18.1.015
Questa è un'altra piccola perla per la gioia dei wargamers d'inizio guerra. Chi di questi due carri poteva battere l'altro?
Bella domanda, visto che la sfida, non era affatto così impossibile né improbabile. In realtà, non c'é stata solo perché, nel 1940, la Francia è crollata miseramente (e a sua volta, questa è stata la ragione per cui Mussolini entrò in guerra!). Altrimenti, se le cose avessero preso una diversa piega, avremmo visto forse, verso la fine del 1940-inizio 1941, un confronto diretto tra questi due carri armati. Invece non ci fu, e anzi, l'S.35 entrò in servizio nel R.Esercito, anche se non combatté mai assieme all' M.13-15.
Già nel 1934, l'Esercito francese volle una nuova 'automitragliatrice' per equipaggiare le sue divisioni corazz.... err, di cavallaria meccanizzate, e l'anno dopo venne presentato il prototipo di questo mostro corazzato, costruito dalla SOMUA (Société d'Outillage Mécanique et d'Usinage d'Artillerie) e presto adottato, tanto che entrò in servizio nel 1936, e per il 1938 ce n'erano circa 100 in carico. La produzione continuò con una certa lentezza, ma a maggio del 1940 c'erano circa 400 mezzi in servizio, di cui circa 240 in carico alle tre DLM francesi, assieme ad un numero simile di H-35. Poche decine d'altri vennero realizzati, durante la guerra-lampo ad occidente.
Nel frattempo, erano anche stati studiati modelli migliorati, persino un semovente d'artiglieria con un pezzo da 75 mm anteriore, e una specie di torretta per il controllo del tiro, priva di armamento, pronto fin dal 1937 ma ordinato per la produzione solo 3 anni dopo. C'era anche l'evoluzione S.40 con torretta saldata, motore potenziato e sospensioni migliorate; e il previsto S.41, con corazze aumentate a circa 60 mm.
Dall'altro lato, gli M13 cominciavano a fare i primi passi, con gli studi iniziati seriamente attorno al 1937. Il prototipo, derivato in larga misura dall'M11/39, suggellò il passaggio dal 'semovente' al 'carro armato' (anche se poi gli italiani... saranno molto lesti nel ritornare sui loro passi, visto che apparentemente funzionavano molto meglio con i carri-casamatta che con quelli convenzionali), venne fuori nel febbraio del 1940. I primi 15 divennero disponibili nel luglio successivo, e per la fine dell'anno ne vennero realizzati sui 250 esemplari, con ritmi di produzione anche di 60-70 al mese. Dallo scafo n.800 venne installato un motore migliore (da 145 hp o cv), dando origine all'M14/41 (anche se il vecchio motore rimase in alcuni, sfortunati mezzi anche di questo modello), che era leggermente più veloce (32-33 km/h anziché 30 e 16 vs 15 fuori strada, a prezzo però di 10 km in meno di autonomia).
Ecco in dettaglio, i due contendenti:
dal lato italiano, al peso di circa 14.000 kg effettivi, abbiamo l'M.13/40, carro che, come dice il nome, è un 'Medio' da 13 tonnellate nominali, entrato in servizio nel 1940.
Corazzatura: fino a 42 mm; armamento 1x 47 mm e fino a 4x 8 mm. Velocità: 30 km/h (15 fuori strada), massima autonomia 200-210 km.
Dal lato Francese, al peso di 19.500 effettivi, abbiamo l'S.35, nome meno chiaro, che significa comunque un carro del 1935. Anche esso era 'medio', ma per gli standard francesi! Il risultato è che esso aveva una massa di 19.500 kg.
Corazzatura: 20-55 mm; armamento 1x47 mm e 1-2 x7,5 mm; velocità 40 km/h, massima autonomia 220-230 km.
Questi contendenti, comunque sia, sono ben noti e se qualcuno ha bisogno di notizie extra, può trovare qui entrambi: ecco l'M.13 e l'S.35.
Confronto diretto:
Dimensioni:
* S.35: 5,38 m (Lu) x 2,12 m (La) x 2,62 m (H)
*M13/40: 4,91 m (Lu) x 2,28 m (La) x 2,37 m (H)
Mobilità
La prima e spesso più dimenticata capacità di un carro, è ovviamente quella di potersi muovere per dare battaglia. L'S.35 aveva un potente motore a benzina da 190 hp. Con questo, pur senza particolari pregi in termini di rapporto potenza:peso (sui 10 hp/t), era pur sempre capace di circa 40 km/h su strada, e fino a circa 30 cross-country. L'M13/40, invece, aveva un motore da 125 hp, ma sopratutto, questo motore era un diesel, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che aveva questa soluzione. Vantaggi: molto più economico, tanto da avere quasi la stessa autonomia nonostante l'enorme differenza di carburante: appena 145 litri di gasolio, più 35 di riserva (non è chiaro se usata o meno, probabilmente sì) contro 400+110 litri dell'S.35! Ergo, 180 vs 510 litri. Il gasolio costava di meno, e sopratutto non esplodeva (quanto meno, non i suoi vapori).
Queste erano le buone notizie. La cattiva notizia era, però, che i motori dell'epoca non erano ancora pienamente maturi, per questo la panzerwaffe volle i motori a benzina per tutto il conflitto, malgrado fosse proprio in Germania dove nacque il Diesel. I 125 hp (più probabilmente, CV, che è leggermente di meno) dell'M13/40, erano troppo scarsi per muoverlo in maniera adeguata. Di fatto, era appena migliore di un carro da fanteria. Per giunta, almeno inizialmente, era tutt'altro che affidabile. Forse è ironico, ma il definitivo M15/42 ebbe un motore a benzina da 192 cv (o hp? la differenza è di circa l'1,6% a vantaggio della misura anglosassone), esattamente come l'S.35 sette anni prima!
Visto dall'altra parte, invece, l'S.35 appariva ben più brioso. Nonostante pesasse un 50% in più, aveva un rapporto potenza:peso superiore ed era più veloce di circa il 30%, per giunta il motore era naturalmente più brillante in accelerazione, ripresa ecc rispetto al diesel. Nonostante il consumo elevato di un motore a benzina e per giunta, più potente, era persino leggermente superiore quanto ad autonomia, andando sui 230 km vs 210, cosa non da poco se si considera che in genere i diesel sono nettamente superiori in quest'aspetto. Per fare questo, però, l'S.35 doveva portarsi dietro oltre 500 litri di pericolosa benzina. Data la sua protezione, però, non pare che questo sia stato un grave problema.
In verità, ottenere contemporaneamente un motore a benzina, un miglior rapporto potenza:peso e un'autonomia superiore significava vincere su tutti gli aspetti. Peraltro, questo avveniva non senza pagare un costo notevole, sia di acquisizione che di manutenzione. L'S.35 era un carro molto impegnativo, per le tasche degli eserciti dell'epoca! Del resto stiamo parlando di un mezzo apparso quando in Italia c'erano i CV.35, da 3,5 tonnellate!
Le sospensioni erano diverse: a balestra con coppie di ruote collegate, nel caso del carro italiano, una soluzione semplice ma limitata; molle a balestra e a spirale per l'S.35.
Come capacità di arrampicata, è probabile che l'M13 potesse far di meglio, essendo nato per il territorio italiano. Ma, come capacità di movimento in generale, l'S.35 era meglio, e per giunta, negli anni in cui era entrato in servizio, c'era stato il tempo di aggiustare più di un problema. L'M13 non ebbe tale beneficio, anche se discendeva direttamente dall'M11/39. Questo significa che probabilmente, l'M13, nei fatti, era troppo inaffidabile e debole per ottenere davvero i risultati calcolati in teoria.
Protezione
Qui l'S.35 aveva senz'altro il suo maggior vantaggio. Era proprio un altro mondo rispetto all'M13 e va spiegato bene, per capirne l'essenza, dati i suoi molteplici aspetti. Lo spessore massimo era sui 55-56 mm contro 42, ma il problema non era solo questo. Lo spessore minimo era di 20 mm, mentre i carri italiani avevano un cielo dello scafo di 15 mm, e la parte ventrale di appena 6 mm, cosa che ovviamente li rendeva vulnerabili alle mine.
La corazza dell'S.35, oltre ad essere più spessa frontalmente, era più spessa anche in altre parti. Sulla parte frontale dello scafo era di circa 40 mm, con un'angolazione ridotta, ma pur sempre presente. L'M.13 arrivava solo a 30 mm.
Lateralmente, invece, l'S.35 arrivava a 40 mm (leggermente inclinati) vs appena 25 mm (nella parte inferiore dello scafo, l'S.35 aveva 10 mm come 'skirts' e 25 mm dello scafo vero e proprio). La torretta aveva circa 45 mm laterali vs 25 mm.
Questo significa che l'M.13, malgrado la corazzatura massima di 42 mm della torretta frontale, era in realtà molto vulnerabile. Riassumendo:
Frontale torretta: 56 vs 42 mm
Lati torretta: 45 vs 25 mm
Frontale scafo: 40 vs 30 mm
Lati scafo: 40 vs 25 mm
Inferiore e 20 vs 6 mm
superiore: 20 vs 15 mm
Da questi dati emerge chiaramente come l'S.35 fosse un osso molto più duro da rodere. Infatti, questo significa non soltanto che la blindatura fosse, nella maggior parte dei punti, più spessa di almeno il 50% (e non 'solo' del 30% come nella parte anteriore). Significa anche che essa si poneva all'estremo limite delle possibilità dei cannoni dell'epoca, che per l'appunto, erano praticamente incapaci di perforare 50 mm se non a brevi distanze e perpendicolarmente. 40 mm leggermente inclinati, significavano resistenza fino a forse un paio di centinaia di metri, e solo in condizioni ideali (annullate da angoli laterali anche modesti, tipo 15-20°).
L'M.13, invece, era vulnerabilissimo sui lati di torre e scafo, anche a più di un km di distanza, ovvero fino al massimo raggio di tiro utile dei cannoni dell'epoca, come il 2 lb inglese.
Quindi, questi dati ci dicono chiaramente come l'S.35 fosse non solo 'un pò più protetto' dell'M13, ma proprio un'altra cosa.
Inoltre:
1- era corazza interamente di fusione. In pratica, l'intero carro era fatto di tre grandi pezzi: scafo inferiore, scafo anteriore e posteriore, più la torretta (monoblocco). Tutto molto semplice, tenuto insieme tuttavia da bulloni anziché da saldature. Del resto, era poco pratico per riparare un carro altrimenti irrecuperabile, se si fosse dovuto anche dissaldarlo. In ogni caso, i carri postbellici come gli M48 erano fatti praticamente allo stesso modo (ma saldati anziché imbullonati). Questa struttura è quella di gran lunga più robusta, senza soluzioni di continuità a parte la vulnerabile linea imbullonata (che qualche volta poteva cedere a colpi diretti, secondo alcune fonti, ma dev'essere stato fenomeno assai raro, a giudicare dalle ridotte perdite degli S.35 in azione in Belgio).
Tutt'altra cosa era lo scafo e la torre degli M.13, pieni di bulloni e rivetti, e quindi, strutturalmente fragili e laboriosi da assemblare. Peraltro erano facili da riparare e non richiedevano tecnologie molto sofisticate, ma questa non era certo una risposta adatta alla minaccia. A questo aggiungiamo pure la scarsa qualità delle blindature, lo spessore modesto, e la scarsa inclinazione, apparentemente simile a quella dell'S.35, ma in realtà peggiore essendo pur sempre un carro fatto di piastre piatte assemblate (le uniche parti realmente 'curve' erano la torretta e lo scafo inferiore).
2- qualità dell'acciaio. Non è noto quanto buono fosse quello dei carri francesi, ma di sicuro non era peggio di quello italiano, fatto in maniera 'autarchica' visto che oltretutto le risorse andavano date alla marina per le sue imprescindibili navi da battaglia.
3- l'estensione delle protezione. Nemmeno questa era una cosa da sottovalutare. L'M13 aveva una casamatta per l'equipaggio e la torretta, e poi una struttura separata per il motore, con portellini laterali apribili, quasi come se fosse un casotto di un pozzo. Le sospensioni erano totalmente esposte.
L'S.35, invece, aveva le sospensioni protette, così come gran parte dei cingoli. Inoltre, il comparto motore era parte integrante dello scafo, non c'era alcuna linea di continuità né variazione di protezione, per cui il livello di corazzatura era grandemente superiore, e in caso di forte shock (per esempio, una granata HE o una bomba esplosa vicino), lo scafo non rischiava di rompersi, essendo un tutt'uno per l'intera lunghezza. Non solo: ma i progettisti dell'S.35 avevano anche fatto molta attenzione contro armi di tipo 'non a tiro diretto'.
Contro le mine, mentre l'M13 aveva una protezione solo simbolica, l'S.35 era molto più robusto. Infatti, lo scafo aveva non solo un fondo monoblocco, ma di ben 20 mm di spessore, in netto contrasto con gli appena 6 mm dell'M13! Inoltre, esisteva un vero e proprio vano tra fondo scafo e comparto equipaggio, dove c'erano batterie, munizioni (8 dei 15 caricatori di mitragliatrice, ciascuno con 150 colpi) ed altri equipaggiamenti. Questo aiutava senz'altro ad attutire anche esplosioni sotto lo scafo.
E il tiro delle artiglierie o mitragliamenti era certo meglio contrastato da una corazza superiore spessa circa il 30% in più sullo scafo, e il 100% sulla torretta, sebbene i pochi mm di spessore dell'M13 non fossero così inusuali, dato che persino carri come il Panther non erano esattamente protettissimi sul tetto. Però è un indubbio vantaggio dell'S.35 essere stato concepito 'anche' con questo problema in mente.
Quindi: corazza spessa a giro d'orizzonte (incluso il retro di scafo e torretta), con una struttura mediamente più angolata (sui 20° e passa, contro 10-15° del tipo italiano); protezione ragionevole contro fuoco dall'alto, e protezione adeguata contro le mine, nonché a favore di cingoli e sospensioni. Lo scafo inferiore, grazie alla corazza a doppio strato, era per certi versi persino più resistente di quello superiore, monoblocco e inclinato sensibilmente. Nulla di tutto questo era presente sull'M.13/40, o sui suoi successori.
4-L'S.35 aveva anche attenzione per gli incendi: esisteva un vero apparato di estintori (tipo 'Telecalamit') nel comparto motore e persino equipaggio, una soluzione che l'M13 non aveva affatto (a parte la presenza di qualche bombola ad azionamento manuale, ovviamente!) e che diverrà diffusa solo anni dopo la fine della guerra (e qui, invece, siamo nel 1935!). E non solo: i serbatoi di benzina (quanto meno quello più grande) erano auto-stagnanti. Cosa che all'epoca era tutt'altro che diffusa, tanto che nemmeno molti tipi di aerei avevano serbatoi di questo tipo, pur non avendo alcuna corazza per proteggerli! Essi erano disposti ai lati del motore, quindi lontani dall'equipaggio; tra il vano motore e quello di combattimento, per giunta, esisteva anche una paratia taglia-fuoco. Che si aggiungeva alla protezione balistica, all'attrezzatura antincendio e ai serbatoi autostagnanti, dando complessivamente un'eccellente protezione, nonostante i rischi dati dalla benzina.
Per queste due ragioni, è molto probabile che anche la maggiore quantità di carburante degli S.35 era, in realtà, molto meno pericolosa del gasolio degli M13 (sommando corazzatura+serbatoi autostagnanti+estintori).
5-Infine, va detto che l'S.35 era capace di operare in ambiente 'NBC', nel senso che aveva guarnizioni per tutte le sue aperture. Lo stesso, non pare si possa dire dell'M13. Questo, anche grazie alla struttura così 'solida' dell'S.35, senza pericolosi spacchi tra le lamiere, tra cui eventualmente potevano penetrare gas (o benzina, e persino schegge!), a causa di rivettature difettose.
Potenza di fuoco
Qui, almeno apparentemente, l'M13/40 era leggermente migliore. Infatti, entrambi avevano un cannone da 47 mm, più precisamente entrambi avevano un cannone da 47/32 mm! Ma non era lo stesso tipo di cannone: quello francese era più potente e sparava proiettili a velocità prossime a 800 m/sec anziché poco più di 600! Il che dava maggiore penetrazione, anche se non di moltissimo. L'M13, tuttavia, aveva una quantità di mitragliatrici: ben 4, tutte del potente calibro 8 mm, di cui una coassiale, una a.a. (rara all'epoca: però non era su di un affusto rotante, ma integrale alla torretta, apparentemente). E sopratutto, ben due sistemate in una casamatta anteriore, cosa che francamente è un pò eccessiva, visto che una normalmente è più che sufficiente, persino in carri armati nettamente più grossi! Forse avevano sviluppato l'impianto binato per la torretta dell'M.11 e non volevano farne a meno... dopo avere invertito la posizione di cannoni e mitragliatrici??
Purtroppo non è facile reperire i dati sulle capacità di perforazione del cannone francese: quello italiano, in genere, è dato per 43-44 mm a 500 m (in genere considerati ad angolo 0), ergo appena meglio dei pezzi da 37 mm come il Pak 36. L'arma francese dovrebbe essere simile o leggermente superiore (specie se è vero che il proiettile era sparabile a circa 800 m/sec anziché 630!). La cadenza di tiro era probabilmente, anch'essa comparabile.
Solo che, anche se il pezzo da 47 francese fosse stato analogo, esso avrebbe potuto perforare il carro M13 a distanze di almeno 500 m sulla torretta frontale, circa 800-1.000 m sullo scafo frontale, e circa 1.200-1.500 metri sui fianchi. Al contrario, l'S.35 sarebbe stato probabilmente invulnerabile sulla parte frontale dello scafo fino a circa 300 metri (per il Pak 36 la valutazione è sui 200), la torretta probabilmente era invulnerabile fino a 100 metri o anche meno (55 mm è più o meno la perforazione del cannone da 47/32, tra l'altro in realtà pare sia un 47/36, a 100 metri); gli stessi fianchi, sono praticamente intangibili fino a circa 300 metri a far tanto, idem per il retro. Quindi è un mezzo che, finché riusciva a tenere ad almeno 300 metri l'M13, avrebbe avuto poco da temere (qualche colpo fortunato sulle feritoie o sui cingoli, o corazze di tipo sub-standard). Nel mentre avrebbe crivellato di colpi l'M13 fino a distanze di 1 km almeno. Per rimettere in pari la tenzone ci sarebbe voluto l'M15/42!
La dotazione di colpi era simile, ma leggermente a vantaggio del carro italiano, almeno finché non venne ridotta a soli 87 colpi (anziché 104) durante la produzione. Le mitragliatrici erano provviste di circa 3.000 colpi, ma nel caso del mezzo italiano non erano intercambiabili con le armi della fanteria vere e proprie, né come modello di arma, né come calibro. L'S.35 era simile, ma in genere aveva solo la coassiale da 7,5 mm (provvista di un suo apposito scudo, e orientabile in maniera autonoma fino a 10°!), qualche volta un'altra in funzione a.a. (probabile, nemmeno sicuro); del resto, non tutti gli M.13 avevano l'arma a.a.
Il vero spartiacque, era comunque sia, che l'S.35 aveva una torretta monoposto anziché biposto come quella italiana, certo più moderna in questo senso. La torretta dei carri francesi era simile a quella dei B-1, ma in questo caso aveva l'anello di rotolamento aumentato da circa 1 a 1,1 metri. Questa differenza era apparentemente poco importante, ma in realtà aiutava il terzo uomo d'equipaggio a caricare il pezzo, così che in realtà, più che torretta da un uomo, era una torretta da 'un uomo e mezzo', come talvolta è stata definita. Strano ma vero, le torri biposto vennero costruite in Francia, ma relegate essenzialmente alle autoblindo, come le P.178.
L'M13 aveva teoricamente una radio, l'S.35 però ne prevedeva addirittura due. Ad ogni modo, entrambi i carri ebbero, inizialmente, ben poco in questo senso e nell'esercito francese solo i capo-plotoni ebbero carri con la radio. Anche per questo, il radiofonista era 'libero' per aiutare il capocarro.
Naturalmente, un carro con 4 uomini d'equipaggio e torretta biposto era meglio di un carro con 3 uomini e torre monoposto, anche da un punto di vista di manutenzione e 'turni'. Però l'S.35 era pur sempre più potente, aveva sistemi di puntamento probabilmente superiori (non ci vuole tanto, pare che il S.Giorgio degli M13 avesse soltanto 1,25x! Anche se il campo di visione era di ben 30°). Ma sopratutto, aveva una cupola, che aiutava senz'altro il capocarro a vedersi attorno, sebbene questo vantaggio fosse annullato dal fatto che non aveva un portello superiore. Però, almeno quando si trattava di combattere 'coperti', era certo un vantaggio per il SOMUA.
Infine: entrambi i contendenti avevano proiettili sia HE che AP per i loro cannoni principali.
Dove c'era un vantaggio netto dell'S.35, però, non era nella potenza perforante leggermente superiore del suo cannone, o nel numero un pò più elevato di munizioni (ma le fonti, qui, non sono concordi: tra 85 e circa 118 proiettili). Il fatto è che l'M.13 aveva un cannocchiale di puntamento tipo 30°x1,25, quindi privilegiava l'angolo visuale rispetto alla limitatissima capacità di ingrandimento (1,25x è praticamente impercettibile!). L'S.35, invece, aveva un telescopio di puntamento da 4x e questo, notare bene, era un valore che -sebbene sacrificasse un pò il campo visivo- era superiore a quello di praticamente tutti i carri armati della II guerra mondiale!!! Con un simile ingrandimento, anche a scapito del campo visivo (e della luminosità) era possibile realmente avvistare ed identificare bersagli anche lontani (è lo stesso ingrandimento dei fucili da cecchino dell'epoca, e se è per questo, anche di armi relativamente moderne come l'SVD Dragunov). Questo è un vantaggio tutt'altro che lieve, così come la presenza di due binocoli periscopici e due iposcopi nella cupola (girevole) del capocarro.
Entrambe le torrette erano motorizzate: elettrica per i francesi (ma con aggiuntamento 'fine' manuale) e idraulica per i mezzi italiani, che però spesso toglievano l'attrezzatura per recuperare spazio e per disfarsi di un aggeggio pressoché inutile, specie in terreni pianeggianti. Tanto, la portata pratica dei cannoni era, secondo molte fonti, di circa 300 metri o giù di lì, e in azione si finiva per andare alla 'carica' manovrando probabilmente più il mezzo che la torretta di per sé, per trovare i bersagli.
E adesso, riassunto principale di TUTTE le caratteristiche di questi carri armati:
Dimensioni:
S.35: 5,38 m (Lu) x 2,12 m (La) x 2,62 m (H)
M13/40: 4,91 m (Lu) x 2,28 m (La) x 2,37 m (H)
Blindatura: scafo anteriore --- laterale ---- posteriore ---- superiore --- inferiore --- torre anteriore --- laterale --- posteriore -- superiore
M13/40: 30 mm/11° 25 mm/9° 25 mm/20° 15 mm 6 mm 42 mm 25 mm/? 25 mm? 15 mm?
S.35: 35-40 mm/22° 35-40 mm/? 25-35 mm/22° 20 mm 20 mm 47-56 mm 46 mm/22° 46 mm/22° 30 mm/72-90°
(inf: 10+25)
NB: dati ricavati da wikipedia.it (usando la descrizione dell'M15/42, che del resto è molto simile, anche se ha corazza anteriore più spessa), e da wikipedia.fr.
Armamento:
S35: 1 cannone da 47/32 mm (118 cp) 1 o 2 MG cal 7,5 mm (2.200-2.502 cp?); elevazione -/+ 18 (o +/-20)°
M13/40: 1 cannone da 47/32 mm (104 o 87 cp); 3 o 4 MG cal 8 mm (c.a. 2.592-3.000 cp?) elevazione -10/+20°
Motore:
S.35: un SOMUA benzina V-8 da 190 hp ufficiali, marce 5+1, avviamento elettrico (batteria), 410 l (più riserva?), consumo 1,5 mp*gl (cross country 0,5)
M13/40: SPA diesel da 125 hp (o cv?); marce 4+1; avviamento elettrico (batteria); 180 l
Prestazioni:
S.35: v.max 40 km/h, 26 cross country; auton. 230-260 km, 130 km cross; guado 1 m, trincea 2-2,13-2,30 m; gradino 0,76 m, rampa 40-70%
M13/40: v.max 30 km/h, 15 cross country;auton 190-210 km; 10 h cross; guado 1 m, trincea 2,1 m; gradino 0,8 m, rampa 40%
Dati aggiuntivi utili:
-Matilda II:
26, 9 t, 5,61x2,59x2,51 m 2x95 hp (190 l)x145 km (90 cross); 23 (14) km/h;
corazza 78 mm frontale scafo, 75 torretta; lati scafo, 40+25 o 70 mm; superiore 20 mm, fondo 13 mm. Armamento 40/50 mm (93 cp) e 1x7,92 (2.925)
-Panzer III J:
21,5 t, 5,56x2,95x2,5 m; 300 hp (320 l)x155 (100 ) km; 40 (30 ) km/h;
corazza 50 mm frontale scafo e 50 torre, lati 30 mm, superiore 10 mm, fondo 16 mm; armamento 50/42 o 50/60, con 99 o 84 cp; 2x7,92 mm (2.700)
-Crusader II:
19 t, 5,99x2,64 x 2,235 m; 340 hp (180 l)x140-80 km; 48(30) km/h;
corazza 30-40 mm frontali scafo, 49 torretta, lati 28 mm, superiore 12 mm, inferiore 7; armamento 40/50 mm(104 cp); 1x7,92 e 1x7,7 mm (4.500+600)
-Sherman M4A1:
30,2 t, 5,84x2,61x2,74 m; 400 hp (630 l)x185(110) km; 39 km/h (30);
corazza scafo 51 mm (a 56°); torretta 76 mm; lati torre 51 mm, lati scafo 38 mm, superiore 19 mm, fondo 13 mm. 75/37 mm, 90 cp + 12,7 mm (300 cp) e 2x7,62 (4.750 cp).
And the winner is....
Vabbé, avrete capito che il migliore dei due era il SOMUA S.35. Superiore come mobilità (a parte che in zone montane o molto fangose), superiore come protezione, nell'insieme migliore anche come potenza di fuoco (nel tiro controcarri, non contro le fanterie), l'S.35 era un veicolo molto più grosso e pesante dell'M13 e naturalmente faceva valere questa supremazia.
Peraltro, per essere così leggero, l'M13 era senz'altro un buon veicolo: in teoria era persino meglio del Panzer III tedesco (37 mm e corazza da 30 mm) del 1940, anche se in pratica le cose non erano affatto così buone per il carro italiano; idem per i carri 'cruiser', poco protetti, similmente armati, ma più veloci dell'M13.
Da notare, infine, che l'S.35 non era davvero un equivalente perfetto dell'M13 perché più pesante di circa il 40-50%. Ma, sebbene fosse di manutenzione notorialmente laboriosa, l'S35 era un mezzo da combattimento superiore all'M13, e la cosa è anche più notevole, se si considera che non si tratta di mezzi coevi, ma solo (apparentemente) equivalenti. Infatti, l'S.35 era nato ed omologato nel 1935 circa, ovvero ben 5 anni prima dell'M13. All'epoca, in Italia il corazzato più nuovo era l'L.3/35, da 3.500 kg circa, armato solo di mitragliatrici e con corazza da 13 mm. Ottimo per la sua classe di 'pesi piuma', ma solo uno scherzo rispetto all'S35 (e praticamente, a qualsiasi altro carro armato).
Conseguentemente, non c'é dubbio che i Francesi, con l'S.35, ottennero un mezzo da battaglia potente, e largamente in anticipo sui tempi, perché all'epoca l'unico carro che poteva sfidarlo era, probabilmente, il BT-5 (e anche il suo compagno 'pesante', il T-28) dell'Armata rossa. Gli altri eserciti, invece, erano alle prese con varie 'tankette', Panzer I, CV33/35 'six tons' e simili. Nulla di cui seriamente preoccuparsi. In Italia, per esempio, il primo carro che poteva in qualche misura disputare la superiorità dell'S.35 apparve solo 4 anni dopo, ed era il mediocrissimo M.11, armato con un cannone insufficiente contro le corazze da 40+ mm, e per giunta in casamatta. Ne vennero prodotti appena 100 esemplari, perché ci si accorse che bisognava fare qualcosa di meglio, come fu effettivamente fatto poi.
Nel maggio del 1940, quando l'M13 era ancora un prototipo, erano disponibili circa 400 di questi potenti carri e fu solo l'uso strategicamente sbagliato (mandare le divisioni di cavalleria in Belgio e farle tagliare fuori dall'avanzata tedesca), che non gli fece recitare una parte ben più credibile e duratura nei libri di Storia. Ironicamente, due dei suoi maggiori limiti -la cupola senza apertura, e la scarsità di radio- vennero risolti.. ma dagli occupanti tedeschi.
Quanto alla disfida con l'Italia, è probabile che non solo l'M13, ma nemmeno il più affidabile e veloce M14/41 (con motore da 140 cv) avrebbe potuto reggere il confronto. Verosimilmente, soltanto nel 1942 arrivò un carro armato che poteva confrontarsi alla pari con l'S35, ovvero l'M15/42 (corazza più spessa, cannone da 47/40, motore da 192 cv a benzina.. praticamente come nell'S35!).
Questo era provvisto di un motore da 192 cv, che garantiva 38-40 km/h su strada e circa 20 fuoristrada, con un'autonomia di 220 km (stando a Storia Militare 6/2000, l'M11 aveva 210 km, l'M13 190, l'M14 180 km, tutti con la stessa quantità di carburante diesel). Aveva il cannone da 47/40 di cui sopra, con 111 colpi, la corazza anteriore di scafo era aumentata del 50% a 45 mm, per tutto il resto -a parte un generico miglioramento di dettaglio- era identico ai tipi precedenti come armatura. La lunghezza aumentava a 5,05 m e il peso a 15 tonnellate.
L'M15/42 (carro medio da 15 t del 1942) aveva un 47/40 mm Mod 1938, pare che a breve raggio potesse perforare 112 mm a 100 m (wikipedia.it qui fa confusione, perché parla di un proiettile EP da 900 m/sec, quando è assurdo che non solo un tale proiettile sia sparato così veloce, ma anche che poi la sua penetrazione decresca a 60 mm a 500 m, e 43 mm a 1 km, 24 mm a 2 km: questo è un proiettile perforante, senza alcun dubbio, e non una 'carica cava'); parla anche di munizioni EPS che perforavano ben 115 mm (ah-ah-ah, quanto una granata HEAT di un obice da 105 mm?? assurdo), con un totale di 111 colpi. La torre anteriore era corazzata con 49 mm a 16° e l'acciaio era leggermente migliore dei carri precedenti. Nell'insieme era un buon veicolo da combattimento.. per il 1941. Ma desolatamente superato nel 1942-43, tanto che non combatté mai in Africa.
E solo nel 1943 arrivò un carro capace di battere nettamente l'S.35: il P.26/40, il quale però rimase solo prototipo per il R.Esercito, perché dopo un paio di esemplari, tutti gli altri vennero completati per i Tedeschi.
Se non altro, pare che il grazioso ma assai pesante S.35 fu grande ispiratore di un altro carro, ma ben più importante: l'M4 Sherman, che principalmente era diverso per una torretta grande e pesante, con un cannone potente e sopratutto, 3 uomini. Proprio quel che sarebbe servito all' S35, se soltanto ci fosse stato modo pratico di modificarlo in tal senso. I Francesi ci andarono vicino, con il progetto Char G1 da '20 tonnellate', per il quale erano state considerate torri a due o anche tre posti, che si sarebbe voluto, ad un certo punto, anche installare sull'S.35 aggiornato. Ma non se ne è fatto nulla.
Nell'insieme, l'S.35 è un mezzo per certi versi più 'vecchio' dell'M13/40. Del resto, è effettivamente più anziano come data di nascita, ma sopratutto sembra concepito ancora come un veicolo d'altri tempi, mentre l'M13/40, per quanto semplice, era pur sempre un carro più 'da II guerra mondiale', anche se tecnologicamente -diesel a parte- era una mezza ciofeca. Più che altro, le sospensioni e le piastre piane lo rendevano più 'attuale' rispetto all'S.35, anche se paradossalmente, quest'ultimo era un mezzo più potente e moderno nel suo insieme! Diciamo che era uno di quei paradossi storici come tanti se ne videro in quegli anni (caccia biplani che davano dietro a dei bombardieri bimotori, per esempio!), chiaramente di transizione tra la belle epoque e la semplificazione brutale della guerra moderna.
Questa è un'altra piccola perla per la gioia dei wargamers d'inizio guerra. Chi di questi due carri poteva battere l'altro?
Bella domanda, visto che la sfida, non era affatto così impossibile né improbabile. In realtà, non c'é stata solo perché, nel 1940, la Francia è crollata miseramente (e a sua volta, questa è stata la ragione per cui Mussolini entrò in guerra!). Altrimenti, se le cose avessero preso una diversa piega, avremmo visto forse, verso la fine del 1940-inizio 1941, un confronto diretto tra questi due carri armati. Invece non ci fu, e anzi, l'S.35 entrò in servizio nel R.Esercito, anche se non combatté mai assieme all' M.13-15.
Già nel 1934, l'Esercito francese volle una nuova 'automitragliatrice' per equipaggiare le sue divisioni corazz.... err, di cavallaria meccanizzate, e l'anno dopo venne presentato il prototipo di questo mostro corazzato, costruito dalla SOMUA (Société d'Outillage Mécanique et d'Usinage d'Artillerie) e presto adottato, tanto che entrò in servizio nel 1936, e per il 1938 ce n'erano circa 100 in carico. La produzione continuò con una certa lentezza, ma a maggio del 1940 c'erano circa 400 mezzi in servizio, di cui circa 240 in carico alle tre DLM francesi, assieme ad un numero simile di H-35. Poche decine d'altri vennero realizzati, durante la guerra-lampo ad occidente.
Nel frattempo, erano anche stati studiati modelli migliorati, persino un semovente d'artiglieria con un pezzo da 75 mm anteriore, e una specie di torretta per il controllo del tiro, priva di armamento, pronto fin dal 1937 ma ordinato per la produzione solo 3 anni dopo. C'era anche l'evoluzione S.40 con torretta saldata, motore potenziato e sospensioni migliorate; e il previsto S.41, con corazze aumentate a circa 60 mm.
Dall'altro lato, gli M13 cominciavano a fare i primi passi, con gli studi iniziati seriamente attorno al 1937. Il prototipo, derivato in larga misura dall'M11/39, suggellò il passaggio dal 'semovente' al 'carro armato' (anche se poi gli italiani... saranno molto lesti nel ritornare sui loro passi, visto che apparentemente funzionavano molto meglio con i carri-casamatta che con quelli convenzionali), venne fuori nel febbraio del 1940. I primi 15 divennero disponibili nel luglio successivo, e per la fine dell'anno ne vennero realizzati sui 250 esemplari, con ritmi di produzione anche di 60-70 al mese. Dallo scafo n.800 venne installato un motore migliore (da 145 hp o cv), dando origine all'M14/41 (anche se il vecchio motore rimase in alcuni, sfortunati mezzi anche di questo modello), che era leggermente più veloce (32-33 km/h anziché 30 e 16 vs 15 fuori strada, a prezzo però di 10 km in meno di autonomia).
Ecco in dettaglio, i due contendenti:
dal lato italiano, al peso di circa 14.000 kg effettivi, abbiamo l'M.13/40, carro che, come dice il nome, è un 'Medio' da 13 tonnellate nominali, entrato in servizio nel 1940.
Corazzatura: fino a 42 mm; armamento 1x 47 mm e fino a 4x 8 mm. Velocità: 30 km/h (15 fuori strada), massima autonomia 200-210 km.
Dal lato Francese, al peso di 19.500 effettivi, abbiamo l'S.35, nome meno chiaro, che significa comunque un carro del 1935. Anche esso era 'medio', ma per gli standard francesi! Il risultato è che esso aveva una massa di 19.500 kg.
Corazzatura: 20-55 mm; armamento 1x47 mm e 1-2 x7,5 mm; velocità 40 km/h, massima autonomia 220-230 km.
Questi contendenti, comunque sia, sono ben noti e se qualcuno ha bisogno di notizie extra, può trovare qui entrambi: ecco l'M.13 e l'S.35.
Confronto diretto:
Dimensioni:
* S.35: 5,38 m (Lu) x 2,12 m (La) x 2,62 m (H)
*M13/40: 4,91 m (Lu) x 2,28 m (La) x 2,37 m (H)
Mobilità
La prima e spesso più dimenticata capacità di un carro, è ovviamente quella di potersi muovere per dare battaglia. L'S.35 aveva un potente motore a benzina da 190 hp. Con questo, pur senza particolari pregi in termini di rapporto potenza:peso (sui 10 hp/t), era pur sempre capace di circa 40 km/h su strada, e fino a circa 30 cross-country. L'M13/40, invece, aveva un motore da 125 hp, ma sopratutto, questo motore era un diesel, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che aveva questa soluzione. Vantaggi: molto più economico, tanto da avere quasi la stessa autonomia nonostante l'enorme differenza di carburante: appena 145 litri di gasolio, più 35 di riserva (non è chiaro se usata o meno, probabilmente sì) contro 400+110 litri dell'S.35! Ergo, 180 vs 510 litri. Il gasolio costava di meno, e sopratutto non esplodeva (quanto meno, non i suoi vapori).
Queste erano le buone notizie. La cattiva notizia era, però, che i motori dell'epoca non erano ancora pienamente maturi, per questo la panzerwaffe volle i motori a benzina per tutto il conflitto, malgrado fosse proprio in Germania dove nacque il Diesel. I 125 hp (più probabilmente, CV, che è leggermente di meno) dell'M13/40, erano troppo scarsi per muoverlo in maniera adeguata. Di fatto, era appena migliore di un carro da fanteria. Per giunta, almeno inizialmente, era tutt'altro che affidabile. Forse è ironico, ma il definitivo M15/42 ebbe un motore a benzina da 192 cv (o hp? la differenza è di circa l'1,6% a vantaggio della misura anglosassone), esattamente come l'S.35 sette anni prima!
Visto dall'altra parte, invece, l'S.35 appariva ben più brioso. Nonostante pesasse un 50% in più, aveva un rapporto potenza:peso superiore ed era più veloce di circa il 30%, per giunta il motore era naturalmente più brillante in accelerazione, ripresa ecc rispetto al diesel. Nonostante il consumo elevato di un motore a benzina e per giunta, più potente, era persino leggermente superiore quanto ad autonomia, andando sui 230 km vs 210, cosa non da poco se si considera che in genere i diesel sono nettamente superiori in quest'aspetto. Per fare questo, però, l'S.35 doveva portarsi dietro oltre 500 litri di pericolosa benzina. Data la sua protezione, però, non pare che questo sia stato un grave problema.
In verità, ottenere contemporaneamente un motore a benzina, un miglior rapporto potenza:peso e un'autonomia superiore significava vincere su tutti gli aspetti. Peraltro, questo avveniva non senza pagare un costo notevole, sia di acquisizione che di manutenzione. L'S.35 era un carro molto impegnativo, per le tasche degli eserciti dell'epoca! Del resto stiamo parlando di un mezzo apparso quando in Italia c'erano i CV.35, da 3,5 tonnellate!
Le sospensioni erano diverse: a balestra con coppie di ruote collegate, nel caso del carro italiano, una soluzione semplice ma limitata; molle a balestra e a spirale per l'S.35.
Come capacità di arrampicata, è probabile che l'M13 potesse far di meglio, essendo nato per il territorio italiano. Ma, come capacità di movimento in generale, l'S.35 era meglio, e per giunta, negli anni in cui era entrato in servizio, c'era stato il tempo di aggiustare più di un problema. L'M13 non ebbe tale beneficio, anche se discendeva direttamente dall'M11/39. Questo significa che probabilmente, l'M13, nei fatti, era troppo inaffidabile e debole per ottenere davvero i risultati calcolati in teoria.
Protezione
Qui l'S.35 aveva senz'altro il suo maggior vantaggio. Era proprio un altro mondo rispetto all'M13 e va spiegato bene, per capirne l'essenza, dati i suoi molteplici aspetti. Lo spessore massimo era sui 55-56 mm contro 42, ma il problema non era solo questo. Lo spessore minimo era di 20 mm, mentre i carri italiani avevano un cielo dello scafo di 15 mm, e la parte ventrale di appena 6 mm, cosa che ovviamente li rendeva vulnerabili alle mine.
La corazza dell'S.35, oltre ad essere più spessa frontalmente, era più spessa anche in altre parti. Sulla parte frontale dello scafo era di circa 40 mm, con un'angolazione ridotta, ma pur sempre presente. L'M.13 arrivava solo a 30 mm.
Lateralmente, invece, l'S.35 arrivava a 40 mm (leggermente inclinati) vs appena 25 mm (nella parte inferiore dello scafo, l'S.35 aveva 10 mm come 'skirts' e 25 mm dello scafo vero e proprio). La torretta aveva circa 45 mm laterali vs 25 mm.
Questo significa che l'M.13, malgrado la corazzatura massima di 42 mm della torretta frontale, era in realtà molto vulnerabile. Riassumendo:
Frontale torretta: 56 vs 42 mm
Lati torretta: 45 vs 25 mm
Frontale scafo: 40 vs 30 mm
Lati scafo: 40 vs 25 mm
Inferiore e 20 vs 6 mm
superiore: 20 vs 15 mm
Da questi dati emerge chiaramente come l'S.35 fosse un osso molto più duro da rodere. Infatti, questo significa non soltanto che la blindatura fosse, nella maggior parte dei punti, più spessa di almeno il 50% (e non 'solo' del 30% come nella parte anteriore). Significa anche che essa si poneva all'estremo limite delle possibilità dei cannoni dell'epoca, che per l'appunto, erano praticamente incapaci di perforare 50 mm se non a brevi distanze e perpendicolarmente. 40 mm leggermente inclinati, significavano resistenza fino a forse un paio di centinaia di metri, e solo in condizioni ideali (annullate da angoli laterali anche modesti, tipo 15-20°).
L'M.13, invece, era vulnerabilissimo sui lati di torre e scafo, anche a più di un km di distanza, ovvero fino al massimo raggio di tiro utile dei cannoni dell'epoca, come il 2 lb inglese.
Quindi, questi dati ci dicono chiaramente come l'S.35 fosse non solo 'un pò più protetto' dell'M13, ma proprio un'altra cosa.
Inoltre:
1- era corazza interamente di fusione. In pratica, l'intero carro era fatto di tre grandi pezzi: scafo inferiore, scafo anteriore e posteriore, più la torretta (monoblocco). Tutto molto semplice, tenuto insieme tuttavia da bulloni anziché da saldature. Del resto, era poco pratico per riparare un carro altrimenti irrecuperabile, se si fosse dovuto anche dissaldarlo. In ogni caso, i carri postbellici come gli M48 erano fatti praticamente allo stesso modo (ma saldati anziché imbullonati). Questa struttura è quella di gran lunga più robusta, senza soluzioni di continuità a parte la vulnerabile linea imbullonata (che qualche volta poteva cedere a colpi diretti, secondo alcune fonti, ma dev'essere stato fenomeno assai raro, a giudicare dalle ridotte perdite degli S.35 in azione in Belgio).
Tutt'altra cosa era lo scafo e la torre degli M.13, pieni di bulloni e rivetti, e quindi, strutturalmente fragili e laboriosi da assemblare. Peraltro erano facili da riparare e non richiedevano tecnologie molto sofisticate, ma questa non era certo una risposta adatta alla minaccia. A questo aggiungiamo pure la scarsa qualità delle blindature, lo spessore modesto, e la scarsa inclinazione, apparentemente simile a quella dell'S.35, ma in realtà peggiore essendo pur sempre un carro fatto di piastre piatte assemblate (le uniche parti realmente 'curve' erano la torretta e lo scafo inferiore).
2- qualità dell'acciaio. Non è noto quanto buono fosse quello dei carri francesi, ma di sicuro non era peggio di quello italiano, fatto in maniera 'autarchica' visto che oltretutto le risorse andavano date alla marina per le sue imprescindibili navi da battaglia.
3- l'estensione delle protezione. Nemmeno questa era una cosa da sottovalutare. L'M13 aveva una casamatta per l'equipaggio e la torretta, e poi una struttura separata per il motore, con portellini laterali apribili, quasi come se fosse un casotto di un pozzo. Le sospensioni erano totalmente esposte.
L'S.35, invece, aveva le sospensioni protette, così come gran parte dei cingoli. Inoltre, il comparto motore era parte integrante dello scafo, non c'era alcuna linea di continuità né variazione di protezione, per cui il livello di corazzatura era grandemente superiore, e in caso di forte shock (per esempio, una granata HE o una bomba esplosa vicino), lo scafo non rischiava di rompersi, essendo un tutt'uno per l'intera lunghezza. Non solo: ma i progettisti dell'S.35 avevano anche fatto molta attenzione contro armi di tipo 'non a tiro diretto'.
Contro le mine, mentre l'M13 aveva una protezione solo simbolica, l'S.35 era molto più robusto. Infatti, lo scafo aveva non solo un fondo monoblocco, ma di ben 20 mm di spessore, in netto contrasto con gli appena 6 mm dell'M13! Inoltre, esisteva un vero e proprio vano tra fondo scafo e comparto equipaggio, dove c'erano batterie, munizioni (8 dei 15 caricatori di mitragliatrice, ciascuno con 150 colpi) ed altri equipaggiamenti. Questo aiutava senz'altro ad attutire anche esplosioni sotto lo scafo.
E il tiro delle artiglierie o mitragliamenti era certo meglio contrastato da una corazza superiore spessa circa il 30% in più sullo scafo, e il 100% sulla torretta, sebbene i pochi mm di spessore dell'M13 non fossero così inusuali, dato che persino carri come il Panther non erano esattamente protettissimi sul tetto. Però è un indubbio vantaggio dell'S.35 essere stato concepito 'anche' con questo problema in mente.
Quindi: corazza spessa a giro d'orizzonte (incluso il retro di scafo e torretta), con una struttura mediamente più angolata (sui 20° e passa, contro 10-15° del tipo italiano); protezione ragionevole contro fuoco dall'alto, e protezione adeguata contro le mine, nonché a favore di cingoli e sospensioni. Lo scafo inferiore, grazie alla corazza a doppio strato, era per certi versi persino più resistente di quello superiore, monoblocco e inclinato sensibilmente. Nulla di tutto questo era presente sull'M.13/40, o sui suoi successori.
4-L'S.35 aveva anche attenzione per gli incendi: esisteva un vero apparato di estintori (tipo 'Telecalamit') nel comparto motore e persino equipaggio, una soluzione che l'M13 non aveva affatto (a parte la presenza di qualche bombola ad azionamento manuale, ovviamente!) e che diverrà diffusa solo anni dopo la fine della guerra (e qui, invece, siamo nel 1935!). E non solo: i serbatoi di benzina (quanto meno quello più grande) erano auto-stagnanti. Cosa che all'epoca era tutt'altro che diffusa, tanto che nemmeno molti tipi di aerei avevano serbatoi di questo tipo, pur non avendo alcuna corazza per proteggerli! Essi erano disposti ai lati del motore, quindi lontani dall'equipaggio; tra il vano motore e quello di combattimento, per giunta, esisteva anche una paratia taglia-fuoco. Che si aggiungeva alla protezione balistica, all'attrezzatura antincendio e ai serbatoi autostagnanti, dando complessivamente un'eccellente protezione, nonostante i rischi dati dalla benzina.
Per queste due ragioni, è molto probabile che anche la maggiore quantità di carburante degli S.35 era, in realtà, molto meno pericolosa del gasolio degli M13 (sommando corazzatura+serbatoi autostagnanti+estintori).
5-Infine, va detto che l'S.35 era capace di operare in ambiente 'NBC', nel senso che aveva guarnizioni per tutte le sue aperture. Lo stesso, non pare si possa dire dell'M13. Questo, anche grazie alla struttura così 'solida' dell'S.35, senza pericolosi spacchi tra le lamiere, tra cui eventualmente potevano penetrare gas (o benzina, e persino schegge!), a causa di rivettature difettose.
Potenza di fuoco
Qui, almeno apparentemente, l'M13/40 era leggermente migliore. Infatti, entrambi avevano un cannone da 47 mm, più precisamente entrambi avevano un cannone da 47/32 mm! Ma non era lo stesso tipo di cannone: quello francese era più potente e sparava proiettili a velocità prossime a 800 m/sec anziché poco più di 600! Il che dava maggiore penetrazione, anche se non di moltissimo. L'M13, tuttavia, aveva una quantità di mitragliatrici: ben 4, tutte del potente calibro 8 mm, di cui una coassiale, una a.a. (rara all'epoca: però non era su di un affusto rotante, ma integrale alla torretta, apparentemente). E sopratutto, ben due sistemate in una casamatta anteriore, cosa che francamente è un pò eccessiva, visto che una normalmente è più che sufficiente, persino in carri armati nettamente più grossi! Forse avevano sviluppato l'impianto binato per la torretta dell'M.11 e non volevano farne a meno... dopo avere invertito la posizione di cannoni e mitragliatrici??
Purtroppo non è facile reperire i dati sulle capacità di perforazione del cannone francese: quello italiano, in genere, è dato per 43-44 mm a 500 m (in genere considerati ad angolo 0), ergo appena meglio dei pezzi da 37 mm come il Pak 36. L'arma francese dovrebbe essere simile o leggermente superiore (specie se è vero che il proiettile era sparabile a circa 800 m/sec anziché 630!). La cadenza di tiro era probabilmente, anch'essa comparabile.
Solo che, anche se il pezzo da 47 francese fosse stato analogo, esso avrebbe potuto perforare il carro M13 a distanze di almeno 500 m sulla torretta frontale, circa 800-1.000 m sullo scafo frontale, e circa 1.200-1.500 metri sui fianchi. Al contrario, l'S.35 sarebbe stato probabilmente invulnerabile sulla parte frontale dello scafo fino a circa 300 metri (per il Pak 36 la valutazione è sui 200), la torretta probabilmente era invulnerabile fino a 100 metri o anche meno (55 mm è più o meno la perforazione del cannone da 47/32, tra l'altro in realtà pare sia un 47/36, a 100 metri); gli stessi fianchi, sono praticamente intangibili fino a circa 300 metri a far tanto, idem per il retro. Quindi è un mezzo che, finché riusciva a tenere ad almeno 300 metri l'M13, avrebbe avuto poco da temere (qualche colpo fortunato sulle feritoie o sui cingoli, o corazze di tipo sub-standard). Nel mentre avrebbe crivellato di colpi l'M13 fino a distanze di 1 km almeno. Per rimettere in pari la tenzone ci sarebbe voluto l'M15/42!
La dotazione di colpi era simile, ma leggermente a vantaggio del carro italiano, almeno finché non venne ridotta a soli 87 colpi (anziché 104) durante la produzione. Le mitragliatrici erano provviste di circa 3.000 colpi, ma nel caso del mezzo italiano non erano intercambiabili con le armi della fanteria vere e proprie, né come modello di arma, né come calibro. L'S.35 era simile, ma in genere aveva solo la coassiale da 7,5 mm (provvista di un suo apposito scudo, e orientabile in maniera autonoma fino a 10°!), qualche volta un'altra in funzione a.a. (probabile, nemmeno sicuro); del resto, non tutti gli M.13 avevano l'arma a.a.
Il vero spartiacque, era comunque sia, che l'S.35 aveva una torretta monoposto anziché biposto come quella italiana, certo più moderna in questo senso. La torretta dei carri francesi era simile a quella dei B-1, ma in questo caso aveva l'anello di rotolamento aumentato da circa 1 a 1,1 metri. Questa differenza era apparentemente poco importante, ma in realtà aiutava il terzo uomo d'equipaggio a caricare il pezzo, così che in realtà, più che torretta da un uomo, era una torretta da 'un uomo e mezzo', come talvolta è stata definita. Strano ma vero, le torri biposto vennero costruite in Francia, ma relegate essenzialmente alle autoblindo, come le P.178.
L'M13 aveva teoricamente una radio, l'S.35 però ne prevedeva addirittura due. Ad ogni modo, entrambi i carri ebbero, inizialmente, ben poco in questo senso e nell'esercito francese solo i capo-plotoni ebbero carri con la radio. Anche per questo, il radiofonista era 'libero' per aiutare il capocarro.
Naturalmente, un carro con 4 uomini d'equipaggio e torretta biposto era meglio di un carro con 3 uomini e torre monoposto, anche da un punto di vista di manutenzione e 'turni'. Però l'S.35 era pur sempre più potente, aveva sistemi di puntamento probabilmente superiori (non ci vuole tanto, pare che il S.Giorgio degli M13 avesse soltanto 1,25x! Anche se il campo di visione era di ben 30°). Ma sopratutto, aveva una cupola, che aiutava senz'altro il capocarro a vedersi attorno, sebbene questo vantaggio fosse annullato dal fatto che non aveva un portello superiore. Però, almeno quando si trattava di combattere 'coperti', era certo un vantaggio per il SOMUA.
Infine: entrambi i contendenti avevano proiettili sia HE che AP per i loro cannoni principali.
Dove c'era un vantaggio netto dell'S.35, però, non era nella potenza perforante leggermente superiore del suo cannone, o nel numero un pò più elevato di munizioni (ma le fonti, qui, non sono concordi: tra 85 e circa 118 proiettili). Il fatto è che l'M.13 aveva un cannocchiale di puntamento tipo 30°x1,25, quindi privilegiava l'angolo visuale rispetto alla limitatissima capacità di ingrandimento (1,25x è praticamente impercettibile!). L'S.35, invece, aveva un telescopio di puntamento da 4x e questo, notare bene, era un valore che -sebbene sacrificasse un pò il campo visivo- era superiore a quello di praticamente tutti i carri armati della II guerra mondiale!!! Con un simile ingrandimento, anche a scapito del campo visivo (e della luminosità) era possibile realmente avvistare ed identificare bersagli anche lontani (è lo stesso ingrandimento dei fucili da cecchino dell'epoca, e se è per questo, anche di armi relativamente moderne come l'SVD Dragunov). Questo è un vantaggio tutt'altro che lieve, così come la presenza di due binocoli periscopici e due iposcopi nella cupola (girevole) del capocarro.
Entrambe le torrette erano motorizzate: elettrica per i francesi (ma con aggiuntamento 'fine' manuale) e idraulica per i mezzi italiani, che però spesso toglievano l'attrezzatura per recuperare spazio e per disfarsi di un aggeggio pressoché inutile, specie in terreni pianeggianti. Tanto, la portata pratica dei cannoni era, secondo molte fonti, di circa 300 metri o giù di lì, e in azione si finiva per andare alla 'carica' manovrando probabilmente più il mezzo che la torretta di per sé, per trovare i bersagli.
E adesso, riassunto principale di TUTTE le caratteristiche di questi carri armati:
Dimensioni:
S.35: 5,38 m (Lu) x 2,12 m (La) x 2,62 m (H)
M13/40: 4,91 m (Lu) x 2,28 m (La) x 2,37 m (H)
Blindatura: scafo anteriore --- laterale ---- posteriore ---- superiore --- inferiore --- torre anteriore --- laterale --- posteriore -- superiore
M13/40: 30 mm/11° 25 mm/9° 25 mm/20° 15 mm 6 mm 42 mm 25 mm/? 25 mm? 15 mm?
S.35: 35-40 mm/22° 35-40 mm/? 25-35 mm/22° 20 mm 20 mm 47-56 mm 46 mm/22° 46 mm/22° 30 mm/72-90°
(inf: 10+25)
NB: dati ricavati da wikipedia.it (usando la descrizione dell'M15/42, che del resto è molto simile, anche se ha corazza anteriore più spessa), e da wikipedia.fr.
Armamento:
S35: 1 cannone da 47/32 mm (118 cp) 1 o 2 MG cal 7,5 mm (2.200-2.502 cp?); elevazione -/+ 18 (o +/-20)°
M13/40: 1 cannone da 47/32 mm (104 o 87 cp); 3 o 4 MG cal 8 mm (c.a. 2.592-3.000 cp?) elevazione -10/+20°
Motore:
S.35: un SOMUA benzina V-8 da 190 hp ufficiali, marce 5+1, avviamento elettrico (batteria), 410 l (più riserva?), consumo 1,5 mp*gl (cross country 0,5)
M13/40: SPA diesel da 125 hp (o cv?); marce 4+1; avviamento elettrico (batteria); 180 l
Prestazioni:
S.35: v.max 40 km/h, 26 cross country; auton. 230-260 km, 130 km cross; guado 1 m, trincea 2-2,13-2,30 m; gradino 0,76 m, rampa 40-70%
M13/40: v.max 30 km/h, 15 cross country;auton 190-210 km; 10 h cross; guado 1 m, trincea 2,1 m; gradino 0,8 m, rampa 40%
Dati aggiuntivi utili:
-Matilda II:
26, 9 t, 5,61x2,59x2,51 m 2x95 hp (190 l)x145 km (90 cross); 23 (14) km/h;
corazza 78 mm frontale scafo, 75 torretta; lati scafo, 40+25 o 70 mm; superiore 20 mm, fondo 13 mm. Armamento 40/50 mm (93 cp) e 1x7,92 (2.925)
-Panzer III J:
21,5 t, 5,56x2,95x2,5 m; 300 hp (320 l)x155 (100 ) km; 40 (30 ) km/h;
corazza 50 mm frontale scafo e 50 torre, lati 30 mm, superiore 10 mm, fondo 16 mm; armamento 50/42 o 50/60, con 99 o 84 cp; 2x7,92 mm (2.700)
-Crusader II:
19 t, 5,99x2,64 x 2,235 m; 340 hp (180 l)x140-80 km; 48(30) km/h;
corazza 30-40 mm frontali scafo, 49 torretta, lati 28 mm, superiore 12 mm, inferiore 7; armamento 40/50 mm(104 cp); 1x7,92 e 1x7,7 mm (4.500+600)
-Sherman M4A1:
30,2 t, 5,84x2,61x2,74 m; 400 hp (630 l)x185(110) km; 39 km/h (30);
corazza scafo 51 mm (a 56°); torretta 76 mm; lati torre 51 mm, lati scafo 38 mm, superiore 19 mm, fondo 13 mm. 75/37 mm, 90 cp + 12,7 mm (300 cp) e 2x7,62 (4.750 cp).
And the winner is....
Vabbé, avrete capito che il migliore dei due era il SOMUA S.35. Superiore come mobilità (a parte che in zone montane o molto fangose), superiore come protezione, nell'insieme migliore anche come potenza di fuoco (nel tiro controcarri, non contro le fanterie), l'S.35 era un veicolo molto più grosso e pesante dell'M13 e naturalmente faceva valere questa supremazia.
Peraltro, per essere così leggero, l'M13 era senz'altro un buon veicolo: in teoria era persino meglio del Panzer III tedesco (37 mm e corazza da 30 mm) del 1940, anche se in pratica le cose non erano affatto così buone per il carro italiano; idem per i carri 'cruiser', poco protetti, similmente armati, ma più veloci dell'M13.
Da notare, infine, che l'S.35 non era davvero un equivalente perfetto dell'M13 perché più pesante di circa il 40-50%. Ma, sebbene fosse di manutenzione notorialmente laboriosa, l'S35 era un mezzo da combattimento superiore all'M13, e la cosa è anche più notevole, se si considera che non si tratta di mezzi coevi, ma solo (apparentemente) equivalenti. Infatti, l'S.35 era nato ed omologato nel 1935 circa, ovvero ben 5 anni prima dell'M13. All'epoca, in Italia il corazzato più nuovo era l'L.3/35, da 3.500 kg circa, armato solo di mitragliatrici e con corazza da 13 mm. Ottimo per la sua classe di 'pesi piuma', ma solo uno scherzo rispetto all'S35 (e praticamente, a qualsiasi altro carro armato).
Conseguentemente, non c'é dubbio che i Francesi, con l'S.35, ottennero un mezzo da battaglia potente, e largamente in anticipo sui tempi, perché all'epoca l'unico carro che poteva sfidarlo era, probabilmente, il BT-5 (e anche il suo compagno 'pesante', il T-28) dell'Armata rossa. Gli altri eserciti, invece, erano alle prese con varie 'tankette', Panzer I, CV33/35 'six tons' e simili. Nulla di cui seriamente preoccuparsi. In Italia, per esempio, il primo carro che poteva in qualche misura disputare la superiorità dell'S.35 apparve solo 4 anni dopo, ed era il mediocrissimo M.11, armato con un cannone insufficiente contro le corazze da 40+ mm, e per giunta in casamatta. Ne vennero prodotti appena 100 esemplari, perché ci si accorse che bisognava fare qualcosa di meglio, come fu effettivamente fatto poi.
Nel maggio del 1940, quando l'M13 era ancora un prototipo, erano disponibili circa 400 di questi potenti carri e fu solo l'uso strategicamente sbagliato (mandare le divisioni di cavalleria in Belgio e farle tagliare fuori dall'avanzata tedesca), che non gli fece recitare una parte ben più credibile e duratura nei libri di Storia. Ironicamente, due dei suoi maggiori limiti -la cupola senza apertura, e la scarsità di radio- vennero risolti.. ma dagli occupanti tedeschi.
Quanto alla disfida con l'Italia, è probabile che non solo l'M13, ma nemmeno il più affidabile e veloce M14/41 (con motore da 140 cv) avrebbe potuto reggere il confronto. Verosimilmente, soltanto nel 1942 arrivò un carro armato che poteva confrontarsi alla pari con l'S35, ovvero l'M15/42 (corazza più spessa, cannone da 47/40, motore da 192 cv a benzina.. praticamente come nell'S35!).
Questo era provvisto di un motore da 192 cv, che garantiva 38-40 km/h su strada e circa 20 fuoristrada, con un'autonomia di 220 km (stando a Storia Militare 6/2000, l'M11 aveva 210 km, l'M13 190, l'M14 180 km, tutti con la stessa quantità di carburante diesel). Aveva il cannone da 47/40 di cui sopra, con 111 colpi, la corazza anteriore di scafo era aumentata del 50% a 45 mm, per tutto il resto -a parte un generico miglioramento di dettaglio- era identico ai tipi precedenti come armatura. La lunghezza aumentava a 5,05 m e il peso a 15 tonnellate.
L'M15/42 (carro medio da 15 t del 1942) aveva un 47/40 mm Mod 1938, pare che a breve raggio potesse perforare 112 mm a 100 m (wikipedia.it qui fa confusione, perché parla di un proiettile EP da 900 m/sec, quando è assurdo che non solo un tale proiettile sia sparato così veloce, ma anche che poi la sua penetrazione decresca a 60 mm a 500 m, e 43 mm a 1 km, 24 mm a 2 km: questo è un proiettile perforante, senza alcun dubbio, e non una 'carica cava'); parla anche di munizioni EPS che perforavano ben 115 mm (ah-ah-ah, quanto una granata HEAT di un obice da 105 mm?? assurdo), con un totale di 111 colpi. La torre anteriore era corazzata con 49 mm a 16° e l'acciaio era leggermente migliore dei carri precedenti. Nell'insieme era un buon veicolo da combattimento.. per il 1941. Ma desolatamente superato nel 1942-43, tanto che non combatté mai in Africa.
E solo nel 1943 arrivò un carro capace di battere nettamente l'S.35: il P.26/40, il quale però rimase solo prototipo per il R.Esercito, perché dopo un paio di esemplari, tutti gli altri vennero completati per i Tedeschi.
Se non altro, pare che il grazioso ma assai pesante S.35 fu grande ispiratore di un altro carro, ma ben più importante: l'M4 Sherman, che principalmente era diverso per una torretta grande e pesante, con un cannone potente e sopratutto, 3 uomini. Proprio quel che sarebbe servito all' S35, se soltanto ci fosse stato modo pratico di modificarlo in tal senso. I Francesi ci andarono vicino, con il progetto Char G1 da '20 tonnellate', per il quale erano state considerate torri a due o anche tre posti, che si sarebbe voluto, ad un certo punto, anche installare sull'S.35 aggiornato. Ma non se ne è fatto nulla.
Nell'insieme, l'S.35 è un mezzo per certi versi più 'vecchio' dell'M13/40. Del resto, è effettivamente più anziano come data di nascita, ma sopratutto sembra concepito ancora come un veicolo d'altri tempi, mentre l'M13/40, per quanto semplice, era pur sempre un carro più 'da II guerra mondiale', anche se tecnologicamente -diesel a parte- era una mezza ciofeca. Più che altro, le sospensioni e le piastre piane lo rendevano più 'attuale' rispetto all'S.35, anche se paradossalmente, quest'ultimo era un mezzo più potente e moderno nel suo insieme! Diciamo che era uno di quei paradossi storici come tanti se ne videro in quegli anni (caccia biplani che davano dietro a dei bombardieri bimotori, per esempio!), chiaramente di transizione tra la belle epoque e la semplificazione brutale della guerra moderna.