Kursk 1943 all'amatriciana
29-8-17
Nell'analisi delle forze in campo durante la II GM c'é sempre questa lagna continua, specialmente in Italia: eh, ma le nostre forze armate non erano poi così potenti, non avevamo questo, non avevamo quello e per questo abbiamo perso.
E' sempre così.
Eppure, non è affatto vero quando preso testualmente.
Se andiamo a guardare il totale delle armi, al di là delle sparate alla 'otto milioni di baionette', l'Italia era una delle nazioni più forti al mondo nel 1940. Tanto per capirci, aveva: oltre 70 divisioni dell'esercito; 25 stormi da bombardamento e 8 da caccia dell'aviazione; oltre 150 navi di 1a linea e quasi altrettanti sommergibili.
In tutto parliamo di circa 2 milioni di uomini, 3.200 aerei da combattimento (di cui oltre 2.500 nei reparti di prima linea), 6 corazzate (di cui solo 2 all'epoca operative), 22 incrociatori, oltre 100 tra caccia e torpediniere, oltre 100 sottomarini, più unità sottili varie e reparti incursorni navali. Una forza del genere era ampiamente rispettabile, almeno sulla carta.
Poi, con Compass e la Grecia, si vide chiaramente quanto le F.A. italiane erano davvero efficienti. Molto poco. 4 gatti britannici cacciarono gli italiani fino in Tripolitania, con una serie di battaglie che si conclusero con la caduta di Tobruk, Bengasi, Bardia e la disfatta di Beda Fomm. Ma questo non fu certo possibile perché loro erano 'superiori'. Dove è l'evidenza di questa realtà? Se leggiamo i numeri, apparentemente non c'é nessun vantaggio.
Solo dopo quasi un anno e mezzo di fallimenti le forze italiane impararono a combattere in maniera rispettabile, ma generalmente accadde se c'era il camerata tedesco in zona. Da altre parti, invece, come in Etiopia, non c'era e quindi l'A.O.I. cadde. Con un pò di stile, almeno nella difesa finale di Gondar, ma cadde.
Per il resto, l'Italia non riuscì a neutralizzare quel puntino nel mare che è Malta; non riuscì a tenere le linee di comunicazione navali aperte; non riuscì a fare una bella figura in Belgio contro la Gran Bretagna, dove spese inutilmente le forze di circa 200 aerei moderni; venne brutalmente sconfitta in Africa Settentrionale, venne messa fuori gioco in AOI, e venne quasi ributtata a mare in Grecia, dove Atene passò all'attacco conquistando un terzo dell'Albania. L'Italia, già nell'autunno del 1940, aveva quasi sperimentato la sua Dunquerke!
Come sia stato possibile, è difficile da dire. L'Italia aveva speso quasi 20 anni di regime militarista mussoliniano. Aveva cresciuto generazioni nel mito della Patria e del Sacrificio. Aveva combattuto ininterrottamente per praticamente tutto il periodo tra le due guerre, tra l'altro vincendo contro l'Etiopia e i repubblicani in Spagna. Era rispettatissima, per via di gente come Mussolini, come Balbo, persino fallimenti come quelli di Nobile vennero spacciati per atti di eroismo, rimasti nella narrativa come esempi di glorioso fallimento. Quasi vinse la Coppa Schneider contro la Gran Bretagna, e comunque si è rifatta con il record mondiale del rosso Macchi 72, a tutt'oggi orgoglio nazionale.
E poi non era nemmeno questione del solo regime mussoliniano: in realtà l'Italia, fin dalla notte dei tempi è stata ricchissima di storia militare. Anche senza dover ritornare ai tempi dei Romani (che è tutto dire), abbiamo il rinascimento, i comuni, le lotte tra stati, e poi tutta la retorica nata col Risorgimento. E da lì c'é stata l'Unità d'Italia, con tutte le sue glorie e i suoi ben nascosti orrori, come lo sterminio dei meridionali con la scusa della lotta al brigantaggio, del servizio di leva e del pagamento delle tasse. E poi la Grande Guerra, che non era altro che il riflesso della filosofia militaresca dei Savoia e dei governi dell'epoca. E' sempre stato così, da questo punto di vista Mussolini non ha inventato molto. Nella Grande Guerra gli italiani sono stati macellati in incredibili quantità, come si vede a tutt'oggi dalle lapidi commemorative. Non c'é paesello di provincia, anche piccolissimo, che non abbia una fila di nomi, di persone che sono morte sull'Isonzo o sul Piave. Invariabilmente è una lista più lunga dei caduti della II Guerra mondiale. Se persino un paesone come Montalcino ha avuto più di 250 caduti (su poco meno di 10.000 abitanti) per andare a combattere una guerra a quasi 1.000 km di distanza, questo fatto rende bene l'idea. Una generazione distrutta (considerando anche i mutilati e feriti più o meno gravemente, malati ecc, più l'influenza spagnola e altre carestie). Tra l'altro, per la serie 'il fine giustifica i mezzi', il numero di esecuzioni nell'esercito italiano superò i 1.000 casi. I francesi, che ebbero il doppio delle nostre perdite (1,3 milioni di caduti, una cifra folle e inaudita), ne eseguirono solo la metà (cfr 'Orizzoni di Gloria' e il nostro 'Uomini contro'); i britannici ebbero 900.000 morti e 'solo' 300 fucilazioni. Queste furono terribili sia sotto Cadorna, che sotto il più comprensivo Diaz, che usò bastone e carota, anziché bastone e bastone come il predecessore.
Eppure, la I GM forgiò l'Italia moderna, unì gli italiani (o così si disse, vedi 'Fontamara' di I.Silone, per dirne una); e pochi anni dopo l'Italietta diventava una potenza militare rispettata, la guerra non era servita per capirne la follia, ma era posta come esaltazione. A Roma costruirono un monumento di incredibile diciamo così, 'impatto' col pretesto di onorare il 'milite ignoto', che credo non abbia minimamente alcun equivalente al mondo. Pensarono in grande, per davvero. E fatto il munumento, si onorarono i militi ignoti facendo tante altre guerre. Oltretutto l'industria aveva bisogno di fare guerre: la FIAT, per esempio, raggiunse all'epoca un'efficienza incredibile nella produzione bellica, mai più ripetuta, nemmeno nel conflitto successivo.
E così si arrivò all'inizio della guerra. L'Italia, sull'onda del successo. Avevamo un'enormità di mezzi e uomini. Navi incredibilmente potenti e veloci (incrociatori e navi leggere da oltre 40 nodi, quando le altre marine superavano a stento i 30!), avevamo moltitudini di cittadini entusiasticamente fascisti cresciuti a 'libro e moschetto', avevamo migliaia di aerei, pattuglie acrobatiche già all'epoca famosissime, avevamo ottenuto qualcosa come 115 record mondiali (come nessun altro), tra cui quelli di velocità (ridotta agli idrovolanti), quota (ancora oggi valida per aerei a pistoni), e distanza (solo su circuito chiuso). Più tutti i successi sportivi, come i mondiali di calcio del 1934 e 1938, i Bartali e Nuvolari ecc ecc. Più tutti i casi di concreta evoluzione sociale ed economica, che non erano solo fantasie della propaganda. Dalla battaglia delle Paludi ai treni in orario, l'Italia di Mussolini era un'entità apparentemente ben concepita e una macchina bellica potenzialmente ben oliata.
E invece, in pochissimo tempo, andò tutto a rotoli. Contro un nemico, la Gran Bretagna, che aveva perso gran parte dell'esercito a Dunquerke e che fino a qualche mese prima (settembre 1940) aveva avuto il concretissimo rischio d'invasione da parte dei tedeschi. E 3 mesi dopo, invece, sconfisse nettamente gli italiani in Africa, a 2.000 km dal lembo meridionale della Perfida Albione!
Forse questo aveva molto a che fare con l'inefficienza e la suddivisione delle F.A. italiane all'epoca: spreco di tempo e risorse erano cose comuni, specialmente se poi c'era sovrapposizione e competizione tra le F.A. come l'Esercito e la Marina.
Un esempio tra i tanti è il Dodecanneso, dove c'era una massa di artiglierie di tutte le F.A. italiane. Bisogna pensare a quante fossero davvero, perché è impressionante il numero di armi, ma anche la loro inefficienza lo è. Un pò perché erano vecchie, un pò perché appartenevano a tante branche diverse delle forze mussoliniane.
Anche nel fare i conti con le armi disponibili bisogna fare molta attenzione. L'artiglieria in Italia ha sempre goduto di ampia diffusione e riconoscimento, e si vede. Sarà perché c'erano molti castelli e poche pianure, o qualcosa del genere.
Però è chiaro che se per valutarne la forza la suddividi in tutta una serie di categorie e di unità d'appartenenza, i risultati sono ingannevoli.
Per esempio, in Italia c'era l'esercito regolare, le Camicie nere, i carabinieri, la Guardia di Frontiera, l'Aeronautica, la Marina, la DICAT (milizia contraerea) e forse me ne dimentico qualcuna.
Se però sommiamo tutte le dotazioni d'armamento, allora abbiamo un'enormità di cannoni. Nel giugno 1940, per esempio, le armi pesanti antiaerei italiane erano, suddivise per le varie unità di difesa aerea, qualcosa come circa 2.000 esemplari, chiaro? Duemila.
E nell'insieme, le artiglierie italiane erano qualcosa come 12.000 pezzi solo considerando quelle di calibro superiore ai 47 mm, quindi escluse la armi a.a. leggere e quelle controcarri.
Però, come si è visto, erano di molti tipi diversi, assegnate a molte forze diverse, e come se non bastasse, erano di innumerevoli modelli diversi. Ma una cosa le accomunava: erano quasi tutte obsolete. Proprio così: quasi il 99% di tutte queste armi erano pura ferraglia della Grande Guerra.
E' un puro e semplice inganno numerico, dunque. O quasi puro e semplice, perché poi la realtà è più differenziata di quello che si possa concludere con una battuta. Poi vedremo anche questo in dettaglio.
In Italia l'esercito era suddiviso in divisioni, come nelle altre forze estere, del resto. Ce n'erano oltre 70 all'inizio della guerra. E incredibile ma vero, ancora nell'estate del 1943 c'erano qualcosa come 80 (ottanta!) divisioni. E questo malgrado che almeno 10 divisioni vennero annullate durante la sola Operazione Compass, più quelle perse in Russia, più quelle perse in Africa successivamente, il tutto con centinaia di migliaia di soldati KO tra feriti, morti e prigionieri/dispersi (WIA, KIA e POW/MIA). Ed era un enorme numero anche quello delle artiglierie e materiali di ogni sorta perduti ogni volta.
Il paradosso, con le forze italiane, era dietro l'angolo, del resto: da un lato avevi record mondiali a dozzine, grandi aviatori e organizzatori, dai Ferrarin a Balbo (con le prime crociere sull'Atlantico: prima si mandavano via gli italiani con tanto di navi 'trasporto emigranti', e poi li si faceva sentire più a casa andandoli a trovare con gli aerei); dall'altro avevi reparti operativi con velivoli sempre più obsolescenti, dopo la 'vampata' di novità di metà anni '30, novità che poi rapidamente decaddero.
Da un lato avevi il centro di Guidonia e il prestigio di gente come Crocco, Guidoni e ovviamente, Marconi; dall'altra la mancanza di radio riceventi su quasi tutti i caccia italiani.
Il problema da calcolare è che l'Italia a sua volta produceva molti materiali bellici. Inoltre aveva, come sempre accade in questi casi, fame di qualsiasi cosa gli veniva comodo. Nell'artiglieria, che è forse il bene più 'durevole' tra quelli bellici, vennero inglobati materiali nazionali, ma anche armi provenienti dagli alleati tedeschi (come i pezzi da 88, oltre 500 forniti all'Italia, non contando quelli usati direttamente dagli alleati); armi provenienti da prede di guerra francesi, iugoslave, greche, britanniche, polacche, belghe. Persino armi sovietiche come cannoni calibro 122 mm vennero poi inglobate nella bulimica macchina bellica italiana, sebbene poi le abbiano usate essenzialmente per compiti secondari, come la difesa costiera, piuttosto che come pezzi campali di prima linea.
Ma per quello che riguarda le artiglierie, l'assortimento era veramente impressionante. Premetto: parlo tanto delle artiglierie, perché esse erano, fanteria e 'baionette' a parte, il principale armamento dell'esercito italiano (e non solo). Quindi è un settore particolarmente impressionante e numericamente, curato, dato che l'Italia aveva, con le varie milizie e forze armate, 'assorbito' tutto quel che riusciva a prendere o riciclare in qualche modo. Le artiglierie, essendo così longeve, sono un 'bene durevole' per eccellenza.
Solo che, all'inizio della guerra, erano quasi tutti pezzi da museo, anche se non per questo del tutto inefficaci. Molti avevano oramai adottato delle granate molto più efficaci di quelle della Grande Guerra, con più esplosivo, più gittata e più precisione; queste erano generalmente note come granate Mod. 32. C'erano anche altri tipi. Inoltre molti pezzi ebbero le ruote gommate per il traino meccanico.
Anche così, l'artiglieria italiana aveva un'arretratezza generale imbarazzante. Quella divisionale era provvista generalmente di pezzi da 75 mm. Alle volte erano soltanto obici (da montagna), alle altre erano cannoni, magari misti ad obici da 100 mm che erano più potenti ma di gittata leggermente inferiore. In ogni caso parliamo di portate di circa 10 km e di un calibro, il 75 mm, destinato alla rottamazione, ma che in Italia era ancora prodotto in quantità. Eppure, appena nel dopoguerra, tutti i materiali di quel calibro saranno presto eliminati, quando invece calibri desueti come il 149 e il 210 mm saranno mantenuti in linea per anni.
Le artiglierie di corpo d'armata erano provviste invece, in genere, di cannoni da 105 mm e di obici da 149 mm. La gittata era buona per i primi, la potenza era buona per i secondi, MA non entrambe le cose erano possibili! Come un'artiglieria di corpo d'armata potesse considerarsi moderna se aveva portate medie di circa 9 km è difficile dire.
L'artiglieria d'armata era ancora più obsoleta: i cannoni da 149/35 su affusto rigido, malgrado fossero balisticamente ottimi (ma non strabilianti), erano anacronistici persino per il 1914. Le bombarde da 260 e altre armi del genere, erano del tutto fuori discussione per una guerra moderna.
Per giunta, molti di questi pezzi erano ancora con ruote tradizionali, per cui non si potevano in pratica portare a traino meccanico. Per giunta i trattori e autocarri erano pochi, malgrado ottimi prodotti fatti da Breda, Fiat, Lancia e A.Romeo. Alla fine, venne fuori quella strana concezione molto italiana dell'autocannone, per poter portare le artiglierie con rapidità dove servivano. Era una specialità italiana come i trimotori, ma meno famosa.
Quanto alle divisioni, il fatto di essere tante era positivo, ma esse erano di tipo binario, ovvero con due soli reggimenti di fanteria, più uno d'artiglieria. Anche se più 'agile' della vecchia divisione quaternaria, era sicuramente meno resistente di quella 'ternaria' e infatti non poteva attaccare con forze sufficienti (2 reggimenti) e al contempo avere delle riserve (ce ne sarebbe voluto almeno un terzo), per cui o attaccava totalmente sbilanciandosi al contempo, oppure si faceva sotto un reggimento per volta rischiando di non poter comunque sfondare il fronte.
In sostanza, le divisioni italiane erano molto più deboli di quel che non sembrasse: avevano solo 2 reggimenti, e per giunta l'artiglieria divisionale era vecchia e leggera.
Quanto alle artiglierie, bisogna dire che il numero oramai assommato era incredibile, ma anche il tipo e la varietà. Per questo, sulla carta, potevano sembrare micidiali nell'insieme. Però un conto è avere, per la lotta a.a., 2.000 cannoni da 88 mm nuovi di zecca, un conto è invece avere un numero di cannoni simili, ma residuati nella quasi totalità, della Grande Guerra, sia artiglierie campali modificate, che vecchi cannoni della Marina riutilizzati.
Tanto per capire quanto fosse assurda la questione, basti dire che c'erano almeno 3 tipi di cannone contraerei da 76 mm: un 76/30, un 76/40 (il più diffuso) e addirittura un 76/45. Al contempo, per incasinare ancora di più la situaizione, non bastando il 76/45, c'era anche il nuovo Ansaldo Mod 34 da 75/46 (notare il gioco: 76/45 E 75/46!). Un incubo per la logistica. Solo i nuovi pezzi campali da 75 mm erano di ben tre tipi diversi: 75/18 Mod 34 e Mod 35, e 75/32 mod 37 (a dire il vero, ne esisteva un altro molto simile, il 75/34).
Il paradosso è anche questo: da un lato c'erano eccellenti progetti di cannoni e obici, dall'altro c'era un sacco di ferraglia da sostituire. Proprio per questa necessità e la scarsa possibilità di costruire materiali in gran numero (per ragioni economiche e organizzative a tutt'oggi non proprio chiare, ma la guerra in Spagna e altri conflitti avevano oramai svuotato le casse dello Stato nel 1940), si privilegiarono armi di concezione qualitativamente eccellente, capaci di reggere con la migliore concorrenza estera.
E il bello è che ci riuscirono: se guardiamo i pezzi di ogni tipo, dal 20 al 381 mm, l'Italia era all'altezza della sua fama. Per i pezzi dell'esercito, c'erano le armi da 20, 37, 75, 90, 105, 149 e 210 mm. Spesso erano di più tipi, tipicamente si trattava infatti di progetti concorrenti di prestazioni simili, presentati da OTO e Ansaldo; alle volte lo stesso calibro comprendeva sia obici che cannoni. Credo che solo la Germania abbia avuto una tale generazione di nuove artiglierie, così completa e complessa.
Eppure, all'inizio della guerra la situazione era quella che era. Le artiglierie italiane erano vecchie, piccole, di corta gittata. I nuovi pezzi d'artiglieria erano pesanti, costosi, ce n'erano pochissimi e per giunta, per queste nuove artiglierie spesso mancavano totalmente i mezzi logistici per supportarli: i primi cannoni da 149/40 e obici da 210/22 erano già disponibili, ma le unità operative non erano state formate perché non c'era letteralmente modo di muovere questi pachidermi in unità campali, tanto che per mesi rimasero solo come pezzi fissi da difesa costiera oppure accantonati nei magazzini.
Questa tendenza a costruire gioielli ma non saperli utilizzare è chiaramente visibile anche nel famoso 'pezzo da 90'.
E' incredibile come ogni volta che se ne parli bisogna professare un atto di fede dicendo che era un eccellente pezzo (Pignato lo definisce il migliore pezzo d'artiglieria pesante della II GM) 'addirittura superiore al celebre 88 tedesco' (anche i pezzi da 90 americani e da 94 inglesi lo erano, e quindi?).
Eppure se si va a vedere bene, quest'arma su chi tanto si investì, non solo non era disponibile all'inizio della guerra, ma venne torturata in tutti i modi possibili: a parte la produzione ritardata rispetto al 'celebre 88 tedesco' tanto che dovemmo importare molti esemplari del cannone estero, c'é da dire che A- vennero prodotti quasi tutti affusti da posizione (90P) B- le famose centrali di tiro BGS iper-sofisticate erano ancora indisponibili per la totalità delle batterie nell'estate del 1943 (!!!) alla faccia del fatto che esse vengono definite come 'superiori a quelle alleate'(e grazie!) C- il munizionamento era veramente assurdo: prima era previsto un proiettile da 90 con Vo di 850 m/sec, ma poi vennero adottate cariche da 750 m/sec (provenienti dalla Marina), e poi cariche ridotte da 710 m/sec; solo verso la fine del 1941 vennero prodotte quantità di carichie a piena potenza, senza le quali il tetto operativo era di circa 8.000 metri (con le ridotte), ovvero uno spreco se si considera quanti soldi costava costruire un pezzo da '90' (quasi 1 milione al pezzo, con la stessa somma potevi ampiamente avere un caccia C.202 Folgore) D- le spolette erano le ben poco precise cariche 'piriche' e solo con molta fatica arrivarono le spolette graduabili ad orologeria. In pratica, molte delle batterie da 90 vennero lasciate senza alcun sistema di controllo del tiro! Più munizioni scadenti più una notevole carenza e inadeguatezza di proiettori, telemetri e ovviamente, radar.
Il risultato è che 'l'inferiore' pezzo da 88 si dimostrò molto più temibile del nostro '90'. E non poteva essere altrimenti, perché per quando maturò abbastanza, oramai l'Italia era occupata dai tedeschi.
Strano ma vero, a parte i semoventi, l'Italia si concentro essenzialmente in due pezzi di calibro superiore al 47 mm; il pezzo da 90, rimasto per lo più nei suoi affusti fissi e senza sistemi di tiro per difendere le città italiane; e il pezzo da 149/19, ancora più enigmatico, perché arrivò ad essere prodotto in oltre 400 esemplari prima dell'armistizio, contro oltre 1.200 pezzi da 90. Eppure esso venne utilizzato solo per la difesa dell'Italia, a partire dal luglio del 1943, quando c'erano già 20 e passa gruppi su quest'arma. Eppure nessuno andò oltremare a difendere la Tunisia, per cui il contributo netto di quest'obice, destinato come il pezzo da 90 a restare a lungo in servizio nel dopoguerra, fu pressoché nullo, a parte consumare una gran quantità di risorse per la sua inutile produzione!
Ecco come andavano le cose all'epoca.
Produzione bellica Ansaldo, al 1o trimestre 1943: (NB: dal totale, per semplicità, ho omesso i mezzi apparsi a livello di singoli prototipi)
1940 1941 1942 1t./1943 Totale previsto 4-12/43
Cannoni da 47/32: 293 1557 1022 170 3042 468
Cannoni da 47/40: 81 219 300 ?
Cannoni da 75/18: 29 80 196 130 435 200
Cannoni da 75/32: 30 44 78 152 210
Cannoni da 75/34: 297
Cannoni da 75/46: 115 117 232 4
Cannoni da 90/53: 49 299+110 303+170 90+27 1048 762 (esercito+marina)
Cannoni da 105/25: 200
Cannoni da 149/19: 42 58 100 164
Totale artiglierie complete: 5.567 1940/3-43
1940 1941 1942 1/1943 Totale previsto 4-12/43
Carri M13/14: 235 851 319 1405
Carri M15/42: 1 103 36 140 80
Semoventi 75/18: 60 164 93 317 153
Semoventi 90/53: 30
Autoblindo: 250 302 552 320
Autoprotette: 150 150 100
Date di riferimento: Anno Gittata al giugno 1940 (fonte parzialmente questa:xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/artiglierie_2gm.html )
Armi leggere A/A: circa 1200-1800
Cannoni da 20 mm:
Cannoni da 20/65 1.160 o 1700+ ?*
Oerlikon M23/28: ? --> 2 44
Scotti: 0 ?
Cannoni minori: 2047 (min)
Cannone Vickers da 37 (o 40?) ? 3 141
Cannoni da 47/32: 1 1015-1037
Cannoni da 57/30 o 43: 2? 62-70 (posiz)
Cannoni da 65/17: 6,5 719
Cannone da 66/47 5,5 18
Cannoni da 70/15: 6,5 92
Artiglierie divisionali e AA pesanti: 4752 pezzi da 75 mm, totale 75-77 = 6131 e 3023 da 100-105 mm (escl a.a.), totale 9434
Cannoni mod 06 10 (4,6) 1970 (258 c.a.)-1800
Cannoni mod 11 10 1341
Cannoni mod 12 10 51
Cannone 75/45 M97 a.a. 10 4
Cannoni da 75/13 8,2 1167
Mod. 1919: 0 179 (p.b.)
Cannoni da 75/18: 9,5 122
Cannoni da 75/32: 12 5? tot prodotto: 172/77
Cannoni da 75/46: 8,5 92 totale prodotto oltre 300?
76/40: 6 492+13 sem
76/45 mm: 6,5 232-242
77/28 mm 1905: ??? 8,5 (4,6) 552+90 c.a.
Mortai medi:
81 mm Breda: 2177 mortai (212 cp) NB: quest'arma non è catalogabile come 'artiglieria' ma la inserisco ugualmente per conoscenza.
Cannoni flak pesanti:
88/55: 10-14 36 o 0 fino a più di 100 btr (oltre 500 pezzi)
90/53: 12-17 10? fino ad oltre 1.000 esemplari.
Cannoni da 100 mm in su(1):
100 mm K 10: 10-15 41 (a.a. cost)
102/35: 10-11 110 (a.a.)
102/45: ?
Cannoni da 100/17: 9,3 1705
Cannone da 104/32 16,3 4
105/14: 8 120
Cannoni da 105/28: 13,6 956
Cannoni da 105/32: 16 238
Cannoni da 100 mm in su(2)
120/21: 8 5
120 m.1878: 11 74 +130(p.b. 1942)
120/40: 13 4
Artiglieria pesante: 2.567
Obice da 149/12: 6,9 708-696
Obice da 149/13: 8,8 490
Obice da 149/19: 14,6 1 o 16?
Cannoni da 149/35: 17,5 924--870
Cannoni da 149/37: 10 10
Cannoni da 149/40: 23,7 48 1? 3?
Cannoni da 149/42: X (ex Premuda)
Cannoni da 149/43: X (ex Ancona)
Cannone da 149/47: 12 8
Obici da 152/13: 9,6 88
Cannoni da 152/37: 22 29 o 30
Cannoni da 152/40: 12 37 (dif.cost)
Cannoni da 152/45: 19,5 53
Cannoni da 152/50: 14 80
Cannone da 155/25: 11,4 90 180 (p.b)
Artiglieria super-pesante: almeno 1.061
Cannone da 190/39: 12
Obice da 210/8 8,4 500
Cannoni da 210/22: 16 24
Bombarda da 240/12 mm: 3,8 334
Obice da 260/9: 9,3 106
Obici da 280: XX?
Obice 305/17: 17,6 27
Obice 305/8 mod. 1911: 11 23 o 39
Mortaio da 305/10 M16 12,3 16
Cannone da 305/50 18 6
Obice da 38 cm 15 5
Cannoni da 381 mm 24 10 (ma il totale esistente era di 21!)
Obici da 420/12 mm 14,6 6-7
Totale: oltre 13.953 pezzi sopra 47 mm: di questi ben 4.400 almeno per l'artiglieria da campagna da 75 mm; circa 3000 tra obici da 100 e cannoni da 105; circa 1.300 obici e 1.000 cannoni da 150-155 mm; centinaia di artiglierie di calibro superiore a 155 mm. Dal totale si tolgono i mortai da 81 mm, e a dire il vero, dovrebbero essere tolte anche le bombarde da 260 mm.
Notare che questo totale non comprende qualche altro pezzo, perché sicuramente c'erano diversi altri cannoni da 381 (in magazzino?) e altre artiglierie erano sicuramente disponibili in particolare c'erano sicuramente pezzi da 76 mm sia da 76/40 presenti poi e aumentati in effetti in quantità elevate durante la guerra malgrado le perdite al fronte. Inoltre manca dall'elenco un certo numero di pezzi di altro tipo, in particolare i pezzi da 76/30 mm, di cui non ho dati certi. E certo c'erano anche altre armi, come i pezzi da 90/42 ex austriaci che diedero certo l'ispirazione per il pezzo da 90/53.
C'é peraltro un paio di particolari interessanti, però:
1- artiglierie sopra gli 11 km di gittata (6 miglia): solo 2882 (circa!) su circa 14.000 (20%)
2- artiglierie moderne: peggio ancora: circa 380 su 14.000 ovvero il 2,7% del totale! Le altre, tutte quante, erano di progetto e spesso anche di produzione, antecedente alla Grande Guerra.
Questo fatto non sarà mai rimediato durante la guerra in maniera integrale: la produzione bellica ammontò ad un valore di circa 800 pezzi da 75/18 (inclusi quelli di circa 300 semoventi), 170 da 75/32, circa 100 e passa da 75/34, circa 300 (?) da 75/46, circa 1.600 da 90/53, circa 120 da 105/25 (semoventi), circa 400 da 149/19 e forse alcuni da 210/22 (ma le cifre sono contraddittorie, c'é chi lo dice per certo e chi lo nega). In tutto, la produzione nazionale dei pezzi oltre il 47 mm (esclusi comunque quelli navali, anche in postazioni di difesa costiera): sono qualcosa come 3.500 esemplari. Ma persino così, sono solo il 25% della cifra da sostituire e questo include anche le armi prodotte DOPO l'armistizio. Ovviamente però, a questo vanno aggiunte numerose artiglierie estere, sia p.b. (preda bellica, relativamente poche), sia quelle passate dagli alleati tedeschi o prese nei territori occupati, tra cui in particolare oltre 500 pezzi da 88 mm, armi da 149/28, armi francesi da 75/50, inglesi da 75/49 e da 75/50 cecoslovacche, e così via.
Eppure, malgrado questo, come si vede qui sotto, ancora nel 1943 la dotazione della contraerea era ancora deficitaria. All'inizio di quell'anno c'erano ancora ben 2.500 pezzi d'artiglieria, ma il 40% erano i vecchiotti cannoni da 76/40 ex Regia marina (radiati dal servizio da quest'ultima in quasi tutti i navigli), e solo il 20% delle armi della difesa aerea (escluse però le armi sia navali vere e proprie, che dell'esercito campale) erano moderne. Anche aggiungendo quelle delle navi e quelle dell'esercito campale, ben poco poteva essere incrementato. Però il miglior valore di incremento era stato dato dai tedeschi, con forniture dirette che con aiuti indiretti, oltre che con la rete radar.
In ogni caso l'ammontare delle artiglierie italiane era seconda sicuramente solo a quelle sovietiche (oltre 50.000 pezzi) e forse, forse, quelle francesi e tedesche. Ma in termini di artiglierie MODERNE, certo più efficienti, l'Italia era indietro praticamente a tutti i principali eserciti europei, sicuramente rispetto alla Germania, ma anche alla Gran Bretagna e alla Francia.
Da notare l'ammontare della potenza delle artiglierie sovietiche in merito: entro il periodo 1930-1935 avevano prodotto qualcosa come 18.636 pezzi, praticamente ogni anni in media hanno prodotto più o meno quanto l'Italia durante la guerra del 1940-45. In particolare, la quantità di pezzi oltre i 76 mm erano circa 7.500 unità, essenzialmente da 122, ma anche da 152 e 203 mm. Questo quantitativo era simile ai circa 7.500 pezzi italiani sopra i 76 mm disponibili nel giugno 1940, anche se in realtà c'erano oltre 500 pezzi da 77 mm che praticamente erano uguali in termini di categoria anche se nominalmente superiori.
Per metà del 1941 erano arrivati dalle linee di circa 55.648 pezzi di cui circa 23.000 pesanti.
E adesso, da uno degli speciali di Storia Militare, ecco i dati dell'artiglieria contraerei (almeno quella territoriale):
Le difese aeree italiane al 10-6-40:
ITALIA
DICAT ed esercito: 30 pezzi da 102/35, 48 da 77/28, 224 da 76/45, 559 da 76/40, 24 da 75 AV e CK, 4064 mitragliatrici da 8 mm (St Etienne).
Marina: 1 btr da 120/27, 39 da 102/35, 8 da 90/42, 165 da 76/40, 3 da 76/30, 3 da 66, 22 mitragliere da 40/39, 26 da 20 mm, 320 da 13,2 mm.
ALBANIA:
13 btr da 76/40, 4 mitragliere da 40/39, 4 da 13,2, 16 da 8 mm
ASI:
4 da 102/35, 6 da 76/40, 8 mitragliere da 37 e 13 da 13,2 mm.
AOI:
1 da 102/35, 6 da 76/40, 4 da 37 mm, 78 da 13,2 mm.
EGEO:
3 da 102/35, 10 da 76/40, 6 da 37, 46 da 13,2 mm.
= Circa 1.897 pezzi (a 4 pz per batteria). La quasi totalità era da 76/40, c'erano anche potenti ma vecchiotti da 102/35, non vedo invece i nuovi 75/46, erano forse tutti per l'esercito? Boh.
Al 1 dicembre 1942: tutto incluso:
ITALIA:
199 cannoni da 102/35; 41 da 100/47; 442 da 90/53; 26 da 90/42; 54 da 77/28; 191 da 76/45; 1073 (!!!!!!) da 76/40; 6 da 76/30; 20 da 75/49; 76 da 75/46; 4 da 75/45; 26 da 75/27 AV; 18 da 66/47; 260 mitragliere da 37, 81 da 40/39, 567 Oerlikon da 20 mm, 365 IS da 20 mm, 494 Breda da 20 mm, 18 ZB 60 da 15 mm, 169 Breda da 13,2 mm.
= totale di ben 2432 cannoni e 1608 mitragliere, più 1442 Breda e 2208 St Etienne da 8 mm.
A questo si aggiungevano 6 pezzi da 102/35 e 18 da 76/40 su treni e 12 da 76/40 su pontoni.
In Egeo: 14 da 102, 55 da 76/40, 3 mitragliere da 37, 34 da 20 IF, 39 Breda da 13 mm, 113 da 8 mm.
Albania: 20 da 76/40, 4 da 40 mm, 6 Oerlikon da 20, 5 IF da 20, 8 Breda da 13 e 149 da 8 mm.
A.S.I: 17 da 102, 34 da 76/40, 14 da 76/30, 2 da 40, 20 da 37, 5 Oerlikon da 20, 127 IF da 20, 167 da 8 mm.
Grecia Dalmazia: 12 da 90/53, 33 da 76/40, 4 da 40, 5 da 37, 4 Oerlikon da 20, 12 Breda da 20, 26 IF da 20, 24 Breda da 13, 6 da 8 mm.
Est:; 17 IF da 20 mm.
C'erano anche 408 cannoni del R.E. e forze tedesche e 350 mitragliere da 20 e 13 da 13 mm.
Se si considera tutto, a parte le armi RE e tedesche, abbiamo qualcosa come: 2.667 cannoni, più le mitragliere.
Il R.E. aveva non poca artiglieria: a parte parecchie armi da 20 e probabilmente anche da 37 mm, c'erano sicuramente molti pezzi da 75/46 come quelli usati sia in ASI che in Russia, nonché numerosi cannoni da 88/55 che qui non vengono considerati pur essendo utilizzati quasi esclusivamente per la difesa aerea nazionale, a parte pochi gruppi inviati in ASI.
Secondo http://www.cmpr.it/rec.Breda%2035/breda%2035.htm la Breda aveva fornito già alle forze italiane, inizio guerra: 1465 armi all'Esercito, 204 alla MACA, 240 alla Regia Marina (ma erano da posizione oppure consideravano anche quelle sulle navi?) e 50 alla Regia Aeronautica. Totale 1759 esemplari.
Nel settembre 1942 aumentarono a 2442.
In Libia, solo a fine 1940, c'erano già 116 armi, arrivando in tutto a 725. In Russia andarono (e quasi tutte perse) 276 armi.
A fine 1942 c'erano in Italia 958 armi (316 con il RE e 642 con la MACA).
Nel 1943 arrivarono a 1051 con 584 batterie di cui 402 (armi?) nel triangolo industriale (dove però le incursioni erano ad alta quota, quindi a che servivano?), 60 Balcani, 50 Corsica.
Secondo questa pagina, oltre alle 200 catturate all'Armistizio (ma come, non c'erano oltre 400 armi solo nel Nord Italia?), i tedeschi ne fecero produrre entro fine ottobre 1944, altre 2639 (mah, saranno UN PO' TROPPE, o sbaglio???).
Come si vede, almeno all'inizio della guerra, non c'era certo una gran differenza di numero rispetto alla difesa aerea tedesca, mentre invece era molto più consistente di quella britannica che aveva circa 1.000 pezzi pesanti a.a. nell'estate del 1940.
Tanto per capire un pò la differenza tra le armi 'moderne' e quelle di vecchio tipo: Caratteristiche del cannone da 76/45 e da 76/40 mm:
Peso 2.204 kg x 3,573 m; proiettile da 5,96-6,05 kg; RPM 20-30 c/min (? più probabile 15) v. 760 m/sec; gittat a.a. efficace 6 km. (a 80°)
Peso 1676 kg x 3,139 m; proiettile da 6-6,8 kg; RPM 12-15; v. 690 m/sec; gittata a.a. efficace 5,5 km (a 75°)
Bisogna tenere presente che l'anno del primo è dato dal Mod 11, era un'arma piuttosto moderna, per così dire e balisticamente non era da meno del pezzo da 75/46; mentre l'altro era del 1893 anche se in Italia era noto come Mod 16. Inoltre c'era anche il tipo corto da 76/30 mm, usato spesso su autocannoni, quanto meno in ASI.
29-8-17
Nell'analisi delle forze in campo durante la II GM c'é sempre questa lagna continua, specialmente in Italia: eh, ma le nostre forze armate non erano poi così potenti, non avevamo questo, non avevamo quello e per questo abbiamo perso.
E' sempre così.
Eppure, non è affatto vero quando preso testualmente.
Se andiamo a guardare il totale delle armi, al di là delle sparate alla 'otto milioni di baionette', l'Italia era una delle nazioni più forti al mondo nel 1940. Tanto per capirci, aveva: oltre 70 divisioni dell'esercito; 25 stormi da bombardamento e 8 da caccia dell'aviazione; oltre 150 navi di 1a linea e quasi altrettanti sommergibili.
In tutto parliamo di circa 2 milioni di uomini, 3.200 aerei da combattimento (di cui oltre 2.500 nei reparti di prima linea), 6 corazzate (di cui solo 2 all'epoca operative), 22 incrociatori, oltre 100 tra caccia e torpediniere, oltre 100 sottomarini, più unità sottili varie e reparti incursorni navali. Una forza del genere era ampiamente rispettabile, almeno sulla carta.
Poi, con Compass e la Grecia, si vide chiaramente quanto le F.A. italiane erano davvero efficienti. Molto poco. 4 gatti britannici cacciarono gli italiani fino in Tripolitania, con una serie di battaglie che si conclusero con la caduta di Tobruk, Bengasi, Bardia e la disfatta di Beda Fomm. Ma questo non fu certo possibile perché loro erano 'superiori'. Dove è l'evidenza di questa realtà? Se leggiamo i numeri, apparentemente non c'é nessun vantaggio.
Solo dopo quasi un anno e mezzo di fallimenti le forze italiane impararono a combattere in maniera rispettabile, ma generalmente accadde se c'era il camerata tedesco in zona. Da altre parti, invece, come in Etiopia, non c'era e quindi l'A.O.I. cadde. Con un pò di stile, almeno nella difesa finale di Gondar, ma cadde.
Per il resto, l'Italia non riuscì a neutralizzare quel puntino nel mare che è Malta; non riuscì a tenere le linee di comunicazione navali aperte; non riuscì a fare una bella figura in Belgio contro la Gran Bretagna, dove spese inutilmente le forze di circa 200 aerei moderni; venne brutalmente sconfitta in Africa Settentrionale, venne messa fuori gioco in AOI, e venne quasi ributtata a mare in Grecia, dove Atene passò all'attacco conquistando un terzo dell'Albania. L'Italia, già nell'autunno del 1940, aveva quasi sperimentato la sua Dunquerke!
Come sia stato possibile, è difficile da dire. L'Italia aveva speso quasi 20 anni di regime militarista mussoliniano. Aveva cresciuto generazioni nel mito della Patria e del Sacrificio. Aveva combattuto ininterrottamente per praticamente tutto il periodo tra le due guerre, tra l'altro vincendo contro l'Etiopia e i repubblicani in Spagna. Era rispettatissima, per via di gente come Mussolini, come Balbo, persino fallimenti come quelli di Nobile vennero spacciati per atti di eroismo, rimasti nella narrativa come esempi di glorioso fallimento. Quasi vinse la Coppa Schneider contro la Gran Bretagna, e comunque si è rifatta con il record mondiale del rosso Macchi 72, a tutt'oggi orgoglio nazionale.
E poi non era nemmeno questione del solo regime mussoliniano: in realtà l'Italia, fin dalla notte dei tempi è stata ricchissima di storia militare. Anche senza dover ritornare ai tempi dei Romani (che è tutto dire), abbiamo il rinascimento, i comuni, le lotte tra stati, e poi tutta la retorica nata col Risorgimento. E da lì c'é stata l'Unità d'Italia, con tutte le sue glorie e i suoi ben nascosti orrori, come lo sterminio dei meridionali con la scusa della lotta al brigantaggio, del servizio di leva e del pagamento delle tasse. E poi la Grande Guerra, che non era altro che il riflesso della filosofia militaresca dei Savoia e dei governi dell'epoca. E' sempre stato così, da questo punto di vista Mussolini non ha inventato molto. Nella Grande Guerra gli italiani sono stati macellati in incredibili quantità, come si vede a tutt'oggi dalle lapidi commemorative. Non c'é paesello di provincia, anche piccolissimo, che non abbia una fila di nomi, di persone che sono morte sull'Isonzo o sul Piave. Invariabilmente è una lista più lunga dei caduti della II Guerra mondiale. Se persino un paesone come Montalcino ha avuto più di 250 caduti (su poco meno di 10.000 abitanti) per andare a combattere una guerra a quasi 1.000 km di distanza, questo fatto rende bene l'idea. Una generazione distrutta (considerando anche i mutilati e feriti più o meno gravemente, malati ecc, più l'influenza spagnola e altre carestie). Tra l'altro, per la serie 'il fine giustifica i mezzi', il numero di esecuzioni nell'esercito italiano superò i 1.000 casi. I francesi, che ebbero il doppio delle nostre perdite (1,3 milioni di caduti, una cifra folle e inaudita), ne eseguirono solo la metà (cfr 'Orizzoni di Gloria' e il nostro 'Uomini contro'); i britannici ebbero 900.000 morti e 'solo' 300 fucilazioni. Queste furono terribili sia sotto Cadorna, che sotto il più comprensivo Diaz, che usò bastone e carota, anziché bastone e bastone come il predecessore.
Eppure, la I GM forgiò l'Italia moderna, unì gli italiani (o così si disse, vedi 'Fontamara' di I.Silone, per dirne una); e pochi anni dopo l'Italietta diventava una potenza militare rispettata, la guerra non era servita per capirne la follia, ma era posta come esaltazione. A Roma costruirono un monumento di incredibile diciamo così, 'impatto' col pretesto di onorare il 'milite ignoto', che credo non abbia minimamente alcun equivalente al mondo. Pensarono in grande, per davvero. E fatto il munumento, si onorarono i militi ignoti facendo tante altre guerre. Oltretutto l'industria aveva bisogno di fare guerre: la FIAT, per esempio, raggiunse all'epoca un'efficienza incredibile nella produzione bellica, mai più ripetuta, nemmeno nel conflitto successivo.
E così si arrivò all'inizio della guerra. L'Italia, sull'onda del successo. Avevamo un'enormità di mezzi e uomini. Navi incredibilmente potenti e veloci (incrociatori e navi leggere da oltre 40 nodi, quando le altre marine superavano a stento i 30!), avevamo moltitudini di cittadini entusiasticamente fascisti cresciuti a 'libro e moschetto', avevamo migliaia di aerei, pattuglie acrobatiche già all'epoca famosissime, avevamo ottenuto qualcosa come 115 record mondiali (come nessun altro), tra cui quelli di velocità (ridotta agli idrovolanti), quota (ancora oggi valida per aerei a pistoni), e distanza (solo su circuito chiuso). Più tutti i successi sportivi, come i mondiali di calcio del 1934 e 1938, i Bartali e Nuvolari ecc ecc. Più tutti i casi di concreta evoluzione sociale ed economica, che non erano solo fantasie della propaganda. Dalla battaglia delle Paludi ai treni in orario, l'Italia di Mussolini era un'entità apparentemente ben concepita e una macchina bellica potenzialmente ben oliata.
E invece, in pochissimo tempo, andò tutto a rotoli. Contro un nemico, la Gran Bretagna, che aveva perso gran parte dell'esercito a Dunquerke e che fino a qualche mese prima (settembre 1940) aveva avuto il concretissimo rischio d'invasione da parte dei tedeschi. E 3 mesi dopo, invece, sconfisse nettamente gli italiani in Africa, a 2.000 km dal lembo meridionale della Perfida Albione!
Forse questo aveva molto a che fare con l'inefficienza e la suddivisione delle F.A. italiane all'epoca: spreco di tempo e risorse erano cose comuni, specialmente se poi c'era sovrapposizione e competizione tra le F.A. come l'Esercito e la Marina.
Un esempio tra i tanti è il Dodecanneso, dove c'era una massa di artiglierie di tutte le F.A. italiane. Bisogna pensare a quante fossero davvero, perché è impressionante il numero di armi, ma anche la loro inefficienza lo è. Un pò perché erano vecchie, un pò perché appartenevano a tante branche diverse delle forze mussoliniane.
Anche nel fare i conti con le armi disponibili bisogna fare molta attenzione. L'artiglieria in Italia ha sempre goduto di ampia diffusione e riconoscimento, e si vede. Sarà perché c'erano molti castelli e poche pianure, o qualcosa del genere.
Però è chiaro che se per valutarne la forza la suddividi in tutta una serie di categorie e di unità d'appartenenza, i risultati sono ingannevoli.
Per esempio, in Italia c'era l'esercito regolare, le Camicie nere, i carabinieri, la Guardia di Frontiera, l'Aeronautica, la Marina, la DICAT (milizia contraerea) e forse me ne dimentico qualcuna.
Se però sommiamo tutte le dotazioni d'armamento, allora abbiamo un'enormità di cannoni. Nel giugno 1940, per esempio, le armi pesanti antiaerei italiane erano, suddivise per le varie unità di difesa aerea, qualcosa come circa 2.000 esemplari, chiaro? Duemila.
E nell'insieme, le artiglierie italiane erano qualcosa come 12.000 pezzi solo considerando quelle di calibro superiore ai 47 mm, quindi escluse la armi a.a. leggere e quelle controcarri.
Però, come si è visto, erano di molti tipi diversi, assegnate a molte forze diverse, e come se non bastasse, erano di innumerevoli modelli diversi. Ma una cosa le accomunava: erano quasi tutte obsolete. Proprio così: quasi il 99% di tutte queste armi erano pura ferraglia della Grande Guerra.
E' un puro e semplice inganno numerico, dunque. O quasi puro e semplice, perché poi la realtà è più differenziata di quello che si possa concludere con una battuta. Poi vedremo anche questo in dettaglio.
In Italia l'esercito era suddiviso in divisioni, come nelle altre forze estere, del resto. Ce n'erano oltre 70 all'inizio della guerra. E incredibile ma vero, ancora nell'estate del 1943 c'erano qualcosa come 80 (ottanta!) divisioni. E questo malgrado che almeno 10 divisioni vennero annullate durante la sola Operazione Compass, più quelle perse in Russia, più quelle perse in Africa successivamente, il tutto con centinaia di migliaia di soldati KO tra feriti, morti e prigionieri/dispersi (WIA, KIA e POW/MIA). Ed era un enorme numero anche quello delle artiglierie e materiali di ogni sorta perduti ogni volta.
Il paradosso, con le forze italiane, era dietro l'angolo, del resto: da un lato avevi record mondiali a dozzine, grandi aviatori e organizzatori, dai Ferrarin a Balbo (con le prime crociere sull'Atlantico: prima si mandavano via gli italiani con tanto di navi 'trasporto emigranti', e poi li si faceva sentire più a casa andandoli a trovare con gli aerei); dall'altro avevi reparti operativi con velivoli sempre più obsolescenti, dopo la 'vampata' di novità di metà anni '30, novità che poi rapidamente decaddero.
Da un lato avevi il centro di Guidonia e il prestigio di gente come Crocco, Guidoni e ovviamente, Marconi; dall'altra la mancanza di radio riceventi su quasi tutti i caccia italiani.
Il problema da calcolare è che l'Italia a sua volta produceva molti materiali bellici. Inoltre aveva, come sempre accade in questi casi, fame di qualsiasi cosa gli veniva comodo. Nell'artiglieria, che è forse il bene più 'durevole' tra quelli bellici, vennero inglobati materiali nazionali, ma anche armi provenienti dagli alleati tedeschi (come i pezzi da 88, oltre 500 forniti all'Italia, non contando quelli usati direttamente dagli alleati); armi provenienti da prede di guerra francesi, iugoslave, greche, britanniche, polacche, belghe. Persino armi sovietiche come cannoni calibro 122 mm vennero poi inglobate nella bulimica macchina bellica italiana, sebbene poi le abbiano usate essenzialmente per compiti secondari, come la difesa costiera, piuttosto che come pezzi campali di prima linea.
Ma per quello che riguarda le artiglierie, l'assortimento era veramente impressionante. Premetto: parlo tanto delle artiglierie, perché esse erano, fanteria e 'baionette' a parte, il principale armamento dell'esercito italiano (e non solo). Quindi è un settore particolarmente impressionante e numericamente, curato, dato che l'Italia aveva, con le varie milizie e forze armate, 'assorbito' tutto quel che riusciva a prendere o riciclare in qualche modo. Le artiglierie, essendo così longeve, sono un 'bene durevole' per eccellenza.
Solo che, all'inizio della guerra, erano quasi tutti pezzi da museo, anche se non per questo del tutto inefficaci. Molti avevano oramai adottato delle granate molto più efficaci di quelle della Grande Guerra, con più esplosivo, più gittata e più precisione; queste erano generalmente note come granate Mod. 32. C'erano anche altri tipi. Inoltre molti pezzi ebbero le ruote gommate per il traino meccanico.
Anche così, l'artiglieria italiana aveva un'arretratezza generale imbarazzante. Quella divisionale era provvista generalmente di pezzi da 75 mm. Alle volte erano soltanto obici (da montagna), alle altre erano cannoni, magari misti ad obici da 100 mm che erano più potenti ma di gittata leggermente inferiore. In ogni caso parliamo di portate di circa 10 km e di un calibro, il 75 mm, destinato alla rottamazione, ma che in Italia era ancora prodotto in quantità. Eppure, appena nel dopoguerra, tutti i materiali di quel calibro saranno presto eliminati, quando invece calibri desueti come il 149 e il 210 mm saranno mantenuti in linea per anni.
Le artiglierie di corpo d'armata erano provviste invece, in genere, di cannoni da 105 mm e di obici da 149 mm. La gittata era buona per i primi, la potenza era buona per i secondi, MA non entrambe le cose erano possibili! Come un'artiglieria di corpo d'armata potesse considerarsi moderna se aveva portate medie di circa 9 km è difficile dire.
L'artiglieria d'armata era ancora più obsoleta: i cannoni da 149/35 su affusto rigido, malgrado fossero balisticamente ottimi (ma non strabilianti), erano anacronistici persino per il 1914. Le bombarde da 260 e altre armi del genere, erano del tutto fuori discussione per una guerra moderna.
Per giunta, molti di questi pezzi erano ancora con ruote tradizionali, per cui non si potevano in pratica portare a traino meccanico. Per giunta i trattori e autocarri erano pochi, malgrado ottimi prodotti fatti da Breda, Fiat, Lancia e A.Romeo. Alla fine, venne fuori quella strana concezione molto italiana dell'autocannone, per poter portare le artiglierie con rapidità dove servivano. Era una specialità italiana come i trimotori, ma meno famosa.
Quanto alle divisioni, il fatto di essere tante era positivo, ma esse erano di tipo binario, ovvero con due soli reggimenti di fanteria, più uno d'artiglieria. Anche se più 'agile' della vecchia divisione quaternaria, era sicuramente meno resistente di quella 'ternaria' e infatti non poteva attaccare con forze sufficienti (2 reggimenti) e al contempo avere delle riserve (ce ne sarebbe voluto almeno un terzo), per cui o attaccava totalmente sbilanciandosi al contempo, oppure si faceva sotto un reggimento per volta rischiando di non poter comunque sfondare il fronte.
In sostanza, le divisioni italiane erano molto più deboli di quel che non sembrasse: avevano solo 2 reggimenti, e per giunta l'artiglieria divisionale era vecchia e leggera.
Quanto alle artiglierie, bisogna dire che il numero oramai assommato era incredibile, ma anche il tipo e la varietà. Per questo, sulla carta, potevano sembrare micidiali nell'insieme. Però un conto è avere, per la lotta a.a., 2.000 cannoni da 88 mm nuovi di zecca, un conto è invece avere un numero di cannoni simili, ma residuati nella quasi totalità, della Grande Guerra, sia artiglierie campali modificate, che vecchi cannoni della Marina riutilizzati.
Tanto per capire quanto fosse assurda la questione, basti dire che c'erano almeno 3 tipi di cannone contraerei da 76 mm: un 76/30, un 76/40 (il più diffuso) e addirittura un 76/45. Al contempo, per incasinare ancora di più la situaizione, non bastando il 76/45, c'era anche il nuovo Ansaldo Mod 34 da 75/46 (notare il gioco: 76/45 E 75/46!). Un incubo per la logistica. Solo i nuovi pezzi campali da 75 mm erano di ben tre tipi diversi: 75/18 Mod 34 e Mod 35, e 75/32 mod 37 (a dire il vero, ne esisteva un altro molto simile, il 75/34).
Il paradosso è anche questo: da un lato c'erano eccellenti progetti di cannoni e obici, dall'altro c'era un sacco di ferraglia da sostituire. Proprio per questa necessità e la scarsa possibilità di costruire materiali in gran numero (per ragioni economiche e organizzative a tutt'oggi non proprio chiare, ma la guerra in Spagna e altri conflitti avevano oramai svuotato le casse dello Stato nel 1940), si privilegiarono armi di concezione qualitativamente eccellente, capaci di reggere con la migliore concorrenza estera.
E il bello è che ci riuscirono: se guardiamo i pezzi di ogni tipo, dal 20 al 381 mm, l'Italia era all'altezza della sua fama. Per i pezzi dell'esercito, c'erano le armi da 20, 37, 75, 90, 105, 149 e 210 mm. Spesso erano di più tipi, tipicamente si trattava infatti di progetti concorrenti di prestazioni simili, presentati da OTO e Ansaldo; alle volte lo stesso calibro comprendeva sia obici che cannoni. Credo che solo la Germania abbia avuto una tale generazione di nuove artiglierie, così completa e complessa.
Eppure, all'inizio della guerra la situazione era quella che era. Le artiglierie italiane erano vecchie, piccole, di corta gittata. I nuovi pezzi d'artiglieria erano pesanti, costosi, ce n'erano pochissimi e per giunta, per queste nuove artiglierie spesso mancavano totalmente i mezzi logistici per supportarli: i primi cannoni da 149/40 e obici da 210/22 erano già disponibili, ma le unità operative non erano state formate perché non c'era letteralmente modo di muovere questi pachidermi in unità campali, tanto che per mesi rimasero solo come pezzi fissi da difesa costiera oppure accantonati nei magazzini.
Questa tendenza a costruire gioielli ma non saperli utilizzare è chiaramente visibile anche nel famoso 'pezzo da 90'.
E' incredibile come ogni volta che se ne parli bisogna professare un atto di fede dicendo che era un eccellente pezzo (Pignato lo definisce il migliore pezzo d'artiglieria pesante della II GM) 'addirittura superiore al celebre 88 tedesco' (anche i pezzi da 90 americani e da 94 inglesi lo erano, e quindi?).
Eppure se si va a vedere bene, quest'arma su chi tanto si investì, non solo non era disponibile all'inizio della guerra, ma venne torturata in tutti i modi possibili: a parte la produzione ritardata rispetto al 'celebre 88 tedesco' tanto che dovemmo importare molti esemplari del cannone estero, c'é da dire che A- vennero prodotti quasi tutti affusti da posizione (90P) B- le famose centrali di tiro BGS iper-sofisticate erano ancora indisponibili per la totalità delle batterie nell'estate del 1943 (!!!) alla faccia del fatto che esse vengono definite come 'superiori a quelle alleate'(e grazie!) C- il munizionamento era veramente assurdo: prima era previsto un proiettile da 90 con Vo di 850 m/sec, ma poi vennero adottate cariche da 750 m/sec (provenienti dalla Marina), e poi cariche ridotte da 710 m/sec; solo verso la fine del 1941 vennero prodotte quantità di carichie a piena potenza, senza le quali il tetto operativo era di circa 8.000 metri (con le ridotte), ovvero uno spreco se si considera quanti soldi costava costruire un pezzo da '90' (quasi 1 milione al pezzo, con la stessa somma potevi ampiamente avere un caccia C.202 Folgore) D- le spolette erano le ben poco precise cariche 'piriche' e solo con molta fatica arrivarono le spolette graduabili ad orologeria. In pratica, molte delle batterie da 90 vennero lasciate senza alcun sistema di controllo del tiro! Più munizioni scadenti più una notevole carenza e inadeguatezza di proiettori, telemetri e ovviamente, radar.
Il risultato è che 'l'inferiore' pezzo da 88 si dimostrò molto più temibile del nostro '90'. E non poteva essere altrimenti, perché per quando maturò abbastanza, oramai l'Italia era occupata dai tedeschi.
Strano ma vero, a parte i semoventi, l'Italia si concentro essenzialmente in due pezzi di calibro superiore al 47 mm; il pezzo da 90, rimasto per lo più nei suoi affusti fissi e senza sistemi di tiro per difendere le città italiane; e il pezzo da 149/19, ancora più enigmatico, perché arrivò ad essere prodotto in oltre 400 esemplari prima dell'armistizio, contro oltre 1.200 pezzi da 90. Eppure esso venne utilizzato solo per la difesa dell'Italia, a partire dal luglio del 1943, quando c'erano già 20 e passa gruppi su quest'arma. Eppure nessuno andò oltremare a difendere la Tunisia, per cui il contributo netto di quest'obice, destinato come il pezzo da 90 a restare a lungo in servizio nel dopoguerra, fu pressoché nullo, a parte consumare una gran quantità di risorse per la sua inutile produzione!
Ecco come andavano le cose all'epoca.
Produzione bellica Ansaldo, al 1o trimestre 1943: (NB: dal totale, per semplicità, ho omesso i mezzi apparsi a livello di singoli prototipi)
1940 1941 1942 1t./1943 Totale previsto 4-12/43
Cannoni da 47/32: 293 1557 1022 170 3042 468
Cannoni da 47/40: 81 219 300 ?
Cannoni da 75/18: 29 80 196 130 435 200
Cannoni da 75/32: 30 44 78 152 210
Cannoni da 75/34: 297
Cannoni da 75/46: 115 117 232 4
Cannoni da 90/53: 49 299+110 303+170 90+27 1048 762 (esercito+marina)
Cannoni da 105/25: 200
Cannoni da 149/19: 42 58 100 164
Totale artiglierie complete: 5.567 1940/3-43
1940 1941 1942 1/1943 Totale previsto 4-12/43
Carri M13/14: 235 851 319 1405
Carri M15/42: 1 103 36 140 80
Semoventi 75/18: 60 164 93 317 153
Semoventi 90/53: 30
Autoblindo: 250 302 552 320
Autoprotette: 150 150 100
Date di riferimento: Anno Gittata al giugno 1940 (fonte parzialmente questa:xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/artiglierie_2gm.html )
Armi leggere A/A: circa 1200-1800
Cannoni da 20 mm:
Cannoni da 20/65 1.160 o 1700+ ?*
Oerlikon M23/28: ? --> 2 44
Scotti: 0 ?
Cannoni minori: 2047 (min)
Cannone Vickers da 37 (o 40?) ? 3 141
Cannoni da 47/32: 1 1015-1037
Cannoni da 57/30 o 43: 2? 62-70 (posiz)
Cannoni da 65/17: 6,5 719
Cannone da 66/47 5,5 18
Cannoni da 70/15: 6,5 92
Artiglierie divisionali e AA pesanti: 4752 pezzi da 75 mm, totale 75-77 = 6131 e 3023 da 100-105 mm (escl a.a.), totale 9434
Cannoni mod 06 10 (4,6) 1970 (258 c.a.)-1800
Cannoni mod 11 10 1341
Cannoni mod 12 10 51
Cannone 75/45 M97 a.a. 10 4
Cannoni da 75/13 8,2 1167
Mod. 1919: 0 179 (p.b.)
Cannoni da 75/18: 9,5 122
Cannoni da 75/32: 12 5? tot prodotto: 172/77
Cannoni da 75/46: 8,5 92 totale prodotto oltre 300?
76/40: 6 492+13 sem
76/45 mm: 6,5 232-242
77/28 mm 1905: ??? 8,5 (4,6) 552+90 c.a.
Mortai medi:
81 mm Breda: 2177 mortai (212 cp) NB: quest'arma non è catalogabile come 'artiglieria' ma la inserisco ugualmente per conoscenza.
Cannoni flak pesanti:
88/55: 10-14 36 o 0 fino a più di 100 btr (oltre 500 pezzi)
90/53: 12-17 10? fino ad oltre 1.000 esemplari.
Cannoni da 100 mm in su(1):
100 mm K 10: 10-15 41 (a.a. cost)
102/35: 10-11 110 (a.a.)
102/45: ?
Cannoni da 100/17: 9,3 1705
Cannone da 104/32 16,3 4
105/14: 8 120
Cannoni da 105/28: 13,6 956
Cannoni da 105/32: 16 238
Cannoni da 100 mm in su(2)
120/21: 8 5
120 m.1878: 11 74 +130(p.b. 1942)
120/40: 13 4
Artiglieria pesante: 2.567
Obice da 149/12: 6,9 708-696
Obice da 149/13: 8,8 490
Obice da 149/19: 14,6 1 o 16?
Cannoni da 149/35: 17,5 924--870
Cannoni da 149/37: 10 10
Cannoni da 149/40: 23,7 48 1? 3?
Cannoni da 149/42: X (ex Premuda)
Cannoni da 149/43: X (ex Ancona)
Cannone da 149/47: 12 8
Obici da 152/13: 9,6 88
Cannoni da 152/37: 22 29 o 30
Cannoni da 152/40: 12 37 (dif.cost)
Cannoni da 152/45: 19,5 53
Cannoni da 152/50: 14 80
Cannone da 155/25: 11,4 90 180 (p.b)
Artiglieria super-pesante: almeno 1.061
Cannone da 190/39: 12
Obice da 210/8 8,4 500
Cannoni da 210/22: 16 24
Bombarda da 240/12 mm: 3,8 334
Obice da 260/9: 9,3 106
Obici da 280: XX?
Obice 305/17: 17,6 27
Obice 305/8 mod. 1911: 11 23 o 39
Mortaio da 305/10 M16 12,3 16
Cannone da 305/50 18 6
Obice da 38 cm 15 5
Cannoni da 381 mm 24 10 (ma il totale esistente era di 21!)
Obici da 420/12 mm 14,6 6-7
Totale: oltre 13.953 pezzi sopra 47 mm: di questi ben 4.400 almeno per l'artiglieria da campagna da 75 mm; circa 3000 tra obici da 100 e cannoni da 105; circa 1.300 obici e 1.000 cannoni da 150-155 mm; centinaia di artiglierie di calibro superiore a 155 mm. Dal totale si tolgono i mortai da 81 mm, e a dire il vero, dovrebbero essere tolte anche le bombarde da 260 mm.
Notare che questo totale non comprende qualche altro pezzo, perché sicuramente c'erano diversi altri cannoni da 381 (in magazzino?) e altre artiglierie erano sicuramente disponibili in particolare c'erano sicuramente pezzi da 76 mm sia da 76/40 presenti poi e aumentati in effetti in quantità elevate durante la guerra malgrado le perdite al fronte. Inoltre manca dall'elenco un certo numero di pezzi di altro tipo, in particolare i pezzi da 76/30 mm, di cui non ho dati certi. E certo c'erano anche altre armi, come i pezzi da 90/42 ex austriaci che diedero certo l'ispirazione per il pezzo da 90/53.
C'é peraltro un paio di particolari interessanti, però:
1- artiglierie sopra gli 11 km di gittata (6 miglia): solo 2882 (circa!) su circa 14.000 (20%)
2- artiglierie moderne: peggio ancora: circa 380 su 14.000 ovvero il 2,7% del totale! Le altre, tutte quante, erano di progetto e spesso anche di produzione, antecedente alla Grande Guerra.
Questo fatto non sarà mai rimediato durante la guerra in maniera integrale: la produzione bellica ammontò ad un valore di circa 800 pezzi da 75/18 (inclusi quelli di circa 300 semoventi), 170 da 75/32, circa 100 e passa da 75/34, circa 300 (?) da 75/46, circa 1.600 da 90/53, circa 120 da 105/25 (semoventi), circa 400 da 149/19 e forse alcuni da 210/22 (ma le cifre sono contraddittorie, c'é chi lo dice per certo e chi lo nega). In tutto, la produzione nazionale dei pezzi oltre il 47 mm (esclusi comunque quelli navali, anche in postazioni di difesa costiera): sono qualcosa come 3.500 esemplari. Ma persino così, sono solo il 25% della cifra da sostituire e questo include anche le armi prodotte DOPO l'armistizio. Ovviamente però, a questo vanno aggiunte numerose artiglierie estere, sia p.b. (preda bellica, relativamente poche), sia quelle passate dagli alleati tedeschi o prese nei territori occupati, tra cui in particolare oltre 500 pezzi da 88 mm, armi da 149/28, armi francesi da 75/50, inglesi da 75/49 e da 75/50 cecoslovacche, e così via.
Eppure, malgrado questo, come si vede qui sotto, ancora nel 1943 la dotazione della contraerea era ancora deficitaria. All'inizio di quell'anno c'erano ancora ben 2.500 pezzi d'artiglieria, ma il 40% erano i vecchiotti cannoni da 76/40 ex Regia marina (radiati dal servizio da quest'ultima in quasi tutti i navigli), e solo il 20% delle armi della difesa aerea (escluse però le armi sia navali vere e proprie, che dell'esercito campale) erano moderne. Anche aggiungendo quelle delle navi e quelle dell'esercito campale, ben poco poteva essere incrementato. Però il miglior valore di incremento era stato dato dai tedeschi, con forniture dirette che con aiuti indiretti, oltre che con la rete radar.
In ogni caso l'ammontare delle artiglierie italiane era seconda sicuramente solo a quelle sovietiche (oltre 50.000 pezzi) e forse, forse, quelle francesi e tedesche. Ma in termini di artiglierie MODERNE, certo più efficienti, l'Italia era indietro praticamente a tutti i principali eserciti europei, sicuramente rispetto alla Germania, ma anche alla Gran Bretagna e alla Francia.
Da notare l'ammontare della potenza delle artiglierie sovietiche in merito: entro il periodo 1930-1935 avevano prodotto qualcosa come 18.636 pezzi, praticamente ogni anni in media hanno prodotto più o meno quanto l'Italia durante la guerra del 1940-45. In particolare, la quantità di pezzi oltre i 76 mm erano circa 7.500 unità, essenzialmente da 122, ma anche da 152 e 203 mm. Questo quantitativo era simile ai circa 7.500 pezzi italiani sopra i 76 mm disponibili nel giugno 1940, anche se in realtà c'erano oltre 500 pezzi da 77 mm che praticamente erano uguali in termini di categoria anche se nominalmente superiori.
Per metà del 1941 erano arrivati dalle linee di circa 55.648 pezzi di cui circa 23.000 pesanti.
E adesso, da uno degli speciali di Storia Militare, ecco i dati dell'artiglieria contraerei (almeno quella territoriale):
Le difese aeree italiane al 10-6-40:
ITALIA
DICAT ed esercito: 30 pezzi da 102/35, 48 da 77/28, 224 da 76/45, 559 da 76/40, 24 da 75 AV e CK, 4064 mitragliatrici da 8 mm (St Etienne).
Marina: 1 btr da 120/27, 39 da 102/35, 8 da 90/42, 165 da 76/40, 3 da 76/30, 3 da 66, 22 mitragliere da 40/39, 26 da 20 mm, 320 da 13,2 mm.
ALBANIA:
13 btr da 76/40, 4 mitragliere da 40/39, 4 da 13,2, 16 da 8 mm
ASI:
4 da 102/35, 6 da 76/40, 8 mitragliere da 37 e 13 da 13,2 mm.
AOI:
1 da 102/35, 6 da 76/40, 4 da 37 mm, 78 da 13,2 mm.
EGEO:
3 da 102/35, 10 da 76/40, 6 da 37, 46 da 13,2 mm.
= Circa 1.897 pezzi (a 4 pz per batteria). La quasi totalità era da 76/40, c'erano anche potenti ma vecchiotti da 102/35, non vedo invece i nuovi 75/46, erano forse tutti per l'esercito? Boh.
Al 1 dicembre 1942: tutto incluso:
ITALIA:
199 cannoni da 102/35; 41 da 100/47; 442 da 90/53; 26 da 90/42; 54 da 77/28; 191 da 76/45; 1073 (!!!!!!) da 76/40; 6 da 76/30; 20 da 75/49; 76 da 75/46; 4 da 75/45; 26 da 75/27 AV; 18 da 66/47; 260 mitragliere da 37, 81 da 40/39, 567 Oerlikon da 20 mm, 365 IS da 20 mm, 494 Breda da 20 mm, 18 ZB 60 da 15 mm, 169 Breda da 13,2 mm.
= totale di ben 2432 cannoni e 1608 mitragliere, più 1442 Breda e 2208 St Etienne da 8 mm.
A questo si aggiungevano 6 pezzi da 102/35 e 18 da 76/40 su treni e 12 da 76/40 su pontoni.
In Egeo: 14 da 102, 55 da 76/40, 3 mitragliere da 37, 34 da 20 IF, 39 Breda da 13 mm, 113 da 8 mm.
Albania: 20 da 76/40, 4 da 40 mm, 6 Oerlikon da 20, 5 IF da 20, 8 Breda da 13 e 149 da 8 mm.
A.S.I: 17 da 102, 34 da 76/40, 14 da 76/30, 2 da 40, 20 da 37, 5 Oerlikon da 20, 127 IF da 20, 167 da 8 mm.
Grecia Dalmazia: 12 da 90/53, 33 da 76/40, 4 da 40, 5 da 37, 4 Oerlikon da 20, 12 Breda da 20, 26 IF da 20, 24 Breda da 13, 6 da 8 mm.
Est:; 17 IF da 20 mm.
C'erano anche 408 cannoni del R.E. e forze tedesche e 350 mitragliere da 20 e 13 da 13 mm.
Se si considera tutto, a parte le armi RE e tedesche, abbiamo qualcosa come: 2.667 cannoni, più le mitragliere.
Il R.E. aveva non poca artiglieria: a parte parecchie armi da 20 e probabilmente anche da 37 mm, c'erano sicuramente molti pezzi da 75/46 come quelli usati sia in ASI che in Russia, nonché numerosi cannoni da 88/55 che qui non vengono considerati pur essendo utilizzati quasi esclusivamente per la difesa aerea nazionale, a parte pochi gruppi inviati in ASI.
Secondo http://www.cmpr.it/rec.Breda%2035/breda%2035.htm la Breda aveva fornito già alle forze italiane, inizio guerra: 1465 armi all'Esercito, 204 alla MACA, 240 alla Regia Marina (ma erano da posizione oppure consideravano anche quelle sulle navi?) e 50 alla Regia Aeronautica. Totale 1759 esemplari.
Nel settembre 1942 aumentarono a 2442.
In Libia, solo a fine 1940, c'erano già 116 armi, arrivando in tutto a 725. In Russia andarono (e quasi tutte perse) 276 armi.
A fine 1942 c'erano in Italia 958 armi (316 con il RE e 642 con la MACA).
Nel 1943 arrivarono a 1051 con 584 batterie di cui 402 (armi?) nel triangolo industriale (dove però le incursioni erano ad alta quota, quindi a che servivano?), 60 Balcani, 50 Corsica.
Secondo questa pagina, oltre alle 200 catturate all'Armistizio (ma come, non c'erano oltre 400 armi solo nel Nord Italia?), i tedeschi ne fecero produrre entro fine ottobre 1944, altre 2639 (mah, saranno UN PO' TROPPE, o sbaglio???).
Come si vede, almeno all'inizio della guerra, non c'era certo una gran differenza di numero rispetto alla difesa aerea tedesca, mentre invece era molto più consistente di quella britannica che aveva circa 1.000 pezzi pesanti a.a. nell'estate del 1940.
Tanto per capire un pò la differenza tra le armi 'moderne' e quelle di vecchio tipo: Caratteristiche del cannone da 76/45 e da 76/40 mm:
Peso 2.204 kg x 3,573 m; proiettile da 5,96-6,05 kg; RPM 20-30 c/min (? più probabile 15) v. 760 m/sec; gittat a.a. efficace 6 km. (a 80°)
Peso 1676 kg x 3,139 m; proiettile da 6-6,8 kg; RPM 12-15; v. 690 m/sec; gittata a.a. efficace 5,5 km (a 75°)
Bisogna tenere presente che l'anno del primo è dato dal Mod 11, era un'arma piuttosto moderna, per così dire e balisticamente non era da meno del pezzo da 75/46; mentre l'altro era del 1893 anche se in Italia era noto come Mod 16. Inoltre c'era anche il tipo corto da 76/30 mm, usato spesso su autocannoni, quanto meno in ASI.
Quale era la reale forza dell'esercito nel '43?
Numericamente: impressionante.
C'erano ancora ben 2 comandi di gruppi d'armate; 26 corpi d'armata (di cui 1 motorizzato); e 80 (ottana) divisioni.
Quando i tedeschi catturarono gli arsenali italiani presero tra le altre cose: 16.326 pistole, 1.285.871 fucili, 13.906 moschetti automatici, 39.007 mitragliatrici (di cui 10.000 trovate nuove ancora nei depositi).
Cannoni C/C: 1173
Cannoni C/A: 1581
Mortai: 8736
Artiglierie varie: 5.568 (o seconda delle fonti, un totale di 9.986 pezzi).
Mezzi corazzati vari: 977
900.000 t di munizioni per armi di fanteria, 2.800.000 di bombe a mano, 1.700.000 granate d'artiglieria.
Automezzi: 13.128, più 2.422 vetture, 1.600 moto, 762 trattori, 320 auto speciali, 67.400 cavalli e muli, oltre 250.000 t di cibo, 333.000.000 sigarette (!!!), e così via.
E questo, notare bene, NON era tutto il materiale dell'esercito! Molto rimase distrutto o catturato nella lotta contro gli Alleati, poi con i tedeschi, poi rimase in zone non occupate dai tedeschi dopo l'armistizio, oppure distrutto o rubato in vario modo, magari finito alla resistenza o tenuto dalle truppe tedesche delle unità razziatrici. Resta il fatto che i mezzi conteggiati sono poco più del 10% dei 131.000 stimati in servizio.
Quanto ai numeri, nel 1940 l'esercito italiano era (esclusa marina e aviazione) mobilitabile con 1.800.000 effettivi: ma nel 1943 erano saliti ad oltre il doppio, oltre 3.700.000, a causa della mobilitazione di ben 17 classi d'età dal 1907 al 1923, solo quest'ultima diede ben 275.000 uomini, tra cui per inciso, mio nonno materno, che rimase 3 giorni sotto le macerie nei bombardamenti di Roma, d'estate del 1943. Era un ragazzo spaventato di 20 anni. Forse non ha mai dimenticato quell'esperienza, di sicuro non ne ha mai parlato molto.
Il rapporto tra soldataglia e sottufficiali era di 1:14, segno che oramai lo strumento era stato diluito a sufficienza.
Quanto alle divisioni, esse erano binarie, per cui teoricamente avevano attorno ai 160 reggimenti, che non è poi molto per un intero esercito.
Le divisioni di per sé, meritano senz'altro un'occhiata più da vicino. A causa delle enormi perdite subite fino alla fine del 1942, pari a circa 100.000 caduti, 40.000 mutilati, 45.000 dispersi e 275.000 prigionieri, l'esercito italiano era stato enormemente indebolito. La cosa non poté che peggiorare poi, con la ritirata dalla Russia e la fine della campagna africana con la perdita di un'altra armata, la 1a. Quando poi cadde la Sicilia and persa anche la 6a armata, nel caso però non tutto il personale fece la stessa fine.
Dopo l'armistizio, 1.007.000 militari si arresero e di questi ben 600.000 vennero mandati in Germania come prigionieri e lavoratori coatti. Solo 45.000 tornarono in Italia o comunque aderirono alla RSI, altri 30.000 morirono e gli altri fecero la prigionia, tra cui mio nonno paterno classe 1917 che ritornò a 40 kg e con una malattia cardiaca che poi gli sarà probabilmente fatale, 47 anni più tardi, quando morì per attacco cardiaco.
Ma le divisioni rimaste, addirittura più numerose di quel che erano all'inizio della guerra, di che tipo erano?
-36 di fanteria
-6 alpine
-2 corazzate
-3 autotrasportabili
-1 motorizzata
-8 tipo 41 (da occupazione, basicamente)
-1 tipo 42 (probabilmente qualcosa di simile all'altra)
-1 paracadutisti
-3 celeri
-19 costiere. (Fonte: Pignato N, l'esercito italiano nel 1943, Rivista Storica 9/94).
Cioé... ben 10 tipi di divisioni per un totale di appena 80 grandi unità! Solo in Italia, verrebbe da dire.
Per esempio, come si fa a spiegare ad uno straniero che differenza c'é tra divisione motorizzata, autotrasportata e 'celere'? Sembrano tipi di treni più che di divisioni. E il grosso delle divisioni di fanteria erano appiedate e artiglieria someggiata.
Le normali divisioni di fanteria avevano artiglieria someggiata o ippotrainata, e i soldati in genere dovevano andare a piedi.
Le divisioni di fanteria da montagna avevano gruppi da 75 mm someggiati e da 100 carrellati.
Le divisioni Tipo 41 avevano 2 gruppi di artiglieria anziché 3 o 4.
Le divisioni autotrasportabili avevano artiglieria e servizi motorizzati
Le divisioni corazzate erano in genere su 1 rgt esplorante, 1 rgt carri, 1 rgt fanteria motorizzata e 1 o due rgt artiglieria corazzata
La divisione paracadutisti era la Nembo, e ovviamente era un'unità leggera.
Le divisioni tipo 43 erano invece quelle per la forza di combattimento più moderna, con tanto di semoventi da 75 mm.
Le divisioni costiere erano numerose, su 2, 3 o addirittura 4 reggimenti fanteria, ma con un solo gruppo d'artiglieria mobile, generalmente da 100/22 mm, e servizi e genio ridotti. C'erano anche delle unità a livello di brigata, anche tra quelle destinate alla difesa costiera.
Certo che era difficile fare una valutazione di questi mezzi e personale.
Per esempio, se si guarda alla potenza di fuoco dei gruppi d'artiglieria, non c'é di che essere delusi, almeno sulla carta:
75/13: metà 1943: 46 gruppi (solo art divisionale) su 550 pz.
75/18: metà 1943: 19 gruppi e 4 in trasformazione
75/32: 5 gruppi
75/46: 8 gruppi da posizione e 27 campali.
Pak 40: almeno 4 gruppi, altri 6 a breve.
100/17: almeno 37 gruppi e probabilmente 38 dalla GaF.
105/28: 27 gruppi più altri per la difesa costiera.
105/32: 4 gruppi.
149/13: 20 gruppi.
149/19: 20 gruppi e 7 in conversione.
149/35: 16 gruppi più difesa costiera.
152/37: 1 gruppo
210/22: 1 gruppo.
Totale, solo considerando queste unità (che è parziale!), avremmo qualcosa come 70 gruppi campali da 75 mm e 35 a.a.; 4 gruppi Pak; 37+38 da 100 mm; 27+x da 105 mm; 4 da 105/32; 20 da 149/13; 20 da 149/19; 16 da 149/35; 1 da 152, 1 da 210 mm =
L'incredibile cifra di:
70 gruppi campali 4 c.c. e 35 a.a. da 75 mm = 109;
106 gruppi da 100-105 mm;
40 gruppi di obici e 16 di cannoni da 149 (ma non è chiaro quanti sarebbero queste armi davvero in servizio)
1 gruppo da 152 e 1 da 210.
Totale: 233 gruppi campali, 4 c.c. e 35 a.a. e questo senza considerare tutte le artiglierie, come i pezzi da 90 per esempio.
Solo i gruppi campali, a 12 pezzi l'uno (ma inclusi anche 38 da difesa costiera a dire il vero), avrebbero qualcosa come 2.580 pezzi (!!!!!)
Sarebbero certo in grado di reggere il confronto con le artiglierie tedesche, a dirla così. Ma in realtà, la situazione era decisamente meno brillante, come si vede bene:
1- le artiglierie campali erano essenzialmente o cannoni da 75 mm o obici da 100 mm. Roba obsoleta, spesso nata prima della Grande guerra, e con limiti oggettivi di efficacia.
2- l'artiglieria di corpo d'armata era per metà equipaggiata con pezzi obsoleti, e per metà con armi moderne, ma di gittata non eccezionale e comunque subordinate alla difficoltà di movimentarle rapidamente su lunghe distanze. Tra l'altro, per il 149/19 non si è studiato nessun sistema semovente, nemmeno prototipico, piuttosto stranamente.
3-l'artiglieria di armata era penosa, anche se sulla carta potente. In pratica, aveva rimasto un solo cannone (altri erano in produzione) da 149 (quello su scafo semovente, prototipico), e un gruppo da 210 mm che però non era operativo e non sparò un proiettile in guerra nemmeno col nemico 'alle porte'. I cannoni da 149 ad affusto rigido, o quelli da 152 senza nemmeno un vero affusto (almeno ruotato), erano semplicemente obsoleti nel 1914, figurarsi nel 1940, e addirittura nel 1943.
Per la lotta a.a. certo non giovava la scarsa disponibilità di radar, centrali di tiro moderne, e attrezzature per la movimentazione rapida.
E adesso parliamo delle divisioni di per sé.
Anzitutto, si osserva come le unità di cui sopra erano decisamente, in media, poco potenti e/o mobili. Le divisioni parà e alpini, a parte la qualità del personale molto curata, erano unità leggere che non potevano certo fare molto in campo aperto, almeno da sole.
Le divisioni di fanteria erano piuttosto lente e poco moderne. Praticamente non avevano nulla di speciale da offrire, né mobilità, né potenza di fuoco, né efficienza.
Le divisioni costiere, da sole, erano ben 19. Esse erano provviste di armi molto potenti, ma erano praticamente le vecchie unità 'da fortezza', che praticamente erano legate ai loro sistemi difensivi di confine o marittimi. In pratica, non avevano nessuna reale capacità di impegnarsi in battaglie campali contro un nemico convenzionale. Le loro artiglierie erano per lo più obsolete e pesanti, vecchi cannoni navali e/o di preda bellica, spesso risalenti al secolo precedente, obici enormi ma con ritmi di fuoco risibili, tipici delle artiglierie d'assedio, o gittata ridotta, o entrambe le cose. Ben poco si poteva sperare di realizzare da queste unità combattenti in una battaglia convenzionale: non si sarebbe mai potuto 'esportarle' dalle loro postazioni, a Kursk, come se fosse Antani.
Voglio dire, se si vede tutto il potenziale, i Tedeschi a Kursk usarono attorno a 60 divisioni, generalmente pesantemente sotto organico per le perdite di uomini e materiale. Gli italiani non avevano problemi a pareggiare il numero e la dotazione d'artiglieria, ma erano carenti in termini di potenza combattente effettiva.
In pratica, solo le migliori unità potevano davvero combattere delle battaglie di un certo livello, ma bisogna dire che esse erano spesso di recente formazione e quindi poco efficienti, spesso a ranghi incompleti. La divisione Ariete II e la M -Centauro II dopo la caduta del fascismo- erano ancora ben poca cosa in termini operativi, sopratutto la seconda, che Mussolini avrebbe voluto usare già contro gli alleati in Sicilia, ma semplicemente non era ancora pronta. Del resto, con una divisione corazzata dotata solo di 36 tra Panzer III, IV e StuG, non c'é molto di che gioire, anche se c'erano altri mezzi blindati e i semoventi d'artiglieria.
In pratica, l'unico nucleo realmente efficiente dell'esercito italiano era quello stanziato attorno a Roma, forte di quasi 90.000 effettivi, e capace in teoria di opporre una resistenza a chiunque attaccasse la capitale, tranne poi essere stato sfasciato dai tedeschi in pochi giorni di confuse battaglie.
A voler essere buoni, quindi per 'Kursk 43' ci sarebbero state essenzialmente le due divisoni corazzate (ancora non pronte operativamente), quella parà (ma senza aviolanci, per carità), 3 celeri, 3 autotrasportabili e 1 motorizzata, più qualche altra unità aggiuntiva. Ma in pratica abbiamo solo 9 divisioni ad alti livelli e il resto?
Quanto ai materiali, in termini di qualità intendo, anche questa è una lunga storia. Ne parleremo in seguito, almeno credo, perché le sorprese non sono affatto poche da qualsiasi punto di vista le si guardi.
Intanto giova vedere che razza di forze avessero i tedeschi e i sovietici che si scontrarono nel 1943 a Kursk:
Operation Citadel Men Tanks Guns
Soviet Ratio German Soviet Ratio German Soviet Ratio German
Frieser 1,426,352 2.8:1 518,271 4,938 2:1 2,465 31,415 4:1 7,417
Glantz 1,910,361 2.5:1 780,900 5,128 1.7:1 2,928 (tratto da wiki.en)
Numericamente: impressionante.
C'erano ancora ben 2 comandi di gruppi d'armate; 26 corpi d'armata (di cui 1 motorizzato); e 80 (ottana) divisioni.
Quando i tedeschi catturarono gli arsenali italiani presero tra le altre cose: 16.326 pistole, 1.285.871 fucili, 13.906 moschetti automatici, 39.007 mitragliatrici (di cui 10.000 trovate nuove ancora nei depositi).
Cannoni C/C: 1173
Cannoni C/A: 1581
Mortai: 8736
Artiglierie varie: 5.568 (o seconda delle fonti, un totale di 9.986 pezzi).
Mezzi corazzati vari: 977
900.000 t di munizioni per armi di fanteria, 2.800.000 di bombe a mano, 1.700.000 granate d'artiglieria.
Automezzi: 13.128, più 2.422 vetture, 1.600 moto, 762 trattori, 320 auto speciali, 67.400 cavalli e muli, oltre 250.000 t di cibo, 333.000.000 sigarette (!!!), e così via.
E questo, notare bene, NON era tutto il materiale dell'esercito! Molto rimase distrutto o catturato nella lotta contro gli Alleati, poi con i tedeschi, poi rimase in zone non occupate dai tedeschi dopo l'armistizio, oppure distrutto o rubato in vario modo, magari finito alla resistenza o tenuto dalle truppe tedesche delle unità razziatrici. Resta il fatto che i mezzi conteggiati sono poco più del 10% dei 131.000 stimati in servizio.
Quanto ai numeri, nel 1940 l'esercito italiano era (esclusa marina e aviazione) mobilitabile con 1.800.000 effettivi: ma nel 1943 erano saliti ad oltre il doppio, oltre 3.700.000, a causa della mobilitazione di ben 17 classi d'età dal 1907 al 1923, solo quest'ultima diede ben 275.000 uomini, tra cui per inciso, mio nonno materno, che rimase 3 giorni sotto le macerie nei bombardamenti di Roma, d'estate del 1943. Era un ragazzo spaventato di 20 anni. Forse non ha mai dimenticato quell'esperienza, di sicuro non ne ha mai parlato molto.
Il rapporto tra soldataglia e sottufficiali era di 1:14, segno che oramai lo strumento era stato diluito a sufficienza.
Quanto alle divisioni, esse erano binarie, per cui teoricamente avevano attorno ai 160 reggimenti, che non è poi molto per un intero esercito.
Le divisioni di per sé, meritano senz'altro un'occhiata più da vicino. A causa delle enormi perdite subite fino alla fine del 1942, pari a circa 100.000 caduti, 40.000 mutilati, 45.000 dispersi e 275.000 prigionieri, l'esercito italiano era stato enormemente indebolito. La cosa non poté che peggiorare poi, con la ritirata dalla Russia e la fine della campagna africana con la perdita di un'altra armata, la 1a. Quando poi cadde la Sicilia and persa anche la 6a armata, nel caso però non tutto il personale fece la stessa fine.
Dopo l'armistizio, 1.007.000 militari si arresero e di questi ben 600.000 vennero mandati in Germania come prigionieri e lavoratori coatti. Solo 45.000 tornarono in Italia o comunque aderirono alla RSI, altri 30.000 morirono e gli altri fecero la prigionia, tra cui mio nonno paterno classe 1917 che ritornò a 40 kg e con una malattia cardiaca che poi gli sarà probabilmente fatale, 47 anni più tardi, quando morì per attacco cardiaco.
Ma le divisioni rimaste, addirittura più numerose di quel che erano all'inizio della guerra, di che tipo erano?
-36 di fanteria
-6 alpine
-2 corazzate
-3 autotrasportabili
-1 motorizzata
-8 tipo 41 (da occupazione, basicamente)
-1 tipo 42 (probabilmente qualcosa di simile all'altra)
-1 paracadutisti
-3 celeri
-19 costiere. (Fonte: Pignato N, l'esercito italiano nel 1943, Rivista Storica 9/94).
Cioé... ben 10 tipi di divisioni per un totale di appena 80 grandi unità! Solo in Italia, verrebbe da dire.
Per esempio, come si fa a spiegare ad uno straniero che differenza c'é tra divisione motorizzata, autotrasportata e 'celere'? Sembrano tipi di treni più che di divisioni. E il grosso delle divisioni di fanteria erano appiedate e artiglieria someggiata.
Le normali divisioni di fanteria avevano artiglieria someggiata o ippotrainata, e i soldati in genere dovevano andare a piedi.
Le divisioni di fanteria da montagna avevano gruppi da 75 mm someggiati e da 100 carrellati.
Le divisioni Tipo 41 avevano 2 gruppi di artiglieria anziché 3 o 4.
Le divisioni autotrasportabili avevano artiglieria e servizi motorizzati
Le divisioni corazzate erano in genere su 1 rgt esplorante, 1 rgt carri, 1 rgt fanteria motorizzata e 1 o due rgt artiglieria corazzata
La divisione paracadutisti era la Nembo, e ovviamente era un'unità leggera.
Le divisioni tipo 43 erano invece quelle per la forza di combattimento più moderna, con tanto di semoventi da 75 mm.
Le divisioni costiere erano numerose, su 2, 3 o addirittura 4 reggimenti fanteria, ma con un solo gruppo d'artiglieria mobile, generalmente da 100/22 mm, e servizi e genio ridotti. C'erano anche delle unità a livello di brigata, anche tra quelle destinate alla difesa costiera.
Certo che era difficile fare una valutazione di questi mezzi e personale.
Per esempio, se si guarda alla potenza di fuoco dei gruppi d'artiglieria, non c'é di che essere delusi, almeno sulla carta:
75/13: metà 1943: 46 gruppi (solo art divisionale) su 550 pz.
75/18: metà 1943: 19 gruppi e 4 in trasformazione
75/32: 5 gruppi
75/46: 8 gruppi da posizione e 27 campali.
Pak 40: almeno 4 gruppi, altri 6 a breve.
100/17: almeno 37 gruppi e probabilmente 38 dalla GaF.
105/28: 27 gruppi più altri per la difesa costiera.
105/32: 4 gruppi.
149/13: 20 gruppi.
149/19: 20 gruppi e 7 in conversione.
149/35: 16 gruppi più difesa costiera.
152/37: 1 gruppo
210/22: 1 gruppo.
Totale, solo considerando queste unità (che è parziale!), avremmo qualcosa come 70 gruppi campali da 75 mm e 35 a.a.; 4 gruppi Pak; 37+38 da 100 mm; 27+x da 105 mm; 4 da 105/32; 20 da 149/13; 20 da 149/19; 16 da 149/35; 1 da 152, 1 da 210 mm =
L'incredibile cifra di:
70 gruppi campali 4 c.c. e 35 a.a. da 75 mm = 109;
106 gruppi da 100-105 mm;
40 gruppi di obici e 16 di cannoni da 149 (ma non è chiaro quanti sarebbero queste armi davvero in servizio)
1 gruppo da 152 e 1 da 210.
Totale: 233 gruppi campali, 4 c.c. e 35 a.a. e questo senza considerare tutte le artiglierie, come i pezzi da 90 per esempio.
Solo i gruppi campali, a 12 pezzi l'uno (ma inclusi anche 38 da difesa costiera a dire il vero), avrebbero qualcosa come 2.580 pezzi (!!!!!)
Sarebbero certo in grado di reggere il confronto con le artiglierie tedesche, a dirla così. Ma in realtà, la situazione era decisamente meno brillante, come si vede bene:
1- le artiglierie campali erano essenzialmente o cannoni da 75 mm o obici da 100 mm. Roba obsoleta, spesso nata prima della Grande guerra, e con limiti oggettivi di efficacia.
2- l'artiglieria di corpo d'armata era per metà equipaggiata con pezzi obsoleti, e per metà con armi moderne, ma di gittata non eccezionale e comunque subordinate alla difficoltà di movimentarle rapidamente su lunghe distanze. Tra l'altro, per il 149/19 non si è studiato nessun sistema semovente, nemmeno prototipico, piuttosto stranamente.
3-l'artiglieria di armata era penosa, anche se sulla carta potente. In pratica, aveva rimasto un solo cannone (altri erano in produzione) da 149 (quello su scafo semovente, prototipico), e un gruppo da 210 mm che però non era operativo e non sparò un proiettile in guerra nemmeno col nemico 'alle porte'. I cannoni da 149 ad affusto rigido, o quelli da 152 senza nemmeno un vero affusto (almeno ruotato), erano semplicemente obsoleti nel 1914, figurarsi nel 1940, e addirittura nel 1943.
Per la lotta a.a. certo non giovava la scarsa disponibilità di radar, centrali di tiro moderne, e attrezzature per la movimentazione rapida.
E adesso parliamo delle divisioni di per sé.
Anzitutto, si osserva come le unità di cui sopra erano decisamente, in media, poco potenti e/o mobili. Le divisioni parà e alpini, a parte la qualità del personale molto curata, erano unità leggere che non potevano certo fare molto in campo aperto, almeno da sole.
Le divisioni di fanteria erano piuttosto lente e poco moderne. Praticamente non avevano nulla di speciale da offrire, né mobilità, né potenza di fuoco, né efficienza.
Le divisioni costiere, da sole, erano ben 19. Esse erano provviste di armi molto potenti, ma erano praticamente le vecchie unità 'da fortezza', che praticamente erano legate ai loro sistemi difensivi di confine o marittimi. In pratica, non avevano nessuna reale capacità di impegnarsi in battaglie campali contro un nemico convenzionale. Le loro artiglierie erano per lo più obsolete e pesanti, vecchi cannoni navali e/o di preda bellica, spesso risalenti al secolo precedente, obici enormi ma con ritmi di fuoco risibili, tipici delle artiglierie d'assedio, o gittata ridotta, o entrambe le cose. Ben poco si poteva sperare di realizzare da queste unità combattenti in una battaglia convenzionale: non si sarebbe mai potuto 'esportarle' dalle loro postazioni, a Kursk, come se fosse Antani.
Voglio dire, se si vede tutto il potenziale, i Tedeschi a Kursk usarono attorno a 60 divisioni, generalmente pesantemente sotto organico per le perdite di uomini e materiale. Gli italiani non avevano problemi a pareggiare il numero e la dotazione d'artiglieria, ma erano carenti in termini di potenza combattente effettiva.
In pratica, solo le migliori unità potevano davvero combattere delle battaglie di un certo livello, ma bisogna dire che esse erano spesso di recente formazione e quindi poco efficienti, spesso a ranghi incompleti. La divisione Ariete II e la M -Centauro II dopo la caduta del fascismo- erano ancora ben poca cosa in termini operativi, sopratutto la seconda, che Mussolini avrebbe voluto usare già contro gli alleati in Sicilia, ma semplicemente non era ancora pronta. Del resto, con una divisione corazzata dotata solo di 36 tra Panzer III, IV e StuG, non c'é molto di che gioire, anche se c'erano altri mezzi blindati e i semoventi d'artiglieria.
In pratica, l'unico nucleo realmente efficiente dell'esercito italiano era quello stanziato attorno a Roma, forte di quasi 90.000 effettivi, e capace in teoria di opporre una resistenza a chiunque attaccasse la capitale, tranne poi essere stato sfasciato dai tedeschi in pochi giorni di confuse battaglie.
A voler essere buoni, quindi per 'Kursk 43' ci sarebbero state essenzialmente le due divisoni corazzate (ancora non pronte operativamente), quella parà (ma senza aviolanci, per carità), 3 celeri, 3 autotrasportabili e 1 motorizzata, più qualche altra unità aggiuntiva. Ma in pratica abbiamo solo 9 divisioni ad alti livelli e il resto?
Quanto ai materiali, in termini di qualità intendo, anche questa è una lunga storia. Ne parleremo in seguito, almeno credo, perché le sorprese non sono affatto poche da qualsiasi punto di vista le si guardi.
Intanto giova vedere che razza di forze avessero i tedeschi e i sovietici che si scontrarono nel 1943 a Kursk:
Operation Citadel Men Tanks Guns
Soviet Ratio German Soviet Ratio German Soviet Ratio German
Frieser 1,426,352 2.8:1 518,271 4,938 2:1 2,465 31,415 4:1 7,417
Glantz 1,910,361 2.5:1 780,900 5,128 1.7:1 2,928 (tratto da wiki.en)