17 giugno 2021
Ed eccoci qua, a fare un 'breve' riassunto delle puntate precedenti.
Questi sono alcuni articoli che salvo per ricordare come si è arrivati al casino che stiamo vivendo attualmente. Il discorso sarebbe lungo, ma procediamo con ordine.
Covid, sul vaccino AstraZeneca l'ira delle infermiere: "Lo faremo, ma solo perché obbligate" - la Repubblica
di Arianna Di Cori
Dopo il verdetto dell'Ema e la "raccomandazione" del governo di riservare il vaccino anglo-svedese solo agli over 60, è la confusione, mista al timore, a regnare sovrana
09 APRILE 2021
Il dubbio, Chiara, Aurora e Marcella, ce l'hanno. Anzi, sono proprio furiose. Quel vaccino proprio non lo vogliono fare. Se ne stanno appoggiate all'inferriata che cinge lo stretto marciapiede su viale Enrico de Nicola, di fronte alla stazione Termini di Roma, a debita distanza dal tendone-hub gestito dalla Croce Rossa. Lì dentro somministrano AstraZeneca. E loro, tre infermiere di 29, 42 e 58 anni, tutte e tre impiegate in una casa di riposo, sono arrivate con un'ora di anticipo per decidere insieme il da farsi. "Ci stanno obbligando - dice Aurora, la 42enne - se rifiutiamo rischiamo il posto di lavoro. Ma personalmente, dopo tutto quello che hanno detto sul rischio trombosi, ho paura".
Mentre gli anziani, in fila, non battono ciglio, e si avviano sereni verso le poltrone delle iniezioni, i pochi giovani presenti - sono gli ultimi operatori sanitari e insegnanti ad attendere ancora la prima dose - sono in stato di agitazione. Per loro, la Regione Lazio ha riservato, mesi fa, solo dosi di AstraZeneca. Ma dopo il verdetto dell'Ema e la "raccomandazione" del governo di riservare il vaccino anglo-svedese solo agli over 60, è la confusione, mista al timore, a regnare sovrana.
Chiara, la più giovane, sventola un referto. "Nel 2015 ho avuto una tromboembolia a causa della pillola anticoncezionale, spero proprio che il medico lì dentro mi dica che non posso fare questo vaccino". Aurora se la prende col governo: "Non hanno voluto prendere una decisione netta, non si sono voluti prendere la responsabilità, e imporre delle limitazioni reali ad AstraZeneca come hanno fatto negli altri paesi. Ma poi ci abbandonano". Marcella, invece, ha avuto il Covid, pochi mesi fa. "Sono piena di anticorpi - dice - ho fatto il test, ma perché adesso devo fare il vaccino più rischioso, valgo meno degli altri?". Ci tengono a sottolinearlo, non sono no-vax, "ma così non è giusto". Marco, 29 anni anche lui, insegnante, è più tranquillo: "Ma se fossi una donna, credo che avrei più paura", precisa.
Alla fine Aurora non riceverà l'iniezione, il medico nella struttura valuta che per lei è più sicura una dose di Pfizer o di Moderna: verrà ricontattata in futuro, senza rischiare conseguenze lavorative. Alle altre due donne l'uomo in camice bianco non sa proprio cosa consigliare. Potrebbero aspettare il loro turno, quando verrà sbloccata la loro fascia d'età, ma "chissà quando arriva, può darsi che la struttura ci penalizzerà", ragiona Aurora. Così, a malincuore, accettano. E mentre si avviano all'interno della tensostruttura, incontrano una collega, Alice, tutta raggiante. "L'ho scampata! - spiega - Dicono che si sono persi la mia prenotazione, non risulto da nessuna parte. Speriamo che riesca a riprenotare Pfizer, dato che ho 45 anni".Le cose non cambieranno, almeno nel Lazio: non verranno fatte distinzioni per fascia d'età, tutto sarà lasciato alla libertà del singolo, che potrà scegliere se accettare o meno un vaccino. L'imponente piattaforma di prenotazione che è stata messa in moto continuerà a funzionare nello stesso modo. Quando arriva il proprio turno (ora sta ai 65-64enni) il sistema permette di prenotarsi in ognuna delle oltre 100 strutture disponibili, senza specificare il tipo di vaccino che viene somministrato. Ma tutti i residenti hanno ormai imparato il trucco per scoprire il tipo di vaccino. Basta guardare la data del richiamo: se passano 21 giorni si tratta di Pfizer, se sono 28 è Moderna, se invece si devono attendere 12 settimane si tratta di AstraZeneca. E già adesso, tra gli ultrasessantenni e i settantenni, si registra un generale scetticismo nei confronti di quest'ultimo, tanto che per gli hub Pfizer e Moderna c'è il pienone fino a giugno. Mentre negli altri si trova posto dall'oggi al domani.
Reazioni avverse e morti dopo il vaccino: Israele trucca i numeri?
Date: 24 Aprile 2021 Author: ilsimplicissimus2 Le autorità sanitarie israeliane mentono riguardo ai decessi e alle reazioni avverse dopo il vaccino? Parrebbe proprio di sì: il Comitato del popolo israeliano (Ipc), un organismo civile composto dai principali esperti sanitari israeliani, ha pubblicato il suo rapporto sugli effetti collaterali del vaccino Pfizer ad aprile e i risultati sono catastrofici a ogni livello possibile come , riferisce Gilad Athmon e come appare dal rapporto originale in ebraico disponibile qui . Insomma “non c’è mai stato un vaccino che abbia danneggiato così tante persone”. Secondo i dati dell’ufficio centrale di statistica nel periodo gennaio-febbraio 2021, al culmine della campagna di vaccinazione di massa israeliana, “c’è stato un aumento del 22% della mortalità complessiva in Israele rispetto all’anno precedente. In effetti, gennaio-febbraio 2021 sono stati i mesi più mortali dell’ultimo decennio, con i tassi di mortalità complessivi più elevati rispetto ai mesi corrispondenti degli ultimi 10 anni “.
Ma la cosa ancora più inquietante è che all’Ipc sono arrivate 288 denunce di morte in prossimità temporale alla inoculazione vaccinale, il 90 per cento delle quali entro 10 giorni dall’iniezione, eppure secondo il ministero della salute solo 45 decessi in Israele sono legati al vaccino. Tenendo conto che ovviamente all’Ipc non arriva che una parte delle segnalazioni la distanza tra il dato ufficiale e quello invece concreto è altissima, ma l’analisi delle informazioni dell’Ufficio centrale di statistica, combinata con le informazioni del Ministero della salute, porta alla conclusione che il tasso di mortalità tra le persone vaccinate è stimato intorno a 1 su 5000 ( 1 su 1600 dopo i 70 anni) perciò il numero di morti in Israele subito dopo il vaccino si aggira sulle 1000-1100 persone il che ci dice che le cifre ufficiali sono 22 volte inferiori. E chissà… il fatto è che con l’aumento dei rapporti di reazioni avverse, contagi e decessi, Israele ha ritirato i suoi dati da EuroMoMo ( che da i numeri ufficiali della pandemia, fino a quando non sono riapparsi l’8 aprile , rivisti in modo significativo al ribasso. Quindi sorge la domanda su cosa sia successo. Di norma, i dati vengono sempre corretti verso l’alto, poiché i decessi vengono segnalati in un secondo momento. Tuttavia, è piuttosto raro che i defunti vengano successivamente riconosciuti come ancora vivi. Comunque qui potete trovare la pagina di Euromomo, ancora esistente in memoria che riguarda la situazione al 1 aprile ( bisogna ovviamente andare a vedere Israele come nazione e qui invece la versione modificata dell’ 8 aprile. Quello che è lecito domandarsi è se questo accada solo in Israele o non sia invece una strategia globale.
L’IPC rivela inoltre che “alla data del rapporto sono 2066, le segnalazioni di reazioni avverse gravi e gravissime che si sono accumulate alla commissione civile d’inchiesta e i dati continuano ad arrivare. Questi rapporti suggeriscono danni a quasi tutti i sistemi del corpo umano … La nostra analisi ha rivelato un tasso relativamente alto di effetti collaterali che colpiscono il cuore, Il 26% di tutti gli eventi cardiaci si è verificato nei giovani fino a 40 anni di età, la diagnosi più comune in questi casi è stata la miosite o la pericardite. Inoltre, è stato osservato un alto tasso di sanguinamento vaginale massiccio, danni neurologici e danni ai sistemi scheletrici e cutanei. Va notato che un numero significativo di segnalazioni di effetti collaterali sono direttamente o indirettamente correlati a ipercoagulabilità, infarto miocardico, ictus, aborti spontanei, alterazione del flusso sanguigno agli arti ed embolia polmonare ”
Il fatto è che su tutti i giornali si esulta per i risultati di Israele nella vaccinazione di massa e si parla di un grande successo: peccato che il governo stesso ha detto che in autunno si dovranno rivaccinare tutti, con un analogo tributo di morti e di reazioni avverse.
Commento: RICORDA NULLA dei casi riportati dalle cronache recenti??? Io direi proprio di sì. Quindi Israele, che ha avuto ufficialmente poco più di 6.000 morti di COVID avrebbe già avuto, ad aprile scorso, oltre mille morti da vaccinazione? Ma ci rendiamo conto di cosa si sta parlando, per una nazione così piccola? E' ben vero che il COVID ha ucciso di più del vaccino, ma il virus non arriva con la benedizione dei politici e delle case farmaceutiche come un sistema di salvataggio per le persone e il mondo!
Ma nonostante questa strage silenziosa, non c'é stata requie per gli 'scettici' della sghienza perché, di lì a poco, piuttosto che sollevare dubbi ulteriori, si è cominciato a mirare sempre più in basso...
Covid, l'annuncio di Pfizer-Biontech: "Si va verso l'ok al vaccino per i bimbi da 6 mesi a 11 anni a inizio 2022" - Il Fatto Quotidiano
In una nota ufficiale il presidente e amministratore delegato Albert Bourla ha anche sottolineato che "la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poiché COVID-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo - ha spiegato - Più di un anno dopo, continuiamo ad accresce le conoscere sulla COVID-19 e stiamo lavorando per determinare se, analogamente all’influenza stagionale, la vaccinazione annuale possa fornire la protezione più duratura"
di F. Q. | 20 MAGGIO 2021Ora c’è una data, seppur indicativa: inizio 2022. E’ quando potrebbe entrare in scena il vaccino anti Covid prodotto da Pfizer-Biontech per i bambini dai 6 mesi agli 11 anni. A confermarlo è stata la stessa azienda alle agenzie di stampa. I risultati della sperimentazione “prevediamo saranno disponibili nella seconda metà del 2021. Se la sicurezza e immunogenicità saranno confermate – è quanto dichiarato all’Ansa dai vertici della società – speriamo di ricevere l’autorizzazione per la vaccinazione di questi bambini più piccoli entro l’inizio del 2022″. Lo scorso marzo, Pfizer e BioNTech hanno inoculato il proprio vaccino ai primi bambini sani in uno studio globale di fase 1/2/3 per valutarne ulteriormente sicurezza, tollerabilità e immunogenicità nei bimbi.
Quella del vaccino indirizzato ai più piccoli, tuttavia, non è l’unica novità di giornata che riguarda Pfizer Biontech. In una nota ufficiale, infatti, il presidente e amministratore delegato Albert Bourla ha sottolineato che “la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poiché COVID-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo – ha spiegato – Più di un anno dopo, continuiamo ad accresce le conoscere sulla COVID-19 e stiamo lavorando per determinare se, analogamente all’influenza stagionale, la vaccinazione annuale possa fornire la protezione più duratura“.
Non solo. Riferendosi quindi alla firma del contratto con la Commissione europea per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi del vaccino per il periodo 2021-2023, il CEO e co-fondatore di BioNTech, Ugur Sahin, ha affermato che “ci sono prove crescenti che COVID-19 continuerà a rappresentare una sfida per la salute pubblica per anni. Questo contratto con la Commissione europea – ha commentato – garantirà che dosi sufficienti di COMIRNATY siano disponibili per tutti i cittadini dell’UE nel 2022 e 2023″. Con queste “dosi aggiuntive e i nostri continui investimenti in ricerca e sviluppo volti ad adattare il nostro vaccino per affrontare varianti nuove ed emergenti, continueremo ad avere un impatto significativo negli sforzi dell’UE per proteggere la salute pubblica”, ha aggiunto. Pfizer e BioNTech, si legge nella nota delle aziende, sono impegnati nello sviluppo continuativo del vaccino, inclusa la valutazione di una potenziale dose di richiamo e una versione aggiornata del vaccino per affrontare potenziali varianti.
Tornando sulla campagna vaccinale indirizzata ai più piccoli, da registrare la presa di posizione del farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Mario Negri: “E’ molto importante vaccinare i ragazzi contro Covid, perché pur essendo spesso asintomatici possono infettare gli altri – ha detto – Ha un senso anche considerato che frequentano le scuole. E, per questo, se si dovesse cominciare prima di settembre sarebbe anche meglio. Io – ha continuato Garattini – sono del parere che dobbiamo accelerare le vaccinazioni a tutti e in tutto il mondo”. Il tutto mentre, come confermato dal ministro della Salute Roberto Speranza, dovrebbe arrivare il 28 maggio il via libera all’uso del vaccino Pfizer nei 12-15enni.
Covid, Facebook non blocca più post su origine virus in laboratorio (adnkronos.com)
27 maggio 2021 | 09.45
Interrotta dal social la misura che vietava la pubblicazione di speculazioni sull'origine della pandemia
(AFP)"Alla luce delle indagini in corso sull'origine del Covid e dopo consultazioni con i nostri esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre piattaforme le affermazioni che il Covid è stato generato" in laboratorio. Così un portavoce di Facebook ha spiegato al sito 'The Hill' la decisione del social media di interrompere la misura che vietava la pubblicazione di post in cui si speculava sull'origine della pandemia, compresa quella che sia stata provocata da un incidente in laboratorio.
"Stiamo continuando a lavorare con gli esperti per mantenerci al passo con la natura in evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e tendenze" ha aggiunto il portavoce di Facebook che, lo scorso dicembre, ha annunciato che avrebbe presi di mira i post contenenti disinformazioni riguardo al Covid.
La decisione di Facebook arriva dopo che il presidente Joe Biden ha annunciato di aver chiesto all'intelligence di "raddoppiare gli sforzi" per arrivare entro 90 giorni ad una "conclusione definitiva" riguardo all'origine del virus. Il Senato, la notte scorsa, ha poi approvato una legge che impone all'intelligence di declassificare, sempre entro 90 giorni, tutte le informazioni relative all'origine del virus, in particolare sul ruolo della Cina.
OH OH OH OH OH OH. Ma tu pensa, prima se ti interroghi sull'origine del 'China virus' sei komplottista e trumpiano, poi arriva Biden e a quel punto diventa LEGITTIMO domandarsi l'origine del virus. Ma tu guarda il caso!
Doppio intervento per la 18enne vaccinata AstraZeneca e ricoverata al San Martino per trombosi, Genova - Salute e medicina (primocanale.it)
Due interventi in poche ore, Toti: "Preghiamo per lei". Condizioni stabili nella gravità
domenica 06 giugno 2021
GENOVA - Due interventi in poche ore per una ragazza di 18 anni ricoverata oggi al San Martino di Genova, lunedì mattina le sue condizioni risultano "stabili nella gravità della situazione".
Il San Martino domenica pomeriggio comunicava che "L’intervento di neuroradiologia interventistica per rimuovere meccanicamente il trombo è terminato. Successivamente però è intervenuta l’equipe neurochirurgica per un intervento volto a detendere la pressione intracranica derivante dall’emorragia".
Un caso che preoccupa e che fa dichiarare al governatore di Regione Liguria Giovanni Toti: "Preghiamo e siamo vicini alla ragazza di 18 anni ricoverata in neurochirurgia all’ospedale San Martino di Genova a pochi giorni dalla somministrazione volontaria del vaccino AstraZeneca".
Alisa e Regione Liguria avevano segnalato nel pomeriggio di domenica il caso di una paziente di 18 anni con diagnosi di trombosi seno cavernoso.
La giovane è stata vaccinata volontariamente il 25 maggio 2021 nella Asl4 (è residente a Sestri Levante, dove stava per affrontare l'esame di maturità) con vaccino AstraZeneca dopo anamnesi vaccinale negativa.
Il 3 giugno si è recata in pronto soccorso con la seguente sintomatologia: cefalea e fotofobia. È stata sottoposta ad esami: tac cerebrale ed esame neurologico entrambi negativi. Viene dimessa con raccomandazione di ripetere gli esami ematici dopo 15 giorni.
Il 5 giugno ritorna in pronto soccorso con deficit motori ad un emilato.
Sottoposta a Tac cerebrale con esito emorragico, è stata immediatamente trasferita alla Neurochirurgia del San Martino. Dove domenica sera si è tenuto il secondo intervento chirurgico. Le ccondizioni sono stabili "seppur nella gravigtà", comunica il San Martino lunedì mattina.
INSOMMA, prima va al PS e non trovano NIENTE, poi torna e trovano un'emorragia: ma se stava male da prima, si può sapere COSA le stava succedendo? Ricorda un pò anche la tragedia del cantante morto giorni fa, pure lui si era recato al PS ed era stato mandato via quasi di prepotenza perché non aveva 'niente di grave'.
Scontro tra Lucia Annunziata e Michele Santoro
(liberoquotidiano.it) – 7 giugno 2021
Ed è scontro tra Lucia Annunziata e Michele Santoro. L’ospitata dell’ex volto Rai a Mezz’ora in più su Rai 3 si è trasformata in un botta e risposta durissimo. Ad accendere la miccia i vaccini e la mancanza di voci contrarie lamentate da Santoro: “Gli scienziati non sono Dio, devono fornirmi i dati per prendere le decisioni”.
“Ma né tu né io siamo in grado di leggerli”, ha prontamente replicato la conduttrice mentre il collega rincarava la dose: “Allora dobbiamo farci governare dagli scienziati? Ci sarà qualcuno che li deve saper leggere. Il rischio per me è metterli sul piedistallo come se fossero degli dei. Pretendo che mi diano quanti più dati possibile per verificare che le loro teorie siano corrette”. Frasi che hanno scatenato la Annunziata, pronta a incalzare nel chiedere se “vuoi criticare la politica, gli scienziati o tutti e due?”.
Ma Santoro non si è arreso e fermo sulle sue posizioni ha rivendicato “più democrazia nel mio Paese”. Nel mirino del giornalista ci sono finiti anche i politici, accusati di aver utilizzato gli esperti del Covid. La situazione è però diventata piano piano più incandescente: “Poi se a te stanno bene i telegiornali che non danno spazio a opinioni critiche che ci sono e che corrisponde al 30 per cento dell’opinione pubblica, dimmi tu se questo è normale”, ha sbottato a quel punto il fu conduttore di AnnoZero.
Presa in contropiede, la Annunziata non ha gradito la stoccata: “Intanto voglio dirti che io sono giornalista e mi assumo la responsabilità di quello che faccio io, credo che sia ingiusto da parte mia criticare i colleghi”.
Finita qui? Neanche per sogno perché la Annunziata non ha affatto preso bene la critica del collega: “Scusa ma tu adesso non eserciti nel senso che non hai una tua trasmissione e vieni qui a farci notare queste cose? Vuoi darmi lezioni?”. A sua volta Santoro ha risposto per le rime: “Non si possono fare domande”. E ancora: “Non ho una mia trasmissione ma sono un giornalista”. Poi si è alzato ed è andato via ancora borbottando con ilarità: “Io non esercito…”.
https://www.raiplay.it/video/2021/05/Mezzora-in-piu—Puntata-del-06062021-01fbf41e-79d8-4a24-a637-98565fa756c1.html
Santoro contro lo storytelling di Stato: perché reclama veri dibattiti in tv
(di Antonio Amorosi – affaritaliani.it) – 8 giugno 2021
Durante la pandemia le tv e i tg non danno spazio alle opinioni critiche nel Paese che corrispondono a un 30-35% della popolazione. Questo in sintesi l’affondo che Michele Santoro sta sferrando da settimana ai media italiani. Ospite nei vari programmi televisivi di maggior share per la presentazione del suo libro Nient’altro che la verità, su politica e potere con al centro il killer della mafia Maurizio Avola, il giornalista ha più volte posto l’allarme sulla tenuta democratica e le restrizioni delle libertà in Italia.
Di recente la società Ipsos ha pubblicato un sondaggio dove ha chiesto agli italiani un giudizio sulla campagna di vaccinazione anti-Covid nel nostro Paese? Il 19% degli intervistati ha espresso un parere negativo, un altro 19% non ha espresso opinioni o non sa. Anche Demopolis per il programma Otto e mezzo su La 7 condotto da Lilli Gruber ha chiesto agli italiani perché non si siano ancora vaccinati. Il 25% ha risposto che non si fida ed ha timori di effetti collaterali, il 18% che i contagi sono diminuiti e non serve più vaccinarsi e un 20% non ho voluto fare il vaccino AstraZeneca. Numeri significativi, eppure parliamo di voci mai sentite nei tg e nei programmi di approfondimento che quasi a reti unificate invitano alla vaccinazione e raccontano di campagne di massa senza dubbi e dissensi.
“Se a te stanno bene i telegiornali che non danno spazio a opinioni critiche che ci sono e che corrisponde al 30-35% dell’opinione pubblica… dimmi tu se questo è normale”, ha reagito Santoro domenica scorsa da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, quando la giornalista di Rai 3 ha replicato offesa per le critiche su come i media hanno informato durante il Covid.
Dovrebbe essere un dovere sentire le voci critiche, per capire come meglio agire e come uscire dal quadro disastroso. Eppure si è fatta la scelta contraria. Ogni relazione interpersonale è diventata sinonimo di contagio. Ogni critica un intralcio alla soluzione dei problemi. E’ venuto a mancare ogni margine di libertà, ed è rimasta quella di esprimersi in rete tramite gli algoritmi delle varie multinazionali del web.
“I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno politici e scienziati”, ha detto Santoro su La 7 a Di Martedì da Giovanni Floris, “ma se essi da agenti di controllo si trasformano in comunicatori allora si evidenzia un unico patto che tiene insieme tutti”.
La riflessione dovrebbe farci interrogare, al di là dell’orientamento politico di ognuno, sulla gestione che i gruppi dirigenti hanno fatto della pandemia, tra approssimazioni, teorie confutabili, ipotesi su cui piegare i comportamenti collettivi seguiti da inquietanti mancanze di scrupoli nelle profilassi raffazzonate più o meno adottate. In realtà quanto è accaduto in questo anno e mezzo ha inflitto un colpo mortale alle istituzioni liberali, abituando le popolazioni a pensare che problemi gravi come il Covid si risolvano con la mancanza delle libertà fondamentali (di privacy, di movimento, di associazione, nel poter fare economia e lavorare, ecc…). Il “patto unico” di cui parla Santoro e che ha tenuto insieme giornalisti, scienziati e politici è un problema per la democrazia. E chiudersi a riccio difendendosi, come fanno molti quando sentono le critiche di Santoro, non aiuta a uscire dal clima di terrore sanitario inferto alla popolazione. Insistere in questa direzione renderà più grandi i problemi, così come la mancanza di libertà.
Ma la realtà riserva sempre delle sorprese, si spera più stimolanti di quanto sia stata quella terribile del Covid. Finita la società come la immaginavamo un tempo, morti i partiti, decedute le classiche agorà, manifestatasi come farsa la democrazia diretta on line, imbrigliato internet dalle multinazionali del web, moribondi i talk, chi rappresenterà questo 35% di cui parla Santoro? Chi raccoglierà questo dissenso critico trasversale che circola nella società e che nessuno accoglie come dovrebbe in una democrazia? In che modo? Ci sarà una modalità diversa di fare politica? Un nuovo modello di spazio mediatico di informazione e non di comunicazione?
Il Covid è stato un banco di prova per capire quanto è libera la nostra democrazia. E’ poca libera.
Ricordando che, a torto o a ragione, se i cittadini sono critici, sfiduciati, ostili o anche solo non capiscono, non scompariranno perché li si nasconde dalla rappresentazione mediatica. Oltre i media esiste ancora, non sappiamo per quanto, la vita reale e le persone in carne e ossa. E queste non possono essere sottomesse per tempi lunghi, senza diritti, almeno nelle democrazie occidentali che hanno conquistato alcune libertà da decenni. “Non si può essere completamente nelle mani del potere”, ha spiegato Santoro. Dalle sue parole andrebbero tratte le conseguenze.
Commento personale: QUANTO E' VERO. Ho assistito in questi ultimi mesi a decine, se non centinaia di TG e la necessità di una dose extra di MAALOX si fa sempre più impellente. Da quando è scoppiato il caso AZ, semplicemente per via dei 3 in divisa morti dopo un lotto sparso in Sicilia, le TV hanno lavorato, in sincrono con 'scienziati' e politica, ad affossare quel ricordo, parlandone come di una disgrazia passata (tipo che so, le funivie che cadono) e pompando ossessivamente i grandi numeri della campagna vaccinale, quella che l'esime generale Figliolo sognava di vincere, come un novello Diaz. Invece no, è sempre un problema reale, e alla fine si è arrivati al nodo del problema. Un nodo gordiano, che i tecnici della comunicazione del governo dei 'migliori' hanno legato facendo semplicemente forza sulla loro autorevolezza per stabilire le notizie da DARE e quelle da NON DARE. Ma poi arrivano i fatti, che come diceva Lenin, hanno la testa dura, e la realtà è quella che riesce, almeno alle volte, a tagliare di netto il nodo gordiano delle 'fake news' di regime.
L’ex consulente del governo Usa David Asher: “Xi Jinping copre la fuga del virus dal laboratorio di Wuhan”
Il virus sfuggì davvero al controllo degli scienziati del laboratorio di Wuhan, provocando la pandemia mondiale? La tesi viene ribadita da David Asher, ex consulente del governo degli Stati Uniti, che da settembre 2020 a gennaio 2021, con l’amministrazione Trump, ha diretto l’inchiesta del Dipartimento di Stato Usa sulle origini del Covid 19. (Tgcom24) – 8 giugno 2021
“Origine accidentale della pandemia” – In un’intervista ad Adrien Jaulmes, pubblicata su “Repubblica”, si torna quindi a ipotizzare “un’origine accidentale della pandemia”, che solo fino a qualche mese fa “era considerata alla stregua di una teoria del complotto”. D’altra parte sulla questione Joe Biden “ha chiesto un’indagine approfondita”. Come mai? Secondo Asher il presidente degli Stati Uniti ha “semplicemente deciso di rivalutare il nostro lavoro”.
Wsj: plausibile l’ipotesi di fuga – C’è poi il rapporto di un laboratorio del governo Usa che giudica l’ipotesi di fuga del virus “plausibile” e ritiene che l’eventualità “meriti ulteriori indagini”. Lo scrive il “Wall Street Journal” citando fonti al corrente del documento classificato. Lo studio è stato realizzato a maggio 2020 dal Lawrence Livermore National Laboratory della California ed è stato utilizzato dallo stesso Dipartimento di Stato Usa nell’indagine.
La sequenza nel genoma – Secondo l’indagine la doppia sequenze CGG presente nel genoma del Covid, quella che lo rende particolarmente aggressivo, non è mai stata rinvenuta in nessun altro coronavirus. Viene invece normalmente utilizzata dagli scienziati per modificare artificialmente il genoma. Il risultato è che la proteina Spike del virus viene alterata rendendo più facile al virus stesso iniettare materiale genetico nelle cellule umane. Tale studio, scrive il Wsj, sta suscitando nuovo interesse nel Congresso. Due gli scenari presi in considerazione dall’intelligence Usa: un incidente di laboratorio e un contatto umano con un animale infetto.
Asher: dipendenti dell’Istituto di Wuhan contagiati a novembre 2019 – Da parte sua Asher ricorda come la sua inchiesta avesse rivelato che “all’inizio di novembre 2019 diversi dipendenti dell’Istituto di virologia di Wuhan si erano ammalati con una sintomatologia simile a quella dell’influenza o del Covid. Crediamo che almeno tre di loro siano stati ricoverati, ma potrebbero essere molti di più. E’ probabile che, da ottobre, tutti siano stati contagiati dal Covid. Da allora, molti ricercatori dell’Istituto di virologia sono scomparsi: forse sono morti, o forse li hanno fatti sparire. Altri sono stati premiati. Fra di loro il dottor Shi Zhengli, che dirige il Centro per le malattie infettive emergenti di Wuhan”.
“Atteggiamento problematico della Cina” – Secondo Asher l’atteggiamento della Cina è stato “problematico” fin dall’inizio. “Ci si domanda – chiarisce – perché la Cina si comporti in maniera così sospetta, se non ha nulla da nascondere. La fuga da un laboratorio non è certa al 100%, ma a questo punto è la sola ipotesi che abbia un senso e che sia coerente con le informazioni in nostro possesso”.
Ipotesi incidente di laboratorio – L’ipotesi del responsabile dell’inchiesta Usa è che le autorità di Pechino abbiano “tentato di controllare un incidente di laboratorio avvenuto a ottobre 2019, forse prima, e non ci siano riuscite”. Poi, dal 22 o 23 gennaio, del caso “si è fatto carico l’esercito popolare cinese. La persona scelta per coordinare le operazioni è il generale di divisione Chen Wei, specialista in armi biologiche. Il suo vice è il colonnello Cao Wuchun, massimo esperto di epidemiologia dell’esercito cinese, che era anche il principale consigliere dell’Istituto di virologia di Wuhan. Si tratta di una prova pesante del fatto che l’Istituto aveva legami con la ricerca militare cinese”.
Cina e “guerra biologica” – Asher ricorda quindi che risale al 2007 l’inizio dell’interesse dell’esercito cinese alla “guerra biologica come guerra del futuro”. Dal 2010 sono cominciate “relazioni sulle ricerche nel campo della difesa biologica, condotte dall’Istituto di virologia di Wuhan. A partire dal 2016, più nulla”. Secondo Asher insomma è importante conoscere l’origine del Covid perché “non si tratta solo di una tragedia, ma di un crimine. Il ruolo della Cina e la deliberata disinformazione nei confronti del mondo intero sono al centro della questione”. La responsabilità, sottolinea, è di “Xi Jinping e dei suoi accoliti”. Quindi, chiarisce, “credo sia necessario imporre sanzioni alla Cina e mettere in atto un controllo internazionale molto più severo sulla ricerca virologica”.
Ci siamo dimenticati il continente nero: l’Africa è ancora in preda della terza ondata di Covid
(Michele Farina – il Corriere della Sera) – 8 giugno 2021
In Africa niente vaccini. Tutti lo sanno e tutti fanno spallucce, dalla Cina alla Russia al G7 che si riunisce sabato in Cornovaglia: su quasi due miliardi di somministrazioni nel mondo, soltanto l’ 1% è finito in braccia africane. Poco più di 30 milioni di prime dosi, poco sopra il livello italiano, 7 milioni di «immunizzati completi» su 1,3 miliardi di abitanti. E a breve non si prevedono nuovi arrivi per recuperare il tempo perduto.
Intanto, mentre l’ Occidente riapre, l’ Africa è preda della terza ondata: in 14 Paesi negli ultimi dieci giorni si è registrato un aumento del 30% di nuovi casi. Sulla carta il continente conta il 3% dei contagi globali. Ma le cifre ufficiali (130 mila morti, più o meno come l’ Italia) nascondono una voragine di vittime non registrate. E un futuro minaccioso.
In Uganda gli ospedali sono pieni di Covid, in Malawi i pochi vaccini sono arrivati scaduti, il Marocco e il Ruanda sono a secco. L’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un appello (che il G7 non sembra disposto ad ascoltare): nelle prossime settimane servono con urgenza 200 milioni di dosi, se si vuole vaccinare almeno il 10% della popolazione africana entro fine settembre.
Il rubinetto del Covax, il programma dell’ Oms a cui si affidavano le speranze dei Paesi poveri e la rispettabilità degli altri, ha cominciato a chiudersi dopo che l’ India, sopraffatta dalla pandemia, a marzo ha bloccato le esportazioni (ripartiranno a ottobre): la stragrande maggioranza dei flaconi destinati all’ Africa (quasi tutti AstraZeneca) dovevano arrivare dal Serum Institute of India. Anche i fortunati che avevano ricevuto la prima siringata, adesso dall’ Etiopia al Ghana non sono sicuri di ottenere la restante prima della scadenza consigliata dei tre mesi. Covax si arrabatta annunciando un accordo per comprare 500 milioni di dosi da Moderna. L’ Unione Africana ha un’ intesa con Johnson&Johnson per altre 400.
Ma questa valanga di vaccini è tutta sulla carta, non certo nella stiva degli aerei. E sulle casse di molti governi non si può contare, perché vale quanto ha detto al Corriere il dottor Githinji Gitahi che guida l’ ong Amref: «Per vaccinare una persona in un Paese come il Kenya si devono spendere 15 dollari. Cioè quasi la metà di tutta la spesa sanitaria procapite di un anno intero. Da voi il costo di un vaccino si misura in briciole, in Africa è metà della torta». Unicef e Wellcome Trust hanno chiesto a Boris Johnson, che ospita il G7, di promuovere un’ azione che «definirebbe le sorti del secolo» coinvolgendo gli altri Paesi del club: donare all’ Africa il 20% delle riserve dei vaccini nei prossimi tre mesi.
Gli Usa dovrebbero «cacciare» 27 milioni di dosi, la Gran Bretagna e la Germania 4 milioni, l’ Italia poco più di 2 milioni come il Giappone. Il governo di Londra ha già fatto sapere che al momento non se ne parla. Forse in Cornovaglia dovrebbero invitare anche Phionah Atuhebwe, responsabile per l’ Africa del piano vaccini dell’ Oms, che ha detto alla Bbc : «Se non arrivano vaccini adesso, il virus continuerà a correre e a sfornare varianti che si diffonderanno nel mondo e ci faranno tornare tutti alla casella di partenza». I Paesi ricchi (Ue compresa, ma non la Cina che non partecipa al piano) promettono 2,4 miliardi di dollari per il Covax. Il fatto è che i produttori non riescono a star dietro alla nostra domanda. E l’ Africa, adesso, più che di soldi ha bisogno di vaccini nelle braccia.
Neanche il tempo di superare questa pandemia che bisogna già prepararsi per la prossima – infosannio
(Tommaso Carboni – lastampa.it) – 9 giugno 2021
I laboratori di massima sicurezza, cioè quelli che svolgono le ricerche biologiche più pericolose, si sono moltiplicati in giro per il mondo negli ultimi dieci anni – espandendosi anche in paesi dove gli standard di controllo non sono adeguati. Gli scienziati avvertono che questa proliferazione e l’eventuale fuoriuscita di un agente patogeno rischiano di causare una nuova pandemia.
È quanto emerge da un ampio studio condotto da esperti in guerra batteriologica e sicurezza internazionale, di cui ha dato notizia pochi giorni fa anche il Financial Times. Secondo il report, esistono nel mondo (o sono in costruzione e pianificazione) almeno 59 strutture dove si trattano agenti patogeni di rischio 4 – estremamente infettivi e pericolosi per l’uomo. Queste strutture – diffuse in Europa, Nord America, Asia, Australia e in tre paesi africani: Gabon, Costa d’Avorio, Sud Africa – comprendono anche l’ormai notissimo laboratorio di Wuhan, al centro di una nuova inchiesta da parte degli Stati Uniti sulle origini del Covid-19.
A dimostrazione della crescita rapida dei laboratori di massima sicurezza c’è un dato incluso nel report: delle 42 strutture BSL-4 di cui si conoscono i dati di progettazione, almeno la metà è stata costruita nell’ultimo decennio.
L’altra informazione rilevante è che il 75% dei laboratori è situato in centri urbani. Non tutti però sono attrezzati al meglio per gestire ricerche scientifiche così delicate. Secondo il Global Health Security Index, poco meno di un quarto dei paesi con laboratori che operano al massimo rischio biologico hanno livelli “elevati” di preparazione alla biosicurezza. Circa un terzo, tra cui la Cina, ha livelli “medi”, mentre il 41% ha livelli “bassi”, come il Sudafrica. È appunto l’inadeguatezza dei controlli a preoccupare gli scienziati. Non è inverosimile, spiegano, che un virus o un batterio pericoloso possano fuoriuscire da laboratori mal sorvegliati e causare un’altra pandemia.
Del resto piccoli incidenti capitano anche in strutture gestite a regola d’arte. Dall’ultimo rapporto del Dipartimento della salute degli Stati Uniti è risultato che nel 2019 diverse tossine e altri materiali pericolosi sono stati “smarriti” 13 volte e rilasciati per sbaglio ben 219 volte. Tutto ciò ha costretto almeno mille persone a sottoporsi a visite mediche e assumere farmaci preventivi, anche se poi nessuna di loro si è ammalata. La sorveglianza americana è molto aumentata dopo la crisi dell’antrace del 2001 – quando il batterio, probabilmente trafugato da un laboratorio dell’esercito, provocò la morte di cinque persone.
I riflettori oggi sono comunque puntati in gran parte sulla Cina, che negli ultimi anni ha voluto rafforzare molto la sua capacità di ricerca scientifica – e per questo ha costruito nuovi laboratori in cui si studiano e manipolano virus e altri agenti patogeni. Ad esempio: solo nella provincia di Guangdong, il governo vuole inaugurare nei prossimi cinque anni da 25 a 30 laboratori di livello di biosicurezza 3 e un laboratorio BSL-4, cioè di massima sicurezza. I controlli però non sono sempre adeguati. E sono gli stessi funzionari cinesi ad averlo più volte segnalato.
Un caso lampante è stato la fuoriuscita di un batterio da un impianto di vaccini a novembre 2019, quindi un mese prima dell’inizio ufficiale della pandemia: più di 6.000 persone nel nord-ovest della Cina si sono contagiate con la brucellosi, una malattia batterica con sintomi vicini all’influenza.
Sempre nel 2019, il direttore dell’istituto di virologia di Wuhan, Yuan Zhiming, denunciò apertamente le carenze di sicurezza nei laboratori cinesi. Yuan si lamentava di finanziamenti insufficienti per garantire standard di protezione corretti. Stessa cosa ha fatto Bai Chunli, ex presidente dell’Accademia cinese delle scienze, che in un articolo scritto l’anno scorso ha messo in guardia dalle palesi inadeguatezze dei laboratori cinesi. C’è da dire che Pechino, almeno in parte, ha reagito; con una nuova legge approvata nel 2020 per rafforzare gli standard nazionali di biosicurezza.
Ma le attività dei laboratori cinesi, denunciano ancora molti scienziati, restano poco trasparenti. Un esempio su tutti: a gennaio dell’anno scorso, Pechino ha diramato un ordine perentorio a tutte le strutture che trattavano campioni di Sars-Cov-2, stabilendo che prima di rilasciare qualsiasi informazione sul virus sarebbe stato necessario il permesso del governo centrale. Questo tipo di segretezza rende difficile capire quanto siano sicure le strutture cinesi. “Quello che abbiamo visto finora in relazione all’Istituto di virologia di Wuhan è un laboratorio che non è aperto e trasparente sul tipo di lavoro che sta facendo”, ha detto Filippa Lentzos, docente al King’s College di Londra (uno degli autori dello studio citato dal Financial Times).
CAPITO? Pensate un pò: nel novembre 2019 esce da un laboratorio cinese un batterio (brucellosi) con oltre 6.000 contagi. E c'é chi, da buontempone qual'é, dice seriamente che... ops, che non è credibile la teoria della fuga dal laboratorio? Ma chi vogliono proteggere con queste affermazioni? La verità, la loro fede sciocca e cieca nella 'sghienza' o i propri posti di lavoro in quanto parlano per interessi personali non molto confessabili?
A settembre si torna a scuola con la mascherina
(Valentina Roncati – ansa.it) – 10 giugno 2021
All’inizio del prossimo anno scolastico sarà necessario ancora utilizzare la mascherina insieme ad ulteriori misure per mitigare il rischio contagio: la notizia – insieme a quella di un possibile via libera in tempi brevi per vaccinare anche i bambini più piccoli – arriva direttamente dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, e gela le speranze di quanti auspicavano – tra docenti e studenti – di tornare in classe a settembre senza le mascherine che certamente non rendono semplice la socialità tra i ragazzi e anche lo scambio con i loro docenti.
“Ora abbiamo la possibilità di vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su, quindi gran parte degli studenti. E non è detto che non arrivino ulteriori autorizzazioni per arrivare ai 6 anni. Quindi l’architrave del discorso scuola, per riaprirla in massima sicurezza in presenza, è quello della vaccinazione, ma continueremo anche con il tracciamento e il diradamento”, spiega il commissario, che qualche giorno fa ha espresso il proprio pensiero anche riguardo a chi non vorrà vaccinare i propri figli o, maggiorenne, sceglierà di non vaccinarsi. I presidi dovranno “rendere sicura la permanenza” a scuola dei bambini e dei ragazzi che sceglieranno di non vaccinarsi”, ammonisce Figliuolo.
“Il vaccino è uno dei pilastri della lotta al virus – chiarisce – ma per me nessuno mai deve essere discriminato: finchè ci sono le leggi che permettono la non obbligatorietà, chi organizza l’attività scolastica deve mettere in campo tutto quello che è possibile” per garantire a “coloro i quali, per scelta personale o dei propri genitori, abbiano pensato legittimamente di non vaccinarsi, di rendere sicura la loro permanenza negli istituti scolastici”. Un tema, questo, che certamente si riporrà con la ripresa dell’anno scolastico.
Intanto i sindacati non sembrano felici all’idea di un ritorno a scuola con le mascherine. “E’ una notizia non piacevole: molti genitori quest’anno hanno denunciato i dirigenti scolastici perchè non volevano che i figli tenessero questi dispositivi in classe. Ci auguriamo che venga ridefinito o puntualizzato un piano anche perchè le mascherine assegnate dall’ex commissario Arcuri erano spesso di basso livello qualitativo, con odori forti e grandi, tanto che sono state definite ‘mutande’”, commenta la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dice di “contare molto sul tema della vaccinazione dei ragazzi” mentre la sottosegretaria Barbara Floridia ricorda che si sta lavorando per diminuire il numero di studenti per classe e che sono state prorogate le misure per dare anche l’anno prossimo spazi aggiuntivi alle scuole affinchè a settembre le lezioni si possano svolgere con il distanziamento previsto “e col tempo speriamo si possa tornare alla normalità in spazi più ravvicinati”.
Intanto sono iniziati in diverse regioni gli esami di terza media e dal 16 giugno partiranno quelli di maturità: il protocollo siglato tra Ministero e sindacati prevede che sia necessario mantenere due metri di distanza fra candidato e commissione, studentesse e studenti possono avere un solo accompagnatore, si deve indossare la mascherina. E oggi sono scesi i maggiori sindacati della scuola in piazza: chiedono di rivedere il Dl sostegni anche per assicurare i docenti in classe a settembre, il rischio è di 200 mila cattedre scoperte.
Ecco dunque quel che il gen.Comm. str. P.F.Figlolo diceva ancora una settimana fa. Prima del CICLONE CAMILLA. E appena qualche giorno dopo, invece...
Ennesimo caos AstraZeneca: la politica che crocifiggeva Conte ma tace sul Governo Draghi
(Lara Tomasetta – tpi.it) – 11 giugno 2021
Camilla Canepa è morta. La 18enne di Sestri Levante, vaccinata con AstraZeneca lo scorso 25 maggio nell’open day per gli over 18 e ricoverata da domenica 6 giugno all’ospedale San Martino di Genova dopo una trombosi al seno cavernoso non ce l’ha fatta. La giovane è deceduta nelle scorse ore così come annunciato dalla sindaca Valentina Ghio.
Scontato o qualunquista che sia, tocca ricordare che nessun bollettino Covid ci abituerà mai all’idea della morte. E Camilla Canepa non può restare un numero impigliato tra i ragionamenti delle statistiche. La sua tragica storia impone più di un momento di riflessione e analisi su quanto sta accadendo e su come si stia gestendo quella che non è più possibile chiamare “emergenza”.
La levata di scudi da parte dei virologi sull’uso di AstraZeneca nei giovani è giunta. Forse troppo tardi. Ma nell’epoca dello strillio perenne, anche le voci più autorevoli e attendibili sono sfumate nel calderone. Ma non era questo il momento di abbassare la guardia. Il virologo Andrea Crisanti si è giustamente chiesto: “Come è possibile che sia stata presa l’iniziativa di dare questo vaccino in questa fascia d’età, al di là delle raccomandazioni esistenti? Il Cts era stato informato? Doveva essere consultato prima, non dopo”.
Anche se in Italia il vaccino di AstraZeneca è “già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età”, come ha ricordato il coordinatore del Cts Franco Locatelli, molte Regioni si sono mosse in ordine sparso, e continuano a farlo. L’Asl Napoli 2 ha revocato l’open day programmato per giovedì sera con Astrazeneca a tutti i residenti di oltre 18 anni, senza prenotazione. In Sicilia invece torna l’iniziativa dal 10 al 13 giugno per i cittadini dai 18 anni in su, che non presentano fragilità, che potranno vaccinarsi su base volontaria senza prenotazione con AstraZeneca e Johnson & Johnson. Nel Lazio sono aperte da martedì le prenotazioni per un open week over 18 Astrazeneca con vaccinazioni fino a domenica con ticket virtuale su app ufirst.
E adesso si attende il parere del Cts, che potrebbe esprimersi a breve con un nuovo pronunciamento sull’uso di AstraZeneca nella strategia vaccinale, in particolare proprio fra i giovani.
Nella corsa all’immunità di gregge, chi si è assunto la responsabilità di valutare i costi-benefici delle somministrazioni dei vaccini a vettore virale nei giovani? Le Regioni? E dietro quale parere scientifico? E su quali basi statistiche? Le basi statistiche erano corrispondenti allo stato attuale della diffusione del virus oggi? E il Governo poteva/doveva intervenire?
Su questi punti Crisanti ricorda: “Abbiamo discusso a lungo sul problema di AstraZeneca, abbiamo discusso del fatto che andava dato sopra i 60 anni perché, sebbene sicuro ed efficace, c’erano alternative e non valeva la pena correre rischi. Poi si sapeva anche la frequenza di questa complicazione: la frequenza è 1 su 6-700mila? E sicuramente avranno vaccinato 6-700mila ragazzi”.
Il punto è: se le raccomandazioni c’erano, la disponibilità di dati e vaccini pure, perché non si è pensato di chiedere al Cts di esprimersi prima di lasciare le decisioni in capo alle singole Regioni? Il Governo aveva ed ha tutto il potere decisionale per imporre un’unica strategia.
A questo proposito, rispondendo al question time al Senato, Speranza ha sottolineato che lo scorso 7 aprile il ministero, con una circolare, “ha già raccomandato l’uso preferenziale del vaccino AZ agli over-60 e Aifa ha ribadito che il profilo beneficio-rischio è più favorevole all’aumento dell’età”. Queste valutazioni, ha anticipato, “saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts”. Tutti i vaccini sono però “sicuri ed efficaci”, ha precisato il ministro.
Sul termine “preferenziale” Crisanti è perentorio: “Preferenziale, quando si hanno tanti vaccini a disposizione, equivale a obbligatorio, non prendiamoci in giro. Non ci sono dubbi al riguardo. Se hai alternative, non lo dai. I vax day andavano fatti con altri vaccini”.
Tocca quindi domandarsi se dal 7 aprile a oggi, il rapporto beneficio-rischio non fosse notevolmente cambiato in funzione della minor diffusione del virus e della maggiore disponibilità di vaccini alternativi ad AstraZeneca.
Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti ha voluto sottolineare: “La possibilità di utilizzare AstraZeneca per tutti su base volontaria non è un’invenzione delle Regioni o di qualche dottor Stranamore: è suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici per aumentare le vaccinazioni, e quindi evitare più morti”.
Non è e non sarà mai il momento dello sciacallaggio sul caso di Camilla Canepa, ma indagare i processi decisionali è necessario se non doveroso. La confusione è evidente e l’intera gestione della distribuzione del vaccino sviluppato dall’Università di Oxford non ha mai brillato per trasparenza.
Il commissario straordinario all’emergenza Covid-19 il generale Francesco Figliuolo chiamato in causa sulle polemiche ha precisato: “Polemiche sugli open day per vaccinare i giovani con Astrazeneca? Oggi noi sappiamo che questo tipo di vaccini sono consigliati agli over 60, dopodiché possono essere usati per tutte le classi di età. È bene fare un’anamnesi molto approfondita ma ovviamente le riflessioni le devono fare gli scienziati. E io sono sempre pronto a recepire qualsiasi riflessione che venga fatta in ambito ufficiale, quindi le raccomandazioni che poi daranno sono da applicare”.
Nessuno chiede e chiederà mai di attaccare il governo o il premier Draghi con una pletora di insulti, ma che qualcuno dei nostri politici o delle istituzioni alzi educatamente il dito per chiedere “perché?”, “chi?”, “quando?” potrebbe ricondurci sulla via di un sano dibattito volto a proteggere i cittadini.
Soltanto a gennaio scorso, l’ex premier Conte non è stato risparmiato da aspre critiche per la gestione degli accordi con le multinazionali farmaceutiche per l’approvvigionamento dei vaccini. Forza Italia invocava persino il Copasir per indagare sui presunti mancati accordi sui brevetti. E nell’attuale silenzio assordante della politica che non domanda e non pretende, viene purtroppo semplice pensare che se al posto di Draghi ci fosse stato ancora Giuseppe Conte, avremmo quasi certamente assistito a una crocifissione, almeno da parte di alcuni partiti che al tempo occupavano i banchi dell’opposizione. Il timore reverenziale – se possiamo chiamarlo così – nei confronti del premier Draghi che investe oggi gran parte della politica è diventato insopportabile e totalmente ingiustificato. Si chieda di far chiarezza perché non esistono morti di serie B.
Benvenuti nell’era del populismo vaccinale: il Governo blocca (di nuovo) AstraZeneca ma non spiega perché
(Luca Telese – tpi-it) – 11 giugno 2021
La morte di Camilla rischia di essere inutile. E la reazione del Governo e del Comitato tecnico-scientifico è a dir poco inspiegabile. Sono bastate poche ore, infatti, per scoprire che Camilla la ragazza tragicamente morta dopo la prima dose di vaccino – aveva un deficit congenito della coagulazione (piastrinopenia familiare) che ha provocato reazione avversa all’iniezione di AstraZeneca.
La sua è una morte folle, dolorosa per tutti, drammaticamente inutile. Ma è – soprattutto – una morte che si poteva evitare. Le indagini ci diranno cosa ha prodotto questo esito, ma le possibilità non sono molte: o è stata condotta male l’anamnesi (l’indagine che si fa al centro vaccinale prima di procedere all’iniezione) o il medico presso cui la ragazza era in cura non ha avvisato Camilla del fatto che era in una situazione di potenziale rischio oppure sono accadute entrambe le cose insieme.
Ma la causa della morte della ragazza – per fortuna o purtroppo – è una di queste due motivazioni, non il vaccino. Se poi ad un malato fragile, sotto terapia, che ha una fragilità genetica certificata, che è giovane ed è donna, si dà anche la dose del vaccino che più è sconsigliato per donne, giovani, con la predisposizione a problemi di coagulazione del sangue, allora (come è accaduto) il pasticcio è servito.
Il tema, tuttavia, è che la reazione del Governo e del ministero della Salute, ancora una volta, è inspiegabile: cambiare l’intero piano vaccinale, addirittura variare la programmazione di tutte le seconde dosi ancora in essere. Questo è semplicemente privo di logica.
Immaginate per un attimo un esempio estremo: il giovane guidatore di un’auto va a controllare le gomme prima di mettersi in viaggio. Il gommista gli dice: “Tutto a posto!”. Ma poi si scopre che per distrazione, il gommista, non si è accorto di un grosso chiodo piantato nel copertone. Per questo motivo, dopo pochi chilometri percorsi in autostrada al guidatore esplode una gomma. La macchina sbanda, il ragazzo muore.
Ebbene, l’unica reazione possibile è quella di indagare il gommista per omicidio colposo: ovvero per una grave negligenza che – senza nessuna volontà omicida – ha prodotto un esito tragico. La reazione del Comitato tecnico-scientifico alla morte di Camilla, invece, è stata emotiva, irrazionale, due volte fuori misura. Invece di partire dal problema, i tecnici si sono lasciati travolgere dalla paura e dal calore mediatico.
È come se, dopo l’incidente che abbiamo descritto, il Governo decidesse di chiudere l’autostrada. Come se, invece di consigliare prudenza e controlli sulle auto, dicesse a tutti i viaggiatori di scendere dal veicolo e di cambiare le gomme.
E infatti cosa si sta dicendo ora agli italiani? Non solo di non usare più AstraZeneca, ovvero di chiudere una intera autostrada che è vitale per il grande traffico che sopporta. Ma – addirittura – si prescrive alle persone che hanno già superato il casello e sono già in viaggio, di cambiare vaccino.
Sarebbe come – in piena estate – consigliare agli automobilisti di mettere le gomme da neve, facendo credere che questa sia una soluzione al problema della foratura. Il problema invece è il chiodo, non la gomma. Mi pare che l’unico soggetto che trarrebbe vantaggio da questa sostituzione sarebbe in produttore dei pneumatici da neve, cioè la Pfizer (che aumenta ulteriormente il suo fatturato).
E non basta: il cambio del vaccino – solo nella seconda dose – non garantisce nessuna sicurezza. Anzi, è un pasticcio che non è mai stato sperimentato su vasta scala. Se ne parlò, in passato, e venne sconsigliato da molti virologi (che oggi purtroppo tacciono).
Stupisce, dunque, che il Governo e il Comitato tecnico-scientifico non abbiano mantenuto i nervi saldi, proprio nel momento in cui era più importante farlo. Bisogna dire agli italiani che oggi magari avranno una sensazione di sollievo, oppure di soddisfazione, o addirittura di rassicurazione, che questa scelta, invece di risolvere i vecchi problemi, ne crea due. Non restituisce la vita a Camilla. E non ci rende per nulla più sicuri. Del populismo vaccinale non si può che diffidare.
Come mai solo ora l’idea della fuga del virus dal laboratorio di Wuhan non è più roba per complottisti?
(Alessandra Rizzo – la Stampa) – 11 giugno 2021
Un’ indagine nuova e trasparente per accertare l’ origine del virus che ha causato oltre tre milioni e 700 mila morti e paralizzato il mondo. Che sia trasmissione animale o fuga da laboratorio, i leader dei grandi Paesi vogliono vederci chiaro, e dal vertice G7 mandano un messaggio alla Cina. «Il mondo ha il diritto di sapere cosa è successo», ha detto il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, alla vigilia dell’ incontro. Dalla riunione dei leader del G7 che si apre oggi in Cornovaglia, la prima «in presenza» dell’ era Covid, arriva anche la promessa di donare un miliardo di dosi di vaccino al resto del mondo entro il prossimo anno.
L’ origine del coronavirus non è ancora stata chiarita. L’ ipotesi più probabile resta quella di una trasmissione da animale a uomo, forse da un pipistrello nel mercato di Wuhan, la città da cui è partita la diffusione. Ma la possibilità di una fuga accidentale da un laboratorio, inizialmente liquidata come teoria complottista priva di fondamento, ha di nuovo preso piede. I leader del G7, su spinta del presidente Usa Joe Biden, chiederanno che la nuova indagine sia condotta dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, stando alla bozza del comunicato finale citata dall’ agenzia Bloomberg e da fonti del vertice. La richiesta di un’ indagine «trasparente, basata sui dati e priva di interferenze» verrà ribadita anche al vertice Ue-Usa che si terrà la settimana prossima a Bruxelles.
L’ Oms, che nei mesi scorsi aveva già condotto un’ indagine in Cina, aveva allora concluso che l’ ipotesi di fuga fosse «altamente improbabile». Ma gli esperti non avevano avuto accesso al laboratorio di Wuhan e ai relativi dati. «È necessario che chi conduce l’ inchiesta abbia pieno accesso a dati e luoghi», ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. La Cina, che ha negato l’ ipotesi della fuga e offerto finora modesta cooperazione, difficilmente acconsentirà alla richiesta di trasparenza. Ma per Biden, che sull’ origine del virus ha già ordinato un rapporto dell’ intelligence Usa e che con Pechino tiene una linea dura, è comunque un successo diplomatico.
Altri temi sul tavolo dei leader di Italia, Regno Unito, Usa, Francia, Germania, Canada e Giappone riuniti nella piccola località balneare di Carbis Bay sono il cambiamento climatico, il quadro economico, tra segnali incoraggianti per le loro economie, e il tema del lavoro.
Ma è inevitabile che sia la pandemia il tema dominante. Il padrone di casa Boris Johnson ha chiesto ai leader di «vaccinare il mondo» entro il 2022, nella consapevolezza che nessun Paese sarà completamente al sicuro dal virus finché non lo saranno tutti. L’ impegno del vertice è per un miliardo di dosi entro il 2022. Biden ha già promesso l’ acquisto di 500 milioni di dosi del vaccino Pfizer per i Paesi più poveri.
Una promessa, al costo di tre miliardi e mezzo di dollari, che fa degli Usa «l’ arsenale dei vaccini per combattere il Covid in tutto il mondo», ha detto. L’ Italia aveva già annunciato un contributo aggiuntivo di 300 milioni di euro a favore del Covax, l’ alleanza globale dei vaccini, e la disponibilità a donare 15 milioni di dosi.
Niente sospensione dei brevetti dei vaccini invece: la Germania si oppone, e anche l’ Ue è scettica. («Non è la panacea», ha detto Michel). Ma piccole divergenze a parte, i lavori del vertice, senza Trump e con un Biden multilateralista, si aprono all’ insegna di un rinnovato impegno all’ unità.
E ditelo che gli “open day” erano solo un modo per smaltire le dosi di AstraZenica che nessuno voleva
(Paolo Russo – la Stampa) – 11 giugno 2021
Con una formulazione più stringente di quella adottata due mesi fa gli esperti del Cts accendono questa volta senza se e senza ma il semaforo rosso al vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni.
E lo stesso parere dovrebbe aprire al richiamo di AZ con un vaccino diverso, ossia con Pfizer o Moderna. «Questo perché gli studi più recenti dicono che con la seconda dose a Rna messaggero si ottiene una risposta anticorpale persino più efficace di quella che si ha ripetendo l’ infusione con il vaccino a vettore virale», spiega uno degli scienziati del Comitato. Che ieri a lavori praticamente conclusi è tornato a riunirsi nel pomeriggio, quando la tragica morte della 18 enne Camilla Canepa per una trombosi al seno cavernoso verificatasi dopo la somministrazione di Vaxzevria faceva capire che il percorso travagliato di quel vaccino era probabilmente giunto al capolinea.PUBBLICITÀ
Così gli scienziati hanno ripreso carta e penna per togliere dalla raccomandazione all’ uso di AstraZeneca sopra i 60 anni quell’«in via preferenziale» che molte regioni hanno interpretato nelle settimane scorse come un via libera agli Open day aperti a giovani e giovanissimi. Un’ operazione che non ha mai convinto i tecnici del ministero di Speranza, dove l’ irritazione nei confronti del Cts si tocca con mano, perché non è andato giù «l’ atteggiamento ondivago» di chi non avrebbe alzato un dito per fermare gli Open day.
Sui quali più di un governatore ha messo la faccia in una corsa a chi vaccina di più che ha portato prima consenso, ora chissà. Tanto che ieri era tutto uno smarcarsi dalle operazioni «AstraZeneca in libera offerta», con Napoli che disdiceva il suo Open day dai 18 anni in su e il lombardo Fontana, così come i colleghi veneti e friulano Zaia e Fedriga a ricordare che nelle loro regioni non si sono mai fatti Vax day rivolti ai giovani. Mentre i ragazzi, dove il vaccino era in offerta senza prenotazione come a Roma, hanno preferito stavolta disertare l’ appuntamento.
Resta il fatto che, anche per paura di non smaltire AZ, le regioni hanno premuto in questi giorni l’ acceleratore proprio sulla somministrazione dei vaccini a vettore virale tra gli under 60, tradendo la raccomandazione sul loro utilizzo, sia pure «in via preferenziale», dai 60 anni in su. I numeri dei quali siamo venuti in possesso sembrano smentire chi dopo aver lanciato il sasso ora ritira la mano. Nelle ultime tre settimane sono state infatti somministrate un milione e 423 mila dosi di AstraZeneca e l’ altro vaccino a vettore virale Johnson&Johnson.
Ma di queste ben 940 mila sono andati alla fascia da 30 a 60 anni e altre 163 mila a quella dai 18 ai 29 anni, lasciando poco più di 300 mila dosi agli over 60 per i quali invece erano raccomandate. Il verbale con il parere del Cts ieri sera non era ancora approdato al ministero della Salute, per cui le decisioni verranno ufficializzate soltanto oggi, nonostante lo sconcerto che la morte della giovanissima Camilla ha generato tra giovani e meno giovani. Spetterà poi allo stesso dicastero tradurre le indicazioni in una ordinanza, che oltre a sconsigliare con più forza il vaccino sotto i 60 anni e ancor più tra i giovani dovrebbe consentire al milione di vaccinati con AZ in attesa del richiamo di farlo con un vaccino diverso.
Proprio ieri l’Aifa ha diffuso il suo quinto rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid, dove si evidenzia che «il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni».
Anche se poi i dati dell’ Ema entrano più nel dettaglio, dicendo che i casi salgono a 2, 1 nella fascia 40-49 anni e vanno dall’ 1, 8 all’ 1, 9 per quelle da 30 a 39 e dei ventenni. Questo senza fare distinzioni tra uomini e donne, dove quei tassi di incidenza vanno moltiplicati almeno per tre. Anche così si resta ampiamente al di sotto del caso ogni 10 mila somministrazione che fa definire un caso avverso come “molto raro” dalle autorità regolatorie. Ma anche se rarissime quelle trombosi possono ora essere evitate, visto che l’ offerta di vaccini è sufficiente a coprire anche le fascia giovanili senza somministrare loro gli antidoti a vettore virale.
Proprio mentre ieri sé stata superata l’ asticella dei 40 milioni di somministrazioni bisognerà ora vedere che effetto avrà questo ennesimo pasticcio sulla campagna vaccinale. Che intanto i suoi effetti continua a produrli, con l’ incidenza dei casi scesa in una settimana da 32 ogni 100 mila abitanti a 25 e ben sei regioni – Emilia, Lombardia, Lazio, Piemonte, Trentino e Puglia- che da lunedì entrano nella fascia bianca del ritorno alla quasi normalità.
I misteri del covid, dieci domande senza risposta
(Marcello Veneziani) – La verità 12 giugno 2021
Con la bella stagione l’Italia sta finalmente ritrovando un po’ di vita, di libertà e di fiducia. Ma restano irrisolti molti dubbi sulla pandemia che ci trasciniamo da mesi e che rischiamo di ritrovarci in futuro. Senza mettere in discussione le vaccinazioni, ci sono almeno dieci domande senza una risposta compiuta.
1. Come è nato e da dove è partito il covid?
Si fa sempre più strada la tesi che il covid non sia un errore della natura ma un errore di laboratorio; e non è fugato il sospetto che non sia un errore involontario. Dalla pandemia che ha patito in anticipo sugli altri e fronteggiandola coi mezzi efficaci di un regime totalitario e militarizzato, la Cina esce rafforzata, leader mondiale non solo nel commercio. E resta un mistero che le varianti siano identificate per nazione – variante inglese, indiana, brasiliana – mentre il virus originario non sia definito cinese.
2. Oltre il racconto dei media quali sono stati in realtà i paesi più colpiti?
Se usiamo tre parametri, ovvero il numero di vittime in rapporto alla popolazione, il rapporto tra ricoverati e deceduti e la durata dell’emergenza pandemia, dobbiamo tristemente concludere che l’Italia è tra i paesi al mondo più colpiti e più a lungo, mentre i media puntavano su Inghilterra e Stati Uniti al tempo di Trump, poi su India e Brasile. Ci evidenziano, per esempio, il numero di contagi in India ma considerando che la popolazione è 22 volte superiore all’Italia, avere – poniamo – da noi 100mila malati equivale a più a 2,2 milioni d’ammalati in India.
3. Quanti sono davvero i morti di covid?
Manca una distinzione almeno fra tre categorie di decessi: a) chi è morto a causa del covid; b) chi è morto col covid come fattore scatenante di altre gravi patologie; c) chi era già in condizioni terminali o in assoluta fragilità, e il covid è sopraggiunto al più come colpo di grazia. Più ardua e penosa sarebbe invece la domanda su quanto abbiano inciso gli errori, i ritardi, i piani e i protocolli sbagliati, le mancate cure a domicilio, tempestive ed efficaci.
4. Era proprio necessario il regime di restrizioni, i lockdown e le chiusure?
Paragonando i dati dei paesi con norme più restrittive e più a lungo vigenti e altri con norme minime e più transitorie, non c’è conferma che le restrizioni siano state più efficaci, anzi. In più si è testato un regime di sorveglianza che non ha precedenti in democrazia, con la sospensione delle libertà più elementari, dei diritti primari. Una prova generale e inquietante per eventuali dispotismi futuri.
5. Quante vittime stanno mietendo i vaccini?
Non disponiamo di studi e statistiche attendibili, conosciamo solo casi e denunce episodiche. Probabilmente sono sottostimati i dati; funziona a rovescio il meccanismo applicato per il covid: chi è deceduto dopo il vaccino per una complicanza, si attribuisce solo a quella la causa della morte, non al vaccino. Qui non vale la regola post hoc propter hoc usata per le vittime di covid.
6. Come stanno funzionando i vaccini, i contagi calano solo per questo?
Se paragoniamo i dati di ora a quelli del giugno scorso ci accorgiamo che anche l’anno scorso, senza vaccino, ci fu lo stesso drastico calo. E quindi si vorrebbe capire quanto incidano realmente i vaccini e quanto concorra il clima stagionale. Resta poi indeterminata l’incidenza e la durata d’efficacia dei vaccini, se il vaccinato può essere ancora contagioso, se il vaccino stesso innesca varianti. Non sarebbe poi necessario dopo il vaccino prescrivere il test seriologico per sapere come stiamo con gli anticorpi?
7. La gente si è davvero convertita in massa alla necessità dei vaccini?
In realtà si è rassegnata in massa a vaccinarsi, per istinto di gregge, pur diffidandone e pur sapendo di fare da cavia nel buio. Si vaccina per stanchezza, per conformarsi a un obbligo socio-sanitario, per timore di sanzioni, per levarsi quanto prima la mascherina, per disporre del passaporto, circolare liberamente e tornare alla vita normale. Pur vaccinandosi sono molti gli scettici, convinti che non serva o produca danni, soprattutto nel tempo e non ci copra da ulteriori varianti. E che saremo costretti a rifare ancora.
8. È davvero necessario vaccinare in massa anche in giovane età?
I giovani hanno un rischio molto basso di contagi e ancora più basso di un’infezione in forma pericolosa. Si usa il generico alibi che sono veicoli di contagio in famiglia e si usa il loro desiderio di avere un pass per sentirsi di nuovo liberi. Non si conoscono poi gli effetti nel lungo tempo di vaccini mai testati che potranno avere sulla loro salute, fertilità, genetica.
9. A che punto sono le cure per debellare o rendere innocuo il covid?
Proiettando tutta la profilassi e le aspettative sul vaccino, si sta trascurando la via di curare il covid con cure appropriate e tempestive, abbassando al minimo i rischi di ricoveri, complicanze e letalità. Eppure ci sono ormai medicinali e terapie che potrebbero abbattere il pericolo e mutare le strategie sanitarie.
10. Al di là del virus e delle vittime, quale effetto globale ha prodotto il covid?
Innanzitutto, più isolamento, più dipendenza e più sorveglianza; quindi una ripresa di potere dello Stato non solo sulla salute ma anche sul lavoro, il controllo e l’economia; poi di fatto ha penalizzato i governi outsider e rafforzato il modello cinese. Ha ingigantito la dipendenza dal circuito info-mediatico-sanitario e l’insicurezza. E non sappiamo ancora quante sono, e a che livello, le vittime dell’isolamento indotto dal covid, in termini di depressioni, suicidi, vite peggiorate, rapporti deteriorati e cure mancate per altre malattie gravi.
Le domande qui sollevate, circolano sparse da tempo, aprono dubbi e possibili risposte o interpretazioni. Dal covid siamo usciti più vulnerabili e più esposti ai rischi di altre pandemie; spontanee, indotte o manipolate. Ed è cresciuta l’incertezza, come dimostrano queste domande che non hanno avuto risposta.
Caos sul mix di vaccini. “Ci state trattando come cavie”. E c’è chi chiede di continuare con AstraZeneca
(Clarissa Valia – tpi.it) – 13 giugno 2021
Non convince del tutto la decisione del governo e del Cts sul richiamo eterologo per gli under 60 che in prima battuta hanno ricevuto la dose AstraZeneca. È l’ennesima giravolta sul siero anglo-svedese. Ora è stata imposta la seconda dose tassativamente con Pfizer o Moderna. Vaccini diversi, a vettore virale il primo e a mRna i secondi, oltre che di un marchio diverso.
LA CIRCOLARE DEL MINISTERO SU ASTRAZENECA, NO AGLI UNDER 60 E RICHIAMI CON VACCINO DIVERSOLa decisione del ministero della Salute ha limitato la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Jonhson, entrambi a vettore virale, agli over 60. Per chi ha meno di 60 anni, invece, e ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca, il ciclo sarà completato con Pfizer o Moderna. Un mix deciso in corsa dopo la morte di Camilla Canepa, la 18enne colpita da trombosi affetta da una malattia autoimmune e deceduta alcuni giorni dopo che le era stata somministrata la prima dose di AstraZeneca a un “open day” vaccinale.
CRISANTI: “MIX VACCINI? NON SAPPIAMO SE È SICURO”Sulla presa di posizione governativa del siero diverso per la seconda dose è scettico il virologo Andrea Crisanti. Al momento non ci sono sufficienti studi sulla combinazione di due vaccini anti Covid diversi, con il microbiologo dell’Università di Padova che dichiara: “Nessuno lo può dire se il mix sia sicuro. Sicuramente i dati sulla seconda dose di Astrazeneca ci sono, sulla vaccinazione ‘eterologa’ no; magari funziona, magari ha dei problemi. Dovrebbero pronunciarsi gli enti regolatori e tutti gli altri dovrebbero fare un passo indietro. Senza i dati non ci si vaccina“.
“Dal punto di vista teorico e immunologico non dovrebbero esserci problemi, però c’è un aspetto formale da non sottovalutare, nel senso che questa è una combinazione di cui non si sa efficacia e durata“. Imporre agli under 60 di cambiare con la seconda dose “è una procedura che non è stata validata. Magari funziona pure, però abbiamo degli organi regolatori a cui è demandata la regolazione di queste procedure, non è che uno si alza la mattina e le cambia“, sottolinea Crisanti con LaPresse, “nessuno lo può dire se il mix sia sicuro. Dal punto di vista teorico non ci sono controindicazioni, ma una cosa è la teoria e un’altra è la pratica”.
LE REGIONI FRENANO SUL MIX VACCINI: “PRIMA L’AIFA CHIARISCA”La nuova decisione del ministero della Salute di sostituire la seconda dose di AstraZeneca con quella di un vaccino a Rna messaggero non convince nemmeno le Regioni. Alcune sono già partite, altre inizieranno oggi, altre ancora sono incerte e in attesa di una nuova indicazione da Aifa.
Lombardia prima no poi sì – Tra queste la Lombardia che ieri, sabato 12 giugno, aveva deciso di sospendere la seconda dose con un vaccino diverso (scelta che resta nel week end) salvo poi ricredersi dopo una telefonata chiarificatrice tra l’assessora al Welfare Letizia Moratti e il ministro Roberto Speranza. Il motivo della diffidenza risiedeva nella mancata trasparenza sulla pubblicazione del parere dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, sulla combinazione tra vaccini. Fonti al Corriere della Sera rivelano che “questo parere è in realtà allineato a quello del Cts e vedrà presto la luce”.
Lazio, richiamo con AstraZeneca a chi lo chiede – Il Lazio, come riporta Repubblica, ha invece sollevato la questione di chi non vuole cambiare il vaccino ma confermare il richiamo con AstraZeneca. Non si può obbligare qualcuno a non proseguire un trattamento sanitario già iniziato con un medicinale. E infatti Aifa nel suo parere, posto poi alla base della circolare ministeriale, aveva raccomandato “di considerare la possibilità di effettuare la seconda dose con un vaccino a mRna”. Ancora una volta si parla di possibilità e raccomandazioni, non obblighi.
LE TESTIMONIANZA DAGLI HUB VACCINALI: “CI STATE TRATTANDO COME CAVIE”: C’È CHI RIFIUTA IL MIX DELLA SECONDA DOSEIl cocktail di vaccini spaventa le persone. Nel servizio di Repubblica al centro vaccinale allestito alla stazione Termini di Roma, la giornalista ha ascoltato le perplessità della gente. “Ma la seconda dose cambia?”, è la domanda più frequente di chi attende il richiamo di vaccino all’hub romano. Chi rifiuta il mix della seconda dose dice con rabbia: “Ci state trattando come cavie”. Su mille prenotati di ieri a Termini, 40 hanno rifiutato: “Non sulla nostra pelle”.
“Mi sembra una decisione un po’ incoerente questa del richiamo diverso”, dice un’insegnante di 39 anni in attesa del richiamo intervistata da Repubblica. La donna aveva fatto la prima dose di AstraZeneca a marzo. All’hub vaccinale sono tante le persone che preferiscono chiudere il ciclo del vaccino con AstraZeneca piuttosto che cambiare siero in corsa e che quindi rifiutano la seconda dose eterologa. “Siamo delle cavie. Comunque accetterò, mi fido della scienza e dei medici – dice un’altra intervista – ma ho paura che con questi vaccini si stia giocando troppo d’azzardo”.
“Avrei dovuto fare la prima dose il 17 marzo, poi c’è stato il blocco per le trombosi e sono stata rimandata al 26 marzo, quando già c’era l’indicazione di darlo agli over 60 – spiega la donna che ha meno di 60 anni – Avrei potuto rifiutare, aspettare che si sbloccasse la mia fascia di età e poi scegliere. E invece no, ho deciso di fare AstraZeneca, me ne sono assunta la responsabilità. E adesso…”. La donna a chiest “pronta a fare una scenata se non mi danno Astra”. Poi, una mezz’ora dopo, riemerge col cerotto sul braccio: “Non c’è stato modo, mi hanno detto o fai la seconda dose Pfizer o niente. Alla fine ho accettato. Speriamo che tra due mesi qualcuno non dica che è stata una scelta scellerata”.
“Dalle 9 di stamattina circa una persona su 25 ha rifiutato la somministrazione del richiamo eterologo”, dice la dottoressa Carlotta Marrangone, una delle coordinatrici sanitarie dell’hub di Termini a Rep. “Sono tutti timorosi, c’è la grande paura di eventuali effetti avversi relativi al mix dei vaccini – prosegue il medico – Poi la maggioranza si tranquillizza. Stiamo spiegando loro che il mix si può fare, anche altri paesi lo hanno adottato, e potrebbe anche offrire una maggiore copertura. Non è facile. Ma queste sono le direttive“, conclude la dottoressa.
IL MIX VACCINI NEGLI ALTRI PAESI E GLI STUDI PUBBLICATI FINORAL’idea del mix vaccinale non è nuova, in passato è stata testata per alcuni vaccini sperimentali contro HIV. La decisione del cocktail di dosi da parte dell’Italia segue quella di altre nazioni come Germania, Spagna, Francia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Canada. Una scelta che però non è basata su solidi dati poiché è solo da poco tempo che si è iniziata a testare tale approccio.
Sono due gli autorevoli studi scientifici sul richiamo eterologo pubblicati finora: uno in Spagna e l’altro in Gran Bretagna. Nel Regno Unito, ricerca testata su 830 persone, è emerso che l’utilizzo di un mix di vaccini anti Covid (AstraZeneca e Pfizer) appare in grado di produrre una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”, ma non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone. La ricerca sul mix non ha verificato sostanziale differenze tra la somministrazione di una prima dose AstraZeneca e un richiamo Pfizer e viceversa. Nel secondo studio clinico, quello effettuato in Spagna, invece, su 673 volontari, a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III, un organismo pubblico spagnolo, ha concluso che somministrare il vaccino anti-Covid di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.
Crisanti: “Tutto il Cts si deve dimettere subito, un casino apocalittico. Camilla sarebbe ancora viva”
(Luca Telese – tpi.it) – 14 giugno 2021
Professor Crisanti, come giudica la situazione che si è determinata nella campagna vaccinale?
(Sorriso amaro). Siamo al caos più completo. Servirebbero provvedimenti drastici.
Cosa intende?
Tutto il Comitato tecnico scientifico oggi si dovrebbe dimettere. E forse, dopo di loro, anche qualcun altro.
Non va per il sottile.
Ma avete visto cosa sta accadendo? Vi rendete conto che conseguenze ci saranno per queste scelte?
Si riferisce al mix di vaccini?
A quello, ma non solo. E ad un cambio di paradigma mai verificatosi prima.
Quale?
La fonte della decisione e della legittimità scientifica viene per la prima volta cambiata. Per di più in corso d’opera.
A cosa si riferisce?
Al “trial”. Ovvero alla sperimentazione controllata, e condotta secondo rigidi parametri statistico-scientifici.
E ora?
Adesso la sperimentazione si sta facendo in presa diretta. Senza precedenti e senza rete.
Però tutti i rappresentanti istituzionali assicurano che non ci sono rischi.
Vero. Ma non rassicurante.
Il Cts prescrive il mix e sconsiglia la seconda dose di AstraZeneca.
Attenzione. Per fortuna dal punto di vista teorico e biologico non abbiamo nessun dato che ci metta in allarme. Ma bisogna anche sapere che la scala in cui questo mix viene applicato, per la prima volta è enorme.
Parliamo di un milione di italiani, infatti. Tutti in attesa del richiamo di AstraZeneca.
Appunto. Noi in realtà abbiamo già in mano uno studio di Lancet che ci parla di maggiori reazioni avverse, anche se di bassa intensità, in caso di mix di vaccini. Ma…
Parliamo di una ricerca importante, ma condotta su poco più di 800 casi.
Appunto!!! 812 casi è una cosa da ridere rispetto a un milione. E tutte le altre esperienze che si citano non sono nulla per un vaccino. Alcune piccole sperimentazioni, anche quelle in corso d’opera, non hanno i tempi di sicurezza.
Quindi lei dubita?
Ripeto: non c’è stato un vero trial!
Spieghiamo la differenza fra un trial e i casi che si citano ai molti italiani che in queste ore sono perplessi. Hanno già la prima dose in corpo, ma non sanno che fare adesso.
Devono sapere che non possono avere certezze. E che nessuno gliele può dare.
Non si devono fidare, intende?
Un campione quasi casuale, a prescindere dal numero dei casi, ha zero rappresentatività.
Lei sta dicendo: è come un sondaggio politico.
Certo. Bisogna costruire un campione omogeneo. Per età e per anagrafe. Altrimenti sarebbe come ipotizzare l’esito del voto politico partendo solo da Reggio Emilia.
Capisco. Quindi se non c’è una campionatura dei soggetti, l’indagine non vale.
Assolutamente si. Proprio perché i problemi delle reazioni avverse si stanno rivelando localizzati in fasce ben definite: donne, giovani, in età fertile… chiaro? Più allarghi la base dei vaccinati, più rischi di “trovare” nuovi casi. Ed è così anche per i trombi.
Lei ha letto nel dettaglio lo studio di Lancet?
Certo. Ci sono stati effetti collaterali importanti con le seconde dosi: non mortali, ma il segnale dobbiamo coglierlo.
Ma quindi lei sconsiglierebbe?
Potenzialmente io non vedo grandissimi rischi, ma è il metodo mi lascia perplesso: si interrompe ogni fonte di legittimità scientifica. Il pasticcio è stato già fatto.
Andrea Crisanti, come avete visto, non usa parole tenere per descrivere la situazione che si è creata dopo lo stop del Comitato tecnico Scientifico ad AstraZeneca. Invoca dimissioni, non risparmia giudizi netti. Ipotizza, come vedremo tra breve, una profilassi del tutto diversa. Spiega perché la morte di Camilla non era inevitabile.
Lei pensa che non si debbano prescrivere i mix di vaccini, dica la verità.
Hanno fatto un casino senza precedenti. E provo anche a spiegarle perché.
Prego. Stiamo parlando sempre delle seconde dosi?
Esatto. Metta che io sia uno di quel milione di italiani che hanno la prima dose di AstraZeneca.
Immaginiamolo.
Vado a fare la seconda dose e mi dicono: adesso puoi avere solo Moderna o Pfizer.
Adesso forse – dopo i primi annunci stanno facendo marcia indietro.
Me lo auguro, perché una imposizione non è legalmente possibile.
In che senso?
Quando tre mesi fa queste persone si sono vaccinate con la prima dose hanno firmato un documento che ha lo stesso valore legale di un contratto.
Il consenso informato?
Esatto.
Se sei il comitato tecnico scientifico e cambi idea hai la possibilità di farmi un’altra proposta.
Certo. Ma non hai la possibilità di obbligarmi! Capisci? Ma non puoi negarmi, se la voglio, una seconda dose di AstraZeneca.
La scelta di sconsigliare una seconda dose deriva dalla reazione alla morte di Camilla.
Lo so. Ma non si può decidere sull’onda dell’emozione. Non si può delegare scelte come queste a decisioni del Cts che poi nessuno spiega.
Cosa mi sta dicendo, professor Crisanti?
(Sbotta). Qualcuno si dovrà prendere la responsabilità di questo casino apocalittico!
Lei non consiglierebbe a un amico di cambiare vaccino?
Sinceramente io sarei più prudente di come ha fatto il Cts fino ad ora.
E come?
Si potrebbe mantenere la vigilanza sulla produzione anticorpale dei soggetti. E quindi arrivare fino a ottobre.
E poi?
A chi ha già una produzione anticorpale alta non inoculerei necessariamente la seconda dose.
E che si fa, però?
Sulla base di quello che ho detto prima, darei la possibilità di scegliere. Se si supera l’anno, il problema non si porrà più.
Quindi lei propone: monitoraggio, sorveglianza e … ?
Flessibilità. Ma soprattutto: nessuna coercizione. Con il monitoraggio saremmo in tempo di cambiare le indicazioni a seconda degli effetti reali del trattamento.
Ma cosa la fa arrabbiare di più?
Questa incertezza continua. Questi ripetuti cambi di rotta. Un disastro di comunicazione.
Quale?
Nessuno può più ignorare che si stanno accavallando decisioni contraddittorie e continue variazioni nella narrazione vaccinale.
E questo che conseguenze ha?
Come possono non vedere che nel lungo periodo il rischio è che perda di credibilità l’intera campagna vaccinale?
Si potrebbe obiettare: è la reazione alla morte di Camilla che ha scombinato i piani.
La povera Camilla non doveva morire. E il vero problema, nel suo caso, non è stato il vaccino in se, ma l’anamnesi.
Si riferisce al fatto che si sono scoperte dopo le patologie, le cure, e che si sarebbe dovuto farlo prima?
Esatto. Ma mi riferisco anche al fatto che l’attuale scheda di anamnesi della campagna vaccinale non è strutturata in maniera adeguata per raccogliere queste pessime informazioni.
Mi faccia un esempio:
È presto detto. Noi sappiamo che i soggetti “a rischio” sono – ad esempio – le donne giovani con problemi di coagulazione del sangue e che prendono la pillola?
È quello che è emerso dallo studio delle reazioni avverse.
Ebbene, tra i punti indicati nell’anamnesi queste due domande dirette non ci sono!
Possono uscire nel colloquio successivo.
Nulla lo esclude. Ma intanto nel caso di Camilla non è accaduto.
E la ragazza ha avviato anche una terapia ormonale, senza dirlo ai medici.
Esatto: tutto questo lavoro preparatorio, come abbiamo drammaticamente imparato, non è emerso in alcun modo.
Ma come è possibile?
Io so che la scheda di anamnesi doveva essere validata dal Comitato tecnico scientifico. Ma so anche – per certo – che così non è stato.
In che senso?
Non ne hanno mai discusso. E questo è grave, perché in una campagna come questa tutte le procedure devono essere coordinate.
Quindi la morte della ragazza si poteva evitare?
Ma certo!
Perché?
Con le informazioni che abbiamo scoperto poi, Camilla il vaccino AstraZeneca non lo avrebbe dovuto fare. E – se così fosse andata – l’esito tragico non si sarebbe mai verificato.
Vaccina tu che a me viene da ridere
(Paolo Russo – la Stampa) – 15 giugno 2021
Anche la nostra Aifa, dopo la «raccomandazione» del Cts, dice sì al mix di vaccini per chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca e ora deve proseguire con Pfizer o Moderna, in base a quanto stabilito dalla circolare del ministero della Salute di venerdì. Ma tra le Regioni è il caos. Il campano De Luca va allo strappo con il governo dicendo che no, nella sua regione non si faranno i richiami con gli antidoti a Rna messaggero per chi ha fatto prima Az.
Mentre gli altri governatori non lo seguono ma nemmeno si allineano con Speranza. Il Lazio continua a fare il richiamo con l’ antidoto di Oxford a chi lo richiede, la Puglia si rimette alla decisione dei medici, la Lombardia tentenna, prima facendo marcia indietro sul no della prima ora al mix di vaccini, ora sospendendo comunque i richiami. «In attesa di sapere cosa ci risponde il governo, sia sulla conferma delle modalità di vaccinazione, che sulla fornitura di dosi aggiuntive di Pfizer e Moderna», spiega il presidente lombardo Attilio Fontana.
E sulla fornitura di dosi aggiuntive dei più gettonati vaccini a Rna messaggero insiste anche la schiera delle Regioni che pure si è allineata alle decisioni del governo. Le reclama l’ Emilia Romagna, che deve fare richiami a 40 mila persone, e fa altrettanto il Lazio, che – senza proclami – a chi si prenota ora con Pfizer o Moderna anticipa il richiamo da 35 a 21 giorni. Tanto per generare un altro po’ di confusione tra gli italiani, passati dalla fase di entusiasmo vaccinale a quella del disorientamento.
A far mostrare serenamente il braccio per il richiamo di certo non ha contributo la lettera inviata al ministro Roberto Speranza dall’ unità di crisi della Regione Campania. Nella missiva si spiega che «sussistono ancora dubbi in merito a potenziali rischi connessi all’ uso dei vaccini da adenovirus virale in qualsiasi fascia di età e si rafforza l’ esigenza di maggiore chiarezza dei pareri del Cts, nei quali, allo stato, si rinvengono mere «raccomandazioni» sull’ uso dei vaccini.
Non sembra ancora sufficientemente chiara l’ effettiva ricorribilità, in condizioni di sicurezza, alla cosiddetta “vaccinazione combinata”, la quale porrebbe comunque problemi di attuazione in sede di somministrazione della terza dose, la cui necessità è oggi data come probabile dalle stesse case produttrici».
Dubbi e timori che da ieri mattina hanno iniziato a rimbalzare attraverso siti e tv, generando sconcerto tra quel milione di under 60 vaccinati in prima battuta con Az. Non sconcerto ma irritazione ha provocato invece la presa di posizione di De Luca in Speranza e i suoi. Il presidente dell’ Aifa, Giorgio Palù, si sbraccia per rassicurare che «ormai gli studi sono inconfutabili» e gli esperimenti sul campo «stanno dimostrando la maggiore efficacia della vaccinazione eterologa».
In serata poi arriva il parere della stessa Aifa che qualche altra apprensione finisce per suscitarla, affermando che «a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, il mix vaccinale ha presentato una maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici di grado lieve-moderato, apparso nel complesso accettabile e gestibile». Insomma il frullato di vaccini protegge ugualmente, ma dopo la seconda puntura si sta un po’ peggio.
A voler aggiungere un altro pizzico di caos ci ha poi pensato l’ Ema, diramando una nota che sembra quasi una tirata d’ orecchi al governo italiano quando afferma che «la posizione normativa dell’ agenzia rispetto al vaccino di AstraZeneca è chiara: il rapporto rischio-beneficio è positivo e il vaccino rimane autorizzato in tutte le popolazioni». Prendendosela poi con i media quando gli esperti di Amsterdam sottolineano che «durante il fine settimana ci sono stati molti articoli con informazioni non corrette sulle considerazioni scientifiche dell’ Ema riguardo al vaccino Covid-19» prodotto dall’ azienda anglo-svedese.
Peccato che Cts prima e ministero poi lo stop ad Az per gli under 60 lo abbiano dato dopo aver letto e riletto le tabelle pubblicate nel sito della stessa Agenzia, che mostrano come a fronte di una circolazione bassa del virus, com’ è quella oggi in Italia, il rapporto rischio beneficio sia sempre a svantaggio del vaccino di Oxford dai 59 anni in giù. A fronte di queste bagatelle tra esperti, la variante delta, o “indiana” dopo aver dilagato in Gran Bretagna è intanto diventata prevalente anche negli Usa. Finendo per “bucare” un po’ anche i vaccini.
La verità sul virus
(tg24.sky.it) – 15 giugno 2021
L’Istituto di Virologia di Wuhan ha tenuto pipistrelli vivi in gabbia. Lo rivela SkyNews Australia in base a un inedito filmato, di cui è entrata in possesso, girato all’interno della struttura. Immagini che smentirebbero la versione dell’Oms che aveva bollato l’ipotesi come “cospirazionismo”. SkyNews Australia precisa che si tratta del video ufficiale – in cui si vedono addetti che nutrono i pipistrelli – dell’Accademia cinese delle scienze, girato in occasione del lancio del laboratorio di biosicurezza nel maggio del 2017.
IL REPORT OMS NON CITAVA LA PRESENZA DI PIPISTRELLI
Il filmato di 10 minuti, intitolato “Il team di costruzione e ricerca del laboratorio Wuhan P4 dell’Istituto di virologia di Wuhan, Accademia cinese delle scienze”, celebra il completamento della struttura e presenta interviste con i suoi principali scienziati del laboratorio di livello 4, il più alto in termini di sicurezza mai realizzato in Cina, grazie al sostegno della Francia.
Si parla di precauzioni “di massima sicurezza” in atto in caso di “incidente” e degli “intensi scontri” con il governo di Parigi durante la sua costruzione. Il rapporto dell’Oms sull’origine della pandemia non ha citato la presenza di pipistrelli all’Istituto della città dove per primo è stato registrato il Covid-19, mentre negli allegati c’è stata la menzione della possibilità di ospitare gli animali. “La stanza nella struttura P4 può gestire una varietà di specie, incluso il lavoro sui primati con SARS-CoV-2”, si legge.
LE CONTRADDIZIONI DELLO ZOOLOGO DASZAK SUL LABORATORIO DI WUHAN
Wsj: 3 ricercatori laboratorio Wuhan ammalati Covid nel novembre 2019
Lo zoologo Peter Daszak, che ha fatto parte della missione Oms a Wuhan, ha affermato che era una cospirazione suggerire che i pipistrelli fossero allevati all’Istituto di Virologia. In un tweet di dicembre 2020 scrisse che “nessun pipistrello è stato inviato al laboratorio di Wuhan per l’analisi genetica dei virus raccolti sul campo: raccogliamo campioni di pipistrelli, li inviamo al laboratorio. RILASCIAMO i pipistrelli dove li catturiamo!”.
Questo mese, Daszak è sembrato ritrattare, ammettendo che l’Istituto potrebbe aver ospitato pipistrelli e di non averlo mai chiesto. Daszak è stato aspramente criticato per gli stretti rapporti con Shi Zhengli, la ‘Bat Woman” dell’Istituto, nota per aver raccolto oltre 15.000 campioni di virus da pipistrelli.
Ci sono 10 milioni di italiani che non vogliono vaccinarsi
(Marta Vigneri – tpi.it) 15 giugno 2021
Spaventa l’effetto del cambio di marcia sui vaccini anti-Covid da parte del governo, avvallato dalle nuove disposizioni dell’Aifa, che ieri hanno dato il via libera al “mix” di dosi: gli under 60 a cui è già stato somministrato il siero di Oxford completeranno il ciclo d’immunizzazione con un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna). E intanti AstraZeneca si inoculerà solo agli over 60.
Una decisione presa dopo la scomparsa di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante che si era vaccinata con il siero anglo-svedese durante uno degli open day regionali, ma non completamente spiegata dalle autorità governative, mentre gli enti regolatori continuano ad affermare che il vaccino a vettore virale è efficace dai 18 anni in poi.
Il rischio è che la comunicazione schizofrenica su AstraZeneca influisca sugli scettici, che secondo un rapporto di Agenas e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono circa 10 milioni, pari cioè al 17 per cento della popolazione. Un dato rilevato già all’inizio della campagna vaccinale e confermato oggi dai medici Sergio Abrignani e Sergio Harari, che dalle colonne del Corriere della Sera lanciano la proposta: “Discutere della necessità di un obbligo vaccinale per tutta la popolazione adulta, almeno fino a quando non avremo vaccini disponibili anche per la fascia pediatrica”. “Non possiamo permetterci di lasciare 10 milioni di adulti senza vaccino“, affermano.
“Non è facile scrivere di vaccini nei giorni in cui piangiamo la scomparsa di una ragazza diciottenne deceduta a causa di un effetto collaterale del vaccino AstraZeneca. È bene però fare alcune considerazioni che avremmo voluto condividere lontano da momenti così tragici”, scrivono i medici.
“Accettare di avere una fetta significativa della popolazione adulta non vaccinata per rifiuto all’immunizzazione, che le stime valutano attorno al 17 per cento degli italiani ovvero circa 10 milioni, significa spalancare una porta al virus e offrirgli una nuova possibilità di continuare a replicarsi, infettare, uccidere, consentendo il mantenimento della circolazione virale”, continuano. Per Harari e Abrignani ridurre le possibilità che il virus, che continua a circolare tramite varianti più resistente, attecchisca su di noi, significa “aumentare le probabilità di circoscrivere i focolai epidemici”, spiegano.
“Nessun atto medico è scevro da possibili effetti collaterali e non lo erano neanche le vaccinazioni contro la poliomielite e il vaiolo la cui obbligatorietà e estensiva diffusione ha permesso di liberare il mondo da queste gravissime malattie che appestavano da secoli le vite degli uomini. È probabile che necessiteremo di ulteriori richiami, o per garantire la durata nel tempo dell’immunità, o per proteggerci da nuove varianti virali: dobbiamo prepararci per tempo”, affermano i due esperti.
“Obbligatorietà vaccinale, pianificazione flessibile e tempestiva di una struttura in grado di garantire, al di fuori dell’emergenza, immunizzazioni rapide a tutta la popolazione, produzione indipendente sotto licenza dei vaccini, sono i cardini per una vera e duratura liberazione del Paese dalla pandemia”, concludono i due medici.
MA TU SENTI, di fatto ci stanno espropriando della libertà di vaccinazione in nome di battaglie storiche contro polio e vaiolo. A proposito, sapere che da vari anni oramai i malati di polio nel mondo sono dovuti sopratutto al vaccino, e che in Europa la Polio è sparita dal 2002 e in Italia dal 1989?
E questi parlano di obbligo vaccinale per colpire i riottosi. Ma chi si credono di essere?
Il Governo tiri fuori i dati su AstraZeneca e mix vaccinale. È un nostro diritto
(Luca Telese – tpi.it) 17 giugno 2021
– Dietro le apparenti rassicurazioni di governo e comitato tecnico scientifico lo scenario della campagna vaccinale non cambia: numeri che ballano, spese pazze e caos. Un bel problema. Ed ecco perché: 1) ancora non si riesce a capire numero esatto di coloro che attendono la seconda dose di AstraZeneca e che ora (per volontà del governo) saranno costretti a cambiare vaccino. 2) Nessuno ancora ci dice quanto costa al paese il passaggio precipitoso alla vaccinazione eterologa.
Tuttavia un calcolo di massima è possibile farlo ugualmente: almeno un milione di dosi che sarebbero costate due euro (la spesa necessaria per una dose di AstraZeneca), verranno comprate a poco meno di 20 euro. Ovvero quello che il nostro paese paga per una dose di Pfizer-BioNtech (per l’esattezza 19,50 euro a dose, dopo l’ultimo contratto). La spesa aggiuntiva, dunque, è di almeno 18 milioni di euro. Che poi andrà proiettata anche sui costi dei prossimi anni.
Ci sono le dosi? La risposta è altrettanto interessante: come paese disporremo di una quota (il 13,5%) del nuovo contratto da 900 milioni di dosi firmato dalla Commissione Ue a inizio maggio per avere garantite le forniture a partire da gennaio 2022. Ma la cifra di queste forniture può anche raddoppiare se acquisteremo anche la parte pro quota degli altri 900 milioni di dosi già opzionate dalla Commissione Ue da qui al 2023.
Ma dopo la rinuncia ad AstraZeneca questo acquisto diventa obbligato: sono dosi di cui – dopo questa scelta – avremo disperato bisogno. Anche se nessuno lo ammette, la scelta della campagna vaccinale è in linea con una strategia di alleanze e di mercato che abbiamo scelto ben prima della morte di Camilla.
Escono dal cuore del programma vaccinale una multinazionale svedese e il suo vaccino pensato a Cambridge, in Gran Bretagna. Quando quel progetto anglo-svedese era nato, il governo di Boris Johnson era ancora in Europa. Adesso la Gran Bretagna è un competitor. Ed è forse anche così che si spiega l’apparente irrazionalità dell’operazione: il passaggio al “Mix” delle seconde dosi è stato precipitosamente deciso giovedì pomeriggio dal Comitato Tecnico scientifico in sintonia con il governo.
Solo poche ore dopo (non prima) questa presa di posizione si scopriva la verità sulla cartella di anamnesi di Camilla, in cui non erano indicate né le patologie della ragazza, e nemmeno le cure ormonali a cui si stava sottoponendo. Solo oggi sappiamo che esiste un vulnus anche nella formulazione del questionario di anamnesi della campagna vaccinale, in cui manca (ad esempio) ogni domanda esplicita sui problemi coagulatori dei soggetti da vaccinare. Solo adesso sappiamo che Camilla non avrebbe dovuto assumere quel vaccino.
In queste ore, tuttavia, molti esperti che fino a ieri erano scettici sul mix si dichiarano a favore del cambio di marcia. Mentre solo pochi temerari (ad esempio il professor Andrea Crisanti e la dottoressa Maria Rita Gismondo) hanno preso posizione contro l’introduzione di seconde dosi variate, nel piano della campagna vaccinale. “Questa sperimentazione – spiega la ricercatrice del Sacco – è un insulto al metodo scientifico. Non c’è nessun trial serio, dietro questa scelta, solo uno studio di 800 casi, peraltro non vagliati scientificamente, e privo di qualsiasi attendibilità statistica”.
Ed ecco il punto di chi in queste ore critica l’operazione: l’unico studio sul tema del mix pubblicato (fino ad oggi) su una rivista scientifica, quello apparso su Lancet, sostiene che in caso di mix aumentano le reazioni avverse (per fortuna quelle non gravi). Ma nessuno ha idea di cosa potrebbe accadere, estendendo la somministrazione ad un milione di persone.
Ed ecco il tema cruciale dei numeri: nell’ultimo report del governo sui vaccini le cifre esatte sul numero di dosi somministrate del siero Vaxzevria ancora non ci sono, perché non è chiaro nemmeno quanti dei cittadini che avevano scelto AstraZeneca abbiano già completato il ciclo vaccinale.
Dopo l’ultima presa di posizione di Speranza, e dopo la capitolazione del governatore De Luca, dunque, tutti coloro sotto i 60 anni che hanno assunto la prima dose saranno obbligati a completare il loro ciclo vaccinale con Pfizer o Moderna. Costretti a fare – cioè – la famosa “vaccinazione eterologa”. Un bel dilemma: i trial sperimentali sui vaccini arrivano a coinvolgere anche 40mila soggetti. E i problemi emergono (e sono emersi) solo quando si allarga la base della campagna ad una dimensione di massa. Adesso, al milione dei soggetti a cui viene di fatto prescritto il mix, non resta che incrociare le dita.
Stringiamci a coorte… Siam pronti alla morte
Si fatica ancora a capire perché mai a un certo punto al Governo dei Migliori è venuto in mente di affidare la delicatissima macchina dell’immunizzazione di massa a un generale dell’Esercito. Cioè a uno che di medicina e sanità pubblica ne sa quanto un geometra, un sarto o noi giornalisti…
(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – 17 giugno 2021
Per la logistica, si dirà: ma la logistica funzionava anche prima, il problema era che non c’erano vaccini. È che bisognava segnare “un cambio di passo”, dare “fuoco alle polveri”, “fiato alle trombe” e la famosa “spallata”, e l’immagine dell’alpino in mimetica e anfibi, sempre in movimento come una palla matta da un lato all’altro d’Italia a dare ordini alle truppe vaccinali, era funzionale alla retorica dei Salvatori della Patria che sostiene, e in definitiva giustifica, l’avvento di Draghi. Una cosa è certa: a noi non sarebbe mai venuto in mente di dire, davanti alla catastrofica gestione delle vaccinazioni e alle (pur timide) rimostranze di qualcuno, una cosa come: “Non è il momento delle polemiche, è il momento di stringersi a coorte”, come ha detto Figliuolo martedì, una frase composta da due proposizioni entrambe sbagliate.
“Basta polemiche”: davvero credeva, il Generale, che non avremmo fatto polemiche? Pensa di godere di qualche guarentigia? Vige forse il dogma dell’infallibilità commissariale? Che crede, che siamo in caserma, dove comandano i nonni e le reclute subiscono in silenzio? Come se il problema, poi, fossero le polemiche e non le morti per trombosi cerebrali. “Stringersi a coorte”: che c’entra l’amor di Patria dei singoli con la sicurezza sanitaria di una popolazione in una pandemia? Ciò che deve animare la volontà di vaccinarsi è la fiducia nella scienza e nei decisori politici motivata da evidenze razionali, non l’afflato patriottardo di stampo rinascimentale.
Non siamo affatto pronti alla morte, per fargli raggiungere i suoi (disattesi) record vaccinali. A proposito: sempre martedì Figliuolo si vantava di aver superato le 500mila vaccinazioni al giorno, che però erano state promesse per metà aprile, dimenticando che ai primi di maggio, promettendone presso medici di base e farmacie, si impegnava per 1 milione di dosi al dì entro giugno. A ciò servivano gli Open Day: chiami in massa giovani, minorenni, maturandi a vaccinarsi per andare in vacanza, al grido di “i vaccini vanno impiegati tutti”, seguito da Curcio, capo della Protezione civile: “Tutto quello che abbiamo lo dobbiamo somministrare. A noi interessano le percentuali”; poi, se va male, com’era prevedibile visti gli accertati effetti avversi di AZ, redarguisci il popolo che non ama abbastanza la Patria.Ogni volta che Figliuolo apre bocca fa danni. “Chiunque passa va vaccinato”, così, senza anamnesi, senza parere del medico di base, senza alcun filtro tra il cittadino e l’inoculatore, di modo che ogni eventuale malattia o difetto genetico viene fuori solo sul tavolo delle autopsie. “L’imperativo categorico è accelerare. Dobbiamo allungare il passo”. Sicuro? C’è una parte della popolazione che è sacrificabile? Visto che l’alternativa c’è (i vaccini a mRna), non è meglio togliere dalla circolazione AZ e J&J, farli sparire, preferibilmente non nei deltoidi dei cittadini?Si sapeva dall’inizio che la tenuta bellica, l’eloquio marziale e i tonitruanti propositi, in caso di fallimento, si sarebbero rovesciati nel macchiettismo. È il destino del marziano a Roma.
Ma il disastro sanitario si porta dietro un disastro simbolico: il vaccino rappresenta la salvezza, la protezione; se la gente non si fida e non va a vaccinarsi, il danno è gravissimo. E se ci va senza tutele, è peggio. È forse vietato a un under-60 vaccinarsi con AZ? Se il Gen. avesse qualche elemento di medicina conoscerebbe il primo dei comandamenti per un clinico: non nuocere. Vuol dire che nessun fine sanitario giustifica il male procurato al singolo e che tra due rimedi bisogna usare quello che ha meno effetti collaterali. Immaginiamo cosa sarebbe successo se tutto questo l’avessero fatto Conte, i 5Stelle, Arcuri. Ma questo è il Governo dei Migliori voluto da Renzi e Mattarella, non può sbagliare per definizione. Infatti Draghi tace, forse spera che nessuno si accorga che il capo è lui. È il Governo di Tutti, quindi non è colpa di nessuno (poi si lamentano se la Meloni cresce). Se va bene, il merito è di Figliuolo, se va male è colpa di Speranza; il quale naturalmente non ha alcun merito per le 500mila somministrazioni. Quindi la colpa sarà dei ragazzi che sono andati a farsi vaccinare agli Open Day.Infine, l’ultima trovata di un apparato commissariale confondente e confuso: il mix, anche detto cocktail. Il Cts sostiene che fare il richiamo con un vaccino a mRna dopo la prima dose con AZ sia efficace e sicuro, anzi: che dia ancora più protezione. E come mai allora a chi ha fatto la prima dose con Pfizer non viene consigliato il richiamo con AstraZeneca? Misteri.
Ed eccoci qua, a fare un 'breve' riassunto delle puntate precedenti.
Questi sono alcuni articoli che salvo per ricordare come si è arrivati al casino che stiamo vivendo attualmente. Il discorso sarebbe lungo, ma procediamo con ordine.
Covid, sul vaccino AstraZeneca l'ira delle infermiere: "Lo faremo, ma solo perché obbligate" - la Repubblica
di Arianna Di Cori
Dopo il verdetto dell'Ema e la "raccomandazione" del governo di riservare il vaccino anglo-svedese solo agli over 60, è la confusione, mista al timore, a regnare sovrana
09 APRILE 2021
Il dubbio, Chiara, Aurora e Marcella, ce l'hanno. Anzi, sono proprio furiose. Quel vaccino proprio non lo vogliono fare. Se ne stanno appoggiate all'inferriata che cinge lo stretto marciapiede su viale Enrico de Nicola, di fronte alla stazione Termini di Roma, a debita distanza dal tendone-hub gestito dalla Croce Rossa. Lì dentro somministrano AstraZeneca. E loro, tre infermiere di 29, 42 e 58 anni, tutte e tre impiegate in una casa di riposo, sono arrivate con un'ora di anticipo per decidere insieme il da farsi. "Ci stanno obbligando - dice Aurora, la 42enne - se rifiutiamo rischiamo il posto di lavoro. Ma personalmente, dopo tutto quello che hanno detto sul rischio trombosi, ho paura".
Mentre gli anziani, in fila, non battono ciglio, e si avviano sereni verso le poltrone delle iniezioni, i pochi giovani presenti - sono gli ultimi operatori sanitari e insegnanti ad attendere ancora la prima dose - sono in stato di agitazione. Per loro, la Regione Lazio ha riservato, mesi fa, solo dosi di AstraZeneca. Ma dopo il verdetto dell'Ema e la "raccomandazione" del governo di riservare il vaccino anglo-svedese solo agli over 60, è la confusione, mista al timore, a regnare sovrana.
Chiara, la più giovane, sventola un referto. "Nel 2015 ho avuto una tromboembolia a causa della pillola anticoncezionale, spero proprio che il medico lì dentro mi dica che non posso fare questo vaccino". Aurora se la prende col governo: "Non hanno voluto prendere una decisione netta, non si sono voluti prendere la responsabilità, e imporre delle limitazioni reali ad AstraZeneca come hanno fatto negli altri paesi. Ma poi ci abbandonano". Marcella, invece, ha avuto il Covid, pochi mesi fa. "Sono piena di anticorpi - dice - ho fatto il test, ma perché adesso devo fare il vaccino più rischioso, valgo meno degli altri?". Ci tengono a sottolinearlo, non sono no-vax, "ma così non è giusto". Marco, 29 anni anche lui, insegnante, è più tranquillo: "Ma se fossi una donna, credo che avrei più paura", precisa.
Alla fine Aurora non riceverà l'iniezione, il medico nella struttura valuta che per lei è più sicura una dose di Pfizer o di Moderna: verrà ricontattata in futuro, senza rischiare conseguenze lavorative. Alle altre due donne l'uomo in camice bianco non sa proprio cosa consigliare. Potrebbero aspettare il loro turno, quando verrà sbloccata la loro fascia d'età, ma "chissà quando arriva, può darsi che la struttura ci penalizzerà", ragiona Aurora. Così, a malincuore, accettano. E mentre si avviano all'interno della tensostruttura, incontrano una collega, Alice, tutta raggiante. "L'ho scampata! - spiega - Dicono che si sono persi la mia prenotazione, non risulto da nessuna parte. Speriamo che riesca a riprenotare Pfizer, dato che ho 45 anni".Le cose non cambieranno, almeno nel Lazio: non verranno fatte distinzioni per fascia d'età, tutto sarà lasciato alla libertà del singolo, che potrà scegliere se accettare o meno un vaccino. L'imponente piattaforma di prenotazione che è stata messa in moto continuerà a funzionare nello stesso modo. Quando arriva il proprio turno (ora sta ai 65-64enni) il sistema permette di prenotarsi in ognuna delle oltre 100 strutture disponibili, senza specificare il tipo di vaccino che viene somministrato. Ma tutti i residenti hanno ormai imparato il trucco per scoprire il tipo di vaccino. Basta guardare la data del richiamo: se passano 21 giorni si tratta di Pfizer, se sono 28 è Moderna, se invece si devono attendere 12 settimane si tratta di AstraZeneca. E già adesso, tra gli ultrasessantenni e i settantenni, si registra un generale scetticismo nei confronti di quest'ultimo, tanto che per gli hub Pfizer e Moderna c'è il pienone fino a giugno. Mentre negli altri si trova posto dall'oggi al domani.
Reazioni avverse e morti dopo il vaccino: Israele trucca i numeri?
Date: 24 Aprile 2021 Author: ilsimplicissimus2 Le autorità sanitarie israeliane mentono riguardo ai decessi e alle reazioni avverse dopo il vaccino? Parrebbe proprio di sì: il Comitato del popolo israeliano (Ipc), un organismo civile composto dai principali esperti sanitari israeliani, ha pubblicato il suo rapporto sugli effetti collaterali del vaccino Pfizer ad aprile e i risultati sono catastrofici a ogni livello possibile come , riferisce Gilad Athmon e come appare dal rapporto originale in ebraico disponibile qui . Insomma “non c’è mai stato un vaccino che abbia danneggiato così tante persone”. Secondo i dati dell’ufficio centrale di statistica nel periodo gennaio-febbraio 2021, al culmine della campagna di vaccinazione di massa israeliana, “c’è stato un aumento del 22% della mortalità complessiva in Israele rispetto all’anno precedente. In effetti, gennaio-febbraio 2021 sono stati i mesi più mortali dell’ultimo decennio, con i tassi di mortalità complessivi più elevati rispetto ai mesi corrispondenti degli ultimi 10 anni “.
Ma la cosa ancora più inquietante è che all’Ipc sono arrivate 288 denunce di morte in prossimità temporale alla inoculazione vaccinale, il 90 per cento delle quali entro 10 giorni dall’iniezione, eppure secondo il ministero della salute solo 45 decessi in Israele sono legati al vaccino. Tenendo conto che ovviamente all’Ipc non arriva che una parte delle segnalazioni la distanza tra il dato ufficiale e quello invece concreto è altissima, ma l’analisi delle informazioni dell’Ufficio centrale di statistica, combinata con le informazioni del Ministero della salute, porta alla conclusione che il tasso di mortalità tra le persone vaccinate è stimato intorno a 1 su 5000 ( 1 su 1600 dopo i 70 anni) perciò il numero di morti in Israele subito dopo il vaccino si aggira sulle 1000-1100 persone il che ci dice che le cifre ufficiali sono 22 volte inferiori. E chissà… il fatto è che con l’aumento dei rapporti di reazioni avverse, contagi e decessi, Israele ha ritirato i suoi dati da EuroMoMo ( che da i numeri ufficiali della pandemia, fino a quando non sono riapparsi l’8 aprile , rivisti in modo significativo al ribasso. Quindi sorge la domanda su cosa sia successo. Di norma, i dati vengono sempre corretti verso l’alto, poiché i decessi vengono segnalati in un secondo momento. Tuttavia, è piuttosto raro che i defunti vengano successivamente riconosciuti come ancora vivi. Comunque qui potete trovare la pagina di Euromomo, ancora esistente in memoria che riguarda la situazione al 1 aprile ( bisogna ovviamente andare a vedere Israele come nazione e qui invece la versione modificata dell’ 8 aprile. Quello che è lecito domandarsi è se questo accada solo in Israele o non sia invece una strategia globale.
L’IPC rivela inoltre che “alla data del rapporto sono 2066, le segnalazioni di reazioni avverse gravi e gravissime che si sono accumulate alla commissione civile d’inchiesta e i dati continuano ad arrivare. Questi rapporti suggeriscono danni a quasi tutti i sistemi del corpo umano … La nostra analisi ha rivelato un tasso relativamente alto di effetti collaterali che colpiscono il cuore, Il 26% di tutti gli eventi cardiaci si è verificato nei giovani fino a 40 anni di età, la diagnosi più comune in questi casi è stata la miosite o la pericardite. Inoltre, è stato osservato un alto tasso di sanguinamento vaginale massiccio, danni neurologici e danni ai sistemi scheletrici e cutanei. Va notato che un numero significativo di segnalazioni di effetti collaterali sono direttamente o indirettamente correlati a ipercoagulabilità, infarto miocardico, ictus, aborti spontanei, alterazione del flusso sanguigno agli arti ed embolia polmonare ”
Il fatto è che su tutti i giornali si esulta per i risultati di Israele nella vaccinazione di massa e si parla di un grande successo: peccato che il governo stesso ha detto che in autunno si dovranno rivaccinare tutti, con un analogo tributo di morti e di reazioni avverse.
Commento: RICORDA NULLA dei casi riportati dalle cronache recenti??? Io direi proprio di sì. Quindi Israele, che ha avuto ufficialmente poco più di 6.000 morti di COVID avrebbe già avuto, ad aprile scorso, oltre mille morti da vaccinazione? Ma ci rendiamo conto di cosa si sta parlando, per una nazione così piccola? E' ben vero che il COVID ha ucciso di più del vaccino, ma il virus non arriva con la benedizione dei politici e delle case farmaceutiche come un sistema di salvataggio per le persone e il mondo!
Ma nonostante questa strage silenziosa, non c'é stata requie per gli 'scettici' della sghienza perché, di lì a poco, piuttosto che sollevare dubbi ulteriori, si è cominciato a mirare sempre più in basso...
Covid, l'annuncio di Pfizer-Biontech: "Si va verso l'ok al vaccino per i bimbi da 6 mesi a 11 anni a inizio 2022" - Il Fatto Quotidiano
In una nota ufficiale il presidente e amministratore delegato Albert Bourla ha anche sottolineato che "la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poiché COVID-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo - ha spiegato - Più di un anno dopo, continuiamo ad accresce le conoscere sulla COVID-19 e stiamo lavorando per determinare se, analogamente all’influenza stagionale, la vaccinazione annuale possa fornire la protezione più duratura"
di F. Q. | 20 MAGGIO 2021Ora c’è una data, seppur indicativa: inizio 2022. E’ quando potrebbe entrare in scena il vaccino anti Covid prodotto da Pfizer-Biontech per i bambini dai 6 mesi agli 11 anni. A confermarlo è stata la stessa azienda alle agenzie di stampa. I risultati della sperimentazione “prevediamo saranno disponibili nella seconda metà del 2021. Se la sicurezza e immunogenicità saranno confermate – è quanto dichiarato all’Ansa dai vertici della società – speriamo di ricevere l’autorizzazione per la vaccinazione di questi bambini più piccoli entro l’inizio del 2022″. Lo scorso marzo, Pfizer e BioNTech hanno inoculato il proprio vaccino ai primi bambini sani in uno studio globale di fase 1/2/3 per valutarne ulteriormente sicurezza, tollerabilità e immunogenicità nei bimbi.
Quella del vaccino indirizzato ai più piccoli, tuttavia, non è l’unica novità di giornata che riguarda Pfizer Biontech. In una nota ufficiale, infatti, il presidente e amministratore delegato Albert Bourla ha sottolineato che “la vaccinazione continuativa oltre il 2021 è fondamentale poiché COVID-19 continua a diffondersi rapidamente in tutta Europa e nel mondo – ha spiegato – Più di un anno dopo, continuiamo ad accresce le conoscere sulla COVID-19 e stiamo lavorando per determinare se, analogamente all’influenza stagionale, la vaccinazione annuale possa fornire la protezione più duratura“.
Non solo. Riferendosi quindi alla firma del contratto con la Commissione europea per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi del vaccino per il periodo 2021-2023, il CEO e co-fondatore di BioNTech, Ugur Sahin, ha affermato che “ci sono prove crescenti che COVID-19 continuerà a rappresentare una sfida per la salute pubblica per anni. Questo contratto con la Commissione europea – ha commentato – garantirà che dosi sufficienti di COMIRNATY siano disponibili per tutti i cittadini dell’UE nel 2022 e 2023″. Con queste “dosi aggiuntive e i nostri continui investimenti in ricerca e sviluppo volti ad adattare il nostro vaccino per affrontare varianti nuove ed emergenti, continueremo ad avere un impatto significativo negli sforzi dell’UE per proteggere la salute pubblica”, ha aggiunto. Pfizer e BioNTech, si legge nella nota delle aziende, sono impegnati nello sviluppo continuativo del vaccino, inclusa la valutazione di una potenziale dose di richiamo e una versione aggiornata del vaccino per affrontare potenziali varianti.
Tornando sulla campagna vaccinale indirizzata ai più piccoli, da registrare la presa di posizione del farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Mario Negri: “E’ molto importante vaccinare i ragazzi contro Covid, perché pur essendo spesso asintomatici possono infettare gli altri – ha detto – Ha un senso anche considerato che frequentano le scuole. E, per questo, se si dovesse cominciare prima di settembre sarebbe anche meglio. Io – ha continuato Garattini – sono del parere che dobbiamo accelerare le vaccinazioni a tutti e in tutto il mondo”. Il tutto mentre, come confermato dal ministro della Salute Roberto Speranza, dovrebbe arrivare il 28 maggio il via libera all’uso del vaccino Pfizer nei 12-15enni.
Covid, Facebook non blocca più post su origine virus in laboratorio (adnkronos.com)
27 maggio 2021 | 09.45
Interrotta dal social la misura che vietava la pubblicazione di speculazioni sull'origine della pandemia
(AFP)"Alla luce delle indagini in corso sull'origine del Covid e dopo consultazioni con i nostri esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre piattaforme le affermazioni che il Covid è stato generato" in laboratorio. Così un portavoce di Facebook ha spiegato al sito 'The Hill' la decisione del social media di interrompere la misura che vietava la pubblicazione di post in cui si speculava sull'origine della pandemia, compresa quella che sia stata provocata da un incidente in laboratorio.
"Stiamo continuando a lavorare con gli esperti per mantenerci al passo con la natura in evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e tendenze" ha aggiunto il portavoce di Facebook che, lo scorso dicembre, ha annunciato che avrebbe presi di mira i post contenenti disinformazioni riguardo al Covid.
La decisione di Facebook arriva dopo che il presidente Joe Biden ha annunciato di aver chiesto all'intelligence di "raddoppiare gli sforzi" per arrivare entro 90 giorni ad una "conclusione definitiva" riguardo all'origine del virus. Il Senato, la notte scorsa, ha poi approvato una legge che impone all'intelligence di declassificare, sempre entro 90 giorni, tutte le informazioni relative all'origine del virus, in particolare sul ruolo della Cina.
OH OH OH OH OH OH. Ma tu pensa, prima se ti interroghi sull'origine del 'China virus' sei komplottista e trumpiano, poi arriva Biden e a quel punto diventa LEGITTIMO domandarsi l'origine del virus. Ma tu guarda il caso!
Doppio intervento per la 18enne vaccinata AstraZeneca e ricoverata al San Martino per trombosi, Genova - Salute e medicina (primocanale.it)
Due interventi in poche ore, Toti: "Preghiamo per lei". Condizioni stabili nella gravità
domenica 06 giugno 2021
GENOVA - Due interventi in poche ore per una ragazza di 18 anni ricoverata oggi al San Martino di Genova, lunedì mattina le sue condizioni risultano "stabili nella gravità della situazione".
Il San Martino domenica pomeriggio comunicava che "L’intervento di neuroradiologia interventistica per rimuovere meccanicamente il trombo è terminato. Successivamente però è intervenuta l’equipe neurochirurgica per un intervento volto a detendere la pressione intracranica derivante dall’emorragia".
Un caso che preoccupa e che fa dichiarare al governatore di Regione Liguria Giovanni Toti: "Preghiamo e siamo vicini alla ragazza di 18 anni ricoverata in neurochirurgia all’ospedale San Martino di Genova a pochi giorni dalla somministrazione volontaria del vaccino AstraZeneca".
Alisa e Regione Liguria avevano segnalato nel pomeriggio di domenica il caso di una paziente di 18 anni con diagnosi di trombosi seno cavernoso.
La giovane è stata vaccinata volontariamente il 25 maggio 2021 nella Asl4 (è residente a Sestri Levante, dove stava per affrontare l'esame di maturità) con vaccino AstraZeneca dopo anamnesi vaccinale negativa.
Il 3 giugno si è recata in pronto soccorso con la seguente sintomatologia: cefalea e fotofobia. È stata sottoposta ad esami: tac cerebrale ed esame neurologico entrambi negativi. Viene dimessa con raccomandazione di ripetere gli esami ematici dopo 15 giorni.
Il 5 giugno ritorna in pronto soccorso con deficit motori ad un emilato.
Sottoposta a Tac cerebrale con esito emorragico, è stata immediatamente trasferita alla Neurochirurgia del San Martino. Dove domenica sera si è tenuto il secondo intervento chirurgico. Le ccondizioni sono stabili "seppur nella gravigtà", comunica il San Martino lunedì mattina.
INSOMMA, prima va al PS e non trovano NIENTE, poi torna e trovano un'emorragia: ma se stava male da prima, si può sapere COSA le stava succedendo? Ricorda un pò anche la tragedia del cantante morto giorni fa, pure lui si era recato al PS ed era stato mandato via quasi di prepotenza perché non aveva 'niente di grave'.
Scontro tra Lucia Annunziata e Michele Santoro
(liberoquotidiano.it) – 7 giugno 2021
Ed è scontro tra Lucia Annunziata e Michele Santoro. L’ospitata dell’ex volto Rai a Mezz’ora in più su Rai 3 si è trasformata in un botta e risposta durissimo. Ad accendere la miccia i vaccini e la mancanza di voci contrarie lamentate da Santoro: “Gli scienziati non sono Dio, devono fornirmi i dati per prendere le decisioni”.
“Ma né tu né io siamo in grado di leggerli”, ha prontamente replicato la conduttrice mentre il collega rincarava la dose: “Allora dobbiamo farci governare dagli scienziati? Ci sarà qualcuno che li deve saper leggere. Il rischio per me è metterli sul piedistallo come se fossero degli dei. Pretendo che mi diano quanti più dati possibile per verificare che le loro teorie siano corrette”. Frasi che hanno scatenato la Annunziata, pronta a incalzare nel chiedere se “vuoi criticare la politica, gli scienziati o tutti e due?”.
Ma Santoro non si è arreso e fermo sulle sue posizioni ha rivendicato “più democrazia nel mio Paese”. Nel mirino del giornalista ci sono finiti anche i politici, accusati di aver utilizzato gli esperti del Covid. La situazione è però diventata piano piano più incandescente: “Poi se a te stanno bene i telegiornali che non danno spazio a opinioni critiche che ci sono e che corrisponde al 30 per cento dell’opinione pubblica, dimmi tu se questo è normale”, ha sbottato a quel punto il fu conduttore di AnnoZero.
Presa in contropiede, la Annunziata non ha gradito la stoccata: “Intanto voglio dirti che io sono giornalista e mi assumo la responsabilità di quello che faccio io, credo che sia ingiusto da parte mia criticare i colleghi”.
Finita qui? Neanche per sogno perché la Annunziata non ha affatto preso bene la critica del collega: “Scusa ma tu adesso non eserciti nel senso che non hai una tua trasmissione e vieni qui a farci notare queste cose? Vuoi darmi lezioni?”. A sua volta Santoro ha risposto per le rime: “Non si possono fare domande”. E ancora: “Non ho una mia trasmissione ma sono un giornalista”. Poi si è alzato ed è andato via ancora borbottando con ilarità: “Io non esercito…”.
https://www.raiplay.it/video/2021/05/Mezzora-in-piu—Puntata-del-06062021-01fbf41e-79d8-4a24-a637-98565fa756c1.html
Santoro contro lo storytelling di Stato: perché reclama veri dibattiti in tv
(di Antonio Amorosi – affaritaliani.it) – 8 giugno 2021
Durante la pandemia le tv e i tg non danno spazio alle opinioni critiche nel Paese che corrispondono a un 30-35% della popolazione. Questo in sintesi l’affondo che Michele Santoro sta sferrando da settimana ai media italiani. Ospite nei vari programmi televisivi di maggior share per la presentazione del suo libro Nient’altro che la verità, su politica e potere con al centro il killer della mafia Maurizio Avola, il giornalista ha più volte posto l’allarme sulla tenuta democratica e le restrizioni delle libertà in Italia.
Di recente la società Ipsos ha pubblicato un sondaggio dove ha chiesto agli italiani un giudizio sulla campagna di vaccinazione anti-Covid nel nostro Paese? Il 19% degli intervistati ha espresso un parere negativo, un altro 19% non ha espresso opinioni o non sa. Anche Demopolis per il programma Otto e mezzo su La 7 condotto da Lilli Gruber ha chiesto agli italiani perché non si siano ancora vaccinati. Il 25% ha risposto che non si fida ed ha timori di effetti collaterali, il 18% che i contagi sono diminuiti e non serve più vaccinarsi e un 20% non ho voluto fare il vaccino AstraZeneca. Numeri significativi, eppure parliamo di voci mai sentite nei tg e nei programmi di approfondimento che quasi a reti unificate invitano alla vaccinazione e raccontano di campagne di massa senza dubbi e dissensi.
“Se a te stanno bene i telegiornali che non danno spazio a opinioni critiche che ci sono e che corrisponde al 30-35% dell’opinione pubblica… dimmi tu se questo è normale”, ha reagito Santoro domenica scorsa da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, quando la giornalista di Rai 3 ha replicato offesa per le critiche su come i media hanno informato durante il Covid.
Dovrebbe essere un dovere sentire le voci critiche, per capire come meglio agire e come uscire dal quadro disastroso. Eppure si è fatta la scelta contraria. Ogni relazione interpersonale è diventata sinonimo di contagio. Ogni critica un intralcio alla soluzione dei problemi. E’ venuto a mancare ogni margine di libertà, ed è rimasta quella di esprimersi in rete tramite gli algoritmi delle varie multinazionali del web.
“I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno politici e scienziati”, ha detto Santoro su La 7 a Di Martedì da Giovanni Floris, “ma se essi da agenti di controllo si trasformano in comunicatori allora si evidenzia un unico patto che tiene insieme tutti”.
La riflessione dovrebbe farci interrogare, al di là dell’orientamento politico di ognuno, sulla gestione che i gruppi dirigenti hanno fatto della pandemia, tra approssimazioni, teorie confutabili, ipotesi su cui piegare i comportamenti collettivi seguiti da inquietanti mancanze di scrupoli nelle profilassi raffazzonate più o meno adottate. In realtà quanto è accaduto in questo anno e mezzo ha inflitto un colpo mortale alle istituzioni liberali, abituando le popolazioni a pensare che problemi gravi come il Covid si risolvano con la mancanza delle libertà fondamentali (di privacy, di movimento, di associazione, nel poter fare economia e lavorare, ecc…). Il “patto unico” di cui parla Santoro e che ha tenuto insieme giornalisti, scienziati e politici è un problema per la democrazia. E chiudersi a riccio difendendosi, come fanno molti quando sentono le critiche di Santoro, non aiuta a uscire dal clima di terrore sanitario inferto alla popolazione. Insistere in questa direzione renderà più grandi i problemi, così come la mancanza di libertà.
Ma la realtà riserva sempre delle sorprese, si spera più stimolanti di quanto sia stata quella terribile del Covid. Finita la società come la immaginavamo un tempo, morti i partiti, decedute le classiche agorà, manifestatasi come farsa la democrazia diretta on line, imbrigliato internet dalle multinazionali del web, moribondi i talk, chi rappresenterà questo 35% di cui parla Santoro? Chi raccoglierà questo dissenso critico trasversale che circola nella società e che nessuno accoglie come dovrebbe in una democrazia? In che modo? Ci sarà una modalità diversa di fare politica? Un nuovo modello di spazio mediatico di informazione e non di comunicazione?
Il Covid è stato un banco di prova per capire quanto è libera la nostra democrazia. E’ poca libera.
Ricordando che, a torto o a ragione, se i cittadini sono critici, sfiduciati, ostili o anche solo non capiscono, non scompariranno perché li si nasconde dalla rappresentazione mediatica. Oltre i media esiste ancora, non sappiamo per quanto, la vita reale e le persone in carne e ossa. E queste non possono essere sottomesse per tempi lunghi, senza diritti, almeno nelle democrazie occidentali che hanno conquistato alcune libertà da decenni. “Non si può essere completamente nelle mani del potere”, ha spiegato Santoro. Dalle sue parole andrebbero tratte le conseguenze.
Commento personale: QUANTO E' VERO. Ho assistito in questi ultimi mesi a decine, se non centinaia di TG e la necessità di una dose extra di MAALOX si fa sempre più impellente. Da quando è scoppiato il caso AZ, semplicemente per via dei 3 in divisa morti dopo un lotto sparso in Sicilia, le TV hanno lavorato, in sincrono con 'scienziati' e politica, ad affossare quel ricordo, parlandone come di una disgrazia passata (tipo che so, le funivie che cadono) e pompando ossessivamente i grandi numeri della campagna vaccinale, quella che l'esime generale Figliolo sognava di vincere, come un novello Diaz. Invece no, è sempre un problema reale, e alla fine si è arrivati al nodo del problema. Un nodo gordiano, che i tecnici della comunicazione del governo dei 'migliori' hanno legato facendo semplicemente forza sulla loro autorevolezza per stabilire le notizie da DARE e quelle da NON DARE. Ma poi arrivano i fatti, che come diceva Lenin, hanno la testa dura, e la realtà è quella che riesce, almeno alle volte, a tagliare di netto il nodo gordiano delle 'fake news' di regime.
L’ex consulente del governo Usa David Asher: “Xi Jinping copre la fuga del virus dal laboratorio di Wuhan”
Il virus sfuggì davvero al controllo degli scienziati del laboratorio di Wuhan, provocando la pandemia mondiale? La tesi viene ribadita da David Asher, ex consulente del governo degli Stati Uniti, che da settembre 2020 a gennaio 2021, con l’amministrazione Trump, ha diretto l’inchiesta del Dipartimento di Stato Usa sulle origini del Covid 19. (Tgcom24) – 8 giugno 2021
“Origine accidentale della pandemia” – In un’intervista ad Adrien Jaulmes, pubblicata su “Repubblica”, si torna quindi a ipotizzare “un’origine accidentale della pandemia”, che solo fino a qualche mese fa “era considerata alla stregua di una teoria del complotto”. D’altra parte sulla questione Joe Biden “ha chiesto un’indagine approfondita”. Come mai? Secondo Asher il presidente degli Stati Uniti ha “semplicemente deciso di rivalutare il nostro lavoro”.
Wsj: plausibile l’ipotesi di fuga – C’è poi il rapporto di un laboratorio del governo Usa che giudica l’ipotesi di fuga del virus “plausibile” e ritiene che l’eventualità “meriti ulteriori indagini”. Lo scrive il “Wall Street Journal” citando fonti al corrente del documento classificato. Lo studio è stato realizzato a maggio 2020 dal Lawrence Livermore National Laboratory della California ed è stato utilizzato dallo stesso Dipartimento di Stato Usa nell’indagine.
La sequenza nel genoma – Secondo l’indagine la doppia sequenze CGG presente nel genoma del Covid, quella che lo rende particolarmente aggressivo, non è mai stata rinvenuta in nessun altro coronavirus. Viene invece normalmente utilizzata dagli scienziati per modificare artificialmente il genoma. Il risultato è che la proteina Spike del virus viene alterata rendendo più facile al virus stesso iniettare materiale genetico nelle cellule umane. Tale studio, scrive il Wsj, sta suscitando nuovo interesse nel Congresso. Due gli scenari presi in considerazione dall’intelligence Usa: un incidente di laboratorio e un contatto umano con un animale infetto.
Asher: dipendenti dell’Istituto di Wuhan contagiati a novembre 2019 – Da parte sua Asher ricorda come la sua inchiesta avesse rivelato che “all’inizio di novembre 2019 diversi dipendenti dell’Istituto di virologia di Wuhan si erano ammalati con una sintomatologia simile a quella dell’influenza o del Covid. Crediamo che almeno tre di loro siano stati ricoverati, ma potrebbero essere molti di più. E’ probabile che, da ottobre, tutti siano stati contagiati dal Covid. Da allora, molti ricercatori dell’Istituto di virologia sono scomparsi: forse sono morti, o forse li hanno fatti sparire. Altri sono stati premiati. Fra di loro il dottor Shi Zhengli, che dirige il Centro per le malattie infettive emergenti di Wuhan”.
“Atteggiamento problematico della Cina” – Secondo Asher l’atteggiamento della Cina è stato “problematico” fin dall’inizio. “Ci si domanda – chiarisce – perché la Cina si comporti in maniera così sospetta, se non ha nulla da nascondere. La fuga da un laboratorio non è certa al 100%, ma a questo punto è la sola ipotesi che abbia un senso e che sia coerente con le informazioni in nostro possesso”.
Ipotesi incidente di laboratorio – L’ipotesi del responsabile dell’inchiesta Usa è che le autorità di Pechino abbiano “tentato di controllare un incidente di laboratorio avvenuto a ottobre 2019, forse prima, e non ci siano riuscite”. Poi, dal 22 o 23 gennaio, del caso “si è fatto carico l’esercito popolare cinese. La persona scelta per coordinare le operazioni è il generale di divisione Chen Wei, specialista in armi biologiche. Il suo vice è il colonnello Cao Wuchun, massimo esperto di epidemiologia dell’esercito cinese, che era anche il principale consigliere dell’Istituto di virologia di Wuhan. Si tratta di una prova pesante del fatto che l’Istituto aveva legami con la ricerca militare cinese”.
Cina e “guerra biologica” – Asher ricorda quindi che risale al 2007 l’inizio dell’interesse dell’esercito cinese alla “guerra biologica come guerra del futuro”. Dal 2010 sono cominciate “relazioni sulle ricerche nel campo della difesa biologica, condotte dall’Istituto di virologia di Wuhan. A partire dal 2016, più nulla”. Secondo Asher insomma è importante conoscere l’origine del Covid perché “non si tratta solo di una tragedia, ma di un crimine. Il ruolo della Cina e la deliberata disinformazione nei confronti del mondo intero sono al centro della questione”. La responsabilità, sottolinea, è di “Xi Jinping e dei suoi accoliti”. Quindi, chiarisce, “credo sia necessario imporre sanzioni alla Cina e mettere in atto un controllo internazionale molto più severo sulla ricerca virologica”.
Ci siamo dimenticati il continente nero: l’Africa è ancora in preda della terza ondata di Covid
(Michele Farina – il Corriere della Sera) – 8 giugno 2021
In Africa niente vaccini. Tutti lo sanno e tutti fanno spallucce, dalla Cina alla Russia al G7 che si riunisce sabato in Cornovaglia: su quasi due miliardi di somministrazioni nel mondo, soltanto l’ 1% è finito in braccia africane. Poco più di 30 milioni di prime dosi, poco sopra il livello italiano, 7 milioni di «immunizzati completi» su 1,3 miliardi di abitanti. E a breve non si prevedono nuovi arrivi per recuperare il tempo perduto.
Intanto, mentre l’ Occidente riapre, l’ Africa è preda della terza ondata: in 14 Paesi negli ultimi dieci giorni si è registrato un aumento del 30% di nuovi casi. Sulla carta il continente conta il 3% dei contagi globali. Ma le cifre ufficiali (130 mila morti, più o meno come l’ Italia) nascondono una voragine di vittime non registrate. E un futuro minaccioso.
In Uganda gli ospedali sono pieni di Covid, in Malawi i pochi vaccini sono arrivati scaduti, il Marocco e il Ruanda sono a secco. L’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un appello (che il G7 non sembra disposto ad ascoltare): nelle prossime settimane servono con urgenza 200 milioni di dosi, se si vuole vaccinare almeno il 10% della popolazione africana entro fine settembre.
Il rubinetto del Covax, il programma dell’ Oms a cui si affidavano le speranze dei Paesi poveri e la rispettabilità degli altri, ha cominciato a chiudersi dopo che l’ India, sopraffatta dalla pandemia, a marzo ha bloccato le esportazioni (ripartiranno a ottobre): la stragrande maggioranza dei flaconi destinati all’ Africa (quasi tutti AstraZeneca) dovevano arrivare dal Serum Institute of India. Anche i fortunati che avevano ricevuto la prima siringata, adesso dall’ Etiopia al Ghana non sono sicuri di ottenere la restante prima della scadenza consigliata dei tre mesi. Covax si arrabatta annunciando un accordo per comprare 500 milioni di dosi da Moderna. L’ Unione Africana ha un’ intesa con Johnson&Johnson per altre 400.
Ma questa valanga di vaccini è tutta sulla carta, non certo nella stiva degli aerei. E sulle casse di molti governi non si può contare, perché vale quanto ha detto al Corriere il dottor Githinji Gitahi che guida l’ ong Amref: «Per vaccinare una persona in un Paese come il Kenya si devono spendere 15 dollari. Cioè quasi la metà di tutta la spesa sanitaria procapite di un anno intero. Da voi il costo di un vaccino si misura in briciole, in Africa è metà della torta». Unicef e Wellcome Trust hanno chiesto a Boris Johnson, che ospita il G7, di promuovere un’ azione che «definirebbe le sorti del secolo» coinvolgendo gli altri Paesi del club: donare all’ Africa il 20% delle riserve dei vaccini nei prossimi tre mesi.
Gli Usa dovrebbero «cacciare» 27 milioni di dosi, la Gran Bretagna e la Germania 4 milioni, l’ Italia poco più di 2 milioni come il Giappone. Il governo di Londra ha già fatto sapere che al momento non se ne parla. Forse in Cornovaglia dovrebbero invitare anche Phionah Atuhebwe, responsabile per l’ Africa del piano vaccini dell’ Oms, che ha detto alla Bbc : «Se non arrivano vaccini adesso, il virus continuerà a correre e a sfornare varianti che si diffonderanno nel mondo e ci faranno tornare tutti alla casella di partenza». I Paesi ricchi (Ue compresa, ma non la Cina che non partecipa al piano) promettono 2,4 miliardi di dollari per il Covax. Il fatto è che i produttori non riescono a star dietro alla nostra domanda. E l’ Africa, adesso, più che di soldi ha bisogno di vaccini nelle braccia.
Neanche il tempo di superare questa pandemia che bisogna già prepararsi per la prossima – infosannio
(Tommaso Carboni – lastampa.it) – 9 giugno 2021
I laboratori di massima sicurezza, cioè quelli che svolgono le ricerche biologiche più pericolose, si sono moltiplicati in giro per il mondo negli ultimi dieci anni – espandendosi anche in paesi dove gli standard di controllo non sono adeguati. Gli scienziati avvertono che questa proliferazione e l’eventuale fuoriuscita di un agente patogeno rischiano di causare una nuova pandemia.
È quanto emerge da un ampio studio condotto da esperti in guerra batteriologica e sicurezza internazionale, di cui ha dato notizia pochi giorni fa anche il Financial Times. Secondo il report, esistono nel mondo (o sono in costruzione e pianificazione) almeno 59 strutture dove si trattano agenti patogeni di rischio 4 – estremamente infettivi e pericolosi per l’uomo. Queste strutture – diffuse in Europa, Nord America, Asia, Australia e in tre paesi africani: Gabon, Costa d’Avorio, Sud Africa – comprendono anche l’ormai notissimo laboratorio di Wuhan, al centro di una nuova inchiesta da parte degli Stati Uniti sulle origini del Covid-19.
A dimostrazione della crescita rapida dei laboratori di massima sicurezza c’è un dato incluso nel report: delle 42 strutture BSL-4 di cui si conoscono i dati di progettazione, almeno la metà è stata costruita nell’ultimo decennio.
L’altra informazione rilevante è che il 75% dei laboratori è situato in centri urbani. Non tutti però sono attrezzati al meglio per gestire ricerche scientifiche così delicate. Secondo il Global Health Security Index, poco meno di un quarto dei paesi con laboratori che operano al massimo rischio biologico hanno livelli “elevati” di preparazione alla biosicurezza. Circa un terzo, tra cui la Cina, ha livelli “medi”, mentre il 41% ha livelli “bassi”, come il Sudafrica. È appunto l’inadeguatezza dei controlli a preoccupare gli scienziati. Non è inverosimile, spiegano, che un virus o un batterio pericoloso possano fuoriuscire da laboratori mal sorvegliati e causare un’altra pandemia.
Del resto piccoli incidenti capitano anche in strutture gestite a regola d’arte. Dall’ultimo rapporto del Dipartimento della salute degli Stati Uniti è risultato che nel 2019 diverse tossine e altri materiali pericolosi sono stati “smarriti” 13 volte e rilasciati per sbaglio ben 219 volte. Tutto ciò ha costretto almeno mille persone a sottoporsi a visite mediche e assumere farmaci preventivi, anche se poi nessuna di loro si è ammalata. La sorveglianza americana è molto aumentata dopo la crisi dell’antrace del 2001 – quando il batterio, probabilmente trafugato da un laboratorio dell’esercito, provocò la morte di cinque persone.
I riflettori oggi sono comunque puntati in gran parte sulla Cina, che negli ultimi anni ha voluto rafforzare molto la sua capacità di ricerca scientifica – e per questo ha costruito nuovi laboratori in cui si studiano e manipolano virus e altri agenti patogeni. Ad esempio: solo nella provincia di Guangdong, il governo vuole inaugurare nei prossimi cinque anni da 25 a 30 laboratori di livello di biosicurezza 3 e un laboratorio BSL-4, cioè di massima sicurezza. I controlli però non sono sempre adeguati. E sono gli stessi funzionari cinesi ad averlo più volte segnalato.
Un caso lampante è stato la fuoriuscita di un batterio da un impianto di vaccini a novembre 2019, quindi un mese prima dell’inizio ufficiale della pandemia: più di 6.000 persone nel nord-ovest della Cina si sono contagiate con la brucellosi, una malattia batterica con sintomi vicini all’influenza.
Sempre nel 2019, il direttore dell’istituto di virologia di Wuhan, Yuan Zhiming, denunciò apertamente le carenze di sicurezza nei laboratori cinesi. Yuan si lamentava di finanziamenti insufficienti per garantire standard di protezione corretti. Stessa cosa ha fatto Bai Chunli, ex presidente dell’Accademia cinese delle scienze, che in un articolo scritto l’anno scorso ha messo in guardia dalle palesi inadeguatezze dei laboratori cinesi. C’è da dire che Pechino, almeno in parte, ha reagito; con una nuova legge approvata nel 2020 per rafforzare gli standard nazionali di biosicurezza.
Ma le attività dei laboratori cinesi, denunciano ancora molti scienziati, restano poco trasparenti. Un esempio su tutti: a gennaio dell’anno scorso, Pechino ha diramato un ordine perentorio a tutte le strutture che trattavano campioni di Sars-Cov-2, stabilendo che prima di rilasciare qualsiasi informazione sul virus sarebbe stato necessario il permesso del governo centrale. Questo tipo di segretezza rende difficile capire quanto siano sicure le strutture cinesi. “Quello che abbiamo visto finora in relazione all’Istituto di virologia di Wuhan è un laboratorio che non è aperto e trasparente sul tipo di lavoro che sta facendo”, ha detto Filippa Lentzos, docente al King’s College di Londra (uno degli autori dello studio citato dal Financial Times).
CAPITO? Pensate un pò: nel novembre 2019 esce da un laboratorio cinese un batterio (brucellosi) con oltre 6.000 contagi. E c'é chi, da buontempone qual'é, dice seriamente che... ops, che non è credibile la teoria della fuga dal laboratorio? Ma chi vogliono proteggere con queste affermazioni? La verità, la loro fede sciocca e cieca nella 'sghienza' o i propri posti di lavoro in quanto parlano per interessi personali non molto confessabili?
A settembre si torna a scuola con la mascherina
(Valentina Roncati – ansa.it) – 10 giugno 2021
All’inizio del prossimo anno scolastico sarà necessario ancora utilizzare la mascherina insieme ad ulteriori misure per mitigare il rischio contagio: la notizia – insieme a quella di un possibile via libera in tempi brevi per vaccinare anche i bambini più piccoli – arriva direttamente dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, e gela le speranze di quanti auspicavano – tra docenti e studenti – di tornare in classe a settembre senza le mascherine che certamente non rendono semplice la socialità tra i ragazzi e anche lo scambio con i loro docenti.
“Ora abbiamo la possibilità di vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su, quindi gran parte degli studenti. E non è detto che non arrivino ulteriori autorizzazioni per arrivare ai 6 anni. Quindi l’architrave del discorso scuola, per riaprirla in massima sicurezza in presenza, è quello della vaccinazione, ma continueremo anche con il tracciamento e il diradamento”, spiega il commissario, che qualche giorno fa ha espresso il proprio pensiero anche riguardo a chi non vorrà vaccinare i propri figli o, maggiorenne, sceglierà di non vaccinarsi. I presidi dovranno “rendere sicura la permanenza” a scuola dei bambini e dei ragazzi che sceglieranno di non vaccinarsi”, ammonisce Figliuolo.
“Il vaccino è uno dei pilastri della lotta al virus – chiarisce – ma per me nessuno mai deve essere discriminato: finchè ci sono le leggi che permettono la non obbligatorietà, chi organizza l’attività scolastica deve mettere in campo tutto quello che è possibile” per garantire a “coloro i quali, per scelta personale o dei propri genitori, abbiano pensato legittimamente di non vaccinarsi, di rendere sicura la loro permanenza negli istituti scolastici”. Un tema, questo, che certamente si riporrà con la ripresa dell’anno scolastico.
Intanto i sindacati non sembrano felici all’idea di un ritorno a scuola con le mascherine. “E’ una notizia non piacevole: molti genitori quest’anno hanno denunciato i dirigenti scolastici perchè non volevano che i figli tenessero questi dispositivi in classe. Ci auguriamo che venga ridefinito o puntualizzato un piano anche perchè le mascherine assegnate dall’ex commissario Arcuri erano spesso di basso livello qualitativo, con odori forti e grandi, tanto che sono state definite ‘mutande’”, commenta la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dice di “contare molto sul tema della vaccinazione dei ragazzi” mentre la sottosegretaria Barbara Floridia ricorda che si sta lavorando per diminuire il numero di studenti per classe e che sono state prorogate le misure per dare anche l’anno prossimo spazi aggiuntivi alle scuole affinchè a settembre le lezioni si possano svolgere con il distanziamento previsto “e col tempo speriamo si possa tornare alla normalità in spazi più ravvicinati”.
Intanto sono iniziati in diverse regioni gli esami di terza media e dal 16 giugno partiranno quelli di maturità: il protocollo siglato tra Ministero e sindacati prevede che sia necessario mantenere due metri di distanza fra candidato e commissione, studentesse e studenti possono avere un solo accompagnatore, si deve indossare la mascherina. E oggi sono scesi i maggiori sindacati della scuola in piazza: chiedono di rivedere il Dl sostegni anche per assicurare i docenti in classe a settembre, il rischio è di 200 mila cattedre scoperte.
Ecco dunque quel che il gen.Comm. str. P.F.Figlolo diceva ancora una settimana fa. Prima del CICLONE CAMILLA. E appena qualche giorno dopo, invece...
Ennesimo caos AstraZeneca: la politica che crocifiggeva Conte ma tace sul Governo Draghi
(Lara Tomasetta – tpi.it) – 11 giugno 2021
Camilla Canepa è morta. La 18enne di Sestri Levante, vaccinata con AstraZeneca lo scorso 25 maggio nell’open day per gli over 18 e ricoverata da domenica 6 giugno all’ospedale San Martino di Genova dopo una trombosi al seno cavernoso non ce l’ha fatta. La giovane è deceduta nelle scorse ore così come annunciato dalla sindaca Valentina Ghio.
Scontato o qualunquista che sia, tocca ricordare che nessun bollettino Covid ci abituerà mai all’idea della morte. E Camilla Canepa non può restare un numero impigliato tra i ragionamenti delle statistiche. La sua tragica storia impone più di un momento di riflessione e analisi su quanto sta accadendo e su come si stia gestendo quella che non è più possibile chiamare “emergenza”.
La levata di scudi da parte dei virologi sull’uso di AstraZeneca nei giovani è giunta. Forse troppo tardi. Ma nell’epoca dello strillio perenne, anche le voci più autorevoli e attendibili sono sfumate nel calderone. Ma non era questo il momento di abbassare la guardia. Il virologo Andrea Crisanti si è giustamente chiesto: “Come è possibile che sia stata presa l’iniziativa di dare questo vaccino in questa fascia d’età, al di là delle raccomandazioni esistenti? Il Cts era stato informato? Doveva essere consultato prima, non dopo”.
Anche se in Italia il vaccino di AstraZeneca è “già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età”, come ha ricordato il coordinatore del Cts Franco Locatelli, molte Regioni si sono mosse in ordine sparso, e continuano a farlo. L’Asl Napoli 2 ha revocato l’open day programmato per giovedì sera con Astrazeneca a tutti i residenti di oltre 18 anni, senza prenotazione. In Sicilia invece torna l’iniziativa dal 10 al 13 giugno per i cittadini dai 18 anni in su, che non presentano fragilità, che potranno vaccinarsi su base volontaria senza prenotazione con AstraZeneca e Johnson & Johnson. Nel Lazio sono aperte da martedì le prenotazioni per un open week over 18 Astrazeneca con vaccinazioni fino a domenica con ticket virtuale su app ufirst.
E adesso si attende il parere del Cts, che potrebbe esprimersi a breve con un nuovo pronunciamento sull’uso di AstraZeneca nella strategia vaccinale, in particolare proprio fra i giovani.
Nella corsa all’immunità di gregge, chi si è assunto la responsabilità di valutare i costi-benefici delle somministrazioni dei vaccini a vettore virale nei giovani? Le Regioni? E dietro quale parere scientifico? E su quali basi statistiche? Le basi statistiche erano corrispondenti allo stato attuale della diffusione del virus oggi? E il Governo poteva/doveva intervenire?
Su questi punti Crisanti ricorda: “Abbiamo discusso a lungo sul problema di AstraZeneca, abbiamo discusso del fatto che andava dato sopra i 60 anni perché, sebbene sicuro ed efficace, c’erano alternative e non valeva la pena correre rischi. Poi si sapeva anche la frequenza di questa complicazione: la frequenza è 1 su 6-700mila? E sicuramente avranno vaccinato 6-700mila ragazzi”.
Il punto è: se le raccomandazioni c’erano, la disponibilità di dati e vaccini pure, perché non si è pensato di chiedere al Cts di esprimersi prima di lasciare le decisioni in capo alle singole Regioni? Il Governo aveva ed ha tutto il potere decisionale per imporre un’unica strategia.
A questo proposito, rispondendo al question time al Senato, Speranza ha sottolineato che lo scorso 7 aprile il ministero, con una circolare, “ha già raccomandato l’uso preferenziale del vaccino AZ agli over-60 e Aifa ha ribadito che il profilo beneficio-rischio è più favorevole all’aumento dell’età”. Queste valutazioni, ha anticipato, “saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts”. Tutti i vaccini sono però “sicuri ed efficaci”, ha precisato il ministro.
Sul termine “preferenziale” Crisanti è perentorio: “Preferenziale, quando si hanno tanti vaccini a disposizione, equivale a obbligatorio, non prendiamoci in giro. Non ci sono dubbi al riguardo. Se hai alternative, non lo dai. I vax day andavano fatti con altri vaccini”.
Tocca quindi domandarsi se dal 7 aprile a oggi, il rapporto beneficio-rischio non fosse notevolmente cambiato in funzione della minor diffusione del virus e della maggiore disponibilità di vaccini alternativi ad AstraZeneca.
Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti ha voluto sottolineare: “La possibilità di utilizzare AstraZeneca per tutti su base volontaria non è un’invenzione delle Regioni o di qualche dottor Stranamore: è suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici per aumentare le vaccinazioni, e quindi evitare più morti”.
Non è e non sarà mai il momento dello sciacallaggio sul caso di Camilla Canepa, ma indagare i processi decisionali è necessario se non doveroso. La confusione è evidente e l’intera gestione della distribuzione del vaccino sviluppato dall’Università di Oxford non ha mai brillato per trasparenza.
Il commissario straordinario all’emergenza Covid-19 il generale Francesco Figliuolo chiamato in causa sulle polemiche ha precisato: “Polemiche sugli open day per vaccinare i giovani con Astrazeneca? Oggi noi sappiamo che questo tipo di vaccini sono consigliati agli over 60, dopodiché possono essere usati per tutte le classi di età. È bene fare un’anamnesi molto approfondita ma ovviamente le riflessioni le devono fare gli scienziati. E io sono sempre pronto a recepire qualsiasi riflessione che venga fatta in ambito ufficiale, quindi le raccomandazioni che poi daranno sono da applicare”.
Nessuno chiede e chiederà mai di attaccare il governo o il premier Draghi con una pletora di insulti, ma che qualcuno dei nostri politici o delle istituzioni alzi educatamente il dito per chiedere “perché?”, “chi?”, “quando?” potrebbe ricondurci sulla via di un sano dibattito volto a proteggere i cittadini.
Soltanto a gennaio scorso, l’ex premier Conte non è stato risparmiato da aspre critiche per la gestione degli accordi con le multinazionali farmaceutiche per l’approvvigionamento dei vaccini. Forza Italia invocava persino il Copasir per indagare sui presunti mancati accordi sui brevetti. E nell’attuale silenzio assordante della politica che non domanda e non pretende, viene purtroppo semplice pensare che se al posto di Draghi ci fosse stato ancora Giuseppe Conte, avremmo quasi certamente assistito a una crocifissione, almeno da parte di alcuni partiti che al tempo occupavano i banchi dell’opposizione. Il timore reverenziale – se possiamo chiamarlo così – nei confronti del premier Draghi che investe oggi gran parte della politica è diventato insopportabile e totalmente ingiustificato. Si chieda di far chiarezza perché non esistono morti di serie B.
Benvenuti nell’era del populismo vaccinale: il Governo blocca (di nuovo) AstraZeneca ma non spiega perché
(Luca Telese – tpi-it) – 11 giugno 2021
La morte di Camilla rischia di essere inutile. E la reazione del Governo e del Comitato tecnico-scientifico è a dir poco inspiegabile. Sono bastate poche ore, infatti, per scoprire che Camilla la ragazza tragicamente morta dopo la prima dose di vaccino – aveva un deficit congenito della coagulazione (piastrinopenia familiare) che ha provocato reazione avversa all’iniezione di AstraZeneca.
La sua è una morte folle, dolorosa per tutti, drammaticamente inutile. Ma è – soprattutto – una morte che si poteva evitare. Le indagini ci diranno cosa ha prodotto questo esito, ma le possibilità non sono molte: o è stata condotta male l’anamnesi (l’indagine che si fa al centro vaccinale prima di procedere all’iniezione) o il medico presso cui la ragazza era in cura non ha avvisato Camilla del fatto che era in una situazione di potenziale rischio oppure sono accadute entrambe le cose insieme.
Ma la causa della morte della ragazza – per fortuna o purtroppo – è una di queste due motivazioni, non il vaccino. Se poi ad un malato fragile, sotto terapia, che ha una fragilità genetica certificata, che è giovane ed è donna, si dà anche la dose del vaccino che più è sconsigliato per donne, giovani, con la predisposizione a problemi di coagulazione del sangue, allora (come è accaduto) il pasticcio è servito.
Il tema, tuttavia, è che la reazione del Governo e del ministero della Salute, ancora una volta, è inspiegabile: cambiare l’intero piano vaccinale, addirittura variare la programmazione di tutte le seconde dosi ancora in essere. Questo è semplicemente privo di logica.
Immaginate per un attimo un esempio estremo: il giovane guidatore di un’auto va a controllare le gomme prima di mettersi in viaggio. Il gommista gli dice: “Tutto a posto!”. Ma poi si scopre che per distrazione, il gommista, non si è accorto di un grosso chiodo piantato nel copertone. Per questo motivo, dopo pochi chilometri percorsi in autostrada al guidatore esplode una gomma. La macchina sbanda, il ragazzo muore.
Ebbene, l’unica reazione possibile è quella di indagare il gommista per omicidio colposo: ovvero per una grave negligenza che – senza nessuna volontà omicida – ha prodotto un esito tragico. La reazione del Comitato tecnico-scientifico alla morte di Camilla, invece, è stata emotiva, irrazionale, due volte fuori misura. Invece di partire dal problema, i tecnici si sono lasciati travolgere dalla paura e dal calore mediatico.
È come se, dopo l’incidente che abbiamo descritto, il Governo decidesse di chiudere l’autostrada. Come se, invece di consigliare prudenza e controlli sulle auto, dicesse a tutti i viaggiatori di scendere dal veicolo e di cambiare le gomme.
E infatti cosa si sta dicendo ora agli italiani? Non solo di non usare più AstraZeneca, ovvero di chiudere una intera autostrada che è vitale per il grande traffico che sopporta. Ma – addirittura – si prescrive alle persone che hanno già superato il casello e sono già in viaggio, di cambiare vaccino.
Sarebbe come – in piena estate – consigliare agli automobilisti di mettere le gomme da neve, facendo credere che questa sia una soluzione al problema della foratura. Il problema invece è il chiodo, non la gomma. Mi pare che l’unico soggetto che trarrebbe vantaggio da questa sostituzione sarebbe in produttore dei pneumatici da neve, cioè la Pfizer (che aumenta ulteriormente il suo fatturato).
E non basta: il cambio del vaccino – solo nella seconda dose – non garantisce nessuna sicurezza. Anzi, è un pasticcio che non è mai stato sperimentato su vasta scala. Se ne parlò, in passato, e venne sconsigliato da molti virologi (che oggi purtroppo tacciono).
Stupisce, dunque, che il Governo e il Comitato tecnico-scientifico non abbiano mantenuto i nervi saldi, proprio nel momento in cui era più importante farlo. Bisogna dire agli italiani che oggi magari avranno una sensazione di sollievo, oppure di soddisfazione, o addirittura di rassicurazione, che questa scelta, invece di risolvere i vecchi problemi, ne crea due. Non restituisce la vita a Camilla. E non ci rende per nulla più sicuri. Del populismo vaccinale non si può che diffidare.
Come mai solo ora l’idea della fuga del virus dal laboratorio di Wuhan non è più roba per complottisti?
(Alessandra Rizzo – la Stampa) – 11 giugno 2021
Un’ indagine nuova e trasparente per accertare l’ origine del virus che ha causato oltre tre milioni e 700 mila morti e paralizzato il mondo. Che sia trasmissione animale o fuga da laboratorio, i leader dei grandi Paesi vogliono vederci chiaro, e dal vertice G7 mandano un messaggio alla Cina. «Il mondo ha il diritto di sapere cosa è successo», ha detto il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, alla vigilia dell’ incontro. Dalla riunione dei leader del G7 che si apre oggi in Cornovaglia, la prima «in presenza» dell’ era Covid, arriva anche la promessa di donare un miliardo di dosi di vaccino al resto del mondo entro il prossimo anno.
L’ origine del coronavirus non è ancora stata chiarita. L’ ipotesi più probabile resta quella di una trasmissione da animale a uomo, forse da un pipistrello nel mercato di Wuhan, la città da cui è partita la diffusione. Ma la possibilità di una fuga accidentale da un laboratorio, inizialmente liquidata come teoria complottista priva di fondamento, ha di nuovo preso piede. I leader del G7, su spinta del presidente Usa Joe Biden, chiederanno che la nuova indagine sia condotta dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, stando alla bozza del comunicato finale citata dall’ agenzia Bloomberg e da fonti del vertice. La richiesta di un’ indagine «trasparente, basata sui dati e priva di interferenze» verrà ribadita anche al vertice Ue-Usa che si terrà la settimana prossima a Bruxelles.
L’ Oms, che nei mesi scorsi aveva già condotto un’ indagine in Cina, aveva allora concluso che l’ ipotesi di fuga fosse «altamente improbabile». Ma gli esperti non avevano avuto accesso al laboratorio di Wuhan e ai relativi dati. «È necessario che chi conduce l’ inchiesta abbia pieno accesso a dati e luoghi», ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. La Cina, che ha negato l’ ipotesi della fuga e offerto finora modesta cooperazione, difficilmente acconsentirà alla richiesta di trasparenza. Ma per Biden, che sull’ origine del virus ha già ordinato un rapporto dell’ intelligence Usa e che con Pechino tiene una linea dura, è comunque un successo diplomatico.
Altri temi sul tavolo dei leader di Italia, Regno Unito, Usa, Francia, Germania, Canada e Giappone riuniti nella piccola località balneare di Carbis Bay sono il cambiamento climatico, il quadro economico, tra segnali incoraggianti per le loro economie, e il tema del lavoro.
Ma è inevitabile che sia la pandemia il tema dominante. Il padrone di casa Boris Johnson ha chiesto ai leader di «vaccinare il mondo» entro il 2022, nella consapevolezza che nessun Paese sarà completamente al sicuro dal virus finché non lo saranno tutti. L’ impegno del vertice è per un miliardo di dosi entro il 2022. Biden ha già promesso l’ acquisto di 500 milioni di dosi del vaccino Pfizer per i Paesi più poveri.
Una promessa, al costo di tre miliardi e mezzo di dollari, che fa degli Usa «l’ arsenale dei vaccini per combattere il Covid in tutto il mondo», ha detto. L’ Italia aveva già annunciato un contributo aggiuntivo di 300 milioni di euro a favore del Covax, l’ alleanza globale dei vaccini, e la disponibilità a donare 15 milioni di dosi.
Niente sospensione dei brevetti dei vaccini invece: la Germania si oppone, e anche l’ Ue è scettica. («Non è la panacea», ha detto Michel). Ma piccole divergenze a parte, i lavori del vertice, senza Trump e con un Biden multilateralista, si aprono all’ insegna di un rinnovato impegno all’ unità.
E ditelo che gli “open day” erano solo un modo per smaltire le dosi di AstraZenica che nessuno voleva
(Paolo Russo – la Stampa) – 11 giugno 2021
Con una formulazione più stringente di quella adottata due mesi fa gli esperti del Cts accendono questa volta senza se e senza ma il semaforo rosso al vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni.
E lo stesso parere dovrebbe aprire al richiamo di AZ con un vaccino diverso, ossia con Pfizer o Moderna. «Questo perché gli studi più recenti dicono che con la seconda dose a Rna messaggero si ottiene una risposta anticorpale persino più efficace di quella che si ha ripetendo l’ infusione con il vaccino a vettore virale», spiega uno degli scienziati del Comitato. Che ieri a lavori praticamente conclusi è tornato a riunirsi nel pomeriggio, quando la tragica morte della 18 enne Camilla Canepa per una trombosi al seno cavernoso verificatasi dopo la somministrazione di Vaxzevria faceva capire che il percorso travagliato di quel vaccino era probabilmente giunto al capolinea.PUBBLICITÀ
Così gli scienziati hanno ripreso carta e penna per togliere dalla raccomandazione all’ uso di AstraZeneca sopra i 60 anni quell’«in via preferenziale» che molte regioni hanno interpretato nelle settimane scorse come un via libera agli Open day aperti a giovani e giovanissimi. Un’ operazione che non ha mai convinto i tecnici del ministero di Speranza, dove l’ irritazione nei confronti del Cts si tocca con mano, perché non è andato giù «l’ atteggiamento ondivago» di chi non avrebbe alzato un dito per fermare gli Open day.
Sui quali più di un governatore ha messo la faccia in una corsa a chi vaccina di più che ha portato prima consenso, ora chissà. Tanto che ieri era tutto uno smarcarsi dalle operazioni «AstraZeneca in libera offerta», con Napoli che disdiceva il suo Open day dai 18 anni in su e il lombardo Fontana, così come i colleghi veneti e friulano Zaia e Fedriga a ricordare che nelle loro regioni non si sono mai fatti Vax day rivolti ai giovani. Mentre i ragazzi, dove il vaccino era in offerta senza prenotazione come a Roma, hanno preferito stavolta disertare l’ appuntamento.
Resta il fatto che, anche per paura di non smaltire AZ, le regioni hanno premuto in questi giorni l’ acceleratore proprio sulla somministrazione dei vaccini a vettore virale tra gli under 60, tradendo la raccomandazione sul loro utilizzo, sia pure «in via preferenziale», dai 60 anni in su. I numeri dei quali siamo venuti in possesso sembrano smentire chi dopo aver lanciato il sasso ora ritira la mano. Nelle ultime tre settimane sono state infatti somministrate un milione e 423 mila dosi di AstraZeneca e l’ altro vaccino a vettore virale Johnson&Johnson.
Ma di queste ben 940 mila sono andati alla fascia da 30 a 60 anni e altre 163 mila a quella dai 18 ai 29 anni, lasciando poco più di 300 mila dosi agli over 60 per i quali invece erano raccomandate. Il verbale con il parere del Cts ieri sera non era ancora approdato al ministero della Salute, per cui le decisioni verranno ufficializzate soltanto oggi, nonostante lo sconcerto che la morte della giovanissima Camilla ha generato tra giovani e meno giovani. Spetterà poi allo stesso dicastero tradurre le indicazioni in una ordinanza, che oltre a sconsigliare con più forza il vaccino sotto i 60 anni e ancor più tra i giovani dovrebbe consentire al milione di vaccinati con AZ in attesa del richiamo di farlo con un vaccino diverso.
Proprio ieri l’Aifa ha diffuso il suo quinto rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid, dove si evidenzia che «il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni».
Anche se poi i dati dell’ Ema entrano più nel dettaglio, dicendo che i casi salgono a 2, 1 nella fascia 40-49 anni e vanno dall’ 1, 8 all’ 1, 9 per quelle da 30 a 39 e dei ventenni. Questo senza fare distinzioni tra uomini e donne, dove quei tassi di incidenza vanno moltiplicati almeno per tre. Anche così si resta ampiamente al di sotto del caso ogni 10 mila somministrazione che fa definire un caso avverso come “molto raro” dalle autorità regolatorie. Ma anche se rarissime quelle trombosi possono ora essere evitate, visto che l’ offerta di vaccini è sufficiente a coprire anche le fascia giovanili senza somministrare loro gli antidoti a vettore virale.
Proprio mentre ieri sé stata superata l’ asticella dei 40 milioni di somministrazioni bisognerà ora vedere che effetto avrà questo ennesimo pasticcio sulla campagna vaccinale. Che intanto i suoi effetti continua a produrli, con l’ incidenza dei casi scesa in una settimana da 32 ogni 100 mila abitanti a 25 e ben sei regioni – Emilia, Lombardia, Lazio, Piemonte, Trentino e Puglia- che da lunedì entrano nella fascia bianca del ritorno alla quasi normalità.
I misteri del covid, dieci domande senza risposta
(Marcello Veneziani) – La verità 12 giugno 2021
Con la bella stagione l’Italia sta finalmente ritrovando un po’ di vita, di libertà e di fiducia. Ma restano irrisolti molti dubbi sulla pandemia che ci trasciniamo da mesi e che rischiamo di ritrovarci in futuro. Senza mettere in discussione le vaccinazioni, ci sono almeno dieci domande senza una risposta compiuta.
1. Come è nato e da dove è partito il covid?
Si fa sempre più strada la tesi che il covid non sia un errore della natura ma un errore di laboratorio; e non è fugato il sospetto che non sia un errore involontario. Dalla pandemia che ha patito in anticipo sugli altri e fronteggiandola coi mezzi efficaci di un regime totalitario e militarizzato, la Cina esce rafforzata, leader mondiale non solo nel commercio. E resta un mistero che le varianti siano identificate per nazione – variante inglese, indiana, brasiliana – mentre il virus originario non sia definito cinese.
2. Oltre il racconto dei media quali sono stati in realtà i paesi più colpiti?
Se usiamo tre parametri, ovvero il numero di vittime in rapporto alla popolazione, il rapporto tra ricoverati e deceduti e la durata dell’emergenza pandemia, dobbiamo tristemente concludere che l’Italia è tra i paesi al mondo più colpiti e più a lungo, mentre i media puntavano su Inghilterra e Stati Uniti al tempo di Trump, poi su India e Brasile. Ci evidenziano, per esempio, il numero di contagi in India ma considerando che la popolazione è 22 volte superiore all’Italia, avere – poniamo – da noi 100mila malati equivale a più a 2,2 milioni d’ammalati in India.
3. Quanti sono davvero i morti di covid?
Manca una distinzione almeno fra tre categorie di decessi: a) chi è morto a causa del covid; b) chi è morto col covid come fattore scatenante di altre gravi patologie; c) chi era già in condizioni terminali o in assoluta fragilità, e il covid è sopraggiunto al più come colpo di grazia. Più ardua e penosa sarebbe invece la domanda su quanto abbiano inciso gli errori, i ritardi, i piani e i protocolli sbagliati, le mancate cure a domicilio, tempestive ed efficaci.
4. Era proprio necessario il regime di restrizioni, i lockdown e le chiusure?
Paragonando i dati dei paesi con norme più restrittive e più a lungo vigenti e altri con norme minime e più transitorie, non c’è conferma che le restrizioni siano state più efficaci, anzi. In più si è testato un regime di sorveglianza che non ha precedenti in democrazia, con la sospensione delle libertà più elementari, dei diritti primari. Una prova generale e inquietante per eventuali dispotismi futuri.
5. Quante vittime stanno mietendo i vaccini?
Non disponiamo di studi e statistiche attendibili, conosciamo solo casi e denunce episodiche. Probabilmente sono sottostimati i dati; funziona a rovescio il meccanismo applicato per il covid: chi è deceduto dopo il vaccino per una complicanza, si attribuisce solo a quella la causa della morte, non al vaccino. Qui non vale la regola post hoc propter hoc usata per le vittime di covid.
6. Come stanno funzionando i vaccini, i contagi calano solo per questo?
Se paragoniamo i dati di ora a quelli del giugno scorso ci accorgiamo che anche l’anno scorso, senza vaccino, ci fu lo stesso drastico calo. E quindi si vorrebbe capire quanto incidano realmente i vaccini e quanto concorra il clima stagionale. Resta poi indeterminata l’incidenza e la durata d’efficacia dei vaccini, se il vaccinato può essere ancora contagioso, se il vaccino stesso innesca varianti. Non sarebbe poi necessario dopo il vaccino prescrivere il test seriologico per sapere come stiamo con gli anticorpi?
7. La gente si è davvero convertita in massa alla necessità dei vaccini?
In realtà si è rassegnata in massa a vaccinarsi, per istinto di gregge, pur diffidandone e pur sapendo di fare da cavia nel buio. Si vaccina per stanchezza, per conformarsi a un obbligo socio-sanitario, per timore di sanzioni, per levarsi quanto prima la mascherina, per disporre del passaporto, circolare liberamente e tornare alla vita normale. Pur vaccinandosi sono molti gli scettici, convinti che non serva o produca danni, soprattutto nel tempo e non ci copra da ulteriori varianti. E che saremo costretti a rifare ancora.
8. È davvero necessario vaccinare in massa anche in giovane età?
I giovani hanno un rischio molto basso di contagi e ancora più basso di un’infezione in forma pericolosa. Si usa il generico alibi che sono veicoli di contagio in famiglia e si usa il loro desiderio di avere un pass per sentirsi di nuovo liberi. Non si conoscono poi gli effetti nel lungo tempo di vaccini mai testati che potranno avere sulla loro salute, fertilità, genetica.
9. A che punto sono le cure per debellare o rendere innocuo il covid?
Proiettando tutta la profilassi e le aspettative sul vaccino, si sta trascurando la via di curare il covid con cure appropriate e tempestive, abbassando al minimo i rischi di ricoveri, complicanze e letalità. Eppure ci sono ormai medicinali e terapie che potrebbero abbattere il pericolo e mutare le strategie sanitarie.
10. Al di là del virus e delle vittime, quale effetto globale ha prodotto il covid?
Innanzitutto, più isolamento, più dipendenza e più sorveglianza; quindi una ripresa di potere dello Stato non solo sulla salute ma anche sul lavoro, il controllo e l’economia; poi di fatto ha penalizzato i governi outsider e rafforzato il modello cinese. Ha ingigantito la dipendenza dal circuito info-mediatico-sanitario e l’insicurezza. E non sappiamo ancora quante sono, e a che livello, le vittime dell’isolamento indotto dal covid, in termini di depressioni, suicidi, vite peggiorate, rapporti deteriorati e cure mancate per altre malattie gravi.
Le domande qui sollevate, circolano sparse da tempo, aprono dubbi e possibili risposte o interpretazioni. Dal covid siamo usciti più vulnerabili e più esposti ai rischi di altre pandemie; spontanee, indotte o manipolate. Ed è cresciuta l’incertezza, come dimostrano queste domande che non hanno avuto risposta.
Caos sul mix di vaccini. “Ci state trattando come cavie”. E c’è chi chiede di continuare con AstraZeneca
(Clarissa Valia – tpi.it) – 13 giugno 2021
Non convince del tutto la decisione del governo e del Cts sul richiamo eterologo per gli under 60 che in prima battuta hanno ricevuto la dose AstraZeneca. È l’ennesima giravolta sul siero anglo-svedese. Ora è stata imposta la seconda dose tassativamente con Pfizer o Moderna. Vaccini diversi, a vettore virale il primo e a mRna i secondi, oltre che di un marchio diverso.
LA CIRCOLARE DEL MINISTERO SU ASTRAZENECA, NO AGLI UNDER 60 E RICHIAMI CON VACCINO DIVERSOLa decisione del ministero della Salute ha limitato la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Jonhson, entrambi a vettore virale, agli over 60. Per chi ha meno di 60 anni, invece, e ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca, il ciclo sarà completato con Pfizer o Moderna. Un mix deciso in corsa dopo la morte di Camilla Canepa, la 18enne colpita da trombosi affetta da una malattia autoimmune e deceduta alcuni giorni dopo che le era stata somministrata la prima dose di AstraZeneca a un “open day” vaccinale.
CRISANTI: “MIX VACCINI? NON SAPPIAMO SE È SICURO”Sulla presa di posizione governativa del siero diverso per la seconda dose è scettico il virologo Andrea Crisanti. Al momento non ci sono sufficienti studi sulla combinazione di due vaccini anti Covid diversi, con il microbiologo dell’Università di Padova che dichiara: “Nessuno lo può dire se il mix sia sicuro. Sicuramente i dati sulla seconda dose di Astrazeneca ci sono, sulla vaccinazione ‘eterologa’ no; magari funziona, magari ha dei problemi. Dovrebbero pronunciarsi gli enti regolatori e tutti gli altri dovrebbero fare un passo indietro. Senza i dati non ci si vaccina“.
“Dal punto di vista teorico e immunologico non dovrebbero esserci problemi, però c’è un aspetto formale da non sottovalutare, nel senso che questa è una combinazione di cui non si sa efficacia e durata“. Imporre agli under 60 di cambiare con la seconda dose “è una procedura che non è stata validata. Magari funziona pure, però abbiamo degli organi regolatori a cui è demandata la regolazione di queste procedure, non è che uno si alza la mattina e le cambia“, sottolinea Crisanti con LaPresse, “nessuno lo può dire se il mix sia sicuro. Dal punto di vista teorico non ci sono controindicazioni, ma una cosa è la teoria e un’altra è la pratica”.
LE REGIONI FRENANO SUL MIX VACCINI: “PRIMA L’AIFA CHIARISCA”La nuova decisione del ministero della Salute di sostituire la seconda dose di AstraZeneca con quella di un vaccino a Rna messaggero non convince nemmeno le Regioni. Alcune sono già partite, altre inizieranno oggi, altre ancora sono incerte e in attesa di una nuova indicazione da Aifa.
Lombardia prima no poi sì – Tra queste la Lombardia che ieri, sabato 12 giugno, aveva deciso di sospendere la seconda dose con un vaccino diverso (scelta che resta nel week end) salvo poi ricredersi dopo una telefonata chiarificatrice tra l’assessora al Welfare Letizia Moratti e il ministro Roberto Speranza. Il motivo della diffidenza risiedeva nella mancata trasparenza sulla pubblicazione del parere dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, sulla combinazione tra vaccini. Fonti al Corriere della Sera rivelano che “questo parere è in realtà allineato a quello del Cts e vedrà presto la luce”.
Lazio, richiamo con AstraZeneca a chi lo chiede – Il Lazio, come riporta Repubblica, ha invece sollevato la questione di chi non vuole cambiare il vaccino ma confermare il richiamo con AstraZeneca. Non si può obbligare qualcuno a non proseguire un trattamento sanitario già iniziato con un medicinale. E infatti Aifa nel suo parere, posto poi alla base della circolare ministeriale, aveva raccomandato “di considerare la possibilità di effettuare la seconda dose con un vaccino a mRna”. Ancora una volta si parla di possibilità e raccomandazioni, non obblighi.
LE TESTIMONIANZA DAGLI HUB VACCINALI: “CI STATE TRATTANDO COME CAVIE”: C’È CHI RIFIUTA IL MIX DELLA SECONDA DOSEIl cocktail di vaccini spaventa le persone. Nel servizio di Repubblica al centro vaccinale allestito alla stazione Termini di Roma, la giornalista ha ascoltato le perplessità della gente. “Ma la seconda dose cambia?”, è la domanda più frequente di chi attende il richiamo di vaccino all’hub romano. Chi rifiuta il mix della seconda dose dice con rabbia: “Ci state trattando come cavie”. Su mille prenotati di ieri a Termini, 40 hanno rifiutato: “Non sulla nostra pelle”.
“Mi sembra una decisione un po’ incoerente questa del richiamo diverso”, dice un’insegnante di 39 anni in attesa del richiamo intervistata da Repubblica. La donna aveva fatto la prima dose di AstraZeneca a marzo. All’hub vaccinale sono tante le persone che preferiscono chiudere il ciclo del vaccino con AstraZeneca piuttosto che cambiare siero in corsa e che quindi rifiutano la seconda dose eterologa. “Siamo delle cavie. Comunque accetterò, mi fido della scienza e dei medici – dice un’altra intervista – ma ho paura che con questi vaccini si stia giocando troppo d’azzardo”.
“Avrei dovuto fare la prima dose il 17 marzo, poi c’è stato il blocco per le trombosi e sono stata rimandata al 26 marzo, quando già c’era l’indicazione di darlo agli over 60 – spiega la donna che ha meno di 60 anni – Avrei potuto rifiutare, aspettare che si sbloccasse la mia fascia di età e poi scegliere. E invece no, ho deciso di fare AstraZeneca, me ne sono assunta la responsabilità. E adesso…”. La donna a chiest “pronta a fare una scenata se non mi danno Astra”. Poi, una mezz’ora dopo, riemerge col cerotto sul braccio: “Non c’è stato modo, mi hanno detto o fai la seconda dose Pfizer o niente. Alla fine ho accettato. Speriamo che tra due mesi qualcuno non dica che è stata una scelta scellerata”.
“Dalle 9 di stamattina circa una persona su 25 ha rifiutato la somministrazione del richiamo eterologo”, dice la dottoressa Carlotta Marrangone, una delle coordinatrici sanitarie dell’hub di Termini a Rep. “Sono tutti timorosi, c’è la grande paura di eventuali effetti avversi relativi al mix dei vaccini – prosegue il medico – Poi la maggioranza si tranquillizza. Stiamo spiegando loro che il mix si può fare, anche altri paesi lo hanno adottato, e potrebbe anche offrire una maggiore copertura. Non è facile. Ma queste sono le direttive“, conclude la dottoressa.
IL MIX VACCINI NEGLI ALTRI PAESI E GLI STUDI PUBBLICATI FINORAL’idea del mix vaccinale non è nuova, in passato è stata testata per alcuni vaccini sperimentali contro HIV. La decisione del cocktail di dosi da parte dell’Italia segue quella di altre nazioni come Germania, Spagna, Francia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Canada. Una scelta che però non è basata su solidi dati poiché è solo da poco tempo che si è iniziata a testare tale approccio.
Sono due gli autorevoli studi scientifici sul richiamo eterologo pubblicati finora: uno in Spagna e l’altro in Gran Bretagna. Nel Regno Unito, ricerca testata su 830 persone, è emerso che l’utilizzo di un mix di vaccini anti Covid (AstraZeneca e Pfizer) appare in grado di produrre una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”, ma non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone. La ricerca sul mix non ha verificato sostanziale differenze tra la somministrazione di una prima dose AstraZeneca e un richiamo Pfizer e viceversa. Nel secondo studio clinico, quello effettuato in Spagna, invece, su 673 volontari, a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III, un organismo pubblico spagnolo, ha concluso che somministrare il vaccino anti-Covid di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.
Crisanti: “Tutto il Cts si deve dimettere subito, un casino apocalittico. Camilla sarebbe ancora viva”
(Luca Telese – tpi.it) – 14 giugno 2021
Professor Crisanti, come giudica la situazione che si è determinata nella campagna vaccinale?
(Sorriso amaro). Siamo al caos più completo. Servirebbero provvedimenti drastici.
Cosa intende?
Tutto il Comitato tecnico scientifico oggi si dovrebbe dimettere. E forse, dopo di loro, anche qualcun altro.
Non va per il sottile.
Ma avete visto cosa sta accadendo? Vi rendete conto che conseguenze ci saranno per queste scelte?
Si riferisce al mix di vaccini?
A quello, ma non solo. E ad un cambio di paradigma mai verificatosi prima.
Quale?
La fonte della decisione e della legittimità scientifica viene per la prima volta cambiata. Per di più in corso d’opera.
A cosa si riferisce?
Al “trial”. Ovvero alla sperimentazione controllata, e condotta secondo rigidi parametri statistico-scientifici.
E ora?
Adesso la sperimentazione si sta facendo in presa diretta. Senza precedenti e senza rete.
Però tutti i rappresentanti istituzionali assicurano che non ci sono rischi.
Vero. Ma non rassicurante.
Il Cts prescrive il mix e sconsiglia la seconda dose di AstraZeneca.
Attenzione. Per fortuna dal punto di vista teorico e biologico non abbiamo nessun dato che ci metta in allarme. Ma bisogna anche sapere che la scala in cui questo mix viene applicato, per la prima volta è enorme.
Parliamo di un milione di italiani, infatti. Tutti in attesa del richiamo di AstraZeneca.
Appunto. Noi in realtà abbiamo già in mano uno studio di Lancet che ci parla di maggiori reazioni avverse, anche se di bassa intensità, in caso di mix di vaccini. Ma…
Parliamo di una ricerca importante, ma condotta su poco più di 800 casi.
Appunto!!! 812 casi è una cosa da ridere rispetto a un milione. E tutte le altre esperienze che si citano non sono nulla per un vaccino. Alcune piccole sperimentazioni, anche quelle in corso d’opera, non hanno i tempi di sicurezza.
Quindi lei dubita?
Ripeto: non c’è stato un vero trial!
Spieghiamo la differenza fra un trial e i casi che si citano ai molti italiani che in queste ore sono perplessi. Hanno già la prima dose in corpo, ma non sanno che fare adesso.
Devono sapere che non possono avere certezze. E che nessuno gliele può dare.
Non si devono fidare, intende?
Un campione quasi casuale, a prescindere dal numero dei casi, ha zero rappresentatività.
Lei sta dicendo: è come un sondaggio politico.
Certo. Bisogna costruire un campione omogeneo. Per età e per anagrafe. Altrimenti sarebbe come ipotizzare l’esito del voto politico partendo solo da Reggio Emilia.
Capisco. Quindi se non c’è una campionatura dei soggetti, l’indagine non vale.
Assolutamente si. Proprio perché i problemi delle reazioni avverse si stanno rivelando localizzati in fasce ben definite: donne, giovani, in età fertile… chiaro? Più allarghi la base dei vaccinati, più rischi di “trovare” nuovi casi. Ed è così anche per i trombi.
Lei ha letto nel dettaglio lo studio di Lancet?
Certo. Ci sono stati effetti collaterali importanti con le seconde dosi: non mortali, ma il segnale dobbiamo coglierlo.
Ma quindi lei sconsiglierebbe?
Potenzialmente io non vedo grandissimi rischi, ma è il metodo mi lascia perplesso: si interrompe ogni fonte di legittimità scientifica. Il pasticcio è stato già fatto.
Andrea Crisanti, come avete visto, non usa parole tenere per descrivere la situazione che si è creata dopo lo stop del Comitato tecnico Scientifico ad AstraZeneca. Invoca dimissioni, non risparmia giudizi netti. Ipotizza, come vedremo tra breve, una profilassi del tutto diversa. Spiega perché la morte di Camilla non era inevitabile.
Lei pensa che non si debbano prescrivere i mix di vaccini, dica la verità.
Hanno fatto un casino senza precedenti. E provo anche a spiegarle perché.
Prego. Stiamo parlando sempre delle seconde dosi?
Esatto. Metta che io sia uno di quel milione di italiani che hanno la prima dose di AstraZeneca.
Immaginiamolo.
Vado a fare la seconda dose e mi dicono: adesso puoi avere solo Moderna o Pfizer.
Adesso forse – dopo i primi annunci stanno facendo marcia indietro.
Me lo auguro, perché una imposizione non è legalmente possibile.
In che senso?
Quando tre mesi fa queste persone si sono vaccinate con la prima dose hanno firmato un documento che ha lo stesso valore legale di un contratto.
Il consenso informato?
Esatto.
Se sei il comitato tecnico scientifico e cambi idea hai la possibilità di farmi un’altra proposta.
Certo. Ma non hai la possibilità di obbligarmi! Capisci? Ma non puoi negarmi, se la voglio, una seconda dose di AstraZeneca.
La scelta di sconsigliare una seconda dose deriva dalla reazione alla morte di Camilla.
Lo so. Ma non si può decidere sull’onda dell’emozione. Non si può delegare scelte come queste a decisioni del Cts che poi nessuno spiega.
Cosa mi sta dicendo, professor Crisanti?
(Sbotta). Qualcuno si dovrà prendere la responsabilità di questo casino apocalittico!
Lei non consiglierebbe a un amico di cambiare vaccino?
Sinceramente io sarei più prudente di come ha fatto il Cts fino ad ora.
E come?
Si potrebbe mantenere la vigilanza sulla produzione anticorpale dei soggetti. E quindi arrivare fino a ottobre.
E poi?
A chi ha già una produzione anticorpale alta non inoculerei necessariamente la seconda dose.
E che si fa, però?
Sulla base di quello che ho detto prima, darei la possibilità di scegliere. Se si supera l’anno, il problema non si porrà più.
Quindi lei propone: monitoraggio, sorveglianza e … ?
Flessibilità. Ma soprattutto: nessuna coercizione. Con il monitoraggio saremmo in tempo di cambiare le indicazioni a seconda degli effetti reali del trattamento.
Ma cosa la fa arrabbiare di più?
Questa incertezza continua. Questi ripetuti cambi di rotta. Un disastro di comunicazione.
Quale?
Nessuno può più ignorare che si stanno accavallando decisioni contraddittorie e continue variazioni nella narrazione vaccinale.
E questo che conseguenze ha?
Come possono non vedere che nel lungo periodo il rischio è che perda di credibilità l’intera campagna vaccinale?
Si potrebbe obiettare: è la reazione alla morte di Camilla che ha scombinato i piani.
La povera Camilla non doveva morire. E il vero problema, nel suo caso, non è stato il vaccino in se, ma l’anamnesi.
Si riferisce al fatto che si sono scoperte dopo le patologie, le cure, e che si sarebbe dovuto farlo prima?
Esatto. Ma mi riferisco anche al fatto che l’attuale scheda di anamnesi della campagna vaccinale non è strutturata in maniera adeguata per raccogliere queste pessime informazioni.
Mi faccia un esempio:
È presto detto. Noi sappiamo che i soggetti “a rischio” sono – ad esempio – le donne giovani con problemi di coagulazione del sangue e che prendono la pillola?
È quello che è emerso dallo studio delle reazioni avverse.
Ebbene, tra i punti indicati nell’anamnesi queste due domande dirette non ci sono!
Possono uscire nel colloquio successivo.
Nulla lo esclude. Ma intanto nel caso di Camilla non è accaduto.
E la ragazza ha avviato anche una terapia ormonale, senza dirlo ai medici.
Esatto: tutto questo lavoro preparatorio, come abbiamo drammaticamente imparato, non è emerso in alcun modo.
Ma come è possibile?
Io so che la scheda di anamnesi doveva essere validata dal Comitato tecnico scientifico. Ma so anche – per certo – che così non è stato.
In che senso?
Non ne hanno mai discusso. E questo è grave, perché in una campagna come questa tutte le procedure devono essere coordinate.
Quindi la morte della ragazza si poteva evitare?
Ma certo!
Perché?
Con le informazioni che abbiamo scoperto poi, Camilla il vaccino AstraZeneca non lo avrebbe dovuto fare. E – se così fosse andata – l’esito tragico non si sarebbe mai verificato.
Vaccina tu che a me viene da ridere
(Paolo Russo – la Stampa) – 15 giugno 2021
Anche la nostra Aifa, dopo la «raccomandazione» del Cts, dice sì al mix di vaccini per chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca e ora deve proseguire con Pfizer o Moderna, in base a quanto stabilito dalla circolare del ministero della Salute di venerdì. Ma tra le Regioni è il caos. Il campano De Luca va allo strappo con il governo dicendo che no, nella sua regione non si faranno i richiami con gli antidoti a Rna messaggero per chi ha fatto prima Az.
Mentre gli altri governatori non lo seguono ma nemmeno si allineano con Speranza. Il Lazio continua a fare il richiamo con l’ antidoto di Oxford a chi lo richiede, la Puglia si rimette alla decisione dei medici, la Lombardia tentenna, prima facendo marcia indietro sul no della prima ora al mix di vaccini, ora sospendendo comunque i richiami. «In attesa di sapere cosa ci risponde il governo, sia sulla conferma delle modalità di vaccinazione, che sulla fornitura di dosi aggiuntive di Pfizer e Moderna», spiega il presidente lombardo Attilio Fontana.
E sulla fornitura di dosi aggiuntive dei più gettonati vaccini a Rna messaggero insiste anche la schiera delle Regioni che pure si è allineata alle decisioni del governo. Le reclama l’ Emilia Romagna, che deve fare richiami a 40 mila persone, e fa altrettanto il Lazio, che – senza proclami – a chi si prenota ora con Pfizer o Moderna anticipa il richiamo da 35 a 21 giorni. Tanto per generare un altro po’ di confusione tra gli italiani, passati dalla fase di entusiasmo vaccinale a quella del disorientamento.
A far mostrare serenamente il braccio per il richiamo di certo non ha contributo la lettera inviata al ministro Roberto Speranza dall’ unità di crisi della Regione Campania. Nella missiva si spiega che «sussistono ancora dubbi in merito a potenziali rischi connessi all’ uso dei vaccini da adenovirus virale in qualsiasi fascia di età e si rafforza l’ esigenza di maggiore chiarezza dei pareri del Cts, nei quali, allo stato, si rinvengono mere «raccomandazioni» sull’ uso dei vaccini.
Non sembra ancora sufficientemente chiara l’ effettiva ricorribilità, in condizioni di sicurezza, alla cosiddetta “vaccinazione combinata”, la quale porrebbe comunque problemi di attuazione in sede di somministrazione della terza dose, la cui necessità è oggi data come probabile dalle stesse case produttrici».
Dubbi e timori che da ieri mattina hanno iniziato a rimbalzare attraverso siti e tv, generando sconcerto tra quel milione di under 60 vaccinati in prima battuta con Az. Non sconcerto ma irritazione ha provocato invece la presa di posizione di De Luca in Speranza e i suoi. Il presidente dell’ Aifa, Giorgio Palù, si sbraccia per rassicurare che «ormai gli studi sono inconfutabili» e gli esperimenti sul campo «stanno dimostrando la maggiore efficacia della vaccinazione eterologa».
In serata poi arriva il parere della stessa Aifa che qualche altra apprensione finisce per suscitarla, affermando che «a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, il mix vaccinale ha presentato una maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici di grado lieve-moderato, apparso nel complesso accettabile e gestibile». Insomma il frullato di vaccini protegge ugualmente, ma dopo la seconda puntura si sta un po’ peggio.
A voler aggiungere un altro pizzico di caos ci ha poi pensato l’ Ema, diramando una nota che sembra quasi una tirata d’ orecchi al governo italiano quando afferma che «la posizione normativa dell’ agenzia rispetto al vaccino di AstraZeneca è chiara: il rapporto rischio-beneficio è positivo e il vaccino rimane autorizzato in tutte le popolazioni». Prendendosela poi con i media quando gli esperti di Amsterdam sottolineano che «durante il fine settimana ci sono stati molti articoli con informazioni non corrette sulle considerazioni scientifiche dell’ Ema riguardo al vaccino Covid-19» prodotto dall’ azienda anglo-svedese.
Peccato che Cts prima e ministero poi lo stop ad Az per gli under 60 lo abbiano dato dopo aver letto e riletto le tabelle pubblicate nel sito della stessa Agenzia, che mostrano come a fronte di una circolazione bassa del virus, com’ è quella oggi in Italia, il rapporto rischio beneficio sia sempre a svantaggio del vaccino di Oxford dai 59 anni in giù. A fronte di queste bagatelle tra esperti, la variante delta, o “indiana” dopo aver dilagato in Gran Bretagna è intanto diventata prevalente anche negli Usa. Finendo per “bucare” un po’ anche i vaccini.
La verità sul virus
(tg24.sky.it) – 15 giugno 2021
L’Istituto di Virologia di Wuhan ha tenuto pipistrelli vivi in gabbia. Lo rivela SkyNews Australia in base a un inedito filmato, di cui è entrata in possesso, girato all’interno della struttura. Immagini che smentirebbero la versione dell’Oms che aveva bollato l’ipotesi come “cospirazionismo”. SkyNews Australia precisa che si tratta del video ufficiale – in cui si vedono addetti che nutrono i pipistrelli – dell’Accademia cinese delle scienze, girato in occasione del lancio del laboratorio di biosicurezza nel maggio del 2017.
IL REPORT OMS NON CITAVA LA PRESENZA DI PIPISTRELLI
Il filmato di 10 minuti, intitolato “Il team di costruzione e ricerca del laboratorio Wuhan P4 dell’Istituto di virologia di Wuhan, Accademia cinese delle scienze”, celebra il completamento della struttura e presenta interviste con i suoi principali scienziati del laboratorio di livello 4, il più alto in termini di sicurezza mai realizzato in Cina, grazie al sostegno della Francia.
Si parla di precauzioni “di massima sicurezza” in atto in caso di “incidente” e degli “intensi scontri” con il governo di Parigi durante la sua costruzione. Il rapporto dell’Oms sull’origine della pandemia non ha citato la presenza di pipistrelli all’Istituto della città dove per primo è stato registrato il Covid-19, mentre negli allegati c’è stata la menzione della possibilità di ospitare gli animali. “La stanza nella struttura P4 può gestire una varietà di specie, incluso il lavoro sui primati con SARS-CoV-2”, si legge.
LE CONTRADDIZIONI DELLO ZOOLOGO DASZAK SUL LABORATORIO DI WUHAN
Wsj: 3 ricercatori laboratorio Wuhan ammalati Covid nel novembre 2019
Lo zoologo Peter Daszak, che ha fatto parte della missione Oms a Wuhan, ha affermato che era una cospirazione suggerire che i pipistrelli fossero allevati all’Istituto di Virologia. In un tweet di dicembre 2020 scrisse che “nessun pipistrello è stato inviato al laboratorio di Wuhan per l’analisi genetica dei virus raccolti sul campo: raccogliamo campioni di pipistrelli, li inviamo al laboratorio. RILASCIAMO i pipistrelli dove li catturiamo!”.
Questo mese, Daszak è sembrato ritrattare, ammettendo che l’Istituto potrebbe aver ospitato pipistrelli e di non averlo mai chiesto. Daszak è stato aspramente criticato per gli stretti rapporti con Shi Zhengli, la ‘Bat Woman” dell’Istituto, nota per aver raccolto oltre 15.000 campioni di virus da pipistrelli.
Ci sono 10 milioni di italiani che non vogliono vaccinarsi
(Marta Vigneri – tpi.it) 15 giugno 2021
Spaventa l’effetto del cambio di marcia sui vaccini anti-Covid da parte del governo, avvallato dalle nuove disposizioni dell’Aifa, che ieri hanno dato il via libera al “mix” di dosi: gli under 60 a cui è già stato somministrato il siero di Oxford completeranno il ciclo d’immunizzazione con un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna). E intanti AstraZeneca si inoculerà solo agli over 60.
Una decisione presa dopo la scomparsa di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante che si era vaccinata con il siero anglo-svedese durante uno degli open day regionali, ma non completamente spiegata dalle autorità governative, mentre gli enti regolatori continuano ad affermare che il vaccino a vettore virale è efficace dai 18 anni in poi.
Il rischio è che la comunicazione schizofrenica su AstraZeneca influisca sugli scettici, che secondo un rapporto di Agenas e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono circa 10 milioni, pari cioè al 17 per cento della popolazione. Un dato rilevato già all’inizio della campagna vaccinale e confermato oggi dai medici Sergio Abrignani e Sergio Harari, che dalle colonne del Corriere della Sera lanciano la proposta: “Discutere della necessità di un obbligo vaccinale per tutta la popolazione adulta, almeno fino a quando non avremo vaccini disponibili anche per la fascia pediatrica”. “Non possiamo permetterci di lasciare 10 milioni di adulti senza vaccino“, affermano.
“Non è facile scrivere di vaccini nei giorni in cui piangiamo la scomparsa di una ragazza diciottenne deceduta a causa di un effetto collaterale del vaccino AstraZeneca. È bene però fare alcune considerazioni che avremmo voluto condividere lontano da momenti così tragici”, scrivono i medici.
“Accettare di avere una fetta significativa della popolazione adulta non vaccinata per rifiuto all’immunizzazione, che le stime valutano attorno al 17 per cento degli italiani ovvero circa 10 milioni, significa spalancare una porta al virus e offrirgli una nuova possibilità di continuare a replicarsi, infettare, uccidere, consentendo il mantenimento della circolazione virale”, continuano. Per Harari e Abrignani ridurre le possibilità che il virus, che continua a circolare tramite varianti più resistente, attecchisca su di noi, significa “aumentare le probabilità di circoscrivere i focolai epidemici”, spiegano.
“Nessun atto medico è scevro da possibili effetti collaterali e non lo erano neanche le vaccinazioni contro la poliomielite e il vaiolo la cui obbligatorietà e estensiva diffusione ha permesso di liberare il mondo da queste gravissime malattie che appestavano da secoli le vite degli uomini. È probabile che necessiteremo di ulteriori richiami, o per garantire la durata nel tempo dell’immunità, o per proteggerci da nuove varianti virali: dobbiamo prepararci per tempo”, affermano i due esperti.
“Obbligatorietà vaccinale, pianificazione flessibile e tempestiva di una struttura in grado di garantire, al di fuori dell’emergenza, immunizzazioni rapide a tutta la popolazione, produzione indipendente sotto licenza dei vaccini, sono i cardini per una vera e duratura liberazione del Paese dalla pandemia”, concludono i due medici.
MA TU SENTI, di fatto ci stanno espropriando della libertà di vaccinazione in nome di battaglie storiche contro polio e vaiolo. A proposito, sapere che da vari anni oramai i malati di polio nel mondo sono dovuti sopratutto al vaccino, e che in Europa la Polio è sparita dal 2002 e in Italia dal 1989?
E questi parlano di obbligo vaccinale per colpire i riottosi. Ma chi si credono di essere?
Il Governo tiri fuori i dati su AstraZeneca e mix vaccinale. È un nostro diritto
(Luca Telese – tpi.it) 17 giugno 2021
– Dietro le apparenti rassicurazioni di governo e comitato tecnico scientifico lo scenario della campagna vaccinale non cambia: numeri che ballano, spese pazze e caos. Un bel problema. Ed ecco perché: 1) ancora non si riesce a capire numero esatto di coloro che attendono la seconda dose di AstraZeneca e che ora (per volontà del governo) saranno costretti a cambiare vaccino. 2) Nessuno ancora ci dice quanto costa al paese il passaggio precipitoso alla vaccinazione eterologa.
Tuttavia un calcolo di massima è possibile farlo ugualmente: almeno un milione di dosi che sarebbero costate due euro (la spesa necessaria per una dose di AstraZeneca), verranno comprate a poco meno di 20 euro. Ovvero quello che il nostro paese paga per una dose di Pfizer-BioNtech (per l’esattezza 19,50 euro a dose, dopo l’ultimo contratto). La spesa aggiuntiva, dunque, è di almeno 18 milioni di euro. Che poi andrà proiettata anche sui costi dei prossimi anni.
Ci sono le dosi? La risposta è altrettanto interessante: come paese disporremo di una quota (il 13,5%) del nuovo contratto da 900 milioni di dosi firmato dalla Commissione Ue a inizio maggio per avere garantite le forniture a partire da gennaio 2022. Ma la cifra di queste forniture può anche raddoppiare se acquisteremo anche la parte pro quota degli altri 900 milioni di dosi già opzionate dalla Commissione Ue da qui al 2023.
Ma dopo la rinuncia ad AstraZeneca questo acquisto diventa obbligato: sono dosi di cui – dopo questa scelta – avremo disperato bisogno. Anche se nessuno lo ammette, la scelta della campagna vaccinale è in linea con una strategia di alleanze e di mercato che abbiamo scelto ben prima della morte di Camilla.
Escono dal cuore del programma vaccinale una multinazionale svedese e il suo vaccino pensato a Cambridge, in Gran Bretagna. Quando quel progetto anglo-svedese era nato, il governo di Boris Johnson era ancora in Europa. Adesso la Gran Bretagna è un competitor. Ed è forse anche così che si spiega l’apparente irrazionalità dell’operazione: il passaggio al “Mix” delle seconde dosi è stato precipitosamente deciso giovedì pomeriggio dal Comitato Tecnico scientifico in sintonia con il governo.
Solo poche ore dopo (non prima) questa presa di posizione si scopriva la verità sulla cartella di anamnesi di Camilla, in cui non erano indicate né le patologie della ragazza, e nemmeno le cure ormonali a cui si stava sottoponendo. Solo oggi sappiamo che esiste un vulnus anche nella formulazione del questionario di anamnesi della campagna vaccinale, in cui manca (ad esempio) ogni domanda esplicita sui problemi coagulatori dei soggetti da vaccinare. Solo adesso sappiamo che Camilla non avrebbe dovuto assumere quel vaccino.
In queste ore, tuttavia, molti esperti che fino a ieri erano scettici sul mix si dichiarano a favore del cambio di marcia. Mentre solo pochi temerari (ad esempio il professor Andrea Crisanti e la dottoressa Maria Rita Gismondo) hanno preso posizione contro l’introduzione di seconde dosi variate, nel piano della campagna vaccinale. “Questa sperimentazione – spiega la ricercatrice del Sacco – è un insulto al metodo scientifico. Non c’è nessun trial serio, dietro questa scelta, solo uno studio di 800 casi, peraltro non vagliati scientificamente, e privo di qualsiasi attendibilità statistica”.
Ed ecco il punto di chi in queste ore critica l’operazione: l’unico studio sul tema del mix pubblicato (fino ad oggi) su una rivista scientifica, quello apparso su Lancet, sostiene che in caso di mix aumentano le reazioni avverse (per fortuna quelle non gravi). Ma nessuno ha idea di cosa potrebbe accadere, estendendo la somministrazione ad un milione di persone.
Ed ecco il tema cruciale dei numeri: nell’ultimo report del governo sui vaccini le cifre esatte sul numero di dosi somministrate del siero Vaxzevria ancora non ci sono, perché non è chiaro nemmeno quanti dei cittadini che avevano scelto AstraZeneca abbiano già completato il ciclo vaccinale.
Dopo l’ultima presa di posizione di Speranza, e dopo la capitolazione del governatore De Luca, dunque, tutti coloro sotto i 60 anni che hanno assunto la prima dose saranno obbligati a completare il loro ciclo vaccinale con Pfizer o Moderna. Costretti a fare – cioè – la famosa “vaccinazione eterologa”. Un bel dilemma: i trial sperimentali sui vaccini arrivano a coinvolgere anche 40mila soggetti. E i problemi emergono (e sono emersi) solo quando si allarga la base della campagna ad una dimensione di massa. Adesso, al milione dei soggetti a cui viene di fatto prescritto il mix, non resta che incrociare le dita.
Stringiamci a coorte… Siam pronti alla morte
Si fatica ancora a capire perché mai a un certo punto al Governo dei Migliori è venuto in mente di affidare la delicatissima macchina dell’immunizzazione di massa a un generale dell’Esercito. Cioè a uno che di medicina e sanità pubblica ne sa quanto un geometra, un sarto o noi giornalisti…
(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – 17 giugno 2021
Per la logistica, si dirà: ma la logistica funzionava anche prima, il problema era che non c’erano vaccini. È che bisognava segnare “un cambio di passo”, dare “fuoco alle polveri”, “fiato alle trombe” e la famosa “spallata”, e l’immagine dell’alpino in mimetica e anfibi, sempre in movimento come una palla matta da un lato all’altro d’Italia a dare ordini alle truppe vaccinali, era funzionale alla retorica dei Salvatori della Patria che sostiene, e in definitiva giustifica, l’avvento di Draghi. Una cosa è certa: a noi non sarebbe mai venuto in mente di dire, davanti alla catastrofica gestione delle vaccinazioni e alle (pur timide) rimostranze di qualcuno, una cosa come: “Non è il momento delle polemiche, è il momento di stringersi a coorte”, come ha detto Figliuolo martedì, una frase composta da due proposizioni entrambe sbagliate.
“Basta polemiche”: davvero credeva, il Generale, che non avremmo fatto polemiche? Pensa di godere di qualche guarentigia? Vige forse il dogma dell’infallibilità commissariale? Che crede, che siamo in caserma, dove comandano i nonni e le reclute subiscono in silenzio? Come se il problema, poi, fossero le polemiche e non le morti per trombosi cerebrali. “Stringersi a coorte”: che c’entra l’amor di Patria dei singoli con la sicurezza sanitaria di una popolazione in una pandemia? Ciò che deve animare la volontà di vaccinarsi è la fiducia nella scienza e nei decisori politici motivata da evidenze razionali, non l’afflato patriottardo di stampo rinascimentale.
Non siamo affatto pronti alla morte, per fargli raggiungere i suoi (disattesi) record vaccinali. A proposito: sempre martedì Figliuolo si vantava di aver superato le 500mila vaccinazioni al giorno, che però erano state promesse per metà aprile, dimenticando che ai primi di maggio, promettendone presso medici di base e farmacie, si impegnava per 1 milione di dosi al dì entro giugno. A ciò servivano gli Open Day: chiami in massa giovani, minorenni, maturandi a vaccinarsi per andare in vacanza, al grido di “i vaccini vanno impiegati tutti”, seguito da Curcio, capo della Protezione civile: “Tutto quello che abbiamo lo dobbiamo somministrare. A noi interessano le percentuali”; poi, se va male, com’era prevedibile visti gli accertati effetti avversi di AZ, redarguisci il popolo che non ama abbastanza la Patria.Ogni volta che Figliuolo apre bocca fa danni. “Chiunque passa va vaccinato”, così, senza anamnesi, senza parere del medico di base, senza alcun filtro tra il cittadino e l’inoculatore, di modo che ogni eventuale malattia o difetto genetico viene fuori solo sul tavolo delle autopsie. “L’imperativo categorico è accelerare. Dobbiamo allungare il passo”. Sicuro? C’è una parte della popolazione che è sacrificabile? Visto che l’alternativa c’è (i vaccini a mRna), non è meglio togliere dalla circolazione AZ e J&J, farli sparire, preferibilmente non nei deltoidi dei cittadini?Si sapeva dall’inizio che la tenuta bellica, l’eloquio marziale e i tonitruanti propositi, in caso di fallimento, si sarebbero rovesciati nel macchiettismo. È il destino del marziano a Roma.
Ma il disastro sanitario si porta dietro un disastro simbolico: il vaccino rappresenta la salvezza, la protezione; se la gente non si fida e non va a vaccinarsi, il danno è gravissimo. E se ci va senza tutele, è peggio. È forse vietato a un under-60 vaccinarsi con AZ? Se il Gen. avesse qualche elemento di medicina conoscerebbe il primo dei comandamenti per un clinico: non nuocere. Vuol dire che nessun fine sanitario giustifica il male procurato al singolo e che tra due rimedi bisogna usare quello che ha meno effetti collaterali. Immaginiamo cosa sarebbe successo se tutto questo l’avessero fatto Conte, i 5Stelle, Arcuri. Ma questo è il Governo dei Migliori voluto da Renzi e Mattarella, non può sbagliare per definizione. Infatti Draghi tace, forse spera che nessuno si accorga che il capo è lui. È il Governo di Tutti, quindi non è colpa di nessuno (poi si lamentano se la Meloni cresce). Se va bene, il merito è di Figliuolo, se va male è colpa di Speranza; il quale naturalmente non ha alcun merito per le 500mila somministrazioni. Quindi la colpa sarà dei ragazzi che sono andati a farsi vaccinare agli Open Day.Infine, l’ultima trovata di un apparato commissariale confondente e confuso: il mix, anche detto cocktail. Il Cts sostiene che fare il richiamo con un vaccino a mRna dopo la prima dose con AZ sia efficace e sicuro, anzi: che dia ancora più protezione. E come mai allora a chi ha fatto la prima dose con Pfizer non viene consigliato il richiamo con AstraZeneca? Misteri.