5-3-21
4 notizie perlomeno meritano attenzione in questa giornata:
Il 2020 è stato l'anno con più morti in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale (fanpage.it)
Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato in Italia dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, con 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019. È quanto emerge dal quinto Rapporto prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che hanno presentato un’analisi della mortalità dell’anno 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti.
ATTUALITÀ 5 MARZO 2021 13:04 di Chiara Ammendola
Mai un numero così di alto di morti in anno in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A dirlo sono i dati diffusi dal quinto Rapporto sull’“Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente” dell'Istat, l'Istituto nazionale di statistica, e l'Iss, l'Istituto Superiore di Sanità, che ha analizzato la mortalità registrata nell'anno 2020: secondo quanto emerso dall'analisi infatti il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra. I numeri parlando di 746.146 decessi, con 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019: in percentuale di tratta del 15,6% di eccesso.
L'effetto della pandemia da Covid-19 a partire da marzo 2020
Nello specifico il Rapporto presenta un'analisi della mortalità dell'anno 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti. Nel 2020 vengono presi in considerazione anche i mesi di gennaio e febbraio nei quali i decessi per pandemia sono pochissimi, le prime vittime del Coronavirus sono state infatti registrate a partire dall'ultima settimana di febbraio: dunque se si guarda allo stesso bimestre del 2015-2019 i decessi per il complesso delle cause sono stati addirittura inferiori di circa 7.600 unità. I numeri cambiano invece se si guarda al resto dell'anno dove l'impatto della pandemia sulla mortalità è stato invece evidente: nel periodo che va da marzo a dicembre 2020 si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019. In questo caso la percentuale di eccesso è pari al 21%.
L'eccesso di decessi per l’80% riguarda la fascia degli over 80
Rispetto alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi dell’anno 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più, che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute 486.255 persone di 80 anni e oltre (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi; in termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20mila decessi (per un totale di 184.708 morti nel 2020).
Report_ISS_Istat_2020_5_marzo.pdf
IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE ANNO 2020
SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI
Tra il mese di febbraio e il 31 dicembre 2020 sono stati registrati 75.891 decessi nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’ISS.
Nell’anno 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). In tale valutazione occorre tener conto che nei mesi di gennaio e febbraio 2020 i decessi per il complesso delle cause sono stati inferiori di circa 7.600 unità a quelli della media dello stesso bimestre del 2015-2019 e che i primi decessi di persone positive al Covid19 risalgono all’ultima settimana di febbraio. Pertanto, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid19 sulla mortalità totale, è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020. In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).
Guardando alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi dell’anno 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute 486.255 persone di 80 anni e oltre (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi; in termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20 mila decessi (per un totale di 184.708 morti nel 2020).
Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 il contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità per il complesso delle cause è stato, a livello medio nazionale, del 10,2%, con differenze fra le varie ripartizioni geografiche (14,5% del Nord, al 6,8% del Centro e al 5,2% del Mezzogiorno) e fasce di età (4,6% del totale nella classe 0-49 anni, 9,2% in quella 50-64 anni, 12,4% in quella 65-79 anni e 9,6% in quella di ottanta anni o più).
Lo scenario di diffusione epidemica può essere sintetizzato in tre fasi. Il periodo da febbraio alla fine di maggio 2020 (Prima ondata) si è caratterizzato per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre (Fase di transizione), la diffusione è stata inizialmente molto contenuta. A partire dalla fine di settembre 2020 (Seconda ondata) i casi sono di nuovo aumentati rapidamente fino alla prima metà di novembre, per poi diminuire. Rispetto alla prima ondata epidemica la situazione della diffusione in Italia è notevolmente mutata sia in termini quantitativi che di distribuzione geografica.
Considerando i decessi per il complesso delle cause, durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211.750 decessi (da marzo a maggio del 2020), 50.957 in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019.
Il bilancio della prima fase dell’epidemia, in termini di eccesso di decessi per il complesso delle cause, è particolarmente pesante per la Lombardia (+111,8%); per tutte le altre regioni del Nord l’incremento dei morti del periodo marzo-maggio 2020 è compreso tra il 42% e il 47%; solamente il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno un eccesso di decessi più contenuto (rispettivamente +19,4% e +9,0%) (NdR: per il FVG non so, ma per il Veneto ZAIA doveva ringraziare CRISANTI, eh... col cavolo!). Al Centro si evidenzia il caso delle Marche (+27,7%), regione che si distingue rispetto all’incremento medio della ripartizione (+8,1%).
A partire dalla metà di ottobre 2020 diventano via via più evidenti gli effetti della Seconda ondata dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. Considerando i decessi per il complesso delle cause, durante il periodo ottobre-dicembre 2020 si sono contati 213 mila morti, 52 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019.
In alcune regioni l’eccesso di mortalità dell’ultimo trimestre del 2020 supera quello della prima ondata (marzo-maggio 2020): in Valle d’Aosta (+63,7% rispetto al +42,6% del trimestre marzo-maggio), in 3 Piemonte (+53% rispetto al +47,5%), in Veneto (+44,4% rispetto al 19,4%), in Friuli Venezia Giulia (+45,6% a fronte del +9,0%), nella Provincia autonoma di Trento (65,4% vs 53,1%). Al contrario, l’eccesso di mortalità del trimestre ottobre-dicembre, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è più basso di quello della prima ondata in Lombardia (+37,1% in contrapposizione al +111,8%), in Emilia Romagna (+25,4% rispetto a +43,6%), in Liguria (+33,9 vs +42,2%) e nella provincia autonoma di Bolzano (+39,1% rispetto a +45,4%).
L’eccesso di mortalità osservato nel 2020, a livello medio nazionale, aumenta al crescere dell’età ed è più accentuato negli uomini rispetto alle donne. Considerando la classe di età con 80 anni e più, si passa da una flessione della mortalità del 3,5% del periodo gennaio-febbraio a un aumento di circa il 40% nelle due ondate epidemiche. Per le donne della stessa classe di età la variazione dei decessi, rispetto alla media 2015-2019, va dal -7,4% del bimestre gennaio-febbraio ad un incremento del 33% circa nelle due ondate. In generale nel trimestre marzo-maggio e nell’ultimo trimestre dell’anno non cambia di molto il profilo dell’eccesso di mortalità per genere ed età a livello medio nazionale.
Importanti incrementi del numero di decessi si osservano anche per gli uomini di 65-79 anni (+67,6% nella prima ondata e +38,3% nell’ultimo trimestre del 2020 al Nord); nel Mezzogiorno nel trimestre ottobre-dicembre questa è risultata la classe di età con il maggior eccesso di mortalità tanto per gli uomini quanto per le donne (+34,6% e +29,8% rispettivamente).
Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, considerando l’intero anno 2020, i decessi totali sono inferiori a quelli medi degli anni 2015-2019 dell’8,5%. Per le donne la diminuzione è ancora più pronunciata e riguarda tutto l’anno e tutte le ripartizioni, mentre per gli uomini si registra al Nord un lieve incremento dei decessi durante la prima ondata epidemica (+2,9% nei mesi da marzo a maggio) e nel Mezzogiorno nei mesi di ottobre-dicembre (+1,5%). Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane nel 2020 risulti generalmente inferiore alla media del 2015-2019 è spiegata con la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni e con la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.
Gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità proseguono nel 2021. Per il mese di gennaio si stimano 70.538 decessi, 2 mila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020; questo eccesso per il 75% riguarda le regioni del Nord: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021. Il valore assoluto dei decessi Covid-19 (12.527) riportato dalla Sorveglianza è superiore all’eccesso calcolato per gennaio 2021. Questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal COVID-19, come ad esempio l’influenza, che grazie alle misure di distanziamento ha avuto una minore incidenza nell’ultima stagione.
I dati Eurostat consentono di valutare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sull’eccesso di mortalità totale nei diversi Paesi, confrontando i decessi settimanali del 2020 con quelli del quadriennio 2016- 2019 (anzichè il quinquennio 2015-2019 che viene considerato come riferimento nel presente Rapporto). A partire dal mese di marzo 2020 l’eccesso di mortalità è stato in Italia del 20,4%, inferiore a quello della Spagna (23,6%), del Belgio (20,8%) e della Polonia (23,2%) ma superiore a quello della Francia (13,2%), della Germania (7%), dell’Olanda (14,7%) e del Portogallo (13,9%).
Queste differenze tra i Paesi possono essere in parte spiegate dalla rapidità di diffusione della prima ondata in alcuni Paesi, dalla velocità di diffusione e dalle diverse misure di contenimento e mitigazione intraprese. Resta tuttavia importante anche la struttura per età delle popolazioni, con i Paesi più “anziani” maggiormente penalizzati. 4 Lo scenario di diffusione dell’epidemia di Covid-19 nell’anno 2020 In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio) fino al 31 dicembre 2020 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 2.105.738 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 24 febbraio 2021), di cui 1.661 segnalati nel mese di febbraio 2020. Nell’evoluzione della epidemia di Covid-19 nel nostro Paese si possono individuare tre fasi: la prima, dal 1° marzo alla fine di maggio 2020 (Prima ondata), si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva (Fase di transizione), periodo giugno - metà settembre 2020, la diffusione è stata molto contenuta, ma a partire da metà agosto si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese e, a partire dalla fine di settembre (Seconda ondata), i nuovi casi sono aumentati per alcune settimane con un ritmo esponenziale finché, dalla metà di ottobre, le ordinanze a livello regionale e l’adozione di ulteriori misure di contenimento (DPCM Gazzetta Ufficiale, Serie generale n 275 del 4 novembre 2020, supplemento ordinario n.41) hanno portato a un’inversione di tendenza in quasi tutte le Regioni/PPAA. Le misure adottate hanno classificato queste ultime in tre aree - rossa, arancione, gialla - corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio.
Età: ___Media 2015/19___20____% decessi 2020___differenza__Contributo alla differenza:
0-49:_____19.442_______17.788___2.4%__________-1.654_______-1,6%
50-64:____52.032_______57.395___7,7%__________+5.363_______5,3%
65-79:___164.598______184.708___24,8%_________+20.110______20%
80+_____409.547______746.146___65,2%_________+76.708______76,3%
Notare che la fascia 0-49 nel periodo marzo-maggio aveva avuto -310 morti mentre nel periodo ottobre-dicembre ha avuto -136, ovvero minore differenza rispetto alla media in termini assoluti ma non relativi; però la fascia 50-64 ha sofferto di più con 3.060 morti anzichè 2.490 e un contributo alla differenza del 5,9% anziché 4,9%.
I dati Eurostat consentono di confrontare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sulla mortalità nei diversi Paesi. Nella figura 5 si considera l’andamento dell’eccesso di mortalità osservato in Italia con quello di altri paesi più la media Ue (il cui dato è stato ricalcolato aggiungendo le nuove stime italiane presentate in questo lavoro). Figura 5. Decessi mensili nel periodo gennaio-dicembre 2020 per l'Italia ed alcuni Stati Europei - incremento percentuale rispetto alla media 2016-2019 Fonte: Eurostat. Base dati mortalità settimanale (aggiornata al 03/03/2021), il dato di dicembre dell’UE è stato calcolato come media ponderata dei decessi dei paesi che hanno reso disponibile il loro dato e con i pesi relativi alla % delle popolazioni dei paesi EU27. Per tutti i Paesi considerati, e per la media Ue, i decessi dei mesi di gennaio e febbraio risultavano inferiori alla media dei quattro anni precedenti, inoltre dall’ultimo aggiornamento pubblicato non tutti i Paesi hanno reso disponibile il dato del mese di dicembre. L’Italia e la Spagna hanno condiviso per prime il drammatico incremento dei decessi già a partire dal mese di marzo 2020, ma mentre in Italia la tendenza all’aumento si arresta dal mese di aprile, per la Spagna l’incremento procede ancora per alcune settimane fino a far registrare l’aumento più consistente della prima ondata epidemica (80% dei decessi in più). La Francia e la Germania hanno sperimentato un eccesso di decessi più contenuto durante la prima ondata, con il picco di incremento nel mese di aprile prossimo a quello dell’Italia nel caso del dato francese (41,7% e 36,4% rispettivamente). La Germania presenta invece durante la prima ondata un aumento dei decessi inferiore al 10%. A partire da luglio i decessi iniziano di nuovo ad aumentare, soprattutto in Spagna. Negli altri paesi, inclusa l’Italia, il ritmo di incremento è più lento fino al mese di ottobre quando si verifica una nuova fase di rapida crescita dei decessi rispetto alla media del 2016-2019. In Germania, dove l’incremento autunnale dei decessi era apparso posticipato di un mese rispetto agli altri Paesi, l’eccesso di mortalità è continuato a crescere fino a dicembre, al contrario degli altri paesi in cui è stata osservata una riduzione dell’eccesso di mortalità nell’ultimo mese dell’anno. Particolarmente accentuati durante la seconda ondata risultano i valori dell’eccesso di mortalità riferiti alla Polonia. Per quanto riguarda il Belgio si osserva che, a differenza di molti altri Paesi europei, presenta un rialzo dei casi a partire dal mese di luglio, inoltre la curva degli eccessi è quasi sempre superiore nel confronto con gli altri. Questi confronti, seppur importanti, hanno in sé dei forti limiti in quanto non tengono conto della diversa struttura per età delle popolazioni e della completezza dei dati forniti da ciascun Paese, infatti il totale dei decessi mensili potrebbe subire delle variazioni in base agli aggiornamenti fatti, mensilmente da ogni Paese.
Facciamo un macello: inchiesta sui negazionisti che volevano sabotare Festival di Sanremo (fanpage.it)
È finito nei guai Nicola Franzoni, 51 anni, che lo scorso 20 febbraio aveva manifestato in piazza XXV aprile a Milano e che prometteva il bis per il 28 febbraio. Aveva anche invitato a sabotare il festival di Sanremo: “Facciamo un macello con la polizia”. Perquisito il suo alloggio e chiusi i tre profili profili Facebook dai quali invitava alle adunate.
ATTUALITÀ 2 MARZO 2021 11:03di Ida Artiaco
Non solo aveva bruciato le mascherine durante una manifestazione no vax a Milano lo scorso febbraio, aizzando la folla al grido di "Libertà" e intonando cori contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma ha anche provato a sabotare il festival di Sanremo, in programma da questa sera a sabato 6 marzo nella città dei Fiori. Per questo è finito nei guai Nicola Franzoni, 51enne originario di Lerici, in provincia di La Spezia ma residente a Carrara, ritenuto dagli inquirenti tra i leader d’una rete strutturata di decine di ultrà negazionisti del Covid, protagonisti nelle ultime settimane di una serie di episodi sui quali indaga anche la Procura di Milano, dopo che i poliziotti hanno inoltrato informative sia a Genova sia nel capoluogo lombardo nell'ambito dell'inchiesta aperta per "istigazione a delinquere" e "istigazione a disobbedire alle leggi".
La Digos di Milano, in collaborazione con i colleghi di Massa Carrara e della Postale della Liguria, coordinata dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, ha per il momento messo un freno alla sua incessante attività di agitatore no vax. Ieri Franzoni, che diceva che "il Covid è la più grande truffa della storia di tutti i tempi, creato dal Nuovo Ordine Mondiale per distruggere l'economia di tutti i paesi, è il simbolo della sudditanza al potere economico", ha subito una perquisizione nel suo alloggio toscano. A lui sono stati sequestrati tre smartphone e un pc, e chiusi i tre profili Facebook dai quali aveva pubblicizzato le adunate. "L’obiettivo – si conferma ancora in ambienti investigativi come si legge sul Secolo XIX– è quello d’individuare con ancora più precisione quanti, fra gli ormai mille follower online, stanno compiendo una specie di salto di qualità e partecipano stabilmente od organizzano blitz".
L'indagine è nata a Genova, dove la Postale "monitorando la rete Internet alla ricerca di elementi significativi e collegati all’emergenza Covid-19 e in particolare ad eventi di protesta da attuarsi a Sanremo nel corso della manifestazione Festival della canzone italiana si è imbattuta nella pagina Facebook Opinioni libertarie, discreto crocevia della propaganda negazionista". Da qui sono state scoperte altre pagine Facebook in cui venivano organizzate varie manifestazioni no mask. I poliziotti hanno trovato un altro gruppo in cui lo stesso Franzoni e altri fanno più volte riferimento alla necessità di sabotare il Festival: "Facciamo saltare il baroccio a Sanremo …. Facciamo un macello con la polizia". E ancora: "Dal momento in cui ci mettiamo la mascherina perdiamo noi! Deve perdere lo Stato… La mascherina non ce la si mette! …Fa vergogna lo Stato. Fa vergogna la Polizia".
Crisanti contro Figliuolo su logistica vaccino Covid: Apprendista in confronto a ingegnere Amazon (fanpage.it)
“Per distribuire i vaccini anti covid probabilmente ci volevano esperti in ingegneria e informatica che stanno in Amazon non nell’Esercito” ha dichiarato il professor Andrea Crisanti secondo cui il nuovo commissario all’emergenza covid, il generale Figliuolo, “in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista” sulla logistica.
ATTUALITÀ 3 MARZO 2021 20:28di Antonio Palma
Per gestire la distribuzione dei vaccini anti covid servivano esperti in ingegneria e informatica e non un generale anche se esperto di logistica, così la pensa il professor Andrea Crisanti secondo cui il nuovo commissario all’emergenza covid, il generale Figliuolo, “in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista" sulla logistica. Criticando senza mezze misure la scelta del generale Francesco Paolo Figliuolo come Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di emergenza covid tra cui il piano vaccini, Crisanti ha spiegato: "Due mesi fa avevo detto che il Governo doveva consultare quelli di Amazon. Non lo avevo detto a caso, Amazon è un gigante nella logistica. Con tutto il rispetto, il nostro generale del Genio, in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista”.
“Questi di Amazon sono in grado di movimentare miliardi di pacchi al giorno e distribuirli capillarmente su tutto il territorio. Il fatto che sia stato scelto un generale ha un grosso impatto mediatico e di comunicazione, ma vi assicuro che per distribuire i vaccini probabilmente ci volevano esperti in ingegneria e informatica che stanno in Amazon non nell’Esercito” ha proseguito Crisanti, ospite a “ilcafFLEdelmercoledì”, rubrica settimanale della Fondazione Luigi Einaudi, aggiungendo: “Se avessero preso lo chief executive officer di Amazon sarei stato più tranquillo”.
In realtà il direttore del laboratorio di microbiologia dell'università di Padova ha criticato l’intera gestione della campagna vaccinale anti covid in Italia a partire dal vaccine Day. "Se oggi avessimo dieci milioni di dosi non sapremmo come distribuirle. Abbiamo iniziato la vaccinazione con quella ‘pagliacciata’ del ‘vaccination day’, illudendo tutti gli italiani” ha affermato Crisanti, sottolineando: “Fino ad ora non si era fatto nulla ed era stato programmato pochissimo, senza rendersi conto delle difficoltà logistiche di una vaccinazione di massa con un vaccino come quello di Pfizer, che ha problemi giganteschi di logistica".
Il vaccino anti-Covid per i prof svuota le scuole di Palermo: "Troppi effetti collaterali" - la Repubblica
di Salvo Intravaia
Un'emergenza in più che i capi d'istituto stanno affrontando, in alcuni casi con una inevitabile contrazione dell'orario scolastico
05 MARZO 2021
Il vaccino per i prof svuota le scuole di Palermo. Una tegola in più sulla testa dei dirigenti scolastici alle prese con l'ennesima emergenza da gestire. Gli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca, somministrato in questi giorni ai docenti siciliani, sta mettendo in crisi i dirigenti scolastici che non sanno più come fronteggiare le assenze degli insegnanti prima e dopo la vaccinazione. Per aderire alla campagna lanciata delle aziende sanitarie provinciali e vaccinarsi il prima possibile, una parte degli insegnanti chiede qualche ora di permesso. Ma il problema si presenta dopo la vaccinazione, che in molti casi porta febbre alta, dolori articolari, mal di testa, vomito. E la richiesta di giorni di malattia per riprendersi. Un'emergenza in più che i capi d'istituto stanno affrontando, in alcuni casi con una inevitabile contrazione dell'orario scolastico.
E' il caso dell'alberghiero Pietro Piazza di Palermo, dove il dirigente scolastico Vito Pecoraro, ha scritto ai genitori per comunicare che "la campagna di vaccinazione del personale docente contro il Coronavirus, potrà comportare l'assenza dalle attività didattiche di un cospicuo numero di docenti, anche a seguito delle reazioni avverse post vaccinazione". "Nei casi in cui non sarà possibile garantire la sostituzione dei/delle docenti assenti - continua il preside - si procederà, anche la stessa mattina, a permettere alle classi ingressi posticipati e/o uscite anticipate, senza il consueto preventivo avviso alle famiglie". Non è solo l'alberghiero di corso dei Mille ad avere optato per questa scelta.
Anche l'artistico Catalano, attraverso la dirigente Giuseppa Di Blasi, avvisa le famiglie degli studenti che "a causa della campagna di vaccinazione per il personale della scuola, non si potrà garantire il normale svolgimento dell'attività didattica". In tanti altri casi, i siti delle scuole annunciano ai genitori ingressi posticipati delle classi e uscite anticipate. Fabio Passiglia, a capo dello scientifico parla di bollettino di guerra. "La situazione più che complessa è davvero complicata in queste mattine". "Stiamo facendo i salti mortali - aggiunge Pina Greco, preside del superiore Majorana - per sostituire i docenti che magari per non danneggiare la didattica mi chiedono un permesso breve ma poi l'indomani e anche il giorno successivo si assentano per malattia".
"Abbiamo chiesto a tutto il nostro personale", spiega Matteo Croce, preside del liceo delle scienze umane Danilo Dolci, di comunicare preventivamente il giorno della vaccinazione. In questo modo "è stato possibile governare il fenomeno, ma certamente non ha potuto evitare quelle assenze scaturite dagli effetti collaterali". In molti casi, i docenti hanno prenotato il vaccino nel fine settimana. Ma non sempre è bastato per evitare le assenze. Sabrina Giordano, docente di Italiano all'alberghiero Borsellino di Palermo si è vaccinata domenica 28 febbraio sperando di potere rientrare in classe lunedì. "Ma, purtroppo, ho avuto la febbre a 39 - racconta - e ho dovuto prendere in giorno di malattia". In media, in questi giorni, le assenze si aggirano attorno al 10/15 %, spiega il preside del superiore Almeyda-Crispi, luigi Cona. Decine di insegnanti, bidelli e personale di segreteria da sostituire per fare funzionare la scuola.
4 notizie perlomeno meritano attenzione in questa giornata:
Il 2020 è stato l'anno con più morti in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale (fanpage.it)
Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato in Italia dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, con 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019. È quanto emerge dal quinto Rapporto prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che hanno presentato un’analisi della mortalità dell’anno 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti.
ATTUALITÀ 5 MARZO 2021 13:04 di Chiara Ammendola
Mai un numero così di alto di morti in anno in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A dirlo sono i dati diffusi dal quinto Rapporto sull’“Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente” dell'Istat, l'Istituto nazionale di statistica, e l'Iss, l'Istituto Superiore di Sanità, che ha analizzato la mortalità registrata nell'anno 2020: secondo quanto emerso dall'analisi infatti il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra. I numeri parlando di 746.146 decessi, con 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019: in percentuale di tratta del 15,6% di eccesso.
L'effetto della pandemia da Covid-19 a partire da marzo 2020
Nello specifico il Rapporto presenta un'analisi della mortalità dell'anno 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti. Nel 2020 vengono presi in considerazione anche i mesi di gennaio e febbraio nei quali i decessi per pandemia sono pochissimi, le prime vittime del Coronavirus sono state infatti registrate a partire dall'ultima settimana di febbraio: dunque se si guarda allo stesso bimestre del 2015-2019 i decessi per il complesso delle cause sono stati addirittura inferiori di circa 7.600 unità. I numeri cambiano invece se si guarda al resto dell'anno dove l'impatto della pandemia sulla mortalità è stato invece evidente: nel periodo che va da marzo a dicembre 2020 si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019. In questo caso la percentuale di eccesso è pari al 21%.
L'eccesso di decessi per l’80% riguarda la fascia degli over 80
Rispetto alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi dell’anno 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più, che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute 486.255 persone di 80 anni e oltre (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi; in termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20mila decessi (per un totale di 184.708 morti nel 2020).
Report_ISS_Istat_2020_5_marzo.pdf
IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE ANNO 2020
SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI
Tra il mese di febbraio e il 31 dicembre 2020 sono stati registrati 75.891 decessi nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’ISS.
Nell’anno 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). In tale valutazione occorre tener conto che nei mesi di gennaio e febbraio 2020 i decessi per il complesso delle cause sono stati inferiori di circa 7.600 unità a quelli della media dello stesso bimestre del 2015-2019 e che i primi decessi di persone positive al Covid19 risalgono all’ultima settimana di febbraio. Pertanto, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid19 sulla mortalità totale, è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020. In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).
Guardando alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi dell’anno 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute 486.255 persone di 80 anni e oltre (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi; in termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20 mila decessi (per un totale di 184.708 morti nel 2020).
Dall’inizio dell’epidemia e fino al 31 dicembre 2020 il contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità per il complesso delle cause è stato, a livello medio nazionale, del 10,2%, con differenze fra le varie ripartizioni geografiche (14,5% del Nord, al 6,8% del Centro e al 5,2% del Mezzogiorno) e fasce di età (4,6% del totale nella classe 0-49 anni, 9,2% in quella 50-64 anni, 12,4% in quella 65-79 anni e 9,6% in quella di ottanta anni o più).
Lo scenario di diffusione epidemica può essere sintetizzato in tre fasi. Il periodo da febbraio alla fine di maggio 2020 (Prima ondata) si è caratterizzato per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre (Fase di transizione), la diffusione è stata inizialmente molto contenuta. A partire dalla fine di settembre 2020 (Seconda ondata) i casi sono di nuovo aumentati rapidamente fino alla prima metà di novembre, per poi diminuire. Rispetto alla prima ondata epidemica la situazione della diffusione in Italia è notevolmente mutata sia in termini quantitativi che di distribuzione geografica.
Considerando i decessi per il complesso delle cause, durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211.750 decessi (da marzo a maggio del 2020), 50.957 in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019.
Il bilancio della prima fase dell’epidemia, in termini di eccesso di decessi per il complesso delle cause, è particolarmente pesante per la Lombardia (+111,8%); per tutte le altre regioni del Nord l’incremento dei morti del periodo marzo-maggio 2020 è compreso tra il 42% e il 47%; solamente il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno un eccesso di decessi più contenuto (rispettivamente +19,4% e +9,0%) (NdR: per il FVG non so, ma per il Veneto ZAIA doveva ringraziare CRISANTI, eh... col cavolo!). Al Centro si evidenzia il caso delle Marche (+27,7%), regione che si distingue rispetto all’incremento medio della ripartizione (+8,1%).
A partire dalla metà di ottobre 2020 diventano via via più evidenti gli effetti della Seconda ondata dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. Considerando i decessi per il complesso delle cause, durante il periodo ottobre-dicembre 2020 si sono contati 213 mila morti, 52 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019.
In alcune regioni l’eccesso di mortalità dell’ultimo trimestre del 2020 supera quello della prima ondata (marzo-maggio 2020): in Valle d’Aosta (+63,7% rispetto al +42,6% del trimestre marzo-maggio), in 3 Piemonte (+53% rispetto al +47,5%), in Veneto (+44,4% rispetto al 19,4%), in Friuli Venezia Giulia (+45,6% a fronte del +9,0%), nella Provincia autonoma di Trento (65,4% vs 53,1%). Al contrario, l’eccesso di mortalità del trimestre ottobre-dicembre, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è più basso di quello della prima ondata in Lombardia (+37,1% in contrapposizione al +111,8%), in Emilia Romagna (+25,4% rispetto a +43,6%), in Liguria (+33,9 vs +42,2%) e nella provincia autonoma di Bolzano (+39,1% rispetto a +45,4%).
L’eccesso di mortalità osservato nel 2020, a livello medio nazionale, aumenta al crescere dell’età ed è più accentuato negli uomini rispetto alle donne. Considerando la classe di età con 80 anni e più, si passa da una flessione della mortalità del 3,5% del periodo gennaio-febbraio a un aumento di circa il 40% nelle due ondate epidemiche. Per le donne della stessa classe di età la variazione dei decessi, rispetto alla media 2015-2019, va dal -7,4% del bimestre gennaio-febbraio ad un incremento del 33% circa nelle due ondate. In generale nel trimestre marzo-maggio e nell’ultimo trimestre dell’anno non cambia di molto il profilo dell’eccesso di mortalità per genere ed età a livello medio nazionale.
Importanti incrementi del numero di decessi si osservano anche per gli uomini di 65-79 anni (+67,6% nella prima ondata e +38,3% nell’ultimo trimestre del 2020 al Nord); nel Mezzogiorno nel trimestre ottobre-dicembre questa è risultata la classe di età con il maggior eccesso di mortalità tanto per gli uomini quanto per le donne (+34,6% e +29,8% rispettivamente).
Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, considerando l’intero anno 2020, i decessi totali sono inferiori a quelli medi degli anni 2015-2019 dell’8,5%. Per le donne la diminuzione è ancora più pronunciata e riguarda tutto l’anno e tutte le ripartizioni, mentre per gli uomini si registra al Nord un lieve incremento dei decessi durante la prima ondata epidemica (+2,9% nei mesi da marzo a maggio) e nel Mezzogiorno nei mesi di ottobre-dicembre (+1,5%). Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane nel 2020 risulti generalmente inferiore alla media del 2015-2019 è spiegata con la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni e con la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.
Gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità proseguono nel 2021. Per il mese di gennaio si stimano 70.538 decessi, 2 mila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020; questo eccesso per il 75% riguarda le regioni del Nord: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021. Il valore assoluto dei decessi Covid-19 (12.527) riportato dalla Sorveglianza è superiore all’eccesso calcolato per gennaio 2021. Questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal COVID-19, come ad esempio l’influenza, che grazie alle misure di distanziamento ha avuto una minore incidenza nell’ultima stagione.
I dati Eurostat consentono di valutare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sull’eccesso di mortalità totale nei diversi Paesi, confrontando i decessi settimanali del 2020 con quelli del quadriennio 2016- 2019 (anzichè il quinquennio 2015-2019 che viene considerato come riferimento nel presente Rapporto). A partire dal mese di marzo 2020 l’eccesso di mortalità è stato in Italia del 20,4%, inferiore a quello della Spagna (23,6%), del Belgio (20,8%) e della Polonia (23,2%) ma superiore a quello della Francia (13,2%), della Germania (7%), dell’Olanda (14,7%) e del Portogallo (13,9%).
Queste differenze tra i Paesi possono essere in parte spiegate dalla rapidità di diffusione della prima ondata in alcuni Paesi, dalla velocità di diffusione e dalle diverse misure di contenimento e mitigazione intraprese. Resta tuttavia importante anche la struttura per età delle popolazioni, con i Paesi più “anziani” maggiormente penalizzati. 4 Lo scenario di diffusione dell’epidemia di Covid-19 nell’anno 2020 In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio) fino al 31 dicembre 2020 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 2.105.738 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 24 febbraio 2021), di cui 1.661 segnalati nel mese di febbraio 2020. Nell’evoluzione della epidemia di Covid-19 nel nostro Paese si possono individuare tre fasi: la prima, dal 1° marzo alla fine di maggio 2020 (Prima ondata), si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva (Fase di transizione), periodo giugno - metà settembre 2020, la diffusione è stata molto contenuta, ma a partire da metà agosto si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese e, a partire dalla fine di settembre (Seconda ondata), i nuovi casi sono aumentati per alcune settimane con un ritmo esponenziale finché, dalla metà di ottobre, le ordinanze a livello regionale e l’adozione di ulteriori misure di contenimento (DPCM Gazzetta Ufficiale, Serie generale n 275 del 4 novembre 2020, supplemento ordinario n.41) hanno portato a un’inversione di tendenza in quasi tutte le Regioni/PPAA. Le misure adottate hanno classificato queste ultime in tre aree - rossa, arancione, gialla - corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio.
Età: ___Media 2015/19___20____% decessi 2020___differenza__Contributo alla differenza:
0-49:_____19.442_______17.788___2.4%__________-1.654_______-1,6%
50-64:____52.032_______57.395___7,7%__________+5.363_______5,3%
65-79:___164.598______184.708___24,8%_________+20.110______20%
80+_____409.547______746.146___65,2%_________+76.708______76,3%
Notare che la fascia 0-49 nel periodo marzo-maggio aveva avuto -310 morti mentre nel periodo ottobre-dicembre ha avuto -136, ovvero minore differenza rispetto alla media in termini assoluti ma non relativi; però la fascia 50-64 ha sofferto di più con 3.060 morti anzichè 2.490 e un contributo alla differenza del 5,9% anziché 4,9%.
I dati Eurostat consentono di confrontare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sulla mortalità nei diversi Paesi. Nella figura 5 si considera l’andamento dell’eccesso di mortalità osservato in Italia con quello di altri paesi più la media Ue (il cui dato è stato ricalcolato aggiungendo le nuove stime italiane presentate in questo lavoro). Figura 5. Decessi mensili nel periodo gennaio-dicembre 2020 per l'Italia ed alcuni Stati Europei - incremento percentuale rispetto alla media 2016-2019 Fonte: Eurostat. Base dati mortalità settimanale (aggiornata al 03/03/2021), il dato di dicembre dell’UE è stato calcolato come media ponderata dei decessi dei paesi che hanno reso disponibile il loro dato e con i pesi relativi alla % delle popolazioni dei paesi EU27. Per tutti i Paesi considerati, e per la media Ue, i decessi dei mesi di gennaio e febbraio risultavano inferiori alla media dei quattro anni precedenti, inoltre dall’ultimo aggiornamento pubblicato non tutti i Paesi hanno reso disponibile il dato del mese di dicembre. L’Italia e la Spagna hanno condiviso per prime il drammatico incremento dei decessi già a partire dal mese di marzo 2020, ma mentre in Italia la tendenza all’aumento si arresta dal mese di aprile, per la Spagna l’incremento procede ancora per alcune settimane fino a far registrare l’aumento più consistente della prima ondata epidemica (80% dei decessi in più). La Francia e la Germania hanno sperimentato un eccesso di decessi più contenuto durante la prima ondata, con il picco di incremento nel mese di aprile prossimo a quello dell’Italia nel caso del dato francese (41,7% e 36,4% rispettivamente). La Germania presenta invece durante la prima ondata un aumento dei decessi inferiore al 10%. A partire da luglio i decessi iniziano di nuovo ad aumentare, soprattutto in Spagna. Negli altri paesi, inclusa l’Italia, il ritmo di incremento è più lento fino al mese di ottobre quando si verifica una nuova fase di rapida crescita dei decessi rispetto alla media del 2016-2019. In Germania, dove l’incremento autunnale dei decessi era apparso posticipato di un mese rispetto agli altri Paesi, l’eccesso di mortalità è continuato a crescere fino a dicembre, al contrario degli altri paesi in cui è stata osservata una riduzione dell’eccesso di mortalità nell’ultimo mese dell’anno. Particolarmente accentuati durante la seconda ondata risultano i valori dell’eccesso di mortalità riferiti alla Polonia. Per quanto riguarda il Belgio si osserva che, a differenza di molti altri Paesi europei, presenta un rialzo dei casi a partire dal mese di luglio, inoltre la curva degli eccessi è quasi sempre superiore nel confronto con gli altri. Questi confronti, seppur importanti, hanno in sé dei forti limiti in quanto non tengono conto della diversa struttura per età delle popolazioni e della completezza dei dati forniti da ciascun Paese, infatti il totale dei decessi mensili potrebbe subire delle variazioni in base agli aggiornamenti fatti, mensilmente da ogni Paese.
Facciamo un macello: inchiesta sui negazionisti che volevano sabotare Festival di Sanremo (fanpage.it)
È finito nei guai Nicola Franzoni, 51 anni, che lo scorso 20 febbraio aveva manifestato in piazza XXV aprile a Milano e che prometteva il bis per il 28 febbraio. Aveva anche invitato a sabotare il festival di Sanremo: “Facciamo un macello con la polizia”. Perquisito il suo alloggio e chiusi i tre profili profili Facebook dai quali invitava alle adunate.
ATTUALITÀ 2 MARZO 2021 11:03di Ida Artiaco
Non solo aveva bruciato le mascherine durante una manifestazione no vax a Milano lo scorso febbraio, aizzando la folla al grido di "Libertà" e intonando cori contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma ha anche provato a sabotare il festival di Sanremo, in programma da questa sera a sabato 6 marzo nella città dei Fiori. Per questo è finito nei guai Nicola Franzoni, 51enne originario di Lerici, in provincia di La Spezia ma residente a Carrara, ritenuto dagli inquirenti tra i leader d’una rete strutturata di decine di ultrà negazionisti del Covid, protagonisti nelle ultime settimane di una serie di episodi sui quali indaga anche la Procura di Milano, dopo che i poliziotti hanno inoltrato informative sia a Genova sia nel capoluogo lombardo nell'ambito dell'inchiesta aperta per "istigazione a delinquere" e "istigazione a disobbedire alle leggi".
La Digos di Milano, in collaborazione con i colleghi di Massa Carrara e della Postale della Liguria, coordinata dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, ha per il momento messo un freno alla sua incessante attività di agitatore no vax. Ieri Franzoni, che diceva che "il Covid è la più grande truffa della storia di tutti i tempi, creato dal Nuovo Ordine Mondiale per distruggere l'economia di tutti i paesi, è il simbolo della sudditanza al potere economico", ha subito una perquisizione nel suo alloggio toscano. A lui sono stati sequestrati tre smartphone e un pc, e chiusi i tre profili Facebook dai quali aveva pubblicizzato le adunate. "L’obiettivo – si conferma ancora in ambienti investigativi come si legge sul Secolo XIX– è quello d’individuare con ancora più precisione quanti, fra gli ormai mille follower online, stanno compiendo una specie di salto di qualità e partecipano stabilmente od organizzano blitz".
L'indagine è nata a Genova, dove la Postale "monitorando la rete Internet alla ricerca di elementi significativi e collegati all’emergenza Covid-19 e in particolare ad eventi di protesta da attuarsi a Sanremo nel corso della manifestazione Festival della canzone italiana si è imbattuta nella pagina Facebook Opinioni libertarie, discreto crocevia della propaganda negazionista". Da qui sono state scoperte altre pagine Facebook in cui venivano organizzate varie manifestazioni no mask. I poliziotti hanno trovato un altro gruppo in cui lo stesso Franzoni e altri fanno più volte riferimento alla necessità di sabotare il Festival: "Facciamo saltare il baroccio a Sanremo …. Facciamo un macello con la polizia". E ancora: "Dal momento in cui ci mettiamo la mascherina perdiamo noi! Deve perdere lo Stato… La mascherina non ce la si mette! …Fa vergogna lo Stato. Fa vergogna la Polizia".
Crisanti contro Figliuolo su logistica vaccino Covid: Apprendista in confronto a ingegnere Amazon (fanpage.it)
“Per distribuire i vaccini anti covid probabilmente ci volevano esperti in ingegneria e informatica che stanno in Amazon non nell’Esercito” ha dichiarato il professor Andrea Crisanti secondo cui il nuovo commissario all’emergenza covid, il generale Figliuolo, “in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista” sulla logistica.
ATTUALITÀ 3 MARZO 2021 20:28di Antonio Palma
Per gestire la distribuzione dei vaccini anti covid servivano esperti in ingegneria e informatica e non un generale anche se esperto di logistica, così la pensa il professor Andrea Crisanti secondo cui il nuovo commissario all’emergenza covid, il generale Figliuolo, “in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista" sulla logistica. Criticando senza mezze misure la scelta del generale Francesco Paolo Figliuolo come Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di emergenza covid tra cui il piano vaccini, Crisanti ha spiegato: "Due mesi fa avevo detto che il Governo doveva consultare quelli di Amazon. Non lo avevo detto a caso, Amazon è un gigante nella logistica. Con tutto il rispetto, il nostro generale del Genio, in confronto agli ingegneri di Amazon, è un apprendista”.
“Questi di Amazon sono in grado di movimentare miliardi di pacchi al giorno e distribuirli capillarmente su tutto il territorio. Il fatto che sia stato scelto un generale ha un grosso impatto mediatico e di comunicazione, ma vi assicuro che per distribuire i vaccini probabilmente ci volevano esperti in ingegneria e informatica che stanno in Amazon non nell’Esercito” ha proseguito Crisanti, ospite a “ilcafFLEdelmercoledì”, rubrica settimanale della Fondazione Luigi Einaudi, aggiungendo: “Se avessero preso lo chief executive officer di Amazon sarei stato più tranquillo”.
In realtà il direttore del laboratorio di microbiologia dell'università di Padova ha criticato l’intera gestione della campagna vaccinale anti covid in Italia a partire dal vaccine Day. "Se oggi avessimo dieci milioni di dosi non sapremmo come distribuirle. Abbiamo iniziato la vaccinazione con quella ‘pagliacciata’ del ‘vaccination day’, illudendo tutti gli italiani” ha affermato Crisanti, sottolineando: “Fino ad ora non si era fatto nulla ed era stato programmato pochissimo, senza rendersi conto delle difficoltà logistiche di una vaccinazione di massa con un vaccino come quello di Pfizer, che ha problemi giganteschi di logistica".
Il vaccino anti-Covid per i prof svuota le scuole di Palermo: "Troppi effetti collaterali" - la Repubblica
di Salvo Intravaia
Un'emergenza in più che i capi d'istituto stanno affrontando, in alcuni casi con una inevitabile contrazione dell'orario scolastico
05 MARZO 2021
Il vaccino per i prof svuota le scuole di Palermo. Una tegola in più sulla testa dei dirigenti scolastici alle prese con l'ennesima emergenza da gestire. Gli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca, somministrato in questi giorni ai docenti siciliani, sta mettendo in crisi i dirigenti scolastici che non sanno più come fronteggiare le assenze degli insegnanti prima e dopo la vaccinazione. Per aderire alla campagna lanciata delle aziende sanitarie provinciali e vaccinarsi il prima possibile, una parte degli insegnanti chiede qualche ora di permesso. Ma il problema si presenta dopo la vaccinazione, che in molti casi porta febbre alta, dolori articolari, mal di testa, vomito. E la richiesta di giorni di malattia per riprendersi. Un'emergenza in più che i capi d'istituto stanno affrontando, in alcuni casi con una inevitabile contrazione dell'orario scolastico.
E' il caso dell'alberghiero Pietro Piazza di Palermo, dove il dirigente scolastico Vito Pecoraro, ha scritto ai genitori per comunicare che "la campagna di vaccinazione del personale docente contro il Coronavirus, potrà comportare l'assenza dalle attività didattiche di un cospicuo numero di docenti, anche a seguito delle reazioni avverse post vaccinazione". "Nei casi in cui non sarà possibile garantire la sostituzione dei/delle docenti assenti - continua il preside - si procederà, anche la stessa mattina, a permettere alle classi ingressi posticipati e/o uscite anticipate, senza il consueto preventivo avviso alle famiglie". Non è solo l'alberghiero di corso dei Mille ad avere optato per questa scelta.
Anche l'artistico Catalano, attraverso la dirigente Giuseppa Di Blasi, avvisa le famiglie degli studenti che "a causa della campagna di vaccinazione per il personale della scuola, non si potrà garantire il normale svolgimento dell'attività didattica". In tanti altri casi, i siti delle scuole annunciano ai genitori ingressi posticipati delle classi e uscite anticipate. Fabio Passiglia, a capo dello scientifico parla di bollettino di guerra. "La situazione più che complessa è davvero complicata in queste mattine". "Stiamo facendo i salti mortali - aggiunge Pina Greco, preside del superiore Majorana - per sostituire i docenti che magari per non danneggiare la didattica mi chiedono un permesso breve ma poi l'indomani e anche il giorno successivo si assentano per malattia".
"Abbiamo chiesto a tutto il nostro personale", spiega Matteo Croce, preside del liceo delle scienze umane Danilo Dolci, di comunicare preventivamente il giorno della vaccinazione. In questo modo "è stato possibile governare il fenomeno, ma certamente non ha potuto evitare quelle assenze scaturite dagli effetti collaterali". In molti casi, i docenti hanno prenotato il vaccino nel fine settimana. Ma non sempre è bastato per evitare le assenze. Sabrina Giordano, docente di Italiano all'alberghiero Borsellino di Palermo si è vaccinata domenica 28 febbraio sperando di potere rientrare in classe lunedì. "Ma, purtroppo, ho avuto la febbre a 39 - racconta - e ho dovuto prendere in giorno di malattia". In media, in questi giorni, le assenze si aggirano attorno al 10/15 %, spiega il preside del superiore Almeyda-Crispi, luigi Cona. Decine di insegnanti, bidelli e personale di segreteria da sostituire per fare funzionare la scuola.