16-1-21
E così, 3 giorni dopo l'ennesima puttanata di Renzi, con crisi governativa incorporata, siamo in mezzo alla tempesta più nera da decenni e per giunta con l'inderogabile crisi politica. Ma vabbé, lo sapevamo che Renzi voleva far fuori Conte Giuseppi, la 'resa dei Conti (o dei Renzi?)' era già prevista per l'inizio di marzo, e non è accaduta solo perché è scoppiata l'emergenza.
Crisi di governo, Pd: "Cerchiamo maggioranza politica". L'Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: "Stiamo uniti, non hanno i numeri" - Il Fatto Quotidiano
Crisi di governo, Pd: “Cerchiamo maggioranza politica”. L’Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: “Stiamo uniti, non hanno i numeri”
di F. Q. | 16 GENNAIO 2021
Pontieri e mediatori sono al lavoro per sondare i “responsabili” che potrebbero sostenere l’esecutivo. Sono ore decisive in attesa delle comunicazioni di Giuseppe Conte in Aula (lunedì sarà a Montecitorio e martedì a Palazzo Madama). Prima di allora sarà necessario capire su quali forze può contare e se una nuova maggioranza è possibile. “Nell’interesse del Paese cerchiamo una maggioranza politica”, ha detto la vicepresidente Pd Debora Serracchiani, “che raggiunga gli obiettivi che ci siamo dati in Europa. Ci serve un patto di legislatura e una maggioranza politica che si impegni ad utilizzare al meglio i fondi del Recovery e a mantenere quella credibilità che abbiamo conquistato in Europa”. Una linea che aveva anticipato, in un’intervista a Repubblica, il collega Andrea Orlando: “Il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura”.
Insomma il clima è sempre più teso dalle parti del governo dopo lo strappo di Matteo Renzi. L’ottimismo iniziale di Palazzo Chigi si sta scontrando nelle ultime ore con la difficoltà di compattare il gruppo dei “costruttori”. Il neonato gruppo Maie-Italia23 e i centristi (convinti per ora solo a Montecitorio) al momento non sembrano sufficienti e, proprio oggi, l’Udc ha tentato di smarcarsi, facendo sapere in una nota di non volersi prestare “a giochi di palazzo”: “Stiamo nel centrodestra. I nostri valori non sono in vendita“. Se al momento i 161 voti per la maggioranza assoluta a Palazzo Madama sembrano difficili da ottenere, basterebbe una vittoria dei Sì per permettere a Conte di restare in sella e lavorare nelle prossime settimane a un ulteriore allargamento della maggioranza, per arrivare quindi al tanto agognato patto di legislatura che chiede il Pd.
Italia viva perde pezzi, Renzi cerca di tenere i suoi – Intanto chi perde pezzi è Italia viva: nel pomeriggio si è registrato il primo deputato renziano Vito De Filippo che ha deciso di tornare nel Partito democratico. Un segnale? Presto per dirlo. Nel pomeriggio Matteo Renzi ha radunato i suoi e chiesto compattezza: “Non hanno i numeri, stiamo uniti”, ha detto nel corso della riunione parlando con i parlamentari di Italia viva. “Sono molto fiero di come stiamo lavorando. Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che la verità vince sulle veline del Palazzo. Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti”. In realtà, come spiegato da ilfattoquotidiano.it, al Senato per avere i numeri basterà che i Sì superino i No.
I dem chiedono “una maggioranza politica” che si allarghi agli europeisti – Di fronte all’incertezza, il Pd chiede che si lavori per la stabilità. Il dem Andrea Orlando in un’intervista a Repubblica ha detto: “È evidente che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista“. Per raggiungere i numeri stabili si guarda quindi a pezzi di Forza Italia, ai centristi e a “responsabili” dentro la stessa Italia viva per arrivare a una maggioranza “stabile” come chiesto dal Quirinale. “Noi a Fi abbiamo sempre guardato come una forza che sostiene posizioni europeiste. Ultimamente questo profilo si è indebolito, quindi non so se si ci possa rivolgere a Fi nel suo complesso o a quei settori di Fi che rifiutano l’annessione” da parte di Lega e Fdi, ragiona Orlando. Ma le preoccupazioni restano. “Avvertiamo una disponibilità di forze intermedie a garantire la stabilità in questa fase, ma non abbiamo alcuna sicurezza“, avverte. “Però riteniamo giusto che sia il Parlamento a verificare se c’è o non c’è una maggioranza. E che chi ha aperto una crisi al buio, senza nessuno sbocco politico, si assuma davanti al Paese la responsabilità di aver prodotto un vulnus gravissimo per l’Italia”. Nessuna possibilità di dialogo, quindi, con l’ex alleato. “Le parole non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti“, continua Orlando, sostenendo che l’attacco a Conte di Renzi aveva come obiettivo “destrutturare l’alleanza politica che il Pd ha creato con M5s e Leu. Anche in questo caso, non ci nascondiamo i limiti di tale alleanza, ma siamo consapevoli che si tratta dell’unico punto di partenza per costruire un campo alternativo alla destra”.
La strada per arrivare al traguardo, però, è lastricata di insidie. A partire dalle mine piazzate da Italia viva in queste ore. In un’intervista al Messaggero Matteo Renzi porta avanti l’opera già iniziata ieri dai suoi: far ripartire non si sa bene quali trattative, astenendosi settimana prossima in Parlamento, nonostante solo mercoledì abbia ritirato le sue ministre. “Sono pronto a parlare di contenuti“, dice. Un’opzione che nella tarda serata di ieri la presidenza del Consiglio ha sbarrato ancora una volta, ribadendo di “escludere assolutamente” un ritorno con i renziani. A dargli manforte i pentastellati Di Maio e Di Battista, anche perché i toni del leader di Iv non sono affatto cambiati. Nell’intervista torna ad attaccare la gestione della pandemia da parte del governo, sostenendo che l’Italia ha il “peggior numero di morti” per Covid e “mandiamo a scuola i nostri ragazzi meno di tutti gli altri”. Renzi chiede quindi di “uscire dall’immobilismo”, accettare il Mes e “tornare a fare politica“, visto che a suo dire senza Iv l’esecutivo “non ha i numeri” per governare. “Io penso che tutti i senatori di Italia viva – Psi voteranno allo stesso modo”, sostiene.
In effetti le parole rilasciate al Corriere dal senatore del Psi Riccardo Nencini – l’uomo che ha concesso a Renzi di avere un gruppo autonomo a Palazzo Madama – suonano quantomeno ambigue, nonostante lui stesso nei giorni scorsi sia uscito allo scoperto annunciando l’intenzione di restare in maggioranza. Un Conte ter senza Italia viva “è una prospettiva che non è all’altezza né di questa fase politica né della situazione”, spiega. Si dovrebbe ripartire “dalla maggioranza che c’era e che può essere rinnovata“. Nencini registra “le aperture di Pd e Iv. Poi ci sono Regioni e Comuni governati insieme da Pd, Iv, Psi e M5S”. Per Renzi il Mes resta una pregiudiziale ma “la politica, diceva Machiavelli, è l’arte di trovare una congiunzione. L’hanno trovata personalità come Togliatti, Nenni e De Gasperi, Craxi e De Mita. Possono farlo anche Conte e Renzi“. Il primo passo, secondo Nencini deve farlo “chi ha la maggiore responsabilità: il premier“. Il senatore del Psi lavorerà per ricucire la maggioranza fino a martedì mattina e “domando: il bene comune è rappresentato meglio da un governo con una rinnovata solidità o con una pesca magica“.
Tutte discussioni che però agitano chi sta lavorando per dare una “casa politica” ai “costruttori”. A partire da Clemente Mastella, innervosito dall’atteggiamento di Italia viva e di una parte del Pd. “Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di “Renzi”. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi”. Stando al Messaggero, un modo per mettere al riparo l’operazione potrebbe essere quella di offrire alla nuova quarta gamba della maggioranza non solo un futuro politico vicino al premier, ma anche dei posti in Consiglio dei ministri. I nomi sarebbero quelli di De Bonis all’Agricoltura e della centrista Paola Binetti alla Famiglia, nonostante una fetta del Pd, dei 5 stelle e di Liberi e uguali potrebbero ritenere inaccettabile che sia proprio lei a ricoprire quella casella, viste le sue ben note posizioni in materia di diritti civili per le persone lgbt+. L’alternativa, che piace anche a Zingaretti, è quella di mettere sul piatto le dimissioni di Conte subito dopo la fiducia in Parlamento, in modo tale da avviare il tavolo per dare vita al Conte ter su nuove basi programmatiche.
Nel mentre, altro esempio vergognoso di come la giustizia funziona in Italia: la cassazione (piccolo) ha negato l'aggravante dell'incidente sul lavoro per la strage di Viareggio. Adesso sappiamo che 32 persone sono morte perché qualcuno su quel treno, di notte, portava per puro divertimento una fila di serbatoi di gas infiammabile.
Come avevo notato già a giugno scorso, con il caso dei due tissenkrukki a piede libero, non c'é molto da prendersela con la Germania quando noi per primi abbiamo questo schifo di giustizia. E non era AFFATTO scontato che finisse così, perché l'aggravante ci stava tutta, l'hanno confermato ben due gradi di giudizio, evidentemente un Carnevale si trova sempre per evitare di far giustizia.
La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro - Il Fatto Quotidiano
La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro
La Procura generale aveva chiesto la conferma di 23 delle 25 condanne. Scene di disperazione tra i parenti dei morti: molti scoppiano a piangere. Il legale delle famiglie: "Molta amarezza ma non è finita". Coppi, difensore di Mauro Moretti: "Sentenza complessa che colpisce nel profondo l'impianto delle accuse"
8 GENNAIO 2021
Sono stati dichiarati prescritti gli omicidi colposi per la strage di Viareggio a seguito dell’esclusione dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro: lo ha deciso la Corte di Cassazione rinviando alla corte d’Appello di Firenze la riapertura dell’appello bis, anche per l’ex Ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti. Da rivalutare la responsabilità per il solo reato di disastro ferroviario colposo. L’incidente ferroviario si verificò nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 alla stazione di Viareggio: l’esplosione a causa del gpl trasportato da un treno merci deragliato poco fuori dalla stazione invase i quartieri vicini allo scalo della città della Versilia. La Cassazione ha assolto definitivamente perché il fatto non sussiste tutte le società coinvolte che a vario titolo si sono occupate di manutenzione e controllo sulla rete ferroviaria, sui dispositivi di sicurezza, sui vagoni (tra proprietà e ditte di manutenzione): Trenitalia, Rfi, Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania, Jungenthal Waggon, Mercitalia Rail. A inizio dicembre il procuratore generale Pasquale Fimiani aveva chiesto la conferma di 23 delle 25 condanne in appello e un nuovo processo per Moretti e altre tre persone. “Grande amarezza ma non è finita – ha detto l’avvocato di parte civile Tiziano Nicoletti – Vedremo le motivazioni. La cosa più grave è che non è stata riconosciuta l’aggravante delle norme sulla sicurezza sul lavoro, perché ha portato alla prescrizione dell’omicidio colposo”.
Scene di disperazione fra i parenti delle 32 vittime, davanti al palazzo dalla Corte. Molti di loro sono scoppiati in lacrime. “Viene voglia di andare ad occupare il Parlamento. In tanti anni siamo sempre stati buoni, ma forse adesso è arrivato il momento di strillare” dice Luciana Beretti, familiare di due delle 32 vittime. La donna ha atteso la sentenza davanti alla Suprema Corte a piazza Cavour, mostrando le foto del figlio e della nuora, Federico Battistini ed Elena Iacopini. “Sono morti in seguito al disastro, mio figlio 14 giorni dopo lo hanno avvolto in un lenzuolo e messo dentro la bara. Non lo ho più nemmeno potuto vedere – racconta – Anche i miei suoceri sono morti, tutti bruciati vivi. Questo è l’ergastolo che viviamo altro che le sentenze della Cassazione. Mi chiedo se i giudici di Lucca e Firenze sono stati considerati degli incapaci da questi di Roma. C’è solo che mio figlio ed i nostri cari stanno dietro una lastra di marmo. Ammazzati mentre dormivano in casa loro“.
Strage di Viareggio, 10 anni e 2 sentenze dopo: da cisterne anti-squarcio a velocità, cosa (non) è stato fatto per la sicurezza
“Una strage come quella di Viareggio non può restare impunita. Giustizia va fatta” twitta il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, lucchese di Barga. “In un Paese civile non può esistere che la morte orribile di 32 persone resti senza colpevoli e la prescrizione impedisca l’accertamento delle responsabilità di chi doveva vigilare e poteva impedire che si verificasse una strage e non l’ha fatto. Mi unisco al rinnovato dolore delle famiglie alle quali fin qua è stato impedita anche la speranza di giustizia”. Così il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Roberto Traversi (M5s). “Alle famiglie, durante le celebrazioni dello scorso 29 giugno, abbiamo rinnovato una promessa – prosegue Traversi – le loro lacrime e le loro cicatrici non resteranno vane, è arrivato il momento che questo Paese abbia una nuova legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che renda chiare le responsabilità di vigilanza e tuteli la sicurezza dell’utenza permettendo quindi che tragedie come quella di Viareggio non restino senza colpevoli”. Su facebook il leader della Lega Matteo Salvini scrive: “Vergogna! 32 morti senza giustizia da troppi anni, un abbraccio alle famiglie e a tutta la Comunità viareggina”. Si dice “totalmente amareggiato” il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Ferisce profondamente il fatto che la prescrizione impedisca di rendere giustizia alle famiglie delle 32 vittime e all’intero territorio viareggino, alla Lucchesia, alla Toscana tutta, che quella notte fu squarciata dall’esplosione”.
Soddisfazione degli avvocati difensori. “E’ stato ridimensionato radicalmente il verdetto della Corte d’Appello di Firenze – commenta l’avvocato Franco Coppi*, legale di Moretti – La Cassazione ha emesso un dispositivo molto complesso ma ad una prima lettura emerge subito che è stato colpito in modo profondo l’impianto delle accuse e delle responsabilità”. Moretti in appello era stato condannato a 7 anni. Soddisfatta anche la legale di Rete Ferroviaria Italiana, Carla Manduca che ha seguito il processo insieme al professor Alfonso Stile: “La Cassazione ha fatto giustizia della sentenza della corte di Appello di Firenze che abbiamo da sempre contestato: ora è stata definitivamente esclusa la condanna di Rfi per la strage di Viareggio”. “E’ stato escluso anche il risarcimento per tutte le 22 associazioni che si erano costituite come parti civile nel processo”, ha aggiunto la legale ricordando che i familiari delle vittime sono stati invece risarciti. Francesco Giro, di Forza Italia, si dice “molto contento per Mauro Moretti” e “certo” che “nell’appello bis verrà assolto”.
*Coppi è il super-avvocatone che non ha impedito l'ergastolo alle due imputate del caso Scazzi. Tanto per dire.
Viareggio, i familiari: "La prescrizione ha stravolto il processo. Inutile che oggi i politici si dichiarino contrari e poi per comodo tornino a favore" - Il Fatto Quotidiano
“La prescrizione ha stravolto questo processo. Questo è il punto fondamentale. Adesso voglio vedere i politici cosa diranno sulla prescrizione. E’ inutile che lo dicano oggi che sono contro la prescrizione, come hanno fatto per l’Eternit. E poi per le faccende di comodo invece tornano a favore della prescrizione. Il fatto che non ci sia la prescrizione non allunga i tempi processuali. Questa è una bugia che raccontano. Lo sappiamo bene anche noi oggi. Informatevi”. Davanti ai giornalisti, all’indomani della sentenza di Cassazione che ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi plurimi per i 32 morti del disastro ferroviario di Viareggio, il portavoce dei familiari, Marco Piagentini, è un fiume in piena. Viareggio è solo un punto nella vergognosa mappa delle stragi italiane affossate dalla prescrizione. “La prescrizione nei disastri colposi come il nostro e nei disastri ambientali non deve essere neanche pensata. Perché il nostro Paese, quando succede un disastro colposo o ambientale, ha bisogno di sapere la verità, dopo un anno, dopo cinque, anche 30 anni dopo, come è successo con il Moby Prince. Io voglio sapere cosa è successo al Moby Prince. Voglio sapere – continua Piagentini – cosa è successo al Vajont. E chiediamoci perché non è stata fatta luce su queste stragi. Così come magari non sarebbe stata fatta luce sulla strage di Viareggio, su cui abbiamo l’attenzione grazie ai familiari. Perché non si raccontano queste verità? Perché sono le cose sporche di questo Paese. Dobbiamo avere il coraggio di raccontarle. Perché raccontandole, forse, diventeremo noi un pochino migliori”.
Strage di Viareggio, Piagentini: “I politici? Un teatrino. La prescrizione non dev’essere pensata per i disastri colposi e ambientali”
Nel comunicato stampa letto da Andrea Maccioni, fratello di Stefania, moglie di Piagentini, morta a 39 anni come due dei loro figli, Luca e Lorenzo, 4 e 2 anni, i familiari fanno sapere che “la Cassazione avrebbe avuto l’opportunità di salvare la vita a migliaia di persone e lavoratori, invece questo dispositivo è in forte dissonanza con quella che è la realtà del Paese. Dalla rilettura del dispositivo, amaramente si sono salvate le società per azioni, in modo che il sistema attuale continui. Per fare ciò, è bastato cancellare l’aggravante dell’incidente sul lavoro, facendo cadere l’impianto accusatorio sulle società. Abbiamo capito molto bene che gli amministratori delegati passano, ma le società rimangono”. In quello che i familiari definiscono un “Paese genuflesso ai poteri forti“, “è prioritario che le norme 81/08 (sulla sicurezza sul lavoro, ndr) siano estese al più presto anche alle ferrovie”.
Per Piagentini, però, la sentenza definitiva deve avere anche un risvolto etico. “Non è più un discorso giuridico, ma morale e civico. I condannati lascino i posti di amministratore delegato e non vadano più a insegnare alle università ai nostri figli“. Il riferimento implicito è a Mauro Moretti, l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rfi, che oggi sul sito del Politecnico di Milano figura tra i docenti nel Dipartimento di Ingegneria Gestionale. Ma anche a tutti gli altri manager che, dopo la sentenza di primo grado, in passato hanno continuato a ricoprire ruoli di spicco in aziende strategiche, anche statali.
L’uomo simbolo della strage si rivolge anche alla Ministra dei Trasporti Paola De Micheli. “Il sistema, come hanno detto già due sentenze, è fallace. E siamo qua a rinnovare la richiesta al Ministro dei Trasporti perché cominci a prendere in considerazione le motivazioni di quelle due sentenze che dicono che oggi il sistema ferroviario è totalmente fallace. Ci dispiace vedere il teatrino, ancora oggi, di una politica che litiga sui soldi e sul profitto. Questa è la cosa che ci schifa e che ci indigna”. L’associazione dei familiari però non si dà per vinta. “Adesso è il momento di vedere chi nella difficoltà riesce a dare il meglio di se stesso. Non per sé ma per gli altri Questo farà la differenza nei prossimi giorni, mesi, anni. E noi saremo sempre lì – conclude Piagentini – a combattere perché la verità emerga, nel campo della giustizia. Perché noi cercavamo giustizia ma abbiamo incontrato la legge”.
"Ha perso tutta Italia": le famiglie di Viareggio tra dolore e rabbia. "Processo trasformato in barzelletta, giustizia solo per i potenti" - Il Fatto Quotidiano
Piagentini sottolinea che “l’incidente sul lavoro era il cuore di questo processo. Anche perché nell’incidente di Viareggio ci sono stati gli stessi macchinisti coinvolti, che hanno smesso il loro lavoro. Quindi è chiaramente un incidente sul lavoro. E’ stato dimostrato anche in primo grado e in appello con prove schiaccianti e determinate. Che questa Corte di Cassazione abbia tolto quello che è il cuore di questo processo, vuol dire appunto mandare in prescrizione l’omicidio colposo plurimo e, attraverso quello, poi, derubricare il processo a una barzelletta. Hanno praticamente preso in giro il lavoro di magistrati e di due Corti di questo Paese”. Fiducia nelle istituzioni, nello Stato? “Io direi che oggi ci vuole una seconda domanda, perché si fa fatica – dice ancora il presidente dell’associazione Il mondo che vorrei a ilfattoquotidiano.it – Difficilmente dopo quello che è avvenuto oggi si può ancora credere in quello che è un diritto, il diritto di far emergere la verità e soprattutto accertare le responsabilità. I nostri figli non ce li ridà più nessuno. Per questo Paese, che si vuole erigere a democrazia importante, mi sembra di essere tornato ai tempi del Medioevo dal punto di vista del diritto, dove i signori espongono le proprie leggi. Noi la nostra battaglia la continueremo ugualmente, perché è una battaglia di civiltà, di giustizia, quella vera, fatta dalle persone”.
Piagentini ha atteso la lettura della sentenza, insieme ad altri familiari e ai ferrovieri di Assemblea 29 giugno, nella sede della Croce Verde di Viareggio, a due passi dai binari dove si consumò l’incidente. Ha atteso in modo attivo, con una diretta online dalla mattina, in cui si è collegato con gli amici delle altre stragi italiane: Adele Chiello della tragedia del Jolly Nero di Genova, i parenti degli operai della Thyssen, le famiglie del processo Eternit, i familiari di Rigopiano, Loris Rispoli del Moby Prince, tutti collegati con Viareggio, per portare solidarietà e attendere insieme il verdetto della quarta sezione della Suprema Corte.
Quando sono arrivati i primi messaggi dagli avvocati da Roma, però, è calato il silenzio. Qualcuno, nello sconcerto collettivo, ha iniziato a urlare “vergogna”, Piagentini ha invitato alla calma. Quando ormai era chiaro l’esito, i familiari, senza parlare, hanno iniziato ad arrotolare gli striscioni, a ripiegare le 32 magliette con i volti delle vittime, stese una per sedia. Incredulo Roberto Piagentini, il nonno di Lorenzo e Luca. Alla sua età pensava di averle viste tutte. “Io ho visto una guerra, era come un bombardamento”: ripensa alle case crollate in via Ponchielli, a quelle macerie che hanno sepolto vivo per quattro ore Leonardo, allora 8 anni, l’unico sopravvissuto dei suoi nipotini. Ma soprattutto all’automobile con dentro Luca, sul sedile posteriore, carbonizzato a 4 anni. Era pronto a fuggire con la famiglia quando è deflagrato tutto. Tutto prescritto. Il vecchio Piagentini ha visto quell’alba. E ha visto questa giornata, 11 anni dopo.
Allo stesso modo è prescritta anche la morte di Mario Pucci, morto tra le fiamme a 90 anni, sdraiato nel letto dal quale non poteva muoversi, perché disabile, e della sua badante, la rumena Ana Habic, 42 anni, morta con la maniglia della porta in mano. Enzo Orlandini, il genero di Mario, è amareggiato. “A me dispiace per tutto il Paese, il Paese attendeva questa sentenza con grande fiducia, poteva essere un momento di rottura con il passato, poteva rappresentare evidentemente una svolta, c’erano gli elementi, tutti. Ad oggi siamo in attesa delle motivazioni per capire se ancora una volta la fitta rete delle questioni di diritto abbia insabbiato delle responsabilità evidenti. Questa era una tappa importante del cammino che abbiamo incominciato molti anni fa, e continueremo a percorrere perché pensiamo che questo Paese debba andare verso una svolta. L’idea di Paese che abbiamo noi è quella di un Paese in cui la giustizia funziona veramente, nelle cui aule di giustizia si possa celebrare la giustizia vera, che rispecchia la realtà dei fatti conclamati, evidenti, e che possa ridare fiducia a tutti i cittadini. Oggi c’è una distanza enorme tra la giustizia e i cittadini. Purtroppo passerà ancora una volta il messaggio che la giustizia esiste per i potenti e per chi se la può permettere, non per tutti”.
Tra i tanti commenti, indignatissimi:
the new umby-the bestya✔Sostenitore
una settimana fa
come già scritto in altro post cane non mangia cane e nemmeno chi gli compra le scatolette di cibo preferito. questa sentenza ebbe già l'incipit il giorno del cavalierato "donato" a piene mani a napolitano a moretti. un vero schifo per quelli che danno ragione ai giudici perchè hanno applicato la legge, ma se sono arrivati alla prescrizione, è perchè è stato concesso ai soliti noti di allungare il brodo fino a che la prescrizione è arrivata. sarebbe logico che lo scorrere del tempo si fermasse se qualcuno cavilla per arrivare alla prescrizione, credo che i processi sarebbero molto brevi e avvocati che mestano nella melma ce ne sarebbero di meno un Viareggino profondamente addolorato e deluso dalla magistratura Limena Umberto
tinapica↪ the new umby-the bestya
una settimana fa
Grazie per avermi ricordato -se mai ce ne fosse stato bisogno- qual simbolo dell'infimo livello della nostra classe politico-dirigenziale sia stato Giorgio Napolitano, il pessimo (volutamente minuscolo) capo dello Stato della storia repubblicana, persino peggio di Giovanni Leone.
aldosicme✔Sostenitore
una settimana fa
Non resta che ringraziare i sostenitori della "prescrizione breve". Per fortuna adesso con la nuova legge si blocca dopo il giudizio di primo grado. Ma faranno di tutto per tornare alla schifosa pacchia di prima.
uno nessuno centomila✔Abbonato Digital↪ aldosicme
una settimana fa
infatti Renzi e compagnia, vorrebbero cancellarla per poter ritornare alla barbarie precedente a loro molto più conveniente se beccati con le mani nella marmellata !
basfranco
una settimana fa
Quando la legge li mette di fronte a ipotesi di reato i politici e gli italici boiardi si dividono in due correnti, o forse e meglio dire in due mantra; quelli della giustizia ad orologeria e del giustizialismo e quelli forse ancora più ipocriti dell'esprimere totale fiducia nella magistratura. Salvo rari casi entrambi la fanno franca, inutile elencare le motivazioni e le troppe stragi impunite, tutto ciò causa sempre più frustrazione nei cittadini e un senso di abbandono e di rinnovato dolore nelle parti offese tanto che la fiducia nella magistratura risulta in calo sempre maggiore e quella di ottenere giustizia sta diventando utopia.
vito
una settimana fa
i potenti in galera non ci andranno mai, la cassazione ha confermato questa tesi ormai se qualcuno ne avesse avuto qualche dubbio, questa è la realtà italiana della giustizia se sei ricco hai mille garanzie, se invece non lo sei, devi passare per le forche caudine.
ErVippeimPrenditoreColSUVve
una settimana fa
Le canaglie delinquenziali con il colletto bianco sono intoccabili
Euro Pensante
una settimana fa
Mi aspetto un silenzio assordante da Renzi e C sulla prescrizione.*****
Il Vecchio delle Alpi
una settimana fa
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Ci vuole una rivoluzione, se questi non vedono il sangue la situazione non cambierà mai. La magistratura continuerà a prendere i ladri di polli e girerà lo sguardo dall'altra parte per i pluri-omicidi o per chi da in pasto ai maiali il corpo di una madre. Passano gli anni ma questa rimane le repubblica sudamericana del Vaiont. E poi ce la prendiamo con i dittatori di Turchia ed Egitto... Sarà contenta solo Paola De Michelis. Guerra!
****Renzi, già dopo la scandalosa sentenza di prescrizione per il caso ETERNIT, nel 2014, già blaterava di togliere la prescrizione. Però non ha fatto NULLA per questo, e si è dovuti aspettare gli 'incompetenti' a 5 stelle per bloccarla almeno dopo la sentenza di 1o grado.
Questo accadeva nel periodo aprile-dicembre 2019.
Strage di Viareggio, il procuratore: "I vertici di Rfi e delle società tedesche si comportarono come Schettino" - Il Fatto Quotidiano
“Si comportarono come Francesco Schettino“. La procuratrice generale di Firenze, Luciana Piras, ha paragonato i vertici delle aziende imputate nel processo di appello per la strage di Viareggio al comandante della Costa Concordia, depositando agli atti la sentenza con la quale la Cassazione ha condannato Schettino a 16 anni di carcere. Secondo l’accusa, infatti, i vertici di Rfi, Fs Logistica e delle società tedesche (Jungenthal e Gatx Rail) sono da ritenersi responsabili di condotte omissive nell’incidente che provocò 32 morti, ha affermato Piras nelle repliche seguite alle arringhe dei difensori.
Strage di Viareggio, gli ex vertici di Ferrovie condannati anche in Appello. Sette anni per l'ex ad Mauro Moretti, 6 per Elia - Il Fatto Quotidiano
La procura: “Affermazione della giustizia”. Il sindaco: “Ferita ancora aperta”
La sentenza della corte d’appello “è per noi una vittoria” dice il procuratore capo di Lucca, Pietro Suchan, che ha coordinato l’inchiesta e la linea nel processo di primo grado. “Dobbiamo digerire il dispositivo della sentenza che sarà disponibile domani – ha aggiunto – ma il giudizio complessivo è di soddisfazione per il lavoro svolto dalla procura di Lucca, dalla polizia giudiziaria e da tutti coloro che hanno creduto nella necessità di affermazione della giustizia“.
Il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro parla di “un passo avanti verso la giustizia: il secondo grado conferma che ci sono delle responsabilità chiare. Certo questo non vuol dire che termina il dolore, il dolore è ancora vivo e non è con delle sentenze che si risarcisce una ferita grande e aperta nel cuore della città”.
Moretti, responsabile anche da ad di Ferrovie e non solo di Rfi
Moretti, che da indagato e imputato era rimasto alla guida di Ferrovie e poi ha guidato Leonardo-Finmeccanica, non era in aula a Firenze. E’ accusato di disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose e incendio, ma come detto questi ultimi due reati sono andati prescritti così come aveva già annunciato la procura generale nella requisitoria di un paio di mesi fa. Moretti peraltro aveva annunciato ai giudici di voler rinunciare alla prescrizione (che comunque non va oltre i 6 mesi di riduzione della pena). Da sottolineare che al contrario di quanto deciso in primo grado Moretti è stato ritenuto responsabile non solo da ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria dal 2001 al 2006, ma anche da ex ad di Ferrovie dello Stato, ruolo che ha ricoperto per 8 anni, dal 2006 al 2014. Questo perché – nella tesi dell’accusa – la responsabilità di Moretti nella carenza degli investimenti per la sicurezza della rete ferroviaria non era solo diretta attraverso la società che se ne occupa (Rfi), ma anche attraverso il ruolo apicale nell’azienda madre, Ferrovie appunto.
Il boiardo dello “spiacevolissimo episodio”
Negli anni moretti è stato il dirigente di Ferrovie più contestato dalle famiglie dei 32 morti per diverse sue uscite controverse. In un’occasione, per esempio, durante un’audizione in Parlamento, aveva definito il disastro “lo spiacevolissimo episodio di Viareggio”. Aveva dichiarato poi tra l’altro che “quando si verifica un incidente per ciascuno di noi, all’interno di Ferrovie dello Stato, si apre un calvario. Perché già conosciamo il film a cui dovremo assistere: è sempre colpa nostra” e anche “quando c’è un incidente, sembra che caschi il mondo. Bisognerebbe anche razionalizzare oltre l’emozione del momento che è anche comprensibile”. L’associazione delle vittime aveva definito la rinuncia alla prescrizione del manager “arrogante demagogia“: “Ciò che ci offende e indigna fortemente – scrisse in una nota Marco Piagentini, sopravvissuto con dolorose conseguenze al disastro del 2009 e presidente dell’associazione Il Mondo che Vorrei – è l’affermazione che ha fatto, in base alla quale la sua scelta sarebbe derivata dal rispetto delle vittime. Questo è totalmente falso, mai in 10 anni il cavalier Moretti ha avuto atteggiamenti di serio e doveroso rispetto a partire dalla non rinuncia del Cavalierato, e anche oggi nell’atteggiamento di fuga anticipata senza aspettare e rispettare la conclusione dell’udienza”.
Strage di Viareggio, i familiari delle vittime: "Si è chiuso un cerchio. Ora più sicurezza in tutti luoghi di lavoro" - Il Fatto Quotidiano
Dieci anni chiedendo giustizia. I familiari delle vittime della strage di Viareggio erano riuniti a Firenze, per aspettare la sentenza d’appello. Il padre di Emanuela Menichetti mostra la foto della figlia, in ospedale dopo l’esplosione a Viareggio. Claudio Menichetti è uno dei familiari delle 32 vittime. “Quando arrivano queste notizie, non hanno nulla di gratificante, ci danno modo di credere che la giustizia ci sia ancora e può essere ottenuta anche con la solidarietà di tanti e con la compagnia di persone che sono riuscite ad indicarci una strada. Sono stati i ferrovieri e non il ferroviere, come diceva Mauro Moretti. Lui non è un ferroviere”. Mauro Piagentini, presidente dell’associazione Il Mondo che vorrei, che rappresenta i familiari non ha rilasciato dichiarazioni, dando appuntamento alla conferenza stampa di domani.
Strage di Viareggio, i giudici: "Mai effettuata la valutazione dei rischi". Mauro Moretti doveva "assicurare le migliori cautele possibili" - Il Fatto Quotidiano
Strage di Viareggio, i giudici: “Mai effettuata la valutazione dei rischi”. Mauro Moretti doveva “assicurare le migliori cautele possibili”
In secondo grado i magistrati hanno condannato 25 imputati. Nelle motivazioni viene spiegato che non solo il disastro poteva essere evitato ma non si fece nulla per la sicurezza
di F. Q. | 18 DICEMBRE 2019
La strage di Viareggio si poteva evitare. Le sue conseguenze – 32 morti, molti feriti con lesioni permanenti, un quartiere distrutto – potevano essere ridotte. Non ha fatto niente Ferrovie dello Stato, non ha fatto niente Rete ferroviaria, che gestisce l’infrastruttura. Non hanno fatto niente i loro vertici che non hanno mai intrapreso “condotte alternative” che erano “esigibili” per chi gestiva la rete delle ferrovie e quindi la loro sicurezza. Sono le motivazioni principali della sentenza d’appello sul disastro ferroviario del 29 giugno 2009 nella stazione della città della Versilia, in Toscana, quando a deragliare fu un treno merci – partito da Trecate e destinato a Gricignano di Aversa – con cisterne cariche di Gpl. In secondo grado i giudici di Firenze hanno condannato 25 imputati, tra i quali l’ex amministratore delegato di Ferrovie e Rfi Mauro Moretti (7 anni), di Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia), per i quali è stata decisa una pena di 6 anni.
Il cuore della sentenza della corte d’appello di Firenze è che Trenitalia e Rfi avrebbero dovuto effettuare una “valutazione dei rischi”, ma non l’hanno mai fatto. I giudici precisano cosa intendono: “Una valutazione dei rischi complessiva, che avesse cioè ad oggetto, con una visione unitaria, la circolazione dei propri treni sul territorio nazionale quanto a Trenitalia e la gestione della sicurezza sull’intera rete da lei gestita quanto a Rfi”. Per la corte d’appello “è provato con certezza che le valutazioni dei rischi effettuate negli anni dalle due società non hanno avuto ad oggetto tutti i rischi rilevati connessi ad un deragliamento e quindi hanno effettivamente mostrato le lacune e le omissioni indicate dai giudici di primo grado”.
E la corte elenca alcuni dei rischi non valutati da Trenitalia e Rfi: “Il maggiore rischio di rottura di un componente conseguente ad una manutenzione non corretta eseguita da soggetti terzi sui quali Trenitalia Spa non aveva un diretto controllo; rischio che doveva essere affrontato stabilendo in che forma attuare i controlli, aumentandoli a valle dell’intervento o almeno aumentando quelli di natura documentale, o in casi di impossibilità di un effettivo controllo valutando tali rotabili come meno sicuri e quindi sottoponendo la loro circolazione a idonee limitazioni ovvero escludendoli dai trasporti più rischiosi (ad esempio non utilizzandoli per il trasporto di passeggeri o merci pericolose)”. E ancora: “Non è stata valutata l’incidenza della velocità sulle conseguenze di un deragliamento, valutazione che richiedeva uno studio scientifico che tenesse conto degli effetti di un possibile impatto del rotabile deragliato su elementi fissi e delle conseguenze di un simile impatto nei diversi scenari sia relativi alle caratteristiche delle tratte percorse sai relativi alle caratteristiche del rotabile deragliato”. Di nuovo: “Non è stata valutata la maggiore o minore pericolosità del deragliamento di un rotabile trasportante merce pericolosa rispetto a quello adibito al trasporto di altra tipologia di merce”. In questo modo i giudici respingono ogni tentativo di scaricare sui proprietari dei carri che trasportavano il gas e sulle aziende che avevano operato le revisioni e le manutenzioni. Questo peraltro non ha evitato la conferma delle condanne più alte proprio per i dirigenti della Gatx Rail, la proprietaria dei vagoni: 8 anni e 8 mesi sono stati decisi in appello per Rainer Kogelheid, ad di Gatx Rail Austria, e Peter Linowski, ad di Gatx Rail Germania. Erano state confermate le condanne anche per altri 6 imputati austriaci e tedeschi, amministratori e tecnici di Gatx Rail Austria e delle Officine Jugenthal di Hannover, dove fu fatta la manutenzione dell’asse del vagone spezzatosi prima dell’incidente, con pene che vanno da 6 anni e 10 mesi a 8 anni e 6 mesi, scontate di 6 mesi rispetto al primo grado per la prescrizione scattata nel maggio 2018 per i reati di incendio colposo e lesioni personali colpose.
Secondo i giudici Moretti “deve essere dichiarato responsabile nella qualità di amministratore delegato di Ferrovie dello stato per aver omesso di compiere interventi individuati” come idonei “per evitare il deragliamento del treno o quanto meno per evitare o ridurre le sue conseguenze catastrofiche. La condotta alternativa che egli avrebbe dovuto e potuto tenere – si legge ancora – consiste in particolare nel controllo delle modalità di svolgimento delle attività di trasporto delle merci pericolose, in relazione alla quale egli avrebbe dovuto assicurarsi che venissero applicate le migliori cautele possibili e quindi quanto meno il controllo della piena tracciabilità dei rotabili di proprietà di terzi e dei loro processi manutentivi, anche fornendo e imponendo una interpretazione corretta delle norme che eliminasse la prassi errata di non effettuare alcun controllo, neppure documentale” sui carri esteri circolanti “e che venissero previste misure precauzionali idonee in caso di mancanza di tracciabilità”.
Nelle motivazioni della sentenza d’appello ampio spazio viene dato al capitolo sulle responsabilità di Rfi spa e dei suoi amministratori e dirigenti. Per i giudici d’appello “condotte alternative” avrebbero evitato la strage del 29 giugno 2009 ed erano “doverose ed esigibili per il gestore della infrastruttura Rfi”. In particolare gli amministratori di Rfi avrebbero dovuto prescrivere “per carri trasportanti merci pericolose e da ritenere non sicuri perché privi di documentazione e quindi non controllabili la riduzione della velocità e attraversamento di stazioni come quella di Viareggio in cui il transito era più rischioso in caso di deragliamento per la maggiore presenza di elementi fissi idonei a squarciare i carri stessi e per la prevedibilità di più gravi danni in caso di incidente, stante la presenza di molte abitazioni in prossimità dei binari”.
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Certo che è veramente impressionante. Due gradi di giudizio che giudicano così duramente (per una volta nelle 'stragi italiane') e poi arriva la Cassazione a smentire tutto.
Come sarà mai possibile fidarsi della giustizia quando essa stessa si contraddice? Oppure conta solo chi sentenzia per ultimo?
In ogni caso, è semplicemente VERGOGNOSO che si possa cassare la morte colposa di 32 persone perché c'é la prescrizione.
E gente come Renzi parla di giustizialismo, lui che non ha mai fatto niente per impedire che queste porcherie, nella SUA regione, continuassero ad accadere.
E accadono.
Con il Rigopiano stanno cercando di dimostrare che è stato il terremoto a fare la valanga.
E chissà cosa si inventeranno con il Ponte Morandi di Genova, di cui, ricordo bene, per almeno due giorni i media si sono ben guardati dal dire chi fossero gli 'amministratori'.
E così, 3 giorni dopo l'ennesima puttanata di Renzi, con crisi governativa incorporata, siamo in mezzo alla tempesta più nera da decenni e per giunta con l'inderogabile crisi politica. Ma vabbé, lo sapevamo che Renzi voleva far fuori Conte Giuseppi, la 'resa dei Conti (o dei Renzi?)' era già prevista per l'inizio di marzo, e non è accaduta solo perché è scoppiata l'emergenza.
Crisi di governo, Pd: "Cerchiamo maggioranza politica". L'Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: "Stiamo uniti, non hanno i numeri" - Il Fatto Quotidiano
Crisi di governo, Pd: “Cerchiamo maggioranza politica”. L’Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: “Stiamo uniti, non hanno i numeri”
di F. Q. | 16 GENNAIO 2021
Pontieri e mediatori sono al lavoro per sondare i “responsabili” che potrebbero sostenere l’esecutivo. Sono ore decisive in attesa delle comunicazioni di Giuseppe Conte in Aula (lunedì sarà a Montecitorio e martedì a Palazzo Madama). Prima di allora sarà necessario capire su quali forze può contare e se una nuova maggioranza è possibile. “Nell’interesse del Paese cerchiamo una maggioranza politica”, ha detto la vicepresidente Pd Debora Serracchiani, “che raggiunga gli obiettivi che ci siamo dati in Europa. Ci serve un patto di legislatura e una maggioranza politica che si impegni ad utilizzare al meglio i fondi del Recovery e a mantenere quella credibilità che abbiamo conquistato in Europa”. Una linea che aveva anticipato, in un’intervista a Repubblica, il collega Andrea Orlando: “Il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura”.
Insomma il clima è sempre più teso dalle parti del governo dopo lo strappo di Matteo Renzi. L’ottimismo iniziale di Palazzo Chigi si sta scontrando nelle ultime ore con la difficoltà di compattare il gruppo dei “costruttori”. Il neonato gruppo Maie-Italia23 e i centristi (convinti per ora solo a Montecitorio) al momento non sembrano sufficienti e, proprio oggi, l’Udc ha tentato di smarcarsi, facendo sapere in una nota di non volersi prestare “a giochi di palazzo”: “Stiamo nel centrodestra. I nostri valori non sono in vendita“. Se al momento i 161 voti per la maggioranza assoluta a Palazzo Madama sembrano difficili da ottenere, basterebbe una vittoria dei Sì per permettere a Conte di restare in sella e lavorare nelle prossime settimane a un ulteriore allargamento della maggioranza, per arrivare quindi al tanto agognato patto di legislatura che chiede il Pd.
Italia viva perde pezzi, Renzi cerca di tenere i suoi – Intanto chi perde pezzi è Italia viva: nel pomeriggio si è registrato il primo deputato renziano Vito De Filippo che ha deciso di tornare nel Partito democratico. Un segnale? Presto per dirlo. Nel pomeriggio Matteo Renzi ha radunato i suoi e chiesto compattezza: “Non hanno i numeri, stiamo uniti”, ha detto nel corso della riunione parlando con i parlamentari di Italia viva. “Sono molto fiero di come stiamo lavorando. Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che la verità vince sulle veline del Palazzo. Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti”. In realtà, come spiegato da ilfattoquotidiano.it, al Senato per avere i numeri basterà che i Sì superino i No.
I dem chiedono “una maggioranza politica” che si allarghi agli europeisti – Di fronte all’incertezza, il Pd chiede che si lavori per la stabilità. Il dem Andrea Orlando in un’intervista a Repubblica ha detto: “È evidente che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista“. Per raggiungere i numeri stabili si guarda quindi a pezzi di Forza Italia, ai centristi e a “responsabili” dentro la stessa Italia viva per arrivare a una maggioranza “stabile” come chiesto dal Quirinale. “Noi a Fi abbiamo sempre guardato come una forza che sostiene posizioni europeiste. Ultimamente questo profilo si è indebolito, quindi non so se si ci possa rivolgere a Fi nel suo complesso o a quei settori di Fi che rifiutano l’annessione” da parte di Lega e Fdi, ragiona Orlando. Ma le preoccupazioni restano. “Avvertiamo una disponibilità di forze intermedie a garantire la stabilità in questa fase, ma non abbiamo alcuna sicurezza“, avverte. “Però riteniamo giusto che sia il Parlamento a verificare se c’è o non c’è una maggioranza. E che chi ha aperto una crisi al buio, senza nessuno sbocco politico, si assuma davanti al Paese la responsabilità di aver prodotto un vulnus gravissimo per l’Italia”. Nessuna possibilità di dialogo, quindi, con l’ex alleato. “Le parole non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti“, continua Orlando, sostenendo che l’attacco a Conte di Renzi aveva come obiettivo “destrutturare l’alleanza politica che il Pd ha creato con M5s e Leu. Anche in questo caso, non ci nascondiamo i limiti di tale alleanza, ma siamo consapevoli che si tratta dell’unico punto di partenza per costruire un campo alternativo alla destra”.
La strada per arrivare al traguardo, però, è lastricata di insidie. A partire dalle mine piazzate da Italia viva in queste ore. In un’intervista al Messaggero Matteo Renzi porta avanti l’opera già iniziata ieri dai suoi: far ripartire non si sa bene quali trattative, astenendosi settimana prossima in Parlamento, nonostante solo mercoledì abbia ritirato le sue ministre. “Sono pronto a parlare di contenuti“, dice. Un’opzione che nella tarda serata di ieri la presidenza del Consiglio ha sbarrato ancora una volta, ribadendo di “escludere assolutamente” un ritorno con i renziani. A dargli manforte i pentastellati Di Maio e Di Battista, anche perché i toni del leader di Iv non sono affatto cambiati. Nell’intervista torna ad attaccare la gestione della pandemia da parte del governo, sostenendo che l’Italia ha il “peggior numero di morti” per Covid e “mandiamo a scuola i nostri ragazzi meno di tutti gli altri”. Renzi chiede quindi di “uscire dall’immobilismo”, accettare il Mes e “tornare a fare politica“, visto che a suo dire senza Iv l’esecutivo “non ha i numeri” per governare. “Io penso che tutti i senatori di Italia viva – Psi voteranno allo stesso modo”, sostiene.
In effetti le parole rilasciate al Corriere dal senatore del Psi Riccardo Nencini – l’uomo che ha concesso a Renzi di avere un gruppo autonomo a Palazzo Madama – suonano quantomeno ambigue, nonostante lui stesso nei giorni scorsi sia uscito allo scoperto annunciando l’intenzione di restare in maggioranza. Un Conte ter senza Italia viva “è una prospettiva che non è all’altezza né di questa fase politica né della situazione”, spiega. Si dovrebbe ripartire “dalla maggioranza che c’era e che può essere rinnovata“. Nencini registra “le aperture di Pd e Iv. Poi ci sono Regioni e Comuni governati insieme da Pd, Iv, Psi e M5S”. Per Renzi il Mes resta una pregiudiziale ma “la politica, diceva Machiavelli, è l’arte di trovare una congiunzione. L’hanno trovata personalità come Togliatti, Nenni e De Gasperi, Craxi e De Mita. Possono farlo anche Conte e Renzi“. Il primo passo, secondo Nencini deve farlo “chi ha la maggiore responsabilità: il premier“. Il senatore del Psi lavorerà per ricucire la maggioranza fino a martedì mattina e “domando: il bene comune è rappresentato meglio da un governo con una rinnovata solidità o con una pesca magica“.
Tutte discussioni che però agitano chi sta lavorando per dare una “casa politica” ai “costruttori”. A partire da Clemente Mastella, innervosito dall’atteggiamento di Italia viva e di una parte del Pd. “Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di “Renzi”. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi”. Stando al Messaggero, un modo per mettere al riparo l’operazione potrebbe essere quella di offrire alla nuova quarta gamba della maggioranza non solo un futuro politico vicino al premier, ma anche dei posti in Consiglio dei ministri. I nomi sarebbero quelli di De Bonis all’Agricoltura e della centrista Paola Binetti alla Famiglia, nonostante una fetta del Pd, dei 5 stelle e di Liberi e uguali potrebbero ritenere inaccettabile che sia proprio lei a ricoprire quella casella, viste le sue ben note posizioni in materia di diritti civili per le persone lgbt+. L’alternativa, che piace anche a Zingaretti, è quella di mettere sul piatto le dimissioni di Conte subito dopo la fiducia in Parlamento, in modo tale da avviare il tavolo per dare vita al Conte ter su nuove basi programmatiche.
Nel mentre, altro esempio vergognoso di come la giustizia funziona in Italia: la cassazione (piccolo) ha negato l'aggravante dell'incidente sul lavoro per la strage di Viareggio. Adesso sappiamo che 32 persone sono morte perché qualcuno su quel treno, di notte, portava per puro divertimento una fila di serbatoi di gas infiammabile.
Come avevo notato già a giugno scorso, con il caso dei due tissenkrukki a piede libero, non c'é molto da prendersela con la Germania quando noi per primi abbiamo questo schifo di giustizia. E non era AFFATTO scontato che finisse così, perché l'aggravante ci stava tutta, l'hanno confermato ben due gradi di giudizio, evidentemente un Carnevale si trova sempre per evitare di far giustizia.
La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro - Il Fatto Quotidiano
La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro
La Procura generale aveva chiesto la conferma di 23 delle 25 condanne. Scene di disperazione tra i parenti dei morti: molti scoppiano a piangere. Il legale delle famiglie: "Molta amarezza ma non è finita". Coppi, difensore di Mauro Moretti: "Sentenza complessa che colpisce nel profondo l'impianto delle accuse"
8 GENNAIO 2021
Sono stati dichiarati prescritti gli omicidi colposi per la strage di Viareggio a seguito dell’esclusione dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro: lo ha deciso la Corte di Cassazione rinviando alla corte d’Appello di Firenze la riapertura dell’appello bis, anche per l’ex Ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti. Da rivalutare la responsabilità per il solo reato di disastro ferroviario colposo. L’incidente ferroviario si verificò nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009 alla stazione di Viareggio: l’esplosione a causa del gpl trasportato da un treno merci deragliato poco fuori dalla stazione invase i quartieri vicini allo scalo della città della Versilia. La Cassazione ha assolto definitivamente perché il fatto non sussiste tutte le società coinvolte che a vario titolo si sono occupate di manutenzione e controllo sulla rete ferroviaria, sui dispositivi di sicurezza, sui vagoni (tra proprietà e ditte di manutenzione): Trenitalia, Rfi, Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania, Jungenthal Waggon, Mercitalia Rail. A inizio dicembre il procuratore generale Pasquale Fimiani aveva chiesto la conferma di 23 delle 25 condanne in appello e un nuovo processo per Moretti e altre tre persone. “Grande amarezza ma non è finita – ha detto l’avvocato di parte civile Tiziano Nicoletti – Vedremo le motivazioni. La cosa più grave è che non è stata riconosciuta l’aggravante delle norme sulla sicurezza sul lavoro, perché ha portato alla prescrizione dell’omicidio colposo”.
Scene di disperazione fra i parenti delle 32 vittime, davanti al palazzo dalla Corte. Molti di loro sono scoppiati in lacrime. “Viene voglia di andare ad occupare il Parlamento. In tanti anni siamo sempre stati buoni, ma forse adesso è arrivato il momento di strillare” dice Luciana Beretti, familiare di due delle 32 vittime. La donna ha atteso la sentenza davanti alla Suprema Corte a piazza Cavour, mostrando le foto del figlio e della nuora, Federico Battistini ed Elena Iacopini. “Sono morti in seguito al disastro, mio figlio 14 giorni dopo lo hanno avvolto in un lenzuolo e messo dentro la bara. Non lo ho più nemmeno potuto vedere – racconta – Anche i miei suoceri sono morti, tutti bruciati vivi. Questo è l’ergastolo che viviamo altro che le sentenze della Cassazione. Mi chiedo se i giudici di Lucca e Firenze sono stati considerati degli incapaci da questi di Roma. C’è solo che mio figlio ed i nostri cari stanno dietro una lastra di marmo. Ammazzati mentre dormivano in casa loro“.
Strage di Viareggio, 10 anni e 2 sentenze dopo: da cisterne anti-squarcio a velocità, cosa (non) è stato fatto per la sicurezza
“Una strage come quella di Viareggio non può restare impunita. Giustizia va fatta” twitta il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, lucchese di Barga. “In un Paese civile non può esistere che la morte orribile di 32 persone resti senza colpevoli e la prescrizione impedisca l’accertamento delle responsabilità di chi doveva vigilare e poteva impedire che si verificasse una strage e non l’ha fatto. Mi unisco al rinnovato dolore delle famiglie alle quali fin qua è stato impedita anche la speranza di giustizia”. Così il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Roberto Traversi (M5s). “Alle famiglie, durante le celebrazioni dello scorso 29 giugno, abbiamo rinnovato una promessa – prosegue Traversi – le loro lacrime e le loro cicatrici non resteranno vane, è arrivato il momento che questo Paese abbia una nuova legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che renda chiare le responsabilità di vigilanza e tuteli la sicurezza dell’utenza permettendo quindi che tragedie come quella di Viareggio non restino senza colpevoli”. Su facebook il leader della Lega Matteo Salvini scrive: “Vergogna! 32 morti senza giustizia da troppi anni, un abbraccio alle famiglie e a tutta la Comunità viareggina”. Si dice “totalmente amareggiato” il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Ferisce profondamente il fatto che la prescrizione impedisca di rendere giustizia alle famiglie delle 32 vittime e all’intero territorio viareggino, alla Lucchesia, alla Toscana tutta, che quella notte fu squarciata dall’esplosione”.
Soddisfazione degli avvocati difensori. “E’ stato ridimensionato radicalmente il verdetto della Corte d’Appello di Firenze – commenta l’avvocato Franco Coppi*, legale di Moretti – La Cassazione ha emesso un dispositivo molto complesso ma ad una prima lettura emerge subito che è stato colpito in modo profondo l’impianto delle accuse e delle responsabilità”. Moretti in appello era stato condannato a 7 anni. Soddisfatta anche la legale di Rete Ferroviaria Italiana, Carla Manduca che ha seguito il processo insieme al professor Alfonso Stile: “La Cassazione ha fatto giustizia della sentenza della corte di Appello di Firenze che abbiamo da sempre contestato: ora è stata definitivamente esclusa la condanna di Rfi per la strage di Viareggio”. “E’ stato escluso anche il risarcimento per tutte le 22 associazioni che si erano costituite come parti civile nel processo”, ha aggiunto la legale ricordando che i familiari delle vittime sono stati invece risarciti. Francesco Giro, di Forza Italia, si dice “molto contento per Mauro Moretti” e “certo” che “nell’appello bis verrà assolto”.
*Coppi è il super-avvocatone che non ha impedito l'ergastolo alle due imputate del caso Scazzi. Tanto per dire.
Viareggio, i familiari: "La prescrizione ha stravolto il processo. Inutile che oggi i politici si dichiarino contrari e poi per comodo tornino a favore" - Il Fatto Quotidiano
“La prescrizione ha stravolto questo processo. Questo è il punto fondamentale. Adesso voglio vedere i politici cosa diranno sulla prescrizione. E’ inutile che lo dicano oggi che sono contro la prescrizione, come hanno fatto per l’Eternit. E poi per le faccende di comodo invece tornano a favore della prescrizione. Il fatto che non ci sia la prescrizione non allunga i tempi processuali. Questa è una bugia che raccontano. Lo sappiamo bene anche noi oggi. Informatevi”. Davanti ai giornalisti, all’indomani della sentenza di Cassazione che ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi plurimi per i 32 morti del disastro ferroviario di Viareggio, il portavoce dei familiari, Marco Piagentini, è un fiume in piena. Viareggio è solo un punto nella vergognosa mappa delle stragi italiane affossate dalla prescrizione. “La prescrizione nei disastri colposi come il nostro e nei disastri ambientali non deve essere neanche pensata. Perché il nostro Paese, quando succede un disastro colposo o ambientale, ha bisogno di sapere la verità, dopo un anno, dopo cinque, anche 30 anni dopo, come è successo con il Moby Prince. Io voglio sapere cosa è successo al Moby Prince. Voglio sapere – continua Piagentini – cosa è successo al Vajont. E chiediamoci perché non è stata fatta luce su queste stragi. Così come magari non sarebbe stata fatta luce sulla strage di Viareggio, su cui abbiamo l’attenzione grazie ai familiari. Perché non si raccontano queste verità? Perché sono le cose sporche di questo Paese. Dobbiamo avere il coraggio di raccontarle. Perché raccontandole, forse, diventeremo noi un pochino migliori”.
Strage di Viareggio, Piagentini: “I politici? Un teatrino. La prescrizione non dev’essere pensata per i disastri colposi e ambientali”
Nel comunicato stampa letto da Andrea Maccioni, fratello di Stefania, moglie di Piagentini, morta a 39 anni come due dei loro figli, Luca e Lorenzo, 4 e 2 anni, i familiari fanno sapere che “la Cassazione avrebbe avuto l’opportunità di salvare la vita a migliaia di persone e lavoratori, invece questo dispositivo è in forte dissonanza con quella che è la realtà del Paese. Dalla rilettura del dispositivo, amaramente si sono salvate le società per azioni, in modo che il sistema attuale continui. Per fare ciò, è bastato cancellare l’aggravante dell’incidente sul lavoro, facendo cadere l’impianto accusatorio sulle società. Abbiamo capito molto bene che gli amministratori delegati passano, ma le società rimangono”. In quello che i familiari definiscono un “Paese genuflesso ai poteri forti“, “è prioritario che le norme 81/08 (sulla sicurezza sul lavoro, ndr) siano estese al più presto anche alle ferrovie”.
Per Piagentini, però, la sentenza definitiva deve avere anche un risvolto etico. “Non è più un discorso giuridico, ma morale e civico. I condannati lascino i posti di amministratore delegato e non vadano più a insegnare alle università ai nostri figli“. Il riferimento implicito è a Mauro Moretti, l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rfi, che oggi sul sito del Politecnico di Milano figura tra i docenti nel Dipartimento di Ingegneria Gestionale. Ma anche a tutti gli altri manager che, dopo la sentenza di primo grado, in passato hanno continuato a ricoprire ruoli di spicco in aziende strategiche, anche statali.
L’uomo simbolo della strage si rivolge anche alla Ministra dei Trasporti Paola De Micheli. “Il sistema, come hanno detto già due sentenze, è fallace. E siamo qua a rinnovare la richiesta al Ministro dei Trasporti perché cominci a prendere in considerazione le motivazioni di quelle due sentenze che dicono che oggi il sistema ferroviario è totalmente fallace. Ci dispiace vedere il teatrino, ancora oggi, di una politica che litiga sui soldi e sul profitto. Questa è la cosa che ci schifa e che ci indigna”. L’associazione dei familiari però non si dà per vinta. “Adesso è il momento di vedere chi nella difficoltà riesce a dare il meglio di se stesso. Non per sé ma per gli altri Questo farà la differenza nei prossimi giorni, mesi, anni. E noi saremo sempre lì – conclude Piagentini – a combattere perché la verità emerga, nel campo della giustizia. Perché noi cercavamo giustizia ma abbiamo incontrato la legge”.
"Ha perso tutta Italia": le famiglie di Viareggio tra dolore e rabbia. "Processo trasformato in barzelletta, giustizia solo per i potenti" - Il Fatto Quotidiano
Piagentini sottolinea che “l’incidente sul lavoro era il cuore di questo processo. Anche perché nell’incidente di Viareggio ci sono stati gli stessi macchinisti coinvolti, che hanno smesso il loro lavoro. Quindi è chiaramente un incidente sul lavoro. E’ stato dimostrato anche in primo grado e in appello con prove schiaccianti e determinate. Che questa Corte di Cassazione abbia tolto quello che è il cuore di questo processo, vuol dire appunto mandare in prescrizione l’omicidio colposo plurimo e, attraverso quello, poi, derubricare il processo a una barzelletta. Hanno praticamente preso in giro il lavoro di magistrati e di due Corti di questo Paese”. Fiducia nelle istituzioni, nello Stato? “Io direi che oggi ci vuole una seconda domanda, perché si fa fatica – dice ancora il presidente dell’associazione Il mondo che vorrei a ilfattoquotidiano.it – Difficilmente dopo quello che è avvenuto oggi si può ancora credere in quello che è un diritto, il diritto di far emergere la verità e soprattutto accertare le responsabilità. I nostri figli non ce li ridà più nessuno. Per questo Paese, che si vuole erigere a democrazia importante, mi sembra di essere tornato ai tempi del Medioevo dal punto di vista del diritto, dove i signori espongono le proprie leggi. Noi la nostra battaglia la continueremo ugualmente, perché è una battaglia di civiltà, di giustizia, quella vera, fatta dalle persone”.
Piagentini ha atteso la lettura della sentenza, insieme ad altri familiari e ai ferrovieri di Assemblea 29 giugno, nella sede della Croce Verde di Viareggio, a due passi dai binari dove si consumò l’incidente. Ha atteso in modo attivo, con una diretta online dalla mattina, in cui si è collegato con gli amici delle altre stragi italiane: Adele Chiello della tragedia del Jolly Nero di Genova, i parenti degli operai della Thyssen, le famiglie del processo Eternit, i familiari di Rigopiano, Loris Rispoli del Moby Prince, tutti collegati con Viareggio, per portare solidarietà e attendere insieme il verdetto della quarta sezione della Suprema Corte.
Quando sono arrivati i primi messaggi dagli avvocati da Roma, però, è calato il silenzio. Qualcuno, nello sconcerto collettivo, ha iniziato a urlare “vergogna”, Piagentini ha invitato alla calma. Quando ormai era chiaro l’esito, i familiari, senza parlare, hanno iniziato ad arrotolare gli striscioni, a ripiegare le 32 magliette con i volti delle vittime, stese una per sedia. Incredulo Roberto Piagentini, il nonno di Lorenzo e Luca. Alla sua età pensava di averle viste tutte. “Io ho visto una guerra, era come un bombardamento”: ripensa alle case crollate in via Ponchielli, a quelle macerie che hanno sepolto vivo per quattro ore Leonardo, allora 8 anni, l’unico sopravvissuto dei suoi nipotini. Ma soprattutto all’automobile con dentro Luca, sul sedile posteriore, carbonizzato a 4 anni. Era pronto a fuggire con la famiglia quando è deflagrato tutto. Tutto prescritto. Il vecchio Piagentini ha visto quell’alba. E ha visto questa giornata, 11 anni dopo.
Allo stesso modo è prescritta anche la morte di Mario Pucci, morto tra le fiamme a 90 anni, sdraiato nel letto dal quale non poteva muoversi, perché disabile, e della sua badante, la rumena Ana Habic, 42 anni, morta con la maniglia della porta in mano. Enzo Orlandini, il genero di Mario, è amareggiato. “A me dispiace per tutto il Paese, il Paese attendeva questa sentenza con grande fiducia, poteva essere un momento di rottura con il passato, poteva rappresentare evidentemente una svolta, c’erano gli elementi, tutti. Ad oggi siamo in attesa delle motivazioni per capire se ancora una volta la fitta rete delle questioni di diritto abbia insabbiato delle responsabilità evidenti. Questa era una tappa importante del cammino che abbiamo incominciato molti anni fa, e continueremo a percorrere perché pensiamo che questo Paese debba andare verso una svolta. L’idea di Paese che abbiamo noi è quella di un Paese in cui la giustizia funziona veramente, nelle cui aule di giustizia si possa celebrare la giustizia vera, che rispecchia la realtà dei fatti conclamati, evidenti, e che possa ridare fiducia a tutti i cittadini. Oggi c’è una distanza enorme tra la giustizia e i cittadini. Purtroppo passerà ancora una volta il messaggio che la giustizia esiste per i potenti e per chi se la può permettere, non per tutti”.
Tra i tanti commenti, indignatissimi:
the new umby-the bestya✔Sostenitore
una settimana fa
come già scritto in altro post cane non mangia cane e nemmeno chi gli compra le scatolette di cibo preferito. questa sentenza ebbe già l'incipit il giorno del cavalierato "donato" a piene mani a napolitano a moretti. un vero schifo per quelli che danno ragione ai giudici perchè hanno applicato la legge, ma se sono arrivati alla prescrizione, è perchè è stato concesso ai soliti noti di allungare il brodo fino a che la prescrizione è arrivata. sarebbe logico che lo scorrere del tempo si fermasse se qualcuno cavilla per arrivare alla prescrizione, credo che i processi sarebbero molto brevi e avvocati che mestano nella melma ce ne sarebbero di meno un Viareggino profondamente addolorato e deluso dalla magistratura Limena Umberto
tinapica↪ the new umby-the bestya
una settimana fa
Grazie per avermi ricordato -se mai ce ne fosse stato bisogno- qual simbolo dell'infimo livello della nostra classe politico-dirigenziale sia stato Giorgio Napolitano, il pessimo (volutamente minuscolo) capo dello Stato della storia repubblicana, persino peggio di Giovanni Leone.
aldosicme✔Sostenitore
una settimana fa
Non resta che ringraziare i sostenitori della "prescrizione breve". Per fortuna adesso con la nuova legge si blocca dopo il giudizio di primo grado. Ma faranno di tutto per tornare alla schifosa pacchia di prima.
uno nessuno centomila✔Abbonato Digital↪ aldosicme
una settimana fa
infatti Renzi e compagnia, vorrebbero cancellarla per poter ritornare alla barbarie precedente a loro molto più conveniente se beccati con le mani nella marmellata !
basfranco
una settimana fa
Quando la legge li mette di fronte a ipotesi di reato i politici e gli italici boiardi si dividono in due correnti, o forse e meglio dire in due mantra; quelli della giustizia ad orologeria e del giustizialismo e quelli forse ancora più ipocriti dell'esprimere totale fiducia nella magistratura. Salvo rari casi entrambi la fanno franca, inutile elencare le motivazioni e le troppe stragi impunite, tutto ciò causa sempre più frustrazione nei cittadini e un senso di abbandono e di rinnovato dolore nelle parti offese tanto che la fiducia nella magistratura risulta in calo sempre maggiore e quella di ottenere giustizia sta diventando utopia.
vito
una settimana fa
i potenti in galera non ci andranno mai, la cassazione ha confermato questa tesi ormai se qualcuno ne avesse avuto qualche dubbio, questa è la realtà italiana della giustizia se sei ricco hai mille garanzie, se invece non lo sei, devi passare per le forche caudine.
ErVippeimPrenditoreColSUVve
una settimana fa
Le canaglie delinquenziali con il colletto bianco sono intoccabili
Euro Pensante
una settimana fa
Mi aspetto un silenzio assordante da Renzi e C sulla prescrizione.*****
Il Vecchio delle Alpi
una settimana fa
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Ci vuole una rivoluzione, se questi non vedono il sangue la situazione non cambierà mai. La magistratura continuerà a prendere i ladri di polli e girerà lo sguardo dall'altra parte per i pluri-omicidi o per chi da in pasto ai maiali il corpo di una madre. Passano gli anni ma questa rimane le repubblica sudamericana del Vaiont. E poi ce la prendiamo con i dittatori di Turchia ed Egitto... Sarà contenta solo Paola De Michelis. Guerra!
****Renzi, già dopo la scandalosa sentenza di prescrizione per il caso ETERNIT, nel 2014, già blaterava di togliere la prescrizione. Però non ha fatto NULLA per questo, e si è dovuti aspettare gli 'incompetenti' a 5 stelle per bloccarla almeno dopo la sentenza di 1o grado.
Questo accadeva nel periodo aprile-dicembre 2019.
Strage di Viareggio, il procuratore: "I vertici di Rfi e delle società tedesche si comportarono come Schettino" - Il Fatto Quotidiano
“Si comportarono come Francesco Schettino“. La procuratrice generale di Firenze, Luciana Piras, ha paragonato i vertici delle aziende imputate nel processo di appello per la strage di Viareggio al comandante della Costa Concordia, depositando agli atti la sentenza con la quale la Cassazione ha condannato Schettino a 16 anni di carcere. Secondo l’accusa, infatti, i vertici di Rfi, Fs Logistica e delle società tedesche (Jungenthal e Gatx Rail) sono da ritenersi responsabili di condotte omissive nell’incidente che provocò 32 morti, ha affermato Piras nelle repliche seguite alle arringhe dei difensori.
Strage di Viareggio, gli ex vertici di Ferrovie condannati anche in Appello. Sette anni per l'ex ad Mauro Moretti, 6 per Elia - Il Fatto Quotidiano
La procura: “Affermazione della giustizia”. Il sindaco: “Ferita ancora aperta”
La sentenza della corte d’appello “è per noi una vittoria” dice il procuratore capo di Lucca, Pietro Suchan, che ha coordinato l’inchiesta e la linea nel processo di primo grado. “Dobbiamo digerire il dispositivo della sentenza che sarà disponibile domani – ha aggiunto – ma il giudizio complessivo è di soddisfazione per il lavoro svolto dalla procura di Lucca, dalla polizia giudiziaria e da tutti coloro che hanno creduto nella necessità di affermazione della giustizia“.
Il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro parla di “un passo avanti verso la giustizia: il secondo grado conferma che ci sono delle responsabilità chiare. Certo questo non vuol dire che termina il dolore, il dolore è ancora vivo e non è con delle sentenze che si risarcisce una ferita grande e aperta nel cuore della città”.
Moretti, responsabile anche da ad di Ferrovie e non solo di Rfi
Moretti, che da indagato e imputato era rimasto alla guida di Ferrovie e poi ha guidato Leonardo-Finmeccanica, non era in aula a Firenze. E’ accusato di disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose e incendio, ma come detto questi ultimi due reati sono andati prescritti così come aveva già annunciato la procura generale nella requisitoria di un paio di mesi fa. Moretti peraltro aveva annunciato ai giudici di voler rinunciare alla prescrizione (che comunque non va oltre i 6 mesi di riduzione della pena). Da sottolineare che al contrario di quanto deciso in primo grado Moretti è stato ritenuto responsabile non solo da ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria dal 2001 al 2006, ma anche da ex ad di Ferrovie dello Stato, ruolo che ha ricoperto per 8 anni, dal 2006 al 2014. Questo perché – nella tesi dell’accusa – la responsabilità di Moretti nella carenza degli investimenti per la sicurezza della rete ferroviaria non era solo diretta attraverso la società che se ne occupa (Rfi), ma anche attraverso il ruolo apicale nell’azienda madre, Ferrovie appunto.
Il boiardo dello “spiacevolissimo episodio”
Negli anni moretti è stato il dirigente di Ferrovie più contestato dalle famiglie dei 32 morti per diverse sue uscite controverse. In un’occasione, per esempio, durante un’audizione in Parlamento, aveva definito il disastro “lo spiacevolissimo episodio di Viareggio”. Aveva dichiarato poi tra l’altro che “quando si verifica un incidente per ciascuno di noi, all’interno di Ferrovie dello Stato, si apre un calvario. Perché già conosciamo il film a cui dovremo assistere: è sempre colpa nostra” e anche “quando c’è un incidente, sembra che caschi il mondo. Bisognerebbe anche razionalizzare oltre l’emozione del momento che è anche comprensibile”. L’associazione delle vittime aveva definito la rinuncia alla prescrizione del manager “arrogante demagogia“: “Ciò che ci offende e indigna fortemente – scrisse in una nota Marco Piagentini, sopravvissuto con dolorose conseguenze al disastro del 2009 e presidente dell’associazione Il Mondo che Vorrei – è l’affermazione che ha fatto, in base alla quale la sua scelta sarebbe derivata dal rispetto delle vittime. Questo è totalmente falso, mai in 10 anni il cavalier Moretti ha avuto atteggiamenti di serio e doveroso rispetto a partire dalla non rinuncia del Cavalierato, e anche oggi nell’atteggiamento di fuga anticipata senza aspettare e rispettare la conclusione dell’udienza”.
Strage di Viareggio, i familiari delle vittime: "Si è chiuso un cerchio. Ora più sicurezza in tutti luoghi di lavoro" - Il Fatto Quotidiano
Dieci anni chiedendo giustizia. I familiari delle vittime della strage di Viareggio erano riuniti a Firenze, per aspettare la sentenza d’appello. Il padre di Emanuela Menichetti mostra la foto della figlia, in ospedale dopo l’esplosione a Viareggio. Claudio Menichetti è uno dei familiari delle 32 vittime. “Quando arrivano queste notizie, non hanno nulla di gratificante, ci danno modo di credere che la giustizia ci sia ancora e può essere ottenuta anche con la solidarietà di tanti e con la compagnia di persone che sono riuscite ad indicarci una strada. Sono stati i ferrovieri e non il ferroviere, come diceva Mauro Moretti. Lui non è un ferroviere”. Mauro Piagentini, presidente dell’associazione Il Mondo che vorrei, che rappresenta i familiari non ha rilasciato dichiarazioni, dando appuntamento alla conferenza stampa di domani.
Strage di Viareggio, i giudici: "Mai effettuata la valutazione dei rischi". Mauro Moretti doveva "assicurare le migliori cautele possibili" - Il Fatto Quotidiano
Strage di Viareggio, i giudici: “Mai effettuata la valutazione dei rischi”. Mauro Moretti doveva “assicurare le migliori cautele possibili”
In secondo grado i magistrati hanno condannato 25 imputati. Nelle motivazioni viene spiegato che non solo il disastro poteva essere evitato ma non si fece nulla per la sicurezza
di F. Q. | 18 DICEMBRE 2019
Strage di Viareggio, pg Cassazione chiede nuovo processo per l’allora ad di Ferrovie Mauro Moretti
La strage di Viareggio senza colpevoli. In Cassazione prescritti gli omicidi colposi delle 32 vittime. Appello bis per tutti solo per il disastro
Strage di Viareggio, il treno di fuoco che sfigurò la Versilia: anche Moretti a giudizio
Strage di Viareggio, il momento del giudizio: la Cassazione decide su Moretti e gli altri imputati per l’incidente ferroviario del giugno 2009
Strage Viareggio, lo studio a difesa di Moretti diffuso (anche sui giornali) dalla lobby delle spa: “No a responsabilità oggettiva degli ad”
Strage di Viareggio, in esclusiva per tre giorni il documentario “Il sole sulla pelle”: “Per non dimenticare quella notte del 2009”
“Ha perso tutta Italia”: le famiglie di Viareggio tra dolore e rabbia. “Processo trasformato in barzelletta, giustizia solo per i potenti”
La strage di Viareggio si poteva evitare. Le sue conseguenze – 32 morti, molti feriti con lesioni permanenti, un quartiere distrutto – potevano essere ridotte. Non ha fatto niente Ferrovie dello Stato, non ha fatto niente Rete ferroviaria, che gestisce l’infrastruttura. Non hanno fatto niente i loro vertici che non hanno mai intrapreso “condotte alternative” che erano “esigibili” per chi gestiva la rete delle ferrovie e quindi la loro sicurezza. Sono le motivazioni principali della sentenza d’appello sul disastro ferroviario del 29 giugno 2009 nella stazione della città della Versilia, in Toscana, quando a deragliare fu un treno merci – partito da Trecate e destinato a Gricignano di Aversa – con cisterne cariche di Gpl. In secondo grado i giudici di Firenze hanno condannato 25 imputati, tra i quali l’ex amministratore delegato di Ferrovie e Rfi Mauro Moretti (7 anni), di Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia), per i quali è stata decisa una pena di 6 anni.
Il cuore della sentenza della corte d’appello di Firenze è che Trenitalia e Rfi avrebbero dovuto effettuare una “valutazione dei rischi”, ma non l’hanno mai fatto. I giudici precisano cosa intendono: “Una valutazione dei rischi complessiva, che avesse cioè ad oggetto, con una visione unitaria, la circolazione dei propri treni sul territorio nazionale quanto a Trenitalia e la gestione della sicurezza sull’intera rete da lei gestita quanto a Rfi”. Per la corte d’appello “è provato con certezza che le valutazioni dei rischi effettuate negli anni dalle due società non hanno avuto ad oggetto tutti i rischi rilevati connessi ad un deragliamento e quindi hanno effettivamente mostrato le lacune e le omissioni indicate dai giudici di primo grado”.
E la corte elenca alcuni dei rischi non valutati da Trenitalia e Rfi: “Il maggiore rischio di rottura di un componente conseguente ad una manutenzione non corretta eseguita da soggetti terzi sui quali Trenitalia Spa non aveva un diretto controllo; rischio che doveva essere affrontato stabilendo in che forma attuare i controlli, aumentandoli a valle dell’intervento o almeno aumentando quelli di natura documentale, o in casi di impossibilità di un effettivo controllo valutando tali rotabili come meno sicuri e quindi sottoponendo la loro circolazione a idonee limitazioni ovvero escludendoli dai trasporti più rischiosi (ad esempio non utilizzandoli per il trasporto di passeggeri o merci pericolose)”. E ancora: “Non è stata valutata l’incidenza della velocità sulle conseguenze di un deragliamento, valutazione che richiedeva uno studio scientifico che tenesse conto degli effetti di un possibile impatto del rotabile deragliato su elementi fissi e delle conseguenze di un simile impatto nei diversi scenari sia relativi alle caratteristiche delle tratte percorse sai relativi alle caratteristiche del rotabile deragliato”. Di nuovo: “Non è stata valutata la maggiore o minore pericolosità del deragliamento di un rotabile trasportante merce pericolosa rispetto a quello adibito al trasporto di altra tipologia di merce”. In questo modo i giudici respingono ogni tentativo di scaricare sui proprietari dei carri che trasportavano il gas e sulle aziende che avevano operato le revisioni e le manutenzioni. Questo peraltro non ha evitato la conferma delle condanne più alte proprio per i dirigenti della Gatx Rail, la proprietaria dei vagoni: 8 anni e 8 mesi sono stati decisi in appello per Rainer Kogelheid, ad di Gatx Rail Austria, e Peter Linowski, ad di Gatx Rail Germania. Erano state confermate le condanne anche per altri 6 imputati austriaci e tedeschi, amministratori e tecnici di Gatx Rail Austria e delle Officine Jugenthal di Hannover, dove fu fatta la manutenzione dell’asse del vagone spezzatosi prima dell’incidente, con pene che vanno da 6 anni e 10 mesi a 8 anni e 6 mesi, scontate di 6 mesi rispetto al primo grado per la prescrizione scattata nel maggio 2018 per i reati di incendio colposo e lesioni personali colpose.
Secondo i giudici Moretti “deve essere dichiarato responsabile nella qualità di amministratore delegato di Ferrovie dello stato per aver omesso di compiere interventi individuati” come idonei “per evitare il deragliamento del treno o quanto meno per evitare o ridurre le sue conseguenze catastrofiche. La condotta alternativa che egli avrebbe dovuto e potuto tenere – si legge ancora – consiste in particolare nel controllo delle modalità di svolgimento delle attività di trasporto delle merci pericolose, in relazione alla quale egli avrebbe dovuto assicurarsi che venissero applicate le migliori cautele possibili e quindi quanto meno il controllo della piena tracciabilità dei rotabili di proprietà di terzi e dei loro processi manutentivi, anche fornendo e imponendo una interpretazione corretta delle norme che eliminasse la prassi errata di non effettuare alcun controllo, neppure documentale” sui carri esteri circolanti “e che venissero previste misure precauzionali idonee in caso di mancanza di tracciabilità”.
Nelle motivazioni della sentenza d’appello ampio spazio viene dato al capitolo sulle responsabilità di Rfi spa e dei suoi amministratori e dirigenti. Per i giudici d’appello “condotte alternative” avrebbero evitato la strage del 29 giugno 2009 ed erano “doverose ed esigibili per il gestore della infrastruttura Rfi”. In particolare gli amministratori di Rfi avrebbero dovuto prescrivere “per carri trasportanti merci pericolose e da ritenere non sicuri perché privi di documentazione e quindi non controllabili la riduzione della velocità e attraversamento di stazioni come quella di Viareggio in cui il transito era più rischioso in caso di deragliamento per la maggiore presenza di elementi fissi idonei a squarciare i carri stessi e per la prevedibilità di più gravi danni in caso di incidente, stante la presenza di molte abitazioni in prossimità dei binari”.
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Certo che è veramente impressionante. Due gradi di giudizio che giudicano così duramente (per una volta nelle 'stragi italiane') e poi arriva la Cassazione a smentire tutto.
Come sarà mai possibile fidarsi della giustizia quando essa stessa si contraddice? Oppure conta solo chi sentenzia per ultimo?
In ogni caso, è semplicemente VERGOGNOSO che si possa cassare la morte colposa di 32 persone perché c'é la prescrizione.
E gente come Renzi parla di giustizialismo, lui che non ha mai fatto niente per impedire che queste porcherie, nella SUA regione, continuassero ad accadere.
E accadono.
Con il Rigopiano stanno cercando di dimostrare che è stato il terremoto a fare la valanga.
E chissà cosa si inventeranno con il Ponte Morandi di Genova, di cui, ricordo bene, per almeno due giorni i media si sono ben guardati dal dire chi fossero gli 'amministratori'.