Incrociatori di Sua Maestà 22-3-015
Pesi massimi
Hawkins
I 4 Hawkins erano i forerunner degli incrociatori 'Washington', varati dal 1917 in poi, ma entrati in servizio nel 1919-1925.
Dislocamento (e motori): 9.750-12.110-12.300 t, dimensioni 184,4x19,8x5,9 m, 4 turbine su 4 assi (12 caldaie), 60.000-70.000 hp, 30-31 kt, 2.150 t carburante, 7.000 nm/15 kt. Equipaggio 712.
Armi: 7x190/45 mm, 6x76 mm, 4x47 mm, 2x40 mm, 6 tls 533 mm.
Corazza: cintura 76-38 mm a 10° (51 mm esteso fino al ponte di castello), ponte 38-25 mm (38 mm sulle macchine, 25 sul timone, 13 su altre parti), paratie 25 mm, scudi 51 mm, depositi 13 mm lati/25 mm tetto, torrione 76 mm. Controcarene 1,5 metri.
Alle volte si vedono, nelle foto d'epoca, dei grossi incrociatori di costruzione e stile palesemente britannici, così come parimenti chiaro appare la loro età anche per gli standard della II GM. Molti incrociatori della Grande Guerra vennero infatti utilizzati dalla RN, ma in genere erano navi di tipo leggero, dato che quelli 'pesanti' nemmeno esistevano, mentre i vecchi incrociatori corazzati non ebbero molta fortuna dopo il 1918. Ma c'erano anche delle grosse navi, sempre di tipo obsoleto, però chiaramente troppo grosse per essere dei mezzi leggeri. Questi erano per l'appunto, gli 'Hawkins', che ebbero il merito storico di avere plasmato, con le loro caratteristiche, la filosofia degli incrociatori, ben più noti e importanti, dei tipi Washington. Basicamente, delle navi che avrebbero consentito di mantenere in servizio proprio gli Hawkins, troppo moderni e costosi per essere rottamati malgrado la loro recente entrata in servizio (al 1922, chiaramente!).
Le navi di questo tipo, pur essendo postbelliche, vennero create ancora con la logica del 1915, essenzialmente contro la minaccia dei temibili ed economici 'raider' tedeschi. Si era pensato come progetto, ad un miglioramento dei Birmingham, e come armi, scartata la soluzione 2x234 e 8-14x152 mm (i primi erano troppo pochi per ingaggi a lungo raggio e i 152 erano un pò scarsi per gittata massima). Così si scelse un calibro intermedio e uniforme, da 20 km di raggio a 30°, movimento elettrico, ma caricamento manuale. Praticamente era simile ai cannoni precedentemente già costruiti (come per i San Giorgio e i Pisa italiani), in calibro 7,5 pollici.
Erano belle navi e buone per la tenuta al mare (bordo libero ben 7,6 metri). I fianchi erano inclinati a 10° e inizialmente, come altre navi dell'epoca, erano provviste di caldaie sia per nafta che per carbone, poi modificate solo per la nafta e potenza aumentata. Disarmati nel 1936 per i trattati internazionali, ebbero i cannoni successivamente, uno da 152 e gli altri da 190 mm.
NOTA IMPORTANTE: i cannoni da 47/40 mm, così diffusi all'epoca, erano un modello Hotckiss, e inizialmente erano usati sopratutto per tiri antisiluranti. Avendo otturatore a scorrimento verticale, erano armi capaci di 20-30 c./min e se la gittata era di circa 4 km pratici, poi vennero dotati di affusti dall'alzo molto maggiore, anche per tiro a.a. Vennero conservati a lungo per tiri di saluto, o anche per addestramento, tanto da restare in servizio fino agli anni '60 pur essendo armi del XIX secolo. Strano ma vero, i britannici avevano anche un'altra arma di questo tipo, molto più potente e recente, ma a quanto pare non ebbe altrettanta e longeva carriera.
NOTA IMPORTANTE Bis: spesso le corazze o i cannoni sono riferiti in misure apparentemente discordanti, specie i 101 o 102 mm. Questo è per via della difficoltà nel valutare le misure anglosassoni: si tratta di 4 pollici, che corrispondono a 101,6 mm, per cui entrambe le misure, praticamente, sono corrette nel descriverli (o almeno, diciamo che sono abbastanza precise).
Questi incrociatori non ebbero quasi nessuna parte nella II GM, pur essendo navi tutt'altro che trascurabili. Il Rayleigh si incagliò vicino il Labrador e dovette essere abbandonato, ma questo accadde negli anni '20. Durante la guerra, gli altri 3 incrociatori non ebbero particolari meriti, nonostante l'imbarco di parecchie armi da 20, 40/39 e radar, nonché cannoni da 102 mm a.a. Gli incidenti furono un pericolo peggiore del nemico e infatti l'Effingham si scontrò con uno scoglio sommerso, e non segnato nelle mappe, il 18 maggio 1940, vicino le coste norvegesi. Dovettero abbandonare anche questa nave, facendola esplodere 3 giorni dopo. Con metà della classe eliminata per incidenti già entro la parte iniziale della guerra, si capisce meglio perché non si sentì quasi parlare di questi grossi incrociatori, mentre navi ben più piccole vennero usate con frequenza e buoni risultati in Mediterraneo. Oltretutto una di delle superstiti non venne riarmata fino al 1942. L'Hawkins rimase quindi il principale referente per questa classe, mentre il Frobisher venne danneggiato da un siluro il 9 settembre 1944, restando due soli mesi in riparazione.
I Big County
Questa classe comportò un totale di 13 unità costruite, di cui 2 date alla marina australiana, e successivamente sostituite con i due York.
Erano grandi navi, ottime come tenuta al mare e autonomia, discrete come armamento, anche se carenti in protezione. Del resto, erano state concepite proprio per proteggere le linee marittime globali dell'Impero britannico, per cui dovevano essere così, stando sempre nel limite delle 10.000 tonnellate, limite che peraltro cominciò ad essere superato dagli ultimi sottotipi, malgrado la forsennata ricerca di misure per limitarne il peso, incluso l'abbassamento di un ponte a poppa in alcuni esemplari.
Infatti, come i Condottieri italiani, anche i 'County' erano stati costruiti in diversi lotti, o meglio, sottoclassi vere e proprie. L'aspetto era comunque imponente, con un altissimo bordo libero (circa 10 metri!), tre fumaioli e in generale una grande eleganza di linee, anche se più che incrociatori sembravano (erano?) transatlantici con torrette. Del resto perché no? All'epoca era comune vedere degli 'incrociatori ausiliari', a tutti gli effetti dei mercantili riarmati con vecchie artiglierie, al solo scopo di sorvegliare le linee commerciali britanniche. I County sarebbero stati degli incrociatori ausiliari... pesanti, in un certo senso. E come tali vennero apprezzati, sebbene essi fossero anche gli unici incrociatori pesanti in generale della RN (a parte i due piccoli tipo York, prontamente perduti tra l'altro), così che combatterono in numerose battaglie anche di prima linea. Infine, è notevole che 10 su 13 siano sopravvissuti al conflitto, quando anche navi ben più protette e migliori ebbero perdite assai pesanti, sia tra i vincitori che tra i perdenti. La loro abitabilità era ottima, dati gli enormi spazi disponibili, mentre l'unico neo fu quello di una certa instabilità per via dell'altezza complessiva rispetto alla larghezza. Anche per questo l'armatura doveva restare limitata. Di fatto, essi erano molto simili agli incrociatori protetti e come questi, privi di una vera cintura corazzata. Durante la guerra combatterono pressoché ovunque e nel periodo prebellico furono importanti navi per la diplomazia navale inglese, con il loro aspetto molto 'imperiale'. Dopo, invece, vennero ritirate in fretta perché si pensava che gli incrociatori fossero oramai navi superate. Ma questo non fu affatto il pensiero del periodo interguerra, dove godettero di una straordinaria fama, visti come surrogati economici delle corazzate..
I primi incrociatori inglesi 'moderni' tipo Washington furono i Kent, 5 navi più due per la RAN australiana.
Iniziati nel 1924-25, vennero varati nel 1926-27, e completati attorno al 1928. Come anche i tipi successivi, questi incrociatori vennero tenuti il più possibile leggeri, con misure persino stravaganti pur di conservarli entro il limite delle 10.000 tonnellate standard di dislocamento. A differenza degli italiani, infatti, UK, Francia e USA si impegnarono seriamente in questi trattati, e così accadde anche al Giappone, prima che quest'ultimo decidesse diversamente. In effetti, gli incrociatori tipo Washington non erano navi equilibrate, ma se non altro si provò a limitare la corsa agli armamenti così evidente nel decennio precedente, anche in ambito navale, all'epoca il più prestigioso e tecnologico.
Dislocamento 9.750-9870, poi oltre 10.000 t; max 13.400-14.910 t. Equipaggio: 685-710
Dimensioni: 192,9x20,8x6,25(fino 6,88 m). 4 motori da 80.000 hp (8 caldaie); 31,5 kt, 3.200-3.400 t, 13.300/12 kt.(Norfolk: 12.200/12)
Armi: 8x203/50 Mk VIII, 4x102/45 mm, 4x47 mm 4x40/39 mm, 8x533 mm.
Corazza: box per 3 depositi munizioni: 102+9 mm lati, 63 mm tetto, 63 mm traverse anteriore e posteriore (e presumibilmente, 25 mm fondo); cintura (o meglio, 'fianchi') 25 mm (macchine: non è chiaro, ma è probabile, se questo sia lo spessore effettivo dello scafo, oppure una struttura extra in aggiunta ad esso), barbette e torri 25 mm, ponte 32 mm (macchine) e 38 mm (timone, tetto e pareti inclinate, con paratia trasversale anteriore di 25 mm). Corazze antischegge anche per il locale di navigazione (compass room).
Fianchi protetti da controcarene da 1,6 m (0,76 per le due navi australiane Canberra e Australia).
Erano dotati di grandi depositi di carburante, e la loro funzione era sopratutto quella di proteggere i traffici navali, con uno scafo simile a quello degli ultimi incrociatori da battaglia, come l'Hood. Per ragioni di peso non potevano avere corazze complete, ma almeno i depositi erano pesantemente protetti, mentre i cannoni erano ottimisticamente elevabili fino a 70°, un coraggioso ma alquanto futile tentativo di usare anche i cannoni principali come armi a.a., cosa che i britannici vollero realizzare con quasi tutte le loro navi, eccetto le corazzate.
Da notare che, per quanto risulterebbe, i depositi munizioni erano tre, non due! Infatti c'era anche quello al centro nave, presumibilmente da 102 mm, e con traverse un pò meno robuste grazie alla presenza del ponte superiore.
Tuttavia, i Kent erano più leggeri di quel che era stato originariamente programmato, così nel 1934 cominciò la progettazione di miglioramenti anche con la corazzatura di cintura. Nel 1933-34 arrivarono 2 altri cannoni da 102 mm, e 2 armi quadruple da 12,7 mm per Berwick, Cornwall e Kent.
Nel 1936 il Cumberland ebbe una cintura da 114 mm alta 1,8 metri, che iniziava dal ponte corazzato e finiva 30 cm sott'acqua. E corazze da 102 mm vennero aggiunte ai ventilatori delle caldaie. Però venne demolito il ponte di coperta dietro la torre Y, e aggiunta una catapulta e costruito un hangar doppio, tolti i lanciasiluri da 533 mm, e aggiunti 2 impianti binati da 102 (al posto dei due pezzi poppieri); e a questo si aggiunsero due impianti pom-pom da 4x40/39 mm.
Nel 1937 il Suffolk ebbe una cintura analoga, idem le altre modifiche, ma -pare- con 3 impianti binati da 102 anziché i 4 singoli, secondo alcune fonti; mentre secondo uk.cruiser ebbe semplicemente 4 cannoni da 102 in impianti scudati al posto di quelli vecchi originariamente installati.
Nel 1937-39, Berwick e Cornwall ebbero finalmente una cintura corazzata, da 114 mm da 1,8 m (4,5 pollici x 6 piedi di altezza) sui macchinari e stazione di trasmissione, 102 mm per le ventole delle caldaie, e 25 mm per i comandi del torrione; ma ebbero rimossi la catapulta, 2 hangar, i 4 impianti singoli da 102 mm, i siluri e i 4 pezzi da 40/39; però vennero installati 4 impianti da 102 binati, e 2 ottupli da 40 mm, mentre vennero mantenuti i ponti a poppa.
Il Kent ebbe una cintura da 102 mm (o da 114, come gli altri?) perché, rispetto alle sorelle, aveva meno dislocamento libero per stare sotto le 10.000 t standard. Ebbe anche 4 impianti da 102 binati, ma mantenne le sovrastrutture poppiere e per giunta, con una nuova centrale di tiro, mentre i quadrupli da 40 vennero portati anch'essi a poppa anziché nella zona prodiera.
Anche l' HMS Australia ebbe tali modifiche, ma mantenne i siluri e rimase anche una nave molto veloce (32 kt per tempi prolungati). Fu tra i pochi 'County' a mantenerli, perché per il resto li tennero solo Norfolk, Dorsetshire, London e Canberra. Gli altri 8 li sbarcarono progressivamente mentre raddoppiavano i cannoni da 102 e aggiungevano cannoni da 40 quadrupli o ottupli.
In questo modo, con 8 canne da 102 (e almeno teoricamente, 8 da 203), 16 da 40 e 12 da 12,7, più probabilmente anche varie armi da 7,7 mm, era possibile per i County modernizzati (pienamente), erogare un considerevole fuoco antiaereo, che certo tornò utile in parecchie situazioni.
La cintura, va detto, pare che fosse del tipo KC e non un semplice acciaio omogeneo; sebbene piccola (non è chiaro quanto fosse lunga) e bassa, era quindi una struttura robusta a sufficienza e con un tale spessore, poteva mettere in crisi proiettili AP semplici, come quelli di navi anche temibili, quali gli incrociatori leggeri italiani.
Vi sono state altre modifiche ed è praticamente impossibile citarle tutte, è solo un esempio di quello che accadde a queste prestigiose navi.
In battaglia
Malgrado la loro corazza non fosse proprio eccezionale (e ammettiamolo, anche la potenza di fuoco e la velocità non erano proprio il massimo...), questi grossi incrociatori si dimostrarono notevolmente attivi, partecipando a un numero incredibile di azioni belliche, specialmente nella prima metà della guerra. Nonostante la loro leggera costruzione, riuscirono a scampare quasi sempre ai pericoli e ai danni subiti. Su 13 navi, infatti, soltanto 3 vennero perdute. Tutte in Estremo Oriente, contro la Marina giapponese e nel 1942: Cornwall, Dorsetshire e Canberra. I loro figli 'rimpiccioliti', i due York, invece, andarono entrambi perduti (di cui uno, l'Exeter, sempre nel 1942 e per colpa dei giapponesi).
IN EFFETTI, il loro livello di protezione non era esemplare, ma nemmeno disprezzabile. Il ponte aveva 32 mm (1,25'') sulle macchine, 38 mm (1,5'') sul timone; le torri erano solo con blindatura antischegge, che poteva fermare le schegge, far esplodere i proiettili HE prima che entrassero dentro la torre, o forse, farsi trapassare dai proiettili AP senza che questi esplodessero... le controcarene erano una buona idea, utile contro i siluri, specie quelli meno potenti, anche se ovviamente insufficiente per fermarne totalmente la furia distruttrice. L'adozione della cintura corazzata, benché molto scarsa come estensione, rese possibile difendere i locali macchine dal tiro nemico. I depositi di munizioni, scatolati con spessori di 1-4 in, ovvero 25-101 mm, rimasero 'a prova di bomba' per tutto il servizio bellico, nemmeno quando le tre navi perdute furono distrutte da decine di colpi a segno tra bombe e proiettili, infatti, questi depositi saltarono in aria. Navi resilienti, diciamo così.
Iniziamo con l'HMAS Australia che, come il Canberra, era uno dei primi County, ceduto alla marina australiana. L'Australia aveva 8 cannoni da 203 con 150 cp l'uno, e 4 da 102 con 200, più 4 Vickers da 40 con 1.000 cp l'uno. Erano numeri nella norma, ma la sua autonomia, con oltre 3.000 t di carburante, poteva arrivare a 10.000 NM oppure superare le 2.000 se alla velocità massima di circa 31 nodi. Nell'ammodernamento del 1939, quando tra l'altro ebbe la cintura corazzata, i tubi di lancio siluri (8x533 mm) vennero rimossi. Nel mentre, le mitragliatrici leggere vennero progressivamente sostituite da 2 impianti quadrupli da 12,7 negli anni '30 e in seguito, da 7 da 20 mm singoli, poi diventati binati nel 1944. Infine, nel 1945, vennero sostituiti da 8 Bofors singoli!
E' riportato che l'Australia avesse 76 mm nel torrione di comando, 38-76 mm (macchine+timone e depositi) sul ponte, fino a 51 mm sulle torri, e infine, arrivò la cintura da 114 mm.
Inizialmente, come gli altri Kent, i fumaioli erano bassi, ma dato che i fumi interferivano con il ponte e il centro di controllo poppiero, vennero poi adottati i maestosi fumaioli di tipo 'lungo', con altri 4,6 metri di canna.
La nave, ordinata ai cantieri in Scozia (dove vennero costruiti gli unici County, quelli australiani, per l'appunto) nel 1924, venne completata entro l'aprile 1928, al costo di 1,9 mln di sterline, simile al preventivo fatto in origine.
Rimessa in condizioni belliche nel settembre del '39, dopo l'aggiornamento di cui sopra accennato, ebbe un'attività molto intensa, tra cui la battaglia di Dakar, quando affondò il supercaccia francese L'Audacieux. Quello stesso 25 settembre, però, fu colpito da due proiettili da 152 (della Richelieu?) e il suo idro Walrus fu abbattuto con tutto l'equipaggio, al che seguì la ritirata inglese.
Nel tardo 1940 la nave era in bacino, quando venne bersagliata con una bomba da circa 1.500 kg che atterrò vicina, ma non esplose; e poi un'altra da 250 kg che scoppiò vicina causando qualche danno.
Durante la guerra, l'HMSA Australia divenne l'ammiraglia della flotta, innumerevoli le sue azioni nel Pacifico dove giunse a seguito della perdita del Sidney verso la fine del '41.
Durante una di queste missioni, un fuochista venne accoltellato a morte perché, riuscì a dire, minacciava di esporre l'omosessualità di due suoi colleghi. Questo fu il primo omicidio nella storia delle navi australiane. In seguito, benché dovessero essere impiccati all'albero della nave, la sentenza venne commutata in prigione a vita, ma non durò a lungo, tanto che vennero scarcerati nel 1950...
Il 22 aprile il convoglio dell'Australia venne attaccato da 12 G4M siluranti, che mancarono il bersaglio, e di cui 'almeno 5' vennero ababttuti.
Il resto della guerra fu sopratutto una serie di bombardamenti costieri e pattugliamenti per le isole del Pacifico. Nella battaglia di Leyte, l'Australia venne attaccato da un D3A che danneggiò l'albero della nave, prima di finire in mare, con un impatto diretto e uccise ben 30 uomini, tra cui 7 ufficiali, più 53 feriti. Quest'azione fu spesso creduta un'azione kamikaze, ma in realtà fu più che altro una decisione estemoranea del pilota giapponese.
Il 5 gennaio 1945, durante l'invasione del Golfo di Lingayen, l'Australia venne preso in pieno da un kamikaze con 25 morti e 30 feriti, ma continuò l'azione. Il giorno dopo, un altro kamikaze centrò la nave uccidendo altri 14 marinai e ferendone 26, per lo più della contraerea, così che l'incrociatore dovette ridurre la sua flak a due pezzi da 102 mm. Il 7 gennaio due kamikaze vennero abbattuti vicinissimi alla nave, la bomba di uno di essi causò però un buco di 4,3x2,4 metri nello scafo. L'incrociatorie restò ancora in azione, malgrado anche questo, però il 9 gennaio un altro kamikaze centrò la nave mancando il ponte, ma colpendo albero e primo fumaiolo. I danni ai radar erano tali che venne deciso di ritirare finalmente(!) l'incrociatore.
Le riparazioni per i danni, a causa delle tante navi danneggiate durante quei mesi, furono lente, e l'incrociatore non ebbe più attività bellica. Venne radiato nel 1954 e demolito l'anno dopo. Di esso ci resta un cannone da 203 come monumento ai suoi caduti.
Il Berwick è una delle navi della classe ed è caratterizzata dalla singolarità di avere combattuto e subito danni, caso unico nella RN, contro ben due diversi incrociatori pesanti nemici. La prima volta fu a Capo Teulada, 27 novembre 1940. Nonostante la flotta italiana avesse appena subito il KO di Taranto, uscì in mare per contrastare l'ennesimo movimento navale britannico nel cosidetto 'mare nostrum'. Ma non ebbe il successo sperato. Durante la battaglia ebbe un cacciatorpediniere immobilizzato da due colpi degli incrociatori inglesi, mentre al contempo un incrociatore italiano (probabilmente il Trento, già sospettato di avere colpito la HMS Warspite) colpì due volte il Berwick. Uno dei proiettili mise fuori uso la torre Y (parte delle navi molto esposta al tiro nemico, forse più della cintura corazzata...), uccidendo 7 uomini. L'altro mise KO l'energia elettrica nella zona posteriore della nave. Ma nondimeno, il Berwick se la cavò senza grossi danni e di lì a poco tornò operativo. A Natale del 1940, durante l'incursione dell'incrociatore Hipper in Atlantico, il Berwick tornò in azione a protezione di un convoglio e ancora una volta, le prese di santa ragione. Anzi, stavolta l'incrociatore tedesco gli mise a segno ben 4 colpi da 203 mm e alcuni da 105, sempre senza essere contraccambiato da parte inglese. La corazza del Berwick era ridotta, vero, ma non assente e dimostrò la sua validità difendendolo da proiettili altrimenti probabilmente mortali. Infatti, uno dei 4 proiettili da 203 mm tedeschi impattò contro la cintura corazzata. Un altro, invece, arrivò addirittura al deposito munizioni da 203 mm. In entrambi i casi la blindatura, seppure non eccezionalmente spessa, resse all'impatto di quelli che erano i più potenti pezzi da 203 in servizio, salvando le macchine e i depositi munizioni da una fine catastrofica. Altri trapassarono la nave, ma senza troppi danni. Vi furono 4 caduti. Questa pagina parla del Berwick e illustra la disposizione della loro corazza laterale: https://www.world-war.co.uk/Kent/berwick.php3
il Suffolk venne danneggiato da una grossa bomba da ben 1.000 kg, il 17 aprile 1940, ma sopravvisse, anche se richiese 10 mesi di riparazioni.
La storia, però, è ben più complicata di come la racconta wikipedia (ebbene sì, anche wiki ha dei limiti) e va raccontata nei dettagli, molto interessanti. La si può trovare qui (su world-war.co.ok): un tentativo mal gestito, di bombardare una base aerea caduta in mano ai tedeschi, in Norvegia. Era L'Operazione Duck, e in effetti, anatra... zoppa fu. Durante la notte, l'aeroporto di Stavanger, appena occupato dai tedeschi, fu colpito in una tipica azione da incrociatore (colpisci e scappa, un pò come i giapponesi a Henderson Field). Il bombardamento era accompagnato da diversi raid aerei condotti da Hudson e Blenheim ed ebbe scarso successo, ma non senza perdite tedesche. Però l'aeroporto non venne attaccato in maniera significativa: benché uno Ju-52 venisse distrutto da bombe incendiarie rilasciate da un Hudson del Coastal Command, illuminando la base con le fiamme, l'incrociatore sparò 202 colpi (da 203 mm...), essenzialmente sull'idroscalo di Sola, vicino all'aeroporto. Causò danni notevoli e tra l'altro, distrusse ben 4 rari e moderni He-115C oltre a 4 He 59 da trasporto, pur sparando da circa 18 km, prima di ritirarsi con il sorgere del Sole. Era accompagnato da 4 caccia: 2 per compiti ASW, 2 per dragaggio mine.
I tedeschi, comunque sia, non furono per niente pacifici nella loro reazione. A parte un attacco condotto da 10 He-111 del I/KG.26, che non causò danni all'incrociatore (ma due SC 250 danneggiarono come near miss un caccia, tubi lancio posteriori KO e sostegni macchine spezzati), lanciate da alta quota, i tedeschi mobilitarono anche due He 115 del 3./Ku.fl.Gr 506, ma non poterono lanciare i siluri causa maltempo. 10 idro Do 18 mantennero il contatto con l'incrociatore, da parte dei gruppi 106 e 406. Dopo un attacco inefficace da parte di 12 Wellington, altri 12 Blenheim attaccarono Stavanger-Sola. La prima sezione di 3 aerei bombardò da ben 18.000 ft (oltre 5.500 m) eppure distrusse un Bf 110C del 1./ZG 76 e 1 Ju 58, uccidendo anche due persone a terra. Le altre 3 sezioni attaccarono da soli 1.500 ft e fallirono, una venne attaccata da Bf 110 e perse due dei suoi aerei.
Nel mentre, il K.G. 30 lanciò gli allora nuovissimi Ju 88A: ben 28 aerei decollarono alla ricerca dell'incursore inglese.
Attorno alle 10 del mattino, la nave inglese fu avvistata, ma soltanto 10 riuscirono a localizzarla e ad eseguire l'attacco, per varie ragioni. La loro tecnica d'attacco era una violenta picchiata da circa 3.000-4.600 metri, scendendo a 65-70°, rilasciando le bombe a circa 1.200-1.500 metri. Un singolo aereo, autentica sorpresa tattica, si buttò da almeno 3.000 m attorno alle 10.37, anziché restare in volo orizzontale. Una bomba SD1000 centrò la nave appena avanti alla torretta X, penetrando ben 4 ponti prima di scoppiare. Come se non bastasse, l'esplosione investì anche la sala maneggio della cordite sotto alla torre X, dove causò una potente esplosione secondaria, che risalì dalla barbetta e scoperchiò la torre! Per fortuna, i depositi munizioni non vennero afflitti da questo scoppio, grazie probabilmente alla loro corazza protettiva, nonché ad un rapido allagamento. Altra parte dell'esplosione uscì dallo scarico dei motori posteriori (fumaiolo?) Certo, che se nelle navi fossero stati presenti dei blown-out panel come sul tetto della torre dei carri M1 Abrams, tante distruzioni causate da esplosioni interne si sarebbero evitate, o no? In questo caso, la limitata corazza della torre fu forse d'aiuto... Un piccolo foro nello scafo creò una forte inondazione dentro la nave sventrata, tanto che in 20 minuti si riempì di 1.500 tonnellate d'acqua. La velocità venne ridotta a 18 nodi, le torri posteriori X e Y fuori uso, 32 morti e 37 feriti e radio fuori uso.
Nel prosieguo di questa mortale mattinata, per ben 3 ore e mezza gli Ju 88 scesero ogni tanto verso la nave per attaccarla. La loro autonomia era notevole, e potevano volare per tutto quel tempo con due potenti bombe SD1000 (semi-perforanti, ideali come mix tra penetrazione e carica esplosiva, per bersagli di media durezza come un incrociatore). Ad un certo punto la macchina timone era fuori uso, e alle 13.25, con il cielo diventato quasi totalmente sereno, uno Ju88 scese prontamente giù, a circa 70° da destra. Durante l'azione l'aereo mitragliò anche l'hangar idrovolanti, malgrado non avesse certo un armamento prodiero devastante. Le bombe mancarono di 5-6 metri la nave, appena dietro la torre X, esplodendo all'impatto sulla destra dell'incrociatore. L'onda d'urto subacquea fu minore di quanto poteva essere, ma la nave fu comunque crivellata di schegge e altri allagamenti si verificarono, finendo con inondare tutta la zona poppiera dell'incrociatore.
Altri 22 He 111 del KG 4 vennero mandati in azione per affondare il Suffolk, ma alcuni Skua e Hudson intervennero (benché inizialmente fatti segno del tiro a.a della nave), e protessero da ulteriori attacchi, abbattendo anche un Do 18G del Gruppo 406 (da parte di 3 Skua del No.801 Sqn). Però alle 14.30 un He 111 ottenne un altro near miss con una piccola SC 250 vicino al locale caldaie e causò altri allagamenti.
L'ultimo attacco avvenne alle 15, ma oramai era finita. Al termine di questa complessa manovra, che costò caro ad entrambe le parti, tuttavia, gli inglesi fallirono la loro operazione. In cambio di almeno 8 idrovolanti distrutti e un altro abbattuto, più un Bf 110 e almeno 2 Ju 52 distrutti al suolo, la marina inglese si trovò due navi danneggiate e il Suffolk in maniera particolarmente grave. Esso ebbe una giornata davvero difficile: fu sotto attacco per qualcosa come 8 ore di tempo, benché gli attaccanti non furono poi così tanti. La LW lanciò almeno 60 bombardieri, ma solo 23 trovarono il loro bersaglio. Vennero registrati ben 33 attacchi con 88 bombe rilasciate. Il Suffolk aveva solo 4 cannoni da 101 mm più armi leggere, e non possedeva quindi una potenza di fuoco elevata, mentre i caccia erano ancora meno validi non avendo artiglierie pesanti contraeree. La corazza era ridotta. Eppure, la nave, malgrado tutto, restò a galla. Delle 88 bombe (non è chiaro se conteggiata anche quella che ha colpito la nave), solo 1 ha centrato l'incrociatore, e 3 near miss (1 da 250 e 2 da 1.000 kg). La difesa inglese non è stata molto forte, nessuno dei bombardieri è stato abbattuto. D'altro canto, essi non si sono saputi riunire per attaccare in maniera massiccia l'incrociatore inglese. Il Suffolk sopravvisse grazie ad un pò di fortuna, al tardo arrivo di supporto aereo, e ad un'eccellente riserva di galleggiabilità che gli consentì di non andare a fondo irrimediabilmente, malgrado migliaia di tonnellate d'acqua che entrarono nello scafo.
Il moderno cacciatorpediniere Kipling fu messo fuori uso per 3 mesi, e l'HMS Suffolk per ben 10 mesi, fino al febbraio del 1941. Anche così, farà in tempo a partecipare alla caccia alla Bismarck, assieme al gemello Norflolk.
Questa misconosciuta storia ci ha dato modo, al dunque, di capire molto meglio come funzionava la guerra aereonavale nel 1940 ed è per questo che meritava un approfondimento.
Durante l'operazione, gli aerei inglesi verranno persino intercettati da uno Ju 88C, la nuovissi-missima versione da caccia pesante del bimotore Junkers, sempre del KG 30. A loro volta, i britannici metteranno in campo almeno due novità: 3 Blenheim IVF, ovvero la modifica da caccia dell'ultima versione del bimotore Bristol, altrettanto inedita all'epoca, da parte del No. 224 Sqn. Altrettanto nuovi saranno gli americani Hudson del No.223 e 224 Sqn del 18 Group, e notare bene, tutti questi velivoli e squadroni erano parte del Comando Costiero e non di quelli caccia o bombardieri.
Altro elemento d'interesse è il fatto che i bombardieri in picchiata non solo arrivavano sui 70° pur essendo bimotori, ma riuscivano anche a mitragliare il bersaglio PRIMA di rilasciare le loro bombe.
Il Kent venne invece danneggiato il 17 settembre 1940, con il primo siluro messo a segno per certo dagli italiani con gli aerosiluranti, e ci mise circa un anno per ritornare in servizio a causa degli aggiornamenti che vennero sistemati in circa 8 mesi di lavori in patria. La nave era stata danneggiata a poppa e per questo dovette essere rimorchiata ad Alessandria e poi da lì fu un lungo viaggio per tornare ai cantieri nazionali.
Il Cornwall ebbe una sorte peggiore, perché il 5 aprile 1942 venne centrato da almeno 9 bombe da 250 kg degli aerei giapponesi, affondando in poco tempo. Ma di questo è bene parlarne dopo (vedi Dorsetshire).
Il Canberra era uno dei due 'County' dati alla assai potente Royal Australian Navy (RAN). Tra le navi tipo Kent inglesi, due vennero costruite per l'Australia; ordinate nel 1924, vennero realizzate e varate tra il 1925 e il 1927. Il primo dei due fu pronto alla fine del 1928, per cui era coevo dell'incrociatore italiano Trieste.
Il Canberra, nave di 192x 20,8 m e circa 9.850 t a carico leggero, 10.000 a carico standard, aveva 80.000 hp su 4 assi per 31,5 nodi; prestazioni non eccezionali, ma che potevano essere mantenute per ben 2.870 NM oppure, se si voleva la velocità economica, con 12 nodi si potevano percorrere 13.200 NM. Aveva 690 uomini in tempo di pace, ma poi salì ad almeno 819, quando venne perduta a Savo. Le sue armi comprendevano 8 cannoni Mk VIII (come mi pare giusto...), in torri binate; i cannoni da 102 erano soltanto 4 in affusti singoli, più 12 mitragliatrici da 7,7 e 4 pom-pom da 40 mm quadrinati (?). In seguito arrivarono altri 2 pom-pom multipli e 5 cannoni da 20 mm singoli, più 8 siluri e persino 4 cannoncini da 47 per le salve di saluto. In tutto c'era la possibilità di portare un singolo idrovolante. Esistevano anche dei lanciabombe di profondità.
LA corazzatura era la nota dolente, questo 'transatlantico' con le torrette aveva una blindatura limitata al ponte corazzato che era 38 mm sopra le macchine e 76 sopra le munizioni, più 51 mm per le torrette (massimo), 25 mm sui fianchi delle macchine e 76 per il torrione comando. Per la protezione subacquea esistevano anche controcarene.
Il Canberra fu la prima nave australiana ad essere equipaggiata con dei radar, ma questo non l'aiutò nella notte dell'8-9 agosto 1942 a Savo, assieme a un nutrito gruppo di incrociatori americani, quando giunsero le navi di Mikawa, poco dopo l'una del 9 agosto 1942, sorprendendo per prima cosa proprio il gruppo a cui apparteneva l'incrociatore australiano.
Alle 1.45 vennero avvistate le navi giapponesi. Evitati i siluri, l'incrociatore australiano si beccò le prime due salve da 203 mm, che uccisero molti ufficiali, misero KO le sale macchine e i cannoni antiaerei da 102 mm.
Il Canberra rispose rapidamente al fuoco giapponese, ma dopo circa un minuto cominciò a ricevere, in un paio di minuti, fino ad un totale di 24 colpi (non necessariamente tutti di grosso calibro) in tre minuti, e i suoi fianchi senza protezione non impedirono di fare i danni più gravi, tra cui la distruzione di entrambe le sale motori e del sistema elettrico. Gli incendi interni obbligarono anche ad allagare i depositi da 203 mm. Inoltre arrivarono 1 o 2 siluri, anche se non è sicurissimo che venissero da navi giapponesi e non da un caccia americano (USS Bagley), che in effetti era presente in zona e ad un certo punto lanciò dei siluri.
La nave, tuttavia, riuscì a galleggiare ancora a lungo, malgrado tutto era probabilmente salvabile. Ma in quella situazione d'emergenza, si decise che o i motori sarebbero stati riattivati entro le 6.30 del mattino, oppure mai più. Stranamente, l'unità australiana, lasciata senza potenza, armamenti, con il 20% di morti e feriti (alla fine saranno rispettivamente 94 e 99), da un lato fu messa fuori uso senza tanti complimenti e fu pure sfortunata (fuoco amico?), dall'altro però non voleva saperne di affondare.
A quel punto si decise di affondarla; l'USS Selfridge, uno dei caccia americani, lanciò 4 siluri e sparò ben 263 colpi da 127 mm, eppure la nave australiana, benché priva di cintura corazzata... rimase a galla. Alle 8 del mattino venne finita da altri siluri dell'USS Ellet, altro caccia americano. In tutto, dunque, questo incrociatore, insospettabilmente robusto, ebbe bisogno di almeno 24 cannonate giapponesi, 263 americane, e un totale di siluri non determinato ma presumibilmente almeno 5 armi andarono a segno.
Chiaramente, questa nave poteva benissimo essere portata a traino a Tulagi per le riparazioni d'emergenza, piuttosto che affondata con questa grandinata di colpi. Evidentemente sarebbe valsa la pena, perché la nave in altre condizioni era salvabilissima. Notevole piuttosto, come i compartimenti interni, una volta allagati, riescano a resistere anche ai proiettili tirati a breve distanza senza aumentare sensibilmente l'immersione, e questo malgrado non avesse cintura corazzata... Una cosa del genere succederà anche alla ben più grande USS Hornet.
Nell'insieme si può ben dire che, per quanto sfortunato fosse, l'HMAS Canberra si dimostrò un 'duro a morire'.
Anche di nome. Roosvelt volle che un incrociatore tipo Baltimore venisse ribattezzato Canberra, mentre Re Giorgio VI annunciò la cessione dell'incrociatore Shropshire come regalo per la marina australiana, la quale lo accettò senza rinominarlo per non avere duplicazioni con la nave americana; molti dei primi marinai di questo incrociatore erano superstiti del Canberra e chissà quante differenze avranno notato, visto che le due unità erano della stessa classe, ma di una sottoclasse diversa (London anziché Kent).
I London furono quattro unità: Devonshire, London, Shropshire e Sussex, varati tra il 1927 e 1928, ed entrati in servizio nel 1928-29.
Dislocamento 9.830-9.850 designati e circa 10575-11015 finali, p.c.: 13315 teorica (14280-14580 t effettivi). Equipaggio 700.
Dimensioni: 192,9x20,1x6,32 m; 4 motori 80.000 hp, 32,3 kt, 3210 t (3000-3043 t); autonomia 12500/12 kt.
Armi: 8x203/50 mm Mk VIII, 4x102/45 mm, 4x47 mm; 4x40/39 mm; 8x533 mm.
Corazza: depositi 111 mm (102+9) lati, 25 lati scafo e 25-76 mm tetto; traverse 25 mm e ponte normale 32 mm su macchine; timone 38-25 mm.
Essi non avevano le controcarene, mentre lo scafo era allungato di 0,84 metri. Questo diede 0,75 nodi di velocità extra, e per mantenere la protezione subacquea si decise di aggiungere una paratia da 25 mm interna allo scafo, in maniera da dare una sicurezza simile alle piccole controcarene, ma senza penalizzazioni in velocità. Poi, negli anni vi furono molte modifiche, specialmente il London, che venne trasformato con strutture simili a quelle delle navi da battaglia KG V, e due fumaioli, nonché hangar e catapulta.
Vennero tolti 4 cannoni singoli da 40 mm e aggiunti 4x102 mm. alcuni incrociatori vennero anche dotati di lanciarazzi UP con 178 rotaie razzi (in gruppi multipli) a.a., un'arma antiaerea ben presto sospettata di essere più un problema che una risorsa e successivamente sbarcata.
Il London ebbe anche, entro il 1941, una cintura da 89 mm alta 2,4 metri nella zona macchine, togliendo gli 8 pezzi singoli da 102 sostituendoli con 4 binati, inoltre vennero aggiunti due sistemi ottupli da 40 ecc. Il dislocamento arrivò a circa 11.015 t stnd e fino a 14.578 p.c. Però questa cintura, ancorché più sottile delle altre, era più alta e pesante, e la nave era diventata più massiva di quanto previsto, tanto da causare danni al ponte superiore; rinforzare questo.. finì per scaricare parecchio peso e stress sulla chiglia, causando dei problemi strutturali che vennero risolti solo nel 1943. In effetti, il London del periodo postbellico mantenne solo 2 pezzi da 203 mm, diventando una nave scuola. In teoria tutte le navi di questo gruppo dovevano essere modernizzate all'incirca in questo modo, ma non accadde per il poco tempo disponibile, così il London fu l'unico a procedere con questo upgrade. E fu tutto sommato un bene, visto che costò molto e diede risultati scarsi.
Queste navi vennero usate spesso, ma non ebbero gravissimi danni; solo il Sussex venne affondato il 18 settembre 1940 quando era ormeggiato da una bomba da 250 kg (o più d'una), andando a fuoco nella zona poppiera e richiedendo ben 21 mesi di riparazioni. Questa 'perdita' fu tuttavia rimediata e così nessun registro la riporta come tale, anche se è avvenuta davvero.
I 2 Norfolk (l'altro era il Dorsetshire) vennero impostati nel 1927 e completati entro il 1930.
Dislocamento: 9.925-9.975 (ma fino a 10900) t, max 13.425-14.600 t.
Dimensioni: 193,7x20,1x 6,31-6,91 m, 4x80.000 hp, 32,3 kt, 3210 t, 12.500/12 kt. Equipaggio 710.
Armi originarie: 8x203/50 mm, 4x102/45 mm, 4x47/40 mm, 4x40/39 mm, 8x533 mm tls.
Corazza: depositi 102+9--25 mm lati, 76-25 mm tetto; 25 mm per le macchine; 32 mm ponte; 25 mm torri e barbette; 38-25 mm timone.
Nel 1933 vennero aggiunti 2x4 da 12,7/62 mm; nel 1937 arrivarono 4 binati da 102 mm, e 2 ottupli da 40 mm; in seguito vennero anche aggiunti razzi UP e 2 cannoni da 20 mm fin dal giugno 1940 (sul Norfolk), mentre nel 1941-42 seguirono circa 9-10 cannoni da 20 mm (9 per il Dorsethsire all'inizio del '42).
Nel 1945 il Norfolk sbarcò 10 cannoni da 20 e li sostituì con altrettanti sistemi singoli Bofors.
Il 5 aprile 1942, il Dorsetshire venne affondato dai bombardieri D3A1 giapponesi, con almeno 10 bombe da 250 kg in appena 8 minuti. Notare come questa e il Cornwall vennero mandate a picco con molta più facilità dalle bombe, piuttosto che dai siluri (vedi Canberra) il che è stranissimo, se si considera che almeno un embrione di ponte corazzato ce l'avevano.
Quel mattino era un giorno calmo e con ottima visibilità, sia pura con lieve foschia. Dopo essere stati ombreggiati per alcune ore da aerei sconosciuti o palesemente nemici, i due incrociatori, mentre viaggiavano a 27,5 nodi, si trovarono all'improvviso ben altre presenze.
Il Dorsetshire vide apparire tre aerei in cielo, attorno alle 13.40. Subito li identificò come nemici e aprì il fuoco. Ma quegli aerei si buttarono in una ripida picchiata verso il compare Cornwall, che era circa un miglio a sinistra, per poi rilasciare le loro bombe a bassa quota. Due di queste ottennero un risultato positivo: un centro pieno nell'hangar poppiero e un near miss a lato sinistro. Ma quel che il Dorsetshire non sapeva ancora, è che c'erano anche altri 3 aerei in viaggio per lui. Pur virando a destra all'ultimo momento, tutti e tre i bombardieri centrarono la nave! Uno mise fuori uso il timone, un altro la radio e il terzo distrusse la contraerea pesante di sinistra. Altri aerei scesero giù, sempre in gruppi di tre, penetrando nella sala caldaie A, nella torretta X, nel fumaiolo destro distruggendo un deposito munizioni da 101 ed entrambi i cannoni pom-pom!!! Praticamente, la nave era spacciata già con questi primi, micidiali colpi apparsi dal nulla. Questa era la tremenda potenza dell'attacco in picchiata, in un tempo in cui non esisteva il radar (che in ogni caso, ha dei limiti d'elevazione quando il bersaglio è troppo in alto). I giapponesi furono furbi: si nascosero letteralmente nel Sole, e da lì scesero giù come falchi, malgrado fossero relativamente lenti. Inoltre, data la posizione del Sole, arrivarono da prua, dove c'era un chiaro punto cieco della contraerea delle navi.
E il Dorsetshire, di conseguenza, poté vedere gli aerei diretti verso il compagno, ma non quelli verso se stesso! Dopo 4 minuti la nave era già inclinata, e in tutto subì altri 4 colpi almeno, totalizzandone 10, più diversi near miss! Dopo 6 minuti, il capitano ordinò l'abbandono della nave, mentre i piloti giapponesi orbitavano sopra e sparavano con le mitragliatrici da bassa quota. La nave andò giù di poppa, scendendo addirittura in verticale.
Il Cornwall non ebbe nessuna fortuna: in due minuti prese una fila di bombe in pieno o vicinissime. Si pensa che ebbe 8 colpi in pieno e sei near miss, con soltanto due bombe totalmente 'sprecate'.
I near miss furono terribilmente efficaci: uno di essi affogò gli occupanti nella sala motori posteriore, le due sale caldaie vennero inondate da altri near miss, mentre una bomba colpì sulla linea d'acqua la sala macchine anteriore. Altri colpi sulle torri posteriori, dinamo, e altri posti ancora. Una bomba scoppiò a destra uccidendo o ferendo molti sul ponte per via delle schegge e di un mitragliamento. Incredibilmente, si ha notizia di una bomba incendiaria (forse una HE che era detonata in maniera difettosa?) che centrò un cannone a.a. uccidendo alcuni uomini, mentre altri si salvarono grazie agli equipaggiamenti anti-incendio che portavano. Meno di 5 minuti dopo, non c'era più l'energia elettrica a bordo della nave e tutti i locali motori erano in allagamento!
La fine del bombardamento avvenne alle 13.51 (ma chi avrà avuto il tempo di controllare l'orologio?) e per allora già il Dorsetshire era affondato! Alle 13.55 venne ordinato dal comandante anche l'abbandono del Cornwall. Nel mentre, i bombardieri giapponesi, dopo questo astuto e micidiale attacco 'a sorpresa' (out of the sun) ripresero la formazione di volo normale. Ne vennero contati 27, più un idrovolante. Circa 4 minuti dopo, il Cornwall si inclinò di 70° e affondò di prua, con circa 30° sulla verticale mentre scendeva negli abissi quasi silenziosamente.
Fu sorprendente come i giapponesi utilizzassero le loro pur piccole bombe, che erano presumibilmente da 250 kg (infatti), spesso sganciandole da quote basse come 300 metri, mentre la contraerea pesante riuscì a sparare soltanto qualche proiettile prima di essere messa KO. Quella leggera sparò di più, ma senza successo; nondimeno, il Cornwall vide colpi a segno su di un aereo e un altro che colpì il mare.
L'effetto delle bombe cadute vicine fu terribile, eppure si trattava di ordigni di piccole dimensioni. Alcuni scoppiavano subito, altri con ritardo.
Se non altro, dopo questo disastro, che ricordava la strage del 10 dicembre precedente, quando i siluranti giapponesi distrussero due corazzate inglesi, la maggior parte dell'equipaggio dei due incrociatori si salvò, benché fossero a 300 miglia da terra. Di entrambe le navi erano sopravvissute due imbarcazioni e vari mezzi minori, più i soliti rottami galleggianti. Gli uomini vennero tenuti sotto ferrea disciplina dagli ufficiali, che così facendo salvarono la situazione, potenzialmente terrificante. Gli squali erano numerosi, ma si accontentavano di approfittare dei corpi dei caduti, mentre non attaccarono affatto le persone vive. Il tardo pomeriggio del 6 aprile un biplano Albacore venne visto in aria e poi giunse il salvataggio: l'incrociatore Enterprise (vecchio ma ancora tra i più veloci della RN) e due caccia. In tutto salvarono 1.122 uomini, inclusi molti feriti. Le perdite definitive furono 19 ufficiali e 215 ordinari per il Dorsetshire e 10+180 per il Cornwall, in tutto cioé 424 uomini, circa il 25% del totale imbarcato. Molti, ma la gran parte poté essere salvata e questo era già molto, specie se si pensa a casi tragici come l'unico superstite del Neptune il dicembre precedente o la perdita, un mese prima, di tutto l'equipaggio del Sidney.
https://www.world-war.co.uk/loss_corn_dorset.php3
Il Norfolk, invece, già veterano contro la Bismarck, combatté contro la Scharnorst il 26 dicembre 1943, subendo un paio di colpi da 283 mm, con danni ridotti, ma restando poi in riparazione per 10 mesi, presumibilmente comprensivi di aggiornamenti e revisioni.
Successivamente, erano previsti gli incrociatori tipo Surrey. Questi avrebbero avuto nuovi tipi di cannoni da 203 mm, e una corazzatura spessa fino a 140 mm sulla sala macchine, H = 2,7 metri, e chiusa da traverse spesse ugualmente, alte circa 4 metri. I box munizioni erano fino a 146 mm, ma torri e barbette erano sempre da 25 mm, non c'era peso sufficiente per garantire una miglior protezione. Ma queste due navi non vennero create, invece, vennero realizzati altri due tipi di incrociatore.
I due gemelli sfortunati
Lo York (due foto in alto) era un incrociatore leggero del 1927, varato nel 1928 e completato il 1 maggio 1930. Il gemello Exeter, che era con strutture più angolate, venne realizzato con un anno di ritardo (1928-31). E anche il suo fato seguì questa regola.
Dislocamento: 8.250-10.350 t; Wikipedia dice 8.380 t std, 10.790 pc. (Exeter 8.390-10.490 t)
Dimensioni: 175,3x17,7x 6,17 m; 4 assi, 80.000 hp (4 turbine e 8 caldaie); 32,3 kt, 1900 t, 10.000 nm/14 kt (o addirittura 13.300 nm/12 kt). Equipaggio: 623.
Armi: 6x203/50 mm, 4x102/45 mm, 4x47 mm, 2x40/39 mm, 6x533 mm. 1 aereo.
Corazza:
-stando a Navypedia: cintura corazzata da 76 mm (4 m H) per le macchine; paratie di chiusura da 89 mm (64+25 mm, rispettivamente corazza e struttura base); depositi munizioni 102+9 mm (111 mm), 76 mm trasversali, 76 mm superiori (25 mm pavimento?). Il ponte corazzato era lungo praticamente tutta la nave, come già per i County, spesso 38 mm su macchine e timone (25+13 mm). Torri e barbette, 25 mm. Exeter: simile, ma con 140 mm (127+13) per lati depositi munizioni, 76 mm per il ponte di comando.
-stando a Wikipedia: la cintura corazzata era 2,4 metri; il deposito munizioni aveva il tetto da 64 mm (forse su 13 di struttura di base?), torri da 51 mm frontale e tetto, 38 da altre parti; 25 mm per le barbette e altri 25 mm per la sala radio.
Ordinati nel 1926 come versione ridotta del Norfolk, avevano una torre in meno e una protezione migliore, ma sempre sotto forma di box separati per depositi e sala macchine. I primi erano protetti da un 'cassone' di 111 mm laterale, e 76 mm per tutte le altre angolazioni, a parte il pavimento. Le macchine avevano 76 mm laterali, presumibilmente 35 mm superiori, e 89 come traverse interne, che probabilmente separavano anche i depositi munizioni. Quanto a questi ultimi, quello centrale (per le armi medie) non esisteva più, così da ridurre la protezione (evidentemente tutti i proiettili erano spostati nei depositi principali d'estremità). 2 cannoni da 40, rimossi nel 1933, nel 1935 aggiunti 4x2 da 12,7 mm, nel 1939 tolti i 4 pezzi da 47 e cambiata la catapulta; solo all'inizio del 1941 lo York ebbe 2-3 cannoni da 20 mm.
Lo York era provvisto di un torrione molto alto, perché davanti, sulla torre B, era prevista in origine una catapulta per aerei; la sua apparenza era quella di una nave assai graziosa e veloce; fu un attivo combattente della guerra, e nell'ottobre del 1940 diede anche il colpo di grazia al ct Artigliere italiano. Tutto bene, ma il 26 marzo 1941 venne danneggiato da un barchino esplosivo, nella baia di Suda.
La nave venne spiaggiata, ma non andò affatto distrutta, restando come piattaforma di tiro a.a. e antinave, finché non venne messo totalmente KO dagli stuka fino al 22 maggio 1941. Ci vollero altri 11 anni per demolire il relitto.
L'Exeter era simile per molti versi, ma non per la corazzatura, a quanto pare i lati dei depositi munizioni erano da ben 140 mm (127 mm corazza balistica + 13 acciaio normale). Come aspetto era alquanto diverso: i due fumaioli erano verticali anziché inclinati, e il torrione era più largo e squadrato. Questo perché fin da subito venne esclusa la catapulta anteriore sulla torre B. Inoltre, i cannoni da 203 erano di un modello differente, con l'alzo ridotto da 80 a 'soli' 50°, tanto non era molto probabile il loro uso con gli aerei che nel frattempo avevano praticamente raddoppiato la loro velocità e quota operativa.
Nel 1933 vennero sbarcati i 2 pezzi da 40 mm, nel '35 aggiunti 8x12,7 mm, e nel '39 sbarcati i vecchi pezzi da 47, mentre nel '41 i cannoni da 102 mm singoli vennero finalmente sbarcati e cambiati con i pezzi da 102 binati Mk XVI, oltre a due ottupli da 40, e il radar Type 279.
L'Exeter combatté la celebre battaglia del Rio de la Plata, buscando almeno 6 cannonate da 283 dal Graf Spee, con oltre 60 morti e molti feriti a bordo. Le torri andarono fuori uso, una cannonata distrusse anche il ponte comando uccidendo quasi tutti a parte il comandante. Era il 13 dicembre 1939 e la nave venne riparata in circa 6 mesi, sopravvivendo comunque al Graf Spee, che riuscì a colpire con due soli proiettili da 203 mm, uno dei quali sfondò la cintura da 100 mm.
Il Graf Spee, in quella mattina del 13 dicembre 1939, venne avvistato dalla Force G inglese, proveniente dalle Falklands. La cosa assurda fu che accettò il combattimento, nonostante che fosse chiaro, come una nave corsara lontana migliaia di km dalla patria avesse tutto da perdere ad affrontare una forza militare nemica, per giunta potente! E invece si gettò contro tre incrociatori, a 26 nodi. E i britannici andavano ad un'andatura addirittura superiore alla velocità progettuale: pare che fossero ad oltre 33 nodi. Alle 6.15 il Graf Spee aprì il fuoco a 17.600 metri, e presto lo centrò 2 volte. L'Exeter venne complessivamente colpito 6-7 volte dal raider tedesco, e ricambiò con 190 colpi, di cui, come visto sopra, due soli centrarono l'avversario. La torre di comando era stata centrata, erano morti quasi tutti tranne il comandante. Le torri erano KO, i due lanci di siluri, che l'Exeter aveva eseguito durante la battaglia, non portarono a nulla, se non a farla colpire più volte da distanza ravvicinata. Alla fine, si dovette allontanare con 650 tonnellate d'acqua a bordo e a 20 nodi, ritornando alle Falklands, dopo un viaggio di 1.200 miglia in pieno oceano. Ma come una muta di cani da caccia, gli incrociatori inglesi non mollarono l'orso tedesco, che non riuscì ad affondare l'Exeter, mentre a sua volta era pressoché indistruttibile ai colpi degli incrociatori leggeri. Arriverà a Montevideo a 24 nodi, con 36 morti e 60 feriti. Dopo l'ultimatum di 96 ore, doveva andare via da Montevideo, visto che era un porto neutrale. I danni erano limitati e c'erano ancora oltre il 40% delle munizioni, così era possibile ancora farcela ad evadere il blocco inglese. Forse sarebbe stato possibile, ma il comandante Langsdorff non se la sentì, pare che il filtro principale del carburante fosse fuori uso, inoltre i britannici avevano fatto credere di essere riusciti a raggruppare più forze di quel che avevano; così, il comandante il 17 dicembre, portò la nave al largo e poi autodistrusse la più potente delle panzerschiffe, usando sei testate dei siluri. Lui si suicidò tre giorni dopo, in alta uniforme.
L'Exeter venne aggiornato durante la guerra. Gli servirà, perché nel 1942 dovrà scontrarsi con la marina giapponese. All'epoca era l'unico superstite della classe, data la perdita del 'fratellastro' York l'anno precedente. Il 27 febbraio, nel Mare di Giava, una forza di incrociatori giapponesi, tra cui Nachi, Haguro e Naka, combatterono contro diverse navi americane, olandesi e britanniche, tra cui l'Exeter. L'Exeter veniva colpito attorno alle 17, non è chiarissimo se dal Nachi (in genere indicato come responsabile) o dall'Haguro, prendendosi 2 colpi in pieno e gravi danni in sala macchine, tanto da doversi ritirare a bassa velocità. E' interessante notare come avvenne: un proiettile cadde sotto la linea di galleggiamento, allagando dei compartimenti al centro della nave. Un altro, invece, passò attraverso lo scudo di un cannone binato da 102, finendo poi in un locale caldaie, però non esplose! Nondimeno, su 8 caldaie ne funzionavano solo 2 e la velocità scese a 11 nodi, per giunta non c'era più energia per le artiglierie! In pratica, questi due colpi da circa 120 kg l'uno, di cui uno inesploso... causarono più avarie dei 6-7 colpi da 300 kg tedeschi! Di sicuro, la velocità venne dimezzata rispetto ad allora, e le armi vennero, sebbene non distrutte direttamente, messe fuori uso in toto.
Durante quella battaglia, Nachi e Haguro tirarono un'enormità di proiettili: uno dei due ben 884 (70% del totale) e l'altro 807 (64%). Il tiro giapponese iniziò da forti distanze, e l'ammiraglio Takagi, prudentemente, non volle farlo scendere mai sotto i 20 km. La distanza d'inizio incontro era data, per i 203 mm, a 25 km; quella ottimale, però, era sui 17, e solo 14 per i cannoni da 140 degli incrociatori leggeri. In tutto, vennero messi a segno 4 o 5 colpi, di cui 3 inesplosi (uno sullo Houston, e 1 o 2 sul De Ruyter olandese), totalizzando circa lo 0,3-0,4% delle probabilità effettive di colpi a segno; 220 dei 221 pare che mancassero il bersaglio (ma l'articolista di SM 10-012 sa fare i conti? NdA); i pezzi da 127 mm giapponesi misero a segno tipo lo 0,2% dei circa 515 colpi tirati. Il fuoco giapponese si dimostrò ben centrato (almeno quello dei 203 mm), ma la possibilità pratica di fare centro, come al solito, fu molto aleatoria se le distanze non erano abbastanza ridotte. Eppure, a Savo, su 1756 colpi tirati, pare che 180 almeno colpissero (di notte, ma da distanze molto più ridotte); non andò tanto bene alle isole Komandorsky, con 9 centri (?) su 1611 proiettili sparati. Il caccia USS Edsall fu beccato da due colpi su 1335, il caccia americano Stronghold evitò 635 colpi da 203 ecc.
I siluri non ebbero grande successo, finché non poterono colpire con l'oscurità. I due incrociatori 'coloniali' olandesi vennero affondati in questa fase: De Ruyeter, centrato dall'Haguro, con un siluro, affondò in 90 minuti e 344 vittime; il Nachi centrò con un altro siluro il Java, che ebbe 16 superstiti e 512 vittime affondando 15 minuti dopo. I siluri lanciati non ebbero grande successo di giorno: 1 centro su 135 (mentre i giapponesi, nella loro tattica teorica, prevedevano di lanciarne anche 200(!) fino a 20 km di distanza), ben 2 su 16 di notte. In altre situazioni era stato diverso: nella battaglia della Sonda (1 marzo 1942) 7 centri su 87, e a Savo si parla di 6 centri su 55. Ad ogni modo, se il nemico poteva vederli, questi lanci di siluri non erano molto efficaci. Inoltre, molti di essi esplosero prematuramente, proprio al contrario di quel che accadde a diversi dei pochi proiettili andati a segno. Ad ogni modo, i giapponesi vinsero e gli alleati persero e questo fu quello che contò davvero.
Il 1 marzo 1942 combatté un'ultima battaglia, quando venne colpito da granate da 203 e siluri da 610 mm giapponesi, affondando dopo un siluro 'di grazia' tiratogli da un caccia giapponese. O, a seconda delle versioni, venne immobilizzata dai colpi da 203 e poi autoaffondata, solo che la cosa venne agevolata da altri due siluri giapponesi. AD ogni modo, dell'Exeter, e dei caccia di scorta Encounter e Pope, vennero ripescati solo 800 superstiti, circa il 20% morti durante la prigionia. E bontà di un comandante di un caccia giapponese, che si fermò a proprio rischio e pericolo per salvarne da solo oltre 440.
Questa fu la fine pratica degli incrociatori pesanti inglesi; la classe 'Surrey' da 10.000 t standard, non venne mai realizzata. Doveva essere una versione a 4 torri degli Exeter, notevole però come corazzatura, praticamente al livello di uno Zara, con 140 mm di cintura, 146 depositi, 70 mm ponte, 38 mm sul timone, anche se torri e barbette restavano da soli 25 mm. In tutto erano navi rispettabili, ma le due previste non vennero mai realizzate.
Dislocamento: 8.250-10.350 t; Wikipedia dice 8.380 t std, 10.790 pc. (Exeter 8.390-10.490 t)
Dimensioni: 175,3x17,7x 6,17 m; 4 assi, 80.000 hp (4 turbine e 8 caldaie); 32,3 kt, 1900 t, 10.000 nm/14 kt (o addirittura 13.300 nm/12 kt). Equipaggio: 623.
Armi: 6x203/50 mm, 4x102/45 mm, 4x47 mm, 2x40/39 mm, 6x533 mm. 1 aereo.
Corazza:
-stando a Navypedia: cintura corazzata da 76 mm (4 m H) per le macchine; paratie di chiusura da 89 mm (64+25 mm, rispettivamente corazza e struttura base); depositi munizioni 102+9 mm (111 mm), 76 mm trasversali, 76 mm superiori (25 mm pavimento?). Il ponte corazzato era lungo praticamente tutta la nave, come già per i County, spesso 38 mm su macchine e timone (25+13 mm). Torri e barbette, 25 mm. Exeter: simile, ma con 140 mm (127+13) per lati depositi munizioni, 76 mm per il ponte di comando.
-stando a Wikipedia: la cintura corazzata era 2,4 metri; il deposito munizioni aveva il tetto da 64 mm (forse su 13 di struttura di base?), torri da 51 mm frontale e tetto, 38 da altre parti; 25 mm per le barbette e altri 25 mm per la sala radio.
Ordinati nel 1926 come versione ridotta del Norfolk, avevano una torre in meno e una protezione migliore, ma sempre sotto forma di box separati per depositi e sala macchine. I primi erano protetti da un 'cassone' di 111 mm laterale, e 76 mm per tutte le altre angolazioni, a parte il pavimento. Le macchine avevano 76 mm laterali, presumibilmente 35 mm superiori, e 89 come traverse interne, che probabilmente separavano anche i depositi munizioni. Quanto a questi ultimi, quello centrale (per le armi medie) non esisteva più, così da ridurre la protezione (evidentemente tutti i proiettili erano spostati nei depositi principali d'estremità). 2 cannoni da 40, rimossi nel 1933, nel 1935 aggiunti 4x2 da 12,7 mm, nel 1939 tolti i 4 pezzi da 47 e cambiata la catapulta; solo all'inizio del 1941 lo York ebbe 2-3 cannoni da 20 mm.
Lo York era provvisto di un torrione molto alto, perché davanti, sulla torre B, era prevista in origine una catapulta per aerei; la sua apparenza era quella di una nave assai graziosa e veloce; fu un attivo combattente della guerra, e nell'ottobre del 1940 diede anche il colpo di grazia al ct Artigliere italiano. Tutto bene, ma il 26 marzo 1941 venne danneggiato da un barchino esplosivo, nella baia di Suda.
La nave venne spiaggiata, ma non andò affatto distrutta, restando come piattaforma di tiro a.a. e antinave, finché non venne messo totalmente KO dagli stuka fino al 22 maggio 1941. Ci vollero altri 11 anni per demolire il relitto.
L'Exeter era simile per molti versi, ma non per la corazzatura, a quanto pare i lati dei depositi munizioni erano da ben 140 mm (127 mm corazza balistica + 13 acciaio normale). Come aspetto era alquanto diverso: i due fumaioli erano verticali anziché inclinati, e il torrione era più largo e squadrato. Questo perché fin da subito venne esclusa la catapulta anteriore sulla torre B. Inoltre, i cannoni da 203 erano di un modello differente, con l'alzo ridotto da 80 a 'soli' 50°, tanto non era molto probabile il loro uso con gli aerei che nel frattempo avevano praticamente raddoppiato la loro velocità e quota operativa.
Nel 1933 vennero sbarcati i 2 pezzi da 40 mm, nel '35 aggiunti 8x12,7 mm, e nel '39 sbarcati i vecchi pezzi da 47, mentre nel '41 i cannoni da 102 mm singoli vennero finalmente sbarcati e cambiati con i pezzi da 102 binati Mk XVI, oltre a due ottupli da 40, e il radar Type 279.
L'Exeter combatté la celebre battaglia del Rio de la Plata, buscando almeno 6 cannonate da 283 dal Graf Spee, con oltre 60 morti e molti feriti a bordo. Le torri andarono fuori uso, una cannonata distrusse anche il ponte comando uccidendo quasi tutti a parte il comandante. Era il 13 dicembre 1939 e la nave venne riparata in circa 6 mesi, sopravvivendo comunque al Graf Spee, che riuscì a colpire con due soli proiettili da 203 mm, uno dei quali sfondò la cintura da 100 mm.
Il Graf Spee, in quella mattina del 13 dicembre 1939, venne avvistato dalla Force G inglese, proveniente dalle Falklands. La cosa assurda fu che accettò il combattimento, nonostante che fosse chiaro, come una nave corsara lontana migliaia di km dalla patria avesse tutto da perdere ad affrontare una forza militare nemica, per giunta potente! E invece si gettò contro tre incrociatori, a 26 nodi. E i britannici andavano ad un'andatura addirittura superiore alla velocità progettuale: pare che fossero ad oltre 33 nodi. Alle 6.15 il Graf Spee aprì il fuoco a 17.600 metri, e presto lo centrò 2 volte. L'Exeter venne complessivamente colpito 6-7 volte dal raider tedesco, e ricambiò con 190 colpi, di cui, come visto sopra, due soli centrarono l'avversario. La torre di comando era stata centrata, erano morti quasi tutti tranne il comandante. Le torri erano KO, i due lanci di siluri, che l'Exeter aveva eseguito durante la battaglia, non portarono a nulla, se non a farla colpire più volte da distanza ravvicinata. Alla fine, si dovette allontanare con 650 tonnellate d'acqua a bordo e a 20 nodi, ritornando alle Falklands, dopo un viaggio di 1.200 miglia in pieno oceano. Ma come una muta di cani da caccia, gli incrociatori inglesi non mollarono l'orso tedesco, che non riuscì ad affondare l'Exeter, mentre a sua volta era pressoché indistruttibile ai colpi degli incrociatori leggeri. Arriverà a Montevideo a 24 nodi, con 36 morti e 60 feriti. Dopo l'ultimatum di 96 ore, doveva andare via da Montevideo, visto che era un porto neutrale. I danni erano limitati e c'erano ancora oltre il 40% delle munizioni, così era possibile ancora farcela ad evadere il blocco inglese. Forse sarebbe stato possibile, ma il comandante Langsdorff non se la sentì, pare che il filtro principale del carburante fosse fuori uso, inoltre i britannici avevano fatto credere di essere riusciti a raggruppare più forze di quel che avevano; così, il comandante il 17 dicembre, portò la nave al largo e poi autodistrusse la più potente delle panzerschiffe, usando sei testate dei siluri. Lui si suicidò tre giorni dopo, in alta uniforme.
L'Exeter venne aggiornato durante la guerra. Gli servirà, perché nel 1942 dovrà scontrarsi con la marina giapponese. All'epoca era l'unico superstite della classe, data la perdita del 'fratellastro' York l'anno precedente. Il 27 febbraio, nel Mare di Giava, una forza di incrociatori giapponesi, tra cui Nachi, Haguro e Naka, combatterono contro diverse navi americane, olandesi e britanniche, tra cui l'Exeter. L'Exeter veniva colpito attorno alle 17, non è chiarissimo se dal Nachi (in genere indicato come responsabile) o dall'Haguro, prendendosi 2 colpi in pieno e gravi danni in sala macchine, tanto da doversi ritirare a bassa velocità. E' interessante notare come avvenne: un proiettile cadde sotto la linea di galleggiamento, allagando dei compartimenti al centro della nave. Un altro, invece, passò attraverso lo scudo di un cannone binato da 102, finendo poi in un locale caldaie, però non esplose! Nondimeno, su 8 caldaie ne funzionavano solo 2 e la velocità scese a 11 nodi, per giunta non c'era più energia per le artiglierie! In pratica, questi due colpi da circa 120 kg l'uno, di cui uno inesploso... causarono più avarie dei 6-7 colpi da 300 kg tedeschi! Di sicuro, la velocità venne dimezzata rispetto ad allora, e le armi vennero, sebbene non distrutte direttamente, messe fuori uso in toto.
Durante quella battaglia, Nachi e Haguro tirarono un'enormità di proiettili: uno dei due ben 884 (70% del totale) e l'altro 807 (64%). Il tiro giapponese iniziò da forti distanze, e l'ammiraglio Takagi, prudentemente, non volle farlo scendere mai sotto i 20 km. La distanza d'inizio incontro era data, per i 203 mm, a 25 km; quella ottimale, però, era sui 17, e solo 14 per i cannoni da 140 degli incrociatori leggeri. In tutto, vennero messi a segno 4 o 5 colpi, di cui 3 inesplosi (uno sullo Houston, e 1 o 2 sul De Ruyter olandese), totalizzando circa lo 0,3-0,4% delle probabilità effettive di colpi a segno; 220 dei 221 pare che mancassero il bersaglio (ma l'articolista di SM 10-012 sa fare i conti? NdA); i pezzi da 127 mm giapponesi misero a segno tipo lo 0,2% dei circa 515 colpi tirati. Il fuoco giapponese si dimostrò ben centrato (almeno quello dei 203 mm), ma la possibilità pratica di fare centro, come al solito, fu molto aleatoria se le distanze non erano abbastanza ridotte. Eppure, a Savo, su 1756 colpi tirati, pare che 180 almeno colpissero (di notte, ma da distanze molto più ridotte); non andò tanto bene alle isole Komandorsky, con 9 centri (?) su 1611 proiettili sparati. Il caccia USS Edsall fu beccato da due colpi su 1335, il caccia americano Stronghold evitò 635 colpi da 203 ecc.
I siluri non ebbero grande successo, finché non poterono colpire con l'oscurità. I due incrociatori 'coloniali' olandesi vennero affondati in questa fase: De Ruyeter, centrato dall'Haguro, con un siluro, affondò in 90 minuti e 344 vittime; il Nachi centrò con un altro siluro il Java, che ebbe 16 superstiti e 512 vittime affondando 15 minuti dopo. I siluri lanciati non ebbero grande successo di giorno: 1 centro su 135 (mentre i giapponesi, nella loro tattica teorica, prevedevano di lanciarne anche 200(!) fino a 20 km di distanza), ben 2 su 16 di notte. In altre situazioni era stato diverso: nella battaglia della Sonda (1 marzo 1942) 7 centri su 87, e a Savo si parla di 6 centri su 55. Ad ogni modo, se il nemico poteva vederli, questi lanci di siluri non erano molto efficaci. Inoltre, molti di essi esplosero prematuramente, proprio al contrario di quel che accadde a diversi dei pochi proiettili andati a segno. Ad ogni modo, i giapponesi vinsero e gli alleati persero e questo fu quello che contò davvero.
Il 1 marzo 1942 combatté un'ultima battaglia, quando venne colpito da granate da 203 e siluri da 610 mm giapponesi, affondando dopo un siluro 'di grazia' tiratogli da un caccia giapponese. O, a seconda delle versioni, venne immobilizzata dai colpi da 203 e poi autoaffondata, solo che la cosa venne agevolata da altri due siluri giapponesi. AD ogni modo, dell'Exeter, e dei caccia di scorta Encounter e Pope, vennero ripescati solo 800 superstiti, circa il 20% morti durante la prigionia. E bontà di un comandante di un caccia giapponese, che si fermò a proprio rischio e pericolo per salvarne da solo oltre 440.
Questa fu la fine pratica degli incrociatori pesanti inglesi; la classe 'Surrey' da 10.000 t standard, non venne mai realizzata. Doveva essere una versione a 4 torri degli Exeter, notevole però come corazzatura, praticamente al livello di uno Zara, con 140 mm di cintura, 146 depositi, 70 mm ponte, 38 mm sul timone, anche se torri e barbette restavano da soli 25 mm. In tutto erano navi rispettabili, ma le due previste non vennero mai realizzate.
Incrociatori leggeri di vecchia scuola: la serie C della Royal Navy
Tra i vecchi incrociatori inglesi che parteciparono alla II guerra mondiale, esisteva la classe Caledon, varata nel 1916-17; 4 navi, di cui una affondata nel 1918 e le altre sopravvissute fino all'epoca della nuova guerra.
Dislocamento: 4.120-4.950 t
Dimensioni: 137,2x13x5 m; 2 assi, 40.000 hp, 29 kt, 935 t carburante, 5.900/10 kt. Equipaggio 400-437.
Armi: 5x152/45 mm BL Mk XII, 2x76 mm, 4x47 mm, 8x533 mm.
Corazza: cintura 76(50+25 mm zona macchine)-51 o 38 mm (estremità nave), traverse 25 mm, ponte 25 mm su macchine e timone, torrione comando 152 mm, scudi 25 mm
Alcune furono anche tra le prime navi ad operare con piattaforme per aerei.
Durante l'aggiornamento, vennero introdotte armi da 40 mm, e poi altri tipi più moderni e pure il radar; il Caledon ebbe un armamento nuovo nel 1942-43 con 3x2 da 102 mm, 2x2 da 40 mm Bofors, radar di vario tipo, e in seguito pure 6 singoli Bofors e un solo cannone da 20 mm, il che aumentò il dislocamento a 5320 t, di cui 200 di piombo per zavorra. Il Caledon subì un colpo da 305 nel 1917, e così il Calypso. Il Cassandra venne perso il 5 dicembre 1918 per mine russe nel golfo di Finlandia.
Degli altri sopravvissuti, il Calypso venne affondato come prima preda dei sommergibili italiani, a causa di un siluro del Bagnolini vicino Tobruk, il 12 giugno 1940.
Altri 5 incrociatori tipo C vennero fuori poco dopo, nel 1916, completati nel 1917-18.
Dislocamento: 4190-5020 t
Dimensioni: 137,2 x 13,3x4,5 m; 2 assi (6 caldaie) per 40.000 hp, 29 kt e 935 t; 5900/10 kt. Equipaggio 460.
Armi: 5x152/45 mm, 1x76 mm, 4x47, 2x40, 8x533 mm
Corazza: cintura 76-38 mm (51+25 centrale, 25+13 anteriore, 38+13 posteriore), paratie 25 mm; timone 25 mm; ponte 25 mm; torrione 76 mm; scudi 25 mm.
Ingranditi sopratutto per la larghezza dello scafo, con cannone sopraelevato rispetto al tipo A. Le navi vennero aggiornate negli anni '30 come unità a.a., imbarcando 10 pezzi singoli da 101 e 2 quintupli(?) da 40, sbarcando tutte le armi precedenti e prendendo anche 100 t di zavorra. In tutto, però, di 13 unità, solo 2 erano già convertite a questo standard a far tempo dal 1935 (con la crisi in Etiopia e la minaccia della Regia Aeronautica).
In guerra, il Curlew venne affondato da bombe di He 111 il 26 maggio 1940, in Norvegia; il Coventry (a suo tempo danneggiato dall'esplosione di un siluro nel 1923), venne affondato da bombardieri in picchiata il 14 settembre 1942, durante l'incursione su Tobruk; il Curacoa venne danneggiato da bombe il 24 aprile 1940 e riparato entro dicembre; ma il 2 ottobre 1942 venne affondato per collisione con il transatlantico Queen Mary, spezzato letteralmente in due.
La successiva classe C era la Carlisle, 5 navi di cui la più nota è il Cairo, potente nave a.a. operante in Mediterraneo. Di queste, 4 sopravvissero fino al 1940 e combatterono la guerra. Vennero varate nel 1918 e completate nel 1928-29.
Dislocamento: 4.290 t, 5250 t p.c. Equipaggio: 432.
Dimensioni: 137,6x13,3x4,7 m. 2 assi per 6 caldaie e 2 turbine, 40.000 hp; 29 nodi, 935 t, 5900/10 kt
Armi: 5x152/45 mm, 2x76, 4x47, 2x40, 8x533 mm, un aereo su piattaforma
Corazza: cintura 76 (51+25) mm principale, 51 (38+13) posteriore, 25+13 anteriore; ponte 25 mm su macchine e timone; traversa posteriore 25 mm; scudi 25 mm.
Navi ulteriormente migliorate rispetto a quelle di questa dinastia di piccoli incrociatori tipo C, stavolta erano un perfezionamento dei 'Ceres' con una prua più alta. Covertiti negli anni '30 come incrociatori a.a. dopo l'esperimento del Coventry e Curlew precedenti, questi incrociatori erano stati modificati solo parzialmente quando scoppiò la guerra, con due unità (Cairo e Calcutta) già in essere, con ben 4 binati da 102 mm Mk XVI e un quadrinato da 40 'Pom-pom' Mk VIII, più 2x4 da 12,7 mm; dislocamento p.c. 5.215 t; entro l'aprile del '40 seguì anche il Carlisle, armato in maniera del tuto simile, ma con l'aggiunta del radar Type 279.
Il Cairo venne modernizzato con cannoni da 20 (5 almeno), e tre tipi diversi di radar, nel 1941; subì qualche danno da un colpo almeno calibro 152 mm, durante la battaglia di Mezzo giugno; andò perso a causa di un siluro del smg Axum, il 12 agosto 1942, un'occasione in cui forse per l'unica volta un sottomarino italiano riuscì a fare 'tripletta', colpendo anche un altro incrociatore e un trasporto, ma senza affondarli. Il Cairo non era affondato, ma venne comunque 'finito' dagli stessi inglesi perché irrecuperabile, almeno considerando la situazione bellica. Il Carlisle venne danneggiato da uno Ju 87 il 9 ottobre 1943 e non venne riparato totalmente, ma usato poi come nave deposito ad Alessandria. Quanto al Capetown, venne silurato di notte da una vecchia motosilurante (MAS) italiana, l'8 aprile 1941, finendo in riparazione per oltre un anno.
I successivi incrociatori leggeri inglesi erano gli 'D', classe Danae. Varati nel 1917-18, entrati in servizio nel 1918-19, erano ben 13 unità, anche se 4 vennero cancellate durante la costruzione.
Dislocamento: 4.970-5.870 t; 450-469 uomini
Dimensioni: 143,6x13,9x5 m; 2 macchine a turbina su due assi, 40.000 hp; 29 kt, 1050 t, 5000/15 kt
Armi: 6x152/45 mm 2x76 2x40 12x533 mm, un caccia (su alcune navi).
Corazza: cintura 76-38 mm, ponte 25 mm, torrione 25 mm, scudi 25 mm (come i tipi precedenti); ma i depositi avevano anche un box da 25 mm.
Vennero ordinati nel settembre 1916, come 3 'Ceres migliorati', avevano scafo allungato e con più armi siluranti. Erano superati nella II guerra mondiale, ma i piani per modificarli con impianti binati da 114 mm vennero rovinati dall'inizio della guerra. Ad ogni modo, negli anni '20 iniziarono a ricevere 3-4 cannoni da 101 mm, e poi tipi migliorati da 40/39 mm.
A quanto pare, solo il Delhi venne davvero ammodernato; benché destinato a un servizio ausiliario nelle acque metropolitane, venne riequipaggiato con armi a.a. complete, con 5 cannoni da 127 mm, nella seconda metà del 1941, più 10 da 40 mm Bofors e 12 da 20 mm, il che ne faceva probabilmente l migliore nave antiaerea disponibile; durante la guerra ebbe varie possibilità di combattere e con i suoi cannoni a doppio scopo, coprì quasi tutti gli sbarchi in Mediterraneo. Il 20 novembre 1942 venne danneggiato da aerei italiani mentre era ad Algeri e proteggeva il porto con i fumogeni: il ponte di coperta, a poppa, fu distrutto (ma il ponte corazzato sul timone resse) e l'unità rimase ai lavori fino ad aprile 1943. E' probabile che sia stato colpito dai famigerati P.108, o forse dai CANT Z.1007. Poi continuò a combattere e ad Anzio, nel 1944, subì danni alla prua a causa di una collisione, poi riparata in mare. Infine, il 12 febbraio 1945 venne danneggiato da un barchino esplosivo tedesco, anche se l'esplosione non lo colpì direttamente ma centrò il molto vicino. Riportato in patria, non venne tuttavia riparato (essenzialmente erano danni al timone e poco altro) e, oramai 30enne, venne demolito nel 1948.
Delle altre unità, il Dunedin ebbe attività di vigilanza nell'Atlantico, catturando anche delle navi francesi collaborazioniste. Il 24 novembre 1941, circa alle 15:30, venne colpito da ben due siluri dell'U-124 e affondò rapidamente. Solo 67 furono i superstiti (di cui appena 4 ufficiali) su di un equipaggio di 486. Sebbene meno famoso di altri disastri, questo comportò senz'altro un ulteriore orrenda giornata per la Royal Navy e le marine alleate, che in quel mese persero un'enormità di navi, tra cui l'Orion e il Sidney, spesso con gravissime perdite (fino al 100%!) tra l'equipaggio (cosa alquanto insolita per i britannici).
il Durban venne danneggiato seriamente da aerei giapponesi a Singapore, l'11 febbraio 1942 e venne riparato dopo oltre un anno e in seguito venne usato come flangiflutti in Normandia. Infine, il Despatch venne usato come nave comando sbarcando i pezzi da 152 e usando piuttosto 16 Bofors e 2x20 mm, venendo usato in Normandia, dove operò anche il Danae con un allestimento molto simile a quello normale.
L'ultima evoluzione bellica fu quella dei tipi E, i due Enterprise ed Emerald, costruiti tra il 1918 e il 1926, rallentati ovviamente dalla fine della guerra.
Dislocamento: 7300-9450 t
Dimensioni: 173,7x16,6x5,6 m; 4x80.000 hp (8 caldaie e 4 turbine); 33 kt, 1600 ton; 8000/15 kt; 450 uomini
Armi: 7x152/45 mm, 3x102/45 mm; 4x47/40 mm; 2x40/39, 12x533 mm.
Corazza: 76-38 mm lungo tutto lo scafo (come nelle altre navi precedenti); ponte 25-13 mm; scudi 25 mm; 13 mm per i depositi.
Queste navi erano in risposta ai nuovi incrociatori posamine Bremnse tedeschi; queste navi erano grandi e veloci, con apparato motore e 4 assi, praticamente due apparati motori dei caccia 'S'. L'Enterprise ebbe un impianto binato chiuso anteriore al posto dei due singoli di prua, era ancora un modello sperimentale, poi applicato ai Leander e simili.
In seguito i siluri da tripli divennero quadrupli, ma poi la metà venne sbarcata, vennero installate una catapulta e 16 armi da 12,7 quadruple; durante la guerra arrivarono 4 impianti singoli da 40/39 al posto di 2 cannoni da 152, i tls rimossi, e aggiunti 4 cannoni da 20 mm, e successivamente 2 quadrinati da 40 e altri ancora da 20, più radar vari ecc ecc. persino disturbatori radio Type 650 contro le armi tedesche radioguidate.
La Royal Navy e i miti greci: Leander e Amphion
I 'Leander' erano 5 navi valide ed efficienti, iniziate nel 1930-33, varate nel 1932-34; completate nel 1933-35. Equipaggio: 570.
Dislocamento: 6.985-7270 t st, 9000-9280 t p.c.
Dimensioni: 169x17x 5,79-5,99 m (poi fino a 6,22 m); motori 4 assi 72.000 hp; 32,5 kt, 1680-1785 t, 10300/14 kt.
Armi: 8x152/50 mm Mk XXIII, 4x102/45 mm Mk V, 4x47/40, 12x12,7 mm, 8x533 mm, 1-2 aerei
Corazza: cintura 76 mm+25 mm base (o 51+25??); traverse 38 mm; ponte 51-25 mm (32 mm sul timone); box magazzini 89 (lati)-76 (traverse)-51 (tetto)-25 mm(?? forse pavimento?)- torri e barbette 25 mm; timone 32 mm tetto, 38 mm lati.
Questi erano i primi incrociatori inglesi nati dalla conferenza di Londra del 1930. Con questa conferenza era possibile costruire navi entro le 10.000 t entro il 1936, ma con cannoni di non più di 155 mm, e restando nel dislocamento standard di 91.000 t.
Inizialmente erano previsti ben 14 incrociatori derivati dall'Exeter, ma con dislocamento di 6.500 t, e 8x152 mm, però il dislocamento aumentò di 1.000 t, riducendo però il numero a 8 unità, navi per lo più pensate per autonomia e tenuta al mare, ovviamente privilegiati dai tedeschi.
Queste navi, nel 1936-38 vennero modificate sostituendo i 4 cannoni da 101 mm singoli con 4 binati Mk XVI; nel 1939 vennero rimossi i pezzi da 47, nel 1941 sostituiti anche 12x12,7 mm con 4x40/39 quadrinati e 5x20 singoli. Da notare che almeno alcune delle navi avevano cannoni da 152 con 60° di alzo, il che ne faceva delle armi con capacità potenziali anche antiaeree.
Queste navi ebbero una fortissima importanza nella guerra sui mari, pur non essendo nulla di speciale; il 13 dicembre 1939 Achilles e Ajax combatterono contro il potente Graf Spee, e l'Ajax venne colpito da una cannonata da 280 mm che mise KO due torri. Pare che in tutto vennero subiti 7 colpi (inclusi i 105 mm) con 7 morti e una dozzina di feriti.
L'Ajax non avrà problemi a rifarsi, come nell'azione durante la notte di Taranto nel novembre 1940, ma sopratutto nella battaglia di Cap. Passero il mese precedente, nelle prime ore del 12 ottobre 1940. Durante la scorta ad un convoglio, l'Ajax venne preso a bersaglio da ben due squadroni di siluranti. La prima formazione si avvicinò senza che l'incrociatore aprisse il fuoco, a quanto pare per non svelare in anticipo la posizione del resto del convoglio (o perché non s'era accorto?). Una torpediniera italiana, l'Alcione, gli lanciò due siluri da 1.700 m, mentre l'Airone iniziò il tiro, poi imitata anche dalle altre. L'Ajax prese tre cannonate da 100 mm, una delle quali colpì addirittura 1,8 m sott'acqua, evidentemente era una munizione AP/ritardata, mentre due altri colpi centrarono il ponte della nave inglese. L'Ajax aprì il fuoco (da circa il 1938 aveva impianti da 102 doppi e dal 1940, anche un radar T.279) e colpì l'Ariel, lanciata a tutta velocità, e la più vicina alla nave inglese. Colpita ripetutamente, venne affondata in breve tempo. Poi fu la volta dell'Airone, che lanciò due siluri, ma poi venne incendiata dal tiro da 152 mm e messa fuori uso, anche dal tiro dei cannoni a.a., finendo a picco poco dopo.
Dopo che l'incrociatore inglese venne mancato dall'attacco iniziale, non ce ne fu per nessuno: l'Aiace (Ajax) si dimostrò pari ai guerrieri mitologici, e una volta avvistati i due cacciatorpediniere che seguivano, poco oltre le 2:00, li controbatté con il suo tiro micidiale. Le navi italiane erano della classe più moderna (i 'Soldati'), armate di potenti cannoni da 120 binati. Il primo ad essere ingaggiato fu l'Aviere, centrato a prua e a poppa, con varie avarie, e costretto a ritirarsi.
Poi fu il turno dell'Artigliere, che sparò 16 colpi in 4 salve, da appena 2.600 m, e colpendo l'Ajax con 4 colpi, che causarono danni non gravi, probabilmente ad un pezzo da 102 e ad una caldaia (forse il proiettile passò la corazza? O furono solo schegge?), nonché la distruzione/danneggiamento del radar. Poi, mentre si preparava a lanciare i siluri (ne rilasciò solo uno dei sei), venne colpita -attorno alle 2.31- dal tiro da 152 mm, tanto che a prua esplose la riservetta da 120, altri due colpirono in coperta, altrettanti centrarono la sala macchine di prua e la sala caldaie centrale. La battaglia dell'Artigliere era durata appena due minuti. Riprese a navigare circa mezz'ora dopo, ma alle 4:00 i motori si fermarono, visto che l'ultima caldaia funzionante si spense. Preso a rimorchio dal Camicia Nera, venne abbandonato alle 8 circa quando arrivarono altre navi inglesi, tra cui l'incrociatore York. I britannici intimarono di abbandonare la nave e poi la cannoneggiarono e le lanciarono un siluro, che causò l'esplosione della nave; in tutto solo 122 sopravvissero (di cui 22 prigionieri) su di un equipaggio di 254.
Nel mentre si allontanò anche l'incrociatore inglese, che in tutta la battaglia ebbe danni limitati (ma anche il radar KO), 13 morti e oltre 20 feriti (anche se le fonti non sono tutte univoche), tirando 490 colpi e 4 siluri, finendo poi ai lavori di riparazione per un mese, ma dando una lezione memorabile alla marina italiana e alla sua pomposa propaganda con le navi veloci e aggressive: in 6 non erano state in grado di fare quasi nulla contro un singolo incrociatore inglese, tranne subire dure perdite e danni per 4 di loro (l'unico dubbio è se l'Artigliere sarebbe mai arrivato a destinazione anche se il rimorchio fosse stato fatto e quindi, se sia vittima totale dell'Ajax oppure sia 'condiviso' con le altre navi inglesi). Ad ogni modo, è chiaro che questa fu la peggiore azione silurante della guerra (peggiore per gli attaccanti).
Anche l'Ajax venne beccato da bombe: una fu il 21 maggio 1941 a Creta. La nave, così vicina all'Achilles nella prima grande battaglia (da notare come avessero i nomi dei due eroi greci, che nell'Illiade erano cugini tra di loro), lo fu anche successivamente, poi venne centrata da una bomba (da 500 kg), il 1 gennaio 1943, ma stavolta verso Capo Bon, anche qui restando fuori uso per circa un anno, dopo che l'ordigno penetrò nella sala macchine B e la nave dovette essere rimorchiata via dalla zona dei combattimenti. All'inizio del 1944 era tornata già in azione in diverse altre campagne, ma non ebbe altri danni e in seguito, nel dopoguerra, venne radiata attorno al 1949.
L'Achilles, compagno dell'Ajax a Rio de la Plata (ma della marina neozelandese), aveva sfuggito i cannoni tedeschi (anche se le schegge la colpirono, vi furono 4 vittime e persino il capitano venne ferito); il 5 gennaio 1943 venne beccato da bombe giapponesi a Guadalcanal, restando oltre un anno fuori servizio. In realtà il danno non era stato particolarmente grave, ma l'incrociatore tornò in Gran Bretagna (dove era nato nel 1933) e sostituì la torre X (danneggiata dalla bomba) con 4 pom-pom.
Il Leander ebbe la sua razione il 13 luglio 1943, a Klombangara, quando gli incrociatori alleati angloamericani intercettarono un convoglio di caccia giapponesi della serie 'Tokyo express'. Durante quella battaglia, i tre incrociatori affondarono il Jintsu, che aveva acceso i riflettori per consentire ai suoi cacciatorpediniere di vedere le forze alleate; così tutti e tre gli incrociatori americani vennero colpiti e danneggiati, incluso il Leander, che si beccò un siluro da 610 mm. Anche questo incrociatore sopravvisse, ma le riparazioni durarono circa fino alla fine della guerra. In seguito venne ritirato dal servizio, nel 1950.
L'Orion era stato invece danneggiato il 29 maggio 1941 da due bombe a Creta, mentre portava via le truppe (fu una raccapricciante strage: a bordo c'erano 1900 soldati, in tutto vi furono 360 vittime di cui 260 erano passeggeri, più centinaia di feriti), tornò comunque ad Alessandria (a 12 nodi) e restò fuori servizio per 9 mesi.
L'unico di questi incrociatori ad andare perso su il Neptune, il 19 dicembre 1941. Finì, assieme alla forza K, su di un campo di mine italiano. Una prima mina esplose contro il paramine di prua. La nave non ebbe danni, e tornò indietro da dove era venuta. Però uscì dalla rotta e finì su di una mina che le mise KO il timone. Andata alla deriva per questo colpo, beccò una terza mina, e infine una quarta che ne accelerò la fine. Giorni dopo venne ritrovato un unico superstite in quella che fu una tragedia totale. In generale, queste navi sopravvissero quasi sempre, ma i danni non furono facili da riparare.
La classe successiva fu la Amphion, del 1933-36, tre navi varate nel 1934-35. La totalità andò alla RAN australiana, alla fine degli anni '30. La differenza era sopratutto nel fatto che essi avevano 2 fumaioli a causa della differente organizzazione della sala macchine. Inoltre esisteva, almeno sul Sidney, un grosso sonar retrattile sotto lo scafo, a prua, in maniera non dissimile da navi più moderne, sebbene questa nave non avesse lanciabombe di profondità!
Dislocamento: 6.830-7.150 t std, 8850-9150 t max; equipaggio 570 (Sidney: 6.701 t leggero, 7.198 std, 8.940 p.c.)
Dimensioni: 171,4x17,3x5,64-5,79 m (successivamente fino a circa 6 m; a dislocamento standard 4,65 prua, 5,26 poppa); motori 4 (4 caldaie) 72.000 hp, 32,5 hp, 1765-1837 t, 7000 nm/14 kt
Armi: 8x152/50 mm Mk XXIII, 4x102/45 Mk V; 4x47 (rimossi 1940), 3x4*12,7 mm, 14 (poi 9) Lewis da 7,7 e due Vickers (rimosse entro 1939); 8x533 mm; 1 aereo
Corazza: cintura 76 mm (su 25 mm e quindi 102 mm? O era 51 + 25 mm?) nella sola zona macchine; scafo rinforzato, spesso 25 mm; traverse 38 mm; depositi 89-25 mm; torri e barbette 25 mm; ponte 51-25 mm, timone 32-38 mm (in generale, simile ai tipi precedenti).
La differenza in protezione si vedeva sopratutto sui fianchi: i 76 mm erano adesso maggiormente estesi, ben 43 metri, perché nei Leander erano in una zona di appena 26 metri (per la protezione delle caldaie, evidentemente); ma con la ridisposizione dei locali propulsivi alternati, anziché due soli compartimenti con tutte le caldaie avanti e i motori indietro (su 4 assi), erano adesso due caldaie+le turbine assi esterni, e dietro di essi, uguale ma per le turbine degli assi interni. Tutte le turbine erano azionabili dal vapore di ciascuna delle caldaie per ovviare a danni in combattimento, e c'era un fumaiolo per ciascuno spazio. Questa costruzione le rese secondo alcuni storici gli incrociatori più belli e funzionali della RN.
I cannoni da 20 iniziarono ad arrivare solo nel 1941, prima c'erano solo pezzi da 12,7 e 40 mm.
Il Sidney è stato il più importante di questi incrociatori, ottenendo grossi successi in Mediterraneo, tra cui l'affondamento del Colleoni (con almeno un paio di colpi a segno, e altri due contro il Bande Nere), contro una sola cannonata a subito su un fumaiolo, con danni limitatissimi e una bella foto di gruppo dei marinai che festeggiavano la vittoria attorno al buco apertosi. era l'agosto del 1940 e la battaglia era quella di Capo Spada.
Il Sidney ottenne altre vittorie, ma al ritorno nei propri mari si scontrò con il Kormoran tedesco, scambiato per una nave olandese, almeno finché non ci si avvicinò troppo e la nave tedesca, messa alle strette dalle richieste di identificazione segrete del Sidney, gettò ma mashera e si mise a sparare (non prima di avere alzato la bandiera tedesca). In pochi minuti il Sidney, che era a circa 1 km, venne demolito dai proiettili e da un siluro a prua. La battaglia fu breve e brutale. Il Sidney avvistò questa nave 'civile' e si avvicinò troppo, nonostante avesse avvisato la nave 'neutrale' di fermarsi prima di essere fatta segno col proprio tiro; il corsaro tedesco gettò la maschera, alzò la bandiera germanica, abbassò i portelloni cannonieri, sparò, mancò l'incrociatore con la prima salva, ma poi tirò dritto e colpì la plancia e la SDT, mentre le armi da 20 e 37 crivellavano le sovrastrutture. La torre X riuscì a tirare a segno solo quando i tedeschi avevano già sparato 5 bordate.
Dopo 9 salve già il Kormoran lanciava una coppia di siluri, uno dei quali colpiva a prua e metteva KO entrambe le torri principali. Il Sidney venne cannoneggiato a partire dalle 18.30 (dopo circa 2 ore e mezza dall'inizio dei contatti tra le due navi), mentre l'azione di fuoco durò fino alle 19.25. Il Kormoran non poté inseguire il Sidney, e smise di sparargli quando era a circa 10 km. Fino alle 23 (un'ora prima della fine del Kormoran, esploso per via dell'incendio delle mine a bordo) i marinai tedeschi continuarono a vedere i bagliori della nave oltre l'orizzonte. Poi più nulla.
La nave, che restò sicuramente a galla per diverse ore, perse la prua prima di affondare (o subito dopo), a causa dei danni del siluro a prua, e dell'alloggiamento dell'ASDIC, che costituiva una discontinuità strutturale, sebbene fosse -assieme al radar- un'attrezzatura d'avanguardia. La vera tragedia fu comunque sia, la perdita dell'intero equipaggio di 645 uomini, più o meno nel periodo più nero per gli alleati, visto che era andata perduta anche una cannoniera australiana in Mediterraneo e assieme facevano circa la metà dei quasi 2000 caduti della RAN nell'intera guerra mondiale. Più altre cosette come Pearl Harbour e le perdite subite dalle grandi navi inglesi (5 n.b. e 1 portaerei). Ma sebbene schiacciato da questi eventi, il Sidney è rimasto nella memoria degli australiani al pari di un vero X-files, e solo con la scoperta del relitto è stato possibile dipanare almeno in parte il mistero.
Quando questo è accaduto, nel marzo 2008, il Sidney è stato analizzato per quanto possibile. Affondato a NO dell'Australia, in circa 2.500 metri di acqua, appena 22 km dal Kormoran, sul Sidney vennero notati tracce di almeno 87 colpi da 150 mm, di cui 46 a dritta e 41 a sinistra, per lo più a centro nave, e in particolare, 76 nelle sovrastrutture. La torre A venne colpita 4 volte a sinistra, la B una, la X una (ma a destra), la SDT una, la catapulta due, anche il lanciasiluri (1 colpo) ecc. 37 colpi esplosero subito, altri 35 entrarono e scoppiarono poi, ma ben 14 rimbalzarono. Il siluro venne rilevato a dritta, vicino alla torre A e al locale ASDIC.
In tutto, si stima dall'analisi del relitto, che circa 87 colpi da 150 siano andati a segno con un tiro molto preciso e sostenuto, sebbene i primi andassero a vuoto, in mare (i tedeschi parlarono di circa 50 proiettili). Più centinaia di colpi da 20 e 37 mm, e per l'appunto, il siluro, colpendo ripetutamente le torri anteriori, il torrione, il sistema DT ecc. Eppure il Sidney fu capace di colpire a sua volta il Kormoran, incendiandolo e mandandolo a picco, prima di sparire a sua volta senza lasciare tracce finché, nel 2007, venne ritrovato a grande profondità.
I 'Leander' erano 5 navi valide ed efficienti, iniziate nel 1930-33, varate nel 1932-34; completate nel 1933-35. Equipaggio: 570.
Dislocamento: 6.985-7270 t st, 9000-9280 t p.c.
Dimensioni: 169x17x 5,79-5,99 m (poi fino a 6,22 m); motori 4 assi 72.000 hp; 32,5 kt, 1680-1785 t, 10300/14 kt.
Armi: 8x152/50 mm Mk XXIII, 4x102/45 mm Mk V, 4x47/40, 12x12,7 mm, 8x533 mm, 1-2 aerei
Corazza: cintura 76 mm+25 mm base (o 51+25??); traverse 38 mm; ponte 51-25 mm (32 mm sul timone); box magazzini 89 (lati)-76 (traverse)-51 (tetto)-25 mm(?? forse pavimento?)- torri e barbette 25 mm; timone 32 mm tetto, 38 mm lati.
Questi erano i primi incrociatori inglesi nati dalla conferenza di Londra del 1930. Con questa conferenza era possibile costruire navi entro le 10.000 t entro il 1936, ma con cannoni di non più di 155 mm, e restando nel dislocamento standard di 91.000 t.
Inizialmente erano previsti ben 14 incrociatori derivati dall'Exeter, ma con dislocamento di 6.500 t, e 8x152 mm, però il dislocamento aumentò di 1.000 t, riducendo però il numero a 8 unità, navi per lo più pensate per autonomia e tenuta al mare, ovviamente privilegiati dai tedeschi.
Queste navi, nel 1936-38 vennero modificate sostituendo i 4 cannoni da 101 mm singoli con 4 binati Mk XVI; nel 1939 vennero rimossi i pezzi da 47, nel 1941 sostituiti anche 12x12,7 mm con 4x40/39 quadrinati e 5x20 singoli. Da notare che almeno alcune delle navi avevano cannoni da 152 con 60° di alzo, il che ne faceva delle armi con capacità potenziali anche antiaeree.
Queste navi ebbero una fortissima importanza nella guerra sui mari, pur non essendo nulla di speciale; il 13 dicembre 1939 Achilles e Ajax combatterono contro il potente Graf Spee, e l'Ajax venne colpito da una cannonata da 280 mm che mise KO due torri. Pare che in tutto vennero subiti 7 colpi (inclusi i 105 mm) con 7 morti e una dozzina di feriti.
L'Ajax non avrà problemi a rifarsi, come nell'azione durante la notte di Taranto nel novembre 1940, ma sopratutto nella battaglia di Cap. Passero il mese precedente, nelle prime ore del 12 ottobre 1940. Durante la scorta ad un convoglio, l'Ajax venne preso a bersaglio da ben due squadroni di siluranti. La prima formazione si avvicinò senza che l'incrociatore aprisse il fuoco, a quanto pare per non svelare in anticipo la posizione del resto del convoglio (o perché non s'era accorto?). Una torpediniera italiana, l'Alcione, gli lanciò due siluri da 1.700 m, mentre l'Airone iniziò il tiro, poi imitata anche dalle altre. L'Ajax prese tre cannonate da 100 mm, una delle quali colpì addirittura 1,8 m sott'acqua, evidentemente era una munizione AP/ritardata, mentre due altri colpi centrarono il ponte della nave inglese. L'Ajax aprì il fuoco (da circa il 1938 aveva impianti da 102 doppi e dal 1940, anche un radar T.279) e colpì l'Ariel, lanciata a tutta velocità, e la più vicina alla nave inglese. Colpita ripetutamente, venne affondata in breve tempo. Poi fu la volta dell'Airone, che lanciò due siluri, ma poi venne incendiata dal tiro da 152 mm e messa fuori uso, anche dal tiro dei cannoni a.a., finendo a picco poco dopo.
Dopo che l'incrociatore inglese venne mancato dall'attacco iniziale, non ce ne fu per nessuno: l'Aiace (Ajax) si dimostrò pari ai guerrieri mitologici, e una volta avvistati i due cacciatorpediniere che seguivano, poco oltre le 2:00, li controbatté con il suo tiro micidiale. Le navi italiane erano della classe più moderna (i 'Soldati'), armate di potenti cannoni da 120 binati. Il primo ad essere ingaggiato fu l'Aviere, centrato a prua e a poppa, con varie avarie, e costretto a ritirarsi.
Poi fu il turno dell'Artigliere, che sparò 16 colpi in 4 salve, da appena 2.600 m, e colpendo l'Ajax con 4 colpi, che causarono danni non gravi, probabilmente ad un pezzo da 102 e ad una caldaia (forse il proiettile passò la corazza? O furono solo schegge?), nonché la distruzione/danneggiamento del radar. Poi, mentre si preparava a lanciare i siluri (ne rilasciò solo uno dei sei), venne colpita -attorno alle 2.31- dal tiro da 152 mm, tanto che a prua esplose la riservetta da 120, altri due colpirono in coperta, altrettanti centrarono la sala macchine di prua e la sala caldaie centrale. La battaglia dell'Artigliere era durata appena due minuti. Riprese a navigare circa mezz'ora dopo, ma alle 4:00 i motori si fermarono, visto che l'ultima caldaia funzionante si spense. Preso a rimorchio dal Camicia Nera, venne abbandonato alle 8 circa quando arrivarono altre navi inglesi, tra cui l'incrociatore York. I britannici intimarono di abbandonare la nave e poi la cannoneggiarono e le lanciarono un siluro, che causò l'esplosione della nave; in tutto solo 122 sopravvissero (di cui 22 prigionieri) su di un equipaggio di 254.
Nel mentre si allontanò anche l'incrociatore inglese, che in tutta la battaglia ebbe danni limitati (ma anche il radar KO), 13 morti e oltre 20 feriti (anche se le fonti non sono tutte univoche), tirando 490 colpi e 4 siluri, finendo poi ai lavori di riparazione per un mese, ma dando una lezione memorabile alla marina italiana e alla sua pomposa propaganda con le navi veloci e aggressive: in 6 non erano state in grado di fare quasi nulla contro un singolo incrociatore inglese, tranne subire dure perdite e danni per 4 di loro (l'unico dubbio è se l'Artigliere sarebbe mai arrivato a destinazione anche se il rimorchio fosse stato fatto e quindi, se sia vittima totale dell'Ajax oppure sia 'condiviso' con le altre navi inglesi). Ad ogni modo, è chiaro che questa fu la peggiore azione silurante della guerra (peggiore per gli attaccanti).
Anche l'Ajax venne beccato da bombe: una fu il 21 maggio 1941 a Creta. La nave, così vicina all'Achilles nella prima grande battaglia (da notare come avessero i nomi dei due eroi greci, che nell'Illiade erano cugini tra di loro), lo fu anche successivamente, poi venne centrata da una bomba (da 500 kg), il 1 gennaio 1943, ma stavolta verso Capo Bon, anche qui restando fuori uso per circa un anno, dopo che l'ordigno penetrò nella sala macchine B e la nave dovette essere rimorchiata via dalla zona dei combattimenti. All'inizio del 1944 era tornata già in azione in diverse altre campagne, ma non ebbe altri danni e in seguito, nel dopoguerra, venne radiata attorno al 1949.
L'Achilles, compagno dell'Ajax a Rio de la Plata (ma della marina neozelandese), aveva sfuggito i cannoni tedeschi (anche se le schegge la colpirono, vi furono 4 vittime e persino il capitano venne ferito); il 5 gennaio 1943 venne beccato da bombe giapponesi a Guadalcanal, restando oltre un anno fuori servizio. In realtà il danno non era stato particolarmente grave, ma l'incrociatore tornò in Gran Bretagna (dove era nato nel 1933) e sostituì la torre X (danneggiata dalla bomba) con 4 pom-pom.
Il Leander ebbe la sua razione il 13 luglio 1943, a Klombangara, quando gli incrociatori alleati angloamericani intercettarono un convoglio di caccia giapponesi della serie 'Tokyo express'. Durante quella battaglia, i tre incrociatori affondarono il Jintsu, che aveva acceso i riflettori per consentire ai suoi cacciatorpediniere di vedere le forze alleate; così tutti e tre gli incrociatori americani vennero colpiti e danneggiati, incluso il Leander, che si beccò un siluro da 610 mm. Anche questo incrociatore sopravvisse, ma le riparazioni durarono circa fino alla fine della guerra. In seguito venne ritirato dal servizio, nel 1950.
L'Orion era stato invece danneggiato il 29 maggio 1941 da due bombe a Creta, mentre portava via le truppe (fu una raccapricciante strage: a bordo c'erano 1900 soldati, in tutto vi furono 360 vittime di cui 260 erano passeggeri, più centinaia di feriti), tornò comunque ad Alessandria (a 12 nodi) e restò fuori servizio per 9 mesi.
L'unico di questi incrociatori ad andare perso su il Neptune, il 19 dicembre 1941. Finì, assieme alla forza K, su di un campo di mine italiano. Una prima mina esplose contro il paramine di prua. La nave non ebbe danni, e tornò indietro da dove era venuta. Però uscì dalla rotta e finì su di una mina che le mise KO il timone. Andata alla deriva per questo colpo, beccò una terza mina, e infine una quarta che ne accelerò la fine. Giorni dopo venne ritrovato un unico superstite in quella che fu una tragedia totale. In generale, queste navi sopravvissero quasi sempre, ma i danni non furono facili da riparare.
La classe successiva fu la Amphion, del 1933-36, tre navi varate nel 1934-35. La totalità andò alla RAN australiana, alla fine degli anni '30. La differenza era sopratutto nel fatto che essi avevano 2 fumaioli a causa della differente organizzazione della sala macchine. Inoltre esisteva, almeno sul Sidney, un grosso sonar retrattile sotto lo scafo, a prua, in maniera non dissimile da navi più moderne, sebbene questa nave non avesse lanciabombe di profondità!
Dislocamento: 6.830-7.150 t std, 8850-9150 t max; equipaggio 570 (Sidney: 6.701 t leggero, 7.198 std, 8.940 p.c.)
Dimensioni: 171,4x17,3x5,64-5,79 m (successivamente fino a circa 6 m; a dislocamento standard 4,65 prua, 5,26 poppa); motori 4 (4 caldaie) 72.000 hp, 32,5 hp, 1765-1837 t, 7000 nm/14 kt
Armi: 8x152/50 mm Mk XXIII, 4x102/45 Mk V; 4x47 (rimossi 1940), 3x4*12,7 mm, 14 (poi 9) Lewis da 7,7 e due Vickers (rimosse entro 1939); 8x533 mm; 1 aereo
Corazza: cintura 76 mm (su 25 mm e quindi 102 mm? O era 51 + 25 mm?) nella sola zona macchine; scafo rinforzato, spesso 25 mm; traverse 38 mm; depositi 89-25 mm; torri e barbette 25 mm; ponte 51-25 mm, timone 32-38 mm (in generale, simile ai tipi precedenti).
La differenza in protezione si vedeva sopratutto sui fianchi: i 76 mm erano adesso maggiormente estesi, ben 43 metri, perché nei Leander erano in una zona di appena 26 metri (per la protezione delle caldaie, evidentemente); ma con la ridisposizione dei locali propulsivi alternati, anziché due soli compartimenti con tutte le caldaie avanti e i motori indietro (su 4 assi), erano adesso due caldaie+le turbine assi esterni, e dietro di essi, uguale ma per le turbine degli assi interni. Tutte le turbine erano azionabili dal vapore di ciascuna delle caldaie per ovviare a danni in combattimento, e c'era un fumaiolo per ciascuno spazio. Questa costruzione le rese secondo alcuni storici gli incrociatori più belli e funzionali della RN.
I cannoni da 20 iniziarono ad arrivare solo nel 1941, prima c'erano solo pezzi da 12,7 e 40 mm.
Il Sidney è stato il più importante di questi incrociatori, ottenendo grossi successi in Mediterraneo, tra cui l'affondamento del Colleoni (con almeno un paio di colpi a segno, e altri due contro il Bande Nere), contro una sola cannonata a subito su un fumaiolo, con danni limitatissimi e una bella foto di gruppo dei marinai che festeggiavano la vittoria attorno al buco apertosi. era l'agosto del 1940 e la battaglia era quella di Capo Spada.
Il Sidney ottenne altre vittorie, ma al ritorno nei propri mari si scontrò con il Kormoran tedesco, scambiato per una nave olandese, almeno finché non ci si avvicinò troppo e la nave tedesca, messa alle strette dalle richieste di identificazione segrete del Sidney, gettò ma mashera e si mise a sparare (non prima di avere alzato la bandiera tedesca). In pochi minuti il Sidney, che era a circa 1 km, venne demolito dai proiettili e da un siluro a prua. La battaglia fu breve e brutale. Il Sidney avvistò questa nave 'civile' e si avvicinò troppo, nonostante avesse avvisato la nave 'neutrale' di fermarsi prima di essere fatta segno col proprio tiro; il corsaro tedesco gettò la maschera, alzò la bandiera germanica, abbassò i portelloni cannonieri, sparò, mancò l'incrociatore con la prima salva, ma poi tirò dritto e colpì la plancia e la SDT, mentre le armi da 20 e 37 crivellavano le sovrastrutture. La torre X riuscì a tirare a segno solo quando i tedeschi avevano già sparato 5 bordate.
Dopo 9 salve già il Kormoran lanciava una coppia di siluri, uno dei quali colpiva a prua e metteva KO entrambe le torri principali. Il Sidney venne cannoneggiato a partire dalle 18.30 (dopo circa 2 ore e mezza dall'inizio dei contatti tra le due navi), mentre l'azione di fuoco durò fino alle 19.25. Il Kormoran non poté inseguire il Sidney, e smise di sparargli quando era a circa 10 km. Fino alle 23 (un'ora prima della fine del Kormoran, esploso per via dell'incendio delle mine a bordo) i marinai tedeschi continuarono a vedere i bagliori della nave oltre l'orizzonte. Poi più nulla.
La nave, che restò sicuramente a galla per diverse ore, perse la prua prima di affondare (o subito dopo), a causa dei danni del siluro a prua, e dell'alloggiamento dell'ASDIC, che costituiva una discontinuità strutturale, sebbene fosse -assieme al radar- un'attrezzatura d'avanguardia. La vera tragedia fu comunque sia, la perdita dell'intero equipaggio di 645 uomini, più o meno nel periodo più nero per gli alleati, visto che era andata perduta anche una cannoniera australiana in Mediterraneo e assieme facevano circa la metà dei quasi 2000 caduti della RAN nell'intera guerra mondiale. Più altre cosette come Pearl Harbour e le perdite subite dalle grandi navi inglesi (5 n.b. e 1 portaerei). Ma sebbene schiacciato da questi eventi, il Sidney è rimasto nella memoria degli australiani al pari di un vero X-files, e solo con la scoperta del relitto è stato possibile dipanare almeno in parte il mistero.
Quando questo è accaduto, nel marzo 2008, il Sidney è stato analizzato per quanto possibile. Affondato a NO dell'Australia, in circa 2.500 metri di acqua, appena 22 km dal Kormoran, sul Sidney vennero notati tracce di almeno 87 colpi da 150 mm, di cui 46 a dritta e 41 a sinistra, per lo più a centro nave, e in particolare, 76 nelle sovrastrutture. La torre A venne colpita 4 volte a sinistra, la B una, la X una (ma a destra), la SDT una, la catapulta due, anche il lanciasiluri (1 colpo) ecc. 37 colpi esplosero subito, altri 35 entrarono e scoppiarono poi, ma ben 14 rimbalzarono. Il siluro venne rilevato a dritta, vicino alla torre A e al locale ASDIC.
In tutto, si stima dall'analisi del relitto, che circa 87 colpi da 150 siano andati a segno con un tiro molto preciso e sostenuto, sebbene i primi andassero a vuoto, in mare (i tedeschi parlarono di circa 50 proiettili). Più centinaia di colpi da 20 e 37 mm, e per l'appunto, il siluro, colpendo ripetutamente le torri anteriori, il torrione, il sistema DT ecc. Eppure il Sidney fu capace di colpire a sua volta il Kormoran, incendiandolo e mandandolo a picco, prima di sparire a sua volta senza lasciare tracce finché, nel 2007, venne ritrovato a grande profondità.
L'Hobart, un altro incrociatore servente con la marina australiana (anche se pur sempre parte delle forze del Commonwealth), combatté già dal 12 giugno 1940, contrastando con i suoi cannoni un'incursione italiana su Aden. Operò essenzialmente nella zona pacifica-indiana. La sua giornata più nera venne il 20 luglio 1943, quando con la TF74 era in navigazione da Espiritu Santo, e venne silurato da un sommergibile a destra; vi furono 13 morti e 7 feriti. Non fu un disastro, malgrado il centro. La cosa impressionante è che nessuno si rese conto di questo sommergibile, e la stima successiva indicò che esso aveva lanciato da almeno 10.. miglia nautiche, ergo almeno 18,5 km!!!
L'incrociatore venne danneggiato seriamente, eppure riuscì a tornare a Espiritu Santu con la propria potenza. In Australia giunse nell'agosto successivo, ma a quel punto le riparazioni -benché fosse una nave capace di galleggiare e navigare autonomamente- presero tanto di quel tempo che in realtà, non vennero completate fino al 1945. L'Hobart rientrò in azione ad aprile e fu tra le navi che entraorno nella baia di Tokyo nell'agosto 1945. La nave australiana restò in servizio per poco tempo, ma venne rimosso dalla riserva solo nel 1962. Ironicamente, venne rottamato ad Osaka.
L'incrociatore venne danneggiato seriamente, eppure riuscì a tornare a Espiritu Santu con la propria potenza. In Australia giunse nell'agosto successivo, ma a quel punto le riparazioni -benché fosse una nave capace di galleggiare e navigare autonomamente- presero tanto di quel tempo che in realtà, non vennero completate fino al 1945. L'Hobart rientrò in azione ad aprile e fu tra le navi che entraorno nella baia di Tokyo nell'agosto 1945. La nave australiana restò in servizio per poco tempo, ma venne rimosso dalla riserva solo nel 1962. Ironicamente, venne rottamato ad Osaka.
Un intermezzo leggero
I 4 Arethusa furono altri ottimi combattenti della categoria 'pesi leggeri' della marina britannica. Vennero prodotti iniziando nel 1933, varati nel 1934 circa, e completati nel 1936-37.
Dislocamento: 5.220-5.270 t, max 6665-6715 t (poi fino a 7.400 t); equipaggio: 500
Dimensioni: 154,2x15,5x5,03-5,51 m; 4 assi, 64000 hp, 32,3 kt, 1250-1325 t, autonomia ?
Armi: 6x152/50 mm; 4x102 (o 8x102 mm), 2x4*12,7 mm, 2x47 mm, 6x533 mm; 1 idro
Corazza: cintura (centrale) 57+13 mm; depositi 76-25 mm (76 mm lati, 76 mm traverse, 51 tetto); traverse 25 mm; torri 25 mm; barbette 19 mm; ponte 25 mm per macchine e timone.
Erano una specie di versione ridotta dei Leander, per aumentare il numero degli incrociatori entro il totale del tonnellaggio consentito di 91.000 t. Ebbero attorno al 1940 lanciarazzi UP e nel 1941 i più efficaci cannoni da 20 mm. Il radar apparve già nel 1941 (Type 279). Vi furono molti altri cambiamenti di dettaglio.
Il Galatea fu centrato da 3 siluri lanciati in un'unica salva dall'U-557, vicino Alessandria, e affondò in appena 3 minuti.
Il Penelope venne danneggiato da una bomba il 10 aprile 1940 (2 mesi di riparazioni), e ancora nell'aprile del 1941, restando in riparazione fino alla fine dell'anno. Ma non andò molto lontano, perché il 18 febbraio 1944 venne colpito anche da due siluri dell'U410, stavolta affondando.
L'Arethusa ebbe danni da bombe tedesche il 27 novembre 1941 e 3 mesi di riparazioni, poi un aerosilurante lo centrò il 18 novembre 1942, restando KO per oltre un anno. L'Arethusa venne pure colpito da bombe il 24 e 25 giugno 1944, con altri 6 mesi di riparazione.
E infine l'Aurora, danneggiato il 19 dicembre 1941 da mine, venne riparato entro il luglio 1942. Infine ebbe danni da una bomba da 500 kg il 20 ottobre 1943, con altri 5 mesi di riparazioni.
A sentire questo elenco sembra che queste navi venissero solo prese a bersaglio del tiro nemico, ma in realtà, malgrado i danni subiti, ebbero una forte attività, specialmente con la Forza K di Malta, che operò sopratutto nella seconda metà del 1941 e accreditandosi colpi gobbi come la distruzione del convoglio Duisburg (7 navi e 1 ct di scorta, un secondo affondò la mattina dopo colpito da un sottomarino), prima di essere praticamente sciolta dopo l'incontro con un campo minato durante una missione notturna nel dicembre 1941, quando andò perso il Neptune della classe Leander. I piccoli Arethusa erano considerati evidentemente più spendibili delle altre navi più grandi, ma non ne vennero costruiti più, perché erano considerati troppo deboli per combattere contro le navi più grosse, o comunque della stessa classe, che stavano venendo fuori all'epoca. Era già tanto se potevano distruggere un grosso cacciatorpediniere e non era garantito che potessero battere anche un Condottieri delle prime versioni, pur essendo leggermente meglio protetti (ma più lenti e meno armati). Ma per quel che potevano fare, si batterono con valore.
I 4 Arethusa furono altri ottimi combattenti della categoria 'pesi leggeri' della marina britannica. Vennero prodotti iniziando nel 1933, varati nel 1934 circa, e completati nel 1936-37.
Dislocamento: 5.220-5.270 t, max 6665-6715 t (poi fino a 7.400 t); equipaggio: 500
Dimensioni: 154,2x15,5x5,03-5,51 m; 4 assi, 64000 hp, 32,3 kt, 1250-1325 t, autonomia ?
Armi: 6x152/50 mm; 4x102 (o 8x102 mm), 2x4*12,7 mm, 2x47 mm, 6x533 mm; 1 idro
Corazza: cintura (centrale) 57+13 mm; depositi 76-25 mm (76 mm lati, 76 mm traverse, 51 tetto); traverse 25 mm; torri 25 mm; barbette 19 mm; ponte 25 mm per macchine e timone.
Erano una specie di versione ridotta dei Leander, per aumentare il numero degli incrociatori entro il totale del tonnellaggio consentito di 91.000 t. Ebbero attorno al 1940 lanciarazzi UP e nel 1941 i più efficaci cannoni da 20 mm. Il radar apparve già nel 1941 (Type 279). Vi furono molti altri cambiamenti di dettaglio.
Il Galatea fu centrato da 3 siluri lanciati in un'unica salva dall'U-557, vicino Alessandria, e affondò in appena 3 minuti.
Il Penelope venne danneggiato da una bomba il 10 aprile 1940 (2 mesi di riparazioni), e ancora nell'aprile del 1941, restando in riparazione fino alla fine dell'anno. Ma non andò molto lontano, perché il 18 febbraio 1944 venne colpito anche da due siluri dell'U410, stavolta affondando.
L'Arethusa ebbe danni da bombe tedesche il 27 novembre 1941 e 3 mesi di riparazioni, poi un aerosilurante lo centrò il 18 novembre 1942, restando KO per oltre un anno. L'Arethusa venne pure colpito da bombe il 24 e 25 giugno 1944, con altri 6 mesi di riparazione.
E infine l'Aurora, danneggiato il 19 dicembre 1941 da mine, venne riparato entro il luglio 1942. Infine ebbe danni da una bomba da 500 kg il 20 ottobre 1943, con altri 5 mesi di riparazioni.
A sentire questo elenco sembra che queste navi venissero solo prese a bersaglio del tiro nemico, ma in realtà, malgrado i danni subiti, ebbero una forte attività, specialmente con la Forza K di Malta, che operò sopratutto nella seconda metà del 1941 e accreditandosi colpi gobbi come la distruzione del convoglio Duisburg (7 navi e 1 ct di scorta, un secondo affondò la mattina dopo colpito da un sottomarino), prima di essere praticamente sciolta dopo l'incontro con un campo minato durante una missione notturna nel dicembre 1941, quando andò perso il Neptune della classe Leander. I piccoli Arethusa erano considerati evidentemente più spendibili delle altre navi più grandi, ma non ne vennero costruiti più, perché erano considerati troppo deboli per combattere contro le navi più grosse, o comunque della stessa classe, che stavano venendo fuori all'epoca. Era già tanto se potevano distruggere un grosso cacciatorpediniere e non era garantito che potessero battere anche un Condottieri delle prime versioni, pur essendo leggermente meglio protetti (ma più lenti e meno armati). Ma per quel che potevano fare, si batterono con valore.
I pesi massimi della Royal Navy: Town e successivi
Infatti poi fu il turno dei Southampton, i primi esemplari del tipo 'Town', che come il 'County' o i 'Condottieri', in realtà era rappresentato da diverse sotto(?)-classi. Gli incrociatori di questo tipo, 5 in tutto, vennero varati nel 1936, e completati nel 1937. Questo tempismo era importantissimo, infatti nel mentre i giapponesi proseguivano con i programmi di riarmo, i tedeschi pure, i neutrali-amici americani varavano i Brooklyn, i Francesi i La Galissonniére, e per quel che ci riguarda, gli italiani mandavano in servizio i due Abruzzi: sebbene i Leander potessero combattere più o meno alla pari con i primi, sebbene più veloci (ma non di molto) Condottieri, superando le prime sotto-classi e battendosi più o meno al livello di un Montecuccoli, già probabilmente avrebbero sofferto un pò contro i due 'Aosta', che erano corazzati in maniera più massiccia dei tipi precedenti, tanto da ridurre sensibilmente l'efficacia dei 152 mm (70+25/30 mm alla cintura vs 60+25/30, 35 mm vs 30 al ponte e altri miglioramenti di dettaglio, totalizzando 1700 t anziché 1300). Sicuramente avrebbero avuto una brutta sorpresa se a Capo Spada vi fosse stato un Abruzzi, che oltre a corazze ulteriormente sviluppate (130-142 mm alla cintura, 40 al ponte, fino a 140 in altre zone) avevano 10 cannoni di tipo più moderno e preciso, anziché 8 dei modelli precedenti, ergo una superiorità anche solo numerica del 25%.
Per questo vennero fuori questi grossi incrociatori, che sulla carta erano in grado di superare anche gli Abruzzi, sebbene meno protetti e con cannoni di gittata inferiore, ma di maggiore cadenza di tiro e più numerosi del 20%. Un confronto quanto meno paragonabile, e con un vantaggio numerico importante, visto che fino ad allora, la RN aveva messo in servizio solo 12 incrociatori leggeri di tipo 'moderno', di cui 3 girati alla RAN di lì a poco tempo. Erano troppo pochi rispetto a quelli italiani e delle altre principali nazioni, mentre il grosso del naviglio inglese era costituito da vecchi incrociatori leggeri di valore bellico poco più che nullo. Il resto era dato da 13 incrociatori York e County, che però erano poco protetti anche se potentemente armati e servivano più in funzione di protezione del traffico che di contatto diretto con la flotta nemica. I 'Town', invece, erano navi abbastanza potenti e servivano per compiti di 'squadra', con la flotta principale, dove erano maledettamente necessari per reggere il confronto con l'eventuale nemico e anche, solo, con le marine alleate per un fatto di prestigio (la stessa cosa venne fatta con i caccia classe Tribal e con le KG V).
Dislocamento: 9.100-11.350 t (poi fino a 12190); Equipaggio: 748
Dimensioni: 180,3x18,8x6,2-6,55 m; 4 assi, 4 caldaie e 4 turbine per 75.000 hp; 32 kt; 1925-2070 t; 12.100 nm/12 kt
Armi: 12x152/50 mm Mk XXIII; 8x102/45 Mk XVI; 4x47/40; 8x40/39 Mk VIII quadrinati; 8x12,7 quadrinati; 6x533 mm tripli; 3 aerei
Corazza: Cintura 114 mm (4,5') per zona macchine, depositi a.a. e centro combattimento (sotto il ponte); traverse 64 mm; ponte tra torre A e timone, 32 mm (38 lati del timone); depositi munizioni 114 mm lati, 51 tetto, ? paratie anteriori? 25 mm per torri e barbette, scudi per i 100 mm.
Questi incrociatori, nati sopratutto in risposta ai Mogami -ma certo anche agli incrociatori italiani più recenti, così come ai temibili e piccoli equivalenti tedeschi, che almeno sulla carta avevano maggiore potenza di fuoco- erano basati sul Phaeton, nave poi passata alla RAN come Sidney, solo che erano provvisti di torri triple e corazza migliorata, anche se purtroppo non fu così per le torri, che restarono quel che erano, ovvero protette solo contro schegge e armi minori. Inoltre, l'armamento a.a. divenne fin da subito del tipo migliore, come gli imbianti binati da 102 e i pom pom da 40 quadrupli. Le torri da 152 potevano arrivare fino a 12 c./min in teoria, e anche se in pratica difficilmente avrebbero potuto farne più di 6/cm (per cannone, sia chiaro!), erano armi con un volume di fuoco nettamente maggiore di quello della maggior parte delle armi di questa classe. Le sistemazioni aeronautiche erano una catapulta a metà nave, inclinata a traverso, in mezzo ai fumaioli; e due hangar disponibili per gli aerei dietro il fumaiolo prodiero. In tutto si potevano portare fino a 3 aerei, mentre i Garibaldi potevano arrivare a 4; ma in pratica non era proprio così, perché il fatto d'avere gli hangar permetteva di portare per lungo tempo i propri velivoli, mentre i Garibaldi, anche se avevano due catapulte, non avevano nessun hangar e avrebbero avuto il loro bel daffare a mantenere operativa la componente di volo in lunghe navigazioni! E' così persino per le navi moderne, figurarsi per quelle dell'epoca, ma dopo il Bolzano praticamente nessun'altra nave da guerra italiana ebbe hangar per i propri aerei, nemmeno le Littorio. La protezione, benché più spessa, era però sempre legata, per ragioni di economia, alla separazione tra cintura e depositi munizioni, questi con un box apposito, sebbene molto spesso (più che sufficiente contro il tiro da 152 mm, per esempio, visto che il 152 inglese perforava 76 mm a circa 11 km mentre qui parliamo di uno spessore una volta e mezzo maggiore).
Presto scomparvero i 4 cannoni da 47 mm, ma già nel 1938 comparve, sullo Sheffield, il radar 79Y, probabilmente il primo radar quasi operativo su di una nave e certo un forerunner per la RN. Le altre navi, però, tardarono tanto che solo nel 1940 iniziarono due di loro (Southampton e Glasgow) ad averne (un Type 279 la prima, un Type 286 la seconda). Ebbero due lanciarazzi a 20 canne UP nel 1940-41, ma presto vennero sbarcati. Ma solo nel 1941 comparvero i primi cannoni da 20, mentre sparivano gli UP.
Il Southampton venne danneggiato già il 16 ottobre 1939, preso da una bomba da 500 kg al Firth of Forth, caduta da appena 150 metri, da parte di uno Ju-88 del I/KG-30. Nonostante la bassa quota, passò tre ponti e uscì dallo scafo, scoppiando in acqua, causando da piccoli danni a struttura e impianto elettrico. Il 9 aprile ebbe invece schegge da bombe tedesche, vicino alla Norvegia, perdendo temporaneamente l'uso della SDT.
Il Southampton combatté in Mediterraneo, ma l'11 gennaio 1941 venne attaccato dai bombardieri tedeschi. Venne preso da almeno 2 bombe vicino a Malta, e prese fuoco su tutta la lunghezza. Dopo il recupero dei superstiti (i caduti furono 81), venne affondato da ben 5 siluri (1 dal Gloucester e 4 dall'Orion).
Dopo di allora, l'amm.Cunningham scrisse al Primo Lord del Mare, D.Pound, dicendogli che lui 'non gradiva' queste navi tipo Southampton. Erano belle navi, ma l'hangar poppiero era una struttura che sembrava fare da ottimo punto di mira, tanto che erano sempre colpite in quella parte.
Il Glasgow venne colpito il 3 dicembre 1940, stavolta da uno o due siluri da 450 degli aerosiluranti italiani, e la riparazione dei danni subiti fu completata solo un paio di anni dopo, nell'ottobre 1942.
Il Newcastle venne danneggiato in Mediterraneo il 15 giugno 1942, restando in riparazione fino al marzo 1943.
Il Birmingham venne silurato il 28 novembre 1943 e venne riparato solo entro il gennaio 1943.
Non mancò anche lo Sheffield, protagonista di numerose battaglie nel Nord contro le navi tedesche, venne danneggiato da una mina il 4 marzo 1942, con 4 mesi di riparazione. I lunghi tempi di recupero erano probabilmente dovuti alla scarsità di cantieri e manodopera per costruire anche il nuovo naviglio ed armarlo con un equipaggio sufficientemente numeroso (chiaramente, ogni volta che una nave finiva per mesi in cantiere, era necessario poi ridarle un nuovo equipaggio, che il vecchio era stato destinato ad altre navi attive, possibilmente della stessa classe).
I tre Gloucester (Gloucester, Liverpool e Manchester) furono altri duri combattenti della RN, e operarono principalmente nel Mediterraneo. Vennero impostati nel 1936 e varati nel 1937, completati poi nel 1938-39. Con queste 3 unità si completava il potente gruppo di incrociatori tipo 'Town', nel senso che avevano il nome di città.
Dislocamento: 9.400-11.650 (12.330 t alla fine); equipaggio 748
Dimensioni: 180,3x19x6,27 (poi 6,55 max); 4 assi, 4 turbin e 4 caldaie (a 3 cilindri l'una); 82.500 hp; 32,3 kt; 1950-2100 t, 12100/12 kt.
Armi: 12x152, 8x102, 4x47, 8x40, 8x12,7 6x533 mm, come nella classe precedente, fino a 3 aerei
Corazza: cintura 114 mm centrale; traverse 64 mm; ponte 38-32 mm tra barbetta A e timone (Gloucester: 51 mm, ma solo su zona macchine); box munizioni 114 mm lati, 51 tetto; torri 102-51 mm; barbette 51-25 mm; torrione 102 mm.
La principale differenza rispetto alla classe precedente era che le barbette aumentavano fino a 51 mm sopra coperta, e le torri diventavano fino a 102 mm anteriormente e 51 mm dalle altre parti, così da renderle finalmente resistenti al tiro da 152 mm anche in caso di colpi diretti a media distanza, sebbene non fossero nulla di eccezionale quanto a protezione rispetto ad altre nazioni (Italia e USA). Si potrebbe obiettare che questo cambiamento doveva essere fatto fin da subito, ma non fu indolore, perché comportò l'aumento di 300 t in dislocamento, tutte in alto; questo comportò di dover allargare lo scafo per mantenere la stabilità, ma per mantenere anche la velocità si dovette a quel punto aumentare anche la potenza delle macchine. Quindi, nessun pasto gratis. E infatti, le barbette rimasero abbastanza sottili, non veramente a prova di 152 mm se non a distanze elevate. Dal canto suo, la cintura principale, adesso, non era più limitata alla zona centrale, ma era tra l'intera lunghezza delle torri, se non altro abbassando un pò il baricentro.
Si può vedere come la protezione di queste navi fosse normale, tutto sommato, senza alcuna particolarità notevole. Ci si potrebbe chiedere se il ponte fosse sufficientemente robusto per tenere il fuoco nemico. In effetti... non lo era realmente. Però la cintura sui lati arrivava, nella zona principale delle macchine, fino al ponte di coperta, così che il ponte di protezione diventasse, in questa zona, quello di coperta, mentre a lato c'erano le traverse per collegare la protezione fino al ponte inferiore. Questo tipo di protezione aveva una sua logica: i fianchi erano alti, e la protezione sistemata così in alto faceva sì che la cintura incassasse i colpi in arrivo, lasciando poco margine per raggiungere la coperta. Inoltre nella zona centrale c'erano le sovrastrutture, che davano una protezione ulteriore. Infine, il ponte di coperta era, nel resto della nave, sotto un ponte d'altezza, il che significa che per raggiungerlo c'era o il fianco (sprotetto) della nave, oppure il ponte superiore e le sovrastrutture, per cui alla fine la protezione era discreta malgrado tutto.
Presto sbarcati (1939) i cannoni da 47, il radar comparve solo dal novembre 1940 sul Manchester (un Type 286), mentre nel '41 apparvero i cannoni da 20 mm a.a. e persino ub Bofors Mk 1 a bordo del Manchester.
Dei 3 incrociatori, non uno venne risparmiato da duri colpi in guerra.
Il Liverpool era parte della 7a divisione incrociatori e subito si attivò nelle battaglie in Mediterraneo, uno dei 9, e tra i più potenti, degli incrociatori della Mediterranean Fleet, anche se non c'era alcuna unità pesante.
Già il 12 giugno bombardò le coste libiche, e affondò la piccola cannoniera Giovanni Berta, la prima perdita della RM. Il 28 giugno, uno dei pochi e grandi Sunderland trovò un convoglio di 3 caccia italiani classe 'Turbine', diretti in Libia, e 5 incrociatori tra cui il Liverpool li intercettarono. Due scapparono, mentre l'Espero, che era rimasto attardato per coprire gli altri due, venne distrutto a cannonate, ma con l'incredibile spreco di 5.000 colpi da 152 mm (circa 250 t senza considerare le cariche di lancio), nonostante che le distanze non fossero molto elevate (inizialmente 16 km). Nell'occasione il Liverpool venne colpito da una cannonata da 120 dell'Espero, ma senza conseguenze particolari. L'unica veramente grave fu quella della carenza delle munizioni da 152 in guerra, cancellando il convoglio MA.3.
Dopo di che venne il convoglio MA.5, all'inizio di luglio. La Mediterranean Fleet affrontò la RM per proteggere tale convoglio, nella cosidetta battaglia di Punta Stilo, anche se il confronto con le navi italiane fu inizialmente piuttosto goffo, aprendo il fuoco solo dopo di esse, su raggi di oltre 20 km. Il Liverpool non colpì niente, e nemmeno venne colpito dalle navi nemiche. Purtroppo non fu così i giorni dopo, quando il 12 luglio venne colpito da una bomba italiana, ferendo tra l'altro anche il comandante della nave. Sempre in luglio, durante la scorta di un altro convoglio, il Liverpool venne colpito da una bomba rimasta inesplosa, ma con un caduto a bordo.
Durante la scorta al convoglio MF.3 e MF.4 e altre operazioni connesse, il Liverpool venne colpito da un siluro da 450 mm di un Savoia-Marchetti SM.79, il secondo successo sicuro della squadriglia sperimentale siluranti (il primo era il Kent). I circa 170 kg di esplosivo esplosero su di un fianco a prua. Lì c'era il serbatoio per gli idrovolanti, ma la benzina era difesa da una paratia con 70 tonnellate d'acqua che la circondava. Però l'esplosione ruppe il serbatoio e la benzina arrivò in sala mensa, dove una scintilla causò un'esplosione di vapori, danneggiando tutta la nave inclusa la torre A e incendiando la prua della nave. Altri incrociatori diedero il loro aiuto per la nave, che ad un certo punto sembrava rischiare di affondare. Il Liverpool venne rimorchiato di poppa, ma perse comunque la zona prodiera il giorno dopo. In tutto vi furono 30 morti e 35 feriti, ma la nave riuscì a salvarsi, e con una prua fittizia salpò per gli USA, dove venne ricostruito in California, ovviamente nel massimo segreto. Nell'occasione ebbe anche 9 cannoni da 20 mm singoli e a novembre partì per la patria, dove venne aggiornato anche con nuovi radar.
Dopo un anno circa di servizi in Artico, tornò in Mediterraneo per l'Operazione Harpoon. Il 14 giugno 1942, nonostante tutti i miglioramenti, venne silurato ancora una volta da un SM.79, stavolta colpito a sinistra a mezzanave. La nave ridusse la velocità a 4 nodi, il timone andò in avaria e così venne costretto ad essere trainato da altre navi. Durante il traino, nei 3 giorni successivi, venne danneggiato da dei 'near miss' da parte di bombe aeree. In tutto vennero uccisi 15 uomini e 22 feriti. Le riparazioni vennero fatte entro il luglio 1943, ma il Liverpool in pratica non rientrò più in servizio durante la guerra (quindi la sua partecipazione di fatto fu di circa 2 anni), perché non c'erano più equipaggi sufficienti per armarlo. Nel mentre venne aggiornato ulteriormente, i pom-pom divennero 6x4 e 4x1, più 7 Bofors singoli e altri 5 Oerlikon da 20 mm, mentre la torre X venne eliminata. Nel dopoguerra il Liverpool venne disarmato nel 1952 e demolito entro il 1959.
Il Manchester, infatti, non fu così fortunato: già il 23 luglio 1941 venne colpito a dritta da un siluro da 450 mm di un aereo italiano e venne mandato negli USA per le riparazioni del caso, completandole il 27 febbraio 1942, quindi circa 7 mesi fuori servizio, nemmeno molti. Riprese il servizio con la Home fleet, partecipando alle scorte dei convogli in URSS (in precedenza aveva partecipato, tra le altre cose, alla caccia alla Bismarck). Ad agosto venne rinviata in Mediterraneo, giusto in tempo per scortare il convoglio Pedestal.
luranti MS 16 e MS 22, rimanendo gravemente danneggiata. Successivamente la nave venne autoaffondata vista l'impossibilità di ripararla o di trainarla in porto.
Nella notte del 13 agosto 1942, durante la battaglia di mezz'agosto, fu attaccato e colpito ancora da siluri italiani, ma stavolta i suoi due siluri da 533 mm se li beccò nella stessa occasione, e per mano di motosiluranti. Lo sbandamento che raggiunse fu eccessivo e benché poi la decisione fu criticata, si decise che nella situazione bellica in atto, fosse necessario abbandonare la nave e affondarla. Questo incrociatore fu la nave di maggiore dislocamento affondata da unità sottili durante la II guerra mondiale, almeno tra quelle da guerra, in quella che -a causa di varie circostanze, ma sopratutto dell'indebolimento della scorta a causa degli attacchi di sottomarini e aerei- fu l'azione di maggior successo delle navi siluranti leggere della II guerra mondiale, se non della storia. Del resto, fu anche l'unica volta in cui davvero le numerose unità leggere italiane riuscirono a fare davvero i danni che ci si aspettava (non è chiaro quali fossero queste navi, a dire il vero: alcune fonti parlano di MAS, altre delle più capaci MS con uno scafo 'marino' a spigolo anziché piatto e maggiori dimensioni: la differenza non è di lana caprina, perché i siluri delle MS erano quelli pesanti da 533 mm e quindi portavano probabilmente 270 kg di carica bellica anziché 200!).
Il Gloucester venne colpito l'8 luglio 1940 da un bombardamento italiano, uccidendo 18 uomini. Il torrione era stato colpito, erano morti il capitano e altri alti ufficiali, e il timone era adesso manovrabile solo dal locale di poppa. Eppure, il giorno dopo partecipò ugualmente alla battaglia di Punta Stilo.
Il Gloucester, l'11 gennaio 1940, fu colpito ancora durante l'operazione Excess, vicino Malta, subendo una bomba a bordo che però non esplose. Assistette poi alla fine del fratello Southampton, che venne graziato da un siluro di questa nave, per affondare definitivamente.
La sorte, per questa nave, era però solo rimandata. Il 22 maggio 1941, vicino a Creta, venne ancora colpito da Stuka, ma stavolta venne centrato in pieno da almeno 3 grosse bombe (500 kg?) e tre 'near miss'. Le perdite a bordo furono eccezionalmente gravi e molto peggiori di quelle del Southampton, tanto che solo 85 sopravvissero. La nave, in quella crisi drammatica, non ebbe fortuna. Aveva poco carburante e le munizioni a.a. erano al 20%, e nondimeno venne mandata in azione e da sola, oppure a seconda delle fonti, assieme al Fiji (anch'esso in condizioni simili), per recuperare i naufraghi del Greyhound (un caccia affondato poco prima). E quando affondò, non vennero mandate navi a recuperarla a notte.
Così, la maggiore corazzatura di queste navi non servì affatto, tanto che ebbero perdite enormi rispetto ai 5 Southampton precedenti, di cui invece 4 su 5 sopravvissero alla guerra. Per cui la maggiore corazza alle torri servì in definitiva solo come zavorra, o per destabilizzare le navi, come accaduto al Manchester. Beh, la strada dell'inferno è piena di buone intenzioni. Ma non si può negare che questi incrociatori fossero delle ottime navi da guerra, e se ebbero malasorte non fu certo per gravi carenze che ebbero, ma per lo stesso fattore C che penalizzò altre classi come gli Zara italiani.
Le navi che seguirono, furono uno spin-off dei 'Town', il Belfast e l'Edinburgh. Vennero impostate alla vine del 1936 e varate nel 1938, per poi entrare in servizio tra il giugno e l'agosto del '39.
Dislocamento: 10.550-13.175/14.900 t (Belfast alla fine della guerra); equipaggio 850
Dimensioni: 187x19,3-20,2x 6,48-7,06 m (p.c.); 4 macchine da 80.000 hp, 32,5 kt, 2.250 (poi 1990) t, 12.200/12 kt (oppure 8.300/13 kt) (oppure a seconda delle fonti: 2.400 t per 8.664 nm a 13 kt nel caso dell'Edinbourgh)
Armi: 12x152 mm, 12x102 mm, 4x47, 16x40 mm ottupli, 8x12,7 mm; 6x533 mm TT, 3 aerei
Corazza: cintura 114 mm (torri A-Y); paratie 64 mm; torri 102(fronte)-51 mm; barbette 51 (lati)-25 mm (ant-post), pare valori raddoppiati sopra ponte di castello; ponte 76-38 mm (76 sopra depositi, 51 sopra macchine, 38 sopra timone?); torrione 102 mm?
Erano un'evoluzione più pesante e potente dei Town, tanto che all'inizio erano addirittura previsti 16 cannoni da 152 in 4 impianti quadrinati, per tenere botta ai Brooklyn e Mogami (15 cannoni), ma i problemi delle torri di questo tipo terminò l'interesse per questo tipo di soluzione e così i cannoni rimasero gli stessi, con delle torri già approntate, mentre il peso extra venne saggiamente usato per aumentare il volume di fuoco a.a. e la protezione.
Armato con 12 pezzi da 152 e altrettanti da 102, il Belfast venne consegnato nell'agosto del 1939 e alle prove aveva dato, a 10.590 t, 32,5 nodi. Pare che almeno all'inizio, avesse 2.400 t di carburante e 8.664 nm a 13 kt. Aveva anche 2 impianti ottupli da 40 mm e 2x4 da 12,7 mm, più 2x3 da 533 mm Mk IV, nonché 15 bombe AS Mk VII (alcuni incrociatori inglesi e australiani le ebbero, ma la cosa è poco documentata).
Notare che finalmente, negli incrociatori inglesi, venne abbandonata la pratica, economica ma forse meno sicura (forse, visto che la struttura corazzata era dentro lo scafo esterno), del box per le munizioni, preferendo invece una cintura integrale da 114 mm e fino al ponte superiore (di coperta), come al solito del resto, per proteggere le caldaie e i motori del locale anteriore, mentre era alta un ponte in meno (a quello principale) per motori posteriori, stazione comando e depositi. Le paratie di chiusura erano di conseguenza all'estremo della struttura, che ora era una vera 'cittadella' come nelle navi da battaglia. Essendo con una struttura diversa, qualche limite l'avevano, principalmente era criticato il percorso delle munizioni a.a. dal deposito principale su ciascun lato, alle torri, attraverso un tunnel lungo 30 metri per raggiungere tutti gli impianti.
Persero quasi subito i cannoni da 47 mm, nell'ottobre 1940 l'Edinburgh ebbe il radar Type 286 e successivamente altri tipi, più 6 cannoni da 20 mm. Il Belfast, tra il novembre 1939 e l'ottobre 1942, ebbe importanti miglioramenti, con controcarene e aumento dislocamento, tanto da arrivare a ben 11.500 t, max 14.900, e inevitabilmente, finire a circa 30,5 kt come velocità massima, anche a causa di una cintura aggiuntiva sulla zona delle controcarene, da 102 mm, mentre comparvero almeno 5 tipi di radar diversi e 10 cannoni da 20 mm binati più 4 singoli. Ma solo in agosto 1945 arrivarono i primi 5 Bofors da 40 mm singoli, che si aggiungevano a numerosi da 40 mm Vickers e 20 Oerlikon.
Ancora nel 1959 il Belfast imbarcò 6 sistemi binati da 40 mm e tolse i 5 singoli e le armi pom pom (2x8 e 4x4) che aveva.
L'Edinburgh era stato messo in servizio nel luglio 1939 e subito inviato in servizio con la Home Fleet, tanto che il 16 ottobre 1939, durante un attacco dei primissimi Ju 88, subì qualche danno leggero nel Firt of Forth, ma senza colpi diretti, un altro ad essere danneggiato fu il Southampton e un grosso caccia, con 60 vittime di cui 16 caduti.
Dopo una carriera nei mari del Nord, l'Edinbourgh, il 30 aprile 1942, venne colpito da un siluro dell'U-456, mentre navigava con un grosso carico d'oro. Il siluro era esploso nella zona prodiera, ma l'equipaggio mantenne i danni entro livelli accettabili e chiuse i compartimenti stagni in tempo utile. Poco dopo, però, lo stesso sottomarino con un altro siluro colpì a poppa, mettendo KO anche il timone.
Il malcapitato incrociatore venne rimorchiato per tornare da dove era partito, a Murmansk. Ma non era fuori pericolo: prima venne attaccato da aerosiluranti, ma senza successo. Poi, arrivarono tre caccia tedeschi, vicino l'Isola degli Orsi. L'Edinbourgh iniziò a sparare contro di loro, arrivando a cavallo già alla 1a salva di uno dei tre, danneggiandolo seriamente. Mentre la scorta stava reagendo a quest'attacco, una salva di siluri, che era in realtà stata lanciata contro altre navi, raggiunse l'Edinbourgh, colpendolo a mezzanave. A quel punto, con il terzo siluro esploso, le uniche parti che tenevano ancora assieme l'incrociatore erano il ponte corazzato e la chiglia. Prima che cedessero, l'equipaggio abbandonò l'incrociatore, con circa 840 superstiti e 56 vittime.
L'Edinbourg venne a quel punto preso a cannonate, ma non era così facile! 20 cannate da 101 mm della scorta non riuscirono ad affondarlo. Allora provarono a mandare delle cariche di profondità dentro gli squarci dello scafo! E nemmeno allora, però, l'Edinbourg cedette. E meno male che era in rischio imminente di affondare (forse fu una decisione troppo affrettata? Almeno potevano provare a rimorchiarlo, una volta evacuato). Alla fine, il risultato fu raggiunto dal Foresight, con l'ultimo dei suoi 8 siluri. Quindi l'Edinbourg cedette solo con 4 siluri da 533 mm, cariche di profondità e 20 cannonate.
Poco dopo la battaglia, anche il caccia tedesco, lo Schoemann, venne abbandonato dal suo equipaggio.
L'Edinbourg era stato così affondato, forse prematuramente (e sarebbe stato forse l'unica nave a sopravvivere a 3 siluri pesanti in mezzo al mare). Ma a bordo aveva 4,5 tonnellate di oro (valore 1,5 mln di sterline) come pagamento dei russi per gli aiuti Lend-Lease. Inizialmente venne escluso di recuperare quell'oro, considerando la nave 'tomba di guerra'. Ma dal 1970 si cominciò a pensarla diversamente e nel 1981 finalmente partì una ricerca. Il relitto venne trovato a circa 245 metri, e in quei mari settentrionali (a 400 km NNE da Kola), vennero calati dei palombari. Prima che il maltempo fermasse le operazioni, entro ottobre, vennero recuperati 431 dei 465 lingotti, siti appena vicini alla zona 'aperta' dal primo siluro. Il valore era di 40.000.000 di sterline, che a tutt'oggi costituiscono un record nel settore del recupero di tesori subacquei. Nel 1986 ne vennero recuperati altri 29, e solo 5 lingotti sono rimasti là sotto.
Il Belfast venne consegnato già appena prima della guerra, e subito usato per l'Operazione Hipper, ergo una simulazione su come un raider tedesco (l'Hipper!) potesse o meno superare la sorveglianza della HF inglese per un'incursione nell'Atlantico. E in effetti, riuscì a sfuggire alla sorveglianza, come sarà spesso per le navi tedesche 'vere'. Il Belfast, però, venne poi usato per fermare navi tedesche in rientro, e ne catturò tre. Non successe molto finché esso non venne danneggiato seriamente da una mina magnetica il 21 novembre 1939 (in uscita dal Firth of Forth), e rimase in riparazione per quasi 3 anni, con nuove controcarene e quant'altro. La mina piegò la chiglia della nave, e provocò 21 feriti e il danneggiamento di uno dei motori. Il potente incrociatore era sopravvissuto allo scoppio, ma poi venne rimorchiato in porto. Apparentemente c'era, fuori, giusto una piccola falla sotto uno dei locali caldaie, ma lo scafo, ponti e macchine erano in realtà deformati e danneggiati. Dopo un lungo periodo di aggiornamenti, in cui ebbe nuovi cannoni da 20 mm, radar (ben 10 unità di 3 tipi diversi, più uno da ricerca di superficie e uno da ricerca aerea), sonar e altro ancora. Venne dotata anche di controcarene, così da allargarla fino a 21 metri, mentre il pescaggio aumentò a 5,8 m avanti, e 6,15 dietro, il dislocamento era di 11.550 t standard. Una volta potenziato, il Belfast fu usato attivamente, specie per la battaglia contro la Scharnorst, a cui deve gran parte della sua fama.
Questa è la ragione per la quale di queste navi poco si è sentito parlare: erano solo due e una venne messa KO per metà della guerra, mentre l'altra, prima ancora che rientrasse in servizio la sorella, venne affondata! Così, queste due navi, che erano senz'altro l'equivalente dei due Abruzzi italiani, persero l'opportunità di mettersi in mostra e non si scontrarono mai con l'equivalente della RM o della KM. Altro parallelo con il Garibaldi, il Belfast sopravvisse in servizio fino al 1971.
Nondimeno, il Belfast è attualmente l'unico incrociatore esistente di quell'epoca, conservato come nave museo a Londra.
I gioiellini della Marina
I successivi Fiji erano gli incrociatori 'bellici' per eccellenza nel settore 'leggeri' e esistevano per una ragione specifica: dovevano rispettare i nuovi trattati da 8.000 tonnellate. Essi erano costruiti in 2 gruppi: 8 del primo, e 3 del secondo. Vennero impostati nel 1939-40, varati nel 1940-42, entrando in servizio nel 1940 (il Fiji prima del giugno 1940)-43.
Dislocamento: 8.530-10450 (10830/11090 successivamente). Equipaggio 730-920.
Dimensioni: 169,3x18,9x6,04-6,32 m; 4 macchine, 72.500 hp, 31,5 kt; 1613-1700 t, 10100 nm/12 kt
Armi: 12 (poi 9) x 152/50 mm BL Mk XXIII, 8x101 mm, 8-12x40, 8-16x12,7 mm, 6x533 mm; 2 idro
Corazza: cintura 89-83 mm; ponti 51-32 mm (51 su ridotto corazzato, 32-38 su timone); traverse 51-38 mm; torri 51-25 mm; barbette 25 mm.
L'ammodernamento vide più che altro l'aggiunta di cannoni da 20 mm (fino a 8 impianti binati già durante l'allestimento degli ultimi), ma gli ultimi incrociatori, come il Ceylon, ebbero solo 3 torri principali.
Questi incrociatori bellici erano in realtà stati concepiti con la conferenza di Londra del 1936, quando i nuovi incrociatori erano stati declassati ad appena 8.000 t anziché i 10.000 originari. In questo margine rientravano i tipi tedeschi, i La Galissonniére francesi (probabilmente i migliori esempi del settore) e i Montecuccoli e Aosta italiani.
Le navi inglesi, invece, restarono con 12 cannoni da 152 come i potenti Southampton (da 9000 e passa tonnellate) e questo comportò uno scafo più corto e una struttura interna più ristretta, rendendo difficili gli aggiornamenti. Erano circa 10 metri più corti e questo se non altro ridusse anche la potenza dei motori. Però permise di corazzare meglio la nave, con una cintura continua anche se di spessore più ridotto rispetto a quella dei 'Town' veri e propri. Così si ebbe una blindatura di 3,5 pollici tra le barbette A e Y, calata a soli 83 mm solo nella zona delle macchine. Questo perché adesso non c'era più il box per i depositi munizioni e quindi veniva adottata la comune usanza di mettere tutta la protezione fuori dallo scafo.
Il progresso delle modernizzazioni vide l'aggiunta dei radar e di cannoni da 20 mm (fino ad almeno 12-16 in impianti binati), e dal 1943, i Bofors. Spesso venne rimossa la catapulta e anche una torre da 152 mm trinata.
Malgrado tutti i loro limiti di dimensioni e compromessi, incluso un'altezza metacentrica bassa, che rese necessario sbarcare una torre per aumentare radar e armi a.a., questi incrociatori erano solidi e potenti; malgrado i molti danni subiti in battaglia, servirono fino, in alcuni casi, alla fine degli anni '60.
La loro potenza di fuoco era ottima, addirittura eccessiva per navi di tali dimensioni. La loro carriera ebbe diversi momenti epici.
Il Fiji venne danneggiato già il 1 settembre 1940, da un siluro dell'U32, e subì 6 mesi di riparazioni, rientrando in servizio solo a marzo. Il 22 maggio 1941, vicino Creta, venne però sottoposto a continui attacchi aerei, finché esaurì gran parte delle munizioni e venne poi danneggiato da 3 bombe in pieno e almeno 1 near miss da parte di Bf 109E. Fu il near miss che danneggiò la chiglia della nave, causandone l'immobilizzazione. Appena poco tempo dopo, con l'incrociatore che oramai non aveva più munizioni a.a. venne colpito con 3 bombe (probabilmente da 250 kg, le altre erano invece sicuramente da 250 kg) da uno Ju-88. Assieme alla nave andarono persi 241 uomini, mentre i superstiti furono 523.
Il Kenya venne colpito da un sottomarino italiano, l'Alagi, il 12 agosto 1942, durante la battaglia di mezz'agosto. Ma, sebbene danneggiato da un siluro a prua, continuò la missione di scorta, e sopravvisse anche ad alcune bombe esplose vicino, con qualche ulteriore lieve danno; dopo di che dovette ritirarsi in riparazione fino a gennaio 1943.
Il Nigeria era un altro dei 'Crown Colony' (altro nome dei Fiji). Anche questo venne silurato nello stesso periodo di massimo sforzo dell'Asse, stavolta dal smg Axum, sempre il 12 agosto e con un siluro, nello stesso attacco che vide la salva di siluri centrare anche il Cairo e la nave cisterna Ohio. La nave venne colpita duramente, ma entro giugno 1943 era stata riparata, mentre l'Ohio continuò il viaggio (nonostante i danni ricevuti ripetutamente dagli attacchi aerei) e venne rottamato a Malta, non prima di avere portato i carburanti che aveva (e che incredibilmente non bruciarono con le esplosioni), mentre il Cairo era troppo danneggiato e venne affondato poi.
Il Trinitad partecipò ad una scorta per i convogli dell'artico, il 29 marzo 1942; si avvicinarono 3 grandi cacciatorpediniere tedeschi del tipo Type 36. Probabilmente non s'erano accorti dell'identità della nave a cui s'appressavano, ma il Trinitad li aveva individuati eccome. Da solo aveva una potenza di fuoco paragonabile a tutti e tre i suoi avversari. E la usò, da circa 3 km di distanza, aprì il tiro con tutte le armi che aveva, centrando i suoi bersagli, specie i primi due in avvicinamento. Lo Z26 venne martellato senza requie e un deposito munizioni esplose. La nave si allontanò ma il Trinitad era ben deciso a finirla, e gli lanciò un siluro. Il quale, però, anziché fare una traiettoria retta, eseguì un largo giro e colpì lo stesso Trinitad! L'esplosione aprì lo scafo per circa 18 metri e la nave dovette rinunciare a finire la preda, che peraltro poco dopo affondò. A Murmansk non c'erano le strutture e i materiali adatti per riparare una tale nave, ma il Trinitad era a rischio di attacchi aerei se restava lì. Tentò di tornare due mesi dopo, e il 15 maggio 1942, con uno dei convogli che tornavano scarichi, fu sottoposto ad un bombardamento aereo. Venne colpito e duramente danneggiato, ma peggio che mai, le piastre di riparazione non tennero e lo scafo si aprì nuovamente.
A quel punto l'incrociatore venne abbandonato e finito da un caccia inglese, il Matchless, anche se ci mise 5 ore per affondare.
L'Uganda fu un altro reduce di guerra: venne danneggiato da una temibile bomba FX1400 Fritz-X, il 13 settembre 1943, appena 4 giorni dopo l'affondamento del Roma per lo stesso tipo di arma, e venne riparato non prima dell'ottobre 1944.
Uno degli ultimi incrociatori a subire l'attacco di un'arma italiana fu il Newfoundland, silurato dal smg Ascianghi il 23 luglio 1943, durante l'invasione della Sicilia, ma nemmeno stavolta la nave inglese affondò, anche se le riparazioni durarono fino al novembre 1944.
Lo Swiftsure, varato nel 1943 e in servizio dal 22 giugno 1944, e la nave gemella Ontario del '45, vennero ad essere realizzati
Dislocamento: 8800-11130 t (poi fino a circa 11480); equipaggio 855-960
Dimensioni: 169,3x19,2x6,3 m; 4 turbine, 72.500 hp, 31,5 kt, 1850 t, ? autonomia.
Armi: 9x152/50 mm, 10x102 mm; 16x40/39, 8x1 (singoli) da 40/39, 16x20 binati, 6x20 singoli, 6x533 mm.
Corazza: cintura 89-83 mm, paratie 51-38 mm; torri 51-25 mm; barbette 25 mm; ponti 51-32 mm.
Navi derivate dai Fiji, più stabili, meglio armate per la difesa a.a. La corazza era praticamente come nei Fiji. Per loro fortuna, non dovettero essere sottoposti a gravi danni durante la guerra, che videro in maniera assai limitata.
Gli ultimi 4 incrociatori erano i Tiger, iniziati nel 1941-42, varati attorno al 1944-45, assieme ad altre due navi cancellate nel dopoguerra. Servirono a lungo, tanto che il Blake (ex-Tiger) venne mantenuto in servizio fino agli anni '70 e radiato solo nell'ottobre 1982, con notevole perplessità perché era una nave dal potenziale di fuoco elevato, proprio quello che serviva per situazioni tipo Falklands.
Dislocamento: 8885-11560 t; 867 uomini
Dimensioni: 169,3x19,5x6,43 m; 4 turbine a vapore, 72.500 hp, 31,5 kt, 1.900 t carburante.
Armi: 9x152 mm, 10x102 mm, 4x40/39 mm, 2x40/39, 8x1 Bofors 40 mm, 2x2 da 20 mm, 2x20 mm singoli, 2x3 TLS da 533 mm.
Corazza: simile a Fiji e Swiftsure.
Solo il Superb venne così realizzato, gli altri tre (Blake, Lion e Tiger) vennero invece completati con un armamento del tutto diverso, nel 1959-61. Avevano adesso 9550-11700 t, dimensioni pressoché uguali a parte l'immersione salita a 7 m. 80.000 hp ma analoga velocità, e corazza.
Però l'armamento era adesso di sole due torri binate da 152/50 Mk 26, e 3 torri binate da 76/70 Mk 6, armi interamente di nuova generazione, essendo automatiche e ad altissima cadenza di fuoco (circa 120 c.min per i 76 mm, 20 per i 152 mm). Erano tutte a doppio ruolo, e i 152 mm erano riportati come micidiali nel tiro a.a. così come in quello contro costa. Inoltre venne costruito un hangar per 4 elicotteri e aggiunti 2 l.missili Seacat, il che avvenne nei tardi anni '60, a spese delle torri da 76 e di una da 152, più tanti radar moderni. Però, gli ultimi due incrociatori con questa modernizzazione vennero ritirati dal servizio nel 1979 e 1980.
I guardiani dell'aria: Dido e Bellona
Con gli incrociatori 'Dido' la RN mise in servizio delle piccole e assai efficienti unità a.a. a livello di incrociatore leggero, quindi non delle semplici conversioni di vecchie unità della Grande Guerra, sebbene il dislocamento restasse molto simile, così come le dimensioni.
In tutto c'erano 11 navi, di cui 2 del 2o gruppo. Esse vennero impostate attorno al 1937-38, varate nel 1939-40, e entrarono in servizio tra il 24 maggio 1940 e il 1943. 4 vennero persi durante la guerra, uno venne danneggiato e mai riparato, gli altri sostennero danni e perdite, ma andarono avanti nella loro azione, essenzialmente difensiva, ma alle volte anche offensiva, durante l'intero quinquennio 1940-45. Anche se solo 2 erano già in servizio nel giugno 1940, erano comunque navi di tipo bellico. Inizialmente erano anche troppo fragili, specie a prua, dove avevano 3 torri binate, quando forse il massimo reale sarebbe stato di due soltanto, per non sovraccaricare la struttura, e la torre A diede spesso grattacapi per queste deformazioni. Dopo il rinforzo delle strutture di prua, i problemi vennero almeno in parte risolti. Altre navi ebbero solo 4 pezzi binati da 114 mm, che erano senz'altro armi migliori come prestazioni a.a. e quasi altrettanto buone come antinave; però i cannoni erano a cartoccio-proietto e quindi la munizione era pesante e ingombrante, richiedendo più spazio per il maneggio nelle sale e negli impianti. Paradossalmente, le navi così armate erano in realtà per certi versi più stressate che quelle con il 133, anche se certo questo non valeva per i pesi visto che ogni impianto da 133 pesava quasi 100 tonnellate.
Dislocamento: 5.600 t std, 6850-7515 p.c. Equipaggio: 480-530
Dimensioni: 156,1x15.4x5.11-5.54 m (5,18 Scylla e altri col 114 mm, essendo più leggeri); 4 macchine da 62.000 hp, 32,2 kt, 1042-1100 t, autonomia 5560/15 kt
Armi: 10x133/50 mm, 8x40/39 quadrinati, 8x12,7 mm quadrinati, 6x533 mm tripli
Corazza: esistono molte descrizioni della sua struttura: per esempio, cintura 76 mm nelle macchine; ponte 25 mm su macchine e timone; paratie 25 mm; box munizioni 76 mm lati, 51 tetto; torri fino a 25-38 mm, barbette 13-19 mm; torrione 25 mm.
La corazzatura, più in dettaglio, era costituita così: cintura 76 mm centrale, proteggente sala macchine e, con un rialzo fino al ponte coperta, le sale caldaie. Il ponte corazzato era da 25 mm sul ponte principale e sopra il locale timone, certo non era molto ma sempre meglio di nulla (probabilmente giusto sufficiente, per tenere fuori le munizioni sotto i 152 mm tirate da sotto i 15 km).
I depositi munizioni avevano corazze laterali pure da 76 mm e superiori da 51 mm, il che li rendeva ben protetti negli scontri contro altri incrociatori. Infine, corazze di limitato spessore erano presenti anche per torrione, torri e barbette, ma più in funzione antischegge che altro.
Per le navi con solo 4 torri da 133 o 114 mm, non mancava un cannone da 102 mm, e 4-5 cannoni da 20 mm aggiunti quanto prima possibile. I radar inizialmente erano Type 279 e 281, poi seguirono altri modelli.
Nell'insieme, queste navi erano piuttosto leggere (più o meno come i Da Giussano), ma erano graziose come aspetto, potenti come armi di bordo, e in battaglia combatterono validamente; il Dido ebbe solo 8 cannoni da 133 inizialmente, ma 3 torri erano a prua e durante la battaglia contro l'Hipper usò questa caratteristica per diminuire il più possibile il bersaglio, tenendo la prua e sparando oltre 400 colpi in poche decine di minuti, seppur senza danni né risultati propri. Solo nel 1941 ebbe il suo quinto affusto da 133, in sostituzione del cannone da 102. I cannoni da 133 erano balisticamente validi, ma le torri erano troppo anguste e solo nell'oramai postbellica corazzata Vanguard ricevettero spazio a sufficienza per rendere possibile una vita migliore al loro interno, aumentando la cadenza di tiro e avvicinandola a quella effettiva teorica.
In servizio, tutte queste navi vennero sottoposte a dure prove.
Il Bonaventure fu il primo a soccombere, quando venne colpito da due siluri dall'Ambra, il 31 marzo 1941, vicino Creta, appena 2 giorni dopo la battaglia di Matapan. Affondò in fretta, con gravi perdite tra l'equipaggio, anche se non disastrose (130 su 480).
Anche l'Argonaut ricevette due siluri, il 14 febbraio 1943, ma venne riparato già entro dicembre; il Naiad non ebbe tanta fortuna, essendo affondato dall'U565, con un solo siluro, l'11 marzo 1942.
Non era certo finita lì: l'Hermione venne anch'esso affondato da un siluro dell'U-205 il 15 giugno 1942, durante la battaglia di Mezzo giugno, dunque (mentre i siluri inglesi distrussero il Trento italiano).
Il Charybdis sopravvisse al servizio in Mediterraneo; tuttavia, il 23 ottobre 1943, si incontrò con una formazione di 5 torpediniere tedesche, che in un'azione ben coordinata, in pochi minuti, lanciarono circa 30 siluri, di cui 2 colpirono la nave inglese, affondandola in breve tempo.
Lo Scylla venne danneggiato il 23 giugno 1944 da una mina, e non venne più riparato.
Il Phoebe venne colpito da un siluro aereo il 27 agosto 1941 e riparato entro aprile 1942. Non bastando, venne ancora colpito da siluro, stavolta di sottomarino, il 23 ottobre 1942, riparato entro il luglio 1943. Ergo, in pratica, venne danneggiato quando iniziò El Alamein, e venne rimesso in servizio quando iniziò l'invasione della Sicilia.
Il Cleopatra venne danneggiato da artiglieria navale italiana per la Seconda Battaglia della Sirte, con vittime a bordo e almeno una torre KO. In seguito fu danneggiato da un sottomarino italiano con un siluro che lo colpì duramente il 16 luglio 1943 (lo stesso giorno in cui, per la prima e unica volta, un aerosilurante italiano o di qualunque altra nazione colpì una portaerei inglese, causando anche qui alcuni danni seri). La nave ebbe perdite elevate, sopratutto tra la banda di bordo, che tuttavia riuscì ancora ad esibirsi al rientro dalla missione.
Il Sirius venne danneggiato da una bomba tedesca il 7 ottobre 1943, restando in riparazione fino al febbraio del '44.
E il Dido? Ebbe danni a bordo solo una volta, quando una bomba di uno Stuka(?) tedesco colpì in pieno una torretta. Le perdite furono alte, i 12 a bordo della torre morirono sul colpo e così altri che erano in coperta o sotto di essa, uno dei cannoni venne addirittura scagliato in mare. Ma la bomba, potenzialmente mortale, non passò oltre e la nave non venne raggiunta nei depositi munizioni. Entro un anno anche il Dido venne riparato.
I Bellona erano una filiazione dei Dido, 5 navi costruite nel 1939-43. Erano simili ai loro antenati, ma leggermente meno eleganti, perché fumaioli e albero erano verticali. Inoltre, le torri erano solo 4, ma c'era un terzo Pom-pom quadrinato.
Dislocamento: 5.950-7.350-7410 t; equipaggio 530
Dimensioni: 156,1x15,4x5,41-5,46 m; 4 macchine x 62.000 hp, 32 kt, 1042-1100 t, 5100/15 kt
Armi: 8x133 mm, 12x40 (quadrinati) 12x20 mm (binati); 6x533 mm
Corazza: tipo Dido, cintura 76 mm, ponte 25 mm, box 76-51 mm, torri fino a 38 mm.
In seguito comparvero anche cannoni da 40 mm Bofors e altre armi da 20 mm (fino ad almeno 14).
Di queste navi, non c'é molto da dire a parte che lo Spartan, fu vittima di un attacco con 'armi intelligenti'.
Il 27 gennaio 1944, dopo il danneggiamento del Delhi (entrato in collisione con un'altra nave durante le manovre per evitare un attacco aereo notturno), lo Spartan ne aveva rilevato la posizione per coprire gli sbarchi ad Anzio. Era all'ancora nella baia, quando arrivò l'allarme sull'approssimarsi di un'altra incorusioen aerea, giusto al tramonto. Cominciò ad emettere fumo, ma non riuscì a coprirsi per il vento e il poco tempo disponibile. Nel mentre arrivavano 18 aerei tedeschi da Nord e da terra. Quasi nessuno li vide direttamente, e i radar funzionavano male per i riflessi della costa. Lo Spartan era ben armato (8x133 mm, 3 tripli da 40 mm, 6x2 da 20 mm), e sparò nella direzione dell'attacco, ma almeno sei Hs 293 erano già in volo verso i bersagli. Alle 18:00 una di queste Hs 293 di queste centrò la nave vicino al fumaiolo, nel fianco destro, vicino al locale caldaie posteriore. La carica esplosiva (295 kg?) causò un largo cratere nella nave, aprendo il ponte superiore, e sopratutto causando incendi a bordo e vie d'acqua. Dopo circa un'ora e 10 minuti, la nave, da poco abbandonata, si posò su di un basso fondale (meno di 10 metri), con 46 dispersi o morti e 42 feriti. Strano ma vero, non venne mai recuperata malgrado fosse quasi nuova e ancora parzialmente emergente. Malgrado non fosse un'arma perforante, la Hs 293 riuscì così a causare danni considerevoli anche ad un incrociatore discretamente (almeno nelle zone macchine) corazzato come lo era lo Spartan.
Il Diadem venne colpito da un siluro tedesco il 12 agosto 1944 e non venne riparato fino alla fine della guerra.
Con gli incrociatori 'Dido' la RN mise in servizio delle piccole e assai efficienti unità a.a. a livello di incrociatore leggero, quindi non delle semplici conversioni di vecchie unità della Grande Guerra, sebbene il dislocamento restasse molto simile, così come le dimensioni.
In tutto c'erano 11 navi, di cui 2 del 2o gruppo. Esse vennero impostate attorno al 1937-38, varate nel 1939-40, e entrarono in servizio tra il 24 maggio 1940 e il 1943. 4 vennero persi durante la guerra, uno venne danneggiato e mai riparato, gli altri sostennero danni e perdite, ma andarono avanti nella loro azione, essenzialmente difensiva, ma alle volte anche offensiva, durante l'intero quinquennio 1940-45. Anche se solo 2 erano già in servizio nel giugno 1940, erano comunque navi di tipo bellico. Inizialmente erano anche troppo fragili, specie a prua, dove avevano 3 torri binate, quando forse il massimo reale sarebbe stato di due soltanto, per non sovraccaricare la struttura, e la torre A diede spesso grattacapi per queste deformazioni. Dopo il rinforzo delle strutture di prua, i problemi vennero almeno in parte risolti. Altre navi ebbero solo 4 pezzi binati da 114 mm, che erano senz'altro armi migliori come prestazioni a.a. e quasi altrettanto buone come antinave; però i cannoni erano a cartoccio-proietto e quindi la munizione era pesante e ingombrante, richiedendo più spazio per il maneggio nelle sale e negli impianti. Paradossalmente, le navi così armate erano in realtà per certi versi più stressate che quelle con il 133, anche se certo questo non valeva per i pesi visto che ogni impianto da 133 pesava quasi 100 tonnellate.
Dislocamento: 5.600 t std, 6850-7515 p.c. Equipaggio: 480-530
Dimensioni: 156,1x15.4x5.11-5.54 m (5,18 Scylla e altri col 114 mm, essendo più leggeri); 4 macchine da 62.000 hp, 32,2 kt, 1042-1100 t, autonomia 5560/15 kt
Armi: 10x133/50 mm, 8x40/39 quadrinati, 8x12,7 mm quadrinati, 6x533 mm tripli
Corazza: esistono molte descrizioni della sua struttura: per esempio, cintura 76 mm nelle macchine; ponte 25 mm su macchine e timone; paratie 25 mm; box munizioni 76 mm lati, 51 tetto; torri fino a 25-38 mm, barbette 13-19 mm; torrione 25 mm.
La corazzatura, più in dettaglio, era costituita così: cintura 76 mm centrale, proteggente sala macchine e, con un rialzo fino al ponte coperta, le sale caldaie. Il ponte corazzato era da 25 mm sul ponte principale e sopra il locale timone, certo non era molto ma sempre meglio di nulla (probabilmente giusto sufficiente, per tenere fuori le munizioni sotto i 152 mm tirate da sotto i 15 km).
I depositi munizioni avevano corazze laterali pure da 76 mm e superiori da 51 mm, il che li rendeva ben protetti negli scontri contro altri incrociatori. Infine, corazze di limitato spessore erano presenti anche per torrione, torri e barbette, ma più in funzione antischegge che altro.
Per le navi con solo 4 torri da 133 o 114 mm, non mancava un cannone da 102 mm, e 4-5 cannoni da 20 mm aggiunti quanto prima possibile. I radar inizialmente erano Type 279 e 281, poi seguirono altri modelli.
Nell'insieme, queste navi erano piuttosto leggere (più o meno come i Da Giussano), ma erano graziose come aspetto, potenti come armi di bordo, e in battaglia combatterono validamente; il Dido ebbe solo 8 cannoni da 133 inizialmente, ma 3 torri erano a prua e durante la battaglia contro l'Hipper usò questa caratteristica per diminuire il più possibile il bersaglio, tenendo la prua e sparando oltre 400 colpi in poche decine di minuti, seppur senza danni né risultati propri. Solo nel 1941 ebbe il suo quinto affusto da 133, in sostituzione del cannone da 102. I cannoni da 133 erano balisticamente validi, ma le torri erano troppo anguste e solo nell'oramai postbellica corazzata Vanguard ricevettero spazio a sufficienza per rendere possibile una vita migliore al loro interno, aumentando la cadenza di tiro e avvicinandola a quella effettiva teorica.
In servizio, tutte queste navi vennero sottoposte a dure prove.
Il Bonaventure fu il primo a soccombere, quando venne colpito da due siluri dall'Ambra, il 31 marzo 1941, vicino Creta, appena 2 giorni dopo la battaglia di Matapan. Affondò in fretta, con gravi perdite tra l'equipaggio, anche se non disastrose (130 su 480).
Anche l'Argonaut ricevette due siluri, il 14 febbraio 1943, ma venne riparato già entro dicembre; il Naiad non ebbe tanta fortuna, essendo affondato dall'U565, con un solo siluro, l'11 marzo 1942.
Non era certo finita lì: l'Hermione venne anch'esso affondato da un siluro dell'U-205 il 15 giugno 1942, durante la battaglia di Mezzo giugno, dunque (mentre i siluri inglesi distrussero il Trento italiano).
Il Charybdis sopravvisse al servizio in Mediterraneo; tuttavia, il 23 ottobre 1943, si incontrò con una formazione di 5 torpediniere tedesche, che in un'azione ben coordinata, in pochi minuti, lanciarono circa 30 siluri, di cui 2 colpirono la nave inglese, affondandola in breve tempo.
Lo Scylla venne danneggiato il 23 giugno 1944 da una mina, e non venne più riparato.
Il Phoebe venne colpito da un siluro aereo il 27 agosto 1941 e riparato entro aprile 1942. Non bastando, venne ancora colpito da siluro, stavolta di sottomarino, il 23 ottobre 1942, riparato entro il luglio 1943. Ergo, in pratica, venne danneggiato quando iniziò El Alamein, e venne rimesso in servizio quando iniziò l'invasione della Sicilia.
Il Cleopatra venne danneggiato da artiglieria navale italiana per la Seconda Battaglia della Sirte, con vittime a bordo e almeno una torre KO. In seguito fu danneggiato da un sottomarino italiano con un siluro che lo colpì duramente il 16 luglio 1943 (lo stesso giorno in cui, per la prima e unica volta, un aerosilurante italiano o di qualunque altra nazione colpì una portaerei inglese, causando anche qui alcuni danni seri). La nave ebbe perdite elevate, sopratutto tra la banda di bordo, che tuttavia riuscì ancora ad esibirsi al rientro dalla missione.
Il Sirius venne danneggiato da una bomba tedesca il 7 ottobre 1943, restando in riparazione fino al febbraio del '44.
E il Dido? Ebbe danni a bordo solo una volta, quando una bomba di uno Stuka(?) tedesco colpì in pieno una torretta. Le perdite furono alte, i 12 a bordo della torre morirono sul colpo e così altri che erano in coperta o sotto di essa, uno dei cannoni venne addirittura scagliato in mare. Ma la bomba, potenzialmente mortale, non passò oltre e la nave non venne raggiunta nei depositi munizioni. Entro un anno anche il Dido venne riparato.
I Bellona erano una filiazione dei Dido, 5 navi costruite nel 1939-43. Erano simili ai loro antenati, ma leggermente meno eleganti, perché fumaioli e albero erano verticali. Inoltre, le torri erano solo 4, ma c'era un terzo Pom-pom quadrinato.
Dislocamento: 5.950-7.350-7410 t; equipaggio 530
Dimensioni: 156,1x15,4x5,41-5,46 m; 4 macchine x 62.000 hp, 32 kt, 1042-1100 t, 5100/15 kt
Armi: 8x133 mm, 12x40 (quadrinati) 12x20 mm (binati); 6x533 mm
Corazza: tipo Dido, cintura 76 mm, ponte 25 mm, box 76-51 mm, torri fino a 38 mm.
In seguito comparvero anche cannoni da 40 mm Bofors e altre armi da 20 mm (fino ad almeno 14).
Di queste navi, non c'é molto da dire a parte che lo Spartan, fu vittima di un attacco con 'armi intelligenti'.
Il 27 gennaio 1944, dopo il danneggiamento del Delhi (entrato in collisione con un'altra nave durante le manovre per evitare un attacco aereo notturno), lo Spartan ne aveva rilevato la posizione per coprire gli sbarchi ad Anzio. Era all'ancora nella baia, quando arrivò l'allarme sull'approssimarsi di un'altra incorusioen aerea, giusto al tramonto. Cominciò ad emettere fumo, ma non riuscì a coprirsi per il vento e il poco tempo disponibile. Nel mentre arrivavano 18 aerei tedeschi da Nord e da terra. Quasi nessuno li vide direttamente, e i radar funzionavano male per i riflessi della costa. Lo Spartan era ben armato (8x133 mm, 3 tripli da 40 mm, 6x2 da 20 mm), e sparò nella direzione dell'attacco, ma almeno sei Hs 293 erano già in volo verso i bersagli. Alle 18:00 una di queste Hs 293 di queste centrò la nave vicino al fumaiolo, nel fianco destro, vicino al locale caldaie posteriore. La carica esplosiva (295 kg?) causò un largo cratere nella nave, aprendo il ponte superiore, e sopratutto causando incendi a bordo e vie d'acqua. Dopo circa un'ora e 10 minuti, la nave, da poco abbandonata, si posò su di un basso fondale (meno di 10 metri), con 46 dispersi o morti e 42 feriti. Strano ma vero, non venne mai recuperata malgrado fosse quasi nuova e ancora parzialmente emergente. Malgrado non fosse un'arma perforante, la Hs 293 riuscì così a causare danni considerevoli anche ad un incrociatore discretamente (almeno nelle zone macchine) corazzato come lo era lo Spartan.
Il Diadem venne colpito da un siluro tedesco il 12 agosto 1944 e non venne riparato fino alla fine della guerra.
Bibliografia
Vedi Navypedia; www.cruiser.uk; Wikipedia.en; vari articoli di Storia Militare.
Vedi Navypedia; www.cruiser.uk; Wikipedia.en; vari articoli di Storia Militare.