie tutte avanti ai motori, che negli ultimi 2 incrociatori erano di un nuovo tipo ad alta pressione che riducendo le dimensioni, permise di collocarli in due locali diversi e con le turbine ai lati, ritornando al saggio principio della disposizione alternata. Erano in pratica l'equivalente degli Abruzzi e dei Town, e con armamento così superiore al resto della categoria, davvero dei temibili avversari. Non essendo stata di successo la pur potente classe Omaha, vennero così ordinati questi nuovi incrociatori a partire dal 1933.
Queste navi avevano anche l'hangar, ma sotto coperta, e tenevano due catapulte e 4 aerei come massimo. La corazza era simile a quella dei New Orleans, così come le macchine. Le torri principali avevano nuovi cannoni che tiravano proiettili pesanti da 59 kg (130 lb); l'alzo era fino a 60°. I cannoni erano inizialmente quelli singoli da 127/25 mm, ma presto arrivarono, nelle ultime due unità (St. Louis), quelli binati da 127/38 dalla maggior gittata e potenza, nonché con corazze protettive per la torretta, ora totalmente chiusa. Però inizialmente i cannoni da 28 non erano ancora pronti, poi vennero installati in due (+2 da 76/50) o 4 impianti quadrinati. Nondimeno, l'Helena, che fu il primo ad averli, non li ricevette fino a novembre 1941 e per giunta li perse perché durante le riparazioni del dopo-P.Harbour, vennero dati ad altre navi sorelle. Seguiranno enormi quantità di radar, cannoni da 40 e da 20, come nelle altre grandi navi americane. Anche per questo, il torrione verrà rimosso attorno al 1944. I siluri, invece, non vennero mai installati, per quanto se ne sa. Alla fine i cannoni da 40 divennero 28 (4xIV e 6xII), 10x20 mm.
I due St. Louis avevano caldaie ad alta pressione e in posizione alternata con le macchine, così da avere una minore vulnerabilità ai singoli colpi a segno. In realtà, la loro disposizione, come tradita dalla posizione dei fumaioli, era del tutto simile alle corazzate classe Littorio: locale macchine avanti, caldaie tutte insieme, poi altra macchina.. L'armamento a.a. venne aumentato con torri binate. Se c'é una cosa su cui gli ammiragli americani non potevano essere messi sul banco degli imputati nella Storia, a differenza di tanti loro coetanei, fu proprio l'avere barato rispetto alle regole del tonnellaggio massimo delle loro navi che al contrario, per le prime due classi di incrociatori pesanti, furono addirittura sotto-peso e certo, meno efficaci di quel che avrebbero dovuto essere .I due incrociatori di questa sotto-classe erano invece tra le migliori unità della categoria e potevano contare su 15 armi da 152 e 8 da 127 mm, anche se per il resto avevano soltanto 8 mitragliere da 12,7 e 4 idrovolanti. La corazzatura era molto buona, 83-127 mm sulla cintura (3,25-5 in), ponte 51 (2''), barbette addirittura 152 (6''), torri tra 32-152 mm (1,25-6''), torrione 57-127 (2,25-5''). Ben presto ebbero un armamento a.a. aumentato a ben 8 impianti binati da 40 e 12 singoli da 20, al posto delle mitragliere da 12,7.
Di questi incrociatori, l'Helena è il più noto. Nave varata nel 1938 (dopo circa 9 anni dall'ordinazione), ed entrata in servizio appena dopo l'inizio della II GM, il 18 settembre 1939. Stazzava 10.000 t con un massimo di 13.541, era lunga 185 metri per quasi 19 di larghezza e 6 di immersione (media), con 100.000 hp. Era più grande e pesante dei primi '10.000' americani.
L'Helena fu la seconda delle due navi di questa classe e venne centrata da un siluro la cui potente esplosione sollevò parte del centro nave, con 20 morti, ed evitò il peggio perché alcuni equipaggi giapponesi realizzarono che essa non era una corazzata. Uno dei due locali macchine e uno caldaie vennero allagati ma l'Helena fu capace di usare i cannoni con i generatori diesel attivati poco dopo. Però non poté muoversi dato che avrebbe potuto, in quelle condizioni, fare solo 10 nodi e per non più di 5 ore. Solo nel giugno del '42 venne riparata totalmente. Venne accreditato di ben 6 dei 29 aerei giapponesi abbattuti. Era una delle poche unità dotate già di cannoni da 28 mm, previsti in 4 impianti quadrupli, mentre i 12,7 erano installati su carrelli mobili(!).
L'Helena assisté la portaerei USS Wasp recuperando 400 naufraghi dopo il suo affondamento a causa di sommergibili, poi partecipò alla battaglia di Cap Esperance, dove sorprese grazie ai contatti radar (fin da 25 km) le navi dell'ammiraglio Goto, contribuendo a squassare l'incrociatore Aoba (fino a 40 colpi subiti) e contribuendo ad affondare il Furutaka e anche il caccia Fubuki. Questa vittoria tattica americana fu importante e Radio Tokyo disse che gli americani avevano mitragliatrici da 6 pollici, tanto era veloce il tiro dell'Helena.
Nella successiva battaglia di Guadalcanal del 13 novembre, l'Helena non fu sfruttato appieno, né il radar né i cannoni, ma contribuì ad affondare l'Akatsuki che stava accendendo a breve raggio i riflettori e venne preso sotto tiro da diverse navi americane finché non esplose.
Nel mentre la corazzata Hiei concentrò il tiro a breve distanza sull'incrociatore San Francisco da 2,3 km circa, uccidendo l'ammiraglio Callaghan ma al contempo ricevendo un proiettile nel locale timone, che ne determinerà la fine il giorno dopo. L'Helena protesse la fuga dell'incrociatore pesante danneggiando pesantemente un altro caccia, l'Amatsukaze.
Alla fine, gli americani si trovarono soltanto l'Helena e il caccia Fletcher in condizioni di combattimento, le altre navi erano affondate o danneggiate gravemente, una condizione molto peggiore di quella dei giapponesi, ma questi ultimi non bombardarono Henderson Field come dovevano fare per permettere al convoglio di rinforzo di passare e sbarcare in sicurezza. Nella ritirata gli incrociatori Atlanta e Juneau affondarono per varie cause, ma la battaglia alla fine fu vinta dagli americani.
L'Helena continuò la sua guerra contro i giapponesi bombardando le posizioni in Nuova Georgia nel gennaio successivo. Il 5 gennaio, la batteria posteriore da 5 pollici abbatté un D3A Val, da bombardamento in picchiata. Lo distrusse colpendolo con la seconda di appena 3 salve d'artiglieria, perché sparò con successo, per la prima volta in combattimento, le spolette VT (anche nelle prove, effettivamente, le spolette VT avevano fatto faville, si è riportato l'abbattimento di 3 bersagli con 4 proiettili!), anche se il prosieguo della guerra non ha visto successi altrettanto eclatanti (oltre 100 colpi x kill è stata la media). Dove non si lesinava era sulle munizioni normali. Già il 5 gennaio, assieme ad altri due Brooklyn, l'Helena tirò contro l'aeroporto di Munda, totalizzando assieme alle altre navi ben 4.000 colpi. In un'altra azione contro un aeroporto, a Vila, il 23 gennaio Helena e Nashville tirarono ben 3.500 colpi, prima di ritirarsi ancora una volta prima dell'alba.
Un sottomarino giapponese (il grande battello oceanico I-18, veterano anche dell'attacco di P.Harbour) fu affondato il mese dopo, anche con il contributo di un idrovolante dell'Helena, che continuò a bombardare i depositi di rifornimenti giapponesi lungo la costa.
Dopo avere imperversato per circa 6 mesi, vendicandosi ampiamente per Pearl Harbour e per la battaglia di Guadalcanal, il 5 luglio 1943 tentò di fermare il Tokyo Express nel golfo di Kula, dopo avere scortato un convoglio per uno sbarco americano in zona. Poco dopo l'1.50 aprì il fuoco contro le navi giapponesi, di cui tre cacciatorpediniere si erano messi a contrastare l'arrivo delle navi americane. Tra di esse c'era il caccia Nizuki, l'unico con il radar, ma che venne localizzato e sopraffatto dal tiro delle navi americane, che poi spostarono il tiro sulle altre due navi, le quali andarono in rapida fuga. Ma dopo appena 5-7 minuti di fuoco infernale, quando i tre incrociatori, avevano sparato l'assurda cifra di circa 1.500 proiettili da 152 mm, (i giapponesi parlavano di 'mitragliatrici calibro 6 pollici'... non a caso!), fu proprio il bagliore ininterrotto dei suoi cannoni (che usavano oramai la polvere normale anziché la flashless oramai terminata) che la rese un bersaglio per i giapponesi, tanto che incassò un primo siluro Type 93 squarciando la prua della nave. L'esplosione avvenne poco sotto la linea d'acqua (1,5 metri?), a circa 45 metri dalla prua, e nonostante la cintura da 51 mm lì presente, pare che causò l'esplosione di un deposito di munizioni(!) anche se evidentemente pure queste navi avevano delle paratie corazzate interne, così che il danno non riuscì mortale. Malgrado l'enorme drag della prua oramai aperta fino alla chiglia e parzialmente staccatasi dalla nave, essa continuava a fare ben 25 nodi e le torri poppiere... sparavano ancora.
Dopo meno di due minuti, alle 2.05, la nave venne colpita da altri due siluri a centronave, stavolta molto più in basso della cintura (lì da 127 mm) e lo shock fu tale, che l'incrociatore si spezzò in più parti: quella centrale affondò quasi subito, ma la prua e la poppa, ostinatamente, non ne vollero sapere!
Circa 22 minuti dopo la parte centrale della nave affondò, la fine della grande e potente nave americana fu dovuta perché centrata da 3 siluri Long Lance.
La prua affondò solo il giorno dopo, ma benché molti naufraghi vennero salvati quasi subito, gli ultimi di questi vennero ritrovati solo 11 giorni più tardi, dopo che tre scialuppe avevano portato 88 uomini in una vicina isoletta. I 200 rimasti finirono in mare e solo 165 sopravvissero, raggiunta terra, vennero salvati dai nativi e le operazioni di salvataggio furono portare a termine, a più riprese, dai cacciatorpediniere. Nell'insieme fu un'impresa epica. Il capitano Cecil, che aveva perduto l'incrociatore, comandò le scialuppe dirigendo le operazioni iniziali di salvataggio per portare in salvo gli uomini rimasti in mare con lui.
Alla fine, dei quasi 900 dell'equipaggio dell'USS Helena, i caduti furono solo 168. Le limitate perdite umane furono dovute anche al reverendo metodista che era lì come missionario e che aiutò i naufraghi a scappare, nonché alle 110 luci JR-1 d'emergenza che aiutarono a trovare l'uscita dopo il siluramento a chi era dentro la nave, e che erano il doppio di quelle che avrebbero dovuto teoricamente esserci per via di un 'errore' di fornitura. Questo numero, 110, fu poi stabilito essere il minimo per un incrociatore. (PS per chi cerca adesso, questi particolari sono stati cancellati dall'attuale versione della voce su wikipedia, perché evidentemente 'non necessari', sigh).
Il relitto è stato scoperto nell'aprile del 2018 da un minisottomarino. Giace a circa 800 metri di profondità.
Il Brooklyn non combatté in Pacifico, ma assieme all'Augusta, danneggiò duramente il leggero Primaguet francese, durante le operazioni di Torch. E infine, venne dato al Cile nel 1951, restando in servizio fino al 14 gennaio 1992 come O'Higgins.
Il Brooklyn venne danneggiato da una mina vicino la Sicilia, il 14 luglio 1943, restando in riparazione fino a dicembre.
IL Savannah era anch'esso della flotta dell'Atlantico; non solo, ma era la ammiraglia della CruDiv 8. Non per questo non combatté anche in prima linea, sopratutto in operazioni di invasione nel 1942-43. La sua attività bellica è stata sopratutto in Europa e Atlantico. Partecipò all'invasione del Nord Africa nel novembre 1942 ('Torch'), dove azionò i suoi cannoni. Ma non solo: i suoi idrovolanti vennero impiegati come 'aviazione tattica'. Abituati ai ricognitori 'usa e getta', sorprenderà che per diversi giorni i suoi aerei volarono per una media (tra tutti) di 8 ore, e vennero addirittura usati per bombardare carri e artiglierie. E non avendo bombe vere e proprie, usarono invece le cariche di profondità con spoletta ad impatto e certo l'effetto dev'essere stato micidiale. In seguito, il Savannah partecipò allo sbarco di Gela, dove i suoi cannoni furono impiegati con risultati micidiali contro i carri armati che stavano minacciando la testa di ponte alleata, e cosa meno nota, nei giorni successivi stroncò 3 attacchi di fanteria con lo stesso metodo, fiaccando la volontà del nemico di resistere. Il Savannah partì anche per l'invasione di Salerno, dove con circa 57 colpi neutralizzò una batteria ferroviaria.
Questo avvenne fino all'11 settembre, quando vicino Salerno venne attaccato da un Do.217, che evitò a.a. e caccia (P-38) e che, da circa 5.900 metri, piazzò sull'incrociatore una bomba Fritz-X, che però, a differenza della Roma, non distrusse la nave, nonostante l'avesse colpita in cima alla torretta e fosse penetrata profondamente prima di esplodere, cosa che venne vista (all'esterno) e fotografata al 'volo' dalle navi vicine. Lo scoppio avvenne, pare, addirittura nella sala maneggio munizioni, e nella mezz'ora successiva avvennero numerose esplosioni secondarie nella torre n.3, quella colpita dalla bomba. La fortuna dell'incrociatore fu anche che l'acqua entrò dalla chiglia rotta, ed estinse in fretta le fiamme. Anche così, ebbe 197 vittime, 15 feriti e 4 uomini rimasti chiusi nei comparti sigillati per ben 60 ore. Ma il Savannah non mollò. Rimase a galla, riparò a Malta e venne riportato in servizio nel settembre 1944. In seguito, portò in Mediterraneo anche il presidente Roosvelt, diretto a Yalta, nel 1945. Messo in riserva il 3 febbraio 1947, venne ritarto il 1 marzo 1959, ma non venne demolito fino al 1966.
Il Nashville era destinato, invece, al Pacifico, dove combatté alle Aleutine e Guadalcanal. Esso venne danneggiato, ebbe un'esplosione in torretta il 12 maggio 1943, restando KO per 3 mesi. Il 13 dicembre 1944 ebbe danni a causa di kamikaze con 310 tra morti e feriti, e rimase in riparazione fino ad aprile 1945. Nel 1951 andò al Cile come Pratt, restandoci fino al 1984.
Il Phoenix, che si salvò a P.Harbour e uscì in mare per trovare la flotta giapponese, non subì danni in azioni di guerra. Non ebbe grandi battaglie da fare, per lo più nelle zone delle isole indonesiane. Ritirata nel 1946, venne data all'Argentina nel 1951 come 17 de Octubre, nell'omonimo giorno. Nel '56 diverrà il General Belgrano, nome rimasto tristemente famoso per la guerra delle Falklands, quando il 3 maggio, benché fosse fuori dalla zona di 'esclusione' stabilita attorno all'arcipelago, esso venne silurato da un SSN britannico. Due dei 4 siluri Mk 8, persino più vecchi concettualmente dell'incrociatore, lanciati dal Conqueror, spezzarono la prua (uno dei due) e colpirono sott'acqua sotto la cintura a centro nave (il secondo).Questo causò un'enorme entrata d'acqua e mise KO i sistemi d'emergenza, e la nave affondò dopo circa un'ora e circa 323 vittime.
Il Boise era un altro veterano della guerra, ma inizialmente non partecipò, perché venne danneggiato da uno spiaggiamento il 21 gennaio 1942, e riparato solo entro giugno r dopo di allora venne usato per la campagna di Guadalcanal. L'11 ottobre, a Cap Esperance, venne colpito almeno 8 volte dalle navi giapponesi, nonostante che quella fu una vittoria netta degli americani. Dei proiettili, è notevole che uno colpì la cintura corazzata, da meno di 8 km, ed esplose senza però perforarla, anche se danneggiò lo scafo (non protetto) soprastante. Un altro colpo centrò la torretta anteriore, ma non passò nemmeno quello, malgrado che i 203 mm potessero, in teoria, perforare quasi 200 mm sotto i 10 km. Un altro colpo ancora centrò la barbetta, da 140 mm e fatta in corazza A. Il proiettile venne letteralmente frantumato restando in parte conficcato lì, ma non esplose. Però, la corazza indurita venne frantumata parzialmente. La relazione osservava che la capacità di resistenza delle corazze A e delle omogenee B era analoga, ma che con le B non si sarebbero verificate le fessurazioni, solo che molto probabilmente nemmeno il proiettile si sarebbe frantumato prima di esplodere! Un altro colpo, però, entrò sott'acqua e centrò lo scafo a circa 2,7 m di profondità. Passò SOTTO la cintura ed esplose nella sala munizioni. Una fiammata di quasi 2 tonnellate di polveri bruciò due torri e mise KO la torre A. Però, malgrado questo colpo potenzialmente mortale, il Boise non esplose! Malgrado avesse oltre 100 morti e le torri di prua danneggiate, non affondò, né venne immobilizzato, né venne reso incapace di combattere. Questo e la capacità delle corazze di resistere oltre quel che avrebbero dovuto, furono le due notizie 'buone'. Quella cattiva fu che i proiettili giapponesi, con un naso 'piatto' e una spoletta a lunga attivazione, potevano perforare solo con difficoltà corazze superiori a metà del loro calibro; però, con quel naso piatto, a differenza delle munizioni americane, potevano penetrare in acqua persino con angoli di tiro quasi paralleli, quindi anche a breve distanza, molto più breve di quanto possibile con i colpi da 203. E potevano perforare, senza rimbalzare, ponti leggeri e il pelo dell'acqua anche ad angoli estremi. Il suggerimento fu quello di corazzare i depositi munizioni anche sotto e non solo verso minacce provenienti da 'sopra'.
In ogni caso, il Boise riuscì a sopravvivere ad un colpo in pieno nei depositi munizioni, e oltretutto la corazza riuscì a parare colpi su distanze molto inferiori al preventivato. Il che fa il paio con il Savannah che resse ad un'arma che pure lo colpì nelle parti vitali, e che aveva già segnato il destino della potente corazzata Roma.
Il Boise riuscì a sopravvivere e venne riparato tra il 19 novembre 1942 e il 20 marzo 1943. Successivamente combatté nelle isole più periferiche del Sud Est Asiatico. Sopravvisse alla guerra senza altri danni, e venne venduto all'Argentina nel 1951, salvo poi ritornare in patria per la demolizione, nel 1983.
Altre navi: l'Honolulu venne danneggiato a P.Harbour. Parte della CruDiv 9, anch'esso combatté in maniera del tutto periferica tranne la battaglia di Guadalcanal, in particolare fu l'unico degli incrociatori americani che parteciparono a Tassafaronga. Nella battaglia di Kula affondò un caccia giapponese e pochi giorni dopo contribuì ad affondare l'incrociatore Jintsu, da un siluro durante una battaglia navale, era il 13 luglio 1943. L'incrociatore sopravvisse, restando in riparazione fino a novembre; il 20 ottobre venne ancora danneggiato da un aerosilurante, e rimase in riparazione un anno. Il St. Luis venne pure danneggiato, il 13 luglio 1943, da un siluro di un caccia giapponese (nella battaglia di Kolombangara), perdendo la prua, e restando in riparazione fino a novembre a causa della prua devastata. Tornò in servizio a novembre del '43 e combatté poi nelle isole periferiche e pure alle Filippine. Il 20 ottobre venne danneggiato nuovamente da un siluro aereo, subendo altri danni gravi e le riparazioni stavolta non terminarono che nell'ottobre 1945. Venne ritirato nel 1947 e demolito dopo il 1959.
Anche il St. Louis andò a combattere in Pacifico e sopratutto a Guadalcanal. Nella battaglia di Kula del 5-6 luglio 1943, contribuì ad affondare un caccia giapponese. Il 12-13 luglio, per la battaglia di Kolombangara venne colpito da un siluro a prua. Venne riparato anch'esso entro novembre.
Il 14 febbraio 1944 venne danneggiato da una bomba giapponese alle Salomone e restò in riparazione fino a maggio; il 27 novembre subì l'attacco di un Kamikaze a Leyte e necessitò di 4 mesi di riparazione. Riuscì a partecipare alle ultime operazioni belliche attorno al Giappone. Nel dopoguerra venne ceduto al Brasile come Tamandare, restando in servizio fino al 1975.
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Certo che i Brooklyn furono navi veramente formidabili. La loro attitudine al tiro rapido venne ampiamente dimostrata nel Pacifico: nessun altro incrociatore avrebbe potuto sparare 500 colpi in 5 minuti... questa è almeno il doppio della cadenza possibile per altre navi come gli Abruzzi, per esempio. Uno degli incrociatori alle prove tirò 138 colpi in un minuto, tanto per dire. Evidentemente avevano anche molte munizioni da sparare. Ma anche quando colpiti, poteva capitare che i depositi munizioni non esplodessero, oppure esplodessero ma distruggessero la prua, ma non allagassero né mettessero fuori uso la nave. Questo accadde all'USS Boise, Savannah ed Helena, quindi non fu un caso fortuito. Certamente, chiunque avesse voluto far fuori i Brooklyn, specie in una battaglia notturna, avrebbe corso dei rischi elevatissimi e nessuna garanzia di farli realmente fuori, persino con colpi fatali! Oltretutto, la loro robusta corazzatura era in grado di bloccare proiettili da 203 mm anche tirati da distanze non elevatissime, come dimostrato dal Boise. Davvero, dei brutti soggetti con cui misurarsi!
Dislocamento: circa 9.820 o 10.560 t (per la sottoclasse Boise-Helena); max 12.403 o 13.327 t. Dimensioni 185,4x18,82x 6,54-9,93--7,37 m.
4 assi per 4 turbine e 8 caldaie, 100.000 hp, 32,5 kt, 1321-1982 t nafta, 10000/15 kt. Equipaggio 868.
Armi: 15x152/47 mm Mk 16; 8x127/25 (o 127/38 mm per le ultime due); 8x12,7 mm, 4 aerei.
Corazza (1.798 t, 15%): cintura 127-83 mm per tutti, centrale (4,2 m H), su 16 mm STS; cintura depositi 51 mm ant, 120 mm post (non è chiaro se è quella normale o quella interna); traverse d'estremità 93 mm per i depositi; tra macchine e depositi, 127-51 mm; ponti 51 mm; barbette 152 mm; torri 165-32 mm (165 mm anteriore, 32 lati, 32 retro, 51 tetto?); torrione 127 mm lati, 57 tetto; torri secondarie 32-25 mm.
IZ: 7,4-22 km vs 152 mm con angolo di 30°.
Ma quando i Brooklyn furono davvero necessari? Essenzialmente dopo il trattato di Londra del 1930, quando venne limitata la costruzione degli incrociatori pesanti e gli USA avevano al momento, solo spazio per altri due incrociatori con questo calibro, che generalmente era preferito rispetto ai piccoli cannoni da 152 mm. Poi ci si misero i giapponesi con i Mogami e allora l'USN volle seguire la moda dei 15 cannoni da 6 pollici ordinando un numero più che doppio di incrociatori rispetto a quel che fecero i giapponesi. Velocità e autonomia dovevano essere simili a quelli degli incrociatori pesanti, e dopo la conferenza del 1935 che cambiò ancora le regole di costruzioni navali stabilite a Londra, si cercò da parte americana di avvantaggiare le qualità delle navi singolarmente costruite, visto che il tonnellaggio complessivo non era più ben definito come prima e non si sapeva quante se ne sarebbero potute realizzare.
I Brooklyn, ironicamente, erano nati dal progetto base dei New Orleans. Ma non essendo incrociatori leggeri, potevano stare al di fuori del conteggio degli incrociatori pesanti, di cui agli americani erano concessi 18 esemplari, totalizzando 180.000 tonnellate (metriche: 182.888), ma anche 143.500 per un numero non definito di incrociatori leggeri. Mentre la RN puntò a navi piccole da 8.000 t buone sopratutto per pattugliare le sue lunghe linee di comunicazione, gli americani pensavano in grande e con differenti necessità. Il vantaggio dei 152 mm era non solo la maggiore cadenza di tiro, ma anche il maggior numero trasportabile. Inoltre, occupavano meno peso, per cui era possibile utilizzare maggiore percentuale nella struttura protettiva corazzata, il che significa che una simile nave poteva far fuori un incrociatore pesante poco protetto e armato con 8 pezzi da 203 mm. E questo con una nave armata con 12 pezzi da 152, figurarsi quando aumentarono il numero a 15 per pareggiare i Mogami... e la cosa migliorò ancora con i nuovi pezzi da 127/38 e le macchine disposte diversamente negli ultimi due incrociatori della classe.
Così venne allestito un progetto da 9.600 t che aveva 4 torri, ma successivamente si ampliò e divenne armato con 5 torrette, con costruzione longitudinale e le caldaie tutte avanti ai motori, che negli ultimi 2 incrociatori erano di un nuovo tipo ad alta pressione che riducendo le dimensioni, permise di collocarli in due locali diversi e con le turbine ai lati, ritornando al saggio principio della disposizione alternata. Erano in pratica l'equivalente degli Abruzzi e dei Town, e con armamento così superiore al resto della categoria, davvero dei temibili avversari. Non essendo stata di successo la pur potente classe Omaha, vennero così ordinati questi nuovi incrociatori a partire dal 1933.
Queste navi avevano anche l'hangar, ma sotto coperta, e tenevano due catapulte e 4 aerei come massimo. La corazza era simile a quella dei New Orleans, così come le macchine. Le torri principali avevano nuovi cannoni che tiravano proiettili pesanti da 59 kg (130 lb); l'alzo era fino a 60°. I cannoni erano inizialmente quelli singoli da 127/25 mm, ma presto arrivarono, nelle ultime due unità (St. Louis), quelli binati da 127/38 dalla maggior gittata e potenza, nonché con corazze protettive per la torretta, ora totalmente chiusa. Però inizialmente i cannoni da 28 non erano ancora pronti, poi vennero installati in due (+2 da 76/50) o 4 impianti quadrinati. Nondimeno, l'Helena, che fu il primo ad averli, non li ricevette fino a novembre 1941 e per giunta li perse perché durante le riparazioni del dopo-P.Harbour, vennero dati ad altre navi sorelle. Seguiranno enormi quantità di radar, cannoni da 40 e da 20, come nelle altre grandi navi americane. Anche per questo, il torrione verrà rimosso attorno al 1944. I siluri, invece, non vennero mai installati, per quanto se ne sa. Alla fine i cannoni da 40 divennero 28 (4xIV e 6xII), 10x20 mm.
I due St. Louis avevano caldaie ad alta pressione e in posizione alternata con le macchine, così da avere una minore vulnerabilità ai singoli colpi a segno. In realtà, la loro disposizione, come tradita dalla posizione dei fumaioli, era del tutto simile alle corazzate classe Littorio: locale macchine avanti, caldaie tutte insieme, poi altra macchina.. L'armamento a.a. venne aumentato con torri binate. Se c'é una cosa su cui gli ammiragli americani non potevano essere messi sul banco degli imputati nella Storia, a differenza di tanti loro coetanei, fu proprio l'avere barato rispetto alle regole del tonnellaggio massimo delle loro navi che al contrario, per le prime due classi di incrociatori pesanti, furono addirittura sotto-peso e certo, meno efficaci di quel che avrebbero dovuto essere .I due incrociatori di questa sotto-classe erano invece tra le migliori unità della categoria e potevano contare su 15 armi da 152 e 8 da 127 mm, anche se per il resto avevano soltanto 8 mitragliere da 12,7 e 4 idrovolanti. La corazzatura era molto buona, 83-127 mm sulla cintura (3,25-5 in), ponte 51 (2''), barbette addirittura 152 (6''), torri tra 32-152 mm (1,25-6''), torrione 57-127 (2,25-5''). Ben presto ebbero un armamento a.a. aumentato a ben 8 impianti binati da 40 e 12 singoli da 20, al posto delle mitragliere da 12,7.
Di questi incrociatori, l'Helena è il più noto. Nave varata nel 1938 (dopo circa 9 anni dall'ordinazione), ed entrata in servizio appena dopo l'inizio della II GM, il 18 settembre 1939. Stazzava 10.000 t con un massimo di 13.541, era lunga 185 metri per quasi 19 di larghezza e 6 di immersione (media), con 100.000 hp. Era più grande e pesante dei primi '10.000' americani.
L'Helena fu la seconda delle due navi di questa classe e venne centrata da un siluro la cui potente esplosione sollevò parte del centro nave, con 20 morti, ed evitò il peggio perché alcuni equipaggi giapponesi realizzarono che essa non era una corazzata. Uno dei due locali macchine e uno caldaie vennero allagati ma l'Helena fu capace di usare i cannoni con i generatori diesel attivati poco dopo. Però non poté muoversi dato che avrebbe potuto, in quelle condizioni, fare solo 10 nodi e per non più di 5 ore. Solo nel giugno del '42 venne riparata totalmente. Venne accreditato di ben 6 dei 29 aerei giapponesi abbattuti. Era una delle poche unità dotate già di cannoni da 28 mm, previsti in 4 impianti quadrupli, mentre i 12,7 erano installati su carrelli mobili(!).
L'Helena assisté la portaerei USS Wasp recuperando 400 naufraghi dopo il suo affondamento a causa di sommergibili, poi partecipò alla battaglia di Cap Esperance, dove sorprese grazie ai contatti radar (fin da 25 km) le navi dell'ammiraglio Goto, contribuendo a squassare l'incrociatore Aoba (fino a 40 colpi subiti) e contribuendo ad affondare il Furutaka e anche il caccia Fubuki. Questa vittoria tattica americana fu importante e Radio Tokyo disse che gli americani avevano mitragliatrici da 6 pollici, tanto era veloce il tiro dell'Helena.
Nella successiva battaglia di Guadalcanal del 13 novembre, l'Helena non fu sfruttato appieno, né il radar né i cannoni, ma contribuì ad affondare l'Akatsuki che stava accendendo a breve raggio i riflettori e venne preso sotto tiro da diverse navi americane finché non esplose.
Nel mentre la corazzata Hiei concentrò il tiro a breve distanza sull'incrociatore San Francisco da 2,3 km circa, uccidendo l'ammiraglio Callaghan ma al contempo ricevendo un proiettile nel locale timone, che ne determinerà la fine il giorno dopo. L'Helena protesse la fuga dell'incrociatore pesante danneggiando pesantemente un altro caccia, l'Amatsukaze.
Alla fine, gli americani si trovarono soltanto l'Helena e il caccia Fletcher in condizioni di combattimento, le altre navi erano affondate o danneggiate gravemente, una condizione molto peggiore di quella dei giapponesi, ma questi ultimi non bombardarono Henderson Field come dovevano fare per permettere al convoglio di rinforzo di passare e sbarcare in sicurezza. Nella ritirata gli incrociatori Atlanta e Juneau affondarono per varie cause, ma la battaglia alla fine fu vinta dagli americani.
L'Helena continuò la sua guerra contro i giapponesi bombardando le posizioni in Nuova Georgia nel gennaio successivo. Il 5 gennaio, la batteria posteriore da 5 pollici abbatté un D3A Val, da bombardamento in picchiata. Lo distrusse colpendolo con la seconda di appena 3 salve d'artiglieria, perché sparò con successo, per la prima volta in combattimento, le spolette VT (anche nelle prove, effettivamente, le spolette VT avevano fatto faville, si è riportato l'abbattimento di 3 bersagli con 4 proiettili!), anche se il prosieguo della guerra non ha visto successi altrettanto eclatanti (oltre 100 colpi x kill è stata la media). Dove non si lesinava era sulle munizioni normali. Già il 5 gennaio, assieme ad altri due Brooklyn, l'Helena tirò contro l'aeroporto di Munda, totalizzando assieme alle altre navi ben 4.000 colpi. In un'altra azione contro un aeroporto, a Vila, il 23 gennaio Helena e Nashville tirarono ben 3.500 colpi, prima di ritirarsi ancora una volta prima dell'alba.
Un sottomarino giapponese (il grande battello oceanico I-18, veterano anche dell'attacco di P.Harbour) fu affondato il mese dopo, anche con il contributo di un idrovolante dell'Helena, che continuò a bombardare i depositi di rifornimenti giapponesi lungo la costa.
Dopo avere imperversato per circa 6 mesi, vendicandosi ampiamente per Pearl Harbour e per la battaglia di Guadalcanal, il 5 luglio 1943 tentò di fermare il Tokyo Express nel golfo di Kula, dopo avere scortato un convoglio per uno sbarco americano in zona. Poco dopo l'1.50 aprì il fuoco contro le navi giapponesi, di cui tre cacciatorpediniere si erano messi a contrastare l'arrivo delle navi americane. Tra di esse c'era il caccia Nizuki, l'unico con il radar, ma che venne localizzato e sopraffatto dal tiro delle navi americane, che poi spostarono il tiro sulle altre due navi, le quali andarono in rapida fuga. Ma dopo appena 5-7 minuti di fuoco infernale, quando i tre incrociatori, avevano sparato l'assurda cifra di circa 1.500 proiettili da 152 mm, (i giapponesi parlavano di 'mitragliatrici calibro 6 pollici'... non a caso!), fu proprio il bagliore ininterrotto dei suoi cannoni (che usavano oramai la polvere normale anziché la flashless oramai terminata) che la rese un bersaglio per i giapponesi, tanto che incassò un primo siluro Type 93 squarciando la prua della nave. L'esplosione avvenne poco sotto la linea d'acqua (1,5 metri?), a circa 45 metri dalla prua, e nonostante la cintura da 51 mm lì presente, pare che causò l'esplosione di un deposito di munizioni(!) anche se evidentemente pure queste navi avevano delle paratie corazzate interne, così che il danno non riuscì mortale. Malgrado l'enorme drag della prua oramai aperta fino alla chiglia e parzialmente staccatasi dalla nave, essa continuava a fare ben 25 nodi e le torri poppiere... sparavano ancora.
Dopo meno di due minuti, alle 2.05, la nave venne colpita da altri due siluri a centronave, stavolta molto più in basso della cintura (lì da 127 mm) e lo shock fu tale, che l'incrociatore si spezzò in più parti: quella centrale affondò quasi subito, ma la prua e la poppa, ostinatamente, non ne vollero sapere!
Circa 22 minuti dopo la parte centrale della nave affondò, la fine della grande e potente nave americana fu dovuta perché centrata da 3 siluri Long Lance.
La prua affondò solo il giorno dopo, ma benché molti naufraghi vennero salvati quasi subito, gli ultimi di questi vennero ritrovati solo 11 giorni più tardi, dopo che tre scialuppe avevano portato 88 uomini in una vicina isoletta. I 200 rimasti finirono in mare e solo 165 sopravvissero, raggiunta terra, vennero salvati dai nativi e le operazioni di salvataggio furono portare a termine, a più riprese, dai cacciatorpediniere. Nell'insieme fu un'impresa epica. Il capitano Cecil, che aveva perduto l'incrociatore, comandò le scialuppe dirigendo le operazioni iniziali di salvataggio per portare in salvo gli uomini rimasti in mare con lui.
Alla fine, dei quasi 900 dell'equipaggio dell'USS Helena, i caduti furono solo 168. Le limitate perdite umane furono dovute anche al reverendo metodista che era lì come missionario e che aiutò i naufraghi a scappare, nonché alle 110 luci JR-1 d'emergenza che aiutarono a trovare l'uscita dopo il siluramento a chi era dentro la nave, e che erano il doppio di quelle che avrebbero dovuto teoricamente esserci per via di un 'errore' di fornitura. Questo numero, 110, fu poi stabilito essere il minimo per un incrociatore. (PS per chi cerca adesso, questi particolari sono stati cancellati dall'attuale versione della voce su wikipedia, perché evidentemente 'non necessari', sigh).
Il relitto è stato scoperto nell'aprile del 2018 da un minisottomarino. Giace a circa 800 metri di profondità.
Il Brooklyn non combatté in Pacifico, ma assieme all'Augusta, danneggiò duramente il leggero Primaguet francese, durante le operazioni di Torch. E infine, venne dato al Cile nel 1951, restando in servizio fino al 14 gennaio 1992 come O'Higgins.
Il Brooklyn venne danneggiato da una mina vicino la Sicilia, il 14 luglio 1943, restando in riparazione fino a dicembre.
IL Savannah era anch'esso della flotta dell'Atlantico; non solo, ma era la ammiraglia della CruDiv 8. Non per questo non combatté anche in prima linea, sopratutto in operazioni di invasione nel 1942-43. La sua attività bellica è stata sopratutto in Europa e Atlantico. Partecipò all'invasione del Nord Africa nel novembre 1942 ('Torch'), dove azionò i suoi cannoni. Ma non solo: i suoi idrovolanti vennero impiegati come 'aviazione tattica'. Abituati ai ricognitori 'usa e getta', sorprenderà che per diversi giorni i suoi aerei volarono per una media (tra tutti) di 8 ore, e vennero addirittura usati per bombardare carri e artiglierie. E non avendo bombe vere e proprie, usarono invece le cariche di profondità con spoletta ad impatto e certo l'effetto dev'essere stato micidiale. In seguito, il Savannah partecipò allo sbarco di Gela, dove i suoi cannoni furono impiegati con risultati micidiali contro i carri armati che stavano minacciando la testa di ponte alleata, e cosa meno nota, nei giorni successivi stroncò 3 attacchi di fanteria con lo stesso metodo, fiaccando la volontà del nemico di resistere. Il Savannah partì anche per l'invasione di Salerno, dove con circa 57 colpi neutralizzò una batteria ferroviaria.
Questo avvenne fino all'11 settembre, quando vicino Salerno venne attaccato da un Do.217, che evitò a.a. e caccia (P-38) e che, da circa 5.900 metri, piazzò sull'incrociatore una bomba Fritz-X, che però, a differenza della Roma, non distrusse la nave, nonostante l'avesse colpita in cima alla torretta e fosse penetrata profondamente prima di esplodere, cosa che venne vista (all'esterno) e fotografata al 'volo' dalle navi vicine. Lo scoppio avvenne, pare, addirittura nella sala maneggio munizioni, e nella mezz'ora successiva avvennero numerose esplosioni secondarie nella torre n.3, quella colpita dalla bomba. La fortuna dell'incrociatore fu anche che l'acqua entrò dalla chiglia rotta, ed estinse in fretta le fiamme. Anche così, ebbe 197 vittime, 15 feriti e 4 uomini rimasti chiusi nei comparti sigillati per ben 60 ore. Ma il Savannah non mollò. Rimase a galla, riparò a Malta e venne riportato in servizio nel settembre 1944. In seguito, portò in Mediterraneo anche il presidente Roosvelt, diretto a Yalta, nel 1945. Messo in riserva il 3 febbraio 1947, venne ritarto il 1 marzo 1959, ma non venne demolito fino al 1966.
Il Nashville era destinato, invece, al Pacifico, dove combatté alle Aleutine e Guadalcanal. Esso venne danneggiato, ebbe un'esplosione in torretta il 12 maggio 1943, restando KO per 3 mesi. Il 13 dicembre 1944 ebbe danni a causa di kamikaze con 310 tra morti e feriti, e rimase in riparazione fino ad aprile 1945. Nel 1951 andò al Cile come Pratt, restandoci fino al 1984.
Il Phoenix, che si salvò a P.Harbour e uscì in mare per trovare la flotta giapponese, non subì danni in azioni di guerra. Non ebbe grandi battaglie da fare, per lo più nelle zone delle isole indonesiane. Ritirata nel 1946, venne data all'Argentina nel 1951 come 17 de Octubre, nell'omonimo giorno. Nel '56 diverrà il General Belgrano, nome rimasto tristemente famoso per la guerra delle Falklands, quando il 3 maggio, benché fosse fuori dalla zona di 'esclusione' stabilita attorno all'arcipelago, esso venne silurato da un SSN britannico. Due dei 4 siluri Mk 8, persino più vecchi concettualmente dell'incrociatore, lanciati dal Conqueror, spezzarono la prua (uno dei due) e colpirono sott'acqua sotto la cintura a centro nave (il secondo).Questo causò un'enorme entrata d'acqua e mise KO i sistemi d'emergenza, e la nave affondò dopo circa un'ora e circa 323 vittime.
Il Boise era un altro veterano della guerra, ma inizialmente non partecipò, perché venne danneggiato da uno spiaggiamento il 21 gennaio 1942, e riparato solo entro giugno r dopo di allora venne usato per la campagna di Guadalcanal. L'11 ottobre, a Cap Esperance, venne colpito almeno 8 volte dalle navi giapponesi, nonostante che quella fu una vittoria netta degli americani. Dei proiettili, è notevole che uno colpì la cintura corazzata, da meno di 8 km, ed esplose senza però perforarla, anche se danneggiò lo scafo (non protetto) soprastante. Un altro colpo centrò la torretta anteriore, ma non passò nemmeno quello, malgrado che i 203 mm potessero, in teoria, perforare quasi 200 mm sotto i 10 km. Un altro colpo ancora centrò la barbetta, da 140 mm e fatta in corazza A. Il proiettile venne letteralmente frantumato restando in parte conficcato lì, ma non esplose. Però, la corazza indurita venne frantumata parzialmente. La relazione osservava che la capacità di resistenza delle corazze A e delle omogenee B era analoga, ma che con le B non si sarebbero verificate le fessurazioni, solo che molto probabilmente nemmeno il proiettile si sarebbe frantumato prima di esplodere! Un altro colpo, però, entrò sott'acqua e centrò lo scafo a circa 2,7 m di profondità. Passò SOTTO la cintura ed esplose nella sala munizioni. Una fiammata di quasi 2 tonnellate di polveri bruciò due torri e mise KO la torre A. Però, malgrado questo colpo potenzialmente mortale, il Boise non esplose! Malgrado avesse oltre 100 morti e le torri di prua danneggiate, non affondò, né venne immobilizzato, né venne reso incapace di combattere. Questo e la capacità delle corazze di resistere oltre quel che avrebbero dovuto, furono le due notizie 'buone'. Quella cattiva fu che i proiettili giapponesi, con un naso 'piatto' e una spoletta a lunga attivazione, potevano perforare solo con difficoltà corazze superiori a metà del loro calibro; però, con quel naso piatto, a differenza delle munizioni americane, potevano penetrare in acqua persino con angoli di tiro quasi paralleli, quindi anche a breve distanza, molto più breve di quanto possibile con i colpi da 203. E potevano perforare, senza rimbalzare, ponti leggeri e il pelo dell'acqua anche ad angoli estremi. Il suggerimento fu quello di corazzare i depositi munizioni anche sotto e non solo verso minacce provenienti da 'sopra'.
In ogni caso, il Boise riuscì a sopravvivere ad un colpo in pieno nei depositi munizioni, e oltretutto la corazza riuscì a parare colpi su distanze molto inferiori al preventivato. Il che fa il paio con il Savannah che resse ad un'arma che pure lo colpì nelle parti vitali, e che aveva già segnato il destino della potente corazzata Roma.
Il Boise riuscì a sopravvivere e venne riparato tra il 19 novembre 1942 e il 20 marzo 1943. Successivamente combatté nelle isole più periferiche del Sud Est Asiatico. Sopravvisse alla guerra senza altri danni, e venne venduto all'Argentina nel 1951, salvo poi ritornare in patria per la demolizione, nel 1983.
Altre navi: l'Honolulu venne danneggiato a P.Harbour. Parte della CruDiv 9, anch'esso combatté in maniera del tutto periferica tranne la battaglia di Guadalcanal, in particolare fu l'unico degli incrociatori americani che parteciparono a Tassafaronga. Nella battaglia di Kula affondò un caccia giapponese e pochi giorni dopo contribuì ad affondare l'incrociatore Jintsu, da un siluro durante una battaglia navale, era il 13 luglio 1943. L'incrociatore sopravvisse, restando in riparazione fino a novembre; il 20 ottobre venne ancora danneggiato da un aerosilurante, e rimase in riparazione un anno. Il St. Luis venne pure danneggiato, il 13 luglio 1943, da un siluro di un caccia giapponese (nella battaglia di Kolombangara), perdendo la prua, e restando in riparazione fino a novembre a causa della prua devastata. Tornò in servizio a novembre del '43 e combatté poi nelle isole periferiche e pure alle Filippine. Il 20 ottobre venne danneggiato nuovamente da un siluro aereo, subendo altri danni gravi e le riparazioni stavolta non terminarono che nell'ottobre 1945. Venne ritirato nel 1947 e demolito dopo il 1959.
Anche il St. Louis andò a combattere in Pacifico e sopratutto a Guadalcanal. Nella battaglia di Kula del 5-6 luglio 1943, contribuì ad affondare un caccia giapponese. Il 12-13 luglio, per la battaglia di Kolombangara venne colpito da un siluro a prua. Venne riparato anch'esso entro novembre.
Il 14 febbraio 1944 venne danneggiato da una bomba giapponese alle Salomone e restò in riparazione fino a maggio; il 27 novembre subì l'attacco di un Kamikaze a Leyte e necessitò di 4 mesi di riparazione. Riuscì a partecipare alle ultime operazioni belliche attorno al Giappone. Nel dopoguerra venne ceduto al Brasile come Tamandare, restando in servizio fino al 1975.
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Certo che i Brooklyn furono navi veramente formidabili. La loro attitudine al tiro rapido venne ampiamente dimostrata nel Pacifico: nessun altro incrociatore avrebbe potuto sparare 500 colpi in 5 minuti... questa è almeno il doppio della cadenza possibile per altre navi come gli Abruzzi, per esempio. Uno degli incrociatori alle prove tirò 138 colpi in un minuto, tanto per dire. Evidentemente avevano anche molte munizioni da sparare. Ma anche quando colpiti, poteva capitare che i depositi munizioni non esplodessero, oppure esplodessero ma distruggessero la prua, ma non allagassero né mettessero fuori uso la nave. Questo accadde all'USS Boise, Savannah ed Helena, quindi non fu un caso fortuito. Certamente, chiunque avesse voluto far fuori i Brooklyn, specie in una battaglia notturna, avrebbe corso dei rischi elevatissimi e nessuna garanzia di farli realmente fuori, persino con colpi fatali! Oltretutto, la loro robusta corazzatura era in grado di bloccare proiettili da 203 mm anche tirati da distanze non elevatissime, come dimostrato dal Boise. Davvero, dei brutti soggetti con cui misurarsi!
Un intermezzo leggero e antiaereo
Le navi classe Atlanta erano incrociatori specializzati a.a., un pò come i Dido, ma più grossi, più protetti, con più cannoni e potenza di fuoco, ma con armi a più corto raggio e quindi meno buone per le azioni anche di superficie. Vennero impostate nel 1940-42 e addirittura, con una seconda serie, al 1945, e realizzate fino attorno al 1946, restando in servizio o in riserva fino agli anni '60.
Dislocamento: 6.590-6700 t std, 8.100-8.450 pc. (o 6825-8473 t) 165,1x16,2x6,25 m, 2 turbine e 4 caldaie per 75.000 hp, 32,5 kt, 1360 t, 8500/15 kt. Equipaggio 623.
Armi: 16x127/38 mm, 12x28/75 mm, 8x533 mm, 2 lbf (inizialmente; poi arrivarono cannoni da 20 e 40 mm al posto dei 28 mm e di due torri da 127, tanto che alla fine c'erano 12x127, 32x40 tra binati e quadrinati, 8x20 mm).
Corazze: cintura principale 95 mm, 4,2 m H a centro nave (inclusa come parte dello scafo oppure, a seconda delle fonti, con 16 mm STS sotto), anteriore 28 mm(!), posteriore 95-46 mm, comunque piuttosto strette; traverse 95 mm, depositi 95-28 mm; ponte 32 mm; torri 32-25 mm; torrione 64 mm (in seguito rimosso).
IZ: vs 127 mm, tra 5,5 e 14,8 km a 30°
Questi incrociatori erano figli del Secondo trattato di Londra, dove gli incrociatori dovevano essere da 8000 t al massimo. E gli americani li realizzarono in questa luce, ma poi li convertirono dal 152 al 127 mm per il fuoco a.a. Da notare come non impostassero incrociatori tra dicembre 1936 e aprile 1940, quando arrivarono gli Atlanta. La versione da 152 venne tolta dai piani nel 1937, quando arrivarono i cannoni da 127/38, che erano armi di alta efficienza, e vennero realizzate navi da circa 6.000 tonnellate, con 3 torri binate a prua e 3 a poppa, più 2 a mezzanave. Nondimeno era simile a quello dei Brooklyn e aveva un hangar nella zona poppiera. Le navi di questo tipo arrivarono a quasi 79.000 hp e con un dislocamento leggero di 7.404 t, raggiunsero 33,67 kt.
Il capoclasse Atlanta venne messo in servizio con la CruDiv 10 e poi la 11, stavolta in Pacifico, partecipando alla campagna delle Salomone.
Durante la battaglia di Guadalcanal del 12-11-42, l'Atlanta venne danneggiato seriamente da un siluro e cannoni dei cacciatorpediniere giapponesi e in particolare dell'Akatsuki (poi affondato dal tiro degli incrociatori), e pare, anche dal tiro dell'incrociatore S.Francisco (con 19 colpi da 203!), finendo poi affondato la mattina dopo, circa alle 12 di mattina.
Il Juneau venne danneggiato anch'esso dal tiro e siluro giapponesi (con metà apparato motore KO), uscendo comunque dalla battaglia; la mattina dopo, però venne colpito da un altro siluro tirato da un sottomarino nello stesso lato, affondando in 20 secondi, con soli 10 superstiti (nell'occasione perirono i 5 tristemente famosi 'fratelli Sullivan').
Il Jan Juan partecipò con una serie di battaglie e operazioni, alla guerra in Pacifico, dove venne danneggiato da una bomba a Santa Cruz, e il 5 giugno 1945 venne danneggiato da un tifone violentissimo, sebbene tornasse in azione un mese dopo. Ritirato dal servizio alla fine del '46, venne rottamato il 1 marzo 1959.
Infine, il Reno, il 4 novembre 1944, fu colpito ancora una volta da un siluro, di un sottomarino giapponese (a Leyte), ma riuscì ad allontanarsi autonomamente alla faccia del fuoco e dell'acqua a bordo, e riparato fino alla fine della guerra.
Notare come, paradossalmente, essi non ebbero danni da attacchi aerei giapponesi, ma dovettero pagare un duro scotto alle azioni di superficie e ai siluri, contro cui ben poco potevano i cannoni a.a.
Le navi classe Atlanta erano incrociatori specializzati a.a., un pò come i Dido, ma più grossi, più protetti, con più cannoni e potenza di fuoco, ma con armi a più corto raggio e quindi meno buone per le azioni anche di superficie. Vennero impostate nel 1940-42 e addirittura, con una seconda serie, al 1945, e realizzate fino attorno al 1946, restando in servizio o in riserva fino agli anni '60.
Dislocamento: 6.590-6700 t std, 8.100-8.450 pc. (o 6825-8473 t) 165,1x16,2x6,25 m, 2 turbine e 4 caldaie per 75.000 hp, 32,5 kt, 1360 t, 8500/15 kt. Equipaggio 623.
Armi: 16x127/38 mm, 12x28/75 mm, 8x533 mm, 2 lbf (inizialmente; poi arrivarono cannoni da 20 e 40 mm al posto dei 28 mm e di due torri da 127, tanto che alla fine c'erano 12x127, 32x40 tra binati e quadrinati, 8x20 mm).
Corazze: cintura principale 95 mm, 4,2 m H a centro nave (inclusa come parte dello scafo oppure, a seconda delle fonti, con 16 mm STS sotto), anteriore 28 mm(!), posteriore 95-46 mm, comunque piuttosto strette; traverse 95 mm, depositi 95-28 mm; ponte 32 mm; torri 32-25 mm; torrione 64 mm (in seguito rimosso).
IZ: vs 127 mm, tra 5,5 e 14,8 km a 30°
Questi incrociatori erano figli del Secondo trattato di Londra, dove gli incrociatori dovevano essere da 8000 t al massimo. E gli americani li realizzarono in questa luce, ma poi li convertirono dal 152 al 127 mm per il fuoco a.a. Da notare come non impostassero incrociatori tra dicembre 1936 e aprile 1940, quando arrivarono gli Atlanta. La versione da 152 venne tolta dai piani nel 1937, quando arrivarono i cannoni da 127/38, che erano armi di alta efficienza, e vennero realizzate navi da circa 6.000 tonnellate, con 3 torri binate a prua e 3 a poppa, più 2 a mezzanave. Nondimeno era simile a quello dei Brooklyn e aveva un hangar nella zona poppiera. Le navi di questo tipo arrivarono a quasi 79.000 hp e con un dislocamento leggero di 7.404 t, raggiunsero 33,67 kt.
Il capoclasse Atlanta venne messo in servizio con la CruDiv 10 e poi la 11, stavolta in Pacifico, partecipando alla campagna delle Salomone.
Durante la battaglia di Guadalcanal del 12-11-42, l'Atlanta venne danneggiato seriamente da un siluro e cannoni dei cacciatorpediniere giapponesi e in particolare dell'Akatsuki (poi affondato dal tiro degli incrociatori), e pare, anche dal tiro dell'incrociatore S.Francisco (con 19 colpi da 203!), finendo poi affondato la mattina dopo, circa alle 12 di mattina.
Il Juneau venne danneggiato anch'esso dal tiro e siluro giapponesi (con metà apparato motore KO), uscendo comunque dalla battaglia; la mattina dopo, però venne colpito da un altro siluro tirato da un sottomarino nello stesso lato, affondando in 20 secondi, con soli 10 superstiti (nell'occasione perirono i 5 tristemente famosi 'fratelli Sullivan').
Il Jan Juan partecipò con una serie di battaglie e operazioni, alla guerra in Pacifico, dove venne danneggiato da una bomba a Santa Cruz, e il 5 giugno 1945 venne danneggiato da un tifone violentissimo, sebbene tornasse in azione un mese dopo. Ritirato dal servizio alla fine del '46, venne rottamato il 1 marzo 1959.
Infine, il Reno, il 4 novembre 1944, fu colpito ancora una volta da un siluro, di un sottomarino giapponese (a Leyte), ma riuscì ad allontanarsi autonomamente alla faccia del fuoco e dell'acqua a bordo, e riparato fino alla fine della guerra.
Notare come, paradossalmente, essi non ebbero danni da attacchi aerei giapponesi, ma dovettero pagare un duro scotto alle azioni di superficie e ai siluri, contro cui ben poco potevano i cannoni a.a.
Gli ultimi giganti
I 27 Cleveland, varati dal 1941 in poi, e entrati in servizio dal 1942, furono la classe di incrociatori più numerosa della storia. Senza considerare i 9 che vennero convertiti in portaerei leggere tipo 'Princeton' già durante la costruzione!
Dislocamento: 11.931 t, max 14357 t e poi fino a 14.464 t.
Dimensioni: 185,95x20,2x7,47 m. 4 assi per 100000 hp, con appena 4 caldaie. Max velocità 32,5 kt, 1507-2100 t, 11000 a 15 nodi. 1285 uomini.
Armi: 12x152/47 mm, 12x127/38 mm, combinazioni di armi da 20 e 40 mm (p. es 24x40 mm, 14x20 mm), 2-4 idrovolanti.
Corazza: cintura 127-39 mm (4,1 m H su macchine) sopra 16 mm STS, 51 mm deposito ant, 120 posteriore, traverse 93 mm, paratie tra macchine e depositi 127-51 mm, paratie 127-51 mm; ponte 51 mm; torri 165-32 mm (oppure 152 mm fronte, 76 lati e tetto, 32 retro); barbette 152 mm; cannoni sec. 32-25 mm; torrione 127-57 mm (poi rimosso in molte navi). IZ: vs 152 mm, 8,7-20 km.
Queste navi vennero studiate come un nuovo progetto anche se erano per molti versi un'evoluzione concettuale dei Brooklyn, specie degli ultimi sottotipi. All'inizio erano previsti addirittura 2 soli incrociatori del programma FY 40, con cannoni variamente valutati, sempre con il dislocamento da 8.000 t. Poi, con la fine delle limitazioni a causa della guerra d'Europa, vennero cambiate tutte le regole e i nuovi incrociatori vennero costruiti in quantità elevate e di grosso dislocamento. Al posto della terza torre dell'Helena, però, venne sistemato un cannone da 127 binato.
I motori ebbero caldaie ad alta pressione, alternate ai motori, triplo fondo e doppio fondo fino al ponte corazzato. Cannoni Mk 16.
I cannoni vennero ridotti a 12 (sempre Mk 16), mentre i cannoni a.a. erano 12 binati di cui 4 in asse, con ampi archi di fuoco, e da subito divennero presenti i cannoni da 20 e 40 mm. L'avere ridotto del 20% i cannoni principali ma aumentato del 50% quelli secondari era già un notevole passo avanti per i tempi moderni, ma i pesi in alto erano molti. Per questo parte delle sovrastrutture venne fatta in alluminio, per ridurre il problema. Lo schema protettivo era simile a quello dell'Helena , così come la lunghezza dello scafo, mentre la larghezza fu saggiamente aumentata di oltre un metro, anche se non bastò totalmente a risolvere i problemi di stabilità. In teoria dovevano essere i migliori incrociatori leggeri della storia, ma qualcosa sembra ridurre la loro effiacia, ed è per l'appunto la stabilità alquanto marginale. A mio avviso, comunque sia, essi sono i migliori incrociatori leggeri della guerra, anche se non perfetti.
In seguito alcuni vennero modificati come navi .a.a tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, dislocamento 11.066-15152 t, con le macchine e la blindatura, ma con solo una o due torri da 152.
Il capoclasse Cleveland operò in Europa, e poi andò anche a combattere in Oriente, e in una battaglia affondò due caccia giapponesi. Venne messo in riserva nel '47 e radiato il 1 marzo 1959.
In azione, durante la guerra, il Columbia iniziò la guerra del Pacifico il 9 novembre 1942 con la CruDiv 12. Questo partecipò a diverse campagne, a cominciare da Guadalcanal. Esso contribuì a distruggere l'incrociatore Sendai il 1-2 novembre 1943. venne danneggiato dai kamikaze molto seriamente, il 6 e il 9 gennaio (prima KO le due torri poppiere, e poi la centrale di tiro), tanto che venne riparato non prima di maggio; il Denver venne colpito da un aerosiluro il 13-11-43 a Bougainville (motore e caldaie posteriori allagati), riparato entro giugno 1944;
Poi bisogna ricordare il Birmingham, che operò fino quasi alla fine del '43 in Atlantico; poi venne danneggiato seriamente da bombe e siluro il 8 novembre 1943, riparato entro febbraio 1944; il 24 ottobre venne invece danneggiato con gravi perdite umane, dall'esplosione della portaerei Princeton, in fiamme dopo le bombe che le erano state tirate contro, e venne riparato fino al gennaio 1945. Il 3 maggio fu ancora danneggiato da un kamikaze e messo fuori gioco fino ad agosto.
Il Biloxi venne pure danneggiato dfa un kamikaze il 26 marzo 1945, restando KO per 4 mesi;
Poi c'é da ricordare che lo Houston venne aerosilurato il 14 ottobre 1944, con tutte le sale macchine allagate e un dislocamento che aumentò a circa 20.900 t; e poi da un secondo aerosiluro mentre veniva rimorchiato, il 16 ottobre, rischiando di affondare, ma ancora sopravvivendo a tutto, fuoco incluso. Le riparazioni durarono fino ad ottobre del '45 e quindi andò fuori uso per il resto della guerra, però non affondò. Il Duluth ebbe invece danni seri da un tifone il 5 giugno 1945, tanto da restare in riparazione fino ad agosto 1945.
Vi furono anche 3 'Fargo', con torri ribassate e fumaiolo singolo, realizzati comunque troppo tardi per la guerra. Erano simili per caratteristiche ai Cleveland, almeno come dati fondamentali. Ma essendo navi postbelliche, poco ci interessa di loro.
I 27 Cleveland, varati dal 1941 in poi, e entrati in servizio dal 1942, furono la classe di incrociatori più numerosa della storia. Senza considerare i 9 che vennero convertiti in portaerei leggere tipo 'Princeton' già durante la costruzione!
Dislocamento: 11.931 t, max 14357 t e poi fino a 14.464 t.
Dimensioni: 185,95x20,2x7,47 m. 4 assi per 100000 hp, con appena 4 caldaie. Max velocità 32,5 kt, 1507-2100 t, 11000 a 15 nodi. 1285 uomini.
Armi: 12x152/47 mm, 12x127/38 mm, combinazioni di armi da 20 e 40 mm (p. es 24x40 mm, 14x20 mm), 2-4 idrovolanti.
Corazza: cintura 127-39 mm (4,1 m H su macchine) sopra 16 mm STS, 51 mm deposito ant, 120 posteriore, traverse 93 mm, paratie tra macchine e depositi 127-51 mm, paratie 127-51 mm; ponte 51 mm; torri 165-32 mm (oppure 152 mm fronte, 76 lati e tetto, 32 retro); barbette 152 mm; cannoni sec. 32-25 mm; torrione 127-57 mm (poi rimosso in molte navi). IZ: vs 152 mm, 8,7-20 km.
Queste navi vennero studiate come un nuovo progetto anche se erano per molti versi un'evoluzione concettuale dei Brooklyn, specie degli ultimi sottotipi. All'inizio erano previsti addirittura 2 soli incrociatori del programma FY 40, con cannoni variamente valutati, sempre con il dislocamento da 8.000 t. Poi, con la fine delle limitazioni a causa della guerra d'Europa, vennero cambiate tutte le regole e i nuovi incrociatori vennero costruiti in quantità elevate e di grosso dislocamento. Al posto della terza torre dell'Helena, però, venne sistemato un cannone da 127 binato.
I motori ebbero caldaie ad alta pressione, alternate ai motori, triplo fondo e doppio fondo fino al ponte corazzato. Cannoni Mk 16.
I cannoni vennero ridotti a 12 (sempre Mk 16), mentre i cannoni a.a. erano 12 binati di cui 4 in asse, con ampi archi di fuoco, e da subito divennero presenti i cannoni da 20 e 40 mm. L'avere ridotto del 20% i cannoni principali ma aumentato del 50% quelli secondari era già un notevole passo avanti per i tempi moderni, ma i pesi in alto erano molti. Per questo parte delle sovrastrutture venne fatta in alluminio, per ridurre il problema. Lo schema protettivo era simile a quello dell'Helena , così come la lunghezza dello scafo, mentre la larghezza fu saggiamente aumentata di oltre un metro, anche se non bastò totalmente a risolvere i problemi di stabilità. In teoria dovevano essere i migliori incrociatori leggeri della storia, ma qualcosa sembra ridurre la loro effiacia, ed è per l'appunto la stabilità alquanto marginale. A mio avviso, comunque sia, essi sono i migliori incrociatori leggeri della guerra, anche se non perfetti.
In seguito alcuni vennero modificati come navi .a.a tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, dislocamento 11.066-15152 t, con le macchine e la blindatura, ma con solo una o due torri da 152.
Il capoclasse Cleveland operò in Europa, e poi andò anche a combattere in Oriente, e in una battaglia affondò due caccia giapponesi. Venne messo in riserva nel '47 e radiato il 1 marzo 1959.
In azione, durante la guerra, il Columbia iniziò la guerra del Pacifico il 9 novembre 1942 con la CruDiv 12. Questo partecipò a diverse campagne, a cominciare da Guadalcanal. Esso contribuì a distruggere l'incrociatore Sendai il 1-2 novembre 1943. venne danneggiato dai kamikaze molto seriamente, il 6 e il 9 gennaio (prima KO le due torri poppiere, e poi la centrale di tiro), tanto che venne riparato non prima di maggio; il Denver venne colpito da un aerosiluro il 13-11-43 a Bougainville (motore e caldaie posteriori allagati), riparato entro giugno 1944;
Poi bisogna ricordare il Birmingham, che operò fino quasi alla fine del '43 in Atlantico; poi venne danneggiato seriamente da bombe e siluro il 8 novembre 1943, riparato entro febbraio 1944; il 24 ottobre venne invece danneggiato con gravi perdite umane, dall'esplosione della portaerei Princeton, in fiamme dopo le bombe che le erano state tirate contro, e venne riparato fino al gennaio 1945. Il 3 maggio fu ancora danneggiato da un kamikaze e messo fuori gioco fino ad agosto.
Il Biloxi venne pure danneggiato dfa un kamikaze il 26 marzo 1945, restando KO per 4 mesi;
Poi c'é da ricordare che lo Houston venne aerosilurato il 14 ottobre 1944, con tutte le sale macchine allagate e un dislocamento che aumentò a circa 20.900 t; e poi da un secondo aerosiluro mentre veniva rimorchiato, il 16 ottobre, rischiando di affondare, ma ancora sopravvivendo a tutto, fuoco incluso. Le riparazioni durarono fino ad ottobre del '45 e quindi andò fuori uso per il resto della guerra, però non affondò. Il Duluth ebbe invece danni seri da un tifone il 5 giugno 1945, tanto da restare in riparazione fino ad agosto 1945.
Vi furono anche 3 'Fargo', con torri ribassate e fumaiolo singolo, realizzati comunque troppo tardi per la guerra. Erano simili per caratteristiche ai Cleveland, almeno come dati fondamentali. Ma essendo navi postbelliche, poco ci interessa di loro.
I successivi incrociatori Worchester, appena 2 unità varate nel 1947, erano simili ai Cleveland, ma con dimensioni maggiori, perché comunque l'ammiragliato voleva 12 cannoni anche se erano di tipo automatico, così che si dovette usare 6 torri binate.
Dislocamento 14.700 t, 17.997 max, 207,1x21,5x7,54 m, 4 turbine e 4 caldaie per
120.000 hp; 33 kt, 2.400 t, 8000 nm/15 kt. 1401 uomini.
Armi: 12x152/47 mm, 22x76 mm binate Mk 33, 2x76 singole, 12x20 binati.
Corazza (2.119 t, 14,3%): cintura 127-76 mm (110x2,9 m), paratie 102 mm, depositi 127-51 mm, ponte 89 mm più ponte superiore 25-22 mm, torri 165-51 mm (165 mm fronte, 76-51 mm lati, 76-51 retro, 102 tetto), barbette 127 mm, torrione 127 mm lati, 57 tetto. IZ: vs 152 mm, 8,5-25 km circa a 0°, contro bombe da 454 kg SAP da ogni quota; e contro bombe da 454 kg AP (derivate da proiettili da 305 mm, o quanto meno con questo calibro) se sotto 2.300 m di quota. I cannoni da 40 non vennero mai installati, usando invece i cannoni da 76 mm, e così nemmeno vennero usati gli idrovolanti pianificati (4 assieme a 2 catapulte).
Questi cannoni da 152/47 automatici erano armi studiate già per i Cleveland, ed erano capaci di eseguire tiri a.a. con le spolette di prossimità. All'epoca non si riuscì a concretizzare subito la cosa, ma nel 1941 le richieste erano per navi con i 152 mm DP e senza armi da 127! più protezione data da un ponte spesso, e 33 kt almeno. Nel mentre stavano venendo provati anche i cannoni da 203/55 automatici, e il loro successo ad un certo punto, diede l'idea di ordinare i Worcester come navi con i 203 mm. Poi, però, i ritardi di produzione dei 203 automatici rese necessario tornare al 152 mm, ma la guerra finì e così l'urgenza di avere queste nuove navi, tanto da costruirne solo due, delle 4 pianificate.
Queste navi vennero radiate entro l'inizio degli anni '60.
Un ultimo incrociatore era il Norfolk, completato nel 1951, da 5556-8315 t, 164,6x16,3x5,8 m, 2 assi per 80.000 hp (4 caldaie), 33 kt, 1230 t, 6000/20 kt, 8x76 mm Mk 33, 8x20, 8x533 mm, 4x324 mm e armi ASW a razzo Alfa. 546 persone a bordo.
In pratica, era un incrociatore ASW (CLK), e di fatto somigliava più ai caccia conduttori, come il S.Giorgio una volta rimodernato, anche se aveva solo cannoni leggeri a.a. di nuova generazione. Era una nave con una maggiore cura nel far ricadere all'esterno il fallout nucleare (vedi esp Bikini) e con eliche di grande diametro, e moto lento, per ridurre i rumori. I cannoni da 76/70 erano di nuovo tipo e ad alta velocità e cadenza di tiro, anche se pesanti e complessi. In pratica, costava molto e non ebbe altre unità sorelle, e nemmeno venne aggiornato con i missili Tartar a causa dei costi elevati di conversione. Non pare che avesse alcuna corazza e alcuna carriera bellica, per cui lo riportiamo come curiosità storica e basta.
Incrociatori: Pensacola--Northampton--Portland-----N.Orleans-----Wichita------Baltimore---Alaska----D.Moines-----Brooklyn-----Atlanta----Cleveland----Worcester
Corazza: 774 t?(6%?)--1057 t (11%)----?-------------15%-------------?--------------1790-------4720---------2189---------1798(15%)--------------------------------2.119(14,3)
Cintura: 64-102 mm---95-76-----------127-83-------127/76-------152-102-----152-102----229-127------152/102-----127-83--------95---------127-39------------127-76
Depositi: 89-102 mm-----95-------------146-----------101/76---------76-152------51-152--------------------------------------51-120--------95-28--------120--------------127-51
-tetto d: 35 mm-----------51---------------54---------------57--------------57-------------65----------108---------------------------------------------------------------------------------------
Paratie: 64-25 mm----64-25-------------64---------------76-38---------152----------152----------260----------152-----------127------------95-------------127------------------102
Ponti: 45-25 mm-----51-25-----------54-64-------------57--------------57-------------65----------108+19-----95+25-------51--------------32--------------51-------------89+25
Torri av: 64 mm---------64---------------64----------------203-----------203------------203----------325----------203----------165-------------32------------165------------------165
-lati/tetto: 25-51 mm---25-51------------25-51------------95-70--------95-76---------83/70-------152-127-----95-102-----32-51---------------------------76---------------76-102
Barbette: 19 mm----------38----------------38------------127-152-------178------------178----------330----------160-----------152---------------------------152-------------------127
Torrione: 32 mm----------32----------------32----------------64-----------152------------165----------269----------165-----------127------------64------------127-------------------127
IZ: ------vs 127/152 mm---127/152----203@11/23------203@9-20--203@14-22-----------------v305----203@14-25----152@7-22----------------152@8-20------152@8-24
Dislocamento 14.700 t, 17.997 max, 207,1x21,5x7,54 m, 4 turbine e 4 caldaie per
120.000 hp; 33 kt, 2.400 t, 8000 nm/15 kt. 1401 uomini.
Armi: 12x152/47 mm, 22x76 mm binate Mk 33, 2x76 singole, 12x20 binati.
Corazza (2.119 t, 14,3%): cintura 127-76 mm (110x2,9 m), paratie 102 mm, depositi 127-51 mm, ponte 89 mm più ponte superiore 25-22 mm, torri 165-51 mm (165 mm fronte, 76-51 mm lati, 76-51 retro, 102 tetto), barbette 127 mm, torrione 127 mm lati, 57 tetto. IZ: vs 152 mm, 8,5-25 km circa a 0°, contro bombe da 454 kg SAP da ogni quota; e contro bombe da 454 kg AP (derivate da proiettili da 305 mm, o quanto meno con questo calibro) se sotto 2.300 m di quota. I cannoni da 40 non vennero mai installati, usando invece i cannoni da 76 mm, e così nemmeno vennero usati gli idrovolanti pianificati (4 assieme a 2 catapulte).
Questi cannoni da 152/47 automatici erano armi studiate già per i Cleveland, ed erano capaci di eseguire tiri a.a. con le spolette di prossimità. All'epoca non si riuscì a concretizzare subito la cosa, ma nel 1941 le richieste erano per navi con i 152 mm DP e senza armi da 127! più protezione data da un ponte spesso, e 33 kt almeno. Nel mentre stavano venendo provati anche i cannoni da 203/55 automatici, e il loro successo ad un certo punto, diede l'idea di ordinare i Worcester come navi con i 203 mm. Poi, però, i ritardi di produzione dei 203 automatici rese necessario tornare al 152 mm, ma la guerra finì e così l'urgenza di avere queste nuove navi, tanto da costruirne solo due, delle 4 pianificate.
Queste navi vennero radiate entro l'inizio degli anni '60.
Un ultimo incrociatore era il Norfolk, completato nel 1951, da 5556-8315 t, 164,6x16,3x5,8 m, 2 assi per 80.000 hp (4 caldaie), 33 kt, 1230 t, 6000/20 kt, 8x76 mm Mk 33, 8x20, 8x533 mm, 4x324 mm e armi ASW a razzo Alfa. 546 persone a bordo.
In pratica, era un incrociatore ASW (CLK), e di fatto somigliava più ai caccia conduttori, come il S.Giorgio una volta rimodernato, anche se aveva solo cannoni leggeri a.a. di nuova generazione. Era una nave con una maggiore cura nel far ricadere all'esterno il fallout nucleare (vedi esp Bikini) e con eliche di grande diametro, e moto lento, per ridurre i rumori. I cannoni da 76/70 erano di nuovo tipo e ad alta velocità e cadenza di tiro, anche se pesanti e complessi. In pratica, costava molto e non ebbe altre unità sorelle, e nemmeno venne aggiornato con i missili Tartar a causa dei costi elevati di conversione. Non pare che avesse alcuna corazza e alcuna carriera bellica, per cui lo riportiamo come curiosità storica e basta.
Incrociatori: Pensacola--Northampton--Portland-----N.Orleans-----Wichita------Baltimore---Alaska----D.Moines-----Brooklyn-----Atlanta----Cleveland----Worcester
Corazza: 774 t?(6%?)--1057 t (11%)----?-------------15%-------------?--------------1790-------4720---------2189---------1798(15%)--------------------------------2.119(14,3)
Cintura: 64-102 mm---95-76-----------127-83-------127/76-------152-102-----152-102----229-127------152/102-----127-83--------95---------127-39------------127-76
Depositi: 89-102 mm-----95-------------146-----------101/76---------76-152------51-152--------------------------------------51-120--------95-28--------120--------------127-51
-tetto d: 35 mm-----------51---------------54---------------57--------------57-------------65----------108---------------------------------------------------------------------------------------
Paratie: 64-25 mm----64-25-------------64---------------76-38---------152----------152----------260----------152-----------127------------95-------------127------------------102
Ponti: 45-25 mm-----51-25-----------54-64-------------57--------------57-------------65----------108+19-----95+25-------51--------------32--------------51-------------89+25
Torri av: 64 mm---------64---------------64----------------203-----------203------------203----------325----------203----------165-------------32------------165------------------165
-lati/tetto: 25-51 mm---25-51------------25-51------------95-70--------95-76---------83/70-------152-127-----95-102-----32-51---------------------------76---------------76-102
Barbette: 19 mm----------38----------------38------------127-152-------178------------178----------330----------160-----------152---------------------------152-------------------127
Torrione: 32 mm----------32----------------32----------------64-----------152------------165----------269----------165-----------127------------64------------127-------------------127
IZ: ------vs 127/152 mm---127/152----203@11/23------203@9-20--203@14-22-----------------v305----203@14-25----152@7-22----------------152@8-20------152@8-24