7-1
Notizie varie, come sempre. Scaletta:
1- Riparliamo della mortalità in Italia e dei cretini che continuano a negarla e a sottistimarla. Il rapporto ISTAT di gennaio-novembre.
2- Riparliamo della mortalità in Svezia e dei cretini che continuano a negarla
3- Riparliamo di Palù e delle sue profezie alla Fassino sul COVID
4-Un piccolo accenno alle 'reazioni' al vaccino registrate negli USA.
E ancora una volta, mi tocca riparlare della Svezia. Perché c'é gente che proprio non capisce 'na fava e continua ad imputarsi se qualcuno gli fa notare che non è esattamente il paradiso che molti propagandano ANCORA OGGI, malgrado le scuse del Re di Svezia.
Luogocomune - COVID: Il numero dei morti - Pagina 55 - Luogocomune Forum
Di recente si è ricominciato a parlare di morti da COVID/per COVID/su COVID/ tra COVID/ fra COVID e così via.
Franzeta, che aveva toppato alla grande la previsione che la seconda ondata fosse una falsa ondata infettiva (cosa assurda, perché si vedeva anche quest'estate che il COVIDDI non era stato sconfitto su scala globale e si sarebbe SICURAMENTE ripresentato d'autunno, malgrado tutti gli scongiuri e gli spergiuri che facevano in cacofonia gente come Bassetti e Palù), adesso ha guardato le nuove statistiche ISTAT che coprono anche il mese di novembre.
E i danni sono terribili, come del resto non era difficile (ripeto, scusa tanto Franz) immaginare a suo tempo.
Ma almeno lui è uno che AMMETTE i propri errori.
A differenza di altri.
Per esempio Ste79, che mai pago di figuredemmerda, ancora a Capodanno cercava disperatamente di dimostrare che la mortalità da coviddi era data soltanto dal problemino degli 'anziani'.
www.luogocomune.net/forum/coronavirus/1075-covid-il-numero-dei-morti?start=1620#42265
Con una fila di grafici, tutti per cercare di dimostrare questa sua convinzione.
Tabella.jpg (534×505) (postimg.cc)
Ben presto è entrato in scena FranZ che ha una competenza ben diversa da quella di questi scappati di casa.
03/01/2021 16:49 #42279Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
Qualche giorno fa è uscito l'ultimo report Istat-Iss e ci sono novità importanti. Oltre agli attesi numeri di ottobre c'è una sorpresa: nel rapporto ci sono anche i dati di novembre. Questi ultimi sono una stima, in attesa dei dati consolidati, però l'intervallo di confidenza e i numeri parziali (si veda la tabella 10 a pag. 23) non lasciano dubbi sul dato generale, che potrà subire solo ritocchi marginali. Abbiamo perciò per la prima volta la possibilità di valutare l'entità della seconda ondata in termini di eccesso di mortalità.
Non ho problemi ad ammettere che i numeri sono parecchio peggiori di quello che mi aspettavo, ho sostenuto più volte che in questa seconda ondata mi aspettavo un eccesso di mortalità visibilmente inferiore rispetto ai dati forniti giornalmente dall'Iss. Ebbene il report attuale smentisce alla grande questa previsione, anzi, risulta che anche in questa seconda ondata i decessi secondo l'Iss sono una forte sottostima dell'eccesso di mortalità, più o meno come era successo nella prima ondata. L'unica differenza sostanziale fra le due ondate è che stavolta l'eccesso di mortalità è più diffuso su tutto il territorio nazionale, anche se sempre con una forte prevalenza al nord, infatti a novembre non ci sono regioni che abbiano un eccesso di mortalità nella norma, vale a dire entro un +10% rispetto alla media dei cinque anni precedenti:
Altra differenza con la prima ondata è che la Lombardia, per quanto sempre fra le aree più colpite, non ha più il primato, viene infatti superata da Valle d'Aosta, Piemonte e Trentino. E' comunque evidente l'impennata del mese di novembre in tutta Italia, e francamente le cause di ciò mi sfuggono, comunque non sembra un fenomeno locale, per esempio in Russia succede questo:
Invalida chiave consumatore / segreta in configurazione
Invalida chiave consumatore / segreta in configurazione
Infine sembra confermata una sorta di complementarità nella distribuzione della mortalità rispetto alla prima ondata, le cui zone più colpite ora sono in generale fra le aree più risparmiate:
PS Lo so che ci si potrebbe immaginare molte possibili concause per questo eccesso di mortalità, e su diverse potrei anche essere d'accordo, questa volta (differentemente dalla prima ondata), come per esempio i decessi dovuti a mancate visite di controllo, diagnosi precoci e cose simili, che dopo quasi un anno di funzionamento ridotto della sanità pubblica potrebbero essere diventati rilevanti. Ma resta il fatto che a ottobre e soprattutto novembre c'è una nuova esplosione della mortalità che non si può spiegare se non in piccola parte con questi argomenti, perchè il problema delle mancate diagnosi precoci (o altre problematiche simili) non può esplodere così all'improvviso.
Ripeto: questi numeri non piacciono neanche a me e mi costringono a rivedere parecchie delle mie posizioni degli ultimi mesi, però i numeri sono lì e non si può far finta che non esistano o attribuirgli interpretazioni fantasiose. Inoltre bisogna considerare che a questo punto anche i dati di dicembre saranno con ogni probabilità pessimi.
Ora, di fronte ad un'analisi così precisa e puntuale, vedi i grafici sopra, ci si aspetterebbe che qualcuno riesca a fare ragionamenti ponderati al riguardo, ammettendo UNA VOLTA TANTO, di essersi 'sbagliato'.
E come no.
Ecco il pronto commento di un idiota che segue quello di FZ:
03/01/2021 17:56 #42281
Risposta da Epaminonda al topic COVID: Il numero dei morti
A FranZeta
Non sono per nulla sorpreso, due mesi fa ho scritto che saremmo arrivati ai mille decessi al giorno di cv dichiarati che corrispondono a ca. 3.000 decessi totali al giorno e 700.000 casi per il 2020.
A Ottobre è ricominciato il tam tam del terrore con dcpm a raffica, ho visto gente chiudersi in casa chiedendo "cosa sta accadendo?, moriremo tutti."
La conseguenza poteva essere solo un marcato aumento della mortalità come in effetti è avvenuto.
Analizzando i dati sui decessi giornalieri nelle singole città nel periodo Marzo Aprile 2020 si nota il collegamento e l'incremento con dcpm restrizioni e tam tam mediatico.
E altri che dicono cose tipo:
Guardando Twitter, mi è apparso un post dell'economista Boldrin, in cui rilancia uno studio scientifico che evidenzia come la mortalità sia aumentata solo nei mesi di lockdown, mentre sia diminuita (rispetto al 2019, nei periodi analoghi) nei mesi di gennaio, giugno, luglio, agosto e settembre, quando il lockdown non era più in vigore
L'unica funzione che ha avuto il lockdown è stata trasmettere paura ai cittadini, come se un nemico invisibile li uccidesse fuori. Quasi tutte le misure prese hanno avuto uno e un solo scopo: la funzione psicologica.
CAPITO? Citano pure quel carciofo ultraliberista del Boldrin, pur di sottolineare che secondo loro, QUANDO NON E' POSSIBILE NEGARE L'EVIDENZA, allora bisogna dare addosso ai DPCM per spiegare il 'terrore' che ovviamente fa morire la gggente come mosche.
PAZZESCO.
Ma mica finisce qui:
Risposta da macco83 al topic COVID: Il numero dei morti
Allora io insisto, ho scaricato dall' ISTAT i dati della popolazione residente vivente in Italia dal 2012 al 2020 divisa per per fasce di età. Ho selezionato la fascia degli ultraottantenni (cioè tra 80 e 100+) e ho trovato dati interessanti.
Dal 2012 ogni anno c'è sempre stato un incremento di ultraottantenni ma nel 2020 c'è un vero e proprio boom (+123.415 rispetto all'anno precedente). Ecco i dati riassunti:
2012 -> Popolazione 80+: 3,656,285 -> Incremento: NA
2013 -> Popolazione 80+: 3,756,897 -> Incremento: + 100,612
2014 -> Popolazione 80+: 3,877,426 -> Incremento: + 120,529
2015 -> Popolazione 80+: 3,977,449 -> Incremento: + 100,023
2016 -> Popolazione 80+: 4,049,057 -> Incremento: + 71,608
2017 -> Popolazione 80+: 4,132,654 -> Incremento: + 83,597
2018 -> Popolazione 80+: 4,207,000 -> Incremento: + 74,346
2019 -> Popolazione 80+: 4,296,288 -> Incremento: + 89,288
2020 -> Popolazione 80+: 4,419,703 -> Incremento: + 123,415 (record assoluto)
fonte: dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=42869#
Quindi quello che dicevo in precedenza, visto che si muore mediamente a 80 anni, se il numero di ultraottantenni aumenta a dismisura ogni anno, per la migliore qualità della vita o per un boom di nati registrato in un periodo compatibile a 80 anni addietro (cioè 1940), dobbiamo aspettarci molti più morti semplicemente perchè ci sono molti ma molti più ultraottantenni in giro!
Quindi secondo questo IMBECILLE, gli over-80 si decidono TUTTI IN UN BOTTO a morire insieme: che ci fanno ancora tutti lì, vivi e vegeti, invece di crepare come si conviene a dei vecchietti?
Al che, a mio avviso GIUSTISSIMAMENTE, c'é chi ha confutato queste affermazioni RIDICOLE.
04/01/2021 01:26 #42289Risposta da Roberto70 al topic COVID: Il numero dei morti
I crucchi, quelli bravi, quelli che "segnano" solo i morti da covid hanno totalizzato, per ora, 35.000 decessi e 25.000 negli ultimi 2 mesi!
Si si, è proprio una banalissima influenza
Adesso passiamo ai fantastici svedesi, quelli ancora piu' bravi, senza lockdown
Italy: 2,155,446 ---------75,332
Sweden: 437,379 -------8,727
Norway: 50,523--------- 436
Finland: 36,772--------- 561
Denmark: 168,711----- 1,374
Ricapitoliamo:
I fantastici svedesi che sono 1/6 degli sfigati italiani hanno avuto "50.000" decessi e paragonarli con gli italiani è come paragonare le mele con le pere.. ma vabbe' ! Andiamo a vedere la contea di Stoccolma (2,3 milioni di abitanti.. 1/5 della svezia)
Contea di Stoccolma: residenti 2.377.081, densità di 364,62 abitanti/km², contagi 105.000 e deceduti 3.064
Provincia di Milano: residenti 3.279.944, con una densità di 2.081,65 abitanti/km². Contagi 167.247. Deceduti 6.601.
Provincia di Napoli: residenti 3.033.256 con una densità di 2.590,31 abitanti/km² Contagi 110.186. Deceduti 1.736
rtalive.it/2020/12/situazione-covid-stoc...i-la-migliore/95515/
Adesso invece paragoniamo le mele con le mele
Norvegia+Finlandia+Danimarca (5,38 + 5,5 + 5,8 = 16,68 milioni)
256.000 contagi
2371 decessi
Svezia: (10,3 milioni)
437.379 contagi
8,727 decessi
Bravissimi sti svedesi!
...Quindi pure gli svedesi, quelli bravi, quelli presi come esempio mondiale di non lockdown (ah proposito non hanno ricevuto nessuna minaccia FMI) si basano sui presunti tamponi falsi talmente falsi che su 437000 contagiati hanno avuto SOLO 8727 decessi..pensa con 80% di falsi positivi avrebbero avuto un morto ogni 10 positivi e, per loro, mancano ancora 2 mesi e 6 giorni al primo decesso covid (10 marzo)
Voi fate sempre i conti senza l'oste!
In italia il primo decesso covid e' datato 21 febbraio, in svezia 10 marzo..la conta deve iniziare dopo un anno e non dal 1 gennaio al 31 dicembre
E per quanto riguarda mele e pere per italiani e svedesi..ho postato l'articolo del confronto tra la contea di stoccolma e le principali province italiane. Gli svedesi sono "fortunati" ad avere un paese piu' grande (1,5 volte l'italia) e solo 1/6 degli abitanti perche' nella zona piu' popolata (contea di stoccolma) sono un disastro e loro non si baciano/abbracciano come gli italiani, non sono mammoni (escono di casa a 20 anni), non hanno lo stesso numero di abitanti per km2..
FranZeta
04/01/2021 02:25 #42290Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
Vedete, a differenza di altri che hanno scritto qui sopra, io non ho la risposta al perchè c'è stato questo eccesso di mortalità. Avevo delle mie idee che però nel momento in cui vanno a cozzare con la realtà devo per forza mettere da parte.
Forse però non ho posto il giusto accento sulla funzione di questi numeri quando ho fatto il paragone, a titolo d'esempio, con la Federazione Russa. Questo report Istat serviva a confermare, o smentire, la conta dei morti che fa giornalmente l'ISS. Una volta confermati questi morti, il fenomeno dell'aumento di mortalità a ottobre-novembre è mondiale, se pur con eccezioni di rilievo tipo la Cina, e non c'è più motivo per dubitare di questo fenomeno globale, una volta confermato a livello locale.
Ma che, i dpcm nostri influiscono sulla mortalità di tutto il pianeta?
Oppure vogliamo trovare analogie fra il governo Conte e quello di Putin? In Russia hanno avuto un fenomeno simile nonostante misure del tutto diverse. Tra l'altro da loro la conta governativa dei morti è molto più in stile "morti di covid" rispetto ai nostri "con covid", tanto che l'eccesso di mortalità risulta quattro volte superiore al dato fornito dal governo. Ma nonostante un atteggiamento molto più rassicurante da parte delle istituzioni e limitazioni alla libertà molto più blande delle nostre il risultato è simile. Se ne può concludere che i dpcm non servono a un cazzo, se non a distruggere il tessuto socio-economico nazionale, ma non che siano la causa diretta dell'eccesso di mortalità.
Altro post interessante: 04/01/2021 13:05 - 04/01/2021 13:10 #42308
Risposta da neveragainhc al topic COVID: Il numero dei morti
Un eccesso di mortalità c'è stato e c'è ancora in Svezia, diversamente dalla Norvegia.
Poi valuteremo quanto e se le nazioni sono confrontabili e tanti altri aspetti.
Questi dovrebbero essere dati attendibili svedesi (ma non conoscendo la lingua...):
www.scb.se/en/finding-statistics/statist...pulation-statistics/
Ho trovato anche questo, riportato da una certa agenzia di cui mi sfugge l'importanza, ma che si occupa di mortalità.
www.actuaries.org/IAA/Documents/WG_MWG/M...ctober2020_Final.pdf
In particolare c'è l'intervento di Rikard Bergström che mostra i dati di eccesso di mortalità norvegesi e quelli svedesi.
Si nota un -407 morti fino ad Agosto in Norvegia ed un +3662 in Svezia.
Il commento: "We can see that something went very wrong in April, May, and June."
www.actuaries.org/IAA/Documents/WG_MWG/M...t2020_RBergstrom.pdf
Si tratta di un aumento di morti del 5,91%.
Si confermasse a fine anno, è come se confrontassimo una nazione con morti in linea con gli anni precedenti ed un' Italia con un +37.000 circa rispetto al baseline 2015-2019.
Sempre se non ho fatto calcoli di merda ed errori concettuali.
Ma ovviamente arriva subito chi è disposto sia a dire che i morti in Svezia sono MENO degli altri anni (ah sì?) tipo EqMJMu2XYAgxgd5.jpg (1200×1131) (twimg.com)
E chi dice, ridicolmente, che:
Quindi, di fatto, la Svezia come previsto chiude l'anno con circa 95.000 morti ( i dati saranno definitivi la prossima settimana), la media degli ultimi 5 anni è di circa 91.000, direi che 4.000 morti in più NON rappresentano assolutamente un disastro per un paese che di fatto NON ha applicato idiozie simil DPCM, lockdown e mutande facciali all'italiana...
Da tenere presente che, la Svezia nel 2002 ha avuto 95000 decessi, con una popolazione inferiore di 1.200.000 unità, potete controllare qui www.scb.se/en/finding-statistics/statist...-population-changes/
Non è necessario essere un genio per capire che la Svezia, almeno fino ad oggi con le sue scelte NON ha generato disastri.
Dei confronti con gli altri paesi scandinavi non so cosa farmene in quanto il risultato della Svezia è molto coerente con i propri dati storici....
Quindi la Svezia è tornata al 2002 come mortalità, ma va benissimo così, non ha fatto 'disastri'. Peccato che la Norvegia era in estate a -407 e la Svezia a +3662.
Per rispondere a queste e altre sclerate, FZ è tornato in azione con alcuni post:
05/01/2021 16:52 #42346
Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
@Macco83
Allora, per chiuderla qui, questa è la serie dell'eccesso di mortalità del 2020 mese per mese:
gennaio -10% * febbraio - 2,9% marzo +48,0% aprile +40,1% maggio + 2,9% giugno - 0,2% luglio - 1,3% agosto + 4,4% settembre + 4,7% ottobre +13,3% novembre +48,2%
I dati sono tutti presi dall'ultimo rapporto Istat tranne (*) che non c'era e l'ho stimato da un rapporto precedente. Qui il fatto che i picchi di mortalità siano nei mesi invernali (e eventualmente estivi nel caso di ondate di calore) è già considerato dato che si tratta di eccesso di mortalità, calcolato sulla media del mese corrispondente.
Come mai a gennaio e fabbraio l'eccesso di mortalità era negativo? Ammazzavano i neonati nelle culle nei corrispondenti mesi del 1940? E come si concilia questo andamento delle percentuali del 2020 con la tua teoria? Te lo dico io, per l'ultima volta: non ci azzecca nulla, sono confronti senza senso, finalizzati al non voler rivedere le proprie convinzioni alla luce dei numeri. Fa come credi, io di mio ho già detto chiaramente che anche se i numeri non mi piacciono non posso far altro che prenderne atto, senza pensare di inventarmi interpretazioni fantasiose.
FranZη
06/01/2021 02:47 #42359
Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
macco83 ha scritto: Prendiamo il 2015 come vedi c'è stato nei due anni precedenti un alto eccesso di natalità (qualcosa di positivo sarà successo INTORNO al 1933 che la gente scopava come ricci) quindi i vecchietti vivi si sono accumulati dal 2012 al 2015, poi il 2015 ha visto purtroppo un boom di mortalità che avrà avuto anche lui un bel picco.
Interessante la "teoria dell'accumulo dei vecchietti", ma stai scambiando la causa con l'effetto. Le statistiche danno il numero di chi è ancora vivo nell'anno 20XX fra quelli nati nel 19YY, non dicono quanti siano effettivamente nati nel 19YY. Se tra il 2012 e il 2014 ci sono state stagioni invernali (e influenzali) miti, e sono stati in generale anni con mortalità medio-bassa, ecco che il numero di "ancora vivi nel 20XX" è cresciuto indipendentemente dal numero di nati nel 19YY (numero che peraltro non abbiamo in quelle tabelle). Poi nel 2015 c'è stata un'alta mortalità e quindi questa crescita ha avuto un arresto.
Ma è appunto la mortalità che causa questo elastico nella crescita del numero di anziani, non viceversa (il numero di vecchietti che causa la mortalità "per accumulo")!
YTERNOS ha scritto: Quindi stai ammettendo che di Coronavirus muoiono persone di età piuttosto avanzata (o persone con patologie pregresse). Se l'età media dei deceduti si aggira attorno agli 85 anni, vuol dire che il Coronavirus non è poi così letale, dunque potremmo fare a meno del lockdown e di alcune misure restrittive?
Ma più che altro quando mai ho detto il contrario? Ma soprattutto, cosa c'entra con l'eccesso di mortalità?
06/01/2021 18:50 #42372
Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
macco83 ha scritto: Le statistiche dicono chi é nato e in che anno perché ci mettono l'etá. Se ho 82 anni e sono registrato vivo nel 2017 vuol dire che sono nato nel 1935 (per questo specifico esempio ci sono 419.817 persone). Ovviamente non mi dicono tutti i nati del 1935 ma non mi serve sapere esattamente quanti sono nati nel 1935 (che saranno un po' di piú di 419.817 perché si muore anche in altri anni ma non saranno di certo di meno) perché sto facendo riferimento all' etá di morte in relazione alla speranza di vita e perché molti dei nati in quel periodo saranno emigrati.
Scusa ma invece di tutto questo casino, non fai prima ad andare a vedere le statistiche demografiche degli anni '30, che ci dà lo stesso Istat ?
In generale la situazione è questa:
Cioè nei primi 120 anni di unità d'Italia la crescita della popolazione è pressochè costante con uniche eccezioni di rilievo le due guerre mondiali. Nel dettaglio del periodo che ti interessa:
A livello di natalità/mortalità non c'è praticamente nessuna variazione di rilievo negli anni '30, fatta al limite eccezione per un picco relativo nel 1930. Negli anni intorno al 1933 come vedi è calma piatta. Quindi non vedo nulla che possa giustificare, seguendo la tua teoria, l'eccesso di mortalità del 2015. La curva viola del tasso di crescita totale presenta un altro picco relativo nel 1939, dovuto principalmente al un saldo migratorio positivo. Che fine abbiano fatto nei successivi 80 anni questi immigrati difficile dirlo (salvo per quelli non giovanissimi che sono sicuramente morti), ma posso essere certo al 100% che non hanno niente a che fare con l'eccesso di mortalità fuori scala riscontrato nel 2020.
FranZη
06/01/2021 18:50 #42372Risposta da FranZeta al topic COVID: Il numero dei morti
macco83 ha scritto: Le statistiche dicono chi é nato e in che anno perché ci mettono l'etá. Se ho 82 anni e sono registrato vivo nel 2017 vuol dire che sono nato nel 1935 (per questo specifico esempio ci sono 419.817 persone). Ovviamente non mi dicono tutti i nati del 1935 ma non mi serve sapere esattamente quanti sono nati nel 1935 (che saranno un po' di piú di 419.817 perché si muore anche in altri anni ma non saranno di certo di meno) perché sto facendo riferimento all' etá di morte in relazione alla speranza di vita e perché molti dei nati in quel periodo saranno emigrati.
Scusa ma invece di tutto questo casino, non fai prima ad andare a vedere le statistiche demografiche degli anni '30, che ci dà lo stesso Istat ?
In generale la situazione è questa:
Cioè nei primi 120 anni di unità d'Italia la crescita della popolazione è pressochè costante con uniche eccezioni di rilievo le due guerre mondiali. Nel dettaglio del periodo che ti interessa:
A livello di natalità/mortalità non c'è praticamente nessuna variazione di rilievo negli anni '30, fatta al limite eccezione per un picco relativo nel 1930. Negli anni intorno al 1933 come vedi è calma piatta. Quindi non vedo nulla che possa giustificare, seguendo la tua teoria, l'eccesso di mortalità del 2015. La curva viola del tasso di crescita totale presenta un altro picco relativo nel 1939, dovuto principalmente al un saldo migratorio positivo.
Che fine abbiano fatto nei successivi 80 anni questi immigrati difficile dirlo (salvo per quelli non giovanissimi che sono sicuramente morti), ma posso essere certo al 100% che non hanno niente a che fare con l'eccesso di mortalità fuori scala riscontrato nel 2020.
FranZη
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E dopo avere fatto due risate con le pazzie dei terrapiattisti del coviddi, andiamo a vedere delle fonti varie che ho scovato in questa settimana.
We saved our economy in Sweden. But too many people died. - The Washington Post
Other countries shouldn’t rush to emulate our pandemic strategy
By Lars Calmfors
Lars Calmfors is professor emeritus in International Economics at Stockholm University, Research Fellow at the Research Institute of Industrial Economics, and a Member of the Royal Swedish Academy of Sciences. He was the chair of the European Economic Advisory Group and the Swedish Fiscal Policy Council.
Oct. 20, 2020 at 7:00 p.m. UTC
When the coronavirus pandemic gained momentum in the spring, Sweden chose a less restrictive containment strategy than most other countries did, including its Nordic neighbors. Some medical experts and economists, in and out of Sweden, have criticized its policy for being too lenient. Others, from Elon Musk to National Review columnists, have hailed it as a role model for allegedly keeping the economy open, staving off the consequences of a harsher lockdown. President Trump’s medical adviser Scott Atlas has advocated that the United States adopt the Swedish approach to the pandemic.
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Sweden’s strategy indeed likely helped the economy — but this came at too high a cost, in terms of lives lost. Taking a similar approach in the United States would, in all probability, be even more costly, because unlike Sweden and other European countries, the United States does not have a centralized, publicly funded health-care system with universal coverage.
Observers outside of Sweden have often misunderstood its handling of the pandemic. It is true that the government never imposed a formal lockdown and that day-care centers and elementary schools remained open. But the Public Health Agency has strongly recommended social distancing, working from home and avoiding unnecessary travel, among other precautions; compliance was high. The agency instructed people above 70 years of age to avoid socializing with others, and visits to old-age homes were banned. The government prohibited public gatherings of more than 50 people. The Swedish summer holidays, when many people leave the cities and towns for their summer houses in the countryside, may have worked as an informal lockdown, slowing the spread of the virus.
AD
Even for observers within Sweden, it has been difficult to ascertain the rationale behind its pandemic strategy. Throughout, the Swedish Public Health Agency remained reticent about the motives behind its policy approach. Officials did not explain how they weighed economic considerations and wider public health concerns, and whether they drew up policies with an objective of achieving herd immunity or based on a worry that rigorous restrictions would be unsustainable.
Trump wants to try for herd immunity. Without a vaccine, it could kill millions.
It might be most accurate to characterize the Swedish “strategy” as one that began with misjudgments of the risk of large-scale spread and the extent of asymptomatic contagion. The health agency did not try to dissuade families from going skiing in the Alps during the winter holidays in late February, though reports regarding an outbreak in northern Italy soon surfaced. A recommendation to avoid unnecessary travel to that region did not come until March 6. When travelers from the skiing resorts returned, they were not quarantined. In media interviews, representatives of the health agency even criticized employers who, on their own initiative, quarantined personnel returning from hot spots. The other Nordic countries imposed limits on public gatherings of five to 10 people in mid-March, but Sweden did not introduce its much higher limit until the end of the month. Even as infections surged in April and May, test-and-trace-programs were not boosted, on the grounds that they would not be effective in a situation with large virus spread. These programs began to be substantially expanded only in the late spring. Very recently, in mid-September, the Public Health Agency recommended, for the first time, that people should quarantine themselves if someone in their household is infected.
What has been the economic effect? Like other countries, Sweden has been hit hard economically. During the first six months of 2020, the gross domestic product fell by 8.5 percent. Unemployment is projected to rise to almost 10 percent in the beginning of next year.
AD
The drop in GDP is considerably smaller than in southern European countries and the United Kingdom, and one to three percentage points smaller than in Denmark, Germany and the United States. The GDP fall, however, is larger than in Finland and Norway. It’s difficult to meaningfully evaluate the impact of different coronavirus strategies using this metric, because of the differences between the countries’ economic structures. For example, Sweden depends less on tourism, an industry hit particularly hard by the pandemic, than do Italy and Spain. Still, the lenient Swedish approach to the pandemic, involving fewer formal restrictions, likely did dampen the economic impact of the pandemic.
But the death toll here has been much higher than in our Nordic neighbors. As of Tuesday, the cumulative number of deaths from coronavirus infections per million people was 52 in Norway, 64 in Finland, and 118 in Denmark, according to Johns Hopkins University. In Sweden it was 581 — not that far below the United States with 673. Comparisons of infection rates are less reliable because of differences in the testing volume, but here, too, Sweden stands out, relative to its neighbors. Registered cases in Sweden are slightly above 106,300, compared with around 13,800 in Finland and 16,600 in Norway — each with about half the population of Sweden.
Widespread testing might not work in America. We love our ‘freedom’ too much.
Have the economic gains from the Swedish strategy been worth the cost? The following are crude back-of-the-envelope calculations.
AD
Assume that the differential Swedish approach dampens the GDP fall this year by 1 percentage point. This represents a gain of approximately $5.6 billion. Also suppose that the approach has caused 5,000 extra deaths — a reasonable guess from comparisons with other Nordic countries. How could one estimate that loss of life in economic terms? The value of a statistical life, used by the Swedish Transport Administration in its cost-benefit analyses of investment in traffic security, is approximately $4.6 million. Using this number, the economic cost of lost lives would be as high as $22.9 billion — clearly outweighing the benefits from the smaller GDP fall. One might argue that the value of lost lives should be set much lower, as the vast majority of deaths have been among elderly people, with fewer years left to enjoy life: 89 percent of the dead in Sweden have been above 70 years of age, and 67 percent above 80. One reaches the break-even point in my calculation if one lowers the value of an average life lost to $1.12 million. For the Swedish approach to be “profitable,” the average life lost must be valued lower than that.
A more complete analysis should consider other factors as well: future health consequences for covid-19 patients, the crowding out of other medical treatments during the pandemic, and the benefits of maintaining a more normal life and keeping more people attached to the labor market. But even a simple calculation, looking only at lives lost, suggests that the costs of the so-called Swedish “strategy” were too high. One thing Sweden may perhaps have done right was to keep day-care centers and elementary schools open. Closing them would have prevented many parents from working, at great cost to their economic output and their livelihoods, and to pupils’ opportunities to learn. There appears to be no evidence that these institutions played an important role in spreading the virus in Sweden: An early study found that day-care personnel and teachers were not at higher risk of infection compared with the labor force in general. There is clearly a need, however, for more research into the potential role of schools in viral spread, in Sweden and elsewhere.
The jury is still out on how well Sweden copes with the pandemic in the longer run: Case numbers, hospitalizations and deaths fell to low levels in August and early September but are now rising again. Based on the numbers so far, however, it appears that Sweden’s failure to adopt a more cautious approach in the early phase of the pandemic caused an unnecessarily large number of deaths, most of them among the elderly. In my view, one would have to attach an unreasonably low value to their lives to conclude that the economic gains outweighed the human losses.
Ed ecco l'inimitabile sistema svedese:
Il fallimento della strategia anti Covid di Svizzera e Svezia (ampproject.org)
25 Dicembre 2020
Approccio sbagliato
Il fallimento della strategia anti Covid di Svizzera e Svezia
Andrea Walton
La gestione soft dei due Paesi ha portato il tasso di infezioni e il numero di vittime a livelli preoccupanti durante la seconda ondata. Alla tutela della salute delle persone è stata preferito il benessere mentale e le relazioni sociali, mentre l’uso delle mascherine è stato sconsigliato fin dal principio. Fare affidamento solo sul senso di responsabilità dei cittadini è stato un grave erroreLa Svezia ha gestito l’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia del virus SARS-CoV-2 in maniera molto diversa da altre nazioni. Nel Paese scandinavo non è mai stato imposto alcun lockdown, negozi, bar e ristoranti sono sempre rimasti aperti così come le palestre e le piscine. L’uso dei dispositivi di protezione personale, in primis le mascherine, non è mai stato reso obbligatorio in alcun luogo pubblico e il governo ha fatto affidamento sul senso di responsabilità dei cittadini nel seguire le raccomandazioni dell’Agenzia di Sanità Pubblica in merito al distanziamento sociale e alla necessità di evitare assembramenti.
Anche in Svizzera l’atteggiamento del governo non è stato molto diverso e il Paese ha cercato di evitare la chiusura totale del sistema produttivo puntando a limitare quanto più possibile la pandemia. Qualcosa, però, è andato storto. La seconda ondata della pandemia ha travolto la Svezia. Il tasso di infezioni è aumentato a partire dalla fine di ottobre e anche il numero di decessi è cresciuto in maniera preoccupante. Nel giro di un mese il sistema ospedaliero è entrato in crisi e poco prima della metà di dicembre il 99 per cento dei posti in letto in terapia intensiva, nella capitale, era occupato da malati Covid.
Il Re Carlo XVI Gustavo ha dichiarato che il Paese ha fallito nella sua risposta al Covid e il governo ha introdotto, il 18 dicembre, delle misure restrittive relativamente pesanti per lo standard svedese come la chiusura di tutti i luoghi pubblici non essenziali, come palestre, piscine e musei.
In Svizzera il governo ha deciso di chiudere tutti i bar, i ristoranti e i centri sportivi a partire dal 22 dicembre mentre i negozi al dettaglio dovranno cessare le proprie attività a partire dalle sette di sera e restare chiusi durante le domeniche e i festivi. I cantoni (la Svizzera è una repubblica federale) dovranno decidere se chiudere o meno gli impianti sciistici. Una delle associazioni mediche svizzera aveva lanciato, alla metà di novembre, un vero e proprio allarme in merito alla saturazione delle terapie intensive nel Paese e solamente l’intervento dell’esercito e la creazione di nuovi posti letto aveva salvato la nazione dal collasso.
In Svezia, secondo l’ultimo aggiornamento dei dati pubblicati dal Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, il tasso di incidenza del Covid-19 è pari ad 878 casi per 100mila abitanti negli ultimi quattordici giorni. Stoccolma si piazza così ai primi posti in Europa per quanto concerne l’incidenza della malattia e supera di gran lunga nazioni come Regno Unito (475 casi per 100mila abitanti), Francia (269 casi per 100mila abitanti) e Italia (371 casi per 100mila abitanti). In Svizzera il tasso di incidenza è di 661 casi per 100mila abitanti ed è sostanzialmente stabile da settimane. Una stabilità che però preoccupa dato che il trend, per diventare sostenibile, dovrebbe essere in diminuzione.
Non tutto quello che è stato fatto in Svezia è stato, però, da buttare via. Buona parte della popolazione svedese ha rispettato e continua a rispettare le indicazioni anti-contagio che provengono dalle agenzie governative. Si tratta di una relazione, quella tra Stato e individuo, che tende alla responsabilizzazione di quest’ultimo e che induce benefici di natura psicologica. Ogni cittadino può scegliere come comportarsi nella consapevolezza di quale è il bene ultimo, cioè la tutela della comunità.
L’esecutivo svedese non considera il cittadino come un bambino da educare e a differenza di quanto accaduto in Italia non impone regole o regolamenti bizantini per controllare ogni aspetto della vita sociale. In questo modo si possono preservare le relazioni più basiche e un discreto livello di salute mentale.
L’assenza di chiusure generalizzate di intere categorie commerciali ha inoltre evitato fallimenti di massa, crisi di settore e licenziamenti su larga scala consentendo a tutti di poter continuare a lavorare e di poter sopravvivere grazie alle proprie forze. Le stime della crescita economica nel 2020 non erano così negative e indicavano che il prodotto Interno Lordo sarebbe calato di in un -5,3 per cento su base annua. La Svezia ha inoltre potuto beneficiare di alcuni vantaggi quasi unici e relativi all’organizzazione sociale interna. In molti vivono da soli e ciò consente una maggiore facilità nell’evitare che le diverse classi di età entrino in contatto tra loro, inoltre lo smart working è già la norma per un certo numero di lavoratori del Paese.
Le autorità hanno, però, commesso alcuni gravi errori nell’affrontare la pandemia. Le mascherine facciali sono state considerate, anche dagli esperti in materia, come poco utili nel prevenire la diffusione del contagio. Secondo Anders Tegnell contribuirebbero a creare una sensazione di sicurezza fallace e più in generale è stato dato molto risalto al distanziamento sociale piuttosto che all’uso delle mascherine. Una strategia, quest’ultima, che poteva rivelarsi vincente nei caldi mesi estivi quando buona parte della vita sociale si svolgeva all’aria aperta. L’uso delle mascherine facciali negli spazi chiusi è di fondamentale importanza, come dimostrato da numerose ricerche, e questa carenza ha sicuramente influito sull’aumento di casi di Covid-19 nelle ultime settimane.
La tutela della salute delle persone più anziane, nello specifico di coloro che si trovano nelle case di riposo, è stata estremamente deficitaria. La metà delle 6400 persone che hanno perso la vita a causa del Covid-19 era ospite di una casa di riposo e secondo quanto riferito dall’Ispettorato per la Salute ed i Servizi Sociali alcune di loro sarebbero morte senza ricevere nemmeno una visita medica. Le visite da parte dei parenti sono state vietate, nel corso della prima ondata, solamente a partire dal primo aprile e il divieto è stato poi rimosso il primo ottobre. Una leggerezza imperdonabile che ha contribuito a riportare il virus in circolazione proprio dove non avrebbe dovuto.
La Svizzera ha risentito, a lungo andare, della propria posizione geografica e del fatto di essere uno dei più importanti crocevia d’Europa. I grandi flussi commerciali e di persone che attraversano questo Stato hanno favorito una maggiore diffusione del virus ed un continuo rimescolamento delle carte in ambito epidemiologico che non ha giovato. Il contact tracing non è stato praticato con la necessaria scrupolosità e ciò ha favorito il proliferare incontrollato delle catene di contagio a livello territoriale.
La decisione di lasciare aperti gli impianti di risalita nel corso delle festività ha creato, per alcune settimane, una forte tensione con i Paesi vicini come Italia e Francia, oltre a portare a un più generale irrigidimento delle relazioni con l’Unione Europea. L’assenza di cooperazione con Bruxelles non ha aiutato così come non si è rivelato benefico, nel medio periodo, l’essere al di fuori di un’importante organizzazione internazionale. A fiaccare gli sforzi della Svezia e della Svizzera è stata, infine, la covid fatigue, la forte stanchezza che si è sviluppata negli individui a causa del prolungarsi delle restrizioni sociali. L’abitudine a ubbidire a norme pesantemente restrittive si è rivelata difficile da sostenere, nel lungo termine, in quei luoghi dove le libertà individuali sono tutelate e strutturate da secoli.
Situazione Covid, Stoccolma la peggiore, segue Milano, Napoli la migliore - RTALive
Situazione Covid, Stoccolma la peggiore, segue Milano, Napoli la migliore
Paragone tra tre città con diverse politiche di contrasto alla Covid, parametri di base confrontabili, premiata la provincia campana
20 dicembre 2020 -
Cosa hanno in comune Stoccolma, Milano e Napoli? Praticamente nulla. Anzi qualcosa di simile, il numero degli abitanti. Praticamente uguale quello di Napoli (957.887) e Stoccolma (960 031), di più quelli di Milano (1 388 532), sono tre città che attirano anche tante persone dell’hinterland e che hanno agito in modo diverso alla pandemia. A Napoli e Milano, il ruolo dei sindaci nel contrasto alla pandemia da Covid 19 è stato residuale, non dissimile quanto accaduto nella capitale svedese. Le politiche sanitarie in questi tre comuni sono stati decisi dalla Regione e dallo Stato per le due città italiane, dallo Stato, dalla Contea e dal Comune in Svezia.
LA POPOLAZIONE
Va ricordato anche che in Svezia, il 52% delle famiglie è composta da una sola persona, a Stoccolma intorno al 67%, quindi il contagio intrafamiliare è molto meno frequente. In più il distanziamento sociale per ragioni urbanistiche è alto. La densità abitativa è di 5.129,47 abitanti per chilometro quadrato. A Milano, il numero medio dei componenti di una famiglia è 1,84, con il 35% di famiglie composte da una sola persona. La densità abitativa è di 7.643,16 abitanti per chilometro quadrato. A Napoli, il numero medio dei componenti di una famiglia è 2,96, con il 20,53% di famiglie composte da una sola persona (il maggior numero dei nuclei familiari, pari al 22,80% è composta da 4 persone). La densità abitativa è di 8.168,22 abitanti per chilometro quadrato. In alcune zone della città, come la Sanità è il doppio per arrivare al Vomero con 22.095,39 abitanti per m quadrato ed altri a 22 e 24mila o oltre i 30mila di Montecalvario.
DATI COVID
L’analisi si basa non nell’area del comune ma per provincia, nel caso di Stoccolma per contea. Una necessità, visto che per Milano e il capoluogo svedese, i centri attorno alla città ormai sono diventati talmente interconnessi e dipendenti dalla città principale che quasi non hanno più un’importante vita autonoma. Per Napoli questo accade soprattutto per l’area che va dalla città nei comuni verso nord e quindi il paragone rischia di penalizzare il dato del capoluogo partenopeo. Le provincia di Napoli e Milano più o meno si equivalgono per abitanti, un milione in meno sono i residenti della contea svedese.
IL RAFFRONTO DEI DATI DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA
Contea di Stoccolma: residenti 2.377.081, densità di 364,62 abitanti/km², contagi 105.000 e deceduti 3.064
Provincia di Milano: residenti 3.279.944, con una densità di 2.081,65 abitanti/km². Contagi 167.247. Deceduti 6.601.
Provincia di Napoli: residenti 3.033.256 con una densità di 2.590,31 abitanti/km² Contagi 110.186. Deceduti 1.736
ESITO RAFFRONTO
I numeri parlano da soli. La situazione di Stoccolma è peggiore in assoluto raffrontando i parametri contagi, deceduti, popolazione e densità abitativa.
La provincia di Milano, che ha subito la prima ondata della pandemia, ma non come altre province lombarde, sta messa un po’ meglio rispetto alla contea svedese.
La provincia di Napoli, pur avendo dati peggiori di partenza (densità della popolazione e strutture sanitarie), ha la performance migliore rispetto al Milanese e alla contea di Stoccolma, e di molto.
COMMENTO
Che la politica svedese del “tutto aperto” e della minimizzazione della risposta anticovid per poter “vivere” (NdA: come dice sempre quel diversamente intelligente di Domenico Guarino) sia un fallimento lo ha affermato lo stesso re Gustavo di Svezia. Il Governo ha dovuto fare marcia indietro imponendo l’uso della mascherina in pubblico solo negli scorsi giorni. In provincia di Milano, dove le deroghe per la mobilità, ad esempio, riguardavano il 42% dei residenti, perfino durante il primo lockdown è andata un po’ meglio anche se il numero di morti è altissimo. Va molto meglio alla provincia di Napoli che ha seguito una politica di maggiore rigore imposta dalla Regione, con numeri molti più bassi. Pur avendo il 30% in più della popolazione della Contea di Stoccolma e sei volte la sua densità abitativa, infatti, ha avuto poco più della metà (esattamente il 57%) dei morti della “provincia” svedese.
Rispetto alla provincia milanese, inoltre, quella napoletana, con il 10% in meno di popolazione ma con una densità del 25% in più ha registrato i 2/3 dei contagiati e 66% dei voti e ¼ (esattamente il 26%) dei morti di quelli di Milano e del suo hinterland.
Aggiungo:
-COMUNE STOCCOLMA: circa 5.100 ab/kmq
-COMUNE TORINO: circa 6.500 ab/kmq
-COMUNE MILANO: circa 7.700 ab/kmq
-COMUNE NAPOLI: circa 8.800 ab/km.
____________Napoli___________________Milano_________________Stoccolma
Superficie -----117,27 km²------------------------181,67 km²--------------------------187,16 km²
Abitanti : -------957 887 (31-08-2020)----------1.398.715--------------------------960 031 (2018)
Densità:------ 8 168,22 ab./km²-----------------7 699,21 ab./km²-----------------5 129,47 ab./km²
‘They sacrificed the elderly’: How Covid-19 spread in Sweden’s care homes (france24.com)
‘They sacrificed the elderly’: How Covid-19 spread in Sweden’s care homes
16/09/2020
Juliana Jihem holds a picture of her uncle who died from Covid-19 in a Swedish care home. © FRANCE 24 screen grab
Text by:FRANCE 24Follow
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Video by:Catherine NORRIS-TRENT|James ANDRÉ
Care home residents account for nearly half of deaths linked to Covid-19 in Sweden, a high proportion that health professionals and families of the victims have blamed on the government’s reluctance to admit elderly patients to hospital. FRANCE 24's Catherine Norris-Trent and James André report.
Moses Ntanda was 72 when he died of coronavirus in a Swedish care home for the elderly. His family has since filed a police report, saying there were several lapses in his care.
“My uncle was always there for me. That's why I'm fighting for him now,” his niece, Juliana Jihem, tells FRANCE 24. “I know he wouldn't accept this, he would be really angry.”
Ntanda suffered from dementia. He was diagnosed with Covid-19 on April 12 and died just four days later.
“The doctor told us they were following protocols for the elderly, and since my uncle was so old and weak he wouldn’t get hospital care,” Jihem recalls.
Sweden has seen more than 5,800 deaths from Covid-19 — nearly half of them in care homes. Prominent scientists have criticised the authorities' approach and the government has itself admitted it failed to adequately protect the elderly.
>> Sweden’s Covid-19 strategy has caused an ‘amplification of the epidemic’
"They didn't try to save their lives. They were scared that the intensive care units would be overwhelmed and you couldn't take care of young people,” says Anders Vahlne, a professor of virology at the Karolinska Institute. “And so they were selecting [patients], a bit too harshly I think".
Sweden’s Covid-19 strategy has caused an ‘amplification of the epidemic’ (france24.com)
Sweden’s Covid-19 strategy has caused an ‘amplification of the epidemic’
17/05/2020 - 14:10
Text by:Tom WHEELDON
Sweden is famously one of the few countries to have opted against a lockdown to contain the spread of the coronavirus. But given that the country has a much higher death toll per million than its Nordic neighbours, many observers have suggested that the Swedish approach has failed.
While countries across the world have eased Covid-19 lockdowns over recent weeks, Sweden stands out: it never imposed confinement measures to begin with. As billions hunkered down throughout the globe in late March, Swedish bars, restaurants, hairdressers, gyms and even primary and middle schools stayed open.
There have been some exceptions. Secondary schools and museums have been closed, sport fixtures cancelled and gatherings of more than 50 people banned. Swedes have been asked to stay at home if they are over 70 or are feeling unwell. Social distancing has been requested in public places. And on Thursday, the government urged Swedes to avoid unnecessary international travel and to limit car journeys within the country to two hours.
But even these measures – minimal by the standards of numerous other countries – have been laxly enforced. Police are unable to impose fines to enforce social distancing; they can only tell people to comply.
The Swedish approach has won praise from figures on the American right such as Fox News host Tucker Carlson, who have suggested that it provides a model for the US to follow.
‘People who think they can’t die’
In making the case for its unorthodox policy, Stockholm has pointed to high levels of trust in Swedish society, arguing that people could be expected to take precautions without being told to.
“There are people who are really diligent and are doing exactly what they should do, but there are too many who don’t,” said Elisabeth Asbrink, a Swedish author, freelance journalist and prominent critic of the government’s approach. In parts of Stockholm, “people are doing all the things they usually do, as if there’s no need to keep a distance”, she continued. “I’ve also visited Malmo (Sweden’s third-biggest city) and there’s a lot of people there who think they can’t die, somehow; they think they’re unapproachable by this disease.”
Figures compiled by data analysis website Statista show that the total number of confirmed Covid-19 cases in Sweden has been increasing steadily since the beginning of April – and now stands at more than 29,000.
Statistics suggest that Sweden has performed poorly compared to its Scandinavian neighbours, which imposed strict lockdowns. Experts say the other Nordic countries are the most apt points of comparison, given their similar healthcare systems, socio-political cultures and levels of connectedness.
Reported coronavirus deaths per million in Sweden stand at 358, according to Statista – even higher than the hard-hit US, at 267. The Swedish figure is dramatically worse than those of Denmark (93), Finland (53) and Norway (44). In Sweden, “we’re seeing an amplification of the epidemic, because there’s simply more social contact”, said Lynn Goldman, dean of the Milken Institute School of Public Health at George Washington University in the US.
In response to a comment in late April hailing Sweden’s performance, Nicolas Nassim Taleb – a professor of risk engineering at New York University, famous for his book on probability and uncertainty The Black Swan – tweeted back: “Stop the bullshit. Sweden did HORRIBLE [sic] compared to Norway Denmark Finland.”
‘They didn’t have time to take care of my mother’
Many Swedish experts have lambasted the government’s response to the pandemic. Twenty-two doctors and scientists demanded a change of tack in an editorial piece in the newspaper Dagens Nyheter, published on April 14. “The approach must be changed radically and quickly,” they implored. “As the virus spreads, we need to increase social distance […] Politicians must intervene, there is no alternative.”
As in many other countries, nursing homes have been a particular source of anguish. Although visits were banned on March 31, half of those 70 and older in Sweden who have died from Covid-19 were living in nursing homes, according to figures released at the end of April. Staff have warned that they lack personal protective equipment.
“They didn’t have time to take care of my mother,” one Stockholm resident – who claims his mother died of neglect in a nursing home while more than a third of its residents succumbed to the virus – told Agence-France-Presse last week.
“There are things which could have been done, and should be done, that would have altered the picture radically,” said Lena Einhorn, a Swedish virologist and critic of the government’s policy. If Sweden had implemented “a broad testing programme, and especially in elder care”, she continued, the authorities would have “known who is infected, and now, with antibody testing, who was infected”.
Einhorn said two further policies would have made a significant difference, without necessitating a full-blown lockdown: “If Sweden mandated a 14-day quarantine for all household members of someone sick with Covid-19, we would not have had this picture”, and if the country “closed restaurants, there would have been less possibility of aerosol spread (airborne transmission) of the virus”.
‘Politicians are not taking visible responsibility’
The Swedish government has said that its policies are effectively decided by scientific officials such as the state’s chief epidemiologist Anders Tegnell, who has become a well-known and popular figure in the country since the start of the pandemic.
But Asbrink argued that this is having a negative effect on political debate in Sweden: “The decisions that they are making are of course political – they make choices – and I think it is a problem that Swedish politicians have not taken visible responsibility for the strategy, as they have in the other Nordic countries.”
The purpose of the country’s strategy has been much debated. Swedish Foreign Minister Ann Linde told FRANCE 24’s Clovis Casali in early May that “we don’t have a strategy of herd immunity” – referring to the phenomenon that occurs when a high proportion of a population contracts and thereby gains immunity from an illness, thus stopping the disease’s spread and indirectly protecting everyone else. “We don't want to stop all transmission; we want to flatten the curve,” Linde said.
However, Einhorn said that “they have denied it, but under their breaths they have acknowledged” a herd immunity strategy. She pointed to Tegnell’s comments in an interview with newspaper Aftonbladet in March: He said that the “basic idea” of herd immunity is “probably starting to become more and more relevant the more we see of this virus”.
Del resto, questo non è un problema della sola Svezia.
Dal FT, ecco altre stime sulla mortalità di diversi luoghi del mondo.
NAZ---mortalità--%---data-----deceduti COVID ufficiali
- Austria 6.383 = +11% (idem) vs 4.000
- Belgio: 19.928 + 26% (idem) vs 17.000
- Brasile: 175.085 +22% (inizio nov) vs 160.000
- Bulgaria: 9.403 + 13% (inizio dic) vs 4.000
- Cile: 14.492 +17% (metà dic) vs 16.000
- Rep Ceca: 5.337 +8% (inizio dic) vs 9.000
- Danimarca: -131 0% (inizio dic) vs 800
- Ecuador: 35.157 +79% (fine ott) vs 13.000
- Francia: 48.366 +11% (inizio dic) vs 53.000
- Germania: 24.255 +4% (fine nov) vs 17.000
- Israele: 3.477 +11% (metà dic) vs 3.000
- Italia: 54.693 +15% (fine sett) vs 36.000
- Jakarta: 17.072 +71% (fine nov)
- Messico: 196.831 +53% (metà ott) vs 85.000
- Olanda: 12.959 +11% (metà dic) vs 10.000
- Norvegia: -55 0% (fine nov) vs 330
- Perù 84.226 +89% (metà dic) vs 37.000
- Polonia: 16.546 +6% (inizio nov) vs 6.000
- Portogallo: 9.835 +12% (metà dic) vs 5.000
- Russia: 179.660 +18% (fine ott) vs 28.000
- S.Africa: 42.535 +12% (inizio dic) vs 22.000
- S.Corea: -2.250 -1% (inizio ott) vs 400
- Spagna: 72.769 +24% (inizio dic) vs 46.000
- Svezia: 7.417 +12% (inizio dic) vs 7.000
- Svizzera: 6.444 +14% (inizio dic) vs 5.000
- Istambul: 15.470 +28% (metà dic)
- USA: 352.361 +18% (fine nov) vs 273.000
- UK 80.573 = +18% (inizio dic) vs 61.000
Il rapporto ISTAT GENNAIO-NOVEMBRE 2020
MA la notiziona più grossa di questa settimana è senz'altro la presentazione del rapporto ISTAT, come diceva sopra FranZeta.
Ecco la triste pubblicazione che conferma quel che qualsiasi essere invertebrato con 1/1000 di grammo di cervello sapeva già.
La pandemia c'é e lotta assieme (contro) a noi.
https://www.istat.it/it/files//2020/12/Rapp_Istat_Iss.pdf
I dati sono stati discussi sopra, come si è visto prima.Non c'é bisogno di tornare ancora a discettarne, ma è certamente un brutto lascito del 2020, e per giunta, incompiuto.
SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI
- Tra il mese di febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale 1.651.229 casi positivi di Covid-19, riportati al Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata dell’ISS entro il 20 dicembre 2020.
- Lo scenario di diffusione epidemica può essere sintetizzato in tre fasi. La prima fase compresa nel periodo da febbraio alla fine di maggio 2020 (Prima ondata) si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre (Fase di transizione), la diffusione è stata inizialmente molto contenuta, ma alla fine di settembre si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese. A partire dalla fine di settembre 2020 (Seconda ondata) i casi sono di nuovo aumentati rapidamente con un ritmo esponenziale su gran parte del Paese e solo da metà novembre si è osservato un calo dell’incidenza.
- Nella seconda ondata resta invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma diminuisce la classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima ondata. Cala, in percentuale, il dato dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più) che passa da 26% nella prima ondata a 8% nella seconda. Tale diminuzione è verosimilmente in gran parte dovuta all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle persone con sintomi meno severi.
- Nel periodo tra febbraio e novembre 2020 si sono registrati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19, nel cui ambito è rimasta pressoché invariata la percentuale di soggetti in età inferiore ai 50 anni che si attesta attorno all’ 1% per entrambi i generi. La classe degli over 80 risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid-19 (il 60% dei decessi complessivi).
- Dalla fine del mese di febbraio si è osservata una netta inversione di tendenza rispetto alla favorevole evoluzione della mortalità che aveva caratterizzato la stagione invernale 2019-2020. Nei mesi di marzo e aprile, infatti, contemporaneamente alla diffusione dell’epidemia di Covid-19 si è osservato un importante incremento dei decessi per il complesso delle cause rispetto al livello atteso sulla base della media del periodo 2015-2019. Durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211 mila decessi (da marzo a maggio del 2020), 50 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo del 2015-2019, di cui oltre 45 mila relativi a residenti nel Nord del Paese. L’incremento nelle regioni del Nord ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un incremento del +75,0% ad aprile.
- Nel periodo giugno-settembre, in corrispondenza con la fase di transizione della diffusione dell’epidemia di Covid-19, si è osservata una riduzione della mortalità totale che ha portato, in tutte le regioni/province autonome, il numero dei decessi per il complesso delle cause registrati nel 2020 in linea con i valori di riferimento del periodo 2015-2019.
- Viceversa, a partire dalla metà di ottobre 2020 diventano via via più evidenti gli effetti della Seconda ondata dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31 mila e settecento unità.
- La seconda ondata si caratterizza a ottobre per un eccesso di decessi totali del 13% sia al Nord che al Centro-sud riscontrato, mentre nel mese di novembre si distingue nuovamente l’eccesso di mortalità del Nord (+61,4%), rispetto al Centro (+39,3) e al Sud (+34,7%).
- In molte regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%). L’incremento dei decessi di novembre è più basso di quello osservato in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto a +69% di marzo). 3
- Per quanto riguarda le classi di età, lo scostamento della mortalità dall’andamento precedente al periodo in cui è iniziata l’emergenza è ben evidente a partire dal mese di marzo per le età superiori ai 49 anni e aumenta al crescere dell’età. L’eccesso di circa 50 mila decessi per il complesso delle cause riscontrato a livello nazionale per il periodo marzo-maggio 2020, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è dovuto per il 72% all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più (36 mila e quattrocento decessi in più).
- L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 23% dell’eccesso di decessi in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia di Covid-19; in termini assoluti l’aumento rispetto al dato medio 2015-2019 è di 11 mila e settecento decessi (che complessivamente in questa classe di età ammontano a poco meno di 53 mila).
- Nei mesi di ottobre e novembre si osserva un fenomeno analogo, l’incremento complessivo dei decessi supera le 31 mila e settecento unità, di cui oltre 23 mila decessi in più nella classe di età da 80 anni in poi (che copre il 74% dell’aumento dei morti totali del bimestre).
- Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%. Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, sia la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.
- Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo, durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale (con un considerevole aumento nel mese novembre).
- Se si considerano i contributi per fasce di età dei decessi Covid-19 alla mortalità generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di età 0-49 anni, all’8% nella classe di età 50-64 anni, all’ 11% nella classe di età 65-79 anni e all’8% negli individui di ottanta anni o più.
- Nel periodo di osservazione dell’epidemia di Covid-19 (febbraio-novembre 2020) si stimano complessivamente circa 84 mila morti in più rispetto alla media del 2015-2019. I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647 (il 69% dell’eccesso totale). Si ricorda, tuttavia, che il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l’eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre 2020 non può dare conto del contributo effettivo del Covid-19; questa misura, infatti, risente di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi dati (sia della Sorveglianza integrata sia di Istat) e della difficoltà nell’identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in pazienti con numerose patologie concomitanti.
Come cavolo è possibile che gente come PALU' ancora un paio di mesi fa dicevano che non era una vera pandemia perché 'mancavano i fondamentali' o qualcosa del genere? Eccolo qua, il nuovo direttore dell'AIFA. Incredibile.
Coronavirus, il presidente dell'Aifa Giorgio Palù: "Allarme eccessivo. La variante inglese c'è anche in Italia in soggetti mai andati in Inghilterra" - Il Fatto Quotidiano
“La variante inglese c’è anche in Italia. E anche in soggetti mai andati in Inghilterra”. Lo ha dichiarato il microbiologo Giorgio Palù, presidente di Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. “Mi pare che ci sia stato un allarme eccessivo. E questo è un virus a bassa letalità, tra lo 0,25 e lo 0,50%”. Quanto all’evoluzione dell’infezione, Palù ha affermato: “Non ci sono ancora certezze, non possiamo fare previsioni: lo capiremo meglio tra aprile e maggio. Ma lo equiparerei agli altri virus pandemici, come l’H1N1, l’asiatica o la variante suina, piuttosto che a ebola o sars”
1- ah, ben svegliato Palù: appena qualche mese fa diceva che il virus NON era una pandemia.
E appena qualche mese fa diceva delle cose demenziali sul virus e l'allarmismo (comune denominatore dei medici 'camomillatori' che piacciono tanto a Salvini). Al punto che è stato intervistato dal Corsera Coronavirus, Palù: «Asintomatico il 95% dei positivi. Chiudere tutto? No, basta con l’isteria»- Corriere.it
Lei è contrario o favorevole a nuovi lockdown?
«Sono contrario come cittadino perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, che sono il nostro futuro, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Cioè non è così mortale. Dobbiamo porre un freno a questa isteria».(esattamente 2 mesi prima, il 23-10-20).
E BRAVO PALU'. All'isteria. Mica al VIRUS. Che appena ieri ha passato 800.000 casi giornalieri. E il 30 dicembre ha fatto oltre 15.000 morti in un giorno.
Ah, per quel che riguarda la conferenza stampa: era il 23 dicembre. Da allora il Regno Unito, in 15 giorni (o 360 ore) ha avuto altri 700.000 (SETTECENTOMILA) casi e, alla faccia della 'bassa letalità', altri 10.000 (diecimila) morti. Significa che ogni singola ora di 360, ci sono stati 2.000 casi e 30 morti in UK.
Mentre da noi anche le T.I. hanno ricominciato a risalire (oggi siamo quasi a 2.600).
2- ma poi... onestamente... COME CAZZO FA AD AFFERMARE CHE LA LETALITA' SIA ENTRO 0,50%... quando i morti ACCERTATI CON COVIDDI, sono circa 70.000 (a Natale scorso) su circa 2.000.000 di casi? QUESTO E' il 3,5%! SE PALU' HA DATI CHE RIDUCONO DI 7 VOLTE LA LETALITA' O AUMENTANO I CONTAGIATI DI PARI VOLTE, LI DICA OPPURE STIA ZITTO!
Scusate il maiuscolo. Non è possibile accettare cose simili dette da un tizio a capo dell'AIFA (frutto avvelenato della convergenza stato-regioni).
Commenti dallo stesso articolo:
Burning Cloud
una settimana fa
Bella Palu', la competenza di chi non mette piede in un laboratorio da qualche decade. La variante inglese e' stata isolata a Giugno-Luglio, per la precisione, confermata a Settembre. Quanta gente e' andata e tornata dall'UK, magari asintomatica e l'ha passata a gente che non si e' mai spostata dall'Italia? Quanti turisti inglesi sono andati e tornati, lasciando un bel regalino? Poi no, in effetti non c'e' niente di cui preoccuparsi, l'UK conta solo una media di 30mila nuovi casi al giorno e una media di decessi intorno i 500, al giorno. Niente di che insomma.
Alieno Cosmo
una settimana fa
Mai visti tanti scienziati come in questo periodo d’ epidemia. Presumo che questo sia un suo apodittico pensiero.
gattagentile
una settimana fa
pensionato, presidente aifa indicato dalle regioni, sembra dalla rete consulente regione veneto. ma lo zaia non avea dichiarato che l'andamento a primavera, (meno disastroso della lombardia) non era merito di crisanti bensì di una direttrice sanitaria lcale, tale russo, raddrizzando poi il tiro, merito di un lavoro d'equipe. E ora non bastano più?
Terabona
una settimana fa
Qui in ambiente regionale si sa già. Palù prossimo candidato sindaco di Padova per la Lega. Segnatevelo. E questo spiega le sue distorsioni pseudoscientifiche: deve far fare bella figura a zaione. (NdA: cosa NON peregrina, visto che lui è uno del 'fantastico trio' che piace tanto a Salvini, assieme a Zangry e Bassy: Il CTS ideale di Salvini: Palù, Zangrillo e Bassetti (la7.it) )
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E mentre attualmente c'é chi afferma con tanto di articoloni, che in 1,9 mln di dosi amministrate negli USA, ci siano stati solo 21 casi di effetti collaterali, per qualche ragione, la CDC affermava già il mese scorso che questi erano 3.000 su 100.000+ dosi. COME DIAVOLO E' POSSIBILE?
CDC Presentation