25-11-18
E così ecco l'ultimo atto della giustizia nei confronti di Bossetti. Le motivazioni della C.d.Cassazione.
Ah, quel video che vedete sopra l'hanno fatto gli Anonymous italiani. Tentavano di mettere in luce certi particolari del cosidetto 'filmato del furgone' di Bossetti, che poi verrà derubricato a semplice P.R.
Non varrebbe nemmeno la pena di porre ulteriori dubbi perché se non ne hanno loro, è inutile che ce li abbia il 99% della popolazione italiana, tanto non cambierà una virgola di quello che ha deciso un sistema totalmente autoreferenziale e di potere immenso, chiaramente al limite di quel che la stessa carta costituzionale gli darebbe. Infatti se si presume innocente un imputato e SE si forma la prova nel 'dibattimento processuale' come recita l'art.111, come si spiega che a Bossetti gli hanno cucito la parola ergastolo fin da prima del processo?
Ecco come esordisce l'articolo dell'altro giorno sul FQ:
''Non ci fu complotto e nessun dubbio che il Dna sugli indumenti di Yara Gambirasio appartenesse a Massimo Giuseppe Bossetti, “Numerose e varie analisi biologiche effettuate da diversi laboratori hanno messo in evidenza la piena coincidenza identificativa tra il profilo genetico di Ignoto 1, rinvenuto sulla mutandine della vittima, e quelle dell’imputato“.
Quindi tutto a posto, no? Nessun complotto, nessun errore, giustizia fatta.
In 155 pagine la Cassazione risponde ai venti motivi di ricorso della difesa, che sollevava diverse obiezioni, contestando la prova del Dna, la ‘catena di custodia’, i kit utilizzati. La Cassazione biasima i “reiterati tentativi di mistificazione degli elementi di fatto”, “amplificate da improprie pubbliche sintetizzazioni”.
In altre parole: non contenti che i giornalisti siano stati manipolati dal famoso video e obbligati a tenere fuori registratori e telecamere dall'aula (scelta ostentatamente piccola, appena 60 posti), si biasima che da parte della difesa bossettiana si sia cercato di portare fuori dalle aule e dalle trasmissioni televisive 'presidiate' un pò di verità alternativa a quella 'ufficiale'.
“La probabilità di individuare un altro soggetto con lo stesso profilo genotipico”, evidenza la Corte, equivale a “un soggetto ogni 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di individui. I giudici di merito – si legge nella sentenza – hanno correttamente affermato che il profilo genetico è stato confermato da ben 24 marcatori”, evidenziando “a maggiore tutela dell’imputato, che la certezza dell’identificazione è particolarmente solida”, in quanto le linee guida scientifiche individuano un soggetto “con l’identità di soli 15 marcatori”.
Qui si prende per buono un semplice calcolo combinatorio in base alle varie caratteristiche riscontrate. Il che ha la lievissima manchevolezza di dimenticare che non esistono uomini alti 3 metri con i capelli biondi e la pelle nera, per esempio. Non so come ci sia arrivati a questo stratosferico numero di combinazioni, ma una cosa è sicura: questo numero è stato già detto da un consulente tecnico, Previdere. La cdc lo prende direttamente a modello per definire l'estrema improbabilità che fosse qualcun altro diverso da Bossetti.
Quanto alla richiesta della difesa di una perizia, i giudici spiegano che vi si ricorre in caso di “evidenza dell’utilizzo di una metodica errata o superata e dell’esistenza di un metodo più recente e più affidabile”: “nulla di tutto questo emerge dagli atti”.
ASSOLUTAMENTE! Il semplice fatto che sia stato trovato il nucleare ma non il mitocondriale, che generalmente resiste molto di più, per esempio, non è una metodica errata. Che il DNA non sia stato distrutto entro 2 settimane come normalmente accade, non è strano.
E ora attenzione: il DNA della Brena fu giustificato da 'normale frequentazione' pur essendo più di quello di ignoto1, ma si è salvato perché sistemato sulla manica destra, riversa verso il basso, venendo in questo modo 'protetta' dagli agenti esterni: certo dai raggi UV, ma non dall'umidità! Nel mentre, però, il DNA di ignoto1 è stato trovato su di un pezzetto di mutandina sistemato SOPRA il corpo, quindi si sarebbe conservato per una qualche ragione, in posizione TOTALMENTE esposta. Quale delle due 'conservazioni' è falsa? O lo sono tutte e due?
Pensate un pò, inizialmente venne addirittura fatta una ricerca con il profilo di ignoto1 basato sul MtDNA della vittima. E considerate che l'esame iniziale non è stato ripetuto, per quanto se ne sa. E sicuramente non l'hanno concesso alla difesa bossettiana, il che significa conderle di fare la guerra ma soltanto con fucili di legno.
Bocciata anche l’ipotesi di un complotto ai danni dell’imputato. “Visto che la difesa ha utilizzato l’argomento anche in sede extra processuale”, è bene chiarire che “la genericissima ipotesi della creazione in laboratorio del Dna dell’imputato, oltre ad appartenere alla schiera delle idee fantasiose prive di qualsiasi supporto scientifico e aggancio con la realtà, è manifestamente illogica. Se si volesse seguire la tesi complottista legata anche alla necessità di dare in pasto all’opinione pubblica un responsabile”, scrive la prima sezione penale della Cassazione, “è evidente che – ammessa solo per ipotesi la reale possibilità di creare in laboratorio un Dna – si sarebbe creato un profilo che immediatamente poteva identificare l’autore del reato senza attendere, come invece è accaduto, ben tre anni“. Così come, secondo la Cassazione, è “fantasiosa” l’ipotesi di una contaminazione volontaria da parte di terzi prima del ritrovamento del corpo della vittima”.
AH, questa mi pare davvero 'grossa'! Ma come, non si è mai sentito di colpevoli che depistano le indagini per dare magari la colpa a qualcun altro? Mai sentito parlare di complotti come Scarantino (colpevole fabbricato di sana pianta), Gulotta (colpevole che si è trovato la vita rovinata dalla 'giustizia' pur non avendo fatto nulla), e tanti altri, non ultimo quel poveraccio che per via dell'omicidio Mollicone ha fatto 17 mesi in isolamento (e buon per lui che l'ha sfangata, senza nemmeno un rimborso per detenzione ingiusta...) mentre i colpevoli sono a piede libero e i PM stanno 'faticosamente' indaganado (sono passati 'solo' 17 anni, in fondo...).
Anche lasciando perdere l'ipotesi di creare un DNA sintetico, che dice la Corte (imbeccata da chi?) è una cosa illogica e senza 'supporto scientifico' (però articoli su come produrre DNA sintetici esistono, anche se loro fanno finta di nulla, del resto sono anni che si parla di DNA editing), basterebbe prendere un qualsiasi campione di sangue o sperma 'trovato in giro'. Per esempio, da un laboratorio di analisi compiacente. O dai fazzoletti con epistassi che Bossetti lasciava in cantiere.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/23/yara-gambirasio-la-cassazione-dna-di-ignoto-1-e-quello-di-massimo-bossetti-e-illogica-lipotesi-del-complotto/4787278/
Guardiamo un pò più in dettaglio alcuni particolari che paiono essere stati sorvolati con eccessiva faciloneria... per esempio: quanto è affidabile l'indagine affidata alla sola 'prova regina'?
OMICIDIO IN RIVIERA
I FATTI: era l'estate 2002. Un uomo di 39 anni e la sua fidanzata di appena 24 vengono aggrediti a scopo di rapina da un uomo di media corporatura e di etnia est-europea, armato con una Makarov automatica e utilizzante una vettura con targa dell'Est Europa. Una Rover, per la precisione, o almeno identificata come tale (e se fosse stata una UAZ?)
http://www.repubblica.it/online/cronaca/livorn/identikit/identikit.html
A questo punto scattano le indagini. L'anno dopo, la polizia inglese cattura un sospetto.
http://www.repubblica.it/online/cronaca/livorn/killer/killer.html
E sentite subito come se la cantano e se la suonano:
''FIRENZE - Cento, mille, un milione di volte il Dna dell'assassino sconosciuto è stato comparato con i codici genetici di pregiudicati schedati in mezza Europa. Cento, mille, un milione di volte la lucina è rimasta spenta, la comparazione è fallita. Un giorno, però, in un ufficio di Scotland Yard, a Londra, la lampadina si è illuminata: i due Dna messi a confronto coincidevano. Agli investigatori inglesi non sembrava vero: ma era mai possibile che avessero identificato in un barista di 23 anni di Liverpool il "biondino" che sei mesi prima, a Livorno, a Ferragosto, aveva rapinato una coppia in auto freddando con una pistolettata lei, Annalisa Vincentini, 24 anni? Proprio così. Il Dna ha inchiodato Peter Neil Hankin, anonimo barista del Beckley's pub di Litherland, vicino Liverpool.''
Notare i numeri: 100, 1000, 1000.000. Come se fosse Antani.
Poi l'articolo prosegue con certezza: '' E' lui l'assassino di Annalisa. Uno che sarebbe passato sulla costa italiana senza lasciare traccia se durante la una rapina non avesse perso il sangue dal quale i carabinieri hanno ricavato il Dna. "Altrimenti non lo avremmo mai preso" confessava ieri un ufficiale dei carabinieri. Invece Peter Neil Hankin è stato arrestato giovedì in Inghilterra in esecuzione di un ordine di cattura internazionale che il pm dell'inchiesta, Giuseppe Rizzo, aveva ottenuto nelle settimane scorse dal gip. E' in carcere e il suo arresto già lo raccontano come un prodigio di polizia scientifica. Hankin era infatti insospettabile. Non solo perché non aveva precedenti penali significativi, salvo qualcosa per rissa, ma soprattutto perché tra lui e l'omicidio di Annalisa c'erano di mezzo migliaia di chilometri e la Manica.''
Insomma, NESSUN DUBBIO. COLPEVOLE. PRODIGIO della 'scienza'. Anzi, della polizia scientifica. Lui era insospettabile e così lontano dall'Italia.
Poi, comparato il Dna, è stato più facile trovare qualche traccia del passaggio del giovane inglese nella zona di Livorno. Possibilità di errore? I carabinieri scommettono: "No, al 99,9 periodico per cento".
Insomma, la solita solfa ripetuta con Bossetti 11 anni dopo.
Solo che stavolta c'é, tra il dire e il fare, la Manica.
E le cose si ingarbugliano un pò:
''E così mentre ieri mattina i carabinieri continuavano a ripetere che la prova della comparazione del codice genetico, ovvero la coincidenza tra il Dna dell'assassino fuggito dalla pineta e quello del giovane inglese inserito nella banca dati di Scotland Yard, accusa Hankin "in modo inconfutabile e senza percentuale di errore" di essere il "biondino" omicida, da Londra arrivava la doccia fredda. Davanti alla Magistrates Court di Bow Street Hankin e il suo avvocato hanno infatti gridato che venti testimoni e alcuni documenti proverebbero che il barista inglese non è mai stato in Italia e che non era in ferie il giorno dell' omicidio.''
''la difesa di Hankin insinua il dubbio di un clamoroso errore di persona, fa vacillare certezze granitiche sulla prova del Dna, scompagina la collaborazione internazionale tra forze di polizia. I carabinieri, a Livorno, l'hanno infatti presa male. "Restiamo convinti del fatto nostro, se qualcuno ha sbagliato è stato Scotland Yard quando nel novembre 2001 prelevò il Dna di Hankin che fu sorpreso a guidare in stato di ubriachezza", ha replicato il comandante provinciale, colonnello Michele Tonzi. "Pensiamo, in verità, che nessuno abbia sbagliato e che la decisione del giudice inglese sia un atto di eccessivo garantismo verso un connazionale".
Ah, l'eccessivo 'garantismo' verso i connazionali. Quello che in patria in realtà non hanno visto che in UK ci sono più galeotti che in Italia, ma vabbé, andiamo avanti.
"Come avrei fatto ad ammazzare una ragazza se non sono mai stato in Italia? Sta a voi provare il contrario" si è invece difeso Hankin col giudice Christopher Pratt, il magistrato che ha presieduto l'udienza. Mentre il difensore del giovanotto, la signora Lucy Cartwright, ha preannunciato un alibi di ferro. "Il datore di lavoro del mio cliente - ha spiegato - è certo che il 19 agosto Hankin lavorasse al posto suo per permettergli di partecipare al funerale di un parente".
A Livorno il colonnello Tonzi insiste: "Un testimone si può comprare, la prova del Dna no". I carabinieri hanno ripetuto che dopo l'omicidio di Annalisa il Dna di una persona diversa dalla vittima e dall'amico che l'accompagnava fu ricavato da capelli, tracce di sangue e di sudore su uno sportello e sullo sterzo dell'auto nella quale i due vennero aggrediti, sul calcio e sul silenziatore della pistola abbandonata nella pineta, su un paio di occhiali da sole e su un ciondolo persi dall'assassino dopo la furibonda lotta con l'accompagnatore di Annalisa. "Inviammo alle polizie di tutta Europa i tabulati del Dna dell'assassino" hanno spiegato Tonzi e il capitano Andrea Berti del Ris di Roma. "Scotland Yard richiamò per segnalare di aver riscontrato la perfetta sovrapposizione tra il Dna dell'omicida e quello di Hankin. Poi anche noi abbiamo verificato la coincidenza tra tabulati utilizzando il protocollo internazionale Codis".
http://www.repubblica.it/online/cronaca/livorn/livornopineta/livornopineta.html
Eh, un testimone si può comprare, giusto... Qui ne abbiamo una ventina, ma che importa? Anche il fatto stesso che parliamo di un uomo 'dell'Est Europa' e armato con una MAKAROV (tipica pistola russa) è poco importante, Liverpool in fondo, è in Europa come Mosca...
E così si arriva al marzo 2003, anniversario noto per ben maggiori e più gravi notizie (era da poco iniziata l'invasione dell'Irak, a proposito di PROVE FASULLE...).
Ecco come è finita:
'''FIRENZE - La prova del Dna sembrava averlo incastrato. La controprova l'ha scagionato. Tutto in poco più di un mese. Peter Neil Hankin, il barista inglese incarcerato il 13 febbraio vicino Liverpool con l'accusa di aver ucciso in agosto la ventiquattrenne Annalisa Vincentini durante la rapina ad una coppietta a Castiglioncello, in Italia, dove il ventitreenne cittadino britannico giurava di non essere mai stato, è stato prosciolto ieri da un giudice londinese per "un manifesto errore nella schedatura genetica".
In Italia c'era invece entusiasmo per il successo dell'allora relativamente nuovo impiego del DNA:
''a Livorno i carabinieri avevano festeggiato la soluzione del caso senza però trovare tracce del passaggio di quel "biondino" sulla costa. "Non importa, la prova del Dna è schiacciante" sostennero. Invece ecco il colpo di scena.''
Invece...
''Il tribunale londinese di Bow Street, di fronte al quale Hankin compare a febbraio e che concede la libertà su cauzione al barista, ordina una controprova del Dna e dopo qualche settimana Scotland Yard ammette l'errore: "Abbiamo esteso la verifica ad un numero maggiore di regioni genetiche rispetto alle 8 controllate originariamente e su una di queste non c'è coincidenza tra il Dna di Hankin e quella dell'assassino della pineta".'''
E così ieri Hankin è stato prosciolto con formula piena. Ha pianto quando il suo avvocato gli ha telefonato la notizia al pub dove lavora, e ha detto che non gli basteranno semplici scuse. "Voglio un risarcimento, chi ha sbagliato nell'identificarmi dovrà pagare" ha dichiarato Hankin. "Non ho mai posseduto un pistola, non sono mai stato in Italia e venti persone potevano testimoniare che il 19 agosto, giorno dell'omicidio in Italia, ero qui al Buckley's pub, per servire birre alle persone tornate da un funerale".
E il VERO colpevole?
''Chi era? Le indagini ripartono da zero dopo che già in ottobre un'altra persona, un giovane rumeno, era stato prima incarcerato e poi scagionato.'' (26 marzo 2003)
Già. Chi era? ... per sua fortuna non girava con un Daily...
http://www.repubblica.it/online/cronaca/livorn/scagionato/scagionato.html
CERTAMENTE, da allora le cose sono cambiate e la scienza e la tecnologia si sono evolute molto, così come le analisi del DNA. Del resto, l'intelligenza, quella, non si può compensare con la 'scienza'. Che ci faceva un barista inglese con una Makarov con matricola abrasa a rapinare coppiette appartate in pineta, in Italia, senza alcuna prova tangibile della sua presenza nella penisola o come dicono loro, nel continente? Con questi presupposti è già incredibile che l'abbiano arrestato. Ma poi loro, i 'garantisti' inglesi, hanno pensato bene di lasciarlo libero su cauzione e di RIFARE le analisi. Fosse stato l'italianissimo Bossetti lo ingabbiavano 2 anni e poi gli davano l'ergastolo, che era la certezza che avevano gli investigatori dei CC in Italia.
Non è inquietante? A me pare di sì. E molto, anche.
MA la Corte di Cassazione, a quanto pare, non conosce questo caso, né se è per questo, tanti altri. Eppure il processo MEREDITH (sempre a proposito di cittadini inglesi) dovrebbe insegnare qualcosa al riguardo delle 'certezze' da DNA, o sbaglio? Perché lì vi fu una contaminazione che inficiò di fatto l'analisi, e così le condanne per la Knox e Sollecito vennero annullate.
Quanto alle 'certezze granitiche' sul DNA, invece, ecco quel che dissero gli investigatori italiani:
“Gli esami sui campioni ‘estratti’ dagli indumenti di Yara sono stati effettuati in quattro laboratori diversi e ogni test è stato confermato per quattro volte” spiega il pm rispondendo a una domanda. Il confronto del Dna tra quello trovato sugli indumenti della vittima e quello del presunto colpevole “è ripetibile“.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/20/yara-gambirasio-il-pm-ruggeri-indagine-pazzesca-e-stato-un-incubo/1034230/
Notare bene: RIPETIBILE. Era il giugno 2014. L'anno dopo divenne 'impossibile' da ripetere. Perché? Era finito il materiale. Perché? Boh.
Capite bene che questi non sono particolari irrilevanti, no? Come si spiega? Nessuno lo sa. Né te lo dice Nuzzi, Abbate e tanto meno Mary Poppins Longo, che rideva soddisfatta per l'ergastolo dato ad un incensurato padre di famiglia, il 13 ottobre scorso.
PIANGE IL TELEFONO
Adesso parliamo invece del cellulare di Yara.
Anzitutto, il cellulare NON è stato mai trovato. Mai. Soltanto la SIM (incredibilmente integra dopo 3 mesi di umidità) e la batteria del cell, dentro la tasca destra del giubbotto, avvolti in un guanto di Yara (con sopra due DNA sconosciuti, uno maschile e uno femminile). Dove sia finito il resto è un mistero. Ma quest'assurdità, che cozza contro qualsiasi ricostruzione, non è stata minimamente presa in considerazione.
Cronologia: del 26.11.10:
Ore 18,25: Yara Gambirasio riceve un sms dall’amica Martina. La 13enne si trova nel cortile antistante la palestra di Brembate. Un testimone la colloca lì.
Ore 18,44: la ragazza risponde.
Ore 18,49: un terzo messaggio dell’amica. Poi il cellulare tace.
La sequenza temporale, riportata nell’ordinanza del gip Ezia Maccora a carico di Massimo Giuseppe Bossetti ritenuto dalla procura di Bergamo l’omicida di Yara, oggi viene riletta dagli investigatori per spiegare la dinamica di quella sera. La conclusione è questa: la ragazza è salita a bordo dell’autovettura dell’assassino volontariamente. Lo conosceva? La domanda è decisiva. Ecco l’ipotesi: se alle 18,25 appare oggettiva la presenza della ragazza nel cortile, già alle 18,44 qualcosa cambia. Yara scrive un sms.
In quel momento il telefono aggancia la cella di Ponte San Pietro, compatibile con la palestra. Cinque minuti dopo il suo cellulare smette di funzionare. In quell’orario si trova in via Natta a Mapello, “area opposta – scrive il giudice – rispetto al tragitto che la ragazza avrebbe dovuto fare per tornare a casa”. Alle 18,49 si pensa sia iniziata l’aggressione di Yara che con buona certezza possiamo escludere essere avvenuta davanti alla palestra visto che a quell’ora la zona è frequentatissima. Il ragionamento, dunque, fa un collegamento tra l’aggressore e la 13enne. E la conoscenza tra i due, racconta un investigatore, è sempre stata la pista privilegiata.
Sempre la Vodafone, infatti, ha dichiarato che il cellulare di Yara agganciò alle 18.49 la cella di Mapello “Via Natta” in occasione di un sms inviato all’amica Martina ma si spense pochi minuti più tardi alle 18.55 agganciando la cella di via Ruggeri a nord-est di Brembate, ossia in direzione OPPOSTA al campo di Chignolo d’Isola.
Inoltre, alle 19.09 il suo cellulare si riattiva per pochi minuti facendo tre squilli alla madre per poi non dare più segnale. Anche in questa occasione il cellulare di Yara agganciò la cella di via Ruggeri a nord-est di Brembate, ossia in direzione OPPOSTA al campo di Chignolo d’Isola.
Tutto molto strano, ma proprio STRANO, no? E parliamo di una ragazza timida, sveglia e riservata, oltretutto vergine. Non come certe sciaquette di città (e anche di paese). Non dava confidenza agli sconosciuti e certamente non dopo aver preso coscienza di un uomo che alle volte la pedinava.
«La sim telefonica - dice il criminologo Ezio Denti, consulente della difesa - è composta anche di nichel-cadmio, rame e oro. I primi due sono di facile ossidazione. Ho fatto un esperimento con una carta: sono bastati dodici o tredici giorni perché si ossidasse. E quella trovata addosso a Yara è rimasta per tre mesi esposta a tutte le intemperie dell’inverno, neve compresa. La protezione della tasca e del guanto non sarebbero bastate a preservarla. Anche il guanto era umido».
«Sono stati analizzati - prosegue Denti - la carta sim, la batteria del telefonino e l’Ipod per verificare un deterioramento legato a quel lungo periodo all’aperto? Ci risulta che non sia stata effettuata nessuna prova per accertare quanta carica sopravvivesse nella batteria. All’aperto, si sarebbe ossidata. Se invece avesse conservato una carica, si dovrebbe pensare che è stata, almeno per qualche tempo, in un luogo protetto». I difensori chiederanno di visionare e fotografare tutti i reperti: la carta Sim, la batteria, l’Ipod e il suo cavetto trovato tirato, le chiavi.
Un altro mistero. Sulla sim sono presenti tracce biologiche che riportano al Dna di Yara, ma non è stata rilevata nessuna impronta della vittima o di un estraneo. I difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, poggiano la convinzione che l’aggressione mortale non sia avvenuta fra le sterpaglie di Chignolo anche su altri particolari. Uno fra tutti, Ivo Rovedatti, l’elicotterista della Protezione civile che durante le ricerche sorvola il campo più volte, lentamente e a bassa quota, non scorge il corpo.
https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/yara-bossetti-1.1246254
"Piangeva Mohamed Fikri al telefono mentre parlava con la sua fidanzata. Piangeva e le chiedeva perdono perché poco prima le aveva confidato: "L’hanno ammazzata davanti al cancello". Parlava di Yara, la giovane ginnasta scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita in un campo di Chignolo il 26 febbraio 2011. Poche ore prima infatti era stato interrogato dai Carabinieri e la fidanzata lo aveva chiamato per sapere cosa gli avessero chiesto. Di fronte a quel pianto e a quella richiesta di perdono la ragazza non capiva: "Cosa devi farti perdonare se non hai fatto niente di male?". Questo è il contenuto di una telefonata che non è mai stata contestata al muratore e che non è mai finita nel fascicolo aperto dal magistrato nei confronti di Fikri. Lo rivela il settimanale OGGI nel numero in edicola mercoledì, in un articolo che svela un altro inquietante particolare.
Fikri, appena le indagini si erano concentrate sul cantiere di Mapello, si era imbarcato per il Marocco con la sua auto. Quattro giorni dopo, di ritorno dal Marocco, il comandante del traghetto consegnò l’auto ai Carabinieri che volevano affidarla al Ris di Parma per farla esaminare alla ricerca di eventuali tracce. Il Pm Ruggeri non lo ritenne necessario e riconsegnò la macchina al giovane. Sullo stesso traghetto Fikri e alcuni suoi amici avevano imbarcato anche un furgone bianco che non è più stato ritrovato."
Altra ipotesi ignorata (perché?): la possibilità che le mosche possano portare con loro campioni di DNA. Strano? Forse, ma possibile stando alle fonti citate da quest'articolo:
https://albatros-volandocontrovento.blogspot.com/2016/05/caso-bossetti-il-vero-nome-di-ignotouno.html
COME E' PICCOLO IL MONDO
'''Concludo con una mia personale scoperta: Samuele Ottolenghi, famoso medico legale che sulla base delle teorie del Lombroso accusava Girolimoni, è il bisnonno della criminologa Bruzzone, la bionda vamp tacco 12 che giura sulla colpevolezza di Bossetti. Lei, fra le tante perle del suo curriculum magniloquente che troverete su Internet, pare che annoveri anche un seminario in Australia, condotto dagli stessi esperti di medicina forense che fecero condannare all'ergastolo Lindy Chamberlain. Non conoscete il caso? Accadde nel 1980 ad Hanging Rock, famosa località turistica nell'estremo sud del continente.
Una bimba di tre mesi viene rapita da un cane selvatico, e la madre lo vede mentre scappa dalla tenda canadese che la ospitava. Lo rincorre vanamente nella notte, ma a nulla valgono le ricerche sue, del marito e degli altri campeggiatori. Poi si fa strada l’ipotesi che si tratti di una messa in scena dei genitori della bambina, fino al processo in cui vengono entrambi condannati all’ergastolo. Prova regina sono le tracce di sangue trovate sotto il cruscotto della Madza usata dalla coppia. Solo dopo qualche anno la casa automobilistica giapponese scopre, e con franchezza rivela pubblicamente, che la colla usata per unire lamiera e tappezzeria ha una strana reazione alla pistola stroboscopica usata per evidenziare le macchie di sangue, tanto da indurre chiunque in errore. Quasi contemporaneamente in una tana di cani selvatici si scopre un pezzo della tutina del bambino.
Alla revisione del processo, i coniugi Chamberlain vengono assolti e rifusi con un miliardo e duecento milioni di danni per l’ingiusta detenzione.
Queste, cari i miei lettori, sono le prove scientifiche. Io in 40 anni di carriera non ci ho mai risolto un caso, e ne ho sempre dubitato. Per giunta per Bossetti il termine scientifico è usato in una accezione assolutamente impropria perché, se l’italiano non è un’opinione, scientifico vuol dire che ha il crisma della ripetibilità, mentre il pasticciaccio del Ris, eseguito senza le garanzie dell’incidente probatorio, è assolutamente irripetibile.''
http://albatros-volandocontrovento.blogspot.com/2017/08/yara-gambirasio-bossetti-come-girolimoni.html?spref=fb&m=1
Per chi non lo sapesse, l'autore dell'articolo sopra, è un ex generale dei carabinieri.
FURGONI AD USO STAMPA
Poi torniamo all'irrilevante discorso del video di Bossetti e del suo autocarro ('Christine'). Il video non risulta agli atti, perché hanno dovuto ammettere, i RIS intendo, che fosse una specie di 'presentazione' per fini mediatici della tesi accusatoria.
ORA, una cosa del genere meriterebbe le immediate dimissioni da parte del comandante che si è fatto complice di una simile innocente provocazione, no? Invece niente. Faccia tosta, sorriso d'ordinanza, e vai. Tanto Alfano aveva già twittato sulla certezza del 'colpevole preso', no?
PERO' non tutti i giornalisti ci stanno a farsi prendere per il culo:
LA LETTERA APERTA DEI CRONISTI - Non a caso il gruppo cronisti lombardi ha diffuso una lettera aperta al procuratore di Bergamo, a firma del cronista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi. Una lettera che si conclude in maniera durissima: “Vede egregio procuratore, forse qualcuno ha immaginato che la stampa sia un gregge ammaestrato, e purtroppo qualche volta ve ne abbiamo dato ragione. Ma a noi continua a risultare curioso che in questo Paese due istituzioni (la procura e l’arma dei carabinieri) considerino i giornalisti uno strumento per fare “pressione” a favore della propria tesi, propinando falsi all’opinione pubblica che non hanno alcun valore processuale, utilizzando la stampa in maniera strumentale. E ci permettiamo, vergognosa”.
TRECCANI (molecolari)
Dal sito iostoconbossetti apprendo che:
''Tre giorni dopo la scomparsa della piccola Yara, tre cani molecolari furono messi sulle sue tracce. Due di loro, compreso il famoso Joker (un Bloodhound che arriva dalla Svizzera, tra i migliori segugi al mondo), seguirono lo stesso tragitto: palestra – uscita posteriore di servizio riservata al personale – tragitto in direzione opposta a quella di casa Gambirasio – cantiere di Mapello distante pochi km dalla palestra. Cantiere nel quale NON lavorava il Massimo Bossetti.
Joker puntò dritto al magazzino degli attrezzi e al container adibito a spogliatoio degli operai polacchi. ll cane sembrava “impazzito”, dichiarò l’operatore che lo conduceva. Il cantiere venne messo sottosopra e la proprietà distrusse il pavimento a proprie spese pur di collaborare alle indagini, ma non fu rinvenuta altra traccia di Yara se non quella fiutata dai cani. Possibile? Sì, perché i segugi captano il passaggio di una persona, così come di un mezzo sulla quale è salita, o di un’altra persona con la quale è entrata in contatto.
Non per forza Yara è lì ma certamente la sua scomparsa è legata a quel cantiere. Perché in quel cantiere ci è stata o è salita su un mezzo di quel cantiere o qualcuno che lavorava in quel cantiere è entrato in contatto con lei.
E Massimo Bossetti NON lavorava in quel cantiere…'''
Corsie (non) preferenziali
Marzio Capra illustra le incongruenze e le difficoltà di accedere agli atti d'indagine durante il processo a Bossetti:
https://www.tag24.it/podcast/marzio-capra-dna-bossetti/
Altri particolari 'disputati' ma oramai dimenticati, e che potevano fare una GROSSA differenza...
1) UN TAPPETO O UN PLAID - Questo primo aspetto lo ha spiegato bene Dalila Ranalletta, medico legale e consulente della difesa di Massimo Bossetti: «Le nove ferite, quelle sulla schiena e quelle sul dorso, quelle sui polsi e quella sulla gamba di Yara, erano piene di filamenti di tessuto blu, azzurri, rossi, verdi, neri e bianchi, nessuno dei quali proveniente dagli indumenti della ragazza», ha detto Ranalletta. «I suoi vestiti non hanno lasciato tracce. Quindi non può essere stata in quel campo dalla sera in cui scomparve (il 26 novembre 2010, ndr). Ma è stata denudata e avvolta in un tessuto che ha depositato sulle ferite aperte quelle fibre. E ci sono rimaste anche quando è stata rivestita».
Il Pm Letizia Ruggeri e Cristina Cattaneo, che ha fatto l’autopsia, non hanno dato una spiegazione. Silenzio di tomba in aula quando parlava Dalila Ranalletta durante l’ultima udienza.
5) DENUDATA e RIVESTITA - «Le ferite sul corpo di Yara sono state inferte quando era vestita, ancora viva ma non in grado di muoversi e reagire. Per colpirla sul dorso l’assassino ha sollevato gli indumenti», sostiene la Cattaneo. Tutto sarebbe avvenuto sotto la pioggia, nel fango del campo di Chignolo tra rovi e cespugli e meno di un’ora dopo Bossetti, presunto assassino, sarebbe passato di nuovo sotto le telecamere di Brembate? «No, Yara è stata denudata, colpita e rivestita in un secondo momento. La ferita al gluteo dimostra che i leggins erano calati, gli slip no», sostiene la consulente della difesa. «Le lesioni sono state provocate da un’arma importante, affilatissima che non può essere il coltellino Opinel di Bossetti. Un’arma che è stata maneggiata con calma e precisione chirurgica. Le ferite sono lineari e mai profonde, tanto che non hanno leso organi vitali. Il corpo di Yara non aveva più alcuna reazione. Non c’è stato alcun inseguimento nel campo di Chignolo».
9) TESTIMONE FANTASMA - E c’è anche un testimone fantasma. È stato l’ex capo della Squadra mobile di Bergamo, Gianpaolo Bonafini, a rivelarlo fra tanti «non ricordo». Sarebbe un ragazzo allora minorenne che solo dopo l’arresto di Bossetti avrebbe dichiarato di aver visto Yara, fra le 18.40 e le 18.45, uscire dal Centro sportivo e imboccare via Morlotti per tornare a casa. Dovrebbe chiamarsi Giovanni Ruggeri. Ma non figura nella lista dei testimoni presentata dall’Accusa. Nessuno sa chi sia. Si materializzerà al processo?
MA Forse, il punto più cruciale dell'elenco stilavo da Oggi è questo particolare, rimasto praticamente ignoto ai più:
7) LA FOGLIA DA ESAMINARE - «Non esiste un video del ritrovamento dell’unica foglia ben conservata, recuperata e repertata», ha aggiunto la Ranalletta. Quella foglia è una “Solidago gigantea” e potrebbe appartenere alla stessa specie della fogliolina che è stata spedita al nostro giornale assieme a dei fiori gialli, nel settembre 2014, con una lettera anonima. Abbiamo consegnato tutto in Procura, al maresciallo Mocerino. Sarebbe logico esaminarla per scoprire se ci sono corrispondenze e decidere se quella lettera anonima deve essere presa in considerazione.
Rivelava infatti che Yara era stata assassinata da un muratore polacco ubriaco in casa di una donna, alla presenza di altri operai che, in seguito, temendo che il polacco potesse parlare, simularono un incidente sul lavoro e lo uccisero facendolo precipitare da un ponteggio.''
http://www.oggi.it/attualita/notizie/2015/10/16/caso-yara-i-nove-misteri-che-laccusa-contro-massimo-giuseppe-bossetti-dovra-risolvere/
TUTTA MIA E' LA CITTA'
Ma vi sarete chiesti come è il percorso di Bossetti per andare da Brembate a Chignolo? Beh, è un pò diverso dalle favole con i boschi, le streghe, i lupi cattivi e la notte oscura. Ci sono innumerevoli rotonde, almeno 4 semafori, e centinaia di lampioni. Proprio un bel posto per seviziare e uccidere intenzionalmente una ragazza, no? Lo potete vedere sotto al video di Porta a Porta (ai tempi in cui Carmelino Abbate non era ancora un 'opinionista'), osservate i luoghi e pensate alla tesi accusatoria.
I giudici della Cassazione, questo video l'hanno mai visto? Penso che avrebbero dovuto vederlo. Ma forse non interessava.
Sappiate però che la stessa PM non sa e non ha mai potuto spiegare, in questo lungo percorso, DOVE, COME, QUANDO e PERCHE' quella povera ragazza è stata presa e 'convinta' dal mostro Bossetti a sparire con lui dai radar di Brembate per riapparire morta, tre mesi dopo, a Chignolo d'Isola.