4-12-20
Quando l'ho sentito stasera (ieri) non riuscivo a crederci. No, ma davvero. Ma come cazzo è possibile? Dove sta il grande magistrato Emiliano? I diritti umani che fine hanno fatto in Puglia? Ci sono mai stati, specie a Taranto? Bah.
Incredibile è il termine che ho. Più che responsabilità individuali è un disastro ai massimi livelli, come o peggio della strage di Viareggio. Ma chi pagherà? Per ora chi è morto e i loro parenti. Ripeto: MOSTRUOSO.
E così ho cercato la notizia su Repubblica. E ho trovato anche di peggio di quel che mi aspettavo. Forse Caparezza non parlava a vuoto già 12 anni fa, purtroppo. Ecco una ricostruzione di come sono andate le cose nell'ultima settimana.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/perche_la_puglia_e_in_contro_tendenza_e_perche_dovrebbe_essere_zona_rossa-276464448/
Coronavirus, perché in Puglia le misure di contenimento stanno facendo flop: qui la pandemia peggiora
di Cenzio Di Zanni
L'andamento dell'epidemia è in controtendenza rispetto ai dati nazionali e i medici con Filippo Anelli chiedono la zona rossa
30 NOVEMBRE 2020
Le persone in isolamento domiciliare, l'incremento giornaliero dei contagi, quello dei ricoveri sia in Rianimazione e sia in altri reparti Covid. I numeri sono chiari: l'andamento dell'epidemia in Puglia è in controtendenza rispetto al dato nazionale. Anche se l'indice Rt calcolato dalle autorità è sceso all'1,06 nella settimana fra il 16 e il 22 novembre (ultimo dato disponibile), come aveva riconosciuto anche il governatore, Michele Emiliano. Ma se la domanda è perché la Puglia ha tutti gli altri indicatori con il segno più davanti, la risposta - o quantomeno l'ipotesi più probabile - è una: "Ci sono troppi asintomatici in giro".
Filippo Anelli, il presidente dell'Ordine dei medici di Bari e della federazione che raccoglie tutti gli Ordini provinciali d'Italia, snocciola i dati uno dopo l'altro. E spiega: "L'indice Rt viene calcolato sulla base delle persone sintomatiche: così un complesso algoritmo determina la velocità di trasmissione del virus. Ma qui ci sono troppe persone asintomatiche in giro ed è una delle ragioni che possono spiegare tutto il resto". Dunque l'epidemia che continua a correre nella regione. E pure i numeri che vengono diffusi dalle autorità regionali con il bollettino quotidiano. Gli stessi numeri che se messi a fianco ai dati nazionali, danno un'istantanea lucidissima sul dilagare dell'epidemia in Puglia.
Prendiamo il numero delle persone in isolamento domiciliare a novembre. In Italia quel dato è stato in calo costante per tutto il mese: dalle 24 mila 500 persone isolate in media ogni giorno nella settimana che va dal 2 all'8 novembre si è passati alle 13 mila della terza settimana di novembre, fino al saldo negativo annotato nella casella relativa alla settimana dal 23 al 29. In Puglia le persone messe in quarantena sono aumentate per tutto il mese di novembre: dalle 702 finite in isolamento ogni giorno nella prima settimana alle 949 dell'ultima, passando per le 1.098 quarantene disposte nel corso della seconda settima.
"Siamo passati dai 7 mila 733 contagiati in isolamento nella settimana che va dal 18 al 22 novembre ai 9 mila 435 della settimana scorsa", continua Anelli. Il segno più accompagna anche gli altri numeri dell'epidemia da queste parti. Un altro esempio, un'altra conferma: l'incremento giornaliero dei positivi. Se in Italia si è passati dai 36 mila casi messi nero su bianco in media per indicare i nuovi contagi nella prima settimana di novembre ai 25 mila dell'ultima settimana, in Puglia quel numero è cresciuto costantemente nell'arco dello stesso periodo. Siamo passati dai 914 casi giornalieri registrati in media all'inizio del mese ai 1.387 dell'ultima settimana. "Sono dati ufficiali", rimarca il presidente Anelli.
Poi c'è l'andamento delle vittime. "Nella nostra regione all'inizio del mese avevano una media di 15 morti al giorno, nell'ultima settimana è salita a 39 decessi". Quello delle morti per Covid è un dato in linea con la media nazionale. Che resta comunque pesantissimo: "Avevamo stimato 10 mila vittime a novembre, siamo a 16 mila: è un disastro", rintuzza il presidente dei medici italiani. Ultimo dato, il numero dei ricoverati. All'inizio del mese, in Italia, entravano in ospedale oltre 1.000 persone Covid positive al giorno: è la media della prima settimana. Quel numero è diventato negativo nell'ultima settimana, considerando il saldo fra pazienti dimessi e ricoverati: meno 200 ricoveri al giorno, dunque. In Puglia, invece, il saldo ha il segno più.
"L'assessore Pier Luigi Lopalco ha detto che la Puglia ha due settimane di ritardo rispetto ai dati del Paese, secondo me quel ritardo è di tre o quattro settimane", osserva Anelli. Il che significa che per vedere i numeri dell'epidemia in discesa bisognerà aspettare ancora. "Ma il sistema sanitario è in grande affanno". Per questo Anelli torna a chiedere di mettere la Puglia fra le regioni in zona rossa. E poco importa se la Sicilia, dichiarata arancione come la Puglia i primi giorni di novembre, sia diventata una regione gialla domenica 29: "Lì il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha mandato gli ispettori e bisognerebbe capire se c'è stato qualche errore nei dati, se i loro numeri tornano oppure no".
La Puglia zona rossa farebbe raffreddare la situazione. "Nelle regioni rosse i contagi sono calati del 30 per cento in un mese, in quelle arancioni dell'otto per cento. Allora capisco che è una decisione dolorosa e impopolare, ma le autorità dovrebbero mettere la nostra regione fra le aree rosse", sostiene Anelli. Che chiede: "Quanto ci costa questo stillicidio, anche sul piano economico? Non sarebbe meglio passare a una zona rossa e riportare sotto controllo il tracciamento dei casi? Non sarebbe utile per allentare la pressione sui nostri ospedali?".
Ecco l'altro punto del ragionamento per il quale i medici chiedono la zona rossa. Ovvero il secondo motivo di preoccupazione per loro: le difficoltà crescenti nell'assistenza ai malati non Covid. "La pressione sugli ospedali causata dalla pandemia porta a sospendere le attività di prevenzione e a 'trascurare' la cura per le altre patologie. Questo può risultare in un aumento dei tassi di mortalità di cui potremmo renderci conto solo un domani. Dopo la pandemia temo che, alle vittime del Covid, dovremo aggiungere quelle per le patologie oncologiche, cardiovascolari, per i traumi, per le malattie croniche curate con ritardo".
E questo è uno dei punti che lo stesso Anelli ha messo sul tavolo di Speranza. "La capacità di curare le altre malattie dovrebbe essere fra i criteri per valutare il livello di rischio di una regione. Ne ho parlato con il ministro, il quale mi ha assicurato che porrà la questione agli esperti del Cts, il Comitato tecnico scientifico". Per il momento la Puglia, in controtendenza rispetto all'Italia, resta arancione.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/covid_madre_44enne_morta_dopo_11_ore_di_attesa_al_pronto_soccorso_inchiesta_interna_della_asl
Covid, madre 44enne muore senza essere mai stata visitata: inchiesta interna della Asl
La donna aveva altre malattie e l'indagine interna dell'azienda sanitaria punta a capire se siano stati valutati i profili di rischio e attivate tutte le procedure previste dai protocolli
30 NOVEMBRE 2020
C'è un'inchiesta interna della Asl Bari sul caso di Maria Forte, la donna di 44 anni morta nella sua casa di Altamura venerdì 27 novembre, lo stesso giorno nel quale avrebbe dovuto sottoporsi al tampone molecolare dopo il verdetto positivo a un test rapido esaminato da un laboratorio privato martedì 24.
"La direzione generale dell'azienda sanitaria ha chiesto una relazione conoscitiva sia al medico di famiglia, sulle attività assistenziali di sua competenza, sia al medico del 118 intervenuto sul posto per quanto di sua conoscenza rispetto all'accaduto", si legge in una nota della stessa Asl.
Di certo in questa storia - almeno secondo le prime ricostruzioni delle autorità - c'è che il medico di famiglia, mercoledì 25, aveva chiesto un appuntamento per un tampone molecolare al dipartimento di Prevenzione dell'Asl. Un appuntamento fissato a stretto giro, dopo 48 ore. Tanto che Forte avrebbe dovuto presentarsi venerdì per sottoporsi al tampone molecolare, che al momento è l'unico esame in grado di accertare o meno la positività al Coronavirus. E dunque di scongiurare l'ipotesi di un falso positivo nel test antigenico (o tampone rapido).
Quella mattina, però, il padre della donna l'ha ritrovata riversa sul pavimento. La corsa dell'ambulanza del 118 partita da Gravina in Puglia è stata inutile: quando il dottor Francesco Papappicco è arrivato nell'appartamento alla periferia di Altamura, Forte era già morta. La donna aveva altre malattie e l'indagine interna dell'azienda sanitaria punta a capire se siano stati valutati i profili di rischio e attivate tutte le procedure previste dai protocolli. In base ai primi riscontri non è stata chiesta una visita da parte dei medici delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che possono fare visite domiciliari a chi ha contratto il virus. O anche alle persone per le quali c'è un sospetto contagio. Il medico del 118 ha sostenuto che la donna fosse stata abbandonata al suo destino.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/muore_di_covid_gli_rubano_telefono_e_ricordi_in_ospedale-276478730/
"Mentre mio padre moriva di Covid in ospedale gli hanno rubato il telefono e i ricordi"
di Gino Martina
Francesco Rotelli
La denuncia di Venere Rotelli, di Massafra: il padre Francesco, pastore evangelico, si è spento in pochi giorni al Moscati di Taranto. "Mi hanno detto che lo hanno buttato, una spiegazione inaccettabile e non vera perché risulta che la scheda all'interno è stata rimossa"
30 NOVEMBRE 2020
"Il telefono di mio padre è stato rubato mentre moriva, ma in ospedale dicono di averlo gettato". Venere Rotelli, attrice e operatrice sociale di Massafra, riporta addolorata quanto ha raccolto dal pronto soccorso del Moscati di Taranto: indumenti, calze, maglie, slip e una spiegazione che non regge sulla fine del cellulare del padre Francesco.
A 72 anni, il pastore evangelico noto nella cittadina ai piedi della Murgia, si è spento in pochi giorni, dopo che gli è stato diagnosticato il Covid. Non sarebbe il primo caso di telefono o altri oggetti preziosi sottratti ai degenti dell'ospedale. Altre famiglie, dopo lo sfogo di Venere sui social, hanno raccontato episodi simili.
"In quel cellulare ci sono le sue foto, i suoi messaggi, i suoi pensieri, le sue annotazioni: lo rivogliamo", insiste Rotelli, che non si capacita della risposta ricevuta dagli addetti alla sicurezza e al pronto soccorso del Moscati, mentre conferma di aver predisposto la denuncia ai carabinieri.
"Dicono sia stato smarrito o buttato nei rifiuti - racconta - una spiegazione inaccettabile e oltretutto non vera: un amico informatico ha accertato che la scheda al suo interno è stata rimossa e quindi è stato rubato nell'ospedale". Venere ricostruisce poi la vicenda del papà, che evidenzia anche superficialità e scarsa tempestività nella diagnosi.
"Non aveva nessuna patologia pregressa - spiega- è sempre stato in salute e non era un fumatore. Ha avuto un po' di febbre domenica 8 novembre e il medico di famiglia diceva di non preoccuparsi, che era un semplice raffreddore. Ha continuato a dirlo anche quando la saturazione era scesa a 78. L'11 abbiamo chiamato l'ambulanza, nonostante le rassicurazioni del medico. È stato 9 ore in attesa prima del ricovero e di lì ci mandava foto e comunicava con noi, fino alle 3 di notte. Il giorno dopo ci hanno chiamato e ci hanno detto che lo avevano intubato. Tutte le sere abbiamo chiamato in ospedale, le notizie si facevano sempre più rassicuranti: 'Gli scambi vanno meglio, le analisi del sangue anche ecc". Poi, venerdì mattina, ci hanno chiamato dicendoci che alle 9.30 aveva avuto un arresto cardiaco".
Col dolore per la perdita improvvisa del loro caro, i familiari pretendono giustizia e chiedono sia restituito il telefono che conserva immagini, pensieri e ricordi preziosi, che raccontano di chi non c'è più.
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Coronavirus, la seconda ondata e il disastro pugliese: tutti gli errori della Regione
di Antonello Cassano , Cenzio Di Zanni
Valutazione sbagliate, ritardi e operatori che mancano: il governatore Emiliano in difficoltà con la nuova gestione della pandemia
03 DICEMBRE 2020
È il 20 maggio quando il Policlinico di Bari annuncia la chiusura del Covid Hospital nel padiglione Asclepios. È l'inizio dello smantellamento di tutti i reparti Covid allestiti dalle Asl nei principali ospedali per far fronte alla prima ondata. "Insieme ce l'abbiamo fatta", esulta il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. In realtà era soltanto il primo round. A dichiarare che quella mossa è stata un grande errore strategico sarà per prima Gilda Cinnella, primaria del reparto di terapia intensiva del Policlinico Riuniti a Foggia: " È mancata lungimiranza - dirà in un'intervista a Repubblica del 17 ottobre - I posti non dovevano essere smantellati".
L'inchiesta: "Il sistema è saltato"
I primi a confermare che il tracciamento dei casi positivi è saltato sono i vertici regionali. C'è anche questo alla base della decisione del presidente Michele Emiliano di chiudere le scuole. Il 18 novembre arriva una nuova conferma: "All'aumento del numero di casi di tracciamento corrisponde una difficoltà a gestire il volume dei focolai". Eppure il 24 ottobre la Protezione civile pubblicava un bando 133 nuovi rinforzi per la Puglia. Oltre 5 mila le domande presentate, ma nessun assunto nei primi dieci giorni di novembre. Il 20 novembre l'assessore Pierluigi Lopalco dichiara: "Abbiamo già effettuato 61 assunzioni". E la Procura di Bari ha aperto un'inchiesta sulla vicenda.
I vaccini antinfluenzali: mai arrivate 890mila dosi
Nei mesi scorsi la Regione annunciava trionfalmente di aver acquistato 2,1 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale. La gara se l'aggiudicano a giugno Seqirus e Sanofi. Quest'ultima vince il lotto più consistente: 1,5 milioni di dosi per 8,3 milioni di euro. A ottobre ci sono già i primi ritardi nella distribuzione. Sanofi consegna fino a metà novembre poco più di 610 mila fiale. Poi l'annuncio: "Non siamo in grado di distribuire le restanti 890 mila dosi pattuite secondo gara". Da qui la minaccia della Regione di procedere per vie legali. Ora però bisogna cercare altre aziende farmaceutiche in grado di coprire il buco lasciato da Sanofi. Missione impossibile, visti i tempi.
Attivate 54 squadre Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, alle quali è affidato il compito di visitare i positivi al Covid in isolamento domiciliare. I medici assunti dalle Asl pugliesi per mettere su le squadre sono 371. Ma il numero delle squadre è insufficiente: un decreto legge del 9 marzo scorso prevede che entro 10 giorni dall’approvazione le Regioni avrebbero dovuto istituire una squadra Usca ogni 50 mila abitanti. Dunque le Usca avrebbero dovuto almeno 80, considerato che i pugliesi sono più di 4 milioni. Dalla Regione dicono che sono in corso nuove assunzioni. In molti casi, però, i medici Usca vengono impiegati per fare contact tracing.
Le terapie intensive, potenziamento in ritardo
Soltanto con una circolare firmata il 1° novembre dal capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, è partita la corsa della Regione al potenziamento dei posti letto Covid di area medica e di terapia intensiva: avrebbero dovuto essere 2 mila 900 al 30 novembre, poi diventati 3 mila 62. Al momento sono attivi 2 mila 582 posti in area medica e 233 nelle terapie intensive. Gli altri, secondo la Regione, sono pronti a essere attivati in base ai contagi. I ricoverati sono 1.889, ma ci sono altri 39 mila pugliesi a casa e per decine di loro potrebbe essere necessario il ricovero. E per allentare la pressione sugli ospedali è stato necessario allestire un ospedale da campo a Barletta.
Mancano medici e infermieri: c’è anche l’ostacolo burocrazia
Al netto della difficoltà di trovare anestesisti e rianimatori, per i quali è necessario un lungo iter formativo, la ricerca del personale ha incontrato problemi anche per il tipo di contratto applicato. In particolare per la scadenza: soltanto negli ultimi giorni le Asl stanno pubblicando bandi per la selezione di operatori sanitari con contratti a tempo determinato da 36 mesi, il massimo consentito dalla legge. Inoltre la Regione dovrebbe assumere 800 infermieri di comunità per rinforzare la medicina territoriale: la legge ne prevede uno ogni 5 mila residenti. Secondo i sindacati dei medici di famiglia, nessuno di questi professionisti è stato ancora assunto in Puglia.
Il 118 in tilt
La prima linea del servizio di emergenza-urgenza territoriale è in grandissima difficoltà. Sia per i tempi di attesa delle ambulanze davanti ai pronto soccorso, che possono toccare punte di oltre sei ore, sia per la positività al Covid accertata su 15 dei 30 professionisti assegnati alla centrale operativa di Bari. La stessa che copre due provincie fra le più colpite dall’epidemia, Bari e la Bat, un bacino di utenza da 1,6 milioni di abitanti e punte di 3 mila telefonate al giorno. È appena cominciata la corsa a rimpiazzare gli operatori in malattia con ex colleghi poi trasferitisi in altri reparti. Oggi dovrebbe arrivare un altro operatore dalla Asl Bat, ma ne mancano altri sette.
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"Tra dieci minuti muori": così il medico al paziente Covid in fin di vita. Maltrattamenti e furti ai defunti nell'inferno dell'ospedale di Taranto
di Gino Martina
Sono almeno sette gli episodi che riguardano pazienti ricoverati al Moscati morti dopo giorni. Sarebbero venute a mancare assistenza e condizioni di ricovero umanamente adeguate: indaga la procura e anche l'Asl con un'inchiesta interna. Il sindaco convoca i vertici dell'azienda per un chiarimento
04 DICEMBRE 2020
Uno dei racconti più scioccanti è quello di Angela Cortese. Il padre, Francesco, positivo al Covid, la notte tra l'1 e il 2 novembre aveva fatto il suo ingresso all'ospedale Moscati di Taranto. Dal suo ricovero al giorno seguente, l'uomo, 78enne, è rimasto in contatto con la famiglia attraverso il telefonino. Ma ciò che ha comunicato in quelle ore ha allarmato tutti: "Venitemi a prendere, qui muoio". Il 3 mattina, la donna, avvocato, parla con un medico che si trova nell'Auditorium dove il padre era stato sistemato. "Suo padre non collabora, non vuole mettersi la maschera Cpap, fra dieci minuti morirà, preparatevi!". La donna racconta di urla, di una sorta d'aggressione al telefono.
"Ci sentiamo piombare addosso d'improvviso queste parole terribili - spiega -, quel medico sembrava una bestia inferocita, contro di noi e mio padre. Ho avuto solo la forza di chiedere della saturazione e per tutta risposta ho ricevuto altre urla: non c'è saturazione, vedrete che fra poco muore!". Cortese domanda se il padre fosse lucido, se stesse lì vicino. "Sì è qui, è qui, mi sta ascoltando, fra poco morirà!". La donna assiste in questo modo alla sua fine. "Neanche i veterinari con i cani si comportano in questa maniera", aggiunge, sottolineando come "Non gli è stata somministrata nessuna terapia, solo ossigeno, solo la Cpap". Affermazioni, quelle di Cortese, che dovranno trovare riscontro nella cartella clinica richiesta all'ospedale e nelle indagini che la procura ha avviato per diversi altri casi di morti nel presidio sanitario a Nord del rione Paolo VI.
"Mentre mio padre moriva di Covid in ospedale gli hanno rubato il telefono e i ricordi"
di Gino Martina30 Novembre 2020
Le inchieste
I procedimenti sono più d'uno, fanno seguito alle denunce dei parenti, ma sono volti anche a verificare la corretta osservanza delle misure precauzionali sanitarie da parte della dirigenza ospedaliera. Il sospetto è che l'organizzazione, le attrezzature e il numero del personale tra ottobre e novembre non fossero adeguati ad affrontare la seconda ondata della pandemia, lasciando spazio all'improvvisazione, a Operatori socio sanitari utilizzati come infermieri e personale sotto stress, portando a gravi mancanze.
Al di là del lavoro della magistratura, sono almeno sette gli episodi che riguardano degenti del Moscati morti dopo giorni nei quali sarebbero venute a mancare assistenza e condizioni di ricovero adeguati, oltre che telefoni e oggetti di valore, come fedi e collane, non restituiti ai parenti. Su questi ultimi episodi l'Asl ha diffuso una nota nella quale smentisce che ci possano essere stai dei furti, ma fa emergere anche una scarsa comunicazione tra l'organizzazione del presidio e gli stessi operatori. "Nelle singole unità operative coinvolte nei percorsi assistenziali di presa in carico - scrive l'Asl - sono custoditi e repertoriati numerosi piccoli oggetti di valore ed altri effetti personali. Intanto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha deciso di convocare i vertici Asl: "Se confermati, i fatti sono di una gravità inaudita".
Maltrattamenti e furti in ospedale a Taranto, il sindaco convoca i vertici Asl: "Fatti di una gravità inaudita"
Si segnala, ad esempio, che nella cassaforte allocata nel punto di Primo intervento del 118 del presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati, sono custoditi oggetti preziosi, mentre altri effetti personali quali valigie, telefoni e relativi carica batteria, sono conservati in aree dedicate del reparto". Nella stessa nota sono stati pubblicati i contatti e il link dell'ufficio di Medicina legale dell'azienda sanitaria attraverso il quale poter cercare le cose appartenenti ai propri cari. Ma alcuni parenti vanno avanti con la denuncia ai carabinieri, come il caso della famiglia Rotelli, sicura che il telefono del padre sia stato rubato e manomesso. Come affermano anche altri parenti di altri degenti, che parlano di video girati all'interno cancellati dai telefoni dei propri cari.
"Mia madre - spiega Tina Abanese, di Massafra - è stata ricoverata in quei giorni per una crisi respiratoria. È stata maltrattata da alcuni addetti che le rispondevano in malo modo. Non è stata cambiata per ore. È rimasta anche senza cibo e dopo due giorni dalla sua morte ci siamo accorti che nella borsa mancavano la fede e un altro anello, che indossava al momento dell'ingresso in ospedale".
Il ricovero nel container
Donato Ricci, imprenditore di Martina Franca, ha perso invece il padre, ex ispettore di polizia. Ha raccolto i primi di novembre il suo grido d'aiuto. "Chiamate la polizia, portatemi via da qui", diceva. L'uomo, in salute prima di aver contratto il Covid, ha anche girato dei video nel container dov'era ricoverato con la biancheria abbandonata per terra in un angolo. Ricci ha raccolto in un gruppo Whats'app i contatti di altri parenti di chi non c'è più dopo esser passato in quei giorni nell'ospedale, durante i quali era anche difficile poter contattare i propri cari o avere notizie dal personale, per mancanza di un numero telefonico apposito (è stato attivato nelle ultime settimane). C'è chi racconta di bagni sporchi, inaccessibili, camere mortuarie con cadaveri sistemati alla peggio, addetti delle onoranze funebri che li prelevano senza alcuna protezione.
"Abbiamo denunciato la sparizione di anelli, della fede nuziale e d alcune collane di mio padre - raccontano Mariangela e Pierangela Giaquinto, figlie di Leonardo, paziente Covid ricoverato il 30 ottobre e scomparso il 21 novembre - ci hanno detto che avrebbero richiamato se e nel caso avessero ritrovato qualcosa ma non abbiamo avuto alcune segnalazione. Mio padre è stato intubato e indotto due volte al coma farmacologico. La seconda, però, non ce l'ha fatta". A muoversi ora è anche il Tribunale del malato, che chiede formalmente un intervento della Regione: dall'assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco al governatore Michele Emiliano.
"La situazione è allarmante - spiega la coordinatrice Adalgisa Stanzione - non solo perché ci sono casi di morti, ma perché c'è stata una sottovalutazione delle autorità competenti. Se non si aveva personale sufficiente per assistere i pazienti bisognava agire prima, non arrivare fino ai primi di novembre, quando c'erano al Moscati 95 persone ricoverate per Covid. Gli Oss hanno dovuto sopperire al lavoro degli infermieri. Ci stiamo muovendo con le nostre strutture legali per fare chiarezza. La situazione è migliorata con l'attivazione dei posti alla clinica Santa Rita e all'ospedale Militare, ma senza personale i posti letto servono a poco. Il diritto alla salute - prosegue Stanzione - va rispettato a partire dalla qualità della prestazione che non può essere soffocata dalla pseudo carenza di infermieri e medici. E poi la gente va trattata con umanità, va ascoltata, e non attaccata come incompetente e sprovveduta, da personale sotto stress. La pandemia - conclude - non può essere affrontata senza mezzi, è come combattere una guerra senza fucili".
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/04/news/maltrattamenti_e_furti_in_ospedale_a_taranto_il_sindaco_convoca_i_vertici_asl_fatti_di_una_gravita_inaudita_-277017317/
Maltrattamenti e furti in ospedale a Taranto, il sindaco convoca i vertici Asl: "Fatti di una gravità inaudita"
"Si tratta di vicende - sottolinea in una nota il primo cittadino - che, se confermate vanificherebbero gli sforzi che l'intera comunità sta compiendo". Tra le denunce quella dei familiari di un paziente di Covid che hanno ascoltato al telefono il medico dirgli: "Tra dieci minuti muori" e la sparizione del telefono di un defunto
04 DICEMBRE 2020
Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha convocato il direttore generale dell'Asl, Stefano Rossi, per un chiarimento sui presunti casi di furti di oggetti personali o di maltrattamenti denunciati da familiari di pazienti Covid che erano stati ricoverati negli ospedali Moscati e Santissima Annunziata, alcuni dei quali sono deceduti.
"Si tratta di vicende - sottolinea in una nota il primo cittadino - che, se confermate, oltre a essere di una gravità inaudita, vanificherebbero gli sforzi che l'intera comunità sta compiendo e che, in particolare, stanno compiendo le istituzioni di ogni genere per garantire i diritti fondamentali dei cittadini in questo particolare periodo. Nessuna emergenza - conclude Melucci - può giustificare abusi, superficialità o deroghe al corretto esercizio di qualsiasi genere di servizio essenziale, a maggior ragione dei servizi di natura sanitaria".
Dopo le notizie relative alle denunce, la direzione generale dell'Asl ha spiegato che nelle "singole unità operative coinvolte nei percorsi assistenziali" sono "custoditi e repertati numerosi piccoli oggetti di valore ed altri effetti personali". Gli oggetti preziosi sono custoditi "nella cassaforte allocata nel Punto di primo intervento del 118 del presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati, mentre - ha aggiunto l'Azienda sanitaria - altri effetti personali quali valigie, telefoni e relativi carica batteria, sono conservati in aree dedicate del reparto".
Si sarebbe trattato, dunque, di un difetto di comunicazione da parte degli incaricati dei reparti. Familiari di pazienti Covid, a quanto si apprende, sostengono inoltre che ad alcuni cellulari restituiti sia stata cancellata la memoria che conteneva importanti ricordi. E forse anche qualcosa di strano che sarebbe accaduta nell'ospedale Moscati e poi filmata; quindi, secondo i parenti, doveva essere cancellata. Le denunce sono al vaglio della Polizia.
E TE CREDO CHE SONO 'INAUDITE'. ROBA DA CRIMINALI! Ma chi cazzo c'hanno messo dentro quegli ospedali? Degli ergastolani? Oppure della gente che all'ergastolo dovrebbe andarci? Come se non bastasse, leggo anche altre notizie:
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/04/news/coronavirus_puglia_bollettino_1_419_contagi_e_72_decessi-277024603/
Coronavirus, in Puglia il giorno nero dei decessi: sono 72 e 1.419 casi. L'Iss: "Regione ad alto rischio"
di Gianvito Rutigliano
Mai così tanti decessi in un bollettino, ma intanto scende la percentuale tra tamponi e positivi: con 9.480 test si abbassa al 14,97 per cento. Per la prima volta nel Leccese calano gli attualmente positivi
04 DICEMBRE 2020
Tantissimi decessi in una singola comunicazione quotidiana: ben 72, è il numero più alto di vittime in un bollettino. In parallelo, i contagi quotidiani sembrano migliori degli scorsi giorni e dalla provincia di Lecce, pur essendo la meno colpita, potrebbe arrivare le prime buone notizie.
Stando però alla bozza del monitoraggio Iss-ministero Salute la Puglia rientrerebbe con Sardegna e Calabria tra le regioni classificate a rischio alto da 3 o più settimane consecutive: questo prevede specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale.
Sono 1.419 i nuovi casi di infezione da covid-19, a fronte di 9.480 test effettuati, secondo i dati diffusi dalla Regione nel bollettino del 4 dicembre. La percentuale dei tamponi positivi su quelli svolti è migliore degli scorsi giorni: 14,97 per cento.
I contagiati sono così suddivisi: 741 in provincia di Bari, 161 in provincia di Brindisi, 165 nella provincia Bat, 106 in provincia di Foggia, 97 in provincia di Lecce, 135 in provincia di Taranto, 11 residenti fuori regione, 3 casi di provincia di residenza non nota.
I 72 decessi registrati (21 in provincia di Bari, 8 in provincia Bat, 4 in provincia di Brindisi, 35 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Taranto) portano il totale delle vittime a 1.660, mentre con 552 guariti in più rispetto a quelli trasmessi ieri i negativizzati arrivano a 16.464. Con queste cifre gli attualmente positivi (casi totali meno decessi e guariti) salgono a 42.544, di cui in 1.823 in ospedale. I ricoverati scendono: è una differenza che comprende, ovviamente, sia i deceduti in reparto che chi ha visto migliorare il suo stato di salute, ma si tratta comunque del terzo giorno consecutivo.
Alcune interessanti informazioni giungono dal report settimanale a cura del direttore u.o.c. Epidemiologia e Statistica Asl Lecce Fabrizio Quarta. Nella provincia salentina apparentemente sembra essere iniziata la discesa. Il rapporto tra casi positivi e casi totali testati rispetto alla settimana precedente scende (13,44 per cento contro l'attuale 10,44) e per la prima volta nella seconda ondata calano anche gli attualmente positivi, da 2.324 a 2.236.
EH, con ospedali come quelli sopra, TE CREDO, che ci sono grossi problemi!
PAZZESCO.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/04/news/covid_la_puglia_sta_peggio_di_tutti_record_negativo_di_ricoveri_in_rianimazione-276958744/
Covid, la Puglia sta peggio di tutti: record negativo di ricoveri in Rianimazione
di Antonello Cassano
Nelle ultime 24 ore nei reparti di rianimazione pugliesi ci sono stati 33 nuovi ingressi. Si tratta del dato più elevato in Italia, peggiore anche rispetto a regioni messe peggio in termini di contagi come Veneto e Piemonte, ma superiore anche rispetto alla Lombardia.
04 DICEMBRE 2020
Se il governo pensa che la Puglia sia uno dei principali problemi in questo momento, anche se la regione così come il resto d’Italia verrà declassificata nelle prossime ore a zona gialla, è perché da giorni sul tavolo del ministero arrivano numeri pesanti riguardo la nostra situazione. Nelle scorse ore circolava un modello matematico. Quel grafico prevede che la Puglia sarebbe fra le ultime regioni a vedere il picco pandemico, addirittura sotto Natale. Ora arriva un altro dato preoccupante. Riguarda l’occupazione nelle terapie intensive e conferma che le previsioni dei modelli matematici fatte nei giorni scorsi sono esplose. Il dato è stato fornito dalla Protezione civile e segnala che nelle ultime 24 ore nei reparti di rianimazione pugliesi ci sono stati 33 nuovi ingressi. Si tratta del dato più elevato in Italia, peggiore anche rispetto a regioni messe peggio in termini di contagi come Veneto e Piemonte, ma superiore anche rispetto alla Lombardia. Che registra 32 nuovi ingressi ma che ha 10 milioni di abitanti, contro i 4 milioni della Puglia.
Quello dei nuovi ingressi, fra l’altro, è un dato nuovo, fornito per la prima volta dalla Protezione civile, che permette davvero di capire in che modo avviene il turn over di pazienti nelle terapie intensive. Il problema, dunque, è che i numeri pugliesi continuano a scendere troppo lentamente. La prova è quel numero insensato dei nuovi ingressi. Insensato in rapporto alla popolazione e a quello che è accaduto in questi sei mesi. In generale anche l’ultimo bollettino conferma che la Puglia è in controtendenza rispetto al resto del Paese. Al momento sono 226 i ricoverati in rianimazione e 1.621 quelli in pneumologie e infettivi. Aumentano i decessi: 42 (la metà dei quali a Bari e provincia). Sale ancora l’incidenza del contagio: su 8 mila 753 test sono stati registrati 1.602 positivi, con un rapporto test/contagiati del 18,3 per cento. Otto punti percentuali più elevati della media nazionale. Ma se si considerano solo i tamponi di prima diagnosi ( non quelli ripetuti) il numero di test effettuati scende a 2 mila 925 e il rapporto test/contagiati sale al 54,7 per cento.
Tuttavia la Puglia, come il resto d’Italia, potrebbe essere presto declassificata in zona gialla. Lo conferma anche l’assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco, parlando di « molti indicatori in miglioramento » , al punto tale che la Puglia potrebbe presto finire in zona gialla: « Stiamo aspettando la decisione del ministero. Siamo in una situazione intermedia, migliora primo fra tutti l’Rt: adesso è sotto l’ 1 » , dice a Un giorno da pecora su Rai Radio 1. Ma spiega che sul tema «c’è un brutto fraintendimento comunicativo: dire che una regione è gialla significa dire che il pericolo non c’è, è passato e io ho il terrore del liberi tutti » . Intanto a conferma che la situazione pugliese sia ancora difficile ci sono i dati della fondazione Gimbe: fra il 6 novembre, giorno dell’ingresso in zona arancione, e il 28 novembre sono peggiorati tutti gli indicatori, dal numero di nuovi casi a quello dei ricoverati nei reparti ordinari, passando per l’occupazione delle terapie intensive. L’unico dato che è migliorato è l’indice Rt. Inoltre fra il 26 ottobre e il 22 novembre i casi positivi sono cresciuti del 126 per cento. Fanno peggio soltanto Basilicata (+ 167 per cento), Calabria (+ 139 per cento) e Friuli Venezia Giulia (+130 per cento). Un nuovo aggiornamento arriverà nella giornata di oggi con il consueto aggiornamento settimanale dell’Istituto superiore di Sanità.
La Puglia si prepara anche alle nuove disposizioni dell’ultimo dpcm firmato dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sulle regole da rispettare sotto le feste natalizie. E il presidente Michele Emiliano va avanti per la propria strada sul tema delle scuole e si appresta a rinnovare la precedente ordinanza che non obbligava alla didattica in presenza, dando la possibilità ai genitori di mantenere i figli in didattica a distanza. Per le scuole pugliesi, quindi, non è previsto alcun cambiamento.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/04/news/puglia_da_arancione_a_gialla-277041412/
Puglia da arancione a gialla: riaprono ristoranti e bar, cade il divieto di spostamento fra comuni
di Cenzio Di Zanni
La decisione valida dal 6 dicembre: il ministro alla Salute Roberto Speranza firmerà l'ordinanza con i passaggi verso zone con meno restrizioni rispetto a quella occupata adesso. La Regione pensa a replicare l'obbligo di autosegnalazione per chi arriva da fuori
04 DICEMBRE 2020
Il provvedimento arriva nello stesso giorno in cui la regione fa i conti con i 72 morti registrati nell'ultimo bollettino della task force: mai così tanti da inizio emergenza.
Insieme con la Puglia, all'esito dell'ultima riunione della cabina di regia nazionale, passano in zona gialla anche Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria. E con l'entrata in vigore della nuova ordinanza, dal 6 dicembre, che Speranza firmerà nelle prossime ore cade il divieto di spostarsi da un comune all'altro nell'ambito della stessa regione. E bar e ristoranti potranno rialzare le saracinesche non soltanto per il servizio da asporto. Dovranno comunque chiudere alle 18, invece l'asporto sarà possibile fino alle 22 e nessuna restrizione è prevista per le consegne a domicilio, così com'è stato per i 30 giorni nei quali la nostra regione è stata nell'elenco di quelle arancioni (la prima ordinanza è entrata in vigore il 4 novembre, confermata da un altro provvedimento del genere firmato dal ministro il 19 novembre scorso).
Con le nuove misure, però, prende corpo l'ipotesi circolata giovedì 3 dicembre e annunciata dall'assessore alla Salute, Pier Luigi Lopalco. Ovvero una nuova ordinanza del governatore Michele Emiliano che, sul modello di quelle messe nero su bianco a marzo e giugno, preveda l'obbligo di auto-segnalazione del proprio rientro in Puglia sul sito Internet della Regione e l'obbligo di quarantena per chi, a cominciare dagli studenti fuorisede, sceglierà di passare le festività a casa.
Perché secondo le stime dell'epidemiologo prestato alla politica, nella nostra regione potrebbero tornare "decine di migliaia di persone" nei prossimi giorni. E se i pugliesi all'estero, o quelli che si sono trasferiti nelle altre regioni italiane, quelle del Centro-Nord soprattutto, dovessero invertire la rotta negli stessi giorni, la diffusione del virus potrebbe subire una nuova impennata da queste parti. A preoccupare Lopalco è uno spostamento "in maniera incontrollata", quindi "troppo velocemente e concentrato in pochi giorni".
Invece, "se i rientri saranno cadenzati - ha proseguito l'assessore - allora saranno gestibili". In numeri in gioco non sono affatto trascurabili: "Abbiamo calcolato che a marzo sono rientrate 30 mila persone in Puglia e a Natale potremmo avere numeri simili". Per questo la Regione sta pensando a introdurre le misure già sperimentate sia marzo e sia in estate. "Devo dire - aveva aggiunto Lopalco - che quel sistema ha funzionato e potremmo ripeterlo. Magari chi si segnala potrebbe prenotare contemporaneamente il tampone rapido da fare in uno dei tanti 'drive through' che ci sono in Puglia". Il consiglio dell'assessore, però, è stato uno: "Spostare i festeggiamenti a momenti migliori". La ragione è semplice: anche se nelle prossime settimane la situazione sarà migliore, sostiene l'epidemiologo, "il virus comunque non sparirà".
Intanto, nonostante le preoccupazioni e la pressante richiesta di una zona rossa da parte del presidente dei medici italiani, Filippo Anelli, da Roma arriva una decisione diametralmente opposta. Se è vero, come accaduto in altre 15 regioni, che in Puglia l'indice Rt è sceso sotto quota uno (è pari a 0,89, secondo l'ultimo monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute) è anche vero che molti altri indicatori sono pessimi. Solo 24 ore prima della decisione di Roma, nelle sale di terapia intensiva degli ospedali pugliesi sono entrate 33 persone, il numero più alto d'Italia.
AH, già, i BAR, questi sì che sono importanti.
Poi mi raccomando, lamentatevi se arriva la '3a ondata'.
Quando l'ho sentito stasera (ieri) non riuscivo a crederci. No, ma davvero. Ma come cazzo è possibile? Dove sta il grande magistrato Emiliano? I diritti umani che fine hanno fatto in Puglia? Ci sono mai stati, specie a Taranto? Bah.
Incredibile è il termine che ho. Più che responsabilità individuali è un disastro ai massimi livelli, come o peggio della strage di Viareggio. Ma chi pagherà? Per ora chi è morto e i loro parenti. Ripeto: MOSTRUOSO.
E così ho cercato la notizia su Repubblica. E ho trovato anche di peggio di quel che mi aspettavo. Forse Caparezza non parlava a vuoto già 12 anni fa, purtroppo. Ecco una ricostruzione di come sono andate le cose nell'ultima settimana.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/perche_la_puglia_e_in_contro_tendenza_e_perche_dovrebbe_essere_zona_rossa-276464448/
Coronavirus, perché in Puglia le misure di contenimento stanno facendo flop: qui la pandemia peggiora
di Cenzio Di Zanni
L'andamento dell'epidemia è in controtendenza rispetto ai dati nazionali e i medici con Filippo Anelli chiedono la zona rossa
30 NOVEMBRE 2020
Le persone in isolamento domiciliare, l'incremento giornaliero dei contagi, quello dei ricoveri sia in Rianimazione e sia in altri reparti Covid. I numeri sono chiari: l'andamento dell'epidemia in Puglia è in controtendenza rispetto al dato nazionale. Anche se l'indice Rt calcolato dalle autorità è sceso all'1,06 nella settimana fra il 16 e il 22 novembre (ultimo dato disponibile), come aveva riconosciuto anche il governatore, Michele Emiliano. Ma se la domanda è perché la Puglia ha tutti gli altri indicatori con il segno più davanti, la risposta - o quantomeno l'ipotesi più probabile - è una: "Ci sono troppi asintomatici in giro".
Filippo Anelli, il presidente dell'Ordine dei medici di Bari e della federazione che raccoglie tutti gli Ordini provinciali d'Italia, snocciola i dati uno dopo l'altro. E spiega: "L'indice Rt viene calcolato sulla base delle persone sintomatiche: così un complesso algoritmo determina la velocità di trasmissione del virus. Ma qui ci sono troppe persone asintomatiche in giro ed è una delle ragioni che possono spiegare tutto il resto". Dunque l'epidemia che continua a correre nella regione. E pure i numeri che vengono diffusi dalle autorità regionali con il bollettino quotidiano. Gli stessi numeri che se messi a fianco ai dati nazionali, danno un'istantanea lucidissima sul dilagare dell'epidemia in Puglia.
Prendiamo il numero delle persone in isolamento domiciliare a novembre. In Italia quel dato è stato in calo costante per tutto il mese: dalle 24 mila 500 persone isolate in media ogni giorno nella settimana che va dal 2 all'8 novembre si è passati alle 13 mila della terza settimana di novembre, fino al saldo negativo annotato nella casella relativa alla settimana dal 23 al 29. In Puglia le persone messe in quarantena sono aumentate per tutto il mese di novembre: dalle 702 finite in isolamento ogni giorno nella prima settimana alle 949 dell'ultima, passando per le 1.098 quarantene disposte nel corso della seconda settima.
"Siamo passati dai 7 mila 733 contagiati in isolamento nella settimana che va dal 18 al 22 novembre ai 9 mila 435 della settimana scorsa", continua Anelli. Il segno più accompagna anche gli altri numeri dell'epidemia da queste parti. Un altro esempio, un'altra conferma: l'incremento giornaliero dei positivi. Se in Italia si è passati dai 36 mila casi messi nero su bianco in media per indicare i nuovi contagi nella prima settimana di novembre ai 25 mila dell'ultima settimana, in Puglia quel numero è cresciuto costantemente nell'arco dello stesso periodo. Siamo passati dai 914 casi giornalieri registrati in media all'inizio del mese ai 1.387 dell'ultima settimana. "Sono dati ufficiali", rimarca il presidente Anelli.
Poi c'è l'andamento delle vittime. "Nella nostra regione all'inizio del mese avevano una media di 15 morti al giorno, nell'ultima settimana è salita a 39 decessi". Quello delle morti per Covid è un dato in linea con la media nazionale. Che resta comunque pesantissimo: "Avevamo stimato 10 mila vittime a novembre, siamo a 16 mila: è un disastro", rintuzza il presidente dei medici italiani. Ultimo dato, il numero dei ricoverati. All'inizio del mese, in Italia, entravano in ospedale oltre 1.000 persone Covid positive al giorno: è la media della prima settimana. Quel numero è diventato negativo nell'ultima settimana, considerando il saldo fra pazienti dimessi e ricoverati: meno 200 ricoveri al giorno, dunque. In Puglia, invece, il saldo ha il segno più.
"L'assessore Pier Luigi Lopalco ha detto che la Puglia ha due settimane di ritardo rispetto ai dati del Paese, secondo me quel ritardo è di tre o quattro settimane", osserva Anelli. Il che significa che per vedere i numeri dell'epidemia in discesa bisognerà aspettare ancora. "Ma il sistema sanitario è in grande affanno". Per questo Anelli torna a chiedere di mettere la Puglia fra le regioni in zona rossa. E poco importa se la Sicilia, dichiarata arancione come la Puglia i primi giorni di novembre, sia diventata una regione gialla domenica 29: "Lì il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha mandato gli ispettori e bisognerebbe capire se c'è stato qualche errore nei dati, se i loro numeri tornano oppure no".
La Puglia zona rossa farebbe raffreddare la situazione. "Nelle regioni rosse i contagi sono calati del 30 per cento in un mese, in quelle arancioni dell'otto per cento. Allora capisco che è una decisione dolorosa e impopolare, ma le autorità dovrebbero mettere la nostra regione fra le aree rosse", sostiene Anelli. Che chiede: "Quanto ci costa questo stillicidio, anche sul piano economico? Non sarebbe meglio passare a una zona rossa e riportare sotto controllo il tracciamento dei casi? Non sarebbe utile per allentare la pressione sui nostri ospedali?".
Ecco l'altro punto del ragionamento per il quale i medici chiedono la zona rossa. Ovvero il secondo motivo di preoccupazione per loro: le difficoltà crescenti nell'assistenza ai malati non Covid. "La pressione sugli ospedali causata dalla pandemia porta a sospendere le attività di prevenzione e a 'trascurare' la cura per le altre patologie. Questo può risultare in un aumento dei tassi di mortalità di cui potremmo renderci conto solo un domani. Dopo la pandemia temo che, alle vittime del Covid, dovremo aggiungere quelle per le patologie oncologiche, cardiovascolari, per i traumi, per le malattie croniche curate con ritardo".
E questo è uno dei punti che lo stesso Anelli ha messo sul tavolo di Speranza. "La capacità di curare le altre malattie dovrebbe essere fra i criteri per valutare il livello di rischio di una regione. Ne ho parlato con il ministro, il quale mi ha assicurato che porrà la questione agli esperti del Cts, il Comitato tecnico scientifico". Per il momento la Puglia, in controtendenza rispetto all'Italia, resta arancione.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/covid_madre_44enne_morta_dopo_11_ore_di_attesa_al_pronto_soccorso_inchiesta_interna_della_asl
Covid, madre 44enne muore senza essere mai stata visitata: inchiesta interna della Asl
La donna aveva altre malattie e l'indagine interna dell'azienda sanitaria punta a capire se siano stati valutati i profili di rischio e attivate tutte le procedure previste dai protocolli
30 NOVEMBRE 2020
C'è un'inchiesta interna della Asl Bari sul caso di Maria Forte, la donna di 44 anni morta nella sua casa di Altamura venerdì 27 novembre, lo stesso giorno nel quale avrebbe dovuto sottoporsi al tampone molecolare dopo il verdetto positivo a un test rapido esaminato da un laboratorio privato martedì 24.
"La direzione generale dell'azienda sanitaria ha chiesto una relazione conoscitiva sia al medico di famiglia, sulle attività assistenziali di sua competenza, sia al medico del 118 intervenuto sul posto per quanto di sua conoscenza rispetto all'accaduto", si legge in una nota della stessa Asl.
Di certo in questa storia - almeno secondo le prime ricostruzioni delle autorità - c'è che il medico di famiglia, mercoledì 25, aveva chiesto un appuntamento per un tampone molecolare al dipartimento di Prevenzione dell'Asl. Un appuntamento fissato a stretto giro, dopo 48 ore. Tanto che Forte avrebbe dovuto presentarsi venerdì per sottoporsi al tampone molecolare, che al momento è l'unico esame in grado di accertare o meno la positività al Coronavirus. E dunque di scongiurare l'ipotesi di un falso positivo nel test antigenico (o tampone rapido).
Quella mattina, però, il padre della donna l'ha ritrovata riversa sul pavimento. La corsa dell'ambulanza del 118 partita da Gravina in Puglia è stata inutile: quando il dottor Francesco Papappicco è arrivato nell'appartamento alla periferia di Altamura, Forte era già morta. La donna aveva altre malattie e l'indagine interna dell'azienda sanitaria punta a capire se siano stati valutati i profili di rischio e attivate tutte le procedure previste dai protocolli. In base ai primi riscontri non è stata chiesta una visita da parte dei medici delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che possono fare visite domiciliari a chi ha contratto il virus. O anche alle persone per le quali c'è un sospetto contagio. Il medico del 118 ha sostenuto che la donna fosse stata abbandonata al suo destino.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/11/30/news/muore_di_covid_gli_rubano_telefono_e_ricordi_in_ospedale-276478730/
"Mentre mio padre moriva di Covid in ospedale gli hanno rubato il telefono e i ricordi"
di Gino Martina
Francesco Rotelli
La denuncia di Venere Rotelli, di Massafra: il padre Francesco, pastore evangelico, si è spento in pochi giorni al Moscati di Taranto. "Mi hanno detto che lo hanno buttato, una spiegazione inaccettabile e non vera perché risulta che la scheda all'interno è stata rimossa"
30 NOVEMBRE 2020
"Il telefono di mio padre è stato rubato mentre moriva, ma in ospedale dicono di averlo gettato". Venere Rotelli, attrice e operatrice sociale di Massafra, riporta addolorata quanto ha raccolto dal pronto soccorso del Moscati di Taranto: indumenti, calze, maglie, slip e una spiegazione che non regge sulla fine del cellulare del padre Francesco.
A 72 anni, il pastore evangelico noto nella cittadina ai piedi della Murgia, si è spento in pochi giorni, dopo che gli è stato diagnosticato il Covid. Non sarebbe il primo caso di telefono o altri oggetti preziosi sottratti ai degenti dell'ospedale. Altre famiglie, dopo lo sfogo di Venere sui social, hanno raccontato episodi simili.
"In quel cellulare ci sono le sue foto, i suoi messaggi, i suoi pensieri, le sue annotazioni: lo rivogliamo", insiste Rotelli, che non si capacita della risposta ricevuta dagli addetti alla sicurezza e al pronto soccorso del Moscati, mentre conferma di aver predisposto la denuncia ai carabinieri.
"Dicono sia stato smarrito o buttato nei rifiuti - racconta - una spiegazione inaccettabile e oltretutto non vera: un amico informatico ha accertato che la scheda al suo interno è stata rimossa e quindi è stato rubato nell'ospedale". Venere ricostruisce poi la vicenda del papà, che evidenzia anche superficialità e scarsa tempestività nella diagnosi.
"Non aveva nessuna patologia pregressa - spiega- è sempre stato in salute e non era un fumatore. Ha avuto un po' di febbre domenica 8 novembre e il medico di famiglia diceva di non preoccuparsi, che era un semplice raffreddore. Ha continuato a dirlo anche quando la saturazione era scesa a 78. L'11 abbiamo chiamato l'ambulanza, nonostante le rassicurazioni del medico. È stato 9 ore in attesa prima del ricovero e di lì ci mandava foto e comunicava con noi, fino alle 3 di notte. Il giorno dopo ci hanno chiamato e ci hanno detto che lo avevano intubato. Tutte le sere abbiamo chiamato in ospedale, le notizie si facevano sempre più rassicuranti: 'Gli scambi vanno meglio, le analisi del sangue anche ecc". Poi, venerdì mattina, ci hanno chiamato dicendoci che alle 9.30 aveva avuto un arresto cardiaco".
Col dolore per la perdita improvvisa del loro caro, i familiari pretendono giustizia e chiedono sia restituito il telefono che conserva immagini, pensieri e ricordi preziosi, che raccontano di chi non c'è più.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/03/news/coronavirus_la_seconda_ondata_e_il_disastro_pugliese-276812643/
Coronavirus, la seconda ondata e il disastro pugliese: tutti gli errori della Regione
di Antonello Cassano , Cenzio Di Zanni
Valutazione sbagliate, ritardi e operatori che mancano: il governatore Emiliano in difficoltà con la nuova gestione della pandemia
03 DICEMBRE 2020
È il 20 maggio quando il Policlinico di Bari annuncia la chiusura del Covid Hospital nel padiglione Asclepios. È l'inizio dello smantellamento di tutti i reparti Covid allestiti dalle Asl nei principali ospedali per far fronte alla prima ondata. "Insieme ce l'abbiamo fatta", esulta il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. In realtà era soltanto il primo round. A dichiarare che quella mossa è stata un grande errore strategico sarà per prima Gilda Cinnella, primaria del reparto di terapia intensiva del Policlinico Riuniti a Foggia: " È mancata lungimiranza - dirà in un'intervista a Repubblica del 17 ottobre - I posti non dovevano essere smantellati".
L'inchiesta: "Il sistema è saltato"
I primi a confermare che il tracciamento dei casi positivi è saltato sono i vertici regionali. C'è anche questo alla base della decisione del presidente Michele Emiliano di chiudere le scuole. Il 18 novembre arriva una nuova conferma: "All'aumento del numero di casi di tracciamento corrisponde una difficoltà a gestire il volume dei focolai". Eppure il 24 ottobre la Protezione civile pubblicava un bando 133 nuovi rinforzi per la Puglia. Oltre 5 mila le domande presentate, ma nessun assunto nei primi dieci giorni di novembre. Il 20 novembre l'assessore Pierluigi Lopalco dichiara: "Abbiamo già effettuato 61 assunzioni". E la Procura di Bari ha aperto un'inchiesta sulla vicenda.
I vaccini antinfluenzali: mai arrivate 890mila dosi
Nei mesi scorsi la Regione annunciava trionfalmente di aver acquistato 2,1 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale. La gara se l'aggiudicano a giugno Seqirus e Sanofi. Quest'ultima vince il lotto più consistente: 1,5 milioni di dosi per 8,3 milioni di euro. A ottobre ci sono già i primi ritardi nella distribuzione. Sanofi consegna fino a metà novembre poco più di 610 mila fiale. Poi l'annuncio: "Non siamo in grado di distribuire le restanti 890 mila dosi pattuite secondo gara". Da qui la minaccia della Regione di procedere per vie legali. Ora però bisogna cercare altre aziende farmaceutiche in grado di coprire il buco lasciato da Sanofi. Missione impossibile, visti i tempi.
Attivate 54 squadre Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, alle quali è affidato il compito di visitare i positivi al Covid in isolamento domiciliare. I medici assunti dalle Asl pugliesi per mettere su le squadre sono 371. Ma il numero delle squadre è insufficiente: un decreto legge del 9 marzo scorso prevede che entro 10 giorni dall’approvazione le Regioni avrebbero dovuto istituire una squadra Usca ogni 50 mila abitanti. Dunque le Usca avrebbero dovuto almeno 80, considerato che i pugliesi sono più di 4 milioni. Dalla Regione dicono che sono in corso nuove assunzioni. In molti casi, però, i medici Usca vengono impiegati per fare contact tracing.
Le terapie intensive, potenziamento in ritardo
Soltanto con una circolare firmata il 1° novembre dal capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, è partita la corsa della Regione al potenziamento dei posti letto Covid di area medica e di terapia intensiva: avrebbero dovuto essere 2 mila 900 al 30 novembre, poi diventati 3 mila 62. Al momento sono attivi 2 mila 582 posti in area medica e 233 nelle terapie intensive. Gli altri, secondo la Regione, sono pronti a essere attivati in base ai contagi. I ricoverati sono 1.889, ma ci sono altri 39 mila pugliesi a casa e per decine di loro potrebbe essere necessario il ricovero. E per allentare la pressione sugli ospedali è stato necessario allestire un ospedale da campo a Barletta.
Mancano medici e infermieri: c’è anche l’ostacolo burocrazia
Al netto della difficoltà di trovare anestesisti e rianimatori, per i quali è necessario un lungo iter formativo, la ricerca del personale ha incontrato problemi anche per il tipo di contratto applicato. In particolare per la scadenza: soltanto negli ultimi giorni le Asl stanno pubblicando bandi per la selezione di operatori sanitari con contratti a tempo determinato da 36 mesi, il massimo consentito dalla legge. Inoltre la Regione dovrebbe assumere 800 infermieri di comunità per rinforzare la medicina territoriale: la legge ne prevede uno ogni 5 mila residenti. Secondo i sindacati dei medici di famiglia, nessuno di questi professionisti è stato ancora assunto in Puglia.
Il 118 in tilt
La prima linea del servizio di emergenza-urgenza territoriale è in grandissima difficoltà. Sia per i tempi di attesa delle ambulanze davanti ai pronto soccorso, che possono toccare punte di oltre sei ore, sia per la positività al Covid accertata su 15 dei 30 professionisti assegnati alla centrale operativa di Bari. La stessa che copre due provincie fra le più colpite dall’epidemia, Bari e la Bat, un bacino di utenza da 1,6 milioni di abitanti e punte di 3 mila telefonate al giorno. È appena cominciata la corsa a rimpiazzare gli operatori in malattia con ex colleghi poi trasferitisi in altri reparti. Oggi dovrebbe arrivare un altro operatore dalla Asl Bat, ma ne mancano altri sette.
bari.repubblica.it/cronaca/2020/12/04/news/tra_dieci_minuti_muori_cosi_il_medico_al_paziente_in_fin_di_vita
"Tra dieci minuti muori": così il medico al paziente Covid in fin di vita. Maltrattamenti e furti ai defunti nell'inferno dell'ospedale di Taranto
di Gino Martina
Sono almeno sette gli episodi che riguardano pazienti ricoverati al Moscati morti dopo giorni. Sarebbero venute a mancare assistenza e condizioni di ricovero umanamente adeguate: indaga la procura e anche l'Asl con un'inchiesta interna. Il sindaco convoca i vertici dell'azienda per un chiarimento
04 DICEMBRE 2020
Uno dei racconti più scioccanti è quello di Angela Cortese. Il padre, Francesco, positivo al Covid, la notte tra l'1 e il 2 novembre aveva fatto il suo ingresso all'ospedale Moscati di Taranto. Dal suo ricovero al giorno seguente, l'uomo, 78enne, è rimasto in contatto con la famiglia attraverso il telefonino. Ma ciò che ha comunicato in quelle ore ha allarmato tutti: "Venitemi a prendere, qui muoio". Il 3 mattina, la donna, avvocato, parla con un medico che si trova nell'Auditorium dove il padre era stato sistemato. "Suo padre non collabora, non vuole mettersi la maschera Cpap, fra dieci minuti morirà, preparatevi!". La donna racconta di urla, di una sorta d'aggressione al telefono.
"Ci sentiamo piombare addosso d'improvviso queste parole terribili - spiega -, quel medico sembrava una bestia inferocita, contro di noi e mio padre. Ho avuto solo la forza di chiedere della saturazione e per tutta risposta ho ricevuto altre urla: non c'è saturazione, vedrete che fra poco muore!". Cortese domanda se il padre fosse lucido, se stesse lì vicino. "Sì è qui, è qui, mi sta ascoltando, fra poco morirà!". La donna assiste in questo modo alla sua fine. "Neanche i veterinari con i cani si comportano in questa maniera", aggiunge, sottolineando come "Non gli è stata somministrata nessuna terapia, solo ossigeno, solo la Cpap". Affermazioni, quelle di Cortese, che dovranno trovare riscontro nella cartella clinica richiesta all'ospedale e nelle indagini che la procura ha avviato per diversi altri casi di morti nel presidio sanitario a Nord del rione Paolo VI.
"Mentre mio padre moriva di Covid in ospedale gli hanno rubato il telefono e i ricordi"
di Gino Martina30 Novembre 2020
Le inchieste
I procedimenti sono più d'uno, fanno seguito alle denunce dei parenti, ma sono volti anche a verificare la corretta osservanza delle misure precauzionali sanitarie da parte della dirigenza ospedaliera. Il sospetto è che l'organizzazione, le attrezzature e il numero del personale tra ottobre e novembre non fossero adeguati ad affrontare la seconda ondata della pandemia, lasciando spazio all'improvvisazione, a Operatori socio sanitari utilizzati come infermieri e personale sotto stress, portando a gravi mancanze.
Al di là del lavoro della magistratura, sono almeno sette gli episodi che riguardano degenti del Moscati morti dopo giorni nei quali sarebbero venute a mancare assistenza e condizioni di ricovero adeguati, oltre che telefoni e oggetti di valore, come fedi e collane, non restituiti ai parenti. Su questi ultimi episodi l'Asl ha diffuso una nota nella quale smentisce che ci possano essere stai dei furti, ma fa emergere anche una scarsa comunicazione tra l'organizzazione del presidio e gli stessi operatori. "Nelle singole unità operative coinvolte nei percorsi assistenziali di presa in carico - scrive l'Asl - sono custoditi e repertoriati numerosi piccoli oggetti di valore ed altri effetti personali. Intanto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha deciso di convocare i vertici Asl: "Se confermati, i fatti sono di una gravità inaudita".
Maltrattamenti e furti in ospedale a Taranto, il sindaco convoca i vertici Asl: "Fatti di una gravità inaudita"
Si segnala, ad esempio, che nella cassaforte allocata nel punto di Primo intervento del 118 del presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati, sono custoditi oggetti preziosi, mentre altri effetti personali quali valigie, telefoni e relativi carica batteria, sono conservati in aree dedicate del reparto". Nella stessa nota sono stati pubblicati i contatti e il link dell'ufficio di Medicina legale dell'azienda sanitaria attraverso il quale poter cercare le cose appartenenti ai propri cari. Ma alcuni parenti vanno avanti con la denuncia ai carabinieri, come il caso della famiglia Rotelli, sicura che il telefono del padre sia stato rubato e manomesso. Come affermano anche altri parenti di altri degenti, che parlano di video girati all'interno cancellati dai telefoni dei propri cari.
"Mia madre - spiega Tina Abanese, di Massafra - è stata ricoverata in quei giorni per una crisi respiratoria. È stata maltrattata da alcuni addetti che le rispondevano in malo modo. Non è stata cambiata per ore. È rimasta anche senza cibo e dopo due giorni dalla sua morte ci siamo accorti che nella borsa mancavano la fede e un altro anello, che indossava al momento dell'ingresso in ospedale".
Il ricovero nel container
Donato Ricci, imprenditore di Martina Franca, ha perso invece il padre, ex ispettore di polizia. Ha raccolto i primi di novembre il suo grido d'aiuto. "Chiamate la polizia, portatemi via da qui", diceva. L'uomo, in salute prima di aver contratto il Covid, ha anche girato dei video nel container dov'era ricoverato con la biancheria abbandonata per terra in un angolo. Ricci ha raccolto in un gruppo Whats'app i contatti di altri parenti di chi non c'è più dopo esser passato in quei giorni nell'ospedale, durante i quali era anche difficile poter contattare i propri cari o avere notizie dal personale, per mancanza di un numero telefonico apposito (è stato attivato nelle ultime settimane). C'è chi racconta di bagni sporchi, inaccessibili, camere mortuarie con cadaveri sistemati alla peggio, addetti delle onoranze funebri che li prelevano senza alcuna protezione.
"Abbiamo denunciato la sparizione di anelli, della fede nuziale e d alcune collane di mio padre - raccontano Mariangela e Pierangela Giaquinto, figlie di Leonardo, paziente Covid ricoverato il 30 ottobre e scomparso il 21 novembre - ci hanno detto che avrebbero richiamato se e nel caso avessero ritrovato qualcosa ma non abbiamo avuto alcune segnalazione. Mio padre è stato intubato e indotto due volte al coma farmacologico. La seconda, però, non ce l'ha fatta". A muoversi ora è anche il Tribunale del malato, che chiede formalmente un intervento della Regione: dall'assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco al governatore Michele Emiliano.
"La situazione è allarmante - spiega la coordinatrice Adalgisa Stanzione - non solo perché ci sono casi di morti, ma perché c'è stata una sottovalutazione delle autorità competenti. Se non si aveva personale sufficiente per assistere i pazienti bisognava agire prima, non arrivare fino ai primi di novembre, quando c'erano al Moscati 95 persone ricoverate per Covid. Gli Oss hanno dovuto sopperire al lavoro degli infermieri. Ci stiamo muovendo con le nostre strutture legali per fare chiarezza. La situazione è migliorata con l'attivazione dei posti alla clinica Santa Rita e all'ospedale Militare, ma senza personale i posti letto servono a poco. Il diritto alla salute - prosegue Stanzione - va rispettato a partire dalla qualità della prestazione che non può essere soffocata dalla pseudo carenza di infermieri e medici. E poi la gente va trattata con umanità, va ascoltata, e non attaccata come incompetente e sprovveduta, da personale sotto stress. La pandemia - conclude - non può essere affrontata senza mezzi, è come combattere una guerra senza fucili".
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Maltrattamenti e furti in ospedale a Taranto, il sindaco convoca i vertici Asl: "Fatti di una gravità inaudita"
"Si tratta di vicende - sottolinea in una nota il primo cittadino - che, se confermate vanificherebbero gli sforzi che l'intera comunità sta compiendo". Tra le denunce quella dei familiari di un paziente di Covid che hanno ascoltato al telefono il medico dirgli: "Tra dieci minuti muori" e la sparizione del telefono di un defunto
04 DICEMBRE 2020
Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha convocato il direttore generale dell'Asl, Stefano Rossi, per un chiarimento sui presunti casi di furti di oggetti personali o di maltrattamenti denunciati da familiari di pazienti Covid che erano stati ricoverati negli ospedali Moscati e Santissima Annunziata, alcuni dei quali sono deceduti.
"Si tratta di vicende - sottolinea in una nota il primo cittadino - che, se confermate, oltre a essere di una gravità inaudita, vanificherebbero gli sforzi che l'intera comunità sta compiendo e che, in particolare, stanno compiendo le istituzioni di ogni genere per garantire i diritti fondamentali dei cittadini in questo particolare periodo. Nessuna emergenza - conclude Melucci - può giustificare abusi, superficialità o deroghe al corretto esercizio di qualsiasi genere di servizio essenziale, a maggior ragione dei servizi di natura sanitaria".
Dopo le notizie relative alle denunce, la direzione generale dell'Asl ha spiegato che nelle "singole unità operative coinvolte nei percorsi assistenziali" sono "custoditi e repertati numerosi piccoli oggetti di valore ed altri effetti personali". Gli oggetti preziosi sono custoditi "nella cassaforte allocata nel Punto di primo intervento del 118 del presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati, mentre - ha aggiunto l'Azienda sanitaria - altri effetti personali quali valigie, telefoni e relativi carica batteria, sono conservati in aree dedicate del reparto".
Si sarebbe trattato, dunque, di un difetto di comunicazione da parte degli incaricati dei reparti. Familiari di pazienti Covid, a quanto si apprende, sostengono inoltre che ad alcuni cellulari restituiti sia stata cancellata la memoria che conteneva importanti ricordi. E forse anche qualcosa di strano che sarebbe accaduta nell'ospedale Moscati e poi filmata; quindi, secondo i parenti, doveva essere cancellata. Le denunce sono al vaglio della Polizia.
E TE CREDO CHE SONO 'INAUDITE'. ROBA DA CRIMINALI! Ma chi cazzo c'hanno messo dentro quegli ospedali? Degli ergastolani? Oppure della gente che all'ergastolo dovrebbe andarci? Come se non bastasse, leggo anche altre notizie:
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Coronavirus, in Puglia il giorno nero dei decessi: sono 72 e 1.419 casi. L'Iss: "Regione ad alto rischio"
di Gianvito Rutigliano
Mai così tanti decessi in un bollettino, ma intanto scende la percentuale tra tamponi e positivi: con 9.480 test si abbassa al 14,97 per cento. Per la prima volta nel Leccese calano gli attualmente positivi
04 DICEMBRE 2020
Tantissimi decessi in una singola comunicazione quotidiana: ben 72, è il numero più alto di vittime in un bollettino. In parallelo, i contagi quotidiani sembrano migliori degli scorsi giorni e dalla provincia di Lecce, pur essendo la meno colpita, potrebbe arrivare le prime buone notizie.
Stando però alla bozza del monitoraggio Iss-ministero Salute la Puglia rientrerebbe con Sardegna e Calabria tra le regioni classificate a rischio alto da 3 o più settimane consecutive: questo prevede specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale.
Sono 1.419 i nuovi casi di infezione da covid-19, a fronte di 9.480 test effettuati, secondo i dati diffusi dalla Regione nel bollettino del 4 dicembre. La percentuale dei tamponi positivi su quelli svolti è migliore degli scorsi giorni: 14,97 per cento.
I contagiati sono così suddivisi: 741 in provincia di Bari, 161 in provincia di Brindisi, 165 nella provincia Bat, 106 in provincia di Foggia, 97 in provincia di Lecce, 135 in provincia di Taranto, 11 residenti fuori regione, 3 casi di provincia di residenza non nota.
I 72 decessi registrati (21 in provincia di Bari, 8 in provincia Bat, 4 in provincia di Brindisi, 35 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Taranto) portano il totale delle vittime a 1.660, mentre con 552 guariti in più rispetto a quelli trasmessi ieri i negativizzati arrivano a 16.464. Con queste cifre gli attualmente positivi (casi totali meno decessi e guariti) salgono a 42.544, di cui in 1.823 in ospedale. I ricoverati scendono: è una differenza che comprende, ovviamente, sia i deceduti in reparto che chi ha visto migliorare il suo stato di salute, ma si tratta comunque del terzo giorno consecutivo.
Alcune interessanti informazioni giungono dal report settimanale a cura del direttore u.o.c. Epidemiologia e Statistica Asl Lecce Fabrizio Quarta. Nella provincia salentina apparentemente sembra essere iniziata la discesa. Il rapporto tra casi positivi e casi totali testati rispetto alla settimana precedente scende (13,44 per cento contro l'attuale 10,44) e per la prima volta nella seconda ondata calano anche gli attualmente positivi, da 2.324 a 2.236.
EH, con ospedali come quelli sopra, TE CREDO, che ci sono grossi problemi!
PAZZESCO.
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Covid, la Puglia sta peggio di tutti: record negativo di ricoveri in Rianimazione
di Antonello Cassano
Nelle ultime 24 ore nei reparti di rianimazione pugliesi ci sono stati 33 nuovi ingressi. Si tratta del dato più elevato in Italia, peggiore anche rispetto a regioni messe peggio in termini di contagi come Veneto e Piemonte, ma superiore anche rispetto alla Lombardia.
04 DICEMBRE 2020
Se il governo pensa che la Puglia sia uno dei principali problemi in questo momento, anche se la regione così come il resto d’Italia verrà declassificata nelle prossime ore a zona gialla, è perché da giorni sul tavolo del ministero arrivano numeri pesanti riguardo la nostra situazione. Nelle scorse ore circolava un modello matematico. Quel grafico prevede che la Puglia sarebbe fra le ultime regioni a vedere il picco pandemico, addirittura sotto Natale. Ora arriva un altro dato preoccupante. Riguarda l’occupazione nelle terapie intensive e conferma che le previsioni dei modelli matematici fatte nei giorni scorsi sono esplose. Il dato è stato fornito dalla Protezione civile e segnala che nelle ultime 24 ore nei reparti di rianimazione pugliesi ci sono stati 33 nuovi ingressi. Si tratta del dato più elevato in Italia, peggiore anche rispetto a regioni messe peggio in termini di contagi come Veneto e Piemonte, ma superiore anche rispetto alla Lombardia. Che registra 32 nuovi ingressi ma che ha 10 milioni di abitanti, contro i 4 milioni della Puglia.
Quello dei nuovi ingressi, fra l’altro, è un dato nuovo, fornito per la prima volta dalla Protezione civile, che permette davvero di capire in che modo avviene il turn over di pazienti nelle terapie intensive. Il problema, dunque, è che i numeri pugliesi continuano a scendere troppo lentamente. La prova è quel numero insensato dei nuovi ingressi. Insensato in rapporto alla popolazione e a quello che è accaduto in questi sei mesi. In generale anche l’ultimo bollettino conferma che la Puglia è in controtendenza rispetto al resto del Paese. Al momento sono 226 i ricoverati in rianimazione e 1.621 quelli in pneumologie e infettivi. Aumentano i decessi: 42 (la metà dei quali a Bari e provincia). Sale ancora l’incidenza del contagio: su 8 mila 753 test sono stati registrati 1.602 positivi, con un rapporto test/contagiati del 18,3 per cento. Otto punti percentuali più elevati della media nazionale. Ma se si considerano solo i tamponi di prima diagnosi ( non quelli ripetuti) il numero di test effettuati scende a 2 mila 925 e il rapporto test/contagiati sale al 54,7 per cento.
Tuttavia la Puglia, come il resto d’Italia, potrebbe essere presto declassificata in zona gialla. Lo conferma anche l’assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco, parlando di « molti indicatori in miglioramento » , al punto tale che la Puglia potrebbe presto finire in zona gialla: « Stiamo aspettando la decisione del ministero. Siamo in una situazione intermedia, migliora primo fra tutti l’Rt: adesso è sotto l’ 1 » , dice a Un giorno da pecora su Rai Radio 1. Ma spiega che sul tema «c’è un brutto fraintendimento comunicativo: dire che una regione è gialla significa dire che il pericolo non c’è, è passato e io ho il terrore del liberi tutti » . Intanto a conferma che la situazione pugliese sia ancora difficile ci sono i dati della fondazione Gimbe: fra il 6 novembre, giorno dell’ingresso in zona arancione, e il 28 novembre sono peggiorati tutti gli indicatori, dal numero di nuovi casi a quello dei ricoverati nei reparti ordinari, passando per l’occupazione delle terapie intensive. L’unico dato che è migliorato è l’indice Rt. Inoltre fra il 26 ottobre e il 22 novembre i casi positivi sono cresciuti del 126 per cento. Fanno peggio soltanto Basilicata (+ 167 per cento), Calabria (+ 139 per cento) e Friuli Venezia Giulia (+130 per cento). Un nuovo aggiornamento arriverà nella giornata di oggi con il consueto aggiornamento settimanale dell’Istituto superiore di Sanità.
La Puglia si prepara anche alle nuove disposizioni dell’ultimo dpcm firmato dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sulle regole da rispettare sotto le feste natalizie. E il presidente Michele Emiliano va avanti per la propria strada sul tema delle scuole e si appresta a rinnovare la precedente ordinanza che non obbligava alla didattica in presenza, dando la possibilità ai genitori di mantenere i figli in didattica a distanza. Per le scuole pugliesi, quindi, non è previsto alcun cambiamento.
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Puglia da arancione a gialla: riaprono ristoranti e bar, cade il divieto di spostamento fra comuni
di Cenzio Di Zanni
La decisione valida dal 6 dicembre: il ministro alla Salute Roberto Speranza firmerà l'ordinanza con i passaggi verso zone con meno restrizioni rispetto a quella occupata adesso. La Regione pensa a replicare l'obbligo di autosegnalazione per chi arriva da fuori
04 DICEMBRE 2020
Il provvedimento arriva nello stesso giorno in cui la regione fa i conti con i 72 morti registrati nell'ultimo bollettino della task force: mai così tanti da inizio emergenza.
Insieme con la Puglia, all'esito dell'ultima riunione della cabina di regia nazionale, passano in zona gialla anche Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria. E con l'entrata in vigore della nuova ordinanza, dal 6 dicembre, che Speranza firmerà nelle prossime ore cade il divieto di spostarsi da un comune all'altro nell'ambito della stessa regione. E bar e ristoranti potranno rialzare le saracinesche non soltanto per il servizio da asporto. Dovranno comunque chiudere alle 18, invece l'asporto sarà possibile fino alle 22 e nessuna restrizione è prevista per le consegne a domicilio, così com'è stato per i 30 giorni nei quali la nostra regione è stata nell'elenco di quelle arancioni (la prima ordinanza è entrata in vigore il 4 novembre, confermata da un altro provvedimento del genere firmato dal ministro il 19 novembre scorso).
Con le nuove misure, però, prende corpo l'ipotesi circolata giovedì 3 dicembre e annunciata dall'assessore alla Salute, Pier Luigi Lopalco. Ovvero una nuova ordinanza del governatore Michele Emiliano che, sul modello di quelle messe nero su bianco a marzo e giugno, preveda l'obbligo di auto-segnalazione del proprio rientro in Puglia sul sito Internet della Regione e l'obbligo di quarantena per chi, a cominciare dagli studenti fuorisede, sceglierà di passare le festività a casa.
Perché secondo le stime dell'epidemiologo prestato alla politica, nella nostra regione potrebbero tornare "decine di migliaia di persone" nei prossimi giorni. E se i pugliesi all'estero, o quelli che si sono trasferiti nelle altre regioni italiane, quelle del Centro-Nord soprattutto, dovessero invertire la rotta negli stessi giorni, la diffusione del virus potrebbe subire una nuova impennata da queste parti. A preoccupare Lopalco è uno spostamento "in maniera incontrollata", quindi "troppo velocemente e concentrato in pochi giorni".
Invece, "se i rientri saranno cadenzati - ha proseguito l'assessore - allora saranno gestibili". In numeri in gioco non sono affatto trascurabili: "Abbiamo calcolato che a marzo sono rientrate 30 mila persone in Puglia e a Natale potremmo avere numeri simili". Per questo la Regione sta pensando a introdurre le misure già sperimentate sia marzo e sia in estate. "Devo dire - aveva aggiunto Lopalco - che quel sistema ha funzionato e potremmo ripeterlo. Magari chi si segnala potrebbe prenotare contemporaneamente il tampone rapido da fare in uno dei tanti 'drive through' che ci sono in Puglia". Il consiglio dell'assessore, però, è stato uno: "Spostare i festeggiamenti a momenti migliori". La ragione è semplice: anche se nelle prossime settimane la situazione sarà migliore, sostiene l'epidemiologo, "il virus comunque non sparirà".
Intanto, nonostante le preoccupazioni e la pressante richiesta di una zona rossa da parte del presidente dei medici italiani, Filippo Anelli, da Roma arriva una decisione diametralmente opposta. Se è vero, come accaduto in altre 15 regioni, che in Puglia l'indice Rt è sceso sotto quota uno (è pari a 0,89, secondo l'ultimo monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute) è anche vero che molti altri indicatori sono pessimi. Solo 24 ore prima della decisione di Roma, nelle sale di terapia intensiva degli ospedali pugliesi sono entrate 33 persone, il numero più alto d'Italia.
AH, già, i BAR, questi sì che sono importanti.
Poi mi raccomando, lamentatevi se arriva la '3a ondata'.