18.1.015
Il piccolo CV-33/35/38, discendente diretto dalle 'tankette' della Carden-Loyd inglese (in Italia: CV-29), famoso per la propaganda fascista e l'impiego prebellico (per modo di dire), era un buon carro armato per la sua categoria, però era anche di una categoria troppo debole per essere considerato un valido mezzo bellico. I carristi italiani, tuttavia, come anche altri loro colleghi, dovettero usarlo e qualche volta riuscirono anche a vincere scontri limitati.
La ragione per cui questo mezzo era così limitato, era duplice: da un lato la mancanza di torretta, che lo rendeva più basso e leggero, ma anche troppo facilmente sopraffabile perché privo di sufficiente visuale e di campi di tiro adatti. Dall'altra parte, il carro in questione era privo di armi realmente controcarri: nemmeno le 8x59 mm, probabilmente le cartucce da mitragliatrice leggera più potenti entrate in produzione, erano sufficienti a perforare mezzi corazzati dotati di un minimo di blindatura. La capacità di penetrazione accreditata era di 11,5 mm a 80 metri, nient'affatto eccezionale, ma sopratutto insufficiente contro qualsiasi mezzo blindato anche solo marginalmente più di quei 5-8 mm necessari per respingere il fuoco di fucileria con proiettili ordinari.
Basso (130 cm!) e veloce com'era, però, il Carro Veloce era un piccolo e difficile bersaglio. Un mezzo del genere, nonostante fosse molto vulnerabile quando attaccato, era al contrario un mezzo assai valido se c'era da attaccare delle postazioni di fanteria nemiche. Infatti era sfuggente, e poteva piombare sul bersaglio sparando all'impazzata con le Breda (essendo armi automatiche, non occorreva mirare con assoluta precisione per ottenere qualcosa), anche se il tiro efficace era difficilmente superiore ai 400 metri. L'ideale era l'attacco in massa, possibilmente con aggiramento delle posizioni nemiche e azione di sorpresa. Ecco perché, anche quando sembrava obsoleto, l'L3 poteva dimostrarsi pericoloso.
Quando la fanteria era accompagnata da mezzi corazzati, però, oppure era ben protetta da caposaldi (inclusi fossi e fossati anticarro anche di modesta apertura, purché con pareti abbastanza ripide da non essere scalabili), allora erano guai. Nel tardo 1941, per esempio, circa 30 carri armati italiani attaccarono la fanteria alleata, protetta da carri tipo Matilda (o simili). Iniziarono a sparare da circa 600 metri e serrarono fino a 200, mentre i fanti si buttavano a terra e i carri rispondevano con il fuoco dei loro pezzi da 40 mm. Almeno 4-5 carri italiani andarono perduti, mentre una ventina vennero colpiti, diversi dei quali recuperati solo perché presi al traino. Se soltanto i carri nemici avessero avuto armi più devastanti, come i pezzi da 57 mm, i centri avrebbero lasciato ben difficilmente qualcosa di più di una carcassa fumante, ma i piccoli pezzi da 40 mm erano più facili da sopportare, anche se sforacchiavano un carro come groviera. Ad ogni modo, questo getta un mistero anche maggiore: se persino i piccoli L3 in movimento veloce erano così facili da colpire a distanza, come mai i 'semoventi' erano così sfuggenti, pur essendo alti 185 cm e sparando c.c. a distanze utili non superiori al km?
Detto questo, i carri L rimasero probabilmente più che altro famosi per la distruzione della colonna d'Avanzo, fatta da carri leggeri e un paio di cruiser, all'inizio della guerra.
Se soltanto avesse avuto un armamento più potente delle 2x8 mm, sarebbe stato un cacciacarri (leggero!) di notevole qualità. Almeno un prototipo venne realizzato della versione migliorata L3/38, con una potente Breda da 13,2 mm. Però i tipi di serie tornarono mestamente alle 8 mm. Con una mitragliatrice del genere sarebbe stato possibile perforare le corazze dei blindati leggeri e medio-leggeri nemici, pur restando ovviamente troppo vulnerabili al tiro di risposta nemico. Ignoto al grande pubblico, però, c'é che nel Nord Africa, questi carri armati vennero anche provvisti di armi più pesanti. Si provarono infatti diversi esemplari con mitragliatrici aeronautiche da 12,7 mm Breda, nonché con fuciloni Solothurn da 20 mm, installati sia esternamente, che internamente al mezzo (in questo caso, rimuovendo le mitragliatrici).
Il suo più diretto antagonista era il carro Mk VI. Questo era un cuggino d'Oltremanica, ma evidentemente, più evoluto, sebbene per certi versi più vulnerabile, in quanto con una sagoma più alta e meno angolata. La protezione era simile (fino a 14 mm), la velocità era nettamente superiore (55 km/h), ma sopratutto lo era l'armamento, che in genere era costituito da una 12,7 mm Vickers (non molto potente, ma almeno affidabile) oppure addirittura una Besa da 15 mm (l'opposto!). La capacità di perforazione non dev'essere stata particolarmente alta (sui 18 mm a 100 metri), ma probabilmente la portata pratica delle armi era di circa 100-200 metri contro gli L3 e questo bastava per ottenere un vantaggio: infatti, a parte i mezzi modificati (con poco successo, ma sempre meglio di niente) di cui abbiamo parlato, l'unico L3 che poteva distruggere i carri nemici era il tipo 'lanciafiamme'. Solo che, avendo una portata dell'ordine dei 15-20 metri o poco più, esso era solitamente distrutto molto prima dai cannoni nemici, come successe in Spagna con un T-26.
Inoltre, il Vickers era anche dotato di una torretta concettualmente più moderna: non solo era armata in maniera pesante (una mitragliera più un'arma coassiale leggera), ma era anche dotata di: 1) due posti, 2) radio, 3) granate nebbiogene, e 4) di cupola d'osservazione.
Quindi, il vincitore è il Vickers, sebbene questo carro armato non fosse certo un ammazzasette (del resto, pesava circa 6 t).
Ricapitolando:
1-corazzatura simile (ma sagoma più alta)
2-potenza di fuoco maggiore
3-più veloce (55 vs 40 km/h)
Più torretta (biposto, con cupola d'osservazione), lanciagranate fumogene e radio.
Altri mezzi paragonabili erano i Panzer I tedeschi. Non c'era molto da scegliere, visto che entrambi erano carri con 2 mitragliatrici, con 40 km/h, e con corazze da 13 mm. Però il Panzer I era dotato di torretta (monoposto) e radio standard, almeno per questo era superiore all'L.3. Pare che anche la corazza, essendo essenzialmente di tipo saldato, fosse superiore a quella rivettata del mezzo italiano.
Confronto tecnico:
L.3/38 (1933-38) Light Tank Mk VIB (1937) Panzer IB (1935)
Motore: 43 hp 88 hp 100 hp
Dimensioni: 3,2 x 1,46 x 1,3 m 3,89x 2,05 x 2,03 m 4,42 x 2,06 x 1,72 m
Pesi: 3,2 t 5,4 t 5,8 t
Corazzatura: 6-12 (13?) mm 10-14 mm max 13 mm
Armamento: 2x8 mm (2.400 cp) 1x12,7 (400) e 1x7,7 (2.500) 2x7,92 mm (3.125 cp)
Prestazioni: 43 km/h, 120 km autonomia, trincea 1,6 m 56 km/h, 210-250 km, tr. 1,6 m 40 km/h, 180 km, tr 1,4 m
gradino 0,6 m, guado 0,7 m, angolo 45° grad. 0,6 m, guado 0,7 m, an. 35° gr 0,36 m, guado 0,5 m, an. 30°
Notare come il Panzer I avesse il motore di gran lunga più potente, però era inferiore in tutte (!) le prestazioni ad entrambi gli altri tipi, a parte l'autonomia (ma senza mai primeggiare). Non sorprendentemente, il carro con la migliore arrampicata era l'L.3 (pensato per territori montuosi), ma il veicolo con le migliori prestazioni complessive, così come l'armamento, era l'Mk VI.
Il Panzer IB era probabilmente il più protetto (anche se gli spessori sono tutti dello stesso livello), anche perché aveva una sagoma piuttosto bassa e sfuggente (anche se non quanto l'L3!), e pure la predisposizione per fumogeni da sganciare al momento necessario.
Non vedere e non sapere, come vincere?
Ma c'era di più: oltre a non avere niente che sembrasse un sistema di controllo del tiro decente, l'L.3: era praticamente 'cieco' e 'sordo' rispetto agli altri mezzi della categoria.
Un mezzo corazzato potrà anche essere leggero e piccolo, ma oltre a non essere visto, deve anche poter 'vedere'. Il minuscolo L3 aveva un campo visivo modesto e le feritoie della casamatta non aiutavano molto. Già nell'erba alta, tipica di primavera, era difficile vedere qualcosa a distanza, da una tale 'altezza'.
La visuale dell'L-3 era la peggiore, essendo provvisto solo di qualche feritoria; il Panzer I non era molto meglio, ma aveva la torretta che garantiva un punto di vista più alto; il Vickers era il migliore senza dubbio, sebbene fosse anche un pò troppo alto (il tipo 'indiano' ebbe rimossa la cupola, probabilmente per questa ragione).
Non solo, ma i carri Panzer I e gli stessi Vickers erano provvisti di luci di movimento notturno e di puntamento, cosa che i piccoli carri L non potevano emulare: infatti, avevano solo due fanaletti normali, ai lati della sovrastruttura, che non erano 'schermati' abbastanza per viaggiare in incognito di notte, mentre non erano potenti a sufficienza (e tanto meno orientabili) per usarli per la 'ricerca notturna' e il controllo del tiro', quando l'Mk VI aveva un proiettore orientabile sulla cupola. Di notte, quindi, l'L.3 era molto in difficoltà sia nel muoversi che nel combattere, nonostante la sua sagoma e il suo piccolo motore lo rendessero, probabilmente, assai 'stealth'.
Tutti i carri 'stranieri' di cui sopra, infine, erano generalmente muniti di una radio. Nell'L.3 dev'essere stata estremamente problematica da ospitare, visti gli spazi ristrettissimi (equipaggio più che seduto, rannicchiato dentro il mezzo) e generalmente gli unici carri con la radio erano quelli appositi, spesso privi di armamento (o quantomeno, con forti riduzioni delle munizioni).
Chiaramente, questi tre erano mezzi debolissimi se confrontati contro 'veri' carri armati (l'Mk VI fu rimpiazzato senza tanti complimenti quando giunsero veicoli come l'M3 Stuart), ma tra di loro, in questa lotta di formiche, vinceva il mezzo inglese, che tra l'altro, nella categoria era l'unico triposto.
Non c'erano molti altri equivalenti della categoria: anche il T-26 era decisamente fuori portata. Il CV 33/38 era migliore solo dei tipi originari come il CV 29 e il tipo inglese primigenio, e di carri russi anfibi leggerissimamente armati e protetti, come il T-37, o i veloci mezzi da ricognizione, tipo gli AMR francesi, che tuttavia mai vennero seriamente usati come mezzi d'assalto (per loro fortuna), anche se avevano una torretta ed ottime prestazioni.
Il Panzer II era un mezzo da 8-10 tonnellate e dotato di cannone da 20 mm, per cui era di categoria superiore, senza problemi pratici.
E contro le autoblindo?
C'erano anche le autoblindo. Benché vulnerabili alle ruote, e benché certo meno protette di un carro leggero, le blindo prebelliche erano tutt'altro che incapaci di combattere i carri leggeri. Le Panard 178 avevano una corazza robusta (per quanto fossero piccole) e un cannone da 25 mm, molto più che sufficiente per risolvere certe questioni. Le BA-32 russe avevano addirittura la torre di un T-26 e, sebbene obsolescenti, potevano sparare con un 'vero' cannone da carro armato, per cui si potrebbero definire le 'Centauro' dell'epoca.
Le blindo tedesche 6x4 tipo 231 erano carenti di mobilità fuoristrada, ma ce n'erano tante. Avevano corazze leggere, ma erano di tipo saldato e per giunta, molto ben inclinato. E l'armamento era spesso (anche se non sempre) costituito da un cannone da 20 mm. Quando questo c'era, e cercando di non uscire in zone con fondo troppo 'difficile', queste blindo erano perfettamente in grado di affrontare con successo qualsiasi carro leggero, e certo questo valeva anche per gli L.3, che al più, potevano sperare di non essere visti mentre si avvicinavano. Le blindo 6x4 vennero costruite in oltre 1.000 esemplari e questo da solo dà l'idea di quanto fossero importanti, di fatto nel periodo prebellico ce n'erano quasi tante quanti erano i carri Panzer II.
Per avere mezzi più mobili fuoristrada vennero poi realizzate le 8x8 tipo 231 (di seconda generazione, quindi) che avevano lo stesso armamento ed eccellenti prestazioni fuoristrada, nonché migliore corazzatura. Ma di queste, prima della guerra, ce n'erano poche e comunque sia, avevano il problema di un'altezza un pò eccessiva. Le piccole 4x4 erano anch'esse presenti, spesso con cannone da 20 mm, ma erano piuttosto rare nell'anteguerra. Le blindo diventarono davvero soddisfacenti con le 8x8 Puma, ma questo avvenne a guerra inoltrata, non era 'carino' confrontarle con i poveri carri leggeri d'anteguerra.
Ad ogni modo, almeno teoricamente, l'esercito tedesco già nel 1939, aveva una tale forza di blindo, che da sole avrebbero potuto battere, almeno finché potevano contare su fondi abbastanza duri su cui muoversi, l'intera forza corazzata italiana! Né i pur numerosi L3 lanciafiamme avrebbero aiutato granché la causa italiana, essendo più lenti del normale, e con le loro armi che, malgrado la propaganda ci giocasse, non devono avere superato i 15-20 m di portata utile (almeno stando alle foto, e considerando le minuscole dimensioni degli L3), quando un cannone da 20 mm poteva distruggere l'L.3 da oltre 400 metri di raggio, un 25 mm a ben oltre i 500 metri, una mitragliatrice da 15 mm (presente nell'Mk VIC) a probabilmente circa 300 metri, e una 12,7 mm Vickers a circa 150-200 metri (che corrispondono, su terreno vario, ad almeno 20-30 secondi di tempo prima di diventare vulnerabili al tiro nemico, apparentemente non molti, ma sufficienti almeno per distruggere un L.3 e forse un secondo, sempre che continuino la 'carica'; oltretutto, gli L3 lanciafiamme sono facili da identificare, fisicamente parlando).
Da notare che l'L.3 inizialmente era noto come Carro veloce Mod 33, poi 35, e infine Mod 38. Fu solo nel 1940, a quanto pare, che venne adottata la razionalissima prassi di mettere categoria, peso e anno nella stessa definizione del mezzo, così da togliere i dubbi su che tipo di mezzo fosse. I Mod 33 avevano solo un'arma da 6,5 mm, i 35 ne avevano due (ma del tipo Fiat) calibro 8 mm, e solo gli ultimi ebbero le Breda Mod 38 da 8 mm.
In verità, il CV era piuttosto che un carro, una sorta di 'mitragliatrice d'assalto semovente' binata. Per questo era simile per protezione e armamento ad altri carri, pur pesando di meno. Abitabilità, efficienza bellica e protezione erano al limite dell'accettabilità e certo fu un problema non da poco doverlo usare addirittura come carro principale per le divisioni corazzate italiane, quando queste erano appena nate. Del resto, nemmeno l'esercito inglese era messo molto meglio nel 1939-40, e il 60% dei carri tedeschi impiegati in Francia, nel 1940, erano i carri 'addestratori' tipo Panzer I e II.
Quello che ho detto sugli L3, appoggiati da poche decine di Fiat 2000 e M11, vale per molti aspetti anche per la forza corazzata britannica, quasi esclusivamente dotata di tankette (però, come si è visto, armate in maniera sufficiente per perforare le corazze, il che fa una grossa differenza!), però appoggiate anche da carri 'cruiser'; mentre la forza 'leggera' della Panzerwaffe era dotata sia dei Panzer I (inutili) e Panzer II (armati quanto le blindo, ma più protetti e comunque, molto numerosi).
Per cui, in effetti, tra le grandi potenze europee, è probabile che l'unica forza corazzata costretta alla sconfitta dalle sole blindo dell'esercito tedesco, sarebbe stata proprio quella italiana. Gli M11 avrebbero potuto combattere piuttosto bene, ma sebbene superiori nell'1:1, non avrebbero potuto reggere la superiorità numerica delle blindo armate con il 20 mm (anche se le prime 221 6x4 avevano solo una mitragliatrice, ma supponiamo che esse fossero una quantità trascurabile).
Quanto sopra è importante, perché avere una forza corazzata su ruote (quindi, 'blindata') capace da sola di battere i corazzati cingolati delle altre nazioni, era un qualcosa di straordinario per quell'epoca, e un'altra ragione per i primi successi della Panzerwaffe.