9-12-20:
E se ne guardano bene dal dare troppi dettagli.
Non ho nessuna simpatia per i cinesi.
Vuoi per i diritti umani che nemmeno sanno cosa siano.
Vuoi per il Tibet, che una volta i politici facevano la fila per fotografarsi con il Dalai Lama, adesso nemmeno si ricordano più che esiste.
Vuoi per i 17.000 pescherecci che vanno a ravanare pure le Galapagos.
Vuoi per le loro grinfie sull'Africa (vabbé che noi bianchi... dovremmo solo stare zitti, ma...).
Vuoi per le dighe che seccano il Mekong.
Vuoi per la repressione su Hong Kong.
Vuoi perché sono un mix di turbocapitalismo e di ideologia maoista-confuciana.
Ma intanto ci fanno fessi due volte. Prima hanno creato (ooops, è stato il mercato del pesce) questo maledetto virus... e poi i danni li paghiamo NOI.
Anche per colpa nostra, perché da noi abbiamo gente che fa il maitre a penser come Matteo Bassetti, che vuole far dipendere persino i viaggi in treno dal libretto vaccinale. Era lo stesso che diceva 'ho paura del covid? no, abbiamo le cure giuste e non tornerà con la seconda ondata la crisi che abbiamo visto con la prima'. O qualcosa del genere. Se ne vantava anche. E poi diceva di avere sbagliato perché hanno conteggiato anche i morti 'per infarto' tra quelli di coviddi.
Sono stati in grado di trovare le cure e la prevenzione per il coviddi? NO. E adesso scaricano tutto sui cittadini con l'obbligo vaccinale.
Non parliamo di Zangrillo. Quello che 'il virus è tecnicamente estinto'. E poi a settembre ha visto Berlusca in terapia intensiva, il suo paziente più celebre (ironia del destino), che non aveva creduto alle argomentazioni zangrillesche ed era fuggito in Costa azzurra, salvo poi fare l'errore di incontrarsi con Briatore. Almeno il Berlu non ha pretese da Superman, l'età l'ha reso più prudente, specie sul COVID.
E persino Palù, che ha negato che esistesse la PANDEMIA, nonostante che la definizione di pandemia ci ponga al livello 6 fase 3, altro che 'non ci sono i presupposti tecnici per parlare di pandemia ma solo di epidemia'. Come farà un super-professorone come questo, a non sapere cose del genere.
Dall'altra parte abbiamo quelli del 'virus non esiste' 'non esiste la pandemia' 'il virus non ha ucciso nessuno' 'i pazienti gonfiati come palloni nelle terapie intensive' e così via delirando. I Pappalardo, i Montanari, i Salvini, i Bacco, i Resta, gli Scoglio-nati, gli Sgarbi, i Mazzucco, i Messora e altri amici e simili.
E non dimenticando nemmeno i Guarino e simili 'grandi giornalisti' che glorificano la Svezia, il più grande bluff del Nord Europa, ignorando le nazioni vicine che hanno un ordine di grandezza in meno di infezioni.
Bene, in Cina tutta 'sta gente sarebbe già finita al muro. E avrebbero fatto bene. Avessimo dato retta a loro a quest'ora avremmo l'Italia spopolata.
Nel mentre noi discutiamo dei vaccini, anche con fondate ragioni visto che i vaccini sono considerati efficaci al 90% o al 100% (tipo il Moderna), le percentuali mirabolanti sono in continua crescita (90%, anzi 92%, anzi 94,5%, anzi , col Moderna anche il 95% con punte del 100%: chi offre di più?), sembrano spot pubblicitari più che spiegazioni scientifiche.
E così, in UK hanno cominciato a vaccinarsi, in Europa temono (giustamente) effetti collaterali imprevisti, in Russia hanno iniziato con lo Sputnik attirandosi subito critiche.
E i cinesi che fanno? Zitti zitti, si scopre che il vaccino ce l'hanno già. E lo usano in massa.
Altro che il vaccino Oxford-Astrazeneca-italiano, e tutti gli altri di cui si parla in questi giorni, salvo poi scoprire che il vaccino anglo-italiano pare abbia qualche problema di compatibilità con chi soffre d'allergia, e un'efficacia non stellare del 60-70%. Mentre il vaccino americano pare che non sarà disponibile in quantità sufficiente (prima dicevano 100 mln, adesso frenano a 50 mln).
en.wikipedia.org/wiki/COVID-19_vaccine
Potential limitations
The rapid development and urgency of producing a vaccine for the COVID‑19 pandemic may increase the risks and failure rate of delivering a safe, effective vaccine.[2][34][216] One study found that between 2006 and 2015, the success rate of obtaining approval from Phase I to successful Phase III trials was 16.2% for vaccines,[81] and CEPI indicates a potential success rate of only 10% for vaccine candidates in 2020 development.[34]
An April 2020 CEPI report stated: "Strong international coordination and cooperation between vaccine developers, regulators, policymakers, funders, public health bodies and governments will be needed to ensure that promising late-stage vaccine candidates can be manufactured in sufficient quantities and equitably supplied to all affected areas, particularly low-resource regions."[34] However, some 10% of the public perceives vaccines as unsafe or unnecessary, refusing vaccination – a global health threat called vaccine hesitancy[217] – which increases the risk of further viral spread that could lead to COVID‑19 outbreaks.[218] In mid-2020, estimates from two surveys were that 67% or 80% of people in the U.S. would accept a new vaccination against COVID‑19, with wide disparity by education level, employment status, race, and geography.[219][220]
www.ilmeteo.it/notizie/coronavirus-il-vaccino-esiste-gi-ecco-larma-segreta-anticovid19-svelata-dal-prof-robert-gallo-083606
CORONAVIRUS: il VACCINO ESISTE già! Ecco l'ARMA SEGRETA anti-COVID-19 svelata dal prof. Robert GALLO
Articolo del 20/06/2020
Robert Gallo è professore di medicina della Homer & Martha Gudelsky Foundation, co-fondatore e direttore dell’Institute Human Virology presso la University of Maryland School of Medicine e co-fondatore e consulente scientifico internazionale della Global Virus Network. Insomma, non uno qualunque ma colui che ha scoperto l’Hiv nel 1982.
Egli ha fatto delle importanti dichiarazioni circa l'arrivo di un vaccino contro il COVID-19.
Il Professore, rispondendo ad alcune domande ai giornalisti ha affermato, sul tema vaccino, che "dipende tutto da ciò che si intende per vaccino. Se si intende un vaccino che funzioni per tutto il mondo, bisogna prima dimostrare che sia sicuro, dimostrare che funzioni, che sia facile da produrre e che non sia troppo costoso. Questo non dovrebbe essere complicato: tutti stanno lavorando perché funzioni. Il vaccino a base di proteina Spike è un vaccino semplice da produrre grazie alle moderne tecnologie. Prima che si sappia con certezza saranno necessari un paio di anni. Esiste un vaccino sperimentale: esiste ed è stato testato, ma non è ancora ufficialmente un vaccino. Non c’è una gara in corso per la produzione del vaccino. In Cina hanno già iniziato la produzione da qualche mese. Non sappiamo con certezza se questo vaccino funzionerà. La speranza, però, è che funzioni, a prescindere da dove venga prodotto".
NOTARE LA DATA: 20 GIUGNO 2020.
Da noi, invece, la Gismondo metteva in guardia sull'efficacia dei vaccini e i loro pericoli:
www.adnkronos.com/salute/farmaceutica/2020/07/16/covid-vaccino-moderna-terapia-genica-rischioso-accelerare_
Covid, "vaccino Moderna è terapia genica. Rischioso accelerare"
Pubblicato il: 16/07/2020 15:30
"Sono anni che non accettiamo di manipolare il Dna degli ortaggi perché c'è chi teme che mangiare un Ogm costituisca un pericolo, e adesso d'un tratto ci va bene diventare noi stessi degli organismi geneticamente modificati?". Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, lancia un monito sui rischi che potrebbero derivare da un iter di sperimentazione 'frettoloso' su un vaccino anti Covid-19 come quello dell'americana Moderna, il primo giunto alle fasi finali dei test sull'uomo: "Si tratta a tutti gli effetti di una terapia genica", spiega l'esperta all'Adnkronos Salute. "Non sono contraria al prodotto in sé - precisa - ma dico no a una corsa in avanti su un vaccino come questo, basato su un meccanismo d'azione completamente nuovo".
"I vaccini tradizionali - chiarisce la microbiologa - puntano a indurre una risposta anticorpale, quindi un'immunità, immettendo nel corpo umano pezzetti innocui del virus di cui vogliamo prevenire e contrastare l'infezione. Questo prodotto invece", l'mRna-1273 testato dal National Institute of Allergy and Malattie infettive (Niaid) diretto da Anthony Fauci, parte dei National Institutes of Health (Nih) statunitensi, "è concepito in un modo completamente nuovo: utilizza un segmento genetico che va a inserirsi nelle nostre cellule obbligandole a produrre una parte del virus la quale, ritrovandosi nell'organismo, stimolerà la produzione di anticorpi. Né più né meno di una terapia genica", sostiene Gismondo.
"Ma il punto non è nemmeno questo", puntualizza la microbiologa. Il tema è che - mentre "anche un vaccino del genere sarebbe accettabile, purché attraverso un iter sperimentale rigorosissimo dimostri di essere assolutamente tollerato ed efficace" - questo iter rigorosissimo potrebbe venir meno: "Solamente qualche giorno fa", ricorda infatti la scienziata, "l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in collaborazione con la Commissione europea, ha deciso di abbreviare le fasi della sperimentazione per arrivare in tempi più rapidi al vaccino contro il coronavirus Sars-Cov-2 di cui tutto il mondo a bisogno", specie in vista di una possibile seconda ondata di Covid-19.
Per Gismondo, "la cosa pericolosa è che questa accelerazione possa applicarsi a un vaccino del genere, totalmente nuovo - ripete l'esperta - e paragonabile a tutti gli effetti a una terapia genica. La gente deve essere consapevole di quello che sta accadendo", ritiene la microbiologa che segnala delle ombre nello studio sull'mRna-1273 di Moderna pubblicato nei giorni scorsi sul 'New England Journal of Medicine'.
"Condotto su 45 giovani sani - evidenzia - ha mostrato una tollerabilità dubbia, considerando che un paio di volontari hanno avuto la febbre a 40". Quanto al potere scudo, "è vero che si producono anticorpi neutralizzanti, ma non sappiamo quale sarà l'efficacia completa".
www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/11/17/vaccino-covid-bassetti-italia-gia-ritardo
Pubblicato il: 17/11/2020 22:33
"Siamo già in ritardo secondo me. Per fare 120 milioni di vaccini in 6 mesi, bisogna prepararsi. Bisogna appoggiarsi all'esercito, alle farmacie, al volontariato". Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, accende l'allarme sulla distribuzione del vaccino anticovid in Italia. Pfizer e Moderna stanno completando l'iter per il varo dei rispettivi vaccini, che potrebbero essere già disponibili nel giro di poche settimane. In Italia, si inizieranno a vaccinare le categorie più esposte al contagio e i soggetti più fragili. Quindi, si allargherà il processo al resto della popolazione. "Se pensiamo di vaccinare tutta questa gente appoggiandoci solo ai dipartimenti di prevenzione ci mettiamo 5 anni", dice Bassetti a DiMartedì.
Il professore si sofferma con spirito critico anche sulla composizione del Comitato tecnico scientifico. "Nel cts non c'è un professore di immunologia, non c'è un professore di microbiologia, non c'è un professore di malattie infettive e non c'è un professore di virologia. Ce la vogliamo fare una domanda?", si chiede.
Nell'attuale emergenza dell'Italia, "abbiamo segnali abbastanza positivi, abbiamo raggiunto un plateau. Ma stiamo correndo a 3000 metri e si fa molta fatica, bisogna scendere a 2000 metri". Le regioni sono divise in zone differenti in base al rischio: "Una regione deve uscire da una fascia quando i numeri migliorano. Il sistema deve essere dinamico altrimenti arriviamo a un lockdown totale facendo l'errore della prima ondata. A marzo-aprile l'emergenza era concentrata in 5 regioni, probabilmente si potevano evitare due mesi di lockdown a regioni che non avevano contagi".
Insomma, secondo Gismondo è pericoloso, secondo Crisanti non è sicuro, secondo Bassetti bisogna chiamare l'esercito per farli prima.
Ma quanto sono efficaci?
"Vaccino anti Covid19 efficace al 95%", nuovo annuncio di Pfizer e BioNTech (blogsicilia.it)
“Vaccino anti Covid19 efficace al 95%”, nuovo annuncio di Pfizer e BioNTech
18/11/2020
Il vaccino di Pfizer – BioNTech è risultato efficace al 95% contro il coronavirus e ha soddisfatto i criteri di sicurezza necessari per l’autorizzazione di emergenza. Lo hanno comunicato entrambe le aziende.
Pfizer e BioNTech, infatti, hanno affermato di volere sottoporre il vaccino anti COVID-19 all’autorità di regolamentazione degli Stati Uniti d’America per l’approvazione dell’uso di emergenza «entro pochi giorni» dopo che «nessun problema serio di sicurezza» è stato segnalato.
Anche l’ente regolatore del Regno Unito, l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari (MHRA), è pronto a velocizzare l’autorizzazione del vaccino dopo che il governo ha ordinato le dosi che bastano per 20 milioni di persone.
Il Segretario di Stato alla Sanità britannica Matt Hancock ha affermato che, in attesa dell’autorizzazione, il Servizio Sanitario sarà pronto a distribuire le dosi ai più vulnerabili dal 1° dicembre.
L’analisi finale dell’efficacia del vaccino ha mostrato che il 95% è stato protetto dal coronavirus entro 28 giorni dalla prima dose, in aumento rispetto a quando i risultati degli studi di fase 3 sono stati condivisi la scorsa settimana. Il vaccino si è dimostrato efficace anche al 94% tra gli adulti di età superiore ai 65 anni, che sono generalmente i più vulnerabili agli effetti più gracvi dell’infezione.
Non ci sono stati effetti collaterali gravi, con solo il 2% dei 43.000 partecipanti che ha riportato mal di testa e il 3,7% affaticamento.
Pfizer e BioNTech hanno affermato che saranno in grado di produrre 50 milioni di dosi quest’anno e 1,3 miliardi nel 2021.
Il presidente e amministratore delegato della Pfizer, il dott. Albert Bourla, ha dichiarato: «I risultati dello studio segnano un passo importante in questo storico viaggio di otto mesi per portare avanti un vaccino in grado di aiutare a porre fine a questa devastante pandemia. Continuiamo a muoverci alla velocità della scienza per compilare tutti i dati raccolti finora e condividerli con le autorità di regolamentazione di tutto il mondo».
www.repubblica.it/cronaca/2020/11/23/news/virus_vaccino_astrazeneca_efficace_al_90_-275420608/
Virus, il vaccino di AstraZeneca e Oxford è efficace fino al 90%
di Elena Dusi
L'efficacia dipende dal dosaggio. E' del 62% per una dose intera seguita da un'altra dose dopo un mese. Ma arriva al 90% se si somministra prima mezza dose, poi una dose intera per il richiamo. La media è del 70%. Gli scienziati inglesi: "Abbiamo lavorato grazie a fondi pubblici. Il nostro sarà un vaccino per tutto il mondo, senza profitto per noi"
23 NOVEMBRE 2020
ROMA - Il vaccino messo a punto da Oxford e AstraZeneca, in partnership con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia, si aggiunge al paniere degli scudi contro il Covid. I dati di efficacia, resi pubblici oggi in una conferenza stampa con i vertici dell'azienda AstraZeneca e con gli scienziati dell'università di Oxford, raggiungono il 90%, ma sono legati al dosaggio. Sorprendentemente, i volontari cui è stata somministrata prima mezza dose, poi una dose intera come richiamo dopo 28 giorni, hanno mostrato una risposta migliore rispetto a quelli che hanno avuto una dose intera sia alla prima che alla seconda iniezione. "Pensiamo che questa somministrazione imiti meglio l'esposizione naturale al virus e che una prima somministrazione serva ad attivare il sistema immunitario, mentre la seconda faccia montare la risposta vera e propria" ha provato a spiegare Andrew Pollard, direttore dell'Oxford Vaccine Group e coordinatore della sperimentazione. Che poi ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di lavorare ancora per capire meglio questo dato".
Il fatto che all'inizio basti mezza dose migliora ovviamente i tempi di distribuzione. Circa tre milioni di dosi sono già state prodotte. Dovranno aspettare in magazzino (alla temperatura di 2-8 gradi, quella di un normale frigo) che i dati della sperimentazione siano pubblicati ("sottoporremo lo studio a una rivista scientifica entro 24 ore" ha promesso Pollard) e approvati dalle autorità regolatorie. In Europa e in Gran Bretagna i valutatori sono già al lavoro. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration avvierà il processo nelle prossime settimane, anche perché i dati preliminari prevedevano solo l'opzione della dose intera, non della mezza dose. Entro la fine dell'anno, se le autorità regolatorie troveranno i dati convincenti, AstraZeneca si dice pronta a dispiegare 200 milioni di dosi nel mondo, 80 dei quali in Gran Bretagna, forse 4-5 in Italia.
Sarà la più grande macchina di distribuzione di vaccini mai vista. "Il nostro sarà il vaccino del mondo. Produrremo e distribuiremo 3 miliardi di dosi nei primi tre mesi del 2021" ha dichiarato Pascal Soriot, ceo dell'azienda farmaceutica anglo-svedese. L'americana Moderna spera di arrivare a 1 miliardo, la coppia Pfizer-BioNTech ha annunciato una capacità di 1,3 miliardi. Rispetto ai circa 20 dollari a dose ipotizzabili per Moderna (94,5% di efficacia dichiarata) e ai 30 di Pfizer-BioNTech, il vaccino di Oxford sarà molto più economico: 2,8 euro. Il metodo usato, quello del vittore virale, è leggermente meno pionieristico. "Ci stavamo lavorando da anni. Avevamo in sperimentazione vaccini per l'influenza e per un altro coronavirus come la Mers. Per questo siamo andati così veloci" ha spiegato Sarah Gilbert, professoressa di vaccinologia a Oxford, guida del laboratorio che ha materialmente messo a punto il vaccino contro il Covid. "Siamo un'università che riceve finanziamenti pubblici e abbiamo fin da subito messo in chiaro che non vogliamo ottenere profitti da questa pandemia" ha spiegato la vicerettora di Oxford, Louise Richardson. "Abbiamo chiesto la collaborazione di AstraZeneca solo perché non saremmo mai riusciti a produrre tante dosi da soli".
Nemmeno AstraZeneca però ce la farà da sola. L'azienda ha concesso il diritto di produzione a una decina di fabbriche sparse nel mondo, la più grande delle quali - il Serum Institute in India - sfornerà un miliardo di dosi per i suoi cittadini e per i paesi in via di sviluppo. All'Italia dovrebbero arrivare attorno a gennaio 2-3 milioni di dosi. Il nostro paese, insieme all'Unione Europea, ha sottoscritto con AstraZeneca un accordo per la fornitura di 400 milioni di dosi, da distribuire in base alla popolazione (l'Italia avrà diritto al 13%). Da dicembre 12 centri nel nostro paese inizieranno anche un nuovo round di sperimentazioni.
"Le notizie provenienti da Oxford sul vaccino anticovid sono incoraggianti. Nel progetto sono coinvolte importanti realtà italiane, come l'Irbm di Pomezia e la Catalent di Anagni. Serve ancora tanta prudenza, ma sarà la ricerca scientifica a portare l'umanità fuori da questa crisi" ha commentato il Ministro della Salute Roberto Speranza.
I 60 mila volontari della sperimentazione di fase tre sono stati arruolati in Gran Bretagna, Stati Uniti, Brasile, Sudafrica, Giappone e India. I dati di oggi però sono basati solo sui volontari inglesi e brasiliani. "Abbiamo somministrato le prime dosi ad agosto" ha spiegato Pollard. "Ma il lockdown e il calo delle infezioni in Gran Bretagna hanno rallentato la raccolta dei dati". L'efficacia si misura infatti contando quante persone si infettano fra i volontari che hanno ricevuto il vaccino vero e proprio e fra quelli che hanno ricevuto un placebo. Per rimediare al deflusso del virus in Europa, Oxford si era affrettata ad avviare anche i test in Sudamerica. "Con l'autunno i contagi sono aumentati anche da noi e abbiamo raggiunto l'obiettivo previsto di 131 positivi". Trenta dei quali fra i vaccinati, ma senza sintomi gravi.
Il vaccino si è mostrato capace di evitare le forme severe del Covid: nessun volontario immunizzato ha avuto bisogno di ricovero. Ma non è accertato che protegga anche dal contagio. Gli effetti collaterali più diffusi sono un po' di stanchezza e di dolori muscolari. Ma ancora una volta AstraZeneca non ha voluto rivelare i dettagli di un evento avverso su una volontaria inglese che ha portato allo stop temporaneo della sperimentazione il 6 settembre. E' trapelato che la donne fosse stata colpita da mielite trasversa, un'infiammazione del midollo spinale. I test erano ripresi una settimana più tardi (ma solo il 24 ottobre negli Stati Uniti) senza chiarire davvero al pubblico se il problema fosse legato o no al vaccino.
Il vaccino può essere conservato e trasportato a temperature normali di frigo. L'infialamento di tutte le dosi europee avverrà nell'azienda Catalent di Anagni, nel Lazio. Anche sulla durata della protezione i dati arriveranno solo con il tempo. "Temo sia troppo presto. Abbiamo iniziato il secondo dosaggio sui volontari inglesi solo in agosto. Non è passato abbastanza tempo per dirci se, a un anno di distanza, le persone risulteranno ancora protette e immunizzate dal coronavirus come all'inizio".
www.money.it/Vaccino-Covid-differenze-Pfizer-Moderna-AstraZeneca-Qual-e-il-migliore
Vaccino Covid: le differenze tra Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Qual è il migliore?
Martino Grassi 24 Novembre 2020 - 18:29
Qual è il miglior vaccino contro la Covid-19? AstraZeneca, Pfizer e Moderna sono ormai allo sprint finale e tra non molto potrebbero essere disponibili dei vaccini in grado di debellare definitivamente il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero a partire dallo scorso gennaio.
Nelle ultime settimane si sono susseguite una serie di informazioni sull’efficacia e sullo sviluppo dei vari candidati che hanno fatto ballare anche le borse. Ma quali sono le differenze tra i vaccini più quotati e qual è il più efficace?
Vaccino Pfizer, Moderna e AstraZenaca: qual è il migliore?
I tre vaccini sono quelli che hanno raggiunto le fasi di sperimentazione più avanzate e che presentano i migliori risultati al momento. Ma quanto sono efficaci? Il candidato di Pfizer ha dimostrato di avere un’efficacia pari al 95% contro la Covid-19 a partire dal ventottesimo giorno dopo la prima somministrazione. I test sono stati condotti su un totale di su 43.500 persone in sei Paesi e sono stati raggiunti i traguardi sulla sicurezza richiesti dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per l’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA).
Vaccino Covid: quali sono gli effetti collaterali?
Anche i risultati sull’efficacia di Moderna hanno raggiunto una cifra simile: dai dati preliminari di fase 3, condotti su 30.000 partecipanti arruolati in 100 centri di ricerca clinica negli Stati Uniti è emerso che il vaccino funziona nel 94,5% dei casi. Infine anche l’azienda biofarmaceutica AstraZeneca ha reso noti i primi risultati (non ancora pubblicati) che hanno mostrato un’efficacia del 90% in seguito alla somministrazione di un dosaggio ridotto, ossia metà dose durante la prima iniezione e un dose intera dopo 4 settimane.
Come funzionano i vari vaccini
Una prima differenza sostanziale riguarda il funzionamento dei vari vaccini. Pfizer e Moderna hanno prodotto una soluzione che funziona allo stesso modo, si basa cioè su quello che viene chiamato un vaccino di tipo RNA. In sostanza con l’iniezione del vaccino vengono introdotte nel nostro organismo delle informazioni generiche, sotto forma di RNA appunto, che attivano i ribosomi, dei particolari organismi adibiti alla lettura delle informazioni genetiche, per la produzione della proteina spike del coronavirus. Questa proteina attiva poi un risposta immunitaria che permette al corpo di produrre gli anticorpi in grado di bloccare l’infezione nel caso in cui dovessimo entrare a contatto con il virus.
AstraZeneca invece ha optato per un’altra tipologia di vaccino, quella tradizionale. Il metodo classico dei vaccini prevede infatti l’iniezione diretta della proteina spike del coronavirus. Si tratta del cosiddetto vaccino vettore virale che utilizza una versione indebolita di un virus che è stato geneticamente modificato e che quindi non è in grado di infettare l’uomo. Tutte e tre le soluzione prevedono una doppia somministrazione: dopo circa 28 giorni deve essere effettuata una nuova iniezione.
Temperature di conservazione
Un’altra questione di fondamentale importanza per la distribuzione, soprattutto a livello logistico, è la temperatura e la durata di conservazione delle varie soluzioni. Come ormai è noto infatti, il vaccino di Pfizer richiede di essere conservato ad una temperatura di -70 gradi, e sembrerebbe che per il momento il nostro Paese non disponga di frigoriferi idonei. Solo negli ultimi giorni, prima dell’iniezione, l’antidoto di Pfizer può essere conservato in normali frigoriferi, per un massimo di 5 giorni.
I vaccini di Moderna e AstraZeneca invece possono essere conservati a temperature più accessibili, che si aggirano dai - 2°C agli 8°C. Secondo alcune indiscrezioni inoltre il vaccino di Moderna sarebbe in grado di conservarsi anche a temperatura ambiente per diverse ore.
Quando saranno disponibili le dosi?
Da Palazzo Chigi arriva la conferma che le prime dosi del vaccino (circa 2 milioni) dovrebbero arrivare in Italia durante il mese gennaio e nelle settimane successive si inizierà con la somministrazione degli antidoti su base volontaria. Entro il mese di giugno invece arriverà una quantità di fiale tale da permettere l’immunizzazione di circa 30 milioni di italiani, grazie ai vari accordi firmati dall’Unione europea con le varie case farmaceutiche.
Al momento tuttavia non ci sono ancora date certe, ma solamente delle previsioni. AstraZenaca punta infatti alla produzione di circa 500 milioni di dosi da destinare alla commercializzazione in Europa e nel Regno Unito, più ambizioso il progetto di Moderna, che pensa di riuscire a rendere disponibili 3 miliardi di dosi entro l’estate del 2021. Pfizer invece stima una produzione di sole 200 milioni di dosi, destinate all’Unione europea, che con molta probabilità saranno le prime ad arrivare.
Quanto costeranno i diversi vaccini?
Anche sul prezzo dei vaccini ci sono delle notevoli differenze. Va precisato che il Governo ha già annunciato che la vaccinazione per i cittadini sarà completa gratuita, e sarà proprio lo Stato a farsi carico delle spese per l’immunizzazione.
Al momento la soluzione più economica è quella di AstaZeneca, che ha stimato un costo di soli 2,80€ per ogni dose, mentre il vaccino di Moderna avrà un costo di 22€, infine quello di Pfizer raggiungerà i 28€, per il momento il più costoso.
www.bloglive.it/2020/12/04/vaccino-covid-dosi-dimezzate-decisione-pfizer/
Ci sono problemi per il vaccino Pfizer, dimezzate le dosi da spedire nel mondo
04/12/2020
Pfizer ha affermato che spedirà 50 milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus entro la fine dell’anno.
L’azienda aveva pianificato di spedire 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno.
Un portavoce ha detto al Wall Street Journal che Pfizer colmerà il deficit spedendo più di un miliardo di dosi di vaccino nel 2021.
Pfizer e il partner BioNTech saranno in grado di spedire soltanto la metà delle dosi del vaccino contro il coronavirus promesse entro la fine dell’anno, tagliando il lancio globale pianificato da 100 a 50 milioni di dosi. Ne dà notizia il Wall Street Journal.
Il motivo? Rallentamento nella catena di fornitura. Un portavoce dell’azienda al WSJ ha affermato: «Il potenziamento della catena di approvvigionamento delle materie prime ha richiesto più tempo del previsto. Ed è importante sottolineare che il risultato della sperimentazione clinica è avvenuto un po’ più tardi rispetto alla proiezione iniziale».
Mercoledì scorso, 2 dicembre, il vaccino di Pfizer ha ricevuto l’approvazione temporanea da parte delle autorità di regolamentazione del Regno Unito e si prevede che possa ottenere l’autorizzazione per l’uso di emergenza dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti dopo la riunione dell’ente del prossimo 10 dicembre.
Il Regno Unito ha ordinato 40 milioni di dosi del vaccino della Pfizer con l’aspettativa di potere vaccinare 10 milioni di persone entro la fine dell’anno. Ora, però, quel numero sarà ridotto a cinque milioni circa.
L’operazione Warp Speed – la campagna di sviluppo, produzione e distribuzione del vaccino negli USA – prevedeva di avere 40 milioni di dosi (sufficienti per inoculare 20 milioni di persone con due dosi ciascuno) in totale sia da Pfizer che da Moderna entro la fine dell’anno.
Adesso, però, gli USA riceveranno questo mese probabilmente soltanto 10 milioni di dosi di vaccino della Pfizer, coprendo così solo cinque milioni di americani. Le prime 6,4 milioni dosi erano attese dopo l’autorizzazione a metà dicembre.
Dopo la deludente rivelazione sul lancio di Pfizer, Moderna ha assicurato agli americani che è ancora sulla buona strada per fornire 20 milioni di dosi del suo vaccino entro la fine dell’anno, in attesa dell’approvazione di emergenza della FDA.
www.imolaoggi.it/2020/12/07/ilaria-capua-covid-meno-grave-della-influenza/
Ilaria Capua: “Covid meno grave dell’influenza” (CAPUA! CAPUA! CAPUA!)
7 Dicembre 2020
Quando s’incartano e dicono la verità senza rendersene conto.
Ilaria Capua: “Il COVID è meno grave dell’influenza” (vedi video in basso)
Ieri, la scienziata ha detto: “Passerò il Natale da sola. E’ come se ci fossero 10 metri di neve fuori”. Sono le parole della professoressa Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center, che interviene così a L’aria di domenica. “Mio marito e mia figlia andranno dalla nonna in Scozia, non vado per una serie di motivi. Ognuno deve fare la propria parte. Non mi piace passare il Natale da sola, ma rimango qui perché a Natale si può stare anche da soli. Non vedo mia madre da 6 mesi, è triste ma è così. Quest’anno va così, cosa vi devo dire di più? E’ come se fuori ci fossero 10 metri di neve. Muoiono migliaia di persone ogni giorno, per un anno non si può fare il cenone natalizio. Non bisogna muoversi, non c’è nessuna scorciatoia. Più persone si muovono, più il virus circola, più persone si ammalano e finiscono in ospedale”.
NOTA BENE: questa è la stessa grande genia che ci raccontava a fine marzo scorso che i morti in Italia per coviddi erano 2 (due, indicati con le dita). www.youtube.com/watch?v=z9WsX3hdCyU&t
Fa sembrare un Nobel persino Bassetti. Con il quale ha avuto da ridire (Bassy dice che è una veterinaria e quindi non capisce niente di malattie umane: www.youtube.com/watch?v=IKP6jDGaZCY ) e Sgarbi, se fosse pro-vax. che le direbbe? CAPUA! CAPUA! CAPUA!
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E mentre da noi ci sono queste incertezze, la Cina procede spedita con il suo noto e spregiudicato cinismo.
“Migliaia tornati in Cina per vaccinarsi e ora rientrati in Italia” – Imola Oggi
9 Dicembre 2020
Migliaia di cittadini cinesi partiti dalle città italiane per tornare in patria, ricevere il vaccino contro il coronavirus e poi rientrare in Italia. E’ il quadro delinato da una testimonianza (video) all’Adnkronos. A parlare della propria esperienza, in particolare, è Gioia Wuang, commerciante di Roma di nazionalità cinese appena rientrata in Italia. “A novembre mi sono vaccinata contro il Covid19 in un ospedale in Cina”, dice.
“Sto bene, non ho avuto né febbre né dolori – spiega- Non è obbligatorio, chi vuole può farlo. Da ottobre la popolazione cinese ha iniziato a vaccinarsi contro il coronavirus. Nello Zhejiang, la mia regione, non c’è più nessun contagiato. Zero. Tanti cinesi sono partiti dall’Italia per andare a fare il vaccino in Cina, molti sono partiti anche da altri paesi come Spagna e Germania. Ora molti miei connazionali che vivono in Italia, e che sono andati in Cina per il vaccino, hanno paura di tornare qui per l’alto numero di contagi”.
Il viaggio, dice, è stato un’iniziativa spontanea. “È stata una mia idea, non mi ha contattata nessuno – racconta la commerciante – ho pensato che dopo aver fatto questo vaccino sarei stata più tranquilla. Ho fatto due punture e ho pagato 60 euro. Un mio amico, dopo aver fatto il vaccino, è andato in ospedale e ha fatto il test per vedere se aveva gli anticorpi contro il Covid19 e ce li aveva. Il valore era 2,1”.
“Consiglierei a tutti di farlo – sostiene – perché a me non ha fatto male, se tutti lo facessero nessuno si ammalerebbe”. Nonostante l’alto numero di contagi, la percentuale di cittadini cinesi, residenti in Italia, che sono stati ricoverati negli ospedali per il coronavirus è molto bassa. Secondo Wuang “è dovuto al fatto che noi stiamo molto attenti, mettiamo sempre la mascherina quando usciamo di casa e non la togliamo mai. Igienizziamo sempre le mani, non siamo usciti di casa per andare a mangiare al ristorante, per vedere gli amici o per andare in vacanza. Quest’anno siamo stati sempre a casa”.
In merito all’attuale situazione in Cina, Wuang racconta che “normalmente nella mia città non si usa più la mascherina ma se si entra in un negozio bisogna indossarla e viene misurata subito la temperatura. Se trovano anche solo un contagiato, immediatamente fanno i tamponi gratuiti a tutta la città”. (adnkronos)
Vaccino cinese arriva in Italia per posta – Imola Oggi
Vaccino cinese arriva in Italia per posta
9 Dicembre 2020
Cinesi immuni al covid, in Campania è arrivato il vaccino da Pechino. «Siamo a conoscenza che, nell’ambito delle comunità cinesi campane, c’è stato qualche episodio riguardo l’arrivo del vaccino direttamente dalla Cina ma prendiamo le distanze da quanto accaduto in maniera clandestina e illegale».
Sono le dichiarazioni di Wu Zhiqiang, portavoce della comunità cinese a Napoli che dall’inizio della pandemia è impegnato in campagne di prevenzione e rispetto delle norme di sicurezza anti Covid. È lui dalle colonne de Il Mattino a spiegare che con molta probabilità in Campania è arrivato un vaccino a cui si stanno sottoponendo molti cinesi.
«Nelle ultime settimane c’è stato un passaparola nelle chat che vengono condivise tra le comunità cinesi riguardo la possibilità di far arrivare il vaccino ma sembra che siano veramente pochi ad averlo provato realmente. Dalle informazioni che abbiamo, il vaccino arriverebbe per posta privata ed è di semplice somministrazione, come una qualsiasi siringa ma si tratta di un’operazione complessa». (NdA: in che senso? Prima dicono che è facile da somministrare, poi che è complesso?)
Pare che per ottenere il vaccino occorra “un’ingente somma di danaro ma soprattutto la possibilità di avere conoscenze e amicizie nell’ambito del circuito di distribuzione e commercializzazione del farmaco in Cina».
Alcuni cinesi invece sono tornati in patria – “Alcuni membri delle nostre comunità in Campania, hanno avuto l’opportunità di vaccinarsi, tornando nei paesi di origine ma, anche in questo caso, non è semplice perché bisogna avere ugualmente una buona rete di conoscenze – aggiunge Wu”.
A confermare tutto questo è una cinese che vive a Roma.
A novembre mi sono vaccinata contro il Covid-19 in un ospedale in Cina e ora sono immune – ha dichiarato all’Adnkronos Gioia Wuang, una commerciante a Roma di nazionalità cinese – sto bene, non ho avuto né febbre né dolori. Non è obbligatorio, chi vuole può farlo. Da ottobre la popolazione cinese ha iniziato a vaccinarsi contro il Coronavirus e nello Zhejiang, la mia regione, non c’è più nessun contagiato».«Ho fatto due punture e ho pagato 60 euro. Un mio amico, dopo aver fatto il vaccino, è andato in ospedale e ha fatto il test per vedere se aveva gli anticorpi contro il Covid-19 e ce li aveva. Il valore era 2,1».
Una cosa è certa: dal boom del Covid sono veramente pochi i cinesi sul territorio italiano ad essersi ammalati e i dati dell’Asl napoletana riflettono alla perfezione questa proporzione. Basti pensare che dalla seconda ondata della pandemia, l’Asl partenopea ha registrato da ottobre, solo 5 contagiati di nazionalità cinese sul totale dei 5200 censiti. “
CAPITO o no?
Ci hanno fregati. Magari non l'hanno fatto apposta, ma alla fine dimostrano quel che significa il senso del dominio sul proprio popolo.
E noi, la patria di Machiavelli, non abbiamo capito proprio niente di tutto quel che succedeva un anno fa, e tanto meno capiamo cosa succederà tra un anno.
E' il senno dei poi che i saggi cercano di avere PRIMA degli altri.