16-12-20:
Proprio non riusciamo a toglierci dai guai. Non c'é niente da fare.
E mentre Babbeo Renzi continua a fare quel che faceva prima della pandemia (cercare di ricattare Conte con rimpasti di governo e con le scuse più varie: poverino, ora che poi la Boschi si è fidanzata, chissà come sarà frustrato...), nel frattempo abbiamo una serie di catastrofi gravi ma non serie, visto che il problema è... il cenone di Natale.
Siamo oramai a più di 60.000 morti, anzi a più di 1.000 morti x mln, chissà se Resta adesso dirà che è una situazione preoccupante o continuerà con le sue solite stronzate sulla mortalità 'nulla' della malattia, come diceva 8 mesi fa?
Ma certa gente non cambia mai.
Andiamo in quel di Treviso, dove la situazione sta diventando critica, anche più che critica, disastrosa, come anche nel resto del Veneto dove il morbo impazza.
www.oggitreviso.it/covid-l%E2%80%99ospedale-di-montebelluna-%C3%A8-al-collasso-non-si-sa-pi%C3%B9-dove-mettere-malati-243660
Covid: l’ospedale di Montebelluna è al collasso non si sa più dove mettere i malatiLa testimonianza disperata dei sanitari che in esclusiva hanno raccontato a OggiTreviso che da ieri sera non c’è più posto in ospedale, per chi arriva con il Covid
13/12/2020 16:00 | Ingrid Feltrin Jefwa |
MONTEBELLUNA – Un gruppo di sanitari, medici e infermieri, che lavorano all’ospedale di Montebelluna ci ha contattati per far sapere alla popolazione in quali condizioni sono costretti a lavorare da settimane. Una testimonianza drammatica che annuncia l’impossibilità di potere accogliere altri malati al San Valentino di Montebelluna: da ieri sera, chi vi arriva con il Covid viene rimandato a casa.
“L’ospedale di Montebelluna è al collasso. Non abbiamo più risorse. C’è scarsità di materiale per medici e infermieri: le tute sono finite e molti di noi indossano due camici nel tentativo di proteggersi. Quando abbiamo segnalato la cosa all’Ulss ci è stato detto che non importa se abbiamo il collo scoperto che la cosa non è pericolosa. Ma perché allora fino a prima dovevamo usare le tute. Anche i calzari sono finiti e da due settimane come copri scarpe usiamo i sacchetti dell’immondizia. Dall’Ulss ci è stato detto di usare con parsimonia guanti e mascherine, per non consumarne troppi, evidentemente stanno scarseggiando anche questi.
Quello che diciamo è la cruda realtà e tra quanto viene detto in televisione e quello che vediamo tutti i giorni con i nostri occhi c’è un divario enorme: ci stanno mandando in guerra con le scarpe di cartone!”
Una pausa, la voce di chi parla a nome dei colleghi è rotta dalla commozione. Poi il nostro interlocutore riprende fiato e torna a raccontare, con dettagli che fanno chiaramente intuire il perché di questa disperazione e la decisione di rendere pubblico quanto accade.
“Da ieri sera alle 21 non sappiamo più dove mettere i malati e chi arriva con il Covid e li mandiamo a casa. Montebelluna ha dei piccoli reparti dove i posti letto sono stati convertiti in Covid ma all’inizio ad esempio in geriatria erano 20 i letti per il virus ma progressivamente sono diventati 32 non c’è più spazio. Altro che reparti covid questi sono reparti improvvisati, per far fronte ad una pandemia di cui non c’è più controllo.
Il San Camillo a Treviso non accoglie più nessuno e poi abbiamo il Guicciardini che però stenta a decollare perché non ha le risorse per i casi più seri e può accogliere solo chi sta già meglio. La politica non ci interessa ma noi abbiamo scelto come lavoro, come missione, di curare le persone e non siamo nelle condizioni di farlo.
Noi medici e infermieri continuiamo ad ammalarci e poi ci ritroviamo a tornare in reparto ricoverati, con i pazienti che fino a prima stavamo curando.
In ospedale viviamo questa situazione e la gente fuori è preoccupata di fare shopping per Natale, perché non sa! La gente deve essere informata di quanto accade.
Non sappiamo cosa si stia aspettando a dire alla popolazione quello che succede veramente. Il Veneto dovrebbe essere in fascia rossa da tempo!
La situazione è disperata, qui le persone muoiono da sole e si sta facendo passare tutto in sordina. Ci sono figli di pazienti che ci telefonano anche a casa, per sapere come stanno i loro cari e cosa dobbiamo dirgli? I tuoi cari stanno morendo da soli, perché noi siamo così in difficoltà che non riusciamo nemmeno ad avere il tempo e l’energia di tenergli la mano perché se ne possano andare con un po’ di conforto”.
Il racconto s’interrompe, chi parla scoppia in lacrime. È un pianto disperato che toglie il fiato e le parole. Il nostro interlocutore si ricompone, si scusa per aver ceduto all’emotività e il racconto riprende.
“Tra noi c’è chi ha scritto anche al ministro ma senza ottenere risposta. Non avete idea di cosa vuol dire vedere le persone che non riescono a respirare. Questa malattia è subdola e la gente fuori dell’ospedale è tranquilla ma non deve esserlo: i giovani vano in giro e poi contagiano i nonni che non se la caveranno!
Non ci capacitiamo del fatto che ci sia chi si lamenta di dover passare un Natale sottotono. A queste persone diciamo che: per loro ci saranno altri Natali ma per chi è ammalato non ci saranno altri Natali!”
Chiediamo ai nostri interlocutore se possono darci dei numeri ma ci spiegano che la situazione è costantemente in evoluzione e anche dare dei dati è difficile perché di ora in ora ci sono cambiamento e concludono: “Abbiamo solo la certezza che quanto sta accadendo sia tragico”.
MA prontamente... l'ospedale smentisce seccamente quello che gli operatori hanno confidato alla stampa. Del resto possono permetterselo: se i sanitari oncedono interviste non concordate, possono essere licenziati. Da ricordarsi quando sentite le balle di certi dottori televisivi.
Ulss 2 contesta quanto affermato dai sanitari che lavorano in ospedale | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Ulss 2 contesta quanto affermato dai sanitari che lavorano in ospedale“Al San Valentino i pazienti che necessitano di ricovero vengono accolti, se vi è disponibilità di posti letto altrimenti nelle altre strutture dell’Ulss 2”
13/12/2020 18:35 | Ingrid Feltrin Jefwa |
MONTEBELLUNA – L’Ulss 2 Marca Trevigiana, contesta quanto affermato da un gruppo di sanitari che lavorano presso l’ospedale di Montebelluna. Queste le dichiarazioni del direttore del San Valentino, Marco Cadamuro Morgante: “L’ospedale sta affrontando la difficile situazione legata a questa seconda impegnativa ondata dell’emergenza covid. È però assolutamente falsa l’affermazione “da ieri sera chi arriva con il covid viene rimandato a casa".
Al San Valentino i pazienti che necessitano di ricovero vengono accolti, se vi è disponibilità di posti letto in quel nosocomio altrimenti nelle altre strutture dell’Ulss 2 con disponibilità. Ricordo, a questo proposito, che oltre al nosocomio di Montebelluna per far fronte all’emergenza covid l’Ulss 2 ha attivato, in aggiunta ai propri presidi e al San Camillo di Treviso (che è covid Hospital come Vittorio Veneto) contingenti aggiuntivi di posti letto anche al Guicciardini di Valdobbiadene e al Sant’Antonio di Conegliano.
Tutti i pazienti che necessitano di assistenza ospedaliera vengono dunque assolutamente ricoverati: vendono dimessi, dopo gli opportuni accertamenti, solo ed esclusivamente i pazienti che dopo gli accertamenti in Pronto Soccorso risultano in condizioni tali da poter proseguire le terapia a domicilio, con il supporto del proprio medico di famiglia e, laddove necessario, delle Usca”.
Quanto ai dati numerici: “L’ospedale di Montebelluna accoglie, attualmente, 140 pazienti covid positivi di cui 22 in terapia intensiva e semintensiva e i restanti nei reparti “ordinari”. Va ricordato, per rendersi conto dello sforzo che stiamo facendo, che oltre a gestire i pazienti covid ricoverati di tutto il Distretto Asolo (essendo l’ospedale di Castelfranco covid free in quanto sede dello Iov), il nosocomio continua a garantire anche l’attività di chirurgia in urgenza, la specialistica ambulatoriale e, naturalmente, l’attività di Pronto Soccorso. Uno sforzo non sempre facile - sottolinea Morgante -. Già dalla prossima settimana potremo contare su un potenziamento dell’organico infermieristico di sette unità, in attesa del concorso di Azienda Zero che consentirà ulteriori nuove assunzioni.
Oltre all’affermazione relativa ai ricoveri dei pazienti covid positivi è altrettanto destituita di fondamento l’affermazione secondo cui gli operatori sarebbero sprovvisti di dispositivi di protezione individuale che in questa seconda complessa fase dell’epidemia non sono, ad ora, mai mancati”.
Questa è la posizione dell’Ulss 2 in relazione alle dichiarazioni fatte da un gruppo di sanitari che lavorano nell’ospedale di Montebelluna, città dove ieri lo stesso sindaco reggente di Montebelluna, Elzo Severin, ha dichiarato che ci sono stati seri problemi anche solo nella gestione delle salme e in precedenza che medici e infermieri si sono ammalati in gran numero.
BEH, che dire? Ovviamente ognuno dà la versione dei fatti che più gli fa comodo. Ma chi è veramente in prima linea (ovvero NON davanti alle telecamere, ma per davvero...) ha a mio avviso, molta più credibilità di questi cialtroni che stanno causando una crisi mettendedo in zona 'gialla' il Veneto. Qui siamo nei guai, e grossi, anche. E non solo in Veneto.
“Ridateci il nostro ospedale, restituiteci i nostri posti letto e le nostre terapie intensive” | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
“Ridateci il nostro ospedale, restituiteci i nostri posti letto e le nostre terapie intensive”L’ex sindaco di Castelfranco, Maria Gomierato lancia un appello
15/12/2020 19:00
CASTELFRANCO – “Su tutti i quotidiani locali si leggono dati e testimonianze drammatiche dei sanitari sulla situazione dell’epidemia nella destra Piave”: esordisce in una nota stampa l’ex sindaco di Castelfranco, Maria Gomierato, tornata in consiglio comunale tra le fila dell’opposizione. “Nell’ospedale di Montebelluna sono esauriti i posti Covid e non ci sono più posti nemmeno all’obitorio, le bare vengono spedite alla cappella del cimitero. Come a Bergamo. La pressione è enorme ormai da settimane, medici e infermieri sono stremati anche perché molti sono o a casa in isolamento o ricoverati perché contagiati e chi è rimasto in corsia fa turni anche di 14-16 ore. Questo leggiamo sui social, questo dichiara il sindacato dei medici e questo ci confermano gli operatori a cui si chiedono notizie”.
Quindi entra nel vivo della questione che sta a cuore a molti a Castelfranco, vale a dire, la valorizzazione dell’ospedale San Giacomo a beneficio della comunità che va chiedendo la riattivazione dei servizi tagliati: “Non c’era bisogno della prova provata per sapere che un solo ospedale non era sufficiente dove ne erano stati previsti due: adesso purtroppo ce l’abbiamo, la prova. Noi residenti dell’ex Ulss 8 stiamo pagando carissima la chiusura al territorio dell’ospedale di Castelfranco. Il Servizio Sanitari Nazionale prevede tre posti letto ogni mille abitanti e noi ne abbiamo la metà, 1,7 per la precisione. Così non può funzionare, oggi è purtroppo drammaticamente evidente e la politica deve riparare al danno che ci sta facendo. E non bastano le ordinanze per le mascherine al bar e contro gli assembramenti: ci servono i nostri due ospedali con i nostri medici e le cure cui abbiamo diritto. Le tasse le paghiamo anche noi della destra Piave e non siamo cittadini di serie B”.
Gomierato riprende a questo punto una notizia emersa nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri a Montebelluna: “Poi leggo oggi sui giornali che qualche politico dichiara che nella nostra provincia resteranno solo 3 ospedali: Treviso, Conegliano e Montebelluna. Quando è stato deciso e da chi? Quindi si chiede l’ampliamento di Montebelluna perché così com’è non è sufficiente. Che non sia sufficiente lo sa benissimo anche la Regione che aveva previsto due ospedali nell’ex Ulss 8, perché si tratta di un’area da 240.000 abitanti. Ma non c’è bisogno di spendere altri soldi di noi contribuenti per nuovi piani in un ospedale che da solo non cela fa. Si completino i due piani di Castelfranco che sono ancora al grezzo, sono migliaia di metri quadri a disposizione per noi cittadini della Castellana. Quindi restituiteci i nostri posti letto, restituiteci le nostre terapie intensive, aggiungete quelle che servono allo IOV, ma quelle dell’ospedale generalista adesso servono al territorio”.
Le dichiarazioni di Maria Gomierato si chiudono, con una riflessione amara: “L’architetto Boeri ha creato un bellissimo simbolo per i padiglioni dove si faranno le vaccinazioni, una primula, segno di rinascita e di speranza: ebbene la vogliamo anche noi una primula, però gialla, perché oggi la “primula rossa” ce l’abbiamo già, è il nostro ospedale che è sparito e che non è più stato avvistato. Il compito della politica è creare buone condizioni di vita per i cittadini: ebbene, impegnatevi cari politici che siete al governo della sanità, in Regione come nelle Ulss come nel territorio. Ciò che deve starvi a cuore è la vita dei vostri cittadini, rispettate i nostri diritti all’assistenza e alla cura, solo così avrete compiuto uno dei vostri principali doveri”.
Covid Italia, 256 medici morti: 77 uccisi da seconda ondata
12/12/2020 09:56 |
ITALIA - Salgono a 256 i medici morti in Italia durante la pandemia di Covid-19, di cui 77 solo nella seconda ondata epidemica.
Lo segnala la Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, informando del decesso di Giovanni Alberto Piscitelli, medico di famiglia della provincia di Caserta.
Covid, in Italia record di medici morti: "Una catastrofe" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid, in Italia record di medici morti: "Una catastrofe"
16/12/2020 12:21 |
Ci sono stati 260 medici morti in Italia, "il numero più grande in Europa. Una catastrofe a cui rispondere.
Abbiamo scritto presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché ci preme portare alla sua attenzione l’elevato numero dei medici deceduti in Italia nell’esercizio della professione, quasi due medici al giorno. Ogni giorno. Una cifra esorbitante se rapportata ad altri paesi d'Europa.
-50 in Francia (di cui 5 ospedalieri)
-22 in Germania,
-36 in Inghilterra
-70 in Spagna (a luglio erano 61, mentre in Italia eravamo già a quota 178)".
Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani e medico di famiglia di Roma, ha inviato oggi una lettera al premier perché ci sia un'attenzione elevata sul tema.
"Qualcosa - scontinua Onotri - non ha funzionato nella prima ondata della pandemia, dove siamo stati colti tutti di sorpresa, e continua a non funzionare oggi, nonostante avremmo dovuto essere più preparati. La conclusione a cui si giunge è che si continua a lavorare non in sicurezza, considerando che abbiamo più vittime tra coloro che svolgono attività ordinaria piuttosto che tra coloro che lavorano nei reparti di malattie infettive. La metà delle vittime è rappresentata dai medici di medicina generale (medici di famiglia, guardie mediche, medici del 118) quei medici che l’informazione, anche istituzionale, etichetta come nullafacenti, restii rispetto al loro dovere, recalcitranti dinanzi alla loro mission"
"Si riesce ad immaginare quanto tutto questo possa essere doloroso per tutti quei medici che da marzo scorso stanno stringendo i denti per cercare di dare una risposta a tutti i loro pazienti, siano essi affetti da Covid o meno, rinunciando anche ai riposi, sacrosanto diritto per ogni lavoratore, con una disponibilità 7 h su 7 12 h al giorno, disponibilità imposta per legge, sacrificando sé stessi e le proprie famiglie?". aggiunge Onotri. "Vorrei ricordare che il 60% della professione è rappresentato da donne, che continuano ad essere impegnate in prima linea nella lotta alla pandemia e nel contempo continuano ad essere occupate nelle pratiche di accudimento (figli minori, genitori anziani) con tempi di conciliazione che non hanno più nulla di umano, vittime, esse stesse, di una situazione grave che sicuramente genera ansia per la propria salute e per quella dei propri cari".
"Si può immaginare - si legge nella lettera - l’effetto devastante che una campagna mediatica denigratoria nei confronti dei medici può avere sui familiari dei morti? Dei nostri morti? Familiari a cui non viene riconosciuto alcun indennizzo perché i medici di medicina generale sono liberi professionisti.
Liberi professionisti a cui non si esita a dare ordini di servizio, fino a decidere che non hanno diritto neanche ad un giorno di riposo.
Liberi professionisti a cui non si riconosce la dignità di lavoratori.
Neanche da morti. Non richiamiamo qui il problema di tutto il personale sanitario contagiato. Circa 30mila nel solo mese di ottobre".
"Auspichiamo che le decisioni prese per contrastare la pandemia tengano conto del grido di dolore degli operatori sanitari, ormai allo stremo delle forze, mandati in trincea a volte senza mezzi o con mezzi insufficienti. Non siamo eroi, ma non vogliamo essere neanche imputati, additati come responsabili di inefficienze e disorganizzazione che non dipendono da noi", conclude Onotri.
"Non pretendiamo gratitudine o ringraziamenti, ma chiediamo tutele e il doveroso rispetto che uno Stato dovrebbe avere nei confronti dei suoi “caduti”, nei confronti di coloro che ogni giorno onorano il giuramento che hanno prestato, anche a costo della vita", conclude Onotri
GIA', proprio così. Poi leggi le voci in cui il 'recovery fund' verrà suddiviso: la SANITA' è ALL'ULTIMO POSTO (9 MILIARDI), dietro alla 'PARITA' DI GENERE' con 17 MILIARDI!!!
Ma io dico, se è possibile una roba del genere? Ci indebitiamo per COSA, esattamente? E per le pandemie come facciamo, alla prossima volta ci mandiamo un esercito di femministe e di trans guidati da Luxuria e Somma? Ma che razza di PRIORITA' ci sono nella testa dei nostri 'governanti'?
E nel resto del mondo non va tanto meglio: negli USA oramai sono sopra 300.000, a botte anche di oltre 3.000 morti al giorno. Altro che storie.
Covid e Natale, Oms: "Attenti, gioia può trasformarsi in tristezza" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid e Natale, Oms: "Attenti, gioia può trasformarsi in tristezza""Abbiamo più di 66 milioni di casi di Covid-19 e più di 1,5 milioni di morti, la maggioranza dei casi in Europa e America"
12/12/2020 10:15
ESTERI - Covid e Natale, monito dell'Oms. "Abbiamo più di 66 milioni di casi di Covid-19 e più di 1,5 milioni di morti, la maggioranza dei casi in Europa e America. Nelle ultime 6 settimane il numero di morti su base settimanale è aumentato di circa il 60%. E la maggior parte dei casi e dei decessi si verificano in Europa e nelle Americhe. Si avvicinano le feste di fine anno, ma la gioia della celebrazione può rapidamente trasformarsi in tristezza senza le giuste precauzioni" contro il virus, ha avvertito il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. "Per favore, per favore - ha aggiunto accorato il Dg - il dono migliore che possiamo fare e che possiamo farci è: salute, vita, amore, gioia e speranza".
"Se ti prepari a festeggiare nelle prossime settimane, considera attentamente i tuoi piani. Se vivi in un'area ad alta trasmissione, prendi ogni precauzione per tenere te stesso e gli altri al sicuro", ha detto il dottor Tedros. "Facciamo attenzione a come celebriamo, i vaccini stanno arrivando, ma il virus circola molto", ha aggiunto Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell'Oms per il coronavirus, sottolineando l'importanza "di rispettare tutte le misure anti-Covid".
"Già quasi 1 miliardo di dosi di tre candidati vaccini contro Covid-19 sono stati garantiti con la struttura Covax e 189 Paesi stanno ora partecipando a questa iniziativa" per l'accesso equo all'immunizzazione, ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Il nostro partner Covax è in trattativa con molti altri produttori di vaccini e ulteriori accordi saranno annunciati nel prossimo futuro" ha aggiunto.
"Avere vaccini sicuri ed efficaci contro un virus a noi completamente sconosciuto appena un anno fa è un risultato scientifico sbalorditivo - ha sottolineato - Ma un risultato ancora più grande sarebbe garantire che tutti i Paesi godano dei benefici della scienza in modo equo".
"Questa settimana i vaccini contro Covid-19 hanno iniziato a essere lanciati nel Regno Unito e ci aspettiamo che altri Paesi seguano in queste ore", ed ha ricordato che è fondamentale non solo una distribuzione equa di questi prodotti, ma anche che i Paesi siano preparati e dotati delle infrastrutture chiave per la somministrazione di questi vaccini.
Covid Giappone, record di casi: oltre 3mila in 24 ore
Covid Giappone, record di casi: oltre 3mila in 24 ore | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
13/12/2020 18:03 |
Il Giappone ha registrato il suo record di nuovi casi di coronavirus in un solo giorno, 3.030 in 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Tokyo sottolineando che solo 621 casi sono stati registrati a Tokyo. Nella capitale non si erano mai avuti così tanti contagi in un solo giorno, ha precisato il ministero.
Ora in Giappone il bilancio dei contagiati è salito a 177.999, mentre sono 2.575 le persone che hanno perso la vita per complicanze, 28 nelle ultime 24 ore. Il ministero giapponese ha riferito che 23.990 sono i pazienti Covid-19 attualmente ricoverati in ospedale, tra cui 578 versano in gravi condizioni.
Nuova variante del Covid più contagiosa in Gran Bretagna, Viola: "Niente panico" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Nuova variante del Covid più contagiosa in Gran Bretagna, Viola: "Niente panico"
(NdA: ma che è... L'AEREO PIU' PAZZO DEL MONDO? OK PANIC! )
15/12/2020 11:56 |
"Non sappiamo se la nuova variante" di coronavirus "sia più pericolosa: non si sa ancora se si trasmette più facilmente, se causa una malattia più o meno grave, se si nasconde meglio al sistema immunitario. Quindi niente panico: va tenuta sotto osservazione, ma per il momento potrebbe essere una variante che non cambia lo stato delle cose". Lo chiarisce l'immunologa dell'Università di Padova Antonella Viola in un post su Facebook, commentando la nuova variante di Sars-CoV-2 scoperta da poco in Inghilterra. "Ma la possibilità che i vaccini siano inefficaci" nel combatterla "è davvero bassa", rassicura l'esperta.
"La variante che il Public Health England chiama 'VUI-202012/01' (sigla complessa che sta a significare che è la prima variante sotto osservazione a dicembre 2020) è stata identificata in più di 1.100 pazienti nelle regioni del sud ed est dell'Inghilterra - ricostruisce Viola - Questa variante avrebbe diverse mutazioni e alcune interesserebbero la proteina 'spike', la chiave utilizzata dal virus per entrare nelle nostre cellule e quella contro la quale si generano gli anticorpi neutralizzanti. Sembra che si tratti di una delezione (perdita) di 2 amminoacidi (i mattoncini che formano la proteina). Ma a parte diversi annunci, i dati non sono ancora stati mostrati (pare che stia per arrivare un pre-print da Cambridge)".
"Non è sorprendente che il virus muti - evidenzia Viola - e che compaiano delle nuove varianti. Spesso queste varianti vengono selezionate proprio a causa della pressione selettiva operata dagli anticorpi prodotti durante l'infezione: il virus muta per caso mentre si replica, ma se gli anticorpi non riescono a bloccare bene una delle varianti, questa prende il sopravvento sulle altre. Questo è uno dei motivi per cui sarebbe bene non far circolare il virus: maggiore possibilità di mutare gli diamo, più rischi corriamo".
"Per quanto riguarda l'efficacia di anticorpi monoclonali e vaccini nei confronti di questa nuova variante, non possiamo ancora dire nulla e speriamo che i ricercatori rendano subito disponibili i loro dati. In teoria, alterazioni della 'spike' potrebbero aver effetto sulla capacità del virus di entrare nelle nostre cellule, così come potrebbero rendere meno efficaci gli anticorpi monoclonali e alcuni dei vaccini in produzione. Ma la possibilità che i vaccini siano inefficaci è davvero bassa", conclude l'immunologa
Covid Veneto, altri 165 morti. Zaia: "Oggi più morti rispetto a marzo" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid Veneto, altri 165 morti. Zaia: "Oggi più morti rispetto a marzo"
15/12/2020 14:55 |
Altri 165 morti per coronavirus registrati in Veneto. A dirlo è stato il governatore Luca Zaia. "In Veneto abbiamo oggi più morti rispetto a marzo", l'amara constatazione del presidente della Regione che oggi, nel corso del punto stampa alla sede della Protezione civile, ha spiegato come "nonostante tutti i dispositivi e protocolli, con le case di riposo blindate e con test a tappeto per ospiti e operatori la situazione è peggiorata con un aumento della mortalità. A marzo avevamo anche case di riposo Covid-free, senza casi di positivi, oggi invece la situazione è a macchia di leopardo con positivi praticamente ovunque", ha spiegato. Zaia ha poi spiegato come la situazione nella Regione sia "pesante: i ricoveri sono molti: stiamo infatti parlando di oltre 3.000 pazienti ricoverati, praticamente 1.000 in più rispetto al picco di marzo-aprile e si tratta di pazienti che hanno una patologia contagiosa e complicata".
Zaia ha poi spiegato che "ad oggi sono 3.324 i ricoverati nelle strutture ospedaliere (57 in più nelle ultime 24 ore), con 373 pazienti in terapia intensiva, un numero invariato rispetto a ieri, mentre i decessi da ieri sono stati 165 ma con un dato in crescita elevata per un 'carico' di dati in ritardo. In totale comunque le vittime da inizio pandemia sono salite a 4.992". Il governatore comunque ha spiegato che la situazione ad oggi non è una sorpresa: "Ci aspettavamo una seconda ondata così intensa -ha precisato- infatti abbiamo l'estate a rinforzare la sanità, i posti letto in ospedale e le terapie intensive ed abbiamo anche sperimentato tutti i test sul mercato".
Nosocomi e obitori saturi: si chiede chiarezza | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Nosocomi e obitori saturi: si chiede chiarezza
Articolo 1 chiede maggiore trasparenza sulla situazione effettiva della sanità in provincia di Treviso
15/12/2020 15:14 | Maria Elena Tonin
|TREVISO
- In merito alla situazione sanitaria di Treviso in questi giorni nell'occhio del ciclone, prende posizione anche il movimento politico Articolo 1: "A fronte di obitori saturi, serve un'operazione di trasparenza" spiega Michele Seno "e una comunicazione che non infonda l'illusoria sensazione che tutto vada bene." Il Movimento chiede che i comuni rendano finalmente noti i dati affinché i cittadini acquistino maggiore consapevolezza e percepiscano i fondamenti che sono alla base delle restrizioni, necessarie in un momento delicato come oggi.
"I cittadini sono preoccupati non della pandemia, ma del divieto di spostamento: sfugge che le restrizioni sono fatte non per far dispetto ma per non aumentare le occasioni di contagio. Così i manifestanti scesi in piazza contro le prime, lievi restrizioni decise dal governo a fine ottobre: sono stati accontentati, scongiurando misure più gravose ma autorizzando un rilassamento del livello sociale di attenzione che ha portato ad una diffusione maggiore del virus, rispetto di realtà con misure più restrittive."
E' cosa nota che il Veneto, una delle regioni con più terapie intensive. attualmente non abbia un numero di medici e il personale altrettanto adeguato per farle funzionare: il Movimento pone con durezza l'accento sulla comunicazione ufficiale "eccessivamente tranquillizzante con il racconto del Covid che passa solo attraverso le trasmissioni quotidiane del presidente della Regione" e che implicitamente legittima i comportamenti scorretti dei cittadini, che non si rendono conto della realtà.
"Sperimentiamo tutti nella nostra quotidianità, quanto il virus si stia diffondendo in modo più capillare rispetto alla prima ondata ma ai cittadini viene detto: tranquilli, abbiamo terapie intensive e posti letto a iosa. Si pone l'accento sulla capacità di assistenza ma non sulla mitigazione della circolazione del contagio. I dati comunali non vengono diffusi e si continua a far credere che sia sufficiente aver un numero di posti letto maggiore di altre regioni, quando manca il personale sanitario in grado di presidiarle e gli obitori sono saturi.
Dalla stessa "centrale unica" arriva in questi giorni il tentativo di edulcorare il primato nazionale nella conta giornaliera dei contagiati." Articolo 1 raccoglie l'appello lanciato dal primario del pronto soccorso dell'Ospedale di Treviso secondo il quale la pressione sulla struttura permane preoccupante e, se il Natale non sarà gestito all'insegna della prudenza "si prepara una strage".
Covid Italia, 14.844 contagi e 846 morti: il bollettino | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid Italia, 14.844 contagi e 846 morti: il bollettino
15/12/2020 18:27 |
ITALIA - Sono 14.844 i nuovi contagi da Coronavirus resi noti oggi in Italia secondo i dati contenuti nel bollettino diffuso dal ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 846 morti, che portano il totale a 65.857 dall'inizio dell'emergenza legata alla pandemia. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 162.880 tamponi.
L'incremento più alto dei casi si registra in Veneto con 3.320 nuovi contagi, poi Lombardia (2.404), Emilia Romagna (1.238) e Lazio (1.159). Il totale degli attualmente positivi è di 667.303: 27.342 ricoverati con sintomi, 3.303 in terapia intensiva e 636.958 in isolamento domiciliare. I dimessi guariti sono in tutto 1.137.416, mentre sale a 1.870.576 il numero dei casi totali.
LOMBARDIA - Sono 2.404 i nuovi contagi da Coronavirus in Lombardia secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 114 morti.
LAZIO - Sono 1.159 i nuovi casi di Coronavirus nel Lazio, secondo il bollettino di oggi. Si registrano altri 83 morti. Calano i casi, i ricoveri e le terapie intensive e Roma città rimane sotto ai 600 casi (578). "Aumentano i decessi a conferma che il virus è una brutta bestia e bisogna mantenere alta l’attenzione", sottolinea l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. "Per Natale è necessario che vengano adottate subito misure omogenee nel paese", aggiunge.
CAMPANIA - Sono 647 i nuovi contagi da Coronavirus in Campania secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 50 morti. Diminuisce anche oggi il numero di pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva nella Regione. Sono stati 123, 7 in meno rispetto al dato di ieri.
TOSCANA - Sono 332 i nuovi contagi da Coronavirus in Toscana, secondo l'ultimo bollettino di oggi. Registrati anche altri 45 morti. Il totale dei positivi nella Regione da inizio epidemia è pari a 113.121 unità. I nuovi casi sono lo 0,3% in più rispetto al totale del giorno precedente. L'età media dei 332 casi odierni è di 46 anni circa (l’11% ha meno di 20 anni, il 30% tra 20 e 39 anni, il 30% tra 40 e 59 anni, il 20% tra 60 e 79 anni, il 9% ha 80 anni o più).
PUGLIA - Sono 1.023 i nuovi casi di Coronavirus in Puglia, secondo il bollettino di oggi. Si registrano altri 54 morti. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, fa sapere che sono stati effettuati 10.163 test per l'infezione da Covid-19 nelle ultime 24 ore. Dei 1.023 casi positivi, 367 sono in provincia di Bari, 122 in provincia di Brindisi, 104 nella provincia BAT, 145 in provincia di Foggia, 146 in provincia di Lecce, 129 in provincia di Taranto, 8 residenti fuori regione. Due i casi di provincia di residenza non nota.
SARDEGNA - Sono 231 i nuovi contagi da Coronavirus in Sardegna secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 12 morti. I decessi dall'inizio della pandemia sono ora 600. Le vittime sono residenti della Città Metropolitana di Cagliari (4), della provincia di Sassari (3), della provincia di Nuoro (3) e del Sud Sardegna (2). I tamponi in più eseguiti sono stati 3.604. I pazienti ricoverati in ospedale sono 570 (-10), 58 (+1) in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 14.756, 348 quelle in più guarite. Dei 26.737 casi positivi complessivamente accertati, 5.782 (+60) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 4.217 (+28) nel Sud Sardegna, 2.116 (+19) a Oristano, 5.272 (+48) a Nuoro, 9.350 (+76) a Sassari.
FRIULI - Sono 829 i nuovi casi da coronavirus in Friuli Venezia Giulia secondo l'ultimo bollettino di oggi. Registrati inoltre altri 26 morti. I nuovi contagi sono il 7,86 per cento dei 10.551 tamponi eseguiti. Ai 26 decessi segnalati oggi si aggiungono inoltre i 16 avvenuti a domicilio fra il 19 ottobre e il 9 dicembre e altri 10 nel periodo tra l'11 e il 13 dicembre. Scendono a 56 i pazienti in cura in terapia intensiva e diminuiscono anche i ricoverati in altri reparti, che oggi risultano essere 654. Lo ha comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi.
E adesso ci si mettono pure i Santi... del resto pare che per Natale rischiamo di ritrovarci tutti quanti in ZONA ROSSA... e forse non solo quella.
San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto: i precedenti del colera e del terremoto in Irpinia - Il Mattino.it
San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto: i precedenti del colera e del terremoto in Irpinia
Mercoledì 16 Dicembre 2020 di Alessio Esposito
Cosa succede quando il miracolo di San Gennaro non si compie? È questa la domanda che affolla le menti dei napoletani - credenti e non - nelle ultime ore, dopo che in mattinata il prodigio della liquefazione del sangue non si è ripetuto come previsto. È credenza popolare, ancora oggi molto sentita a Napoli, che il mancato scioglimento del sangue del Santo Patrono sia un segnale infausto, un presagio di imminenti sciagure. E i precedenti storici sono tutt'altro che incoraggianti: nel 1939 e nel 1940, in concomitanza dello scoppio della seconda guerra mondiale, il miracolo non si verificò. Il sangue non si sciolse anche nel settembre del 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli, e nel settembre del 1980, poco prima del terremoto dell'Irpinia che ebbe conseguenze drammatiche anche nel capoluogo partenopeo. Fra il sacro e il profano, i napoletani attendono ora le celebrazioni delle 16.30 e delle 18.30, gli ultimi due "slot utili" per San Gennaro. E far sì che questo 2020 non sia ancora più infausto di quanto non lo sia già stato.
Il miracolo di San Gennaro non si ripete (ancora), terzo tentativo...Napoli, il miracolo di San Gennaro non si ripete. «Il sangue non si è sciolto»
«Il miracolo laico»
Dei tre miracoli, la data del 16 dicembre è la ricorrenza meno conosciuta, rispetto a quella della processione del sabato che precede la prima domenica di maggio e quella canonica del 19 settembre. Si tramanda che il in quella data, nel 1631, una tremenda eruzione del Vesuvio stava seriamente minacciando di distruggere Napoli. La lava era ormai alle porte della città e stava per demolire i primi edifici, ma i napoletani si appellarono a San Gennaro, che da sempre protegge Napoli dalla potenza distruttrice del vulcano, portando in processione le ampolle del sangue con il busto del Santo Protettore al ponte dei Granili, il ponte della Maddalena. Il sangue si sciolse e il magma si arrestò improvvisamente risparmiando la città.
Viene chiamato anche il «miracolo laico» perché la cerimonia si svolge nella Cappella di San Gennaro, gestita dalla Deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata nel 1527 e presieduta dal sindaco di Napoli. Quest'anno le celebrazioni si svolgono eccezionalmente sull'altare maggiore del Duomo per garantire il distanziamento previsto dalle normative anti-Covid. I fedeli di San Gennaro, intanto, non perdono la speranza . «C'è tempo fino a stasera», spiegano, anche se l'annuncio dell'abate della Cappella monsignor Vincenzo De Gregorio, al termine della messa, ha spiazzato un po' tutti: «Quando abbiamo preso la teca dalla cassaforte - ha detto - il sangue era assolutamente solido e rimane assolutamente solido».
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POI, ci sarebbe anche da precisare la 'comparazione' con gli altri anni 'sfortunati' per mortalità. Spesso si sente dire che il 2015 ha avuto 54.000 morti in più dovuti alla polmonite, quindi si presume che sia una situazione 'normale' anche il 2020.
Ovviamente sono cazzate. Nel 2015 non pare proprio che vi fossero 260 medici morti e fino a 4.100 terapie intensive per 'polmoniti' attive in simultanea.
Però è vero che il 2015 e, poi, il 2017, sono stati anni terribili in termini di mortalità, forse anche perché comparati a quelli più 'lievi' che c'erano prima, nonché lo stesso 2016 che non fu così terribile.
Forse non è nemmeno un caso, che quei due anni ebbero delle estati terribili e tra le più calde registrate.
In ogni modo in cui si guardi a quelle annate, il dibattito è rimasto e le risposte latitano. Vediamo qualche argomentazione interessante.
In Italia nel 2015 sono morte 54mila persone in più (+9%). Ecco le possibili cause - Il Sole 24 ORE
In Italia nel 2015 sono morte 54mila persone in più (+9%). Ecco le possibili cause
–di Enrico Marro 25 febbraio 2016
Il rapporto Istat sugli indicatori demografici 2015 ha confermato le stime dei mesi scorsi: in Italia l’anno scorso i decessi hanno toccato quota 653mila, 54mila in più del 2014 (+9,1%). Con un tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, che è risultato il più alto dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità è concentrato tra gli anziani (75-95 anni). Come è stato possibile?
Invecchiamento popolazione e “posticipo dei decessi”
L’Istat spiega come, dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 sia in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014. «Il picco di mortalità del 2015 porta con sé significativi effetti strutturali, come l’analisi per età dimostrerebbe, vista la particolare concentrazione dell’incremento di mortalità nelle classi di età molto anziane - si legge nel report - . In secondo luogo, è accertato che il picco del 2015 rappresenti una risposta proporzionata e contraria alle diminuzioni di mortalità riscontrate nel 2013 e nel 2014 (effetto rimbalzo)». Le persone coinvolte dagli eventi, infatti, sono state quelle fisicamente più fragili, spiega ancora l’Istituto di statistica.
Un fenomeno europeo
Va poi chiarito che l’impennata dei decessi non è un fenomeno soltanto italiano. Marcantonio Caltabiano, ricercatore in Demografia presso l’Università di Messina, ha analizzato su Neodemos.info i dati di altri Paesi europei scoprendo che anche Francia, Spagna, Inghilterra e Galles hanno registrato un record di decessi degli ultimi anni. «In tutti e tre questi paesi il picco di decessi ha riguardato i mesi di gennaio, febbraio e marzo - spiega Caltabiano - . Inoltre in Francia c’è stato un rialzo anche nel mese di luglio, anche se meno accentuato rispetto a quello invernale». Quindi se di anomalia si tratta, è un’anomalia che ha interessato tutta l’Europa occidentale.
Picchi di mortalità in inverno e in estate
Tornando ai dati Istat, l’andamento dei decessi per mese nel 2015 evidenzia un costante incremento sul 2014, fatta eccezione per il mese di maggio. La variazione relativa è particolarmente accentuata nei mesi freddi e caldi. In particolare nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si riscontrano incrementi rispettivamente del 10,4%, 18,9% e 14%. Nei mesi estivi, invece, l’incremento è del 20,3% a luglio e del 13,3% ad agosto. La variazione del numero di decessi mensili dal luglio 2010 mostra infatti tre maggiori discrepanze rispetto al loro normale andamento, nota sempre su Neodemos.info Alberto Oliva, ricercatore in fisica astro-particellare presso il Cern di Ginevra: una eccedenza nell’inverno del 2011-2012, una seconda eccedenza nell’inverno 2014/2015, e un picco pronunciato nel luglio del 2015. Ci sta: l’inverno 2011/12 è stato straordinariamente freddo, così come l’estate 2015 ha fatto registrare temperature infernali.
L’ondata di calore estiva
L’estate 2015 in effetti è stata infernale: secondo lo statunitense Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) il mese di luglio, in particolare, si è rivelato il più torrido da 136 anni. In Italia le temperature sono state fino a 4°C superiori ai valori di riferimento, con picchi di 41°C. «La quota di mortalità attribuibile alle ondate di calore del luglio 2015 pare sufficiente a spiegare l’unica variazione statisticamente significativa in eccesso nella serie temporale tra il 2011 e il 2015», spiega Giuseppe Costa, docente di Igiene presso l’Università di Torino e direttore del servizio di riferimento regionale per l’epidemiologia del Piemonte.
Ma l’inverno 2014-15 non era stato freddo: e allora?
Più difficile capire cos’è accaduto nell’inverno scorso. L’Ons, istituto di statistica inglese, ha pubblicato una nota che mostra come l’eccesso di morti, simile a quello registrato in Italia, non sia riconducibile alla temperatura, dato che l’inverno 2014/2015 è stato relativamente mite. Nel nostro Paese la temperatura media del gennaio 2015 è stata pari a 6,6°, è stata identica alla media dei mesi di gennaio dei quattro anni precedenti. E allora come si spiega il picco di mortalità?
L’influenza killer
La ragione quindi non è il freddo, ma potrebbe essere rappresentata dall'influenza. «Nella stagione influenzale del 2014/2015 si ritiene che ci sia stato l’utilizzo di un vaccino anti-influenzale a bassa efficacia (25%, fonte: Ecdc) - spiega ancora Oliva su Neodemos.info - dovuto a una mutazione del virus stagionale che ha reso i vaccini preparati meno efficienti». Per vari motivi, si è registrato anche un crollo della copertura vaccinale proprio in Italia (scesa al di sotto del 50% per la popolazione oltre i 65 anni, come attestano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità). «Questi due fattori rendono l’ipotesi di un “effetto virale” molto plausibile», conclude Oliva, anche sulla base dell’analisi dei dati virologici distribuiti dal sistema di monitoraggio dell’influenza europea Eisn.
Qui ci sono due documenti che ne parlano, a dire il vero sarebbero anche di più, ma ne metto questo paio, il resto è comunque qui:
Aumento di mortalità nel 2015? Prudenza nell’interpretazione (iss.it)
C_27_MAIN_page_1046_listaFile_List11_itemName_2_file.pdf (ccm-network.it)
La popolazione dei sopravviventi Il numero assoluto di decessi dipende dalla probabilità di morte ma anche, ovviamente, dal numero di sopravviventi a rischio di morire Analizzando le popolazioni pubblicate da Istat, rispetto al 1/1/2009 nell’ 1/1/2015 c’erano quasi 1,8 milioni di abitanti in più e quasi 250 mila con 90 anni o più. E’ chiaro che è scorretto confrontare i numeri assoluti di decessi se non li si rapporta alle popolazioni da cui sono originati. In particolare si osservi che dal 2009 i novantenni e più sono aumentati nelle seguenti proporzioni: Nel 2015 cioè ci sono stati più del 37% dei novantenni in più rispetto al 2009; e considerando che grossolanamente la probabilità annua di morire di un novantenne è all’incirca il 90%, dal 2009 al 2015 ci sarebbe un incremento di decessi attesi per questa sola classe di età di circa cinquantamila unità.
L’Istat stima che nel 2015 ci siano stati 310.000 decessi nei maschi e 343.000 decessi nelle femmine; questa stima deriva dalla somma dei decessi rilevati da gennaio a settembre e di quelli ipotizzati da ottobre a dicembre; questa stima molto probabilmente risulterà simile anche quando si avranno i dati degli ultimi tre mesi del 2015. Esaminando la figura 4 e la successiva tabella si può osservare come le differenze siano minori di quanto ci si aspetterebbe di osservare guardando i numeri assoluti di decessi in quanto tra i vari anni la popolazione è aumentata e soprattutto è cambiata la struttura nell’età 90+ a causa del transito della coorte 1917-1920 che aveva subito una forte denatalità come già prima spiegato. Figura 5 : differenza tra decessi osservati ed attesi nel 2015 Le differenza tra il valore osservato (e in parte ipotizzato) del 2015 e gli attesi con le probabilità degli anni precedenti mostra una differenza importante con il 2014 ed il 2013 e differenze minori per il 2010– 012 e addirittura negativa per il 2009 come evidenziato in figura 5. Si noti che considerando solo i maschi risulta che i decessi del 2015 sarebbero inferiori sia a quelli del 2009 che a quelli del 2010 mentre le femmine sono sempre maggiori nel 2015. In conclusione si dovrebbe poter ipotizzare che nel 2015 non siano morti più di 10.000/20.000 soggetti che negli anni 2009 – 2012, mentre rispetto agli anni 2013-2014 le differenze sono molto maggiori e si potrebbe anche ipotizzare che la bassa mortalità di questi due anni, risparmiando i decessi, abbia però prodotto un aumento del numero di soggetti a maggior rischio di morire negli anni successivi. Sembrerebbe anche che la mortalità sia diminuita quasi costantemente dal 2009 al 2014 per poi ritornare nel 2005 ad essere simile a quella dell’inizio del quinquennio precedente. E’ difficile quindi stabilire con esattezza quanti decessi realmente possono considerarsi prodotti da un aumento di rischio nel 2015, ma non pare del tutto errato ipotizzare che questi siano dell’ordine dei 15.000, cioè praticamente 1/4 della differenza del numero assoluto di decessi osservati nel 2015 e nel 2014.
Quali conclusioni? Si può perciò concludere dicendo che il 2015 sicuramente è stato un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014. Non si dovrebbe di molto sbagliare dicendo che l’incremento del rischio dovrebbe aver prodotto all’incirca 15.000 decessi in più dell’attesa calcolata sul quinquennio precedente; gli altri decessi in più dovrebbero poter essere spiegati dalla diversa popolazione che negli anni si è incrementata e soprattutto ha portato verso il 2015 molti più novantenni di quelli che c’erano cinque anni prima in cui compivano i novantanni i nati nelle coorti 1917-1920 che erano state molto esigue di natalità, e dal decesso di soggetti che avevano evitato la morte nel 2013 e nel 2014 ma non potevano ormai evitarla nel 2015. Dei 15.000 decessi in più sarebbe però importante saperne le cause che ipoteticamente sarebbero da dividere tra l’ondata di calore del luglio 2015 e l’epidemia influenzale dell’inverno 2015 che anche a livello europeo aveva prodotto un incremento di decessi. Per approfondire questi elementi saranno necessari studi ad hoc e non basteranno le analisi sui dati correnti. Da altri studi eseguiti a livello regionale, ed in particolare in Piemonte e in Emilia Romagna, non sembra peraltro confermato il sospetto del ruolo della crisi economica e della minor assistenza da parte del SSN come possibili spiegazioni della crescita dei rischio di mortalità. Infine non sembra fuori luogo osservare che da questa esperienza se ne devono trarre delle indicazioni per come organizzare in futuro i sistemi di monitoraggio perché non deve più accadere che ci si accorga dopo un anno che si sono verificati un 10% in più di decessi e che poi ne sia seguita una grande difficoltà ad interpretare l’accaduto, difficoltà che ha purtroppo permesso il diffondersi di annunci allarmistici quasi che ci si trovasse davanti ad una strage simile a quella osservata durante la prima guerra mondiale!
AUMENTO DEL NUMERO DI DECESSI IN ITALIA ANNO 2015 (ccm-network.it)
AUMENTO DEI DECESSI IN ITALIA ANNO 2015 (documento del 29/02/2016)
Introduzione L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) nel bilancio demografico provvisorio, pubblicato a fine dicembre dell’anno scorso, ha segnalato un aumento dei decessi nei primi otto mesi del 2015 (gennaio-agosto) di 45mila morti rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, con un incremento stimato dell’11,3%. Il 19 febbraio 2016 l’Istat, ha poi pubblicato un nuovo rapporto sull’andamento dei morti per mese, riferito a tutto l’anno 2015, che ha stimato circa 653 mila decessi, ben 54 mila in più rispetto al 2014 (+9,1%). La variazione relativa è particolarmente accentuata nei mesi invernali ed estivi.
Per fare maggiore chiarezza su quanto è accaduto nel 2015, considerata l’estrema importanza del tema e le sue ricadute in termini di politiche di sanità pubblica, il Ministero della Salute ha convocato a inizio anno 2016, presso la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, un gruppo di ricercatori ed esperti nazionali e rappresentanti di diverse istituzioni (Ministero della Salute, ISS, Agenas, Regioni, e Dipartimento di Epidemiologia del S.S.R. del Lazio) con il compito di effettuare una prima analisi critica sul fenomeno dell’eccesso di mortalità del 2015, sulle cause plausibili ed eventuali indicazioni per la programmazione. Questo documento fornisce una sintesi delle prime valutazioni e conclusioni del GL sull’incremento di mortalità del 2015, rimandando ogni ulteriore approfondimento ai contributi tecnici, disponibili in allegato.
Ipotesi plausibili riguardo i possibili determinanti degli eccessi osservati - Fattori meteorologici (basse ed elevate temperature) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), sono le concause dell’eccesso osservato e spiegano la variabilità stagionale e interannuale della mortalità soprattutto nella popolazione molto anziana. Confrontando i dati mensili del 2015 con il riferimento si osservano eccessi più elevati nei mesi di gennaio (+16%), febbraio (+16%) e nel mese di luglio (+23%).
Da notare che il 2014 ha valori inferiori al riferimento per gran parte dell’anno ed in particolare a gennaio, febbraio e nei mesi estivi (giugno-agosto) e pertanto il confronto con questo anno evidenzia per il 2015 eccessi di mortalità ancora più elevati.
In un’analisi di sensibilità è stato stimato un trend in aumento del tasso annuale di mortalità negli ultimi 20 anni in Italia pari a +0.5% decessi/anno (Fonte: elaborazione su dati ISTAT). Sulla base di questa stima l’eccesso osservato complessivamente nel 2015 si ridurrebbe circa del 2% (dall’11% al 9%). Invece, l’analisi di sensibilità che teneva conto dell’incremento della popolazione anziana riporta un eccesso complessivo del 6%.
L’analisi dei tassi standardizzati per mese e per classi di età nelle 32 città evidenzia nell’inverno 2015 un picco di mortalità nei mesi di gennaio-febbraio. Analogamente il Regno Unito e altri 13 paesi Europei (Network EuroMOMO attivo in 26 paesi europei) hanno notificato un incremento della mortalità durante l’inverno 2014-2015, correlabile alle caratteristiche dell’epidemia influenzale 2014-2015; occorre però tener conto che nel resto d’Europa ha circolato soprattutto il virus H3N2 “driftato” mentre in Italia hanno circolato sia H1N1pdm09 che H3N2. -
I dati del Sistema di sorveglianza dell’ISS, INFLUNET confermano un possibile ruolo dell’epidemia influenzale. In Italia, come in altri paesi europei, gli eccessi di mortalità osservati nella popolazione molto anziana potrebbero essere correlati alla presenza di ceppi influenzali per cui il vaccino aveva una minore efficacia (ceppo dominante: A/H3N2). È noto che questa variante virale ha un maggiore impatto nelle popolazioni anziane. Da sottolineare che nel nostro Paese negli ultimi anni si è registrato un calo della copertura vaccinale, che è ben al di sotto degli standard raccomandati, fattore che può avere avuto un ruolo nella elevata mortalità della popolazione anziana nell’inverno 2015. In totale, nella stagione 2014/2015, sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi da influenza confermata da 19 regioni e province autonome. Dopo la stagione pandemica 2009/10 (che ha fatto registrare 592 casi gravi e 204 decessi) questa stagione ha registrato il maggior numero di casi gravi e decessi superando anche la stagione post-pandemica 2010/11 (con 421 casi e 162 decessi); il 78% dei casi gravi, ed il 91% dei decessi segnalati al sistema nella stagione 2014/15, presentava almeno una patologia cronica preesistente per la quale la vaccinazione antinfluenzale viene raccomandata (solo il 7,6% dei casi gravi segnalati al sistema aveva effettuato il vaccino antinfluenzale stagionale); a livello nazionale la copertura vaccinale nella categoria degli ultrasessantacinquenni è stata pari a 48,6%, con un massimo registrato nella regione Umbria (61,8%) ed un minimo nella Provincia Autonoma di Bolzano (36,6%); occorre segnalare che la copertura vaccinale negli ultrasessantacinquenni è passata dal 55,4%, della stagione 2013-2014, al 48,6% della stagione 2014/2015 con un calo, a livello nazionale, del 12,3%.
Il calo delle coperture è generalizzato in tutte le Regioni italiane con un minimo in Lombardia (4,7%) e un massimo in Abruzzo (29,40%) ( “L’impatto della stagione influenzale 2014/2015 in Italia” C. Rizzo e A. Bella, ISS). Allegato 3 - L’incremento di mortalità invernale non sembra correlabile ad altri fattori di rischio come le basse temperature o all'inquinamento atmosferico, entrambi i fattori in linea con i valori di riferimento nella maggior parte delle città italiane. Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, un’analisi condotta da ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del S.S.R. del Lazio, esamina l’andamento giornaliero delle concentrazioni di PM10 e stima gli eventuali effetti sulla salute umana nella città di Roma durante il mese di dicembre 2015. Dallo studio emerge che a dicembre 2015, a Roma, soltanto in 3 giorni si sono registrati valori di concentrazione di PM10 più bassi dei limiti di legge (50 μg/m3 ). In questo periodo sono stati stimati 26 decessi, 20 ricoveri e 30 accessi al Pronto soccorso per cause cardiorespiratorie attribuibili all’esposizione a PM10 al di sopra dei limiti di legge. ( “Rapporto tecnico su Inquinamento atmosferico ed effetti sulla salute a Roma nel mese di dicembre 2015, a cura del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio). Allegato 4 - Per quanto riguarda l’estate 2015, l’incremento di mortalità è attribuibile alle ondate di calore di luglio che sono state molto intense e di lunga durata, in particolare nelle città del Centro-Nord, con eccessi di mortalità compresi tra +15% e +55%.
I risultati confermano complessivamente una mortalità superiore all’atteso pari a +10%. Il sistema di allarme nelle 32 città ha evidenziato che si sono verificati oltre 20 giorni di condizioni di rischio elevato (livello 2 e 3 del sistema di allarme, con valori di temperatura anche di 4°C superiori alla media stagionale e con picchi di temperatura oltre i 40°C in molte città). (Progetto CCM Ministero Salute - Rapporto Ondata di calore 1–18 luglio 2015; Rapporto estate 2015). Allegato 5 -
I dati del Sistema Informativo della Mortalità del Comune di Roma, per cui sono disponibili le cause di decesso, hanno evidenziato che l’incremento invernale è stato a carico della popolazione molto anziana (85+ anni), per cause cardiovascolari e respiratorie, mentre nell’estate 2015 l’incremento ha riguardato anche la classe di età 35-64 anni. Da alcuni studi eseguiti a livello regionale, ed in particolare in Piemonte e in Emilia Romagna, non appare confermato il sospetto del ruolo della crisi economica e della minor assistenza erogata da parte del SSN come possibili spiegazioni dell’incremento dei rischi di mortalità nella popolazione italiana. Infatti, sarebbe difficile dimostrare che la crisi e l’austerità, che hanno colpito le condizioni di vita degli italiani tra il 2012 e il 2014 più che in ogni altro periodo dal dopoguerra ad oggi, abbiano contribuito a migliorare in modo significativo la mortalità nel 2014, anno di maggiore severità della crisi, per poi invertire la tendenza e 4 peggiorare la salute della popolazione fino ad aumentare persino il rischio di morte. (“Costa G, Migliardi A, Alesina M et al. L’eccesso di mortalità nel 2015, fatti e spiegazioni dei dati piemontesi - EpiCentro 2015. http://www.epicentro.iss.it/problemi/mortalita/pdf/EccessoMortalità2015Piemonte.pdf”).
In sintesi Sulla base di quanto evidenziato si può concludere che il 2015 è stato sicuramente un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014. I dati del SiSMG, in linea con quelli dell’ISTAT, confermano un incremento del numero di decessi nel 2015, attribuibile in primo luogo al progressivo incremento della popolazione anziana e, verosimilmente, al ruolo svolto da fenomeni demografici, riconducibili alle coorti di nati tra la prima guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. L’analisi dei tassi di mortalità, standardizzati per età e stratificati per classi di età decennali, evidenzia che complessivamente il tasso di mortalità del 2015 è stato in linea con il valore medio dei cinque anni precedenti (2009-2013) ma significativamente più elevato di quello osservato nei due anni precedenti (2013 e nel 2014). (“Ragionando sui decessi del 2015. Osservazioni di Agenas, Cislaghi et al). Allegato 2 L’analisi stagionale conferma un incremento di mortalità nei mesi di gennaio e febbraio a carico della popolazione molto anziana (+85 anni) per cause cardiovascolari e respiratorie (come risulta dalle analisi delle 32 città, che tiene conto dei tassi standardizzati per età, nonchè indagini condotte a livello locale (es. Lazio e Piemonte) che hanno evidenziato eccessi per cause respiratorie.
L’elevata mortalità della stagione invernale è associata ai periodi di epidemia influenzale, mentre non sembra essere correlabile alle temperature in quanto esse sono state in linea con i livelli stagionali.
L’elevata mortalità estiva è stata associata all’ondata di calore di forte intensità e durata che ha caratterizzato luglio ed agosto 2015 e che ha determinato eccessi di mortalità anche in altri paesi europei, come la Francia, Spagna, Svizzera, Belgio e Olanda. Posto che per meglio comprendere il fenomeno dell’incremento della mortalità sarà utile poter disporre delle cause dei decessi osservati, si può concludere che le valutazioni degli esperti e le indagini fino ad ora condotte concordano sull’ipotesi che fattori meteorologici (temperatura ambientale) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), siano state le concause dell’incremento di mortalità osservato nel 2015 e spiegano la variabilità stagionale e interannuale della mortalità soprattutto nella popolazione molto anziana. Il 2015 sicuramente è stato un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014: il forte incremento della mortalità in termini assoluti, è ridimensionato dall'analisi dei tassi standardizzati per età. Non sembra peraltro confermato il sospetto del ruolo svolto dalla crisi economica e dalla minor qualità dell’assistenza da parte del SSN come possibili concause dell’incremento del rischio di mortalità.
Istat: decessi record nel 2017 speranza di vita verso il calo - Il Mattino.it
Istat: decessi record nel 2017 speranza di vita verso il calo
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Mercoledì 1 Novembre 2017 di Marco Esposito
Mai così poche culle. E mai così tanti decessi. Il 2017 si prospetta come l'anno nero della demografia italiana, tale da ribaltare la tendenza all'innalzamento dell'età per la pensione, almeno secondo il report del primo semestre comunicato ieri dall'Istat con l'aggiornamento a giugno del «bilancio demografico mensile». Le nascite, in linea con il trend di flessione, sono state in sei mesi 219.976, circa 1.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma a fare impressione è l'impennata del numero di morti: nel primo semestre dell'anno in corso sono deceduti 343.420 italiani, cioè 28 mila in più rispetto ai 314.692 del medesimo periodo del 2016, pari a un incremento dell'8,8%. Battuto anche l'anno record della mortalità italiana, il 2015, quando i morti nel periodo gennaio-giugno furono 339.479, un dato clamoroso che portò, nel saldo di fine anno, 647.571 decessi registrati e il calo della speranza di vita in Italia.
Il 2016, è notizia di pochi giorni fa, si è chiuso con un numero di morti sceso a 615.261, per cui la speranza di vita è tornata a crescere. Una notizia positiva che però ha come contraccolpo l'aumento dell'età per la pensione, che dal primo gennaio del 2019 salirà a 67 anni, contro i 66 anni e sette mesi attuali. Un automatismo che fa discutere, sia perché riduce le prospettive d'ingresso nel mondo del lavoro per i più giovani, sia perché l'aumento della speranza di vita non appare una tendenza così scontata dopo la battuta d'arresto del 2015. E i dati snocciolati ieri dall'Istat (in forma grezza, senza comunicato stampa) confermano i dubbi di chi invita a una riflessione prima di far scattare l'aumento a 67 anni dell'età per la pensione di vecchiaia.
Tra i critici dell'aumento automatico c'è il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, esponente dell'ala sinistra del Pd. «Il dato dell'Istat sul periodo gennaio-giugno 2017 conferma la mia tesi - dice al Mattino - purtroppo la crescita della povertà e delle diseguaglianze costringe le persone a curarsi meno. Esce rafforzata la mia richiesta al premier Paolo Gentiloni di spostare a giugno del 2018 la decisione sull'età per la pensione. Dobbiamo recuperare i dati sulla diversa aspettativa di vita in base alla tipologia del lavoro».
Il presidente dell'Inps Tito Boeri, però, ha stimato in 141 miliardi il costo in dieci anni del mancato adeguamento a 67 anni dell'età per la pensione di vecchiaia. «Il dato di Boeri è destituito di fondamento - accusa Damiano - perché nessuno ha mai proposto un blocco per sempre dell'età della pensione. Piuttosto l'Inps fornisca al Parlamento i conti di dettaglio per fare calcoli scientifici sull'aspettativa di vita per tipologia di attività. Stiamo aspettando questi dati dal gennaio del 2015». Il rinvio a giugno 2018 della decisione sull'età per la pensione permetterebbe di avere maggiori informazioni statistiche ma anche, inutile nascondersi, consentirebbe di superare la tornata elettorale delle politiche del marzo-aprile 2018.
Tornando al bilancio demografico, è impressionante l'allargarsi del «saldo naturale» negativo, raddoppiato in pochi anni. Il saldo naturale è la differenza tra nascite e decessi in un determinato periodo. Se si confronta il semestre gennaio-giugno degli anni successivi al censimento del 2011 - come rappresentato nel grafico in pagina - balza all'occhio il 2015 dove a causa dell'impennata di decessi, giudicata finora un picco legato a peculiarità climatiche, il saldo negativo ha superato le 100mila unità, contro le 60-70mila degli anni precedenti. Nel 2016 la forbice si è ridotta poco sopra le 90 mila unità mentre nel 2017 c'è stata una nuova e ancora più impressionante impennata, con i morti che hanno superato di oltre 120mila unità le nascite. In pratica è come se ogni mese sparisse dall'Italia una città di 20mila abitanti.
Il saldo naturale, però, può essere bilanciato dal saldo migratorio, quando cioè gli arrivi in un determinato territorio superano le cancellazioni dall'anagrafe. Questo però in Italia non accade da tempo. L'ultimo mese in cui il saldo migratorio (positivo) ha bilanciato il saldo naturale (negativo) è stato nel novembre 2016. Nel 2017 in tutti e sei i mesi finora censiti dall'Istat gli ingressi in Italia non sono stati sufficienti a bilanciare il calo demografico naturale. Il risultato è che la popolazione in Italia è in calo: il primo gennaio del 2017 in Italia eravamo - stranieri regolarmente residenti compresi - 60.589.445. Dopo sei mesi, al 30 giugno 2017, la popolazione residente in Italia era di 60.507.590 persone. In sei mesi siamo diventati 81.555 in meno. In pratica è come se fosse sparita dalla penisola una città grande come Varese o, per restare in Campania, popolosa come Pozzuoli.Ultimo aggiornamento: 20:32
Foster
2017-11-04 18:22:56
Sarà contenta la signora Lagarde, presidente del fondo monetario internazionale; secondo lei, in Occidente si vivrebbe troppo a lungo (vi ricordate la sua dichiarazione?).
Yuri Dobrovic
2017-11-04 17:43:58
E per forza;se sottrai 5 miliardi di euri alla spesa sociale e alla sanità per spenderli per immigrati clandestini, è ovvio che la gente muore. E non dite che è qualunquismo perchè è la verità.Le risorse sono limitate e se una parte cospicvua se ne va per dare sussistenza a giovani di venti anni e a minori allorchè falsi, gente che starebbe bene a lavorare nei loro paesi, è chiaro che perl'anziano, il debole ,gli ospedali , rimane poco . e la gente muore.
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Ce ne sarebbero tante da dire anche su queste spiegazioni. Purtroppo non sappiamo davvero quanto abbiano inciso i vari fattori, a parte che sia il 2015 che il 2017 sono stati anni con estati caldissime, mentre d'inverno c'é stata sì l'influenza, ma quanta e con quale letalità? Se ho capito bene, nel 2015 si parlava di meno di 200 morti... saranno un pò pochi rispetto al totale di 54.000 morti in più del normale?
E poi, quanto del taglio allo stato sociale ha inciso durante questi anni?
Ma del resto, non è certo solo in quegli anni che ha fatto caldo o che ci sono stati tagli rilevanti ai fondi sociali.
IN ogni caso, queste cifre impallidiscono rispetto a quelle di quest'anno, che indubbiamente, sta eliminando ogni record dal 1944 in poi.
Tavola decessi per 7.903 comuni (istat.it)
Dai dati di cui sopra, si è visto che l'eccesso di mortalità ESISTE ED E' MOLTO FORTE.
MEDIA 2015-2019 dei mesi di marzo/settembre, totale 7 mesi: 358.894 morti. TOTALE 2020: 410.899. + 52.200 circa (oltre il 11%).
Ora, uno potrebbe giustamente chiedersi quanto questo possa significare nel totale generale della mortalità annuale, visto che dopotutto, mancano solo 3 mesi.
Io non so di preciso cosa rispondere in merito.
Però posso aiutarmi con i totali che ho reperito (e che sono anche citati negli articoli sopra) nelle varie fonti:
-2015: 647.571 --primi 6 mesi -339.479 (record)
-2016: 615.261 --primi 6 mesi -314.692
-2017: 649.061 --primi 6 mesi -343.420 (record)
-2018: 633.133 --?
-2019: 634.432 --?
-2020: ? --primi 6 mesi - 373.479 (n.record)
Media primi 6 mesi 2015-2019: 335.034.
Media 2015-19 primi 8 mesi: 438.000.
Primi 8 mesi 2020: ------------475.000.
I primi 8 mesi segnano un +8%, ma i primi 6 sono stati sul piede del +11%. E questo senza considerare che l'epidemia è iniziata ufficialmente da fine febbraio, perché i primi due mesi dell'anno avevano una mortalità inferiore rispetto a quella della media. Così come maggio.
Il lato 'positivo' della pandemia
Nel mentre Bassetti, da par suo, non smette mai di darsi le pacche sulle spalle da solo.
Prima se ne esce con questo post delirante, in cui afferma che al suo ospedale hanno dimezzato il numero dei morti (in %) da Coviddi.
Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo
12 dicembre alle ore 12:39 ·
Presso il reparto di malattie infettive del
Ospedale Policlinico San Martino
di Genova la mortalità durante la seconda ondata dei pazienti ricoverati per covid si è più che dimezzata. I dati raccolti in questi mesi dalle dottoresse Dentone e Pontunato, permettono di fare un confronto tra la prima e la seconda ondata, e le differenze sono evidenti.
Presi in esame due periodi, dal 24 febbraio al 30 maggio e dal 30 agosto al 30 novembre, che hanno visto “passare” in reparto rispettivamente 285 e 261 pazienti, con un’età media di 68 e 66 anni. Nel primo caso la mortalità ospedaliera è arrivata al 21%, mentre nei tre mesi appena trascorsi si è “fermata” al 10%, con, rispettivamente, 60 decessi contro 27. Dati che dimostrano l’efficacia delle cure che stiamo utilizzando: cortisone, remdesivir e antibiotici. La durata di positività media del tampone per SarsCoV-2 è scesa da 11 giorni a 9. Vorrei sottolineare come nella prima ondata il trattamento con il remdesivir ha interessato il 2% (7) dei pazienti che avevamo in cura, nella seconda ondata la percentuale di trattamento è arrivata al 38% (99 pazienti) segno che anche questo farmaco insieme a tutti gli altri presidi ha influito su questi dati.
Dati incoraggianti, ma dobbiamo fare ancora di più per miglioraci ancora.
Grazie a tutto il gruppo che lavora incessantemente sul Covid da oltre 10 mesi.
Ovviamente, nessun commento sui tanti suoi colleghi morti o ammalatisi nel frattempo che lui 'salvava' la Liguria.
Poi oggi se ne esce facendo pure il simpatico (e purtroppo, con mia sorpresa, c'é ancora gente che gli crede, malgrado la legnata che ha ricevuto quando si è dichiarato a favore dei vaccini).
Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo
9 h ·
Giusto per ridere un pò in un periodo difficile.....
Ecco la pagella di Leggo agli esperti di COVID o presunti tali
Io ho ottenuto 8.5.
Per chi pensa che farò politica.
Mi piace il mio lavoro e continuerò a fare il medico infettivologo e il professore universitario.
Infatti, la colpa è di chi lo lascia lì invece di cacciarlo via.
Ma poi dove sarebbe tutta 'sta ragione nel gloriarsi del voto?
Virologi show: le pagelle televisive degli esperti del Covid. Promossi Pregliasco e Viola, Galli Cassandra, Bassetti pronto per la politica (leggo.it)
Virologi show: le pagelle televisive degli esperti del Covid.
Promossi Pregliasco e Viola, Galli "Cassandra", Bassetti pronto per la politica
FABRIZIO PREGLIASCO 10 - È il Pirlo (il Pirlo giocatore, eh) dei virologi. Serafico, tranquillizzante, sembra che nulla lo allarmi e grazie a questo riesce a trasmettere un senso di serenità in chi lo ascolta. Tra i suoi colleghi è sicuramente tra i più coerenti: mentre c'era chi cambiava tesi ogni venti giorni, lui è riuscito a mantenere dritta la barra della propria comunicazione.
ANTONELLA VIOLA 10 - Ha capito perfettamente come si comunica in tv: netta, senza se e senza ma, e sempre con una punta polemica che colpisce e fa riflettere. Un altro volto rassicurante è l'immunologo Alberto Mantovani. Sa spiegare i concetti in maniera semplice. Alla Piero Angela per intenderci. E da nonno sa farsi apprezzare anche dai più giovani.
MATTEO BASSETTI 8,5 - Si è creato un personaggio, ha catalizzato una parte del Paese. Abbastanza furbo da strappare consensi in tv, sia da chi lo invita sia da chi lo guarda. Andando indietro nei mesi si scopre che qualche incongruenza nel suo credo c'è stata. Certo se scendesse in politica, se la giocherebbe con i migliori in fatto di capacità di stare in video. Ma (per ora) fa il virologo.
ANDREA CRISANTI 8 - Sarà pure un po' troppo istintivo e fumino, tuttavia riesce a fare breccia tra i telespettatori. Non a caso vanta la percentuale di share più alta tra i virologi in tv. Come indice di coerenza è un po' indietro, come quasi tutti. Ma il suo controcanto è un'arma efficace.
ROBERTO BURIONI 7.5 Che sia preparatissimo lo sappiamo tutti. Il mezzo punto in più lo guadagna grazie alla sua chiarezza di esposizione. Alcune sue lezioni a Che Tempo che Fa da Fabio Fazio sono dei piccoli cult della televisione. Il maestro Manzi della virologia. Difetti? Si, sui social esagera a bacchettare gli utenti, e finisce per risultare spesso poco simpatico, facendo in questo modo il gioco dei suoi nemici: i no vax.
ILARIA CAPUA 7 Autorevole e preparata, risulta però troppo spesso fredda e distaccata. Manca di empatia e questo in televisione si percepisce. Sembra uno di quei medici con cui abbiamo qualche volta a che fare: bravissimi, ma glaciali nell'esposizione. Potrebbe dire qualsiasi cosa, dalla più bella alla più drammatica, senza cambiare tono di voce.
FRANCESCO VAIA 6,5 - Bravo e coraggioso. Non ha paura ad andare controcorrente. Come quando ha proposto di spalmare l'apertura dei negozi su un orario più ampio possibile, proprio per evitare che i clienti si assembrassero nei punti vendita. Non sempre a suo agio davanti alle telecamere, cosa che paga, restando anonimo. Peccato.
MASSIMO GALLI 6 - Si è guadagnato tra gli addetti ai lavori il soprannome di Cassandra. Non è in dubbio la sua preparazione o la sua coerenza, ma la sua capacità comunicativa. Gli avvertimenti, le raccomandazioni e le preoccupazioni vanno sapute comunicare, altrimenti una parte di pubblico potrebbe respingerle, scegliendo di non ascoltarle.
ALBERTO ZANGRILLO 5 - Alcune sue certezze troppo sopra le righe gli hanno fatto perdere sicurezza. E il pubblico lo percepisce. La sua uscita sull'estinzione del virus alla fine della prima ondata è indimenticabile. Forse l'ha fatto perché con pazienti come Berlusconi e Briatore l'ottimismo è d'obbligo. Ma soprattutto in tempi di emergenza c'è da rimanere con i piedi per terra.
VALERIA CAGNO 4 - Floris su La7 ha mostrato coraggio nel gettarla nella mischia. Ma la giovane ricercatrice dell'Università di Ginevra sembra che ce l'abbia con il mondo. Spesso traspare un'arroganza che la rende respingente e inutilmente aggressiva. Insomma controproducente. Sempre da Floris molto brava è invece la divulgatrice Barbara Gallavotti.
MARIA RITA GISMONDO 4 - Vanta il peggiore indice di coerenza. Ne ha dette talmente tante, per poi nelle ospitate a seguire cambiare la versione. Spesso facendo un triplice salto carpiato con avvitamento degno del miglior Klaus Di Biasi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Dicembre 2020, 18:59
Sulla CAPUA: che questa fosse una pescivendola diventata non si sa come scienziata lo avevo capito a marzo, quando diceva che il COVID in Italia aveva fatto 2 morti (e non era inizio marzo, era la seconda metà), sempre da YT vedo anche l'ulteriore vaccata che ha pronunciato: che l'influenza è peggio del COVID, perché, dice la furbona, fa comunque molti danni pur essendovi un vaccino.
Ilaria Capua: “Covid meno grave dell’influenza” – Imola Oggi
PS il video è stato prontamente rimosso, anzi l'account Twitter è stato disabilitato. Però l'aveva detto eccome. 'chiedo a tutti quelli che non si vaccinano per l'influenza, che è una malattia meno grave dell'influenza, e perché lo dico, perché per l'influenza abbiamo il vaccino, per il coronavirus no'. 'l'influenza è una malattia che provoca una tempesta di citochine in tantissimi invididui, il sars-cov-2 provoca la tempesta solo in pochissimi individui'.
Ancora su YT c'é un video in cui lei (il 27-2-20) diceva che: (47) Coronavirus, la virologa Ilaria Capua: "Questo virus è stato sopravvalutato" - YouTube
Coronavirus, la virologa Ilaria Capua: "Ci sono 6 vittime che avevano problemi di salute e circa 200 persone che hanno sintomi lievi. Questi numeri dovrebbero tranquillizzare"
Il primo commento che si trova, in effetti, sotto al video è questo:
mammut andrea8 months ago
Complimenti, 11 aprile 19mila morti!!! Che grande capacita' sta tizia
Vns workshop8 months ago
Patrie Galere subito... A oggi decine di migliaia di morti, Bergamo e Brescia devastate e 60.000.000 di italiani chiusi in casa. E lei ancora oggi gira le TV ,vlogger, radio. Per la coscienza io avrei preso Il primo aereo per l Italia e sarei andato a dare una mano in ospedale nelle zone Piu colpite. Quando di trattava di lasciare l Italia per interessi e accuse (traffico di virus...niente di che) é scappata immediatamente. Vergogna..sparisci. Chi di dovrebbe consigliare??? Invece tanta ammirazione agli onesti,come il dott. Palu di Padova,ultimo baluardo della medicina storica in Italia. Lui al contrario diceva "é in virus pandemico come é stata peste etc etc" Il 28 febbraio..
(NdA: per la precisione, anche Palu è apparentemente rincretinito, tanto che ha negato la caratteristica di pandemia dell'infezione, anche se in realtà rientra perfettamente nei canoni e non da adesso, incredibile, eh?)
Quasi quasi mi sento di dare ragione al bassetto, quando la definisce veterinaria. (47) Vaccino, Bassetti su Ilaria Capua: «È una veterinaria, i vaccini prevengono la malattia e... - YouTube
Proprio non riusciamo a toglierci dai guai. Non c'é niente da fare.
E mentre Babbeo Renzi continua a fare quel che faceva prima della pandemia (cercare di ricattare Conte con rimpasti di governo e con le scuse più varie: poverino, ora che poi la Boschi si è fidanzata, chissà come sarà frustrato...), nel frattempo abbiamo una serie di catastrofi gravi ma non serie, visto che il problema è... il cenone di Natale.
Siamo oramai a più di 60.000 morti, anzi a più di 1.000 morti x mln, chissà se Resta adesso dirà che è una situazione preoccupante o continuerà con le sue solite stronzate sulla mortalità 'nulla' della malattia, come diceva 8 mesi fa?
Ma certa gente non cambia mai.
Andiamo in quel di Treviso, dove la situazione sta diventando critica, anche più che critica, disastrosa, come anche nel resto del Veneto dove il morbo impazza.
www.oggitreviso.it/covid-l%E2%80%99ospedale-di-montebelluna-%C3%A8-al-collasso-non-si-sa-pi%C3%B9-dove-mettere-malati-243660
Covid: l’ospedale di Montebelluna è al collasso non si sa più dove mettere i malatiLa testimonianza disperata dei sanitari che in esclusiva hanno raccontato a OggiTreviso che da ieri sera non c’è più posto in ospedale, per chi arriva con il Covid
13/12/2020 16:00 | Ingrid Feltrin Jefwa |
MONTEBELLUNA – Un gruppo di sanitari, medici e infermieri, che lavorano all’ospedale di Montebelluna ci ha contattati per far sapere alla popolazione in quali condizioni sono costretti a lavorare da settimane. Una testimonianza drammatica che annuncia l’impossibilità di potere accogliere altri malati al San Valentino di Montebelluna: da ieri sera, chi vi arriva con il Covid viene rimandato a casa.
“L’ospedale di Montebelluna è al collasso. Non abbiamo più risorse. C’è scarsità di materiale per medici e infermieri: le tute sono finite e molti di noi indossano due camici nel tentativo di proteggersi. Quando abbiamo segnalato la cosa all’Ulss ci è stato detto che non importa se abbiamo il collo scoperto che la cosa non è pericolosa. Ma perché allora fino a prima dovevamo usare le tute. Anche i calzari sono finiti e da due settimane come copri scarpe usiamo i sacchetti dell’immondizia. Dall’Ulss ci è stato detto di usare con parsimonia guanti e mascherine, per non consumarne troppi, evidentemente stanno scarseggiando anche questi.
Quello che diciamo è la cruda realtà e tra quanto viene detto in televisione e quello che vediamo tutti i giorni con i nostri occhi c’è un divario enorme: ci stanno mandando in guerra con le scarpe di cartone!”
Una pausa, la voce di chi parla a nome dei colleghi è rotta dalla commozione. Poi il nostro interlocutore riprende fiato e torna a raccontare, con dettagli che fanno chiaramente intuire il perché di questa disperazione e la decisione di rendere pubblico quanto accade.
“Da ieri sera alle 21 non sappiamo più dove mettere i malati e chi arriva con il Covid e li mandiamo a casa. Montebelluna ha dei piccoli reparti dove i posti letto sono stati convertiti in Covid ma all’inizio ad esempio in geriatria erano 20 i letti per il virus ma progressivamente sono diventati 32 non c’è più spazio. Altro che reparti covid questi sono reparti improvvisati, per far fronte ad una pandemia di cui non c’è più controllo.
Il San Camillo a Treviso non accoglie più nessuno e poi abbiamo il Guicciardini che però stenta a decollare perché non ha le risorse per i casi più seri e può accogliere solo chi sta già meglio. La politica non ci interessa ma noi abbiamo scelto come lavoro, come missione, di curare le persone e non siamo nelle condizioni di farlo.
Noi medici e infermieri continuiamo ad ammalarci e poi ci ritroviamo a tornare in reparto ricoverati, con i pazienti che fino a prima stavamo curando.
In ospedale viviamo questa situazione e la gente fuori è preoccupata di fare shopping per Natale, perché non sa! La gente deve essere informata di quanto accade.
Non sappiamo cosa si stia aspettando a dire alla popolazione quello che succede veramente. Il Veneto dovrebbe essere in fascia rossa da tempo!
La situazione è disperata, qui le persone muoiono da sole e si sta facendo passare tutto in sordina. Ci sono figli di pazienti che ci telefonano anche a casa, per sapere come stanno i loro cari e cosa dobbiamo dirgli? I tuoi cari stanno morendo da soli, perché noi siamo così in difficoltà che non riusciamo nemmeno ad avere il tempo e l’energia di tenergli la mano perché se ne possano andare con un po’ di conforto”.
Il racconto s’interrompe, chi parla scoppia in lacrime. È un pianto disperato che toglie il fiato e le parole. Il nostro interlocutore si ricompone, si scusa per aver ceduto all’emotività e il racconto riprende.
“Tra noi c’è chi ha scritto anche al ministro ma senza ottenere risposta. Non avete idea di cosa vuol dire vedere le persone che non riescono a respirare. Questa malattia è subdola e la gente fuori dell’ospedale è tranquilla ma non deve esserlo: i giovani vano in giro e poi contagiano i nonni che non se la caveranno!
Non ci capacitiamo del fatto che ci sia chi si lamenta di dover passare un Natale sottotono. A queste persone diciamo che: per loro ci saranno altri Natali ma per chi è ammalato non ci saranno altri Natali!”
Chiediamo ai nostri interlocutore se possono darci dei numeri ma ci spiegano che la situazione è costantemente in evoluzione e anche dare dei dati è difficile perché di ora in ora ci sono cambiamento e concludono: “Abbiamo solo la certezza che quanto sta accadendo sia tragico”.
MA prontamente... l'ospedale smentisce seccamente quello che gli operatori hanno confidato alla stampa. Del resto possono permetterselo: se i sanitari oncedono interviste non concordate, possono essere licenziati. Da ricordarsi quando sentite le balle di certi dottori televisivi.
Ulss 2 contesta quanto affermato dai sanitari che lavorano in ospedale | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Ulss 2 contesta quanto affermato dai sanitari che lavorano in ospedale“Al San Valentino i pazienti che necessitano di ricovero vengono accolti, se vi è disponibilità di posti letto altrimenti nelle altre strutture dell’Ulss 2”
13/12/2020 18:35 | Ingrid Feltrin Jefwa |
MONTEBELLUNA – L’Ulss 2 Marca Trevigiana, contesta quanto affermato da un gruppo di sanitari che lavorano presso l’ospedale di Montebelluna. Queste le dichiarazioni del direttore del San Valentino, Marco Cadamuro Morgante: “L’ospedale sta affrontando la difficile situazione legata a questa seconda impegnativa ondata dell’emergenza covid. È però assolutamente falsa l’affermazione “da ieri sera chi arriva con il covid viene rimandato a casa".
Al San Valentino i pazienti che necessitano di ricovero vengono accolti, se vi è disponibilità di posti letto in quel nosocomio altrimenti nelle altre strutture dell’Ulss 2 con disponibilità. Ricordo, a questo proposito, che oltre al nosocomio di Montebelluna per far fronte all’emergenza covid l’Ulss 2 ha attivato, in aggiunta ai propri presidi e al San Camillo di Treviso (che è covid Hospital come Vittorio Veneto) contingenti aggiuntivi di posti letto anche al Guicciardini di Valdobbiadene e al Sant’Antonio di Conegliano.
Tutti i pazienti che necessitano di assistenza ospedaliera vengono dunque assolutamente ricoverati: vendono dimessi, dopo gli opportuni accertamenti, solo ed esclusivamente i pazienti che dopo gli accertamenti in Pronto Soccorso risultano in condizioni tali da poter proseguire le terapia a domicilio, con il supporto del proprio medico di famiglia e, laddove necessario, delle Usca”.
Quanto ai dati numerici: “L’ospedale di Montebelluna accoglie, attualmente, 140 pazienti covid positivi di cui 22 in terapia intensiva e semintensiva e i restanti nei reparti “ordinari”. Va ricordato, per rendersi conto dello sforzo che stiamo facendo, che oltre a gestire i pazienti covid ricoverati di tutto il Distretto Asolo (essendo l’ospedale di Castelfranco covid free in quanto sede dello Iov), il nosocomio continua a garantire anche l’attività di chirurgia in urgenza, la specialistica ambulatoriale e, naturalmente, l’attività di Pronto Soccorso. Uno sforzo non sempre facile - sottolinea Morgante -. Già dalla prossima settimana potremo contare su un potenziamento dell’organico infermieristico di sette unità, in attesa del concorso di Azienda Zero che consentirà ulteriori nuove assunzioni.
Oltre all’affermazione relativa ai ricoveri dei pazienti covid positivi è altrettanto destituita di fondamento l’affermazione secondo cui gli operatori sarebbero sprovvisti di dispositivi di protezione individuale che in questa seconda complessa fase dell’epidemia non sono, ad ora, mai mancati”.
Questa è la posizione dell’Ulss 2 in relazione alle dichiarazioni fatte da un gruppo di sanitari che lavorano nell’ospedale di Montebelluna, città dove ieri lo stesso sindaco reggente di Montebelluna, Elzo Severin, ha dichiarato che ci sono stati seri problemi anche solo nella gestione delle salme e in precedenza che medici e infermieri si sono ammalati in gran numero.
BEH, che dire? Ovviamente ognuno dà la versione dei fatti che più gli fa comodo. Ma chi è veramente in prima linea (ovvero NON davanti alle telecamere, ma per davvero...) ha a mio avviso, molta più credibilità di questi cialtroni che stanno causando una crisi mettendedo in zona 'gialla' il Veneto. Qui siamo nei guai, e grossi, anche. E non solo in Veneto.
“Ridateci il nostro ospedale, restituiteci i nostri posti letto e le nostre terapie intensive” | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
“Ridateci il nostro ospedale, restituiteci i nostri posti letto e le nostre terapie intensive”L’ex sindaco di Castelfranco, Maria Gomierato lancia un appello
15/12/2020 19:00
CASTELFRANCO – “Su tutti i quotidiani locali si leggono dati e testimonianze drammatiche dei sanitari sulla situazione dell’epidemia nella destra Piave”: esordisce in una nota stampa l’ex sindaco di Castelfranco, Maria Gomierato, tornata in consiglio comunale tra le fila dell’opposizione. “Nell’ospedale di Montebelluna sono esauriti i posti Covid e non ci sono più posti nemmeno all’obitorio, le bare vengono spedite alla cappella del cimitero. Come a Bergamo. La pressione è enorme ormai da settimane, medici e infermieri sono stremati anche perché molti sono o a casa in isolamento o ricoverati perché contagiati e chi è rimasto in corsia fa turni anche di 14-16 ore. Questo leggiamo sui social, questo dichiara il sindacato dei medici e questo ci confermano gli operatori a cui si chiedono notizie”.
Quindi entra nel vivo della questione che sta a cuore a molti a Castelfranco, vale a dire, la valorizzazione dell’ospedale San Giacomo a beneficio della comunità che va chiedendo la riattivazione dei servizi tagliati: “Non c’era bisogno della prova provata per sapere che un solo ospedale non era sufficiente dove ne erano stati previsti due: adesso purtroppo ce l’abbiamo, la prova. Noi residenti dell’ex Ulss 8 stiamo pagando carissima la chiusura al territorio dell’ospedale di Castelfranco. Il Servizio Sanitari Nazionale prevede tre posti letto ogni mille abitanti e noi ne abbiamo la metà, 1,7 per la precisione. Così non può funzionare, oggi è purtroppo drammaticamente evidente e la politica deve riparare al danno che ci sta facendo. E non bastano le ordinanze per le mascherine al bar e contro gli assembramenti: ci servono i nostri due ospedali con i nostri medici e le cure cui abbiamo diritto. Le tasse le paghiamo anche noi della destra Piave e non siamo cittadini di serie B”.
Gomierato riprende a questo punto una notizia emersa nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri a Montebelluna: “Poi leggo oggi sui giornali che qualche politico dichiara che nella nostra provincia resteranno solo 3 ospedali: Treviso, Conegliano e Montebelluna. Quando è stato deciso e da chi? Quindi si chiede l’ampliamento di Montebelluna perché così com’è non è sufficiente. Che non sia sufficiente lo sa benissimo anche la Regione che aveva previsto due ospedali nell’ex Ulss 8, perché si tratta di un’area da 240.000 abitanti. Ma non c’è bisogno di spendere altri soldi di noi contribuenti per nuovi piani in un ospedale che da solo non cela fa. Si completino i due piani di Castelfranco che sono ancora al grezzo, sono migliaia di metri quadri a disposizione per noi cittadini della Castellana. Quindi restituiteci i nostri posti letto, restituiteci le nostre terapie intensive, aggiungete quelle che servono allo IOV, ma quelle dell’ospedale generalista adesso servono al territorio”.
Le dichiarazioni di Maria Gomierato si chiudono, con una riflessione amara: “L’architetto Boeri ha creato un bellissimo simbolo per i padiglioni dove si faranno le vaccinazioni, una primula, segno di rinascita e di speranza: ebbene la vogliamo anche noi una primula, però gialla, perché oggi la “primula rossa” ce l’abbiamo già, è il nostro ospedale che è sparito e che non è più stato avvistato. Il compito della politica è creare buone condizioni di vita per i cittadini: ebbene, impegnatevi cari politici che siete al governo della sanità, in Regione come nelle Ulss come nel territorio. Ciò che deve starvi a cuore è la vita dei vostri cittadini, rispettate i nostri diritti all’assistenza e alla cura, solo così avrete compiuto uno dei vostri principali doveri”.
Covid Italia, 256 medici morti: 77 uccisi da seconda ondata
12/12/2020 09:56 |
ITALIA - Salgono a 256 i medici morti in Italia durante la pandemia di Covid-19, di cui 77 solo nella seconda ondata epidemica.
Lo segnala la Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, informando del decesso di Giovanni Alberto Piscitelli, medico di famiglia della provincia di Caserta.
Covid, in Italia record di medici morti: "Una catastrofe" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid, in Italia record di medici morti: "Una catastrofe"
16/12/2020 12:21 |
Ci sono stati 260 medici morti in Italia, "il numero più grande in Europa. Una catastrofe a cui rispondere.
Abbiamo scritto presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché ci preme portare alla sua attenzione l’elevato numero dei medici deceduti in Italia nell’esercizio della professione, quasi due medici al giorno. Ogni giorno. Una cifra esorbitante se rapportata ad altri paesi d'Europa.
-50 in Francia (di cui 5 ospedalieri)
-22 in Germania,
-36 in Inghilterra
-70 in Spagna (a luglio erano 61, mentre in Italia eravamo già a quota 178)".
Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani e medico di famiglia di Roma, ha inviato oggi una lettera al premier perché ci sia un'attenzione elevata sul tema.
"Qualcosa - scontinua Onotri - non ha funzionato nella prima ondata della pandemia, dove siamo stati colti tutti di sorpresa, e continua a non funzionare oggi, nonostante avremmo dovuto essere più preparati. La conclusione a cui si giunge è che si continua a lavorare non in sicurezza, considerando che abbiamo più vittime tra coloro che svolgono attività ordinaria piuttosto che tra coloro che lavorano nei reparti di malattie infettive. La metà delle vittime è rappresentata dai medici di medicina generale (medici di famiglia, guardie mediche, medici del 118) quei medici che l’informazione, anche istituzionale, etichetta come nullafacenti, restii rispetto al loro dovere, recalcitranti dinanzi alla loro mission"
"Si riesce ad immaginare quanto tutto questo possa essere doloroso per tutti quei medici che da marzo scorso stanno stringendo i denti per cercare di dare una risposta a tutti i loro pazienti, siano essi affetti da Covid o meno, rinunciando anche ai riposi, sacrosanto diritto per ogni lavoratore, con una disponibilità 7 h su 7 12 h al giorno, disponibilità imposta per legge, sacrificando sé stessi e le proprie famiglie?". aggiunge Onotri. "Vorrei ricordare che il 60% della professione è rappresentato da donne, che continuano ad essere impegnate in prima linea nella lotta alla pandemia e nel contempo continuano ad essere occupate nelle pratiche di accudimento (figli minori, genitori anziani) con tempi di conciliazione che non hanno più nulla di umano, vittime, esse stesse, di una situazione grave che sicuramente genera ansia per la propria salute e per quella dei propri cari".
"Si può immaginare - si legge nella lettera - l’effetto devastante che una campagna mediatica denigratoria nei confronti dei medici può avere sui familiari dei morti? Dei nostri morti? Familiari a cui non viene riconosciuto alcun indennizzo perché i medici di medicina generale sono liberi professionisti.
Liberi professionisti a cui non si esita a dare ordini di servizio, fino a decidere che non hanno diritto neanche ad un giorno di riposo.
Liberi professionisti a cui non si riconosce la dignità di lavoratori.
Neanche da morti. Non richiamiamo qui il problema di tutto il personale sanitario contagiato. Circa 30mila nel solo mese di ottobre".
"Auspichiamo che le decisioni prese per contrastare la pandemia tengano conto del grido di dolore degli operatori sanitari, ormai allo stremo delle forze, mandati in trincea a volte senza mezzi o con mezzi insufficienti. Non siamo eroi, ma non vogliamo essere neanche imputati, additati come responsabili di inefficienze e disorganizzazione che non dipendono da noi", conclude Onotri.
"Non pretendiamo gratitudine o ringraziamenti, ma chiediamo tutele e il doveroso rispetto che uno Stato dovrebbe avere nei confronti dei suoi “caduti”, nei confronti di coloro che ogni giorno onorano il giuramento che hanno prestato, anche a costo della vita", conclude Onotri
GIA', proprio così. Poi leggi le voci in cui il 'recovery fund' verrà suddiviso: la SANITA' è ALL'ULTIMO POSTO (9 MILIARDI), dietro alla 'PARITA' DI GENERE' con 17 MILIARDI!!!
Ma io dico, se è possibile una roba del genere? Ci indebitiamo per COSA, esattamente? E per le pandemie come facciamo, alla prossima volta ci mandiamo un esercito di femministe e di trans guidati da Luxuria e Somma? Ma che razza di PRIORITA' ci sono nella testa dei nostri 'governanti'?
E nel resto del mondo non va tanto meglio: negli USA oramai sono sopra 300.000, a botte anche di oltre 3.000 morti al giorno. Altro che storie.
Covid e Natale, Oms: "Attenti, gioia può trasformarsi in tristezza" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid e Natale, Oms: "Attenti, gioia può trasformarsi in tristezza""Abbiamo più di 66 milioni di casi di Covid-19 e più di 1,5 milioni di morti, la maggioranza dei casi in Europa e America"
12/12/2020 10:15
ESTERI - Covid e Natale, monito dell'Oms. "Abbiamo più di 66 milioni di casi di Covid-19 e più di 1,5 milioni di morti, la maggioranza dei casi in Europa e America. Nelle ultime 6 settimane il numero di morti su base settimanale è aumentato di circa il 60%. E la maggior parte dei casi e dei decessi si verificano in Europa e nelle Americhe. Si avvicinano le feste di fine anno, ma la gioia della celebrazione può rapidamente trasformarsi in tristezza senza le giuste precauzioni" contro il virus, ha avvertito il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. "Per favore, per favore - ha aggiunto accorato il Dg - il dono migliore che possiamo fare e che possiamo farci è: salute, vita, amore, gioia e speranza".
"Se ti prepari a festeggiare nelle prossime settimane, considera attentamente i tuoi piani. Se vivi in un'area ad alta trasmissione, prendi ogni precauzione per tenere te stesso e gli altri al sicuro", ha detto il dottor Tedros. "Facciamo attenzione a come celebriamo, i vaccini stanno arrivando, ma il virus circola molto", ha aggiunto Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell'Oms per il coronavirus, sottolineando l'importanza "di rispettare tutte le misure anti-Covid".
"Già quasi 1 miliardo di dosi di tre candidati vaccini contro Covid-19 sono stati garantiti con la struttura Covax e 189 Paesi stanno ora partecipando a questa iniziativa" per l'accesso equo all'immunizzazione, ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Il nostro partner Covax è in trattativa con molti altri produttori di vaccini e ulteriori accordi saranno annunciati nel prossimo futuro" ha aggiunto.
"Avere vaccini sicuri ed efficaci contro un virus a noi completamente sconosciuto appena un anno fa è un risultato scientifico sbalorditivo - ha sottolineato - Ma un risultato ancora più grande sarebbe garantire che tutti i Paesi godano dei benefici della scienza in modo equo".
"Questa settimana i vaccini contro Covid-19 hanno iniziato a essere lanciati nel Regno Unito e ci aspettiamo che altri Paesi seguano in queste ore", ed ha ricordato che è fondamentale non solo una distribuzione equa di questi prodotti, ma anche che i Paesi siano preparati e dotati delle infrastrutture chiave per la somministrazione di questi vaccini.
Covid Giappone, record di casi: oltre 3mila in 24 ore
Covid Giappone, record di casi: oltre 3mila in 24 ore | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
13/12/2020 18:03 |
Il Giappone ha registrato il suo record di nuovi casi di coronavirus in un solo giorno, 3.030 in 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Tokyo sottolineando che solo 621 casi sono stati registrati a Tokyo. Nella capitale non si erano mai avuti così tanti contagi in un solo giorno, ha precisato il ministero.
Ora in Giappone il bilancio dei contagiati è salito a 177.999, mentre sono 2.575 le persone che hanno perso la vita per complicanze, 28 nelle ultime 24 ore. Il ministero giapponese ha riferito che 23.990 sono i pazienti Covid-19 attualmente ricoverati in ospedale, tra cui 578 versano in gravi condizioni.
Nuova variante del Covid più contagiosa in Gran Bretagna, Viola: "Niente panico" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Nuova variante del Covid più contagiosa in Gran Bretagna, Viola: "Niente panico"
(NdA: ma che è... L'AEREO PIU' PAZZO DEL MONDO? OK PANIC! )
15/12/2020 11:56 |
"Non sappiamo se la nuova variante" di coronavirus "sia più pericolosa: non si sa ancora se si trasmette più facilmente, se causa una malattia più o meno grave, se si nasconde meglio al sistema immunitario. Quindi niente panico: va tenuta sotto osservazione, ma per il momento potrebbe essere una variante che non cambia lo stato delle cose". Lo chiarisce l'immunologa dell'Università di Padova Antonella Viola in un post su Facebook, commentando la nuova variante di Sars-CoV-2 scoperta da poco in Inghilterra. "Ma la possibilità che i vaccini siano inefficaci" nel combatterla "è davvero bassa", rassicura l'esperta.
"La variante che il Public Health England chiama 'VUI-202012/01' (sigla complessa che sta a significare che è la prima variante sotto osservazione a dicembre 2020) è stata identificata in più di 1.100 pazienti nelle regioni del sud ed est dell'Inghilterra - ricostruisce Viola - Questa variante avrebbe diverse mutazioni e alcune interesserebbero la proteina 'spike', la chiave utilizzata dal virus per entrare nelle nostre cellule e quella contro la quale si generano gli anticorpi neutralizzanti. Sembra che si tratti di una delezione (perdita) di 2 amminoacidi (i mattoncini che formano la proteina). Ma a parte diversi annunci, i dati non sono ancora stati mostrati (pare che stia per arrivare un pre-print da Cambridge)".
"Non è sorprendente che il virus muti - evidenzia Viola - e che compaiano delle nuove varianti. Spesso queste varianti vengono selezionate proprio a causa della pressione selettiva operata dagli anticorpi prodotti durante l'infezione: il virus muta per caso mentre si replica, ma se gli anticorpi non riescono a bloccare bene una delle varianti, questa prende il sopravvento sulle altre. Questo è uno dei motivi per cui sarebbe bene non far circolare il virus: maggiore possibilità di mutare gli diamo, più rischi corriamo".
"Per quanto riguarda l'efficacia di anticorpi monoclonali e vaccini nei confronti di questa nuova variante, non possiamo ancora dire nulla e speriamo che i ricercatori rendano subito disponibili i loro dati. In teoria, alterazioni della 'spike' potrebbero aver effetto sulla capacità del virus di entrare nelle nostre cellule, così come potrebbero rendere meno efficaci gli anticorpi monoclonali e alcuni dei vaccini in produzione. Ma la possibilità che i vaccini siano inefficaci è davvero bassa", conclude l'immunologa
Covid Veneto, altri 165 morti. Zaia: "Oggi più morti rispetto a marzo" | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid Veneto, altri 165 morti. Zaia: "Oggi più morti rispetto a marzo"
15/12/2020 14:55 |
Altri 165 morti per coronavirus registrati in Veneto. A dirlo è stato il governatore Luca Zaia. "In Veneto abbiamo oggi più morti rispetto a marzo", l'amara constatazione del presidente della Regione che oggi, nel corso del punto stampa alla sede della Protezione civile, ha spiegato come "nonostante tutti i dispositivi e protocolli, con le case di riposo blindate e con test a tappeto per ospiti e operatori la situazione è peggiorata con un aumento della mortalità. A marzo avevamo anche case di riposo Covid-free, senza casi di positivi, oggi invece la situazione è a macchia di leopardo con positivi praticamente ovunque", ha spiegato. Zaia ha poi spiegato come la situazione nella Regione sia "pesante: i ricoveri sono molti: stiamo infatti parlando di oltre 3.000 pazienti ricoverati, praticamente 1.000 in più rispetto al picco di marzo-aprile e si tratta di pazienti che hanno una patologia contagiosa e complicata".
Zaia ha poi spiegato che "ad oggi sono 3.324 i ricoverati nelle strutture ospedaliere (57 in più nelle ultime 24 ore), con 373 pazienti in terapia intensiva, un numero invariato rispetto a ieri, mentre i decessi da ieri sono stati 165 ma con un dato in crescita elevata per un 'carico' di dati in ritardo. In totale comunque le vittime da inizio pandemia sono salite a 4.992". Il governatore comunque ha spiegato che la situazione ad oggi non è una sorpresa: "Ci aspettavamo una seconda ondata così intensa -ha precisato- infatti abbiamo l'estate a rinforzare la sanità, i posti letto in ospedale e le terapie intensive ed abbiamo anche sperimentato tutti i test sul mercato".
Nosocomi e obitori saturi: si chiede chiarezza | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Nosocomi e obitori saturi: si chiede chiarezza
Articolo 1 chiede maggiore trasparenza sulla situazione effettiva della sanità in provincia di Treviso
15/12/2020 15:14 | Maria Elena Tonin
|TREVISO
- In merito alla situazione sanitaria di Treviso in questi giorni nell'occhio del ciclone, prende posizione anche il movimento politico Articolo 1: "A fronte di obitori saturi, serve un'operazione di trasparenza" spiega Michele Seno "e una comunicazione che non infonda l'illusoria sensazione che tutto vada bene." Il Movimento chiede che i comuni rendano finalmente noti i dati affinché i cittadini acquistino maggiore consapevolezza e percepiscano i fondamenti che sono alla base delle restrizioni, necessarie in un momento delicato come oggi.
"I cittadini sono preoccupati non della pandemia, ma del divieto di spostamento: sfugge che le restrizioni sono fatte non per far dispetto ma per non aumentare le occasioni di contagio. Così i manifestanti scesi in piazza contro le prime, lievi restrizioni decise dal governo a fine ottobre: sono stati accontentati, scongiurando misure più gravose ma autorizzando un rilassamento del livello sociale di attenzione che ha portato ad una diffusione maggiore del virus, rispetto di realtà con misure più restrittive."
E' cosa nota che il Veneto, una delle regioni con più terapie intensive. attualmente non abbia un numero di medici e il personale altrettanto adeguato per farle funzionare: il Movimento pone con durezza l'accento sulla comunicazione ufficiale "eccessivamente tranquillizzante con il racconto del Covid che passa solo attraverso le trasmissioni quotidiane del presidente della Regione" e che implicitamente legittima i comportamenti scorretti dei cittadini, che non si rendono conto della realtà.
"Sperimentiamo tutti nella nostra quotidianità, quanto il virus si stia diffondendo in modo più capillare rispetto alla prima ondata ma ai cittadini viene detto: tranquilli, abbiamo terapie intensive e posti letto a iosa. Si pone l'accento sulla capacità di assistenza ma non sulla mitigazione della circolazione del contagio. I dati comunali non vengono diffusi e si continua a far credere che sia sufficiente aver un numero di posti letto maggiore di altre regioni, quando manca il personale sanitario in grado di presidiarle e gli obitori sono saturi.
Dalla stessa "centrale unica" arriva in questi giorni il tentativo di edulcorare il primato nazionale nella conta giornaliera dei contagiati." Articolo 1 raccoglie l'appello lanciato dal primario del pronto soccorso dell'Ospedale di Treviso secondo il quale la pressione sulla struttura permane preoccupante e, se il Natale non sarà gestito all'insegna della prudenza "si prepara una strage".
Covid Italia, 14.844 contagi e 846 morti: il bollettino | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso
Covid Italia, 14.844 contagi e 846 morti: il bollettino
15/12/2020 18:27 |
ITALIA - Sono 14.844 i nuovi contagi da Coronavirus resi noti oggi in Italia secondo i dati contenuti nel bollettino diffuso dal ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 846 morti, che portano il totale a 65.857 dall'inizio dell'emergenza legata alla pandemia. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 162.880 tamponi.
L'incremento più alto dei casi si registra in Veneto con 3.320 nuovi contagi, poi Lombardia (2.404), Emilia Romagna (1.238) e Lazio (1.159). Il totale degli attualmente positivi è di 667.303: 27.342 ricoverati con sintomi, 3.303 in terapia intensiva e 636.958 in isolamento domiciliare. I dimessi guariti sono in tutto 1.137.416, mentre sale a 1.870.576 il numero dei casi totali.
LOMBARDIA - Sono 2.404 i nuovi contagi da Coronavirus in Lombardia secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 114 morti.
LAZIO - Sono 1.159 i nuovi casi di Coronavirus nel Lazio, secondo il bollettino di oggi. Si registrano altri 83 morti. Calano i casi, i ricoveri e le terapie intensive e Roma città rimane sotto ai 600 casi (578). "Aumentano i decessi a conferma che il virus è una brutta bestia e bisogna mantenere alta l’attenzione", sottolinea l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. "Per Natale è necessario che vengano adottate subito misure omogenee nel paese", aggiunge.
CAMPANIA - Sono 647 i nuovi contagi da Coronavirus in Campania secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 50 morti. Diminuisce anche oggi il numero di pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva nella Regione. Sono stati 123, 7 in meno rispetto al dato di ieri.
TOSCANA - Sono 332 i nuovi contagi da Coronavirus in Toscana, secondo l'ultimo bollettino di oggi. Registrati anche altri 45 morti. Il totale dei positivi nella Regione da inizio epidemia è pari a 113.121 unità. I nuovi casi sono lo 0,3% in più rispetto al totale del giorno precedente. L'età media dei 332 casi odierni è di 46 anni circa (l’11% ha meno di 20 anni, il 30% tra 20 e 39 anni, il 30% tra 40 e 59 anni, il 20% tra 60 e 79 anni, il 9% ha 80 anni o più).
PUGLIA - Sono 1.023 i nuovi casi di Coronavirus in Puglia, secondo il bollettino di oggi. Si registrano altri 54 morti. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, fa sapere che sono stati effettuati 10.163 test per l'infezione da Covid-19 nelle ultime 24 ore. Dei 1.023 casi positivi, 367 sono in provincia di Bari, 122 in provincia di Brindisi, 104 nella provincia BAT, 145 in provincia di Foggia, 146 in provincia di Lecce, 129 in provincia di Taranto, 8 residenti fuori regione. Due i casi di provincia di residenza non nota.
SARDEGNA - Sono 231 i nuovi contagi da Coronavirus in Sardegna secondo il bollettino reso noto oggi. Da ieri sono stati registrati altri 12 morti. I decessi dall'inizio della pandemia sono ora 600. Le vittime sono residenti della Città Metropolitana di Cagliari (4), della provincia di Sassari (3), della provincia di Nuoro (3) e del Sud Sardegna (2). I tamponi in più eseguiti sono stati 3.604. I pazienti ricoverati in ospedale sono 570 (-10), 58 (+1) in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 14.756, 348 quelle in più guarite. Dei 26.737 casi positivi complessivamente accertati, 5.782 (+60) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 4.217 (+28) nel Sud Sardegna, 2.116 (+19) a Oristano, 5.272 (+48) a Nuoro, 9.350 (+76) a Sassari.
FRIULI - Sono 829 i nuovi casi da coronavirus in Friuli Venezia Giulia secondo l'ultimo bollettino di oggi. Registrati inoltre altri 26 morti. I nuovi contagi sono il 7,86 per cento dei 10.551 tamponi eseguiti. Ai 26 decessi segnalati oggi si aggiungono inoltre i 16 avvenuti a domicilio fra il 19 ottobre e il 9 dicembre e altri 10 nel periodo tra l'11 e il 13 dicembre. Scendono a 56 i pazienti in cura in terapia intensiva e diminuiscono anche i ricoverati in altri reparti, che oggi risultano essere 654. Lo ha comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi.
E adesso ci si mettono pure i Santi... del resto pare che per Natale rischiamo di ritrovarci tutti quanti in ZONA ROSSA... e forse non solo quella.
San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto: i precedenti del colera e del terremoto in Irpinia - Il Mattino.it
San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto: i precedenti del colera e del terremoto in Irpinia
Mercoledì 16 Dicembre 2020 di Alessio Esposito
Cosa succede quando il miracolo di San Gennaro non si compie? È questa la domanda che affolla le menti dei napoletani - credenti e non - nelle ultime ore, dopo che in mattinata il prodigio della liquefazione del sangue non si è ripetuto come previsto. È credenza popolare, ancora oggi molto sentita a Napoli, che il mancato scioglimento del sangue del Santo Patrono sia un segnale infausto, un presagio di imminenti sciagure. E i precedenti storici sono tutt'altro che incoraggianti: nel 1939 e nel 1940, in concomitanza dello scoppio della seconda guerra mondiale, il miracolo non si verificò. Il sangue non si sciolse anche nel settembre del 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli, e nel settembre del 1980, poco prima del terremoto dell'Irpinia che ebbe conseguenze drammatiche anche nel capoluogo partenopeo. Fra il sacro e il profano, i napoletani attendono ora le celebrazioni delle 16.30 e delle 18.30, gli ultimi due "slot utili" per San Gennaro. E far sì che questo 2020 non sia ancora più infausto di quanto non lo sia già stato.
Il miracolo di San Gennaro non si ripete (ancora), terzo tentativo...Napoli, il miracolo di San Gennaro non si ripete. «Il sangue non si è sciolto»
«Il miracolo laico»
Dei tre miracoli, la data del 16 dicembre è la ricorrenza meno conosciuta, rispetto a quella della processione del sabato che precede la prima domenica di maggio e quella canonica del 19 settembre. Si tramanda che il in quella data, nel 1631, una tremenda eruzione del Vesuvio stava seriamente minacciando di distruggere Napoli. La lava era ormai alle porte della città e stava per demolire i primi edifici, ma i napoletani si appellarono a San Gennaro, che da sempre protegge Napoli dalla potenza distruttrice del vulcano, portando in processione le ampolle del sangue con il busto del Santo Protettore al ponte dei Granili, il ponte della Maddalena. Il sangue si sciolse e il magma si arrestò improvvisamente risparmiando la città.
Viene chiamato anche il «miracolo laico» perché la cerimonia si svolge nella Cappella di San Gennaro, gestita dalla Deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata nel 1527 e presieduta dal sindaco di Napoli. Quest'anno le celebrazioni si svolgono eccezionalmente sull'altare maggiore del Duomo per garantire il distanziamento previsto dalle normative anti-Covid. I fedeli di San Gennaro, intanto, non perdono la speranza . «C'è tempo fino a stasera», spiegano, anche se l'annuncio dell'abate della Cappella monsignor Vincenzo De Gregorio, al termine della messa, ha spiazzato un po' tutti: «Quando abbiamo preso la teca dalla cassaforte - ha detto - il sangue era assolutamente solido e rimane assolutamente solido».
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POI, ci sarebbe anche da precisare la 'comparazione' con gli altri anni 'sfortunati' per mortalità. Spesso si sente dire che il 2015 ha avuto 54.000 morti in più dovuti alla polmonite, quindi si presume che sia una situazione 'normale' anche il 2020.
Ovviamente sono cazzate. Nel 2015 non pare proprio che vi fossero 260 medici morti e fino a 4.100 terapie intensive per 'polmoniti' attive in simultanea.
Però è vero che il 2015 e, poi, il 2017, sono stati anni terribili in termini di mortalità, forse anche perché comparati a quelli più 'lievi' che c'erano prima, nonché lo stesso 2016 che non fu così terribile.
Forse non è nemmeno un caso, che quei due anni ebbero delle estati terribili e tra le più calde registrate.
In ogni modo in cui si guardi a quelle annate, il dibattito è rimasto e le risposte latitano. Vediamo qualche argomentazione interessante.
In Italia nel 2015 sono morte 54mila persone in più (+9%). Ecco le possibili cause - Il Sole 24 ORE
In Italia nel 2015 sono morte 54mila persone in più (+9%). Ecco le possibili cause
–di Enrico Marro 25 febbraio 2016
Il rapporto Istat sugli indicatori demografici 2015 ha confermato le stime dei mesi scorsi: in Italia l’anno scorso i decessi hanno toccato quota 653mila, 54mila in più del 2014 (+9,1%). Con un tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, che è risultato il più alto dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità è concentrato tra gli anziani (75-95 anni). Come è stato possibile?
Invecchiamento popolazione e “posticipo dei decessi”
L’Istat spiega come, dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 sia in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014. «Il picco di mortalità del 2015 porta con sé significativi effetti strutturali, come l’analisi per età dimostrerebbe, vista la particolare concentrazione dell’incremento di mortalità nelle classi di età molto anziane - si legge nel report - . In secondo luogo, è accertato che il picco del 2015 rappresenti una risposta proporzionata e contraria alle diminuzioni di mortalità riscontrate nel 2013 e nel 2014 (effetto rimbalzo)». Le persone coinvolte dagli eventi, infatti, sono state quelle fisicamente più fragili, spiega ancora l’Istituto di statistica.
Un fenomeno europeo
Va poi chiarito che l’impennata dei decessi non è un fenomeno soltanto italiano. Marcantonio Caltabiano, ricercatore in Demografia presso l’Università di Messina, ha analizzato su Neodemos.info i dati di altri Paesi europei scoprendo che anche Francia, Spagna, Inghilterra e Galles hanno registrato un record di decessi degli ultimi anni. «In tutti e tre questi paesi il picco di decessi ha riguardato i mesi di gennaio, febbraio e marzo - spiega Caltabiano - . Inoltre in Francia c’è stato un rialzo anche nel mese di luglio, anche se meno accentuato rispetto a quello invernale». Quindi se di anomalia si tratta, è un’anomalia che ha interessato tutta l’Europa occidentale.
Picchi di mortalità in inverno e in estate
Tornando ai dati Istat, l’andamento dei decessi per mese nel 2015 evidenzia un costante incremento sul 2014, fatta eccezione per il mese di maggio. La variazione relativa è particolarmente accentuata nei mesi freddi e caldi. In particolare nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si riscontrano incrementi rispettivamente del 10,4%, 18,9% e 14%. Nei mesi estivi, invece, l’incremento è del 20,3% a luglio e del 13,3% ad agosto. La variazione del numero di decessi mensili dal luglio 2010 mostra infatti tre maggiori discrepanze rispetto al loro normale andamento, nota sempre su Neodemos.info Alberto Oliva, ricercatore in fisica astro-particellare presso il Cern di Ginevra: una eccedenza nell’inverno del 2011-2012, una seconda eccedenza nell’inverno 2014/2015, e un picco pronunciato nel luglio del 2015. Ci sta: l’inverno 2011/12 è stato straordinariamente freddo, così come l’estate 2015 ha fatto registrare temperature infernali.
L’ondata di calore estiva
L’estate 2015 in effetti è stata infernale: secondo lo statunitense Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) il mese di luglio, in particolare, si è rivelato il più torrido da 136 anni. In Italia le temperature sono state fino a 4°C superiori ai valori di riferimento, con picchi di 41°C. «La quota di mortalità attribuibile alle ondate di calore del luglio 2015 pare sufficiente a spiegare l’unica variazione statisticamente significativa in eccesso nella serie temporale tra il 2011 e il 2015», spiega Giuseppe Costa, docente di Igiene presso l’Università di Torino e direttore del servizio di riferimento regionale per l’epidemiologia del Piemonte.
Ma l’inverno 2014-15 non era stato freddo: e allora?
Più difficile capire cos’è accaduto nell’inverno scorso. L’Ons, istituto di statistica inglese, ha pubblicato una nota che mostra come l’eccesso di morti, simile a quello registrato in Italia, non sia riconducibile alla temperatura, dato che l’inverno 2014/2015 è stato relativamente mite. Nel nostro Paese la temperatura media del gennaio 2015 è stata pari a 6,6°, è stata identica alla media dei mesi di gennaio dei quattro anni precedenti. E allora come si spiega il picco di mortalità?
L’influenza killer
La ragione quindi non è il freddo, ma potrebbe essere rappresentata dall'influenza. «Nella stagione influenzale del 2014/2015 si ritiene che ci sia stato l’utilizzo di un vaccino anti-influenzale a bassa efficacia (25%, fonte: Ecdc) - spiega ancora Oliva su Neodemos.info - dovuto a una mutazione del virus stagionale che ha reso i vaccini preparati meno efficienti». Per vari motivi, si è registrato anche un crollo della copertura vaccinale proprio in Italia (scesa al di sotto del 50% per la popolazione oltre i 65 anni, come attestano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità). «Questi due fattori rendono l’ipotesi di un “effetto virale” molto plausibile», conclude Oliva, anche sulla base dell’analisi dei dati virologici distribuiti dal sistema di monitoraggio dell’influenza europea Eisn.
Qui ci sono due documenti che ne parlano, a dire il vero sarebbero anche di più, ma ne metto questo paio, il resto è comunque qui:
Aumento di mortalità nel 2015? Prudenza nell’interpretazione (iss.it)
C_27_MAIN_page_1046_listaFile_List11_itemName_2_file.pdf (ccm-network.it)
La popolazione dei sopravviventi Il numero assoluto di decessi dipende dalla probabilità di morte ma anche, ovviamente, dal numero di sopravviventi a rischio di morire Analizzando le popolazioni pubblicate da Istat, rispetto al 1/1/2009 nell’ 1/1/2015 c’erano quasi 1,8 milioni di abitanti in più e quasi 250 mila con 90 anni o più. E’ chiaro che è scorretto confrontare i numeri assoluti di decessi se non li si rapporta alle popolazioni da cui sono originati. In particolare si osservi che dal 2009 i novantenni e più sono aumentati nelle seguenti proporzioni: Nel 2015 cioè ci sono stati più del 37% dei novantenni in più rispetto al 2009; e considerando che grossolanamente la probabilità annua di morire di un novantenne è all’incirca il 90%, dal 2009 al 2015 ci sarebbe un incremento di decessi attesi per questa sola classe di età di circa cinquantamila unità.
L’Istat stima che nel 2015 ci siano stati 310.000 decessi nei maschi e 343.000 decessi nelle femmine; questa stima deriva dalla somma dei decessi rilevati da gennaio a settembre e di quelli ipotizzati da ottobre a dicembre; questa stima molto probabilmente risulterà simile anche quando si avranno i dati degli ultimi tre mesi del 2015. Esaminando la figura 4 e la successiva tabella si può osservare come le differenze siano minori di quanto ci si aspetterebbe di osservare guardando i numeri assoluti di decessi in quanto tra i vari anni la popolazione è aumentata e soprattutto è cambiata la struttura nell’età 90+ a causa del transito della coorte 1917-1920 che aveva subito una forte denatalità come già prima spiegato. Figura 5 : differenza tra decessi osservati ed attesi nel 2015 Le differenza tra il valore osservato (e in parte ipotizzato) del 2015 e gli attesi con le probabilità degli anni precedenti mostra una differenza importante con il 2014 ed il 2013 e differenze minori per il 2010– 012 e addirittura negativa per il 2009 come evidenziato in figura 5. Si noti che considerando solo i maschi risulta che i decessi del 2015 sarebbero inferiori sia a quelli del 2009 che a quelli del 2010 mentre le femmine sono sempre maggiori nel 2015. In conclusione si dovrebbe poter ipotizzare che nel 2015 non siano morti più di 10.000/20.000 soggetti che negli anni 2009 – 2012, mentre rispetto agli anni 2013-2014 le differenze sono molto maggiori e si potrebbe anche ipotizzare che la bassa mortalità di questi due anni, risparmiando i decessi, abbia però prodotto un aumento del numero di soggetti a maggior rischio di morire negli anni successivi. Sembrerebbe anche che la mortalità sia diminuita quasi costantemente dal 2009 al 2014 per poi ritornare nel 2005 ad essere simile a quella dell’inizio del quinquennio precedente. E’ difficile quindi stabilire con esattezza quanti decessi realmente possono considerarsi prodotti da un aumento di rischio nel 2015, ma non pare del tutto errato ipotizzare che questi siano dell’ordine dei 15.000, cioè praticamente 1/4 della differenza del numero assoluto di decessi osservati nel 2015 e nel 2014.
Quali conclusioni? Si può perciò concludere dicendo che il 2015 sicuramente è stato un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014. Non si dovrebbe di molto sbagliare dicendo che l’incremento del rischio dovrebbe aver prodotto all’incirca 15.000 decessi in più dell’attesa calcolata sul quinquennio precedente; gli altri decessi in più dovrebbero poter essere spiegati dalla diversa popolazione che negli anni si è incrementata e soprattutto ha portato verso il 2015 molti più novantenni di quelli che c’erano cinque anni prima in cui compivano i novantanni i nati nelle coorti 1917-1920 che erano state molto esigue di natalità, e dal decesso di soggetti che avevano evitato la morte nel 2013 e nel 2014 ma non potevano ormai evitarla nel 2015. Dei 15.000 decessi in più sarebbe però importante saperne le cause che ipoteticamente sarebbero da dividere tra l’ondata di calore del luglio 2015 e l’epidemia influenzale dell’inverno 2015 che anche a livello europeo aveva prodotto un incremento di decessi. Per approfondire questi elementi saranno necessari studi ad hoc e non basteranno le analisi sui dati correnti. Da altri studi eseguiti a livello regionale, ed in particolare in Piemonte e in Emilia Romagna, non sembra peraltro confermato il sospetto del ruolo della crisi economica e della minor assistenza da parte del SSN come possibili spiegazioni della crescita dei rischio di mortalità. Infine non sembra fuori luogo osservare che da questa esperienza se ne devono trarre delle indicazioni per come organizzare in futuro i sistemi di monitoraggio perché non deve più accadere che ci si accorga dopo un anno che si sono verificati un 10% in più di decessi e che poi ne sia seguita una grande difficoltà ad interpretare l’accaduto, difficoltà che ha purtroppo permesso il diffondersi di annunci allarmistici quasi che ci si trovasse davanti ad una strage simile a quella osservata durante la prima guerra mondiale!
AUMENTO DEL NUMERO DI DECESSI IN ITALIA ANNO 2015 (ccm-network.it)
AUMENTO DEI DECESSI IN ITALIA ANNO 2015 (documento del 29/02/2016)
Introduzione L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) nel bilancio demografico provvisorio, pubblicato a fine dicembre dell’anno scorso, ha segnalato un aumento dei decessi nei primi otto mesi del 2015 (gennaio-agosto) di 45mila morti rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, con un incremento stimato dell’11,3%. Il 19 febbraio 2016 l’Istat, ha poi pubblicato un nuovo rapporto sull’andamento dei morti per mese, riferito a tutto l’anno 2015, che ha stimato circa 653 mila decessi, ben 54 mila in più rispetto al 2014 (+9,1%). La variazione relativa è particolarmente accentuata nei mesi invernali ed estivi.
Per fare maggiore chiarezza su quanto è accaduto nel 2015, considerata l’estrema importanza del tema e le sue ricadute in termini di politiche di sanità pubblica, il Ministero della Salute ha convocato a inizio anno 2016, presso la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, un gruppo di ricercatori ed esperti nazionali e rappresentanti di diverse istituzioni (Ministero della Salute, ISS, Agenas, Regioni, e Dipartimento di Epidemiologia del S.S.R. del Lazio) con il compito di effettuare una prima analisi critica sul fenomeno dell’eccesso di mortalità del 2015, sulle cause plausibili ed eventuali indicazioni per la programmazione. Questo documento fornisce una sintesi delle prime valutazioni e conclusioni del GL sull’incremento di mortalità del 2015, rimandando ogni ulteriore approfondimento ai contributi tecnici, disponibili in allegato.
Ipotesi plausibili riguardo i possibili determinanti degli eccessi osservati - Fattori meteorologici (basse ed elevate temperature) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), sono le concause dell’eccesso osservato e spiegano la variabilità stagionale e interannuale della mortalità soprattutto nella popolazione molto anziana. Confrontando i dati mensili del 2015 con il riferimento si osservano eccessi più elevati nei mesi di gennaio (+16%), febbraio (+16%) e nel mese di luglio (+23%).
Da notare che il 2014 ha valori inferiori al riferimento per gran parte dell’anno ed in particolare a gennaio, febbraio e nei mesi estivi (giugno-agosto) e pertanto il confronto con questo anno evidenzia per il 2015 eccessi di mortalità ancora più elevati.
In un’analisi di sensibilità è stato stimato un trend in aumento del tasso annuale di mortalità negli ultimi 20 anni in Italia pari a +0.5% decessi/anno (Fonte: elaborazione su dati ISTAT). Sulla base di questa stima l’eccesso osservato complessivamente nel 2015 si ridurrebbe circa del 2% (dall’11% al 9%). Invece, l’analisi di sensibilità che teneva conto dell’incremento della popolazione anziana riporta un eccesso complessivo del 6%.
L’analisi dei tassi standardizzati per mese e per classi di età nelle 32 città evidenzia nell’inverno 2015 un picco di mortalità nei mesi di gennaio-febbraio. Analogamente il Regno Unito e altri 13 paesi Europei (Network EuroMOMO attivo in 26 paesi europei) hanno notificato un incremento della mortalità durante l’inverno 2014-2015, correlabile alle caratteristiche dell’epidemia influenzale 2014-2015; occorre però tener conto che nel resto d’Europa ha circolato soprattutto il virus H3N2 “driftato” mentre in Italia hanno circolato sia H1N1pdm09 che H3N2. -
I dati del Sistema di sorveglianza dell’ISS, INFLUNET confermano un possibile ruolo dell’epidemia influenzale. In Italia, come in altri paesi europei, gli eccessi di mortalità osservati nella popolazione molto anziana potrebbero essere correlati alla presenza di ceppi influenzali per cui il vaccino aveva una minore efficacia (ceppo dominante: A/H3N2). È noto che questa variante virale ha un maggiore impatto nelle popolazioni anziane. Da sottolineare che nel nostro Paese negli ultimi anni si è registrato un calo della copertura vaccinale, che è ben al di sotto degli standard raccomandati, fattore che può avere avuto un ruolo nella elevata mortalità della popolazione anziana nell’inverno 2015. In totale, nella stagione 2014/2015, sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi da influenza confermata da 19 regioni e province autonome. Dopo la stagione pandemica 2009/10 (che ha fatto registrare 592 casi gravi e 204 decessi) questa stagione ha registrato il maggior numero di casi gravi e decessi superando anche la stagione post-pandemica 2010/11 (con 421 casi e 162 decessi); il 78% dei casi gravi, ed il 91% dei decessi segnalati al sistema nella stagione 2014/15, presentava almeno una patologia cronica preesistente per la quale la vaccinazione antinfluenzale viene raccomandata (solo il 7,6% dei casi gravi segnalati al sistema aveva effettuato il vaccino antinfluenzale stagionale); a livello nazionale la copertura vaccinale nella categoria degli ultrasessantacinquenni è stata pari a 48,6%, con un massimo registrato nella regione Umbria (61,8%) ed un minimo nella Provincia Autonoma di Bolzano (36,6%); occorre segnalare che la copertura vaccinale negli ultrasessantacinquenni è passata dal 55,4%, della stagione 2013-2014, al 48,6% della stagione 2014/2015 con un calo, a livello nazionale, del 12,3%.
Il calo delle coperture è generalizzato in tutte le Regioni italiane con un minimo in Lombardia (4,7%) e un massimo in Abruzzo (29,40%) ( “L’impatto della stagione influenzale 2014/2015 in Italia” C. Rizzo e A. Bella, ISS). Allegato 3 - L’incremento di mortalità invernale non sembra correlabile ad altri fattori di rischio come le basse temperature o all'inquinamento atmosferico, entrambi i fattori in linea con i valori di riferimento nella maggior parte delle città italiane. Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, un’analisi condotta da ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del S.S.R. del Lazio, esamina l’andamento giornaliero delle concentrazioni di PM10 e stima gli eventuali effetti sulla salute umana nella città di Roma durante il mese di dicembre 2015. Dallo studio emerge che a dicembre 2015, a Roma, soltanto in 3 giorni si sono registrati valori di concentrazione di PM10 più bassi dei limiti di legge (50 μg/m3 ). In questo periodo sono stati stimati 26 decessi, 20 ricoveri e 30 accessi al Pronto soccorso per cause cardiorespiratorie attribuibili all’esposizione a PM10 al di sopra dei limiti di legge. ( “Rapporto tecnico su Inquinamento atmosferico ed effetti sulla salute a Roma nel mese di dicembre 2015, a cura del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio). Allegato 4 - Per quanto riguarda l’estate 2015, l’incremento di mortalità è attribuibile alle ondate di calore di luglio che sono state molto intense e di lunga durata, in particolare nelle città del Centro-Nord, con eccessi di mortalità compresi tra +15% e +55%.
I risultati confermano complessivamente una mortalità superiore all’atteso pari a +10%. Il sistema di allarme nelle 32 città ha evidenziato che si sono verificati oltre 20 giorni di condizioni di rischio elevato (livello 2 e 3 del sistema di allarme, con valori di temperatura anche di 4°C superiori alla media stagionale e con picchi di temperatura oltre i 40°C in molte città). (Progetto CCM Ministero Salute - Rapporto Ondata di calore 1–18 luglio 2015; Rapporto estate 2015). Allegato 5 -
I dati del Sistema Informativo della Mortalità del Comune di Roma, per cui sono disponibili le cause di decesso, hanno evidenziato che l’incremento invernale è stato a carico della popolazione molto anziana (85+ anni), per cause cardiovascolari e respiratorie, mentre nell’estate 2015 l’incremento ha riguardato anche la classe di età 35-64 anni. Da alcuni studi eseguiti a livello regionale, ed in particolare in Piemonte e in Emilia Romagna, non appare confermato il sospetto del ruolo della crisi economica e della minor assistenza erogata da parte del SSN come possibili spiegazioni dell’incremento dei rischi di mortalità nella popolazione italiana. Infatti, sarebbe difficile dimostrare che la crisi e l’austerità, che hanno colpito le condizioni di vita degli italiani tra il 2012 e il 2014 più che in ogni altro periodo dal dopoguerra ad oggi, abbiano contribuito a migliorare in modo significativo la mortalità nel 2014, anno di maggiore severità della crisi, per poi invertire la tendenza e 4 peggiorare la salute della popolazione fino ad aumentare persino il rischio di morte. (“Costa G, Migliardi A, Alesina M et al. L’eccesso di mortalità nel 2015, fatti e spiegazioni dei dati piemontesi - EpiCentro 2015. http://www.epicentro.iss.it/problemi/mortalita/pdf/EccessoMortalità2015Piemonte.pdf”).
In sintesi Sulla base di quanto evidenziato si può concludere che il 2015 è stato sicuramente un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014. I dati del SiSMG, in linea con quelli dell’ISTAT, confermano un incremento del numero di decessi nel 2015, attribuibile in primo luogo al progressivo incremento della popolazione anziana e, verosimilmente, al ruolo svolto da fenomeni demografici, riconducibili alle coorti di nati tra la prima guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. L’analisi dei tassi di mortalità, standardizzati per età e stratificati per classi di età decennali, evidenzia che complessivamente il tasso di mortalità del 2015 è stato in linea con il valore medio dei cinque anni precedenti (2009-2013) ma significativamente più elevato di quello osservato nei due anni precedenti (2013 e nel 2014). (“Ragionando sui decessi del 2015. Osservazioni di Agenas, Cislaghi et al). Allegato 2 L’analisi stagionale conferma un incremento di mortalità nei mesi di gennaio e febbraio a carico della popolazione molto anziana (+85 anni) per cause cardiovascolari e respiratorie (come risulta dalle analisi delle 32 città, che tiene conto dei tassi standardizzati per età, nonchè indagini condotte a livello locale (es. Lazio e Piemonte) che hanno evidenziato eccessi per cause respiratorie.
L’elevata mortalità della stagione invernale è associata ai periodi di epidemia influenzale, mentre non sembra essere correlabile alle temperature in quanto esse sono state in linea con i livelli stagionali.
L’elevata mortalità estiva è stata associata all’ondata di calore di forte intensità e durata che ha caratterizzato luglio ed agosto 2015 e che ha determinato eccessi di mortalità anche in altri paesi europei, come la Francia, Spagna, Svizzera, Belgio e Olanda. Posto che per meglio comprendere il fenomeno dell’incremento della mortalità sarà utile poter disporre delle cause dei decessi osservati, si può concludere che le valutazioni degli esperti e le indagini fino ad ora condotte concordano sull’ipotesi che fattori meteorologici (temperatura ambientale) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), siano state le concause dell’incremento di mortalità osservato nel 2015 e spiegano la variabilità stagionale e interannuale della mortalità soprattutto nella popolazione molto anziana. Il 2015 sicuramente è stato un anno di mortalità elevata ma non dell’ampiezza che potrebbe risultare dalla sola analisi del numero di decessi del 2015 e del 2014: il forte incremento della mortalità in termini assoluti, è ridimensionato dall'analisi dei tassi standardizzati per età. Non sembra peraltro confermato il sospetto del ruolo svolto dalla crisi economica e dalla minor qualità dell’assistenza da parte del SSN come possibili concause dell’incremento del rischio di mortalità.
Istat: decessi record nel 2017 speranza di vita verso il calo - Il Mattino.it
Istat: decessi record nel 2017 speranza di vita verso il calo
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Mercoledì 1 Novembre 2017 di Marco Esposito
Mai così poche culle. E mai così tanti decessi. Il 2017 si prospetta come l'anno nero della demografia italiana, tale da ribaltare la tendenza all'innalzamento dell'età per la pensione, almeno secondo il report del primo semestre comunicato ieri dall'Istat con l'aggiornamento a giugno del «bilancio demografico mensile». Le nascite, in linea con il trend di flessione, sono state in sei mesi 219.976, circa 1.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma a fare impressione è l'impennata del numero di morti: nel primo semestre dell'anno in corso sono deceduti 343.420 italiani, cioè 28 mila in più rispetto ai 314.692 del medesimo periodo del 2016, pari a un incremento dell'8,8%. Battuto anche l'anno record della mortalità italiana, il 2015, quando i morti nel periodo gennaio-giugno furono 339.479, un dato clamoroso che portò, nel saldo di fine anno, 647.571 decessi registrati e il calo della speranza di vita in Italia.
Il 2016, è notizia di pochi giorni fa, si è chiuso con un numero di morti sceso a 615.261, per cui la speranza di vita è tornata a crescere. Una notizia positiva che però ha come contraccolpo l'aumento dell'età per la pensione, che dal primo gennaio del 2019 salirà a 67 anni, contro i 66 anni e sette mesi attuali. Un automatismo che fa discutere, sia perché riduce le prospettive d'ingresso nel mondo del lavoro per i più giovani, sia perché l'aumento della speranza di vita non appare una tendenza così scontata dopo la battuta d'arresto del 2015. E i dati snocciolati ieri dall'Istat (in forma grezza, senza comunicato stampa) confermano i dubbi di chi invita a una riflessione prima di far scattare l'aumento a 67 anni dell'età per la pensione di vecchiaia.
Tra i critici dell'aumento automatico c'è il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, esponente dell'ala sinistra del Pd. «Il dato dell'Istat sul periodo gennaio-giugno 2017 conferma la mia tesi - dice al Mattino - purtroppo la crescita della povertà e delle diseguaglianze costringe le persone a curarsi meno. Esce rafforzata la mia richiesta al premier Paolo Gentiloni di spostare a giugno del 2018 la decisione sull'età per la pensione. Dobbiamo recuperare i dati sulla diversa aspettativa di vita in base alla tipologia del lavoro».
Il presidente dell'Inps Tito Boeri, però, ha stimato in 141 miliardi il costo in dieci anni del mancato adeguamento a 67 anni dell'età per la pensione di vecchiaia. «Il dato di Boeri è destituito di fondamento - accusa Damiano - perché nessuno ha mai proposto un blocco per sempre dell'età della pensione. Piuttosto l'Inps fornisca al Parlamento i conti di dettaglio per fare calcoli scientifici sull'aspettativa di vita per tipologia di attività. Stiamo aspettando questi dati dal gennaio del 2015». Il rinvio a giugno 2018 della decisione sull'età per la pensione permetterebbe di avere maggiori informazioni statistiche ma anche, inutile nascondersi, consentirebbe di superare la tornata elettorale delle politiche del marzo-aprile 2018.
Tornando al bilancio demografico, è impressionante l'allargarsi del «saldo naturale» negativo, raddoppiato in pochi anni. Il saldo naturale è la differenza tra nascite e decessi in un determinato periodo. Se si confronta il semestre gennaio-giugno degli anni successivi al censimento del 2011 - come rappresentato nel grafico in pagina - balza all'occhio il 2015 dove a causa dell'impennata di decessi, giudicata finora un picco legato a peculiarità climatiche, il saldo negativo ha superato le 100mila unità, contro le 60-70mila degli anni precedenti. Nel 2016 la forbice si è ridotta poco sopra le 90 mila unità mentre nel 2017 c'è stata una nuova e ancora più impressionante impennata, con i morti che hanno superato di oltre 120mila unità le nascite. In pratica è come se ogni mese sparisse dall'Italia una città di 20mila abitanti.
Il saldo naturale, però, può essere bilanciato dal saldo migratorio, quando cioè gli arrivi in un determinato territorio superano le cancellazioni dall'anagrafe. Questo però in Italia non accade da tempo. L'ultimo mese in cui il saldo migratorio (positivo) ha bilanciato il saldo naturale (negativo) è stato nel novembre 2016. Nel 2017 in tutti e sei i mesi finora censiti dall'Istat gli ingressi in Italia non sono stati sufficienti a bilanciare il calo demografico naturale. Il risultato è che la popolazione in Italia è in calo: il primo gennaio del 2017 in Italia eravamo - stranieri regolarmente residenti compresi - 60.589.445. Dopo sei mesi, al 30 giugno 2017, la popolazione residente in Italia era di 60.507.590 persone. In sei mesi siamo diventati 81.555 in meno. In pratica è come se fosse sparita dalla penisola una città grande come Varese o, per restare in Campania, popolosa come Pozzuoli.Ultimo aggiornamento: 20:32
Foster
2017-11-04 18:22:56
Sarà contenta la signora Lagarde, presidente del fondo monetario internazionale; secondo lei, in Occidente si vivrebbe troppo a lungo (vi ricordate la sua dichiarazione?).
Yuri Dobrovic
2017-11-04 17:43:58
E per forza;se sottrai 5 miliardi di euri alla spesa sociale e alla sanità per spenderli per immigrati clandestini, è ovvio che la gente muore. E non dite che è qualunquismo perchè è la verità.Le risorse sono limitate e se una parte cospicvua se ne va per dare sussistenza a giovani di venti anni e a minori allorchè falsi, gente che starebbe bene a lavorare nei loro paesi, è chiaro che perl'anziano, il debole ,gli ospedali , rimane poco . e la gente muore.
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Ce ne sarebbero tante da dire anche su queste spiegazioni. Purtroppo non sappiamo davvero quanto abbiano inciso i vari fattori, a parte che sia il 2015 che il 2017 sono stati anni con estati caldissime, mentre d'inverno c'é stata sì l'influenza, ma quanta e con quale letalità? Se ho capito bene, nel 2015 si parlava di meno di 200 morti... saranno un pò pochi rispetto al totale di 54.000 morti in più del normale?
E poi, quanto del taglio allo stato sociale ha inciso durante questi anni?
Ma del resto, non è certo solo in quegli anni che ha fatto caldo o che ci sono stati tagli rilevanti ai fondi sociali.
IN ogni caso, queste cifre impallidiscono rispetto a quelle di quest'anno, che indubbiamente, sta eliminando ogni record dal 1944 in poi.
Tavola decessi per 7.903 comuni (istat.it)
Dai dati di cui sopra, si è visto che l'eccesso di mortalità ESISTE ED E' MOLTO FORTE.
MEDIA 2015-2019 dei mesi di marzo/settembre, totale 7 mesi: 358.894 morti. TOTALE 2020: 410.899. + 52.200 circa (oltre il 11%).
Ora, uno potrebbe giustamente chiedersi quanto questo possa significare nel totale generale della mortalità annuale, visto che dopotutto, mancano solo 3 mesi.
Io non so di preciso cosa rispondere in merito.
Però posso aiutarmi con i totali che ho reperito (e che sono anche citati negli articoli sopra) nelle varie fonti:
-2015: 647.571 --primi 6 mesi -339.479 (record)
-2016: 615.261 --primi 6 mesi -314.692
-2017: 649.061 --primi 6 mesi -343.420 (record)
-2018: 633.133 --?
-2019: 634.432 --?
-2020: ? --primi 6 mesi - 373.479 (n.record)
Media primi 6 mesi 2015-2019: 335.034.
Media 2015-19 primi 8 mesi: 438.000.
Primi 8 mesi 2020: ------------475.000.
I primi 8 mesi segnano un +8%, ma i primi 6 sono stati sul piede del +11%. E questo senza considerare che l'epidemia è iniziata ufficialmente da fine febbraio, perché i primi due mesi dell'anno avevano una mortalità inferiore rispetto a quella della media. Così come maggio.
Il lato 'positivo' della pandemia
Nel mentre Bassetti, da par suo, non smette mai di darsi le pacche sulle spalle da solo.
Prima se ne esce con questo post delirante, in cui afferma che al suo ospedale hanno dimezzato il numero dei morti (in %) da Coviddi.
Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo
12 dicembre alle ore 12:39 ·
Presso il reparto di malattie infettive del
Ospedale Policlinico San Martino
di Genova la mortalità durante la seconda ondata dei pazienti ricoverati per covid si è più che dimezzata. I dati raccolti in questi mesi dalle dottoresse Dentone e Pontunato, permettono di fare un confronto tra la prima e la seconda ondata, e le differenze sono evidenti.
Presi in esame due periodi, dal 24 febbraio al 30 maggio e dal 30 agosto al 30 novembre, che hanno visto “passare” in reparto rispettivamente 285 e 261 pazienti, con un’età media di 68 e 66 anni. Nel primo caso la mortalità ospedaliera è arrivata al 21%, mentre nei tre mesi appena trascorsi si è “fermata” al 10%, con, rispettivamente, 60 decessi contro 27. Dati che dimostrano l’efficacia delle cure che stiamo utilizzando: cortisone, remdesivir e antibiotici. La durata di positività media del tampone per SarsCoV-2 è scesa da 11 giorni a 9. Vorrei sottolineare come nella prima ondata il trattamento con il remdesivir ha interessato il 2% (7) dei pazienti che avevamo in cura, nella seconda ondata la percentuale di trattamento è arrivata al 38% (99 pazienti) segno che anche questo farmaco insieme a tutti gli altri presidi ha influito su questi dati.
Dati incoraggianti, ma dobbiamo fare ancora di più per miglioraci ancora.
Grazie a tutto il gruppo che lavora incessantemente sul Covid da oltre 10 mesi.
Ovviamente, nessun commento sui tanti suoi colleghi morti o ammalatisi nel frattempo che lui 'salvava' la Liguria.
Poi oggi se ne esce facendo pure il simpatico (e purtroppo, con mia sorpresa, c'é ancora gente che gli crede, malgrado la legnata che ha ricevuto quando si è dichiarato a favore dei vaccini).
Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo
9 h ·
Giusto per ridere un pò in un periodo difficile.....
Ecco la pagella di Leggo agli esperti di COVID o presunti tali
Io ho ottenuto 8.5.
Per chi pensa che farò politica.
Mi piace il mio lavoro e continuerò a fare il medico infettivologo e il professore universitario.
Infatti, la colpa è di chi lo lascia lì invece di cacciarlo via.
Ma poi dove sarebbe tutta 'sta ragione nel gloriarsi del voto?
Virologi show: le pagelle televisive degli esperti del Covid. Promossi Pregliasco e Viola, Galli Cassandra, Bassetti pronto per la politica (leggo.it)
Virologi show: le pagelle televisive degli esperti del Covid.
Promossi Pregliasco e Viola, Galli "Cassandra", Bassetti pronto per la politica
FABRIZIO PREGLIASCO 10 - È il Pirlo (il Pirlo giocatore, eh) dei virologi. Serafico, tranquillizzante, sembra che nulla lo allarmi e grazie a questo riesce a trasmettere un senso di serenità in chi lo ascolta. Tra i suoi colleghi è sicuramente tra i più coerenti: mentre c'era chi cambiava tesi ogni venti giorni, lui è riuscito a mantenere dritta la barra della propria comunicazione.
ANTONELLA VIOLA 10 - Ha capito perfettamente come si comunica in tv: netta, senza se e senza ma, e sempre con una punta polemica che colpisce e fa riflettere. Un altro volto rassicurante è l'immunologo Alberto Mantovani. Sa spiegare i concetti in maniera semplice. Alla Piero Angela per intenderci. E da nonno sa farsi apprezzare anche dai più giovani.
MATTEO BASSETTI 8,5 - Si è creato un personaggio, ha catalizzato una parte del Paese. Abbastanza furbo da strappare consensi in tv, sia da chi lo invita sia da chi lo guarda. Andando indietro nei mesi si scopre che qualche incongruenza nel suo credo c'è stata. Certo se scendesse in politica, se la giocherebbe con i migliori in fatto di capacità di stare in video. Ma (per ora) fa il virologo.
ANDREA CRISANTI 8 - Sarà pure un po' troppo istintivo e fumino, tuttavia riesce a fare breccia tra i telespettatori. Non a caso vanta la percentuale di share più alta tra i virologi in tv. Come indice di coerenza è un po' indietro, come quasi tutti. Ma il suo controcanto è un'arma efficace.
ROBERTO BURIONI 7.5 Che sia preparatissimo lo sappiamo tutti. Il mezzo punto in più lo guadagna grazie alla sua chiarezza di esposizione. Alcune sue lezioni a Che Tempo che Fa da Fabio Fazio sono dei piccoli cult della televisione. Il maestro Manzi della virologia. Difetti? Si, sui social esagera a bacchettare gli utenti, e finisce per risultare spesso poco simpatico, facendo in questo modo il gioco dei suoi nemici: i no vax.
ILARIA CAPUA 7 Autorevole e preparata, risulta però troppo spesso fredda e distaccata. Manca di empatia e questo in televisione si percepisce. Sembra uno di quei medici con cui abbiamo qualche volta a che fare: bravissimi, ma glaciali nell'esposizione. Potrebbe dire qualsiasi cosa, dalla più bella alla più drammatica, senza cambiare tono di voce.
FRANCESCO VAIA 6,5 - Bravo e coraggioso. Non ha paura ad andare controcorrente. Come quando ha proposto di spalmare l'apertura dei negozi su un orario più ampio possibile, proprio per evitare che i clienti si assembrassero nei punti vendita. Non sempre a suo agio davanti alle telecamere, cosa che paga, restando anonimo. Peccato.
MASSIMO GALLI 6 - Si è guadagnato tra gli addetti ai lavori il soprannome di Cassandra. Non è in dubbio la sua preparazione o la sua coerenza, ma la sua capacità comunicativa. Gli avvertimenti, le raccomandazioni e le preoccupazioni vanno sapute comunicare, altrimenti una parte di pubblico potrebbe respingerle, scegliendo di non ascoltarle.
ALBERTO ZANGRILLO 5 - Alcune sue certezze troppo sopra le righe gli hanno fatto perdere sicurezza. E il pubblico lo percepisce. La sua uscita sull'estinzione del virus alla fine della prima ondata è indimenticabile. Forse l'ha fatto perché con pazienti come Berlusconi e Briatore l'ottimismo è d'obbligo. Ma soprattutto in tempi di emergenza c'è da rimanere con i piedi per terra.
VALERIA CAGNO 4 - Floris su La7 ha mostrato coraggio nel gettarla nella mischia. Ma la giovane ricercatrice dell'Università di Ginevra sembra che ce l'abbia con il mondo. Spesso traspare un'arroganza che la rende respingente e inutilmente aggressiva. Insomma controproducente. Sempre da Floris molto brava è invece la divulgatrice Barbara Gallavotti.
MARIA RITA GISMONDO 4 - Vanta il peggiore indice di coerenza. Ne ha dette talmente tante, per poi nelle ospitate a seguire cambiare la versione. Spesso facendo un triplice salto carpiato con avvitamento degno del miglior Klaus Di Biasi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Dicembre 2020, 18:59
Sulla CAPUA: che questa fosse una pescivendola diventata non si sa come scienziata lo avevo capito a marzo, quando diceva che il COVID in Italia aveva fatto 2 morti (e non era inizio marzo, era la seconda metà), sempre da YT vedo anche l'ulteriore vaccata che ha pronunciato: che l'influenza è peggio del COVID, perché, dice la furbona, fa comunque molti danni pur essendovi un vaccino.
Ilaria Capua: “Covid meno grave dell’influenza” – Imola Oggi
PS il video è stato prontamente rimosso, anzi l'account Twitter è stato disabilitato. Però l'aveva detto eccome. 'chiedo a tutti quelli che non si vaccinano per l'influenza, che è una malattia meno grave dell'influenza, e perché lo dico, perché per l'influenza abbiamo il vaccino, per il coronavirus no'. 'l'influenza è una malattia che provoca una tempesta di citochine in tantissimi invididui, il sars-cov-2 provoca la tempesta solo in pochissimi individui'.
Ancora su YT c'é un video in cui lei (il 27-2-20) diceva che: (47) Coronavirus, la virologa Ilaria Capua: "Questo virus è stato sopravvalutato" - YouTube
Coronavirus, la virologa Ilaria Capua: "Ci sono 6 vittime che avevano problemi di salute e circa 200 persone che hanno sintomi lievi. Questi numeri dovrebbero tranquillizzare"
Il primo commento che si trova, in effetti, sotto al video è questo:
mammut andrea8 months ago
Complimenti, 11 aprile 19mila morti!!! Che grande capacita' sta tizia
Vns workshop8 months ago
Patrie Galere subito... A oggi decine di migliaia di morti, Bergamo e Brescia devastate e 60.000.000 di italiani chiusi in casa. E lei ancora oggi gira le TV ,vlogger, radio. Per la coscienza io avrei preso Il primo aereo per l Italia e sarei andato a dare una mano in ospedale nelle zone Piu colpite. Quando di trattava di lasciare l Italia per interessi e accuse (traffico di virus...niente di che) é scappata immediatamente. Vergogna..sparisci. Chi di dovrebbe consigliare??? Invece tanta ammirazione agli onesti,come il dott. Palu di Padova,ultimo baluardo della medicina storica in Italia. Lui al contrario diceva "é in virus pandemico come é stata peste etc etc" Il 28 febbraio..
(NdA: per la precisione, anche Palu è apparentemente rincretinito, tanto che ha negato la caratteristica di pandemia dell'infezione, anche se in realtà rientra perfettamente nei canoni e non da adesso, incredibile, eh?)
Quasi quasi mi sento di dare ragione al bassetto, quando la definisce veterinaria. (47) Vaccino, Bassetti su Ilaria Capua: «È una veterinaria, i vaccini prevengono la malattia e... - YouTube
Tutti pazzi per i vaccini
COME ABBIAMO VISTO SOPRA, manco San Gennaro ci è favorevole. Ma dove non arriva la sua ampolla (a proposito, ma come è che il CICAP diceva di avere risolto il mistero? Stavolta si sono dimenticati il trucco?), arriva la SGHIENZA, sostenuta da tutti i politici per poter ricominciare 'a vivere', come direbbe e dice il Pulizzer Guarino.
Bassetti, come è noto, il 5 dicembre ha sbagliato clamorosamente a ipotizzare l'obbligo di fatto per la vaccinazione. Ha ricevuto un consenso bulgaro di insulti su oltre 3.000 commenti inseriti.
Ma oramai le notizie sui vaccini continuano ad arrivare a ritmi serrati, evidentemente manca solo che dicano che guariscono anche gli storpi e resuscitano i morti, et voilà. Possiamo anche mettere una siringa al posto del Bambino nel presepe.
Ecco la notizia di oggi sul vaccino ModeRNA (quello sviluppato con forte spinta di Trump, tra l'altro):
Vaccino Moderna, Burioni: «Blocca anche la trasmissione, così il virus è finito» (leggo.it)
Vaccino Moderna, Burioni: «Blocca anche la trasmissione, così il virus è finito»
«Un'altra immagine storica. Dai documenti Fda appena rilasciati, ecco l'efficacia contro Covid-19 del vaccino Moderna. Tecnologia simile a Pfizer/BionTech, un trial completamente separato, risultati sostanzialmente identici. Efficacia 94,5%. Ci siamo», ha scritto Burioni.
FDA: «VACCINO MODERNA EFFICACE E SICURO»
Il vaccino contro il Covid di Moderna è efficace e sicuro e centra i parametri per un utilizzo di emergenza. Lo afferma, riportano i media americani, lo staff della Fda in un rapporto reso pubblico in vista della decisione ufficiale del 17 dicembre sull'uso del vaccino. Il vaccino Moderna è efficace al 94,1%, rileva la Fda confermando i risultati precedentemente diffusi dalla società. Le osservazioni dello staff della Fda aprono la strada al via libera delle autorità americane al vaccino e sono contenute in un rapporto pubblicato prima del voto definitivo della Fda atteso per il 17 dicembre. La scorsa settimana la Fda ha approvato l'uso in via di emergenza del vaccino simile di Pfizer.
ECCO, il vaccino PFIZER.
Tra le reazioni allergiche varie ed eventuali... hanno riportato anche diversi esempi di paralisi di Bell. MA come funziona davvero?
Reazioni avverse al vaccino per il coronavirus: riflessioni sulla paralisi di Bell (assis.it)
Reazioni avverse al vaccino per il coronavirus: riflessioni sulla paralisi di Bell
Inserito da Redazione AsSIS | 11 Dic 2020 | Salute |
La Food and Drug Administration, che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti d’America, ha espresso un parere per autorizzare la distribuzione del vaccino sviluppato dalle società farmaceutiche Pfizer e BionTech. La raccomandazione della commissione di esperti ha ricevuto 17 voti a favore e 4 contrari con un astenuto. Di fatto, anche se la raccomandazione non è vincolante, apre la strada alla decisione finale, quella dell’autorizzazione del vaccino e del via libera alla sua distribuzione. Autorizzazione attesa nei prossimi giorni. Il testo approvato sottolinea come i benefici del vaccino esaminato sono maggiori dei rischi se usati in persone sopra i 16 anni di età.
La conoscenza degli effetti collaterali e delle reazioni avverse alla vaccinazione sarà concreta solo dopo l’immunizzazione di numerose persone. Sperimentazioni che coinvolgono poco più di 40.000 soggetti, non rappresentativi di tutte le fasce d’età e senza co-morbilità, non permettono di rilevare le reazioni avverse rare o molto rare.
Eppure, un documento della stessa FDA riporta 4 casi di paralisi di Bell tra i volontari vaccinati e raccomanda un attento monitoraggio dopo la somministrazione di massa. La paralisi di Bell è una malattia neurologica molto grave e a volte irreversibile che determina paralisi facciale e l’incapacità di controllare i muscoli del viso dal lato colpito.
UN VACCINO APPROVATO IN FRETTA
Il 20 novembre 2020, la Pfizer e la BioNTech hanno sottomesso una richiesta per ottenere una Emergency Use Authorization (EUA) alla FDA per un vaccino contro la COVID 19 basato sull’antigene della glicoproteina (S) spike SARS-CoV-2 codificato da RNA e formulato in nanoparticelle lipidiche (LNP). L’uso proposto nell’ambito di un’autorizzazione in emergenza è “per l’immunizzazione attiva per la prevenzione del COVID-19 causato da SARS-CoV-2 in individui di età pari o superiore a 16 anni.” Il regime di dosaggio proposto è di 2 dosi, 30 µg ciascuna, somministrato a 21 giorni di distanza.
La richiesta EUA include dati di sicurezza ed efficacia da una fase 3 randomizzata in corso, di uno studio in doppio cieco e ed un placebo-controllato su circa 44.000 partecipanti.
L’obiettivo primario di efficacia è l’incidenza di COVID-19 tra i partecipanti senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2 prima o durante il regime di vaccinazione con 2 dosi. A metà novembre la valutazione di 36.621 partecipanti inclusi nell’ analisi di efficacia ha rilevato che, dopo almeno 7 giorni dopo la seconda dose di vaccino, l’efficacia era del 95% con 8 casi di infezione da covid-19 nel gruppo dei vaccinati e 162 nel gruppo dei placebo.
Per quanto riguarda i dati di sicurezza la valutazione ad una media di 2 mesi dopo la seconda dose, suggerisce un profilo favorevole, senza particolari questioni che possano ostacolare l’autorizzazione all’utilizzo in emergenza.
I dati di sicurezza di tutti i partecipanti (sempre distribuiti in rapporto di 1:1 tra vaccino e placebo) sono stati completati il 14 novembre 2020 e hanno andamento simile a quelli della prima parte di risultati ottenuti.
Le più comuni reazioni avverse sono state reazioni locali nel sito di iniezione per l’84.1%, fatica 62.9%, mal di testa 55.1%, dolore muscolare 38.3%, brividi (31,9%), dolori articolari (23,6%), febbre (14,2%). Reazioni avverse gravi si sono verificate nel 4,6% dei partecipanti, sono state più frequenti dopo la seconda dose ed erano generalmente meno frequenti nei partecipanti di età ≥55 anni (≤ 2,8%) rispetto ai partecipanti più giovani (≤4,6%).
Tra gli eventi avversi ritenuti “non-gravi” c’è stato una maggiore incidenza di quattro casi di paralisi di Bell nel gruppo vaccino rispetto a nessun caso nel gruppo placebo. Sebbene i quattro casi nel gruppo vaccino (composto da circa 17.000 soggetti) non rappresentino una frequenza superiore a quella prevista nella popolazione generale crediamo sia una evenienza da monitorare strettamente.
La Paralisi di Bell
Si definisce paralisi di Bell, o paralisi periferica idiopatica del nervo facciale, una paralisi o ipostenia monolaterale dei muscoli facciali. L’incidenza stimata è circa 53 casi su 100.000 persone per anno.
Il paziente sviluppa rapidamente debolezza o paralisi dei muscoli di un lato del viso. I sintomi hanno un picco nella prima settimana e si risolvono gradualmente in un periodo compreso tra tre settimane e tre mesi. La paralisi di Bell è più comune in pazienti diabetici e nelle donne nel terzo trimestre di gravidanza e, sebbene possa interessare persone di ogni fascia di età, il picco di incidenza è intorno ai 40 anni. Pur essendo considerata idiopatica è stata messa in relazione con infezioni virali.
La paralisi di Bell può essere causata anche dalla somministrazione di alcune vaccinazioni. La finestra temporale ritenuta valida per stabilire un rapporto di causalità è di otto settimane dall’immunizzazione con vaccini inattivati e tre mesi per vaccini vivi attenuati.
Da uno studio condotto nella Banca Dati USA VAERS è riportato che il 40% delle segnalazioni di Paralisi di Bell post-vacciniche sono insorte nei primi 3 giorni ed il 77% entro un mese dalla vaccinazione con vaccini antinfluenzali.
Anche la vaccinazione contro il meningococco, contro il papillomavirus (HPV) e contro l’epatite B possono determinare questa patologia.
Nonostante la letteratura disponibile, la Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione dell’AIFA afferma: ”Una associazione temporale tra somministrazione del vaccino e comparsa della paralisi di Bell si ritiene casuale. Una paralisi di Bell non costituisce una controindicazione ad ulteriori dosi di vaccino”
Sarà sicuramente così: quello che meraviglia è che questa patologia non appare mai citata nei report di sorveglianza delle sospette reazioni avverse alle vaccinazioni che annualmente sono pubblicati dalla stessa AIFA. Non crediamo che tale assenza dipenda dalla mancata comparsa della malattia nell’intervallo di tempo determinato dalla Guida, ma dalla inefficacia di un sistema di sorveglianza passiva che non riesce a raccogliere correttamente i dati, che non riesce a rilevare quanto avvenga dopo la vaccinazione. Senza queste informazioni, non si potrà mai comprendere davvero se la malattia insorge dopo o a causa del vaccino.
La vaccinazione anti Covid-19 sia almeno accompagnata da un esteso programma di vigilanza attiva in modo da rilevare in tempo reale complicazioni, rischi e patologie correlabili con la somministrazione di un vaccino approvato molto velocemente.
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MERAVIGLIA? Ehy... ma devo ricordare la gloriosa storia dell'AIFA? Per me non può prescindere da PASQUALINO ROSSI, ex N.2, noto per essere stato arrestato assieme ad altri 38 per mazzette sui farmaci (a quanto pare, per tenere sul mercato l'Aulin pur essendo un farmaco nocivo). Prescritto, è stato poi promosso 'in Europa' dalla Lorenzin, perché 'conosceva le lingue'.
Vogliamo aggiungere altro?
Sì, il link di Report. www.raiplay.it/video/2016/10/Onore-al-merito-il-rappresentante-f572962a-6213-4ec3-a30d-d4ee8283d98b.html
E ora che c'é il grande circo dei vaccini, chi ci assicura che CONTROLLERANNO tutti gli effetti collaterali? O facciamo di nuovo come con l'AUTISMO... dove hanno fatto di tutto per negare la causalità? Se ci sono riusciti con questo, possono benissimo riuscirci con Bell e quant'altro. Molti medici sono persino convinti che le reazioni, quando ci sono, sono lievi oppure è uno shock anafilattico che però arriva presto. Il problema è che, come riporta la stessa tabella qui a lato, non è affatto così scontato che vi sia tale reazione principale al problema della sicurezza dei vaccini.
Ah, quasi dimenticavo: sulla pagina FB di Bassy c'é un'informazione molto interessante, postata dagli utenti, ovviamente:
l CONFLITTI D'INTERESSE DEL DR. BASSETTl
ilmilione.orq
'AI di fuori dei lavori presentati, M.Bassetti ha ricevuto finanziamenti per comitati consultivi scientificl. viaggi e onorari di relatori da
Angelini, Astellas, Astrazeneca,
Basilea, Bayer, BioMèrieux,
Cidara, Correvio, Cubist,
Menarini, Molteni, MSD,
Nabriva,
Paratek, Pfizer,
Roche,
Shionogi,
Tetraphase, Thermo Fisher e The Medicine Company.'
Matteo Bassetti
Forte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32523611/
COME ABBIAMO VISTO SOPRA, manco San Gennaro ci è favorevole. Ma dove non arriva la sua ampolla (a proposito, ma come è che il CICAP diceva di avere risolto il mistero? Stavolta si sono dimenticati il trucco?), arriva la SGHIENZA, sostenuta da tutti i politici per poter ricominciare 'a vivere', come direbbe e dice il Pulizzer Guarino.
Bassetti, come è noto, il 5 dicembre ha sbagliato clamorosamente a ipotizzare l'obbligo di fatto per la vaccinazione. Ha ricevuto un consenso bulgaro di insulti su oltre 3.000 commenti inseriti.
Ma oramai le notizie sui vaccini continuano ad arrivare a ritmi serrati, evidentemente manca solo che dicano che guariscono anche gli storpi e resuscitano i morti, et voilà. Possiamo anche mettere una siringa al posto del Bambino nel presepe.
Ecco la notizia di oggi sul vaccino ModeRNA (quello sviluppato con forte spinta di Trump, tra l'altro):
Vaccino Moderna, Burioni: «Blocca anche la trasmissione, così il virus è finito» (leggo.it)
Vaccino Moderna, Burioni: «Blocca anche la trasmissione, così il virus è finito»
- «Il vaccino Moderna sembra bloccare anche la trasmissione virale. Escono dati in continuazione e io devo studiarli perché dopodomani devo fare una lezione ai miei studenti proprio su questi vaccini. Appena uscito un documento dove ci sono dati preliminari molto incoraggianti: il vaccino Moderna sembrerebbe bloccare anche la trasmissione del virus. Se il dato è confermato, il virus è finito».
«Un'altra immagine storica. Dai documenti Fda appena rilasciati, ecco l'efficacia contro Covid-19 del vaccino Moderna. Tecnologia simile a Pfizer/BionTech, un trial completamente separato, risultati sostanzialmente identici. Efficacia 94,5%. Ci siamo», ha scritto Burioni.
FDA: «VACCINO MODERNA EFFICACE E SICURO»
Il vaccino contro il Covid di Moderna è efficace e sicuro e centra i parametri per un utilizzo di emergenza. Lo afferma, riportano i media americani, lo staff della Fda in un rapporto reso pubblico in vista della decisione ufficiale del 17 dicembre sull'uso del vaccino. Il vaccino Moderna è efficace al 94,1%, rileva la Fda confermando i risultati precedentemente diffusi dalla società. Le osservazioni dello staff della Fda aprono la strada al via libera delle autorità americane al vaccino e sono contenute in un rapporto pubblicato prima del voto definitivo della Fda atteso per il 17 dicembre. La scorsa settimana la Fda ha approvato l'uso in via di emergenza del vaccino simile di Pfizer.
ECCO, il vaccino PFIZER.
Tra le reazioni allergiche varie ed eventuali... hanno riportato anche diversi esempi di paralisi di Bell. MA come funziona davvero?
Reazioni avverse al vaccino per il coronavirus: riflessioni sulla paralisi di Bell (assis.it)
Reazioni avverse al vaccino per il coronavirus: riflessioni sulla paralisi di Bell
Inserito da Redazione AsSIS | 11 Dic 2020 | Salute |
La Food and Drug Administration, che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti d’America, ha espresso un parere per autorizzare la distribuzione del vaccino sviluppato dalle società farmaceutiche Pfizer e BionTech. La raccomandazione della commissione di esperti ha ricevuto 17 voti a favore e 4 contrari con un astenuto. Di fatto, anche se la raccomandazione non è vincolante, apre la strada alla decisione finale, quella dell’autorizzazione del vaccino e del via libera alla sua distribuzione. Autorizzazione attesa nei prossimi giorni. Il testo approvato sottolinea come i benefici del vaccino esaminato sono maggiori dei rischi se usati in persone sopra i 16 anni di età.
La conoscenza degli effetti collaterali e delle reazioni avverse alla vaccinazione sarà concreta solo dopo l’immunizzazione di numerose persone. Sperimentazioni che coinvolgono poco più di 40.000 soggetti, non rappresentativi di tutte le fasce d’età e senza co-morbilità, non permettono di rilevare le reazioni avverse rare o molto rare.
Eppure, un documento della stessa FDA riporta 4 casi di paralisi di Bell tra i volontari vaccinati e raccomanda un attento monitoraggio dopo la somministrazione di massa. La paralisi di Bell è una malattia neurologica molto grave e a volte irreversibile che determina paralisi facciale e l’incapacità di controllare i muscoli del viso dal lato colpito.
UN VACCINO APPROVATO IN FRETTA
Il 20 novembre 2020, la Pfizer e la BioNTech hanno sottomesso una richiesta per ottenere una Emergency Use Authorization (EUA) alla FDA per un vaccino contro la COVID 19 basato sull’antigene della glicoproteina (S) spike SARS-CoV-2 codificato da RNA e formulato in nanoparticelle lipidiche (LNP). L’uso proposto nell’ambito di un’autorizzazione in emergenza è “per l’immunizzazione attiva per la prevenzione del COVID-19 causato da SARS-CoV-2 in individui di età pari o superiore a 16 anni.” Il regime di dosaggio proposto è di 2 dosi, 30 µg ciascuna, somministrato a 21 giorni di distanza.
La richiesta EUA include dati di sicurezza ed efficacia da una fase 3 randomizzata in corso, di uno studio in doppio cieco e ed un placebo-controllato su circa 44.000 partecipanti.
L’obiettivo primario di efficacia è l’incidenza di COVID-19 tra i partecipanti senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2 prima o durante il regime di vaccinazione con 2 dosi. A metà novembre la valutazione di 36.621 partecipanti inclusi nell’ analisi di efficacia ha rilevato che, dopo almeno 7 giorni dopo la seconda dose di vaccino, l’efficacia era del 95% con 8 casi di infezione da covid-19 nel gruppo dei vaccinati e 162 nel gruppo dei placebo.
Per quanto riguarda i dati di sicurezza la valutazione ad una media di 2 mesi dopo la seconda dose, suggerisce un profilo favorevole, senza particolari questioni che possano ostacolare l’autorizzazione all’utilizzo in emergenza.
I dati di sicurezza di tutti i partecipanti (sempre distribuiti in rapporto di 1:1 tra vaccino e placebo) sono stati completati il 14 novembre 2020 e hanno andamento simile a quelli della prima parte di risultati ottenuti.
Le più comuni reazioni avverse sono state reazioni locali nel sito di iniezione per l’84.1%, fatica 62.9%, mal di testa 55.1%, dolore muscolare 38.3%, brividi (31,9%), dolori articolari (23,6%), febbre (14,2%). Reazioni avverse gravi si sono verificate nel 4,6% dei partecipanti, sono state più frequenti dopo la seconda dose ed erano generalmente meno frequenti nei partecipanti di età ≥55 anni (≤ 2,8%) rispetto ai partecipanti più giovani (≤4,6%).
Tra gli eventi avversi ritenuti “non-gravi” c’è stato una maggiore incidenza di quattro casi di paralisi di Bell nel gruppo vaccino rispetto a nessun caso nel gruppo placebo. Sebbene i quattro casi nel gruppo vaccino (composto da circa 17.000 soggetti) non rappresentino una frequenza superiore a quella prevista nella popolazione generale crediamo sia una evenienza da monitorare strettamente.
La Paralisi di Bell
Si definisce paralisi di Bell, o paralisi periferica idiopatica del nervo facciale, una paralisi o ipostenia monolaterale dei muscoli facciali. L’incidenza stimata è circa 53 casi su 100.000 persone per anno.
Il paziente sviluppa rapidamente debolezza o paralisi dei muscoli di un lato del viso. I sintomi hanno un picco nella prima settimana e si risolvono gradualmente in un periodo compreso tra tre settimane e tre mesi. La paralisi di Bell è più comune in pazienti diabetici e nelle donne nel terzo trimestre di gravidanza e, sebbene possa interessare persone di ogni fascia di età, il picco di incidenza è intorno ai 40 anni. Pur essendo considerata idiopatica è stata messa in relazione con infezioni virali.
La paralisi di Bell può essere causata anche dalla somministrazione di alcune vaccinazioni. La finestra temporale ritenuta valida per stabilire un rapporto di causalità è di otto settimane dall’immunizzazione con vaccini inattivati e tre mesi per vaccini vivi attenuati.
Da uno studio condotto nella Banca Dati USA VAERS è riportato che il 40% delle segnalazioni di Paralisi di Bell post-vacciniche sono insorte nei primi 3 giorni ed il 77% entro un mese dalla vaccinazione con vaccini antinfluenzali.
Anche la vaccinazione contro il meningococco, contro il papillomavirus (HPV) e contro l’epatite B possono determinare questa patologia.
Nonostante la letteratura disponibile, la Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione dell’AIFA afferma: ”Una associazione temporale tra somministrazione del vaccino e comparsa della paralisi di Bell si ritiene casuale. Una paralisi di Bell non costituisce una controindicazione ad ulteriori dosi di vaccino”
Sarà sicuramente così: quello che meraviglia è che questa patologia non appare mai citata nei report di sorveglianza delle sospette reazioni avverse alle vaccinazioni che annualmente sono pubblicati dalla stessa AIFA. Non crediamo che tale assenza dipenda dalla mancata comparsa della malattia nell’intervallo di tempo determinato dalla Guida, ma dalla inefficacia di un sistema di sorveglianza passiva che non riesce a raccogliere correttamente i dati, che non riesce a rilevare quanto avvenga dopo la vaccinazione. Senza queste informazioni, non si potrà mai comprendere davvero se la malattia insorge dopo o a causa del vaccino.
La vaccinazione anti Covid-19 sia almeno accompagnata da un esteso programma di vigilanza attiva in modo da rilevare in tempo reale complicazioni, rischi e patologie correlabili con la somministrazione di un vaccino approvato molto velocemente.
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MERAVIGLIA? Ehy... ma devo ricordare la gloriosa storia dell'AIFA? Per me non può prescindere da PASQUALINO ROSSI, ex N.2, noto per essere stato arrestato assieme ad altri 38 per mazzette sui farmaci (a quanto pare, per tenere sul mercato l'Aulin pur essendo un farmaco nocivo). Prescritto, è stato poi promosso 'in Europa' dalla Lorenzin, perché 'conosceva le lingue'.
Vogliamo aggiungere altro?
Sì, il link di Report. www.raiplay.it/video/2016/10/Onore-al-merito-il-rappresentante-f572962a-6213-4ec3-a30d-d4ee8283d98b.html
E ora che c'é il grande circo dei vaccini, chi ci assicura che CONTROLLERANNO tutti gli effetti collaterali? O facciamo di nuovo come con l'AUTISMO... dove hanno fatto di tutto per negare la causalità? Se ci sono riusciti con questo, possono benissimo riuscirci con Bell e quant'altro. Molti medici sono persino convinti che le reazioni, quando ci sono, sono lievi oppure è uno shock anafilattico che però arriva presto. Il problema è che, come riporta la stessa tabella qui a lato, non è affatto così scontato che vi sia tale reazione principale al problema della sicurezza dei vaccini.
Ah, quasi dimenticavo: sulla pagina FB di Bassy c'é un'informazione molto interessante, postata dagli utenti, ovviamente:
l CONFLITTI D'INTERESSE DEL DR. BASSETTl
ilmilione.orq
'AI di fuori dei lavori presentati, M.Bassetti ha ricevuto finanziamenti per comitati consultivi scientificl. viaggi e onorari di relatori da
Angelini, Astellas, Astrazeneca,
Basilea, Bayer, BioMèrieux,
Cidara, Correvio, Cubist,
Menarini, Molteni, MSD,
Nabriva,
Paratek, Pfizer,
Roche,
Shionogi,
Tetraphase, Thermo Fisher e The Medicine Company.'
Matteo Bassetti
Forte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32523611/